XVIII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Mercoledì 14 novembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA LEGATA ALLA DIFFUSIONE DELLA XYLELLA FASTIDIOSA NELLA REGIONE PUGLIA

Audizione del Presidente della regione Puglia, Michele Emiliano e dell'Assessore all'agricoltura della medesima regione, Leonardo Di Gioia.
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 
Emiliano Michele , presidente della regione Puglia ... 3 
Gallinella Filippo , Presidente ... 7 
Di Gioia Leonardo , assessore all'agricoltura della regione Puglia ... 7 
Gallinella Filippo , Presidente ... 9 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 9 
Gallinella Filippo , Presidente ... 10 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 10 
Cunial Sara (M5S)  ... 11 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 11 
Gallinella Filippo , Presidente ... 13 
Cillis Luciano (M5S)  ... 13 
Cenni Susanna (PD)  ... 13 
Liuni Marzio (LEGA)  ... 14 
Bond Dario (FI)  ... 15 
De Carlo Luca (FDI)  ... 15 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 16 
Gallinella Filippo , Presidente ... 16 
Emiliano Michele , presidente della regione Puglia ... 16 
Gallinella Filippo , Presidente ... 20 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 20 
Gallinella Filippo , Presidente ... 20 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 20 
Emiliano Michele , presidente della regione Puglia ... 20 
Gallinella Filippo , Presidente ... 20 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 20 
Emiliano Michele , presidente della regione Puglia ... 20 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 20 
Gallinella Filippo , Presidente ... 20 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 20 
Gallinella Filippo , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FILIPPO GALLINELLA

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Presidente della regione Puglia, Michele Emiliano e dell'Assessore all'agricoltura della medesima regione, Leonardo Di Gioia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'abito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa nella regione Puglia, del presidente della regione Puglia, Michele Emiliano e dell'assessore all'agricoltura della medesima regione, Leonardo Di Gioia.
  Ringrazio il presidente Emiliano e l'assessore Di Gioia per aver accolto il nostro invito. Comunico che gli auditi sono accompagnati da Claudio Stefanazzi, capo di Gabinetto, Gianluca Nardone, capo Dipartimento Agricoltura, Anna Percoco del Dipartimento Agricoltura, Domenico Ragno, Direttore generale dell'Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, ed Elena Laterza, addetta stampa del Presidente Emiliano.
  Cedo quindi la parola ai nostri ospiti, avvertendo che ai loro interventi faranno seguito eventuali domande da parte dei deputati, alle quali i nostri ospiti potranno replicare.
  Avverto altresì che dovremo organizzare i nostri lavori tenendo conto del fatto che alle 16 è convocata l'Assemblea.
  Cedo quindi la parola direttamente al presidente Emiliano.

