XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XIII-XIV Camera e 9a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 11 luglio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Governo in vista del Consiglio dell'Unione europea in materia di agricoltura e pesca previsto per il 15 luglio 2019:
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 
Manzato Franco (LEGA) , Sottosegretario di Stato alle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo ... 3 
Gallinella Filippo , Presidente ... 6 
Cassese Gianpaolo (M5S)  ... 6 
Viviani Lorenzo (LEGA)  ... 7 
Fornaro Federico (LeU)  ... 8 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 9 
Taricco Mino  ... 9 
De Carlo Luca (FDI)  ... 10 
Murelli Elena (LEGA)  ... 11 
Mollame Francesco  ... 11 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 11 
Manca Alberto (M5S)  ... 12 
Cenni Susanna (PD)  ... 12 
Gallinella Filippo , Presidente ... 12 
Manzato Franco (LEGA) , sottosegretario di Stato alle politiche agricole alimentari forestali e del turismo ... 12 
Gallinella Filippo , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XIII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FILIPPO GALLINELLA

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Governo in vista del Consiglio dell'Unione europea in materia di agricoltura e pesca previsto per il 15 luglio 2019.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Governo in vista del Consiglio dell'Unione europea in materia di agricoltura e pesca previsto per il 15 luglio 2019.
  Saluto innanzitutto il sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Franco Manzato, che ringrazio per la sua disponibilità, anche a nome dei presidenti della Commissione Agricoltura del Senato, Gianpaolo Vallardi, e delle Commissioni politiche UE della Camera e del Senato, Sergio Battelli e Ettore Antonio Licheri.
  Ricordo che l'audizione dovrà concludersi entro le 9.30. Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni e garantire a tutti i gruppi di poter intervenire nel limitato tempo a disposizione, ricordo che il tempo che residuerà dopo l'intervento del sottosegretario Manzato sarà ripartito in parti uguali tra tutti i gruppi, lasciando comunque uno spazio al sottosegretario per replicare.
  Chiedo quindi ai colleghi di far pervenire fin da ora, e comunque prima della conclusione dell'intervento del sottosegretario, le proprie richieste alla Presidenza.
  Lascio la parola al sottosegretario Manzato per il suo intervento.

  FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato alle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo. Vi ringrazio per l'invito che mi avete rivolto e saluto tutti i componenti delle Commissioni. Ricordo, innanzitutto, che i lavori che verranno svolti dal Consiglio dell'Unione europea inizieranno il 15 luglio e si svolgeranno attraverso il confronto tra tutti i Paesi. La relazione che illustrerò rappresenta la posizione che l'Italia sosterrà nel consesso europeo, nel quale la nostra posizione si dovrà confronterà con quella di tutti gli altri Paesi, ciascuno portatore di diverse esigenze. È necessario quindi che l'Italia abbia una posizione unitaria a livello nazionale rispetto alla nuova Politica agricola comunitaria.
  Signor presidente, onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito del negoziato in corso sulla riforma della Politica agricola comune, vorrei illustrare, molto sinteticamente, lo stato dell'arte ad oltre un anno dalla presentazione del pacchetto di proposte da parte della Commissione.
  Come sapete, la riforma si basa su tre proposte: il Regolamento sui Piani strategici della PAC; il Regolamento su finanziamento, gestione e monitoraggio della PAC (cosiddetto «Regolamento orizzontale»); e il Regolamento che modifica e aggiorna i Regolamenti sull'OCM unica e sui regimi di qualità. Pag. 4
  Le Presidenze di Estonia e Bulgaria hanno trattato la riforma nella fase preventiva e successiva alla pubblicazione della consultazione da parte della Commissione (a dicembre 2017) anche se il dibattito vero e proprio è partito solo dopo la pubblicazione delle proposte regolamentari, il 1° giugno 2018, quindi sotto la presidenza austriaca e rumena, che hanno elaborato una serie di emendamenti riferiti alle tre proposte di Regolamento.
  A livello tecnico, si è lavorato molto intensamente nei diversi gruppi di lavoro al Comitato speciale agricoltura e nei numerosi incontri bilaterali con la Commissione ed altri Stati membri.
  Tenuto conto dell'avanzamento dei lavori sui vari testi, nell'ultimo semestre la Presidenza rumena ha concentrato la propria attenzione sul Regolamento relativo ai Piani strategici della politica agricola comune. In una prima fase, la Presidenza era orientata a chiedere ai Ministri di esprimersi su un Partial general approach, che avrebbe portato il Consiglio a prendere posizione su vari testi, ad eccezione delle parti relative al Quadro finanziario poliennale. Tuttavia, la maggior parte delle delegazioni si è detta contraria a tale esercizio, reputando che, proprio sui Piani strategici, il testo dovesse essere ancora dibattuto.
  Da parte nostra abbiamo espresso contrarietà ad un approccio generale in Consiglio, non tanto sui contenuti del documento della Presidenza, che invece contiene molti miglioramenti rispetto alla proposta iniziale, quanto per l'incertezza del contesto generale, in particolare sulle risorse finanziarie, il cui dibattito è ancora in alto mare, per le difficoltà connesse all'impianto del Piano strategico, che non consente ancora un pieno riconoscimento del ruolo delle nostre regioni.
  Pertanto, preso atto della volontà della maggioranza degli Stati membri, la Presidenza rumena ha presentato al Consiglio un Progress report, che riporta lo stato dell'arte per le diverse tematiche sui lavori fin qui svolti.
  I lavori proseguiranno ora sotto la Presidenza finlandese, che si è insediata lo scorso 1° luglio e che si è posta l'obiettivo di pervenire ad un accordo politico in Consiglio entro dicembre 2019.
  Sul versante del Parlamento europeo, ricordo che nell'aprile scorso in COMAGRI (Commissione agricoltura e sviluppo rurale) è stata votata una serie di emendamenti, senza però riuscire a portare in plenaria i vari testi, a causa del mandato in scadenza. Con l'insediamento delle varie Commissioni, nei prossimi giorni il nuovo Parlamento europeo riprenderà i propri lavori e seguiremo molto attentamente il dibattito.
  Fatta questa necessaria premessa, passo ora ad una disamina della proposta e ad illustrare l'evoluzione dei lavori in Consiglio.
  Come dicevo, i documenti attualmente disponibili nell'ambito del negoziato sono il Progress report della Presidenza rumena e i testi dei tre Regolamenti rivisti a seguito dei lavori.
  Si tratta di testi non consolidati, che possono però essere utilizzati come base di lavoro per la nuova Presidenza. A questo proposito, devo ricordare che, a seguito dell'importante lavoro effettuato in questo ultimo anno, sono state introdotte notevoli migliorie ai testi originari, di cui il Progress report dà giustamente conto. Ne cito solo alcune a titolo d'esempio, ma, se lo ritenete utile, potrò farvi avere un documento di analisi più completo.
  Inizierei dalla questione dell'agricoltore genuino, la cui definizione è stata riformulata in modo da consentire agli Stati membri la necessaria flessibilità per un'adeguata implementazione a livello nazionale.
  Progressi importanti sono stati realizzati anche garantendo maggiore sussidiarietà e semplificazione, per quanto concerne la riduzione dei pagamenti, il sostegno redistributivo, il cupping, i piccoli agricoltori e la disciplina finanziaria.
  Ulteriore flessibilità è stata prevista per le definizioni dei pascoli permanenti.
  Per quanto riguarda l'architettura verde, il Progress report contiene notevoli miglioramenti, anche se occorre maggiore semplificazione delle regole sulla condizionalità e l'esenzione dei piccoli agricoltori. Pag. 5
  Rammento, in proposito, che la maggiore caratterizzazione ambientale dell'intero impianto della nuova politica agricola comune si basa su tre elementi principali: un maggior livello di condizionalità, uno schema ecologico obbligatorio nel primo pilastro e le misure agro-ambientali nel secondo pilastro.
  In linea generale, possiamo essere tutti d'accordo su una PAC più ambiziosa dal punto di vista ambientale, ma riteniamo necessario evitare che tale ambizione si traduca in maggiori oneri e complicazioni per gli agricoltori, soprattutto se questi maggiori oneri non dovessero essere adeguatamente remunerati.
  In particolare, sulla condizionalità rafforzata riteniamo che i nuovi impegni non siano coerenti – oltre che con i tagli proposti al budget – anche con la necessaria semplificazione che dovremmo garantire ai nostri agricoltori. La rotazione delle colture, infatti, comporta maggiori controlli amministrativi, con conseguente aggravio per le amministrazioni coinvolte.
  Anche il bilancio di sostenibilità dei nutrienti nell'ambito dei servizi di consulenza aziendale dovrebbe continuare ad essere implementato nel secondo pilastro.
  I piccoli agricoltori, poi, dovrebbero essere esentati dal rispetto della condizionalità e dai relativi controlli. Si tratterebbe di un inutile aggravio amministrativo e di un ulteriore incentivo all'abbandono dell'attività agricola, soprattutto nelle aree più marginali, nelle aree montane, in quelle svantaggiate o soggette a vincoli ambientali.
  Sull'eco-schema obbligatorio continuiamo ad essere fortemente critici, non certo per una scarsa sensibilità ambientale, ma perché riteniamo assolutamente prioritario semplificare il sistema ed evitare ogni rischio di sovrapposizione con lo sviluppo rurale. Su questo punto si registrano posizioni molto divergenti in Consiglio tra chi chiede, come noi, un'applicazione volontaria ed altre delegazioni (in testa la Francia e la Germania) che propendono invece per un'applicazione cogente.
  A nostro avviso, l'adesione obbligatoria ad un eco-schema su base annuale sarebbe priva di efficacia ambientale perché la platea dei beneficiari risulterebbe molto variabile di anno in anno e ne beneficerebbero territori probabilmente non meritevoli di sostegno. Siamo invece disponibili a ragionare su un eco-schema su base territoriale, in modo da compensare gli agricoltori che con la loro attività offrono un servizio di grande valore, in particolare nelle aree soggette a vincoli ambientali, nelle aree della Rete Natura 2000 e in aree con problematiche ambientali specifiche individuate dallo Stato membro.
  Siamo quindi favorevoli ad una maggiore ambizione ambientale, a condizione che sia sempre assicurata la necessaria sostenibilità economica.
  È infatti innegabile che ai maggiori vincoli ambientali dell'architettura verde sono inevitabilmente associati maggiori costi per i produttori. Questi costi non potranno essere compensati con gli incentivi di una PAC il cui budget viene sistematicamente messo sotto attacco.
  In tale contesto stiamo rappresentando in tutte le sedi europee che non è più differibile un intervento a livello normativo per rendere riconoscibili i prodotti agroalimentari ottenuti nel rispetto delle regole più rigorose, attraverso l'armonizzazione dei diversi sistemi di etichettatura, in particolare sull'origine delle materie prime. Questo consentirebbe, da un lato, di valorizzare le produzioni agricole comunitarie e, dall'altro, di migliorare la trasparenza verso il consumatore, con la possibilità di un riconoscimento della qualità intrinseca dei vari prodotti.
  Per quanto concerne invece gli interventi settoriali (vino, olio di oliva, ortofrutta, miele), riteniamo molto importante il loro mantenimento peraltro con un budget adeguato, nel caso dell'apicoltura addirittura incrementato.
  Su questi temi in questi mesi abbiamo lavorato molto con la Commissione europea e le varie Presidenze per migliorare e rafforzare alcuni aspetti di rilievo. I miglioramenti vanno nella direzione di una maggiore semplificazione e flessibilità, soprattutto per i settori dell'ortofrutta, del vino, dell'olio di oliva. Pag. 6
  Sull'olio di oliva, in particolare, abbiamo avanzato una proposta in modo da potenziare l'attuale Organizzazione comune di mercato con risorse trasferite dallo sviluppo rurale e la previsione di nuovi interventi, in modo da mutuare la positiva esperienza condotta negli ultimi venti anni con l'OCM vino. Rimane, tuttavia, un aspetto molto problematico, che non ha trovato una soluzione adeguata. Mi riferisco in particolare alla complessità gestionale del nuovo «delivery model», che costituisce il principale punto debole della nuova PAC.
  Nei prossimi mesi dobbiamo quindi lavorare con la nuova Presidenza, con l'obiettivo di ricercare il giusto punto di equilibrio, in modo da mantenere sempre chiaro il necessario collegamento tra i fondi spesi e i risultati ottenuti, senza però imporre agli Stati membri e agli agricoltori inutili oneri amministrativi. In questo senso, alcuni miglioramenti sono stati compiuti. Mi riferisco in particolare agli indicatori, ad una maggiore flessibilità per il raggiungimento della performance ed ai relativi scostamenti.
  Rimane tuttavia un problema di fondo, per noi rilevante, relativo alla struttura del Piano strategico e alla sua integrazione nella nostra architettura costituzionale, basata su una programmazione regionalizzata. Si tratta di una questione ampiamente dibattuta, ma non ancora risolta, dato che l'attuale formulazione della proposta non tiene nella dovuta considerazione il ruolo delle regioni. A questo proposito stiamo cercando di individuare i punti di comune interesse con altri Stati membri, in particolare con la Spagna, la Germania e il Belgio, in modo da presentare alla Commissione una soluzione condivisa, con l'obiettivo di assicurare la convivenza tra la strategia nazionale e la necessaria autonomia delle regioni.
  Concludo con due incisi sulle proposte relative all'OCM e al Regolamento orizzontale. Anche sotto questo aspetto abbiamo lavorato ricercando una maggiore semplificazione in un'ottica di sussidiarietà. In particolare, nel settore vino abbiamo proposto soluzioni per evitare la perdita, in termini di superficie, dei diritti di impianto vigneti inutilizzati al 2020.
  Nel Regolamento orizzontale è stata introdotta una norma che consente agli Stati membri di riconoscere nuovi organismi pagatori anche dopo il 2020.
  Sapendo che ci sono altri due o tre argomenti che possono essere interessanti, quali l'accordo commerciale con il Mercosur, le importazioni del riso e altre questioni legate ad alcune produzioni, se qualche parlamentare vuole sapere qualcosa di più rispetto a questi temi sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, facendo presente che ciascun gruppo ha cinque minuti a disposizione.