  MICHELE EMILIANO, presidente della regione Puglia. Capisco che non c'è un oggetto specifico di interesse e che quindi voi vogliate un'esposizione generale. Ovviamente cercherò di farla sintetica ed esaustiva, ma non è semplicissimo.
  Questa vicenda parte più o meno nel 2013, quando, di fronte a una serie di disseccamenti privi di spiegazione, la regione Puglia, utilizzando il CNR Puglia e l'Università di Bari, all'interno delle normali procedure di analisi fitopatologica commissiona una serie di ricerche, dalle quali, in maniera devo dire fortunosa – se la regione Puglia non avesse assunto nel 2013 questa iniziativa, forse oggi non sapremmo ancora con quale nemico abbiamo a che fare – si ebbe l'intuizione che potesse trattarsi di una malattia assolutamente non endemica, non presente addirittura nel bacino del Mediterraneo, e che potesse trattarsi di Xylella.
  Sulla base dell'intuizione degli scienziati pugliesi, ovviamente con tutte le cautele e le procedure del caso – è noto, infatti, che questo tipo di analisi non è istantaneo, ma ci sono dei meccanismi attraverso i quali questa prova man mano si è consolidata – quando il fenomeno viene finalmente diagnosticato, il tumore è vastissimo. Dagli iniziali 8.000 ettari, nel giro di pochi mesi si arriva a una dimensione che coinvolge quasi tutta l'area del gallipolino, partendo da Sannicola e arrivando a coinvolgere gran parte dell'area di cui parliamo.
  Questa infezione quindi si è manifestata dapprima nella parte meridionale del Salento, coinvolgendola quasi tutta, e nel giro Pag. 4di poche settimane, fino ad aprile 2014, si è diffusa, con conseguente incremento del numero di piante infette, a Trepuzzi, Lecce, Copertino, Galatina, Sternatia.
  Questa attività della regione Puglia (io all'epoca non ero ancora presidente) determina un allarme generalizzato, perché è la prova, che peraltro si sta constatando anche in altri Paesi europei, che il meccanismo di individuazione da parte dell'Unione europea delle piante ospiti da sottoporre a sorveglianza era sbagliato, nel senso che questo ceppo specifico pugliese, che non è uguale né a quello spagnolo, né a quelli francesi, è stato identificato su piante ornamentali da caffè, che nei meccanismi di sorveglianza ai varchi non erano considerate piante da esaminare.
  La Xylella entra quindi in Puglia prendendoci alle spalle, in modo assolutamente silente, senza che nessuno abbia potuto fare nulla perché questa infezione potesse essere arrestata, perché le piante in questione non erano tra le piante da sorvegliare in tutti i varchi portuali dell'Unione europea, non solo dell'Italia.
  Una volta fatta questa diagnosi (parlo sempre di un'epoca in cui non ero presidente), si sceglie una strada piuttosto singolare dal punto di vista giuridico: la dichiarazione dello stato di emergenza alla stregua della legge sulla Protezione civile. Come questo sia potuto accadere dovete chiederlo a chi governava all'epoca. È evidente che è il primo caso di applicazione della legge n. 225 del 1992 in materia di fitopatie. Come una normativa predisposta in caso di calamità naturali possa essere trasposta in caso di infezione e di epidemia fitopatologica è un quesito che non potremo forse mai risolvere, anche perché nessuno ha mai impugnato questi provvedimenti e quindi nessuno ha mai messo in discussione questo meccanismo.
  La lotta alla Xylella viene quindi «consegnata» alla Presidenza del Consiglio dei ministri fino a gennaio 2016, quando – mi permetto di dire – finalmente, c'è la scadenza del tempo massimo di vigenza del commissariamento ai fini della Protezione civile, che credo sia un anno, e finalmente tutti i poteri ritornano alla regione Puglia.
  Fino a quel momento non mi risulta che sia stato fatto alcunché. Parlo dal punto di vista effettivo, non dal punto di vista dei decreti e degli indirizzi dell'Unione europea, perché questo meccanismo è stato avviato, il Ministero delle politiche agricole ha adottato decreti specifici che poi sono stati aggiornati e via dicendo.
  Questo ritorno dei poteri in capo alla regione Puglia cambia diametralmente le sorti di questa vicenda, dal 2016 ad oggi, grazie all'ARIF (l'Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali) che è presieduta dal dottor Ragno, il quale potrà illustrare tecnicamente ai deputati che avessero desiderio di approfondire le modalità con cui è stato attuato il più grande monitoraggio arboreo a fini diagnostici della storia dell'umanità. Credo, infatti, che non siano mai stati attuati monitoraggi di questa vastità, che hanno coinvolto 300.000 piante ogni volta nelle varie zone, ovviamente soprattutto nella zona cuscinetto, quella di rispetto riguardo all'area infetta.
  Questo monitoraggio ci ha consentito di individuare diversi focolai. Ovviamente quando l'ufficio presieduto dalla dottoressa Percoco (se volete farle delle domande è qui presente) ha cominciato, sulla base degli accertamenti e dei monitoraggi, ad emettere le ordinanze di abbattimento, ci sono stati alcuni casi di spontaneo adempimento, mentre in molti altri casi, alcuni di natura esemplificativa, si sono avviate delle resistenze spaventose, anche perché si sosteneva che la strategia dell'Unione europea, quella dell'abbattimento delle piante, fosse sbagliata (parlo di ciò che si diceva fuori dalla dinamica istituzionale).
  È chiaro che questo tipo di problema ha dato vita, come accade per l'abusivismo edilizio (il meccanismo è identico), in seguito all'ordinanza di abbattimento dell'albero, ad una raffica impressionante di impugnative, alcune delle quali credo siano ancora pendenti, per le quali ovviamente c'è stata l'impossibilità di procedere al taglio, perché i giudici ce lo hanno sostanzialmente impedito, sospendendo l'efficacia delle ordinanze di abbattimento.
  Nonostante questo, possiamo dire ad oggi – il dottor Ragno potrà fornirvi i Pag. 5dettagli – di avere tagliato la gran parte delle piante infette che abbiamo trovato perché nel tempo è stata superata questa resistenza che investe una sfera che coinvolge un piano che sta tra l'affettivo e l'ideologico. Abbattere un albero di ulivo non è come espiantare una pianta di kiwi; io non ho nulla contro i kiwi, però onestamente il taglio di un albero di ulivo è qualcosa di estremamente traumatico soprattutto per una popolazione, come la nostra, che attorno agli ulivi ha costruito una civiltà intera, che non è solo rappresentata nel gonfalone della regione. Un popolo che pianta per talea, innestando i vari olivastri, 60 milioni di ulivi evidentemente ha un particolare legame – definitelo voi, io non ho questa ambizione – con questa pianta.
  Comprendo quindi anche l'atteggiamento avuto da taluni nella fase dell'incertezza o di fronte alle notizie circolate addirittura sull'inesistenza dalla malattia e sul fatto che si trattasse di un complotto per liberare aree da destinare alla speculazione edilizia, tanto che sia la mia amministrazione regionale sia quella precedente hanno adottato normative draconiane sull'impossibilità di utilizzare le aree oggetto di infezione da parte della Xylella, al pari delle aree oggetto di incendio.
  Devo dire, però, che mentre un incendio purtroppo è verosimilmente doloso, non possiamo assolutamente dire che ci sia il benché minimo sospetto che lo stesso si sia verificato con riferimento alla Xylella, perché, salvo che la Procura della Repubblica di Lecce che avete audito non vi abbia consegnato dati diversi, a noi non risulta che ci siano mai state situazioni in cui questa infezione sia stata procurata dolosamente.
  Da gennaio 2016 tutto quello che la regione Puglia è stata in grado di fare è stato realizzato esclusivamente con i nostri soldi, nessuno ci ha dato alcun sostegno. Tutto è stato fatto dai nostri scienziati; il taglio degli alberi è stato eseguito dall'Agenzia forestale della regione Puglia; persino l'organizzazione del rapporto con l'Unione europea al fine di consentire di procedere all'eventuale reimpianto nella zona infetta – devo dire che su questo siamo stati sostenuti dal Ministero delle politiche agricole e dal Ministro Martina in maniera rilevante – è stato alla fine conquistato ragionando su una serie di specie (mi perdonerete forse l'errore tecnico) resistenti o tolleranti o che potevano essere reimpiantate nella zona infetta.
  Osservo, peraltro, che nella zona infetta non è neanche più obbligatorio tagliare gli alberi perché ciò viene considerato inutile e – aggiungo – di per sé catastrofico, perché tagliare milioni di alberi significa non sapere dove smaltire centinaia di migliaia di tonnellate di legna che certamente non possono essere bruciate, perché sapete bene che tipo di impatto potrebbe avere sull'atmosfera, né possono essere facilmente smaltite in altra maniera, e il solo costo del taglio dell'albero per il soggetto che lo ha perso è un ulteriore danno.
  Il capo Dipartimento agricoltura e l'assessore potranno fornirvi dettagli su come stiamo provando ad attutire i danni subiti innanzitutto dalle aziende olivicole, che sono peraltro le uniche destinatarie del PSR, del Programma di sviluppo rurale. Vi ricordo che, soprattutto in Salento dove l'olivicoltura è meno industrializzata, dove cioè non esiste una filiera vera e propria, c'era stato un investimento molto importante da parte della regione Puglia sul movimento cooperativistico per consentire ai piccoli proprietari non imprenditori agricoli di avviare la produzione di olio di grande qualità a partire dagli ulivi secolari. Questi soggetti non sono sempre destinatari del PSR, e, siccome quasi tutte le misure sono legate al PSR, esiste il problema, che mi auguro il Parlamento voglia aiutarci a risolvere, di come risarcire questi piccoli proprietari.
  Vi spiego chi sono questi piccoli proprietari. Voi sapete che un quarto delle Forze armate italiane è fatto da pugliesi e molti di questi sono di stanza a Bari, perché ci sono reparti importantissimi delle Forze armate italiane che ne costituiscono l'ossatura logistica. Molti di questi sono salentini e il comandante della Brigata Pinerolo una volta, quando ero sindaco di Bari, mi chiese: «come mai nessuno si trasferisce a Bari, ci si sta così male?». Io Pag. 6ovviamente precisai che secondo me a Bari non si stava male, ma la ragione vera era che questi erano soldati e contadini, quindi non avrebbero mai lasciato il campo, anche perché gli alberi sono stati lasciati loro dal nonno, vengono dal bisnonno, non ci risulta che abbiano dato dei nomi agli alberi però sono sicuro che sono in grado di descriverli in modo tale da ritrovarli nei singoli possedimenti. È chiaro quindi che questa massa enorme di persone ha subìto un danno gigantesco.
  Quando il Ministro delle politiche agricole, circa tre mesi fa, ha effettuato un sopralluogo che noi abbiamo accolto con grande favore, eravamo convinti di avergli spiegato con dovizia di particolari – non solo io e l'assessore competente, ma anche le decine e decine di persone con le quali il Ministro ha avuto la pazienza di interloquire, anche facendo sopralluoghi – che abbiamo bisogno non solo di mezzi giuridici. Non so se sia vero che in Francia l'accesso alle piante infette è immediato e inaudita altera parte, però credo che un sistema del genere in caso di epidemia sia l'unico razionale, perché se dobbiamo lasciare il contrasto dell'epidemia ai tempi di una causa davanti al TAR, non c'è partita. Stiamo riuscendo a convincere le persone, ma è un'operazione sfibrante. Ci sono poi i casi, come quello del signor Scarafile, il quale, poiché non crede all'esistenza della Xylella, ha detto che non consentirà mai il taglio degli alberi e li ha consegnati al suo avvocato (peraltro credo sia anche un deputato, se non ho capito male) perché decida cosa fare dei suoi alberi.
  Noi invece abbiamo bisogno di tagliarli immediatamente non appena il monitoraggio li individua come infetti, altrimenti rischiamo di non riuscire... Devo essere sincero, non sono competente in materia, però ad occhio e con un po’ di esperienza se qualunque scienziato con qualunque mezzo disponibile sulla faccia della terra mi dicesse che è in grado di fermare l'infezione da Xylella, non gli crederei fino a prova contraria, perché secondo me è impossibile fermarla.
  Possiamo però rallentarla moltissimo se ci muoviamo con mezzi adeguati, dando il tempo alla ricerca, che è stata finanziata in maniera importante dalla regione Puglia e, se ne avete desiderio, abbiamo il materiale relativo a tutte le ricerche in corso, ma che evidentemente non hanno nulla a che vedere con il problema del contrasto dell'avanzamento della malattia, perché il tempo dalla ricerca non può essere il tempo del contrasto alla malattia.
  Avevo detto al Ministro dell'agricoltura che era necessario un decreto-legge, considerato che i requisiti di necessità e urgenza ci sono tutti. Mentre, come ho detto prima, non so se la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi della legge sulla Protezione civile avesse un senso, un decreto in questa materia avrebbe senso, perché è evidente che anche un ritardo di poche settimane consente all'insetto vettore (credo che questo ve l'abbiano già spiegato e lo abbiate compreso) di portare la malattia dovunque.
  Peraltro questo insetto vettore – ne abbiamo prova dall'andamento dei focolai – non si muove a macchia d'olio, ma si muove saltando, creando a macchia di leopardo le infezioni. Non mi voglio spingere a dire cose rispetto alle quali non ho competenze, però qualcuno sostiene che l'insetto vettore si attaccherebbe ai mezzi agricoli, quindi se qualcuno, come è accaduto in un caso di Oria, ha terreni sparsi nella zona infetta e nella zona cuscinetto e si muove con le stesse macchine non sono previste, come nei film di fantascienza, delle zone di disinfezione dei mezzi.
  Già questo vi dà il senso della inanità di quello che rischiamo di dover fare, perché per il passaggio delle persone, dei treni, dei carri, degli autobus, delle jeep non sono previste misure per le quali, una volta entrati nella zona infetta, poi all'uscita ci si assicuri di non avere portato con sé l'insetto vettore, quindi l'unica cosa che possiamo fare è tagliare immediatamente l'albero infetto, cosa che i monitoraggi ci consentono di fare in tempi rapidissimi, purché non vengano impugnati davanti al TAR.
  Servono poi delle misure che consentano ai piccoli proprietari, alle imprese di riprendere la produzione attraverso il reimpianto delle specie tolleranti resistenti che Pag. 7sono già state autorizzate dall'Unione europea, e che consentono contemporaneamente anche il restauro del paesaggio, perché se qualcuno di voi ha avuto occasione di attraversare la zona infetta, lo spettacolo che la Puglia offre in quelle aree è drammatico. Due giorni fa sono stato lì e ci sono milioni di alberi che sono degli stecchi secchi. Ovviamente un ulivo trasformato in uno stecco secco è terribile dal punto di vista paesaggistico, quindi c'è bisogno di intervenire anche con la creazione di una filiera industriale dell'utilizzo del legno, perché se questi alberi dovranno essere abbattuti, anche quelli della zona infetta per i quali non esiste obbligo di abbattimento, bisognerà trovare un modo per utilizzare questo legname, quindi anche misure di questo tipo possono essere molto importanti.
  Due deputati pugliesi europei, l'onorevole De Castro e l'onorevole Fitto, hanno fatto una proposta interessante per indurre l'Unione europea, vista la responsabilità oggettiva dell'Unione europea nella diffusione della Xylella, a considerare un intervento molto rilevante dal punto di vista economico, che consenta l'attuazione di un piano generale di rallentamento della malattia, ma anche di risarcimento e restauro del paesaggio, al fine di rilanciare le attività produttive legate al settore olivicolo.
  Credo sappiate già che la Puglia quest'anno è stata colpita anche da un'ulteriore, gravissima calamità: mi riferisco alla gelata dell'anno scorso, che ha praticamente dimezzato il già diminuito raccolto di olive. Nonostante il doppio dimezzamento siamo ancora la regione italiana che produce la maggioranza della produzione olivicola italiana, quindi immaginate che razza di danno stanno patendo gli olivicoltori, e su questo secondo me bisogna intervenire.
  In questo momento credo di avervi riassunto il più brevemente e semplicemente possibile la situazione. Permettetemi solo un giudizio personale. Noi – mi riferisco non solo alla mia amministrazione, ma anche alla precedente – siamo stati lasciati molto soli, con l'aggravante di essere stati considerati i responsabili di questa storia. In letteratura ci sono tanti casi analoghi, ma a questa interpretazione non solo non ci rassegniamo, ma chiediamo che il Parlamento della Repubblica italiana ci dia la possibilità di ricostruire la storia in modo veridico.
  Rivendichiamo, invece, il ruolo fondamentale che la Puglia ha avuto nel riconoscere la malattia, nel contrastarla e nel proporre all'interno delle proprie competenze tutti i mezzi possibili per l'abbattimento. Vi dico solo questo: nessuno ha mai cambiato le norme di tutela paesaggistica, per cui noi abbiamo delle situazioni nelle quali noi facciamo le ordinanze e le Sovrintendenze ce le bloccano. Devo aggiungere altro?