  GIANPAOLO CASSESE. Grazie, sottosegretario Manzato, abbiamo ascoltato con attenzione quanto da lei esposto che ci stimola a proseguire al meglio questo lavoro.
  Come sa, qualche giorno fa abbiamo terminato il ciclo delle audizioni in Commissione Agricoltura sulle tre proposte di regolamento concernenti la riforma della PAC e ieri abbiamo avviato un primo confronto tra noi dal quale sono emerse delle considerazioni che provo a sintetizzare.
  Anche se non rientra nell'oggetto dei tre regolamenti in esame, ovviamente tutti hanno parlato della questione della difesa del budget della PAC. Sappiamo che è un discorso politico, che si affronterà nei prossimi mesi, e ovviamente tutti noi sosteniamo questa necessità.
  Lei ha parlato anche di miglioramenti del primo impianto; sicuramente uno dei punti qualificanti è quello dell'agricoltore vero e proprio. Sapendo che il sostegno al reddito sarà riservato agli agricoltori veri e propri, dobbiamo iniziare a capire come definire questo agricoltore vero e proprio. Siamo d'accordo sul fatto che debba decidere lo Stato membro, magari dotandosi di una blacklist comune con gli altri Paesi.
  Un'altra questione emersa che riguarda l'articolo 4 del Regolamento COM(2018)392 Pag. 7final, è l'idea dei Piani strategici come indirizzo nazionale su particolari settori del nostro comparto agricolo. Sappiamo che ci permetterà di sviluppare strategie nazionali; tuttavia, tale concetto va calato nel nostro contesto e quindi occorre una strategia che sia federata, rispettando, da una parte, l'autonomia delle regioni, che rimangono le autorità di gestione e, dall'altra, sfruttando l'impianto per obiettivi comuni e semplificando e omogeneizzando le misure soprattutto nel secondo pilastro, per non creare differenze competitive tra le regioni.
  Sono emersi poi ulteriori aspetti. Crediamo che gli aiuti accoppiati si debbano legare anche alla gestione del rischio, all'occupazione, all'assicurazione, ai contratti di filiera o a forme aggregative, in modo da evitare facili speculazioni. Riteniamo che il pagamento redistributivo debba essere facoltativo e non obbligatorio attraverso un'azione vincolante, perché in assenza di una formula giusta si rischia di disperdere risorse che, invece, laddove si riscontri un deficit nell'efficienza, devono poter essere destinati a specifici settori.
  In relazione alla misure di gestione del rischio, ritengo opportuno che queste siano affidate allo Stato membro, pur mantenendo il massimale del 70 per cento.
  Sicuramente di rilevante importanza è l'articolo 18 del Regolamento COM(2018)392 final, che riguarda la necessità di superare il sistema dei titoli storici, per noi anacronistico sul piano economico e sociale, per passare ad un sistema di pagamento per ettaro uniforme, di uguale valore per tutti.
  Occorre aumentare la dimensione per il riconoscimento delle organizzazioni dei produttori (OP), anche introducendo una gradualità negli anni per favorire l'aggregazione e combattere allo stesso tempo le false OP.
  Bisognerebbe prevedere un sistema di supporto tra le regioni, per evitare che con il disimpegno si perdano risorse. Qui mi rivolgo a lei anche da cittadino pugliese: conosciamo la situazione in cui versa la Puglia in questo momento; ebbene, occorre fare in modo in ogni caso che l'eventuale decurtazione di risorse rimanga nella disponibilità dello Stato membro.
  I tempi a nostra disposizione sono ristretti, però, visto che lei, sottosegretario, vi ha fatto cenno, tengo a svolgere brevissime considerazioni su tre questioni, anche in vista della riunione del prossimo 15 luglio del Consiglio europeo. Mi riferisco alla necessità di salvaguardare il comparto dello zucchero attraverso l'introduzione di quote e di mettere fine alla piaga della peste suina, che va assolutamente contrastata non solo potenziando i controlli, ma immaginando un piano nazionale di gestione della fauna selvatica. Ricordo che i cinghiali sono veicoli che trasmettono questa malattia e osservo quindi che occorre predisporre un piano di contenimento non solo nazionale, ma europeo, perché sappiamo che questi animali vengono anche dall'estero.
  Mi soffermo, infine, sull'accordo con il Mercosur. Sappiamo che si tratta di materia unionale, ma dobbiamo difendere il nostro comparto agroalimentare, perché siamo consapevoli del fatto che questo accordo impatterà molto su alcune produzioni. Bisognerà prevedere quindi anche un risarcimento del danno per chi verrà danneggiato da tale accordo.