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Adesso do la parola all'assessore Di Gioia, poi passerei alle domande dei colleghi. Questa Commissione serve anche per dare le risposte che magari fino ad oggi sono mancate.

  LEONARDO DI GIOIA, assessore all'agricoltura della regione Puglia. Grazie, presidente. Cerco di integrare alcuni elementi in parte numerici, in parte legati più a considerazioni che rivengono dal fatto di essere giornalmente impegnati su questa materia.
  Il piano dei monitoraggi, giusto per dare la dimensione del lavoro che si sta svolgendo, tra il 2016-2017 e il 2017-2018, ha visto 340.000 campioni prelevati in campo. Ovviamente ci sono anche le ispezioni visive, quelle non legate all'attingimento di materia organica, il che ci porta in tutto alla presenza di 445.000 elementi di analisi sui vari alberi.
  Contemporaneamente, la dinamica degli abbattimenti è stata nel primo anno, cioè 2013-2014, in prossimità delle prime rilevazioni, di 104 nella singola annata, nel 2014-2015 di 1600, nel 2016-2017 di circa 1.000, nell'ultimo anno, e cioè, tra la fine del 2017 e il 2018 quasi 3.000, quindi sta crescendo in maniera esponenziale il numero di alberi che andiamo a tagliare. Ricordo che le piante non vengono estirpate semplicemente, perché ciò comporta Pag. 8anche una compromissione sentimentale dei proprietari che spesso si sono frapposti a questo tipo di attività.
  Vorrei stabilire alcuni criteri oggettivi, in modo da poter capire cosa reciprocamente possiamo fare. La malattia ad oggi è incurabile, e questo è un dato scientifico inconfutabile non solo in Italia, ma in tutta l'area europea nella quale si stanno manifestando questo tipo di problematiche. A fronte di una malattia incurabile, il rimedio proposto è quello degli abbattimenti, dei tagli degli alberi, per contenere questa fitopatia, nel frattempo immaginando che si possano sviluppare delle soluzioni scientifiche.
  Saltando tutta la dinamica per la quale la regione si trova ad essere l'unico argine rispetto a questa materia, noi abbiamo il compito principale, visto che non siamo in grado in tempi rapidissimi di ottenere rimedi scientifici, non lo è il Governo, non lo siamo noi, non lo è l'Europa, di procedere ai tagli nella maniera più veloce possibile.
  Il rapporto con l'Europa si misura dalla capacità che abbiamo di assolvere a questa obbligazione; l'autorevolezza che chiediamo in Europa deriva dal fatto che possiamo essere messi in grado di rispondere a questa esigenza primaria, cioè dare il segnale che siamo in grado di controllare sul nostro territorio la dinamica della fitopatia.
  Per fare questo abbiamo bisogno però di normative che non siano di rango regionale. Noi abbiamo provato a scrivere una legge regionale, all'interno della quale mettere tutte le buone pratiche e tutto quello che ci veniva imposto dalle direttive europee. Lo abbiamo fatto per due motivi, per consacrare un'attività che riteniamo purtroppo che nel tempo debba essere continuativa e per mettere al riparo gli amministratori e i dirigenti, che spesso di fronte a una materia controversa si sono rifiutati (io dico anche legittimamente) di assumere atti innovativi, che potrebbero essere utili per andare più veloci, ma sono assolutamente rischiosi. Molti dei nostri dipendenti sono stati indagati e hanno continuato a lavorare pur sapendo di avere procedimenti giudiziari in itinere.
  Abbiamo quindi bisogno di una normativa che sia di rango superiore a quella regionale, che ha già espresso la sua massima potenzialità, soprattutto per dirimere alcune vicende paradossali, come quella di conciliare, ad esempio, le garanzie dei proprietari di cui alla legge, n. 241 del 1990, con la nostra esigenza di essere veloci nell'adempimento delle attività da svolgere. Immaginare di fare alcune attività in contraddittorio è improduttivo, è impossibile, come anche individuare di volta in volta i proprietari dei terreni laddove spesso il Catasto è oscurato perché le parti immobiliari sono di proprietà del demanio pubblico, hanno funzione militare o altro, quindi ci sono dei posti all'interno dei quali è anche difficile arrivare.
  Se alla regione viene chiesto di fare gli abbattimenti, è incongruo che lo stesso organo che ce lo richiede, l'autorità statale in combinato disposto con quella europea, non ci metta in condizioni di poterlo fare. Come diceva il presidente, è incongruo che gli ulivi monumentali, per i quali sono state scritte leggi di tutela paesaggistica, debbano essere interessati dagli abbattimenti solo all'esito delle conferenze di servizio con le Sovrintendenze o con tutti quegli organi dello Stato che hanno a che fare con il dissesto idrogeologico e con le zone a rischio idrogeologico e che debbano autorizzarci in tempi che, come sapete bene, sono troppo lunghi per contrastare realmente la malattia attraverso il taglio. Se tagliamo la pianta malata dopo sei mesi, ce ne saranno tante altre in progressione che renderanno anche inutile quel taglio.
  C'è un elemento fondamentale: abbiamo bisogno di stabilire, all'esito di una rinnovata legislazione, un rapporto con Bruxelles, che nell'attuare le sue disposizioni non le utilizzi come una leva per mettere i territori in condizione di adempiere o di dover essere ossequiosi al netto anche del merito. In questi anni abbiamo subìto provvedimenti sui vivai, ai quali è stata impedita l'attività di movimentazione anche in territori non effettivamente interessati dalla malattia solo per esercitare una pressione affinché lo Stato italiano adempisse in maniera più rapida possibile. Pag. 9
  Questa leva, fatta gravare solo sull'anello debole degli agricoltori o dei vivaisti, ha prodotto un senso di ingiustizia e di distanza dalle decisioni europee del nostro territorio, che poi è il combinato con quel meccanismo che ancora alimenta la contro-propaganda scientifica o tende a neutralizzare qualunque attività si faccia.
  Questo per quanto riguarda la malattia, ma noi abbiamo anche un'esigenza, dire cosa vogliamo fare per i territori che sono stati considerati infetti. Dire che un territorio è infetto significa condannarlo alla convivenza con gli alberi malati. Abbiamo problemi ambientali, un'assoluta impossibilità di smaltimento e un contrasto molto profondo nelle popolazioni al taglio di alberi che hanno spesso natura secolare.
  Noi abbiamo pensato di fare l'unica cosa che era nella nostra disponibilità: staccare un pezzo del Piano di sviluppo rurale e destinarlo ad attività di particolare pregio o di ricostruzione del potenziale produttivo o legate agli investimenti per l'olivicoltura.
  Fare questo comporta però una serie di contraddizioni: il Piano di sviluppo rurale non è lo strumento attraverso il quale si fa fronte a una calamità, a un'emergenza di questo tipo, il Piano di sviluppo serve per la competitività dell'intera regione. Essere costretti a limitare il potenziale di una regione fortemente agricola e ad alimentare con quel sistema esclusivamente una ricostruzione, tra l'altro molto marginale perché gli importi in gioco sono talmente diseguali... Abbiamo danni stimati nell'ordine di miliardi di euro mentre il nostro piano stanzia 10 milioni su ogni misura, cosa incongrua; abbiamo 30 milioni per gli investimenti, 10 milioni per la ricostruzione.
  Solo sul tema della ricostruzione, a fronte dei 10 milioni messi a bando, solo in questa fase sono arrivati 50 milioni di richieste. Anche su questo chiediamo che sia il Governo a farsi portavoce di questa esigenza con Bruxelles. Non voglio immaginare l'utilizzo dei fondi nazionali, ma almeno che, nella scrittura del nuovo Piano di sviluppo rurale, si preveda di destinare delle quote specifiche ai territori che hanno subìto fitopatie di questo livello.
  Considerando anche la situazione delle altre regioni, credo che il Parlamento debba affrontare con urgenza almeno due questioni: la legge sulla calamità, che non può essere più lo strumento attraverso il quale diamo spesso un ristoro simbolico agli agricoltori, e la riscrittura delle norme sulle fitopatie, perché, al netto della Xylella che è drammatica, in tante altre regioni stanno emergendo questioni delicate, che richiedono interventi, norme speciali, provvedimenti fuori dall'ordinarietà.
  Quindi vi rivolgo un appello: è giusto sicuramente che chiediate conto a noi di tutto il lavoro svolto, ma è necessario anche immaginare cosa possiamo fare insieme, cosa potete fare come Parlamento per porre rimedio a una situazione che solo al vostro livello può essere portata a soluzione.

  PRESIDENTE. Grazie. Lascio la parola ai colleghi che desiderano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, presidente. Ringrazio gli auditi, però devo ammettere la mia grande delusione. Non mi sarei aspettato un'audizione così, nella quale si va a mistificare la realtà, presidente.
  Lei, presidente Emiliano, all'epoca in cui era stato dato mandato al commissario Silletti, ha esultato quando la Procura ha bloccato l'attuazione del piano che imponeva il taglio di 3-4.000 piante infette, quando l'area era ancora abbastanza circoscritta, tanto che con riferimento ai tagli ha parlato di «Shoah» pugliese. Adesso viene qui a dire che i tagli sono utili e necessari. Ben venga che lei abbia cambiato idea, ma le chiediamo: se si fosse attuato il Piano Silletti, che lei stesso ha osteggiato, alla luce dei risultati attuali, l'avanzamento della malattia sarebbe stato più lento oppure no?
  Ha effettivamente cambiato idea? La Xylella è un'emergenza per la Puglia oppure no? Lei, presidente Emiliano, ha creato una task force (l'ha voluta lei) aperta a tecnici, ricercatori, anche politici, ma quali risultati ha dato la task force in merito agli interventi da fare? Cosa ha prodotto, quali interventi e quali studi ha fatto? Ha approvato Pag. 10 uno studio sull'utilizzo di rame e zinco, brevettato da una multinazionale israeliana, e l'ex segretario della task force era all'interno dell’équipe che ha fatto la ricerca su questo prodotto, tra l'altro da utilizzare sei volte all'anno in campo. Qual è la posizione della regione in merito all'utilizzo di questo prodotto?
  Oggi questa persona sarà al tanto discusso convegno sulla biodinamica che si terrà al Politecnico di Milano. La regione Puglia ha finanziato questo convegno? Che pensiero ha sugli interventi da questo punto di vista?

  PRESIDENTE. Rimaniamo sulla Xylella.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Presidente, sto parlando di un prodotto utilizzato per contrastare la Xylella!
  Lei parla di monitoraggi, del controllo del vettore, ma i monitoraggi sono stati fermi fino a maggio, adesso sembra che siano ripresi. Avete fatto una delibera in cui si dice che i monitoraggi saranno fatti solo se ci sarà disponibilità di personale, quindi facciamo i monitoraggi in base al personale che c'è o non c'è. Per un'emergenza del genere i tecnici in campo sono degli stagionali, mentre sappiamo che il monitoraggio è l'unica cosa che ci consente di intervenire in maniera rapida; cosa che avete detto qui di voler fare, ma che nella realtà dei fatti non è stato mai fatto. Penso, infatti, alle 19 piante trovate ad Oria, di cui 16 erano state abbattute e poi abbiamo impiegato anni per abbattere le altre 3, e ne era rimasta una che ancora non si era riusciti ad abbattere e che ora ovviamente è morta.
  Mi aspettavo veramente che lei oggi venisse qui e facesse un mea culpa dicendo: «effettivamente abbiamo sbagliato, non abbiamo fatto gli interventi necessari al momento giusto», chiedesse scusa agli olivicoltori pugliesi e prendesse un impegno a fare un piano olivicolo per rilanciare l'olivicoltura, a fare i reimpianti. Ma come stanno avvenendo i rimpianti in quelle zone? Noi dobbiamo infatti trasformare questa emergenza in un'occasione di rilancio, ma stiamo facendo i rimpianti in maniera errata in quelle zone. Si potrebbe fare quindi un protocollo di buone pratiche per realizzare i reimpianti, in modo da garantire uno sviluppo olivicolo.
  È mancata, oppure no, una comunicazione istituzionale? Il grande caos informativo che si è venuto a creare è stato dovuto anche al fatto che è mancata una comunicazione istituzionale? Se c'è una comunicazione istituzionale corretta, infatti, la gente può fidarsi di quello che l'istituzione dice, ma quando si dicono cose contrastanti è ovvio che nessuno si fidi e quindi non si realizzino i vari interventi.
  Vengo alla questione dei vivai. È ovvio che i vivai che sono all'interno dell'area delimitata possono solo commercializzare all'interno di quell'area, perché altrimenti non potranno avere il patentino perché i vari regolamenti europei lo vietano, ma avete multato alcuni vivai che commercializzavano all'interno nell'area delimitata, quando invece questo si può fare liberamente. Non aver fatto nulla fa sì che l'Unione europea di volta in volta abbia innalzato le varie fasce; oggi la fascia è arrivata a includere le DOP, la Piana degli ulivi. Come volete tutelare questi patrimoni che noi abbiamo? Questo non si comprende. La regione vuole dare a questi vivai l'opportunità di commercializzare anche al di fuori dall'area delimitata, dando loro l'opportunità di creare zone indenni dal batterio? Possono farlo solo con interventi strutturali che riescano a rendere indenni questi vivai.
  La regione vuole mettere dei soldi su un PSR – ormai non ci sono più parole per il PSR pugliese, e non lo diciamo noi, lo dicono gli agricoltori – per dare ai vivai l'opportunità di fare investimenti e quindi andare incontro a queste persone, dato che l'80-85 per cento di produzione di brassicaceae e di pomodori avviene lì, quindi questo metterà in ginocchio un'altra parte di agricoltura, tutta la produzione di pomodoro nella zona del foggiano, e non ci sarà più pomodoro se questi non produrranno le piantine? Si vuole dare un'opportunità a queste persone, si vogliono dare risposte? Se poi vogliamo continuare a dire che la colpa è degli altri, di chi viene, di chi Pag. 11c'è stato, di chi non c'è, della Procura, però a posteriori, quando prima invece si sono cavalcate determinate cose...
  Francamente non volevo fare questo tipo di intervento, presidente Emiliano, però sono rimasto molto, molto deluso da come lei sia venuto qui a descrivere tutta la situazione. Grazie.