  LORENZO VIVIANI. Ringrazio il sottosegretario Manzato e mi collego all'ultimo passaggio del collega Cassese per evidenziare un elemento di contraddizione. Infatti, da una parte, con la nuova PAC andiamo a rincorrere il concetto di agricoltore genuino e i temi della sostenibilità ambientale, imponendo nuovi adempimenti ai nostri agricoltori, che sono sacrosanti, perché il nostro territorio sarà il futuro dei nostri agricoltori, ma che non vanno comunque a ristoro della PAC. Dall'altra parte, però, con un accordo che è all'ordine del giorno del Consiglio dell'Unione europea, mettiamo tutto questo mondo in concorrenza con i Paesi del Sud America, con i Paesi del Mercosur, dove vengono utilizzate delle sostanze con dei principi attivi – addirittura 150 – che sono banditi nei Paesi dell'UE, e delle tecniche agronomiche non consentite nei nostri Stati. Quindi, perseguire la sostenibilità ambientale e poi Pag. 8mettere tutto questo mondo in concorrenza con un mondo deregolamentato sicuramente non può fare bene alla nostra agricoltura. Ciò vale tanto più se consideriamo anche gli scandali che in passato hanno riguardato le carni brasiliane che sono arrivate nei Paesi europei in cattivo stato di conservazione e non gestite dal punto di vista igienico, o alcune fitopatie che possono arrivare da questi Paesi. Sappiamo, infatti, ad esempio, che è stato ipotizzato che la Xylella fastidiosa in Puglia, che ha devastato gran parte del patrimonio olivicolo regionale, sia arrivata tramite la pianta del caffè.
  Rilanciando anche un altro tema, osservo che in Italia stiamo facendo tantissimo per contrastare il caporalato. Nella scorsa legislatura è stata approvata la legge n. 199 del 2016; in questa legislatura le Commissioni riunite Lavoro e Agricoltura della Camera stanno svolgendo un'indagine conoscitiva sugli effetti da tale legge prodotti; stiamo facendo una dura battaglia allo sfruttamento del lavoro, però poi mettiamo in competizione l'agricoltura europea con Paesi che ancora ammettono lo sfruttamento minorile. Ritengo che quindi tutto questo gap e questo dumping sulle nostre imprese andrebbe, invece, combattuto.
  Sappiamo che il Ministro Centinaio rispondendo a un question-time si è espresso in maniera netta sulla posizione dell'Italia nei confronti di questo accordo internazionale, che non deve penalizzare i nostri agricoltori e gli agricoltori dell'Unione europea. Sappiamo anche che tanti Paesi hanno storto il naso, soprattutto con riferimento al settore agricolo, sul discorso del Mercosur. Auspichiamo – noi ne siamo certi – che il nostro Governo in sede europea batta il pugno forte per cercare di far rispettare l'agricoltura italiana ed europea.

  FEDERICO FORNARO. Parto dalla questione delle risorse a disposizione, e quindi delle problematiche causate dalla Brexit e dall'ipotesi di riduzione dei finanziamenti della PAC che costituisce un ostacolo che non sarà facile superare e che potrebbe mettere in discussione l'intera architettura della nuova politica agricola comune. Noi da questo punto di vista condividiamo, quindi, la posizione del Governo che ha posto questa come una delle condizioni qualificanti per l'approvazione dell'intera PAC.
  Rivolgo alcune domande al sottosegretario per comprendere meglio alcuni passaggi. In ordine alla definizione dell'agricoltore genuino, vorrei capire esattamente se tale definizione sia legata a un fattore dimensionale o al tipo di coltivazione.
  Non ho sentito nel suo intervento, sottosegretario, alcun riferimento a uno dei temi fondamentali dell'agricoltura dei prossimi anni, che è la progressiva riduzione dell'utilizzo di fitofarmaci in agricoltura e richiamo qui la mozione unitaria n. 1-00124 (Nuova formulazione) che è stata approvata dalla Camera lo scorso 26 febbraio.
  Credo che questo sia un terreno importante sul quale agire, perché reputo che l'obiettivo di un'agricoltura che possa puntare sempre di più a fare a meno della chimica, che ha tutte le controindicazioni che sappiamo – non è nocivo soltanto il glifosato, ci sono altri princìpi che possono creare problemi – debba essere un pezzo importante della qualificazione di una PAC che si proietterà per i prossimi sette anni.
  A nostro avviso, inoltre, un altro elemento fondamentale della nuova PAC è la necessità che questa valorizzi tutte le esperienze di salvaguardia delle biodiversità e il ruolo fondamentale dell'agricoltura come guardiano del territorio nelle aree interne. Crediamo che la specificità della nostra agricoltura di collina, di alta collina e di montagna possa e debba trovare un suo rilievo anche all'interno di una programmazione più ampia, che ovviamente deve tenere conto dell'agricoltura di pianura con tutte le potenzialità che essa ha, però bisognerebbe riuscire a trovare questo spazio.
  Condividiamo la posizione espressa dal sottosegretario, non soltanto per la nostra architettura costituzionale, sulla difesa del ruolo delle regioni, che devono trovare all'interno della nuova PAC lo spazio ad esse riservato nella legislazione nazionale.

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  MARIA CHIARA GADDA. Preannuncio che dividerò il tempo a mia disposizione con il senatore Taricco.
  Ringrazio il sottosegretario per l'intervento molto puntuale, però mi sarei aspettata anche un'introduzione di sintesi più complessiva, perché sicuramente ci sono dei temi aperti, il principale dei quali è quello del budget da cui poi credo conseguano anche gli ulteriori passaggi. Mi sarei aspettata anche qualche riferimento relativamente a un altro tema importante, che è stato posto più volte a livello europeo anche dai diversi parlamentari che si sono riuniti in conferenze internazionali, ossia quello del ricambio generazionale, che credo stia molto a cuore anche all'agricoltura italiana.
  L'altro punto riguarda il tema strategico delle misure che devono essere inserite nella nuova PAC relativamente al contrasto ai cambiamenti climatici, perché, come abbiamo visto in alcuni provvedimenti e in alcuni decreti-legge emergenziali approvati pochi mesi fa, credo che si debba essere più ambiziosi anche nelle misure di programmazione non solo relativamente al contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche all'impatto che l'innovazione e la tecnologia hanno su questo tema. Vorrei quindi capire quale sia la posizione del Governo relativamente agli investimenti che possono portare la nostra agricoltura e i nostri imprenditori ad essere meno fragili da questo punto di vista.
  Il tema del greening non ha ben funzionato, quindi la domanda è molto semplice: lei lo ha anticipato nel suo intervento, ma vorrei capire se l'Italia ha delle proposte specifiche per coniugare sostenibilità economica e sostenibilità ambientale, come è indicato anche negli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
  Un'altra domanda specifica, che riguarda i titoli storici, è se il Governo intenda agire per continuare a prevedere un pagamento unico per ettaro e con quali modalità voglia farlo. La Commissione europea ha sottolineato come la maggior parte dei pagamenti sia effettuata a un'esiguità di aziende in termini percentuali a causa di un pagamento legato al principio della superficie. Vorrei sapere se il Governo intenda chiedere dei correttivi, nel senso di prevedere l'apporto del fattore lavoro o anche di condizioni legate alla specificità delle nostre aree interne, condizioni molto differenti da quelle che si manifestano in altre aree geografiche europee.
  Ci sarebbe molto altro da dire, ma lascio la parola al collega Taricco.