  SARA CUNIAL. Ringrazio il presidente Emiliano e l'assessore Di Gioia. Dato che è stata nominata la delibera n. 1890 del 24 ottobre 2018, con cui avete dato istruzioni, che ricalcano in parte il piano Silletti, che è stato poi ritenuto illegittimo e anche in contrasto con le normative nazionali dallo stesso procuratore della Repubblica di Lecce che abbiamo audito il 7 novembre scorso, volevo chiedere se mi confermate che in base a tale delibera la prescrizione di abbattimento non verrà notificata al proprietario, ma solo pubblicata sull'Albo pretorio.
  In questo caso volevo capire se siate a conoscenza del fatto che tutto ciò viola l'articolo 42 della Costituzione, quindi il concetto di proprietà privata, anche perché la comunicazione al proprietario, se non avviene nelle modalità corrette, ma solo con pubblicazione sull'Albo pretorio, può anche provocare la mancanza assoluta della notifica al proprietario, che quindi dall'oggi al domani vede entrare in casa propria delle persone per abbattere i propri alberi.
  Con questa delibera si configurerebbe, inoltre, anche la violazione dell'articolo 181 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che non è un caso che esista nel nostro ordinamento.
  Vorrei capire se la deroga ai vincoli idrogeologici e forestali che proponete andrà valutata caso per caso o se prevedete, invece, che possa avvenire in tutto il territorio della regione. Chiedo inoltre se nella delibera la disposizione dell'espianto delle piante risultate infette al test di laboratorio ELISA non preveda anche il doppio test di conferma, che ci viene richiesto addirittura dalla Comunità europea.
  Vorrei sapere se nell'ordinanza di abbattimento delle piante con sintomi conclamati e ascrivibili alla Xylella sia solo prevista l'ispezione visiva, perché con l'ispezione visiva nemmeno l'ulivo prima citato di Cisternino sarebbe stato abbattuto, perché, come sapete meglio di me, è in perfetto stato di salute.
  La determina 274 dell'Osservatorio fitosanitario del 1° maggio 2018 indica nel Leccino e nella Favolosa le piante più idonee e più resistenti, ma abbiamo sentito anche qui in audizione che, in realtà, cito le parole testuali: «non si hanno ancora a disposizione dati riferiti al lungo periodo sia in tenuta della resistenza nel tempo, sia in termini di produttività». Anche alla luce di queste incertezze, vorrei sapere se abbiate comunque intenzione di destinare cospicui finanziamenti al reimpianto di queste due varietà.
  Le indicazioni dell'Unione europea nella decisione n. 2352 del 2017 hanno disposto che, in deroga al divieto di impianto di specie ospiti nelle zone infette, possano essere autorizzati impianti di specie ospiti di Xylella all'interno delle zone infette, privilegiando le piante ospiti tolleranti e non quindi escludendo anche qualsiasi altra cultivar che magari in futuro potrà essere riconosciuta come resistente.
  La regione Puglia (lei lo ha citato) ha finanziato nel 2016 bandi per progetti indirizzati alla sperimentazione, di alcuni ne abbiamo sentito parlare anche dagli auditi, altri stanno comunque avendo risultati che, almeno per quanto riguarda la zona ritenuta infetta, potrebbero dare delle possibilità di convivenza con il batterio. Volevo chiedere se, soprattutto per quanto riguarda quelli in fascia C, cioè quelli che avrebbero bisogno di arrivare ai 36 mesi per poter pubblicare i dati a disposizione, ci sia disponibilità da parte della regione a finanziarli qualora arrivasse un aiuto da parte dello Stato italiano. Grazie.

  MARIA CHIARA GADDA. La ringrazio, presidente Emiliano, per la sua relazione e per aver ripercorso i passaggi di questi anni. Ascoltando gli interventi di oggi e le tante audizioni di questa indagine conoscitiva credo che ci sia un tema di responsabilità diffuse, perché il nodo su cui si concentra la vicenda è legato ai ritardi con cui è stata gestita, ma soprattutto alla cattiva informazione con cui i decisori ad ogni Pag. 12livello si sono confrontati, perché oggi abbiamo ascoltato interventi molto accalorati che avrei gradito ascoltare anch'io nel 2013, quando si organizzavano sul territorio «messe» e manifestazioni contro gli abbattimenti.
  Il tema degli abbattimenti è quindi molto controverso, così come questo rapporto difficile (lo è stato anche per noi nel corso delle audizioni con i tanti ricercatori auditi) con la scienza, perché quando si parla di questa tematica credo che il decisore politico debba affidarsi a un certo tipo di scienza, a quella che è provata da studi e ricerche di comprovata esperienza internazionale, e probabilmente non sempre così è stato e non sempre è stato il percorso seguito anche sul territorio.
  Lei ha usato la parola «solitudine», parola su cui vorrei tornare perché, se si mettesse indietro la lancetta del tempo, osserveremmo una serie di passaggi.
  Il piano Silletti attuava una decisione europea, e qui incontriamo il primo ostacolo, perché il piano Silletti, che prevedeva una serie di misure di contrasto alla diffusione della Xylella e gli abbattimenti, è stato fermato da un'iniziativa della magistratura, come abbiamo avuto modo di ascoltare anche la scorsa settimana in un'audizione dai contenuti secretati su cui non possiamo tornare.
  Poiché nel corso del tempo le dichiarazioni rilasciate da ciascuno di noi rimangono, è stato affermato che questa iniziativa della magistratura sia stata una liberazione, quindi da questo punto di vista osserviamo qual è stato il problema.
  La prima domanda è legata all'indagine della magistratura, laddove si è affermata l'opportunità che la verità scientifica possa emergere nei tribunali e che non è un male che la questione si sia giurisdizionalizzata, dichiarazioni che soprattutto nel 2015 sono emerse in modo molto importante. Una domanda che ci è sorta spontanea anche nell'audizione del procuratore di Lecce è come mai non sia stato chiesto il dissequestro, se ci siano delle ragioni per cui nessuno abbia ritenuto di chiederlo.
  Per quanto riguarda sempre il tema della solitudine, sicuramente chi amministra il territorio ha costantemente questa percezione perché si confronta con i cittadini e questo vale per i presidenti di regione, ma anche per i sindaci. Credo, però, come lei stesso ha affermato, che i Governi che si sono succeduti dal 2013 in poi (il 2013 è stato, peraltro, anche l'anno in cui la Xylella è diventata evidente all'opinione pubblica e anche nelle ricerche scientifiche) abbiano avuto un ruolo rilevante, anche di accompagnamento, rispetto alla definizione di un piano, affidato alla gestione commissariale, in cui era stato definito un piano di contrasto – ribadisco – bloccato dalla magistratura. Di concerto, sono stati stanziati dei fondi statali, mi pare – mi corregga se sbaglio – per circa 10 milioni di euro legati agli abbattimenti.
  Vorrei capire se questi 10 milioni sono stati utili, se sono stati utilizzati, e se sono stati utilizzati soltanto per gli abbattimenti. Comunque, vorrei rimarcare in questa Commissione l'esistenza di questi fondi, perché non sarebbe corretto tra noi non ricordarli. Probabilmente, se il piano Silletti fosse stato attuato, non saremmo in questa situazione e la zona infetta si sarebbe contenuta.
  C'è poi un altro tema rilevante relativo alla scelta dell'opportunità di un regime ordinario o di uno stato di emergenza.
  In regime ordinario, talvolta è più difficile assegnare dei fondi. A fronte di cosa si dovrebbero assegnare dei fondi in un regime ordinario? Forse, una gestione di tipo nazionale, un piano nazionale avrebbe consentito nelle fasi iniziali, in cui il dibattito sul territorio ancora non aveva la chiarezza che oggi anche la scienza ufficiale ci consegna, come le convinzioni degli imprenditori, che l'hanno rimarcata anche in questa sede... Nel 2013, il tema degli abbattimenti era assai controverso. Probabilmente, mi sento di difendere, anzi, non probabilmente, io difendo la scelta che il Governo aveva fatto di elevare di livello la questione, proprio perché forse la vicenda avrebbe dovuto essere gestita in un altro modo.
  Parliamo del futuro. Sicuramente, chi abita sul territorio, ma credo anche l'intero Paese... Parliamo di un comparto molto Pag. 13importante dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista culturale, del patrimonio collettivo. La zona infetta, mi pare di capire dal suo intervento, e lo condividiamo credo tutti, rischia l'abbandono. Se non ci sono più le attività produttive, poi non c'è più nemmeno tutto il resto, non c'è nemmeno l'attrattività di un territorio.
  Quali sono le misure da adottare nel breve e nel lungo termine anche, eventualmente, per riconvertire delle attività produttive? Da questo punto di vista, avete immaginato, oltre alle misure che avete proposto, anche altri strumenti? Possono essere agevolazioni fiscali o altre misure per agevolare nuove attività imprenditoriali.
  Quanto ai PSR, osservo che questi presentano anche delle problematiche – ciò varia da regione a regione, e vale anche per la regione Puglia – e delle percentuali di utilizzo più o meno elevate. In attesa delle risposte del Ministero, la domanda che voglio porle è se la regione Puglia intenda rimodulare il PSR o attiverà altre azioni.
  Una curiosità riguarda il contratto di distretto che era stato inserito nella legge di bilancio 2018 e ciò mi offre l'occasione per rimarcare ulteriormente che, in realtà, il Governo e il Parlamento anche nel passato non si sono dimenticati della regione Puglia. Mi risulta che il relativo decreto attuativo – anche su questo chiedo conferma – sia fermo al MISE da agosto. Vorrei chiedere se attendete l'emanazione di questo decreto.
  Ci sarebbero altre domande. Anch'io non voglio tornare sulle dichiarazioni, sul passato, però probabilmente la questione legata alla gestione ordinaria e alla dichiarazione dello stato di emergenza meriterebbe un approfondimento maggiore.