  MINO TARICCO. Saluto il sottosegretario e aggiungo solo due questioni a quelle poste dall'onorevole Gadda.
  La prima è relativa al tema delle risorse disponibili per la nuova PAC. Al di là del fatto di rivendicare il massimo impegno per difendere il massimo del finanziamento possibile, le chiedo, sottosegretario, qual è la posizione in concreto assunta dal Governo – se c'è una posizione – e con quali strumenti si sta muovendo il nostro Paese? Vi sono alleanze con altri Stati su questo tema?
  La questione infatti è abbastanza semplice: se non ci saranno modifiche sul fronte dei contributi dei Paesi o sull'approvvigionamento diretto dell'Unione europea sulle risorse complessive o se non ci saranno modificazioni all'interno della proposta formulata dalla Commissione sulle percentuali di riparto, al di là di tutti i ragionamenti possibili, concretamente il risultato sarà quello della riduzione delle risorse.
  Da questo punto di vista, al di là del rivendicare uno spazio oggettivamente ampio per l'agricoltura e una minore riduzione delle risorse previste attualmente, c'è una strategia che concretamente si sta costruendo? Con quali Paesi il Governo sta costruendo delle alleanze per portare avanti questa posizione?
  La seconda questione è relativa al Mercosur. Ho sentito nei giorni scorsi da parte del Ministro e di altre figure del Governo ragionamenti relativi alla necessità di rendere l'accordo con il Mercosur più capace di tutelare le nostre produzioni, tutte cose assolutamente sottoscrivibili in toto. Nei fatti, l'accordo commerciale è stato firmato dall'Unione europea e non vorrei che anche sul Mercosur facessimo l'operazione «Canada 2, la vendetta», continuando a dire che non siamo d'accordo, mentre il trattato Pag. 10è pienamente in vigore per quanto riguarda l'agricoltura. I dati, tra l'altro, dicono che il trattato non è poi così disastroso rispetto alla situazione che ci era stata presentata. Non vorrei che fosse in atto la straordinaria strategia di lasciare, da un lato, che il trattato vada avanti tranquillamente per accontentare coloro che sono a favore e, dall'altro, si dica a tutti coloro che sono contrari che bisogna modificarlo, che deve essere diverso, senza però che il Governo assuma iniziative per metterlo in discussione.
  Vorrei quindi capire se, al di là della strategia comunicativa che è efficacissima, vi sia un dato di realtà concreto, che evidenzi una posizione effettiva, puntuale, del Governo su questa questione, perché qui il tema è che o va bene o non va bene, perché il Trattato c'è, anche questo come l'altro.

  LUCA DE CARLO. Anch'io esprimo le mie perplessità circa il taglio presunto o reale del budget a disposizione dell'Italia, cosa che vedremo più avanti.
  Mi soffermo sulla questione dei fitofarmaci che vede l'Italia all'avanguardia rispetto ad altri Paesi, tanto che i nostri prodotti sono per il 99 per cento prodotti assolutamente sicuri, anche alla luce delle mozioni che abbiamo presentato noi di Fratelli d'Italia e i colleghi di LeU, riguardante la necessità di passare da un'agricoltura più chimica ad un'agricoltura più naturale, per chiedere quali siano gli orientamenti generali dell'Unione europea rispetto a questo tema e se siano previsti all'interno della PAC sistemi premianti per chi, come noi, si pone all'avanguardia in questo campo.
  La questione è legata ovviamente anche a quella dell'accordo commerciale con il Mercosur. Non possiamo, infatti, essere ligi, pulire bene casa nostra e poi consentire che, dalla casa di chi con noi ha degli accordi, possano entrare nel nostro Paese, e quindi condizionare la nostra salute, prodotti che non hanno standard qualitativi europei.
  Esprimo anch'io qualche perplessità relativamente al fatto che, come accade per il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), se un trattato è in vigore e viene utilizzato, trovo un esercizio quasi demagogico e ideologico porsi in una posizione di contrarietà. Non stigmatizzo quello che è accaduto in Aula, ma ho trovato il comportamento del Ministro Centinaio alquanto strano nel rispondere, durante il question time dello scorso 3 luglio alla Camera, a un'interrogazione del Partito Democratico a prima firma Gadda, nel quale ha perso le staffe per cercare di spiegare qualcosa di assolutamente legittimo, soprattutto se fatto all'interno del Parlamento.
  Non capiamo come mai si continui ad essere assolutamente contrari a parole al CETA, quando il CETA è operativo ormai da mesi, quasi da anni, e considerato che, anzi, molte delle imprese nazionali che incontriamo tutti i giorni ci hanno fatto notare come siano aumentate le loro vendite e non abbiano avuto ripercussioni negativi da tale trattato.
  Anche in riferimento a tale accordo vale la stessa questione sollevata per il Mercosur: la nostra preoccupazione è quella dei prodotti di entrata legata all'utilizzo, ad esempio, dei fitofarmaci in Canada per le coltivazioni del grano.
  Credo che vadano riconosciuti all'interno di questa misura dei sistemi premianti per chi fa agricoltura in montagna – lo dico da montanaro – e ne contrasta fortemente il dissesto idrogeologico, perché è evidente che tutto ciò che viene contenuto attraverso un'agricoltura fatta con strumenti seri, tecnologicamente avanzati e sicuramente ecosostenibili aiuta anche il mantenimento del territorio e, di fatto, anche il vivere urbano. Sappiamo tutti che nel corso degli ultimi cinquant'anni si è capovolta la percentuale della popolazione nazionale: se prima il 70 per cento della popolazione viveva nelle aree rurali, oggi quella percentuale è assolutamente rovesciata e ci troviamo con solo un 30 per cento della popolazione che in poco meno di dieci anni vivrà nelle aree rurali e un 70 per cento nelle aree urbane.
  Questo determina un grosso problema per quanto riguarda il contenimento degli animali, della fauna selvatica o dei grandi predatori, perché la visione urbana del Pag. 11mondo ormai ha prevalso e quindi è difficile essere a supporto degli agricoltori.
  Vorrei soffermarmi anche un altro aspetto. Vorremmo che all'interno della PAC fossero previsti fattori premianti per chi utilizza i terreni agricoli per fare agricoltura e non per fare altri sistemi di reddito. Deve essere chiaro che se un terreno è agricolo, su quel terreno agricolo va fatta agricoltura, non devono essere sversati liquami o altri residuali di rifiuti che nulla hanno a che fare con l'agricoltura.

  ELENA MURELLI. Ringrazio il sottosegretario Manzato per la sua esposizione. Svolgo alcune considerazioni rispetto a quanto espresso da alcuni colleghi, in particolare in merito all'idea che l'agricoltura venga praticata in modo redditizio da tutti gli Stati membri della UE.
  Questa è una considerazione importante, ma per chi deve essere redditizia l'agricoltura? Occorre considerare, a mio avviso, anche la proposta di legge C. 1549 che abbiamo approvato in prima lettura alla Camera lo scorso 27 giugno, che concerne anche il divieto di aste a doppio ribasso, perché in questo caso dobbiamo considerare i prezzi dei prodotti agricoli negli altri Paesi europei.
  Faccio un esempio: i latticini vengono prodotti con il latte acquistato per la maggior parte in altri Paesi europei, come la Lituania, dove il costo del latte è inferiore, quindi in questo caso dobbiamo considerare che l'agricoltura sia redditizia soprattutto per i nostri agricoltori italiani.
  Mi collego alle considerazioni svolte sui fitofarmaci perché, come già è stato esposto, abbiamo sicuramente una legislazione molto restrittiva rispetto ad altri Paesi europei, ma questo va direttamente a danno dei nostri produttori. È sicuramente un vantaggio per i consumatori però nei nostri supermercati si ritrovano prodotti come i limoni sui quali è scritto «buccia non edibile» che arrivano dalla Spagna. Dobbiamo regolamentare meglio la normativa sull'utilizzo dei fitofarmaci in tutti i Paesi europei. C'è poi anche il problema del grano che arriva dal Canada, come già evidenziato dal collega.
  L'altro aspetto importante che volevo sottolineare è la distribuzione dei fondi europei, che è rilevante perché rispetto alla nuova PAC vorrei capire come la distribuzione dei fondi europei venga fatta in modo equo, considerando anche che la nostra produzione agricola italiana è molto importante. Sappiamo che gli agricoltori tedeschi utilizzano subito il 100 per cento dei fondi europei a disposizione e poi ne chiedono il 130, quindi vanno a prendere il 30 per cento in più dei fondi, che invece spetterebbero anche ai nostri agricoltori.
  Mi collego direttamente a quello che è stato detto sui pagamenti storici, collegandomi anche al ricambio generazionale, perché ci sono molti giovani agricoltori che avviano la loro attività e si ritrovano dei titoli che valgono poco, magari possiedono ettari di terreno in numero superiore rispetto ad altri agricoltori storici e non trovano titoli a disposizione. Rivedere il sistema dell'aggiudicazione degli incentivi legati alla PAC in base agli ettari, in base direttamente alla produzione è sicuramente molto importante.
  Mi collego anche a quello che è stato detto sulle terre di montagna, perché è importantissimo andare a rivedere le misure previste dalla PAC per gli agricoltori di montagna, in quanto tali agricoltori sono sentinelle del territorio e quelle terre non devono essere sfruttate per quanto riguarda la rotazione delle colture a vantaggio degli agricoltori di pianura.

  FRANCESCO MOLLAME. Ringrazio il sottosegretario per la sua relazione. Non mi soffermo su alcuni argomenti che sono già stati affrontati, ma ho colto un punto della sua relazione quando parlava di semplificazione per le piccole aziende.
  Stante la struttura delle aziende italiane, quindi la loro natura e la loro dimensione, ritengo che la semplificazione sia un argomento molto importante. Vorrei capire se c'è già qualcosa in programma per affrontare questo argomento.

  MARIA CHIARA GADDA. Vorrei fare un'integrazione confidando di poter ricevere la risposta che non ho ricevuto in Pag. 12Assemblea dal Ministro Centinaio. Siccome sono stati citati gli accordi commerciali, chiedo, ascoltando anche gli interventi dei colleghi, se a lei risulta, sottosegretario, che sia in atto una messa in dubbio o una modifica rispetto al principio di precauzione, per cui in Europa non possono entrare merci che non corrispondono agli standard di cui l'Unione europea si è dotata.
  Da questo punto di vista, quando si parla di accordi commerciali probabilmente si dovrebbe dire anche l'altra faccia della medaglia ed evitare di continuare a dare informazioni scorrette ai cittadini e ai consumatori. Visto che alcuni interventi mi stupiscono, e non poco, vorrei avere una risposta chiara su questo: se esista in Europa il principio di precauzione e in cosa consista.

  ALBERTO MANCA. Grazie, sottosegretario. Uno degli argomenti che verrà trattato in Europa riguarda lo stato dei lavori relativi alla peste suina africana. Provengo da una regione, la Sardegna, che dal 1978 è affetta da questa problematica e nel corso degli ultimi anni ha finalmente intrapreso un'attività di depopolamento che ha portato a risultati positivi nel contenimento e nell'eliminazione di questa piaga per quanto riguarda il settore suinicolo.
  Recentemente abbiamo avuto una visita degli ispettori proprio per verificare lo stato di attuazione di questa attività di depopolamento e a settembre è prevista una visita da parte del commissario delegato alla verifica dello stato dell'arte su questa attività.
  Vorrei chiedere se ci sarà un'attività di incentivazione per migliorare e soprattutto sbloccare la commercializzazione delle carni allevate e prodotte in Sardegna.

  SUSANNA CENNI. Pongo al sottosegretario due domande secche, perché i colleghi hanno già esaurito molte delle questioni illustrate che saranno all'ordine del giorno del Consiglio europeo. Si tratta però di due temi che sono emersi anche dalla Conferenza interparlamentare di Bucarest sulla PAC.
  La prima domanda riguarda la strategia delle aree interne e la PAC. Sappiamo che produrre grano in pianura e produrlo a un'altra altitudine non è la stessa cosa per l'agricoltura; quindi vorrei capire come il Governo pensa di sostenere questa esigenza ai tavoli europei.
  L'altra questione riguarda invece gli incentivi per l'ingresso di giovani agricoltori. Sappiamo che questa è una sfida fondamentale, quella di aumentare la quantità di giovani che entra in agricoltura soprattutto nel nostro Paese, dove forse abbiamo ancora il record dell'età alta dei nostri agricoltori. Questa misura viene lasciata come misura facoltativa agli Stati membri, e trovo questa cosa sinceramente originale, perché, da un lato, nelle strategie riconosciamo questo tema come prioritario, mentre, dall'altro, viene lasciato come misura facoltativa. Vorrei capire dunque, anche su questo tema, come su quello del sostegno alle donne in agricoltura, come il Governo intenda orientarsi.

  PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Manzato per la replica.

  FRANCO MANZATO, sottosegretario di Stato alle politiche agricole alimentari forestali e del turismo. Ringrazio i colleghi per i loro interventi che sono stati ricchi di spunti. Le osservazioni svolte sono legate ad argomenti regolamentati a livello europeo o alla strategia nazionale e a ciò che avviene nelle singole regioni, quindi cercherò di rispondere a tutto.
  Con riferimento al budget sottolineo che si tratta di una questione puramente politica. Pertanto, stiamo cercando di fare accordi a livello di Capi di Stato, perché il tema viene affrontato a questo livello. Ovviamente la posizione del Governo italiano, che sta cercando di dialogare con i Paesi che più hanno interesse a che sia garantito il budget all'agricoltura (come la Germania, la Francia e la Spagna) è di mantenerlo a livello storico, sapendo che l'agricoltura è ancora un elemento importante da sostenere in maniera forte. Quindi, da questo punto di vista, le alleanze si stanno creando nelle discussioni tra i Capi di Stato.
  I Paesi che sono i maggiori contribuenti sono legati a questo tipo di obiettivo; quindi Pag. 13ritengo che possa essere un buon inizio il fatto che Francia, Spagna, Germania e Italia abbiano lo stesso obiettivo di mantenere il budget per quello che è sempre stato.
  Riguardo alla definizione di agricoltore vero e proprio, osservo che questa, come molte altre questioni affrontate, rientra nella sfera di competenza dello Stato membro. Quindi, decideremo noi come costruire la definizione di agricoltore vero e proprio e il tipo di rapporto, anche giuridico, che dovrà avere, e probabilmente lo decideremo anche nel confronto con le competenti Commissioni di Camera e Senato nel momento in cui elaboreremo il Piano strategico nazionale.
  Riguardo al Piano strategico nazionale, osservo che questo deve tenere conto, in base alla Costituzione, anche del ruolo delle regioni. L'idea del Governo è quella di continuare a riconoscere – esattamente come è previsto adesso – un ruolo fortissimo di primo piano delle regioni, non solamente perché la Costituzione attribuisce loro la potestà normativa e amministrativa in materia di agricoltura, ma anche perché riteniamo che la diversificazione e la qualità dei prodotti nei vari territori possa essere garantita se le singole regioni sanno gestire le risorse, investendo in maniera efficace sui loro territori, che conoscono meglio dell'apparato centrale di governo, e sono diversificati a livello nazionale.
  In relazione ai titoli storici, segnalo che anche questa è una partita nazionale. Personalmente ritengo che i titoli storici debbano essere superati e che quindi lavoreremo a livello di Stato membro per poter superare questo tipo di situazione che rende difficile l'ingresso di nuovi giovani nel mondo agricolo.
  Con riferimento al raggiungimento dell'accordo sul negoziato con il Mercosur, faccio presente che i dati ufficiali, i testi e le effettive concessioni nella loro ultima formulazione non ci sono ancora pervenuti. Probabilmente nei prossimi giorni verranno consegnati agli Stati membri e poi ci sarà l'esame giuridico in base al quale il Governo valuterà l'efficacia di questo negoziato. È vero comunque che è un passo successivo rispetto all'accordo; quindi dobbiamo fare il legal scrubbing, verificare i contenuti dei testi e del negoziato e fare delle considerazioni insieme a tutti gli altri Stati membri.
  Qui si è parlato di Mercosur che rappresenta un mercato molto importante. Rispetto all'Italia, però – se vogliamo citare l'Italia come Stato membro che fa della qualità, del prodotto tipico, della tracciabilità, elementi fondamentali dell'agroalimentare – molti altri Paesi, tra i quali alcuni del Mercosur, non hanno questo tipo di esigenza, anzi. Dobbiamo quindi contemperare, a livello di Unione europea, la nostra esigenza rispetto ad altre regioni del mondo che non sentono questa esigenza, e che anzi, attraverso gli accordi, cercano anche di superarla. Questo obiettivo per noi, invece, è vitale, perché l'Italia quantitativamente vale poco e niente nel mercato mondiale, ma qualitativamente rappresenta il top, quindi dobbiamo tenere presente gli interessi nazionali.
  Ritengo che la proposta «accoppiato e gestione di rischio» sia una ipotesi interessante. È stata avanzata prima da un deputato del MoVimento 5 Stelle e penso che sia interessante approfondirla.
  In relazione al ricambio generazionale, osservo che occorre tenere presente che molti degli interventi fatti oggi sono legati a politiche nazionali o a politiche regionali. L'intervento sui giovani e sulla possibilità che i giovani entrino con facilità nel mondo agricolo attiene ai Piani di sviluppo rurale regionali. Per esperienza personale, so che sono le misure delle singole regioni che possono dare la possibilità ai giovani e alle donne di entrare nel mondo agricolo.
  Ricordo che nella regione Veneto siamo intervenuti con misure specifiche introducendo circa 5.000 nuovi giovani negli ultimi otto anni, facendo quindi un'operazione di un certo tipo, volta a valorizzare anche le donne. Occorre quindi un intervento attraverso i piani di sviluppo rurali e il riconoscimento alle regioni della loro attività amministrativa, esattamente come è sempre stato, ma occorre anche su questo uno stimolo molto forte. Pag. 14
  Lo stimolo forte è inoltre necessario anche per quanto riguarda l'agricoltura svolta nelle aree di montagna del nostro Paese. Rivolgendomi all'onorevole De Carlo, faccio presente che anche su quel fronte l'intervento dei piani di sviluppo rurali è determinante. Lo spostamento dei premi legati agli investimenti sulle zone montane sul I pilastro, ma soprattutto sul II pilastro, è di pertinenza delle regioni. Con l'onorevole De Carlo ho condiviso un'esperienza a livello regionale perché abbiamo fatto insieme alcune operazioni importanti e credo che questo sia l'elemento su cui puntare, perché a livello nazionale si possono dare delle indicazioni come linee generali, ma poi ogni regione deve fare le proprie scelte, anche perché la morfologia geografica del territorio di ogni regione condiziona la costruzione delle misure del II pilastro a livello regionale.
  Mi soffermo ora ad illustrare la strategia che stiamo cercando di portare avanti a livello nazionale, e che presenteremo probabilmente fra una quindicina di giorni, perché da molti interventi sono emerse esigenze che possono essere affrontate a livello nazionale. A breve presenteremo l'avvio dei Tavoli strategici a livello nazionale attraverso i quali cercheremo di disegnare il futuro del mondo agricolo italiano per i prossimi vent'anni, superando anche la programmazione di cui abbiamo parlato, con il rapporto che ho letto oggi, ma anche la programmazione 2021-2027. Cercheremo di costruire la visione strategica per i prossimi vent'anni.