  PRESIDENTE. Grazie. Vi segnalo che abbiamo altri quattro interventi e mezz'ora a disposizione, in cui devono rientrare anche le repliche, pertanto vi chiedo la cortesia di essere concisi.

  LUCIANO CILLIS. Vorrei chiedere se vi sono stati coordinamenti con le regioni confinanti in termini di scambio di informazioni e di dati scientifici al fine di poter monitorare e, eventualmente, scongiurare lo scavallamento dei confini regionali da parte della Xylella. Grazie.

  SUSANNA CENNI. Grazie al presidente Emiliano per l'audizione. Io credo che sia prezioso per noi ascoltare anche il lavoro della regione Puglia. Credo che quest'emergenza sia stata una delle materie su cui le fake news hanno abbondato in questi anni. Abbiamo sentito di tutto e di più. È stato importante e interessante per noi ascoltare le varie competenze scientifiche sulla materia.
  La realtà mi pare che sia, al di là di tutto quello che abbiamo ascoltato, che a oggi su questo fenomeno siamo di fronte a ricerche e approfondimenti che da cinquant'anni a questa parte non hanno consegnato alcun risultato fattivo nelle mani delle istituzioni, a nessun livello, in nessuna parte del mondo. Stiamo parlando, sostanzialmente, di questo.
  Credo anche che sia umanamente comprensibile che tagliare gli alberi metta in difficoltà i territori, gli agricoltori e così via. È anche vero che, purtroppo, le vicende di questi anni ci hanno confermato che, invece, intervenire immediatamente avrebbe forse fatto la differenza, anche se forse non sarebbe stato sufficiente a fermare una distruzione delle dimensioni di quelle che anche lei riportava nel suo intervento.
  Gli studi che abbiamo ascoltato ci hanno detto in questi mesi che è possibile accrescere la resistenza degli alberi. Per alcune di queste piante ci è stato diffusamente ripetuto che la varietà Leccino ha elementi di resistenza superiori agli altri. Sicuramente, anche se non si può sconfiggere, ci sono delle cose che si possono fare.
  Ci è stato riferito che c'è stata una differenza nell'avanzamento della malattia anche in relazione alla gestione dei terreni, alle modalità con cui i terreni sono stati curati, e quindi anche all'uso di diserbanti particolarmente aggressivi o meno.
  Non sta a noi dire se tutte queste affermazioni sono vere, perché non credo che stia alla politica affermare la validità delle valutazioni scientifiche, però vorrei chiederle Pag. 14 anche qualche valutazione su questo aspetto, perché avete camminato di pari passo con una serie di ricerche in questi anni.
  Mi sento anch'io, però, di riprendere un'affermazione che lei ha fatto quando ha parlato di solitudine, presidente Emiliano.
  Io ho avuto la fortuna e l'onore di svolgere il mestiere di amministratore regionale, e quindi cerco di comprendere quello che lei ci riferisce, però ho anche seguìto un po’ i passaggi che i Governi via via su questa materia hanno compiuto.
  A me risulta che sin dal settembre del 2014 si sia intervenuti a livello di MIPAAF per alcuni primi provvedimenti e forme di intervento su questo fenomeno con un comitato di coordinamento, con un vero e proprio piano d'intervento. Si è intervenuti successivamente con un decreto, nel 2016, e poi lo si è fatto anche nel febbraio del 2018.
  Sono state stanziate risorse importanti nel piano olivicolo, un piano olivicolo importante, voluto dal Parlamento e anche dal Governo, con 6 milioni destinati al CREA proprio per la ricerca mirata e 2 milioni nell'ultima legge di bilancio, e anzi vorrei sapere poi se sono arrivati, se non sono arrivati, per quale ragione secondo voi non sono arrivati, se c'è un ritardo che noi dobbiamo sollecitare in sede di Governo, se queste misure non sono adeguate e dobbiamo ripensarle. Magari, una misura viene pensata un anno fa e poi, strada facendo, ci si rende conto che va modificata.
  Rivolgo l'ultima domanda. Mi risulta che sia in fase conclusiva questo lavoro congiunto tra Stato, Unione europea e regione, che dovrebbe prevedere uno stanziamento nel Piano di sviluppo rurale nazionale, lo stanziamento della regione nel Piano di sviluppo rurale e una compartecipazione di pari risorse da parte dell'Unione europea, che dovrebbero intervenire sulla perdita di reddito, con contributi in conto capitale, con premi annuali a ettaro.
  Vorrei conoscere le vostre valutazioni anche sui monitoraggi di vostra competenza, su tutte le misure che sono state attivate. Grazie.

  MARZIO LIUNI. Non voglio ripetermi, perché le domande dei miei colleghi sono già state così importanti, e ci vorrebbero ore naturalmente per rispondere a tutti, ma credo che ormai siamo tutti pugliesi d'adozione. Da quando è iniziata questa indagine conoscitiva, tutte le settimane affrontiamo il problema della Xylella. Credo che alla fine possiamo tutti affermare, e mi sembra dalle sue parole di aver capito che anche lei è d'accordo, che il problema è stato affrontato, come direbbe il mio segretario federale, da ambientalisti da salotto.
  Bastava forse guardare a cosa si è fatto per altre patologie, per esempio con la vite, per la flavescenza dorata, comunque per una serie di altri problemi. Anche per la flavescenza dorata si è reso necessario procedere con l'estirpazione, altrimenti non l'avremmo mai fermata. Il Veneto, il Piemonte, la Lombardia hanno dovuto fare interventi importanti e anche gli agricoltori di quei territori non erano molto d'accordo. Fermo restando che tutti comprendiamo quale sia la difficoltà umana nell'andare a devastare un territorio così bello, abbiamo però notato quale sia stato l'approccio di questi ambientalisti da salotto, e mi riferisco a tutti i livelli, dal Ministro fino all'ultimo dei sindaci.
  Le rivolgo quindi due domande. Quali provvedimenti si possono assumere oggi con quei sindaci che hanno fatto delle ordinanze per bloccare i decreti del Ministero? Martina non mi è particolarmente simpatico, è stato il peggior Ministro dell'agricoltura che ci ricordiamo, ma comunque aveva messe in campo delle azioni, blande all'inizio, perché all'inizio raccomandava fortemente i trattamenti e dopo due anni ha dovuto dire che bisognava farli obbligatoriamente. Che cosa pensa? Quali provvedimenti prenderemo con questi sindaci?
  L'altra questione è un po’ più tecnica. Lo abbiamo sentito nelle audizioni: è sensato pensare, nei territori più colpiti, di ripresentare gli ulivi? Forse, non sarebbe meglio cambiare la coltivazione con qualcos'altro, fino a che la situazione si andrà a normalizzare? Banalmente – io faccio il giardiniere Pag. 15 nella vita – quando c'è un platano infetto da cancro colorato, bisogna tagliare anche le due piante a fianco. Quando c'è la zona infetta, intervenire lì non serve a niente. Bisogna fare la linea tagliafuoco, creare uno spazio tra l'infezione e le piante sane.
  Mi sembra che tutto questo non sia stato fatto, o comunque non immediatamente... Bravissimo. Chiaramente, io immagino cosa significhi andare dall'agricoltore a dirgli: taglia le tue piante, che sembrano sane in questo momento. Se avessimo messo in campo questi interventi dal 2014, ma anche dal 2013, forse non saremmo in questa situazione. Grazie.

  DARIO BOND. Non voglio rivolgere domande al presidente Emiliano, voglio svolgere due considerazioni brevissime.
  Oltre a essere presidente della Commissione, lei, onorevole Gallinella, è un notevole produttore di provvedimenti legislativi, quindi potremmo anche lavorarci sulle mie considerazioni che sono due proposte che a mio avviso devono trovare spazio in questa legislatura.
  Quando si manifestano, dalla Val d'Aosta, con gli abeti bianchi, fino alla Puglia, fitopatie o terribili situazioni ambientali, come nel caso della Xylella, dobbiamo avere un provvedimento, un supporto legislativo che lasci le mani libere a coloro che devono intervenire, ripeto a coloro che devono intervenire. È fondamentale.
  Vogliamo usare dei metodi dell'ordinanza di Protezione civile? Vogliamo usare delle autorizzazioni che vanno oltre tutti i vincoli ambientali? Dobbiamo fare questo, e possiamo farlo solamente se ci mettiamo di «buzzo» buono, con tanta buona volontà, e approviamo un provvedimento legislativo. Inseriamo in questo provvedimento legislativo anche il doppio test di conferma che va tanto di moda a livello europeo, perché dobbiamo essere sicuri di quello che facciamo, dobbiamo essere sicuri di tagliare. Nel momento in cui, però, siamo sicuri, dobbiamo provvedere.
  La seconda considerazione è un'affermazione che mi assumo tutta la responsabilità di fare. Lo faccio anche di fronte a un ex magistrato, a un magistrato in aspettativa. Il nostro sistema fitosanitario delle dogane di tutta Italia, sia in entrata sia in uscita, fa acqua. Dottor Emiliano, è un disastro! Pensi che arrivano dei prodotti dall'estremo Oriente attraverso l'aereo in busta patinata e umidificata che non hanno un controllo.
  Come possiamo pensare di limitare queste fisiopatie o queste patologie vegetali o queste patologie endemiche se, fondamentalmente, non controlliamo nulla o controlliamo poco, o controlliamo con i metodi del 1950 o del 1960? Anche qui, serve un altro provvedimento legislativo. Con gli stessi sistemi con cui si analizzano i container per evitare l'importazione di sostanze stupefacenti si deve fare per i prodotti vegetali, prodotti vegetali vivi, con radice o con sistema di germinazione.
  Diversamente, di queste situazioni, con la variazione del clima e con tutto quello che gira nel mondo, ce ne troveremo a bizzeffe, ovunque.

  LUCA DE CARLO. Grazie al governatore Emiliano. Spero che con la sua audizione potremo chiudere questo ciclo di audizioni sulla Xylella, tema che oggettivamente ci ha impegnato per parecchio tempo, ma io sono tra quelli felicissimi di aver impegnato tanto del mio tempo su una questione come questa.
  Prima mi sentivo anch'io un po’ solo, perché la visione forse scientifica che avevo, che avevo con pochi amici, era a volte sbugiardata e irrisa da chi pensava che la Xylella fosse un complotto europeo o italiano. La mia solitudine veniva proprio dal fatto di legarmi alla scienza e non alla fantascienza. Avendo audito tecnici, ricercatori e così via, che hanno supportato la mia visione, oggi mi sento molto meno solo di prima.
  La mia domanda, che poi è una considerazione, presidente, è questa: se avesse preso già con il piano del commissario la decisione che oggi manifesta a favore degli abbattimenti; se già allora si fosse posto anche alla sua popolazione in termini autoritari, autorevoli e categorici sul tema dell'abbattimento, che porta assolutamente beneficio al sistema dell'olivicoltura colpito oggi, ma ha citato benissimo anche la questione Pag. 16 relativa alle gelate del 26, 27 e 28 febbraio scorso; se avessimo dirottato tutte le risorse che fino a oggi abbiamo impegnato per la Xylella verso un piano di marketing per la tutela dell'olio italiano, oggi subiremmo molto meno la concorrenza dell'estero e avremmo fatto sicuramente un piacere al prodotto d'eccellenza italiano.
  Nel 2015, le ricordo, come hanno fatto già un po’ tutti, che la sua affermazione nel momento in cui la magistratura è scesa in campo è che è una sorta di liberazione. Ha detto poi anche che: «tagliare e distruggere gli ulivi monumentali proprio ora, con i progressi che sta facendo la ricerca per trovare la cura, sarebbe un po’» – ha concluso Emiliano – «come quando le guardie dei campi di concentramento nazisti uccidevano i prigionieri poco prima dell'arrivo delle truppe alleate».
  A parte che mi pare imbarazzante anche solo il paragone, che mi sembra come quando qualcuno giudica i bambini down di serie B o quando qualcuno da un palco si permette di deridere le sindromi legate all'autismo e così via, lei non si sente un po’ responsabile di questo ritardo di tre anni, che di fatto ha allargato la malattia e ha fatto spendere denaro pubblico che avrebbe potuto essere investito in qualcosa di molto più utile? Grazie.

  MARIA CHIARA GADDA. Ho solo una domanda integrativa. Lei, presidente Emiliano, ha citato la task force, però mi risulta che nel maggio 2018 il consiglio regionale pugliese abbia approvato, nella quasi sostanziale unanimità, l'eliminazione