  All'interno di questa visione strategica, sei sono i pilastri su cui lavoreremo, a cominciare dagli strumenti finanziari complementari alla politica agricola comune (quindi diversi da ciò che è previsto dal programma europeo) e dal mercato interno. Lo scorso dicembre avete approvato, con la legge di bilancio 2019, alcune disposizioni concernenti la vendita diretta, per cui sapete che ogni azienda agricola da sei mesi a questa parte, grazie a tale legge, può vendere prodotti di altre aziende agricole di qualsiasi categoria economica. Quindi si sta aprendo una rete commerciale potenzialmente oggi esistente di 350.000 aziende che possono vendere prodotti di altre aziende agricole di qualsiasi categoria agronomica, mentre prima ciò non era concesso.
  Il mercato internazionale è importantissimo non solamente per quanto riguarda la nostra esportazione, ma anche per le importazioni. Concordo con l'onorevole Gadda quando ha fatto riferimento alla situazione dei prodotti che arrivano a livello europeo. L'Italia ha oltre 96 accessi per l'agroalimentare, la Gran Bretagna ne ha 8: ciò significa che i nostri controlli sono efficaci, ma non sufficienti per poter garantire che i prodotti che arrivano a livello italiano siano non solamente europei, che sarebbe già importante, ma prodotti extraeuropei, o comunque extraeuropei che diventano europei una volta entrati nei porti di Rotterdam o attraverso altri «buchi» che abbiamo a livello comunitario.
  Il mercato internazionale sarà determinante perché l'idea su cui stiamo lavorando è il prodotto di qualità, non un prodotto in generale, ma i prodotti finiti. Non si potranno più concepire quindi le nostre produzioni di seminativi come delle commodities perché saremmo già morti in partenza se volessimo competere con i mercati internazionali o con le grandi regioni mondiali che fanno della produzione dei seminativi e del mais una componente importante, ma legata al prezzo del loro prodotto. Noi non possiamo competere su quello, quindi anche le nostre commodities devono diventare speciality al servizio o insieme al prodotto finito, sul quale noi puntiamo.
  La valorizzazione che noi vogliamo fare a livello italiano non è sull'uva, non è sull'oliva, ma è sul vino, sull'olio, sul prodotto finito, e in base a questo obiettivo di alto livello poi tutta la filiera deve adeguarsi e quindi essere qualitativamente molto forte (questo per il mercato internazionale), pensando anche ad azioni strategiche di penetrazione nei mercati internazionali non solamente attraverso programmi di promozione, come l'OCM vino o altri tipi di incentivi per la penetrazione nei mercati internazionali. La proposta che faremo ai commissari che saranno interessati a votare Pag. 15 un piano strategico è legata a una penetrazione nel mercato attraverso ingenti risorse finanziarie prese dalla politica agricola comunitaria insieme al cofinanziamento nazionale e regionale, con risorse che dovrebbero superare i 50 miliardi nel periodo 2021-2017.
  Il quarto elemento è la ricerca. Se noi vogliamo puntare a prodotti di altissima qualità finiti nei mercati internazionali, e quindi alla garanzia che questi prodotti siano diversificati a livello mondiale, la ricerca non può non essere incrementata. Quindi l'idea su cui stiamo lavorando, che è stata sottolineata anche in questo in questo consesso, è quella di puntare su una ricerca che valorizzi la qualità del prodotto e quindi anche la salubrità dello stesso. Il concetto di sostenibilità, che è caro all'Unione e che nella politica agricola comune è sancito come principio base, sarà determinante. Oggi, infatti, non c'è più il contrasto tra imprenditore che produce inquinando e chi, invece, vuole un prodotto più salubre, perché oggi il mercato – non l'etica, non la morale, ma il mercato – detta le leggi, e la legge del mercato è la salubrità, perché il consumatore compra salubrità, come emerge dai dati relativi alle metodologie di produzione che avvengono in Italia.
  Sapete, infatti, che mentre aumenta del 4 per cento l'esportazione dei nostri prodotti, il consumo del biologico aumenta del 14-15 per cento l'anno; quindi il consumatore sta dando già delle indicazioni. Questo si ricollega non solamente alla qualità del prodotto, e quindi alla ricerca e al sostegno della qualità del prodotto, ma ci consegna anche un'altra responsabilità, che rappresenta una delle azioni strategiche che vorremmo porre all'attenzione della Commissione nelle prossime settimane: quella dell'azione «residuo zero».
  «Residuo zero» significa diminuzione forzata, attraverso specifici investimenti, della chimica applicata nelle nostre produzioni e quindi al suo impatto sull'ambiente, proprio perché il mercato chiede questo, non per etica, non per morale, anche se sicuramente questi sono fattori importanti. Il mercato chiede ambiente pulito, qualità del prodotto di primo livello, riduzione della chimica nel prodotto, quindi strategicamente quello sarà l'elemento fondamentale e impiegheremo le risorse anche per raggiungere questa finalità.
  Mi sono soffermato su questi argomenti perché molti temi sollevati attengono alla responsabilità nazionale o regionale e non agli argomenti di cui si parlerà sicuramente nella riunione del Consiglio europeo del 15 luglio, che riguarderà l'architettura generale della politica agricola.
  In ordine al problema della peste suina, segnalo che gli ispettori hanno fatto le prime analisi e che le loro prime impressioni sembrano molto positive. Sicuramente l'attività di analisi proseguirà, però la strada avviata ci sembra però positiva e quindi si cercherà, nel tempo necessario per poter rassicurare il consumatore e anche i produttori, di risolvere con cognizione di causa questo problema. La missione conoscitiva all'esito della quale la Commissione europea ha stilato questo rapporto consolida la nostra convinzione che stiamo andando sulla strada giusta.
  Infine, per quanto concerne l'agricoltore genuino, osservo che è una figura che sarà costruita dallo Stato membro, quindi avremo la responsabilità di individuare autonomamente i criteri in base ai quali delineare questa figura.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Manzato e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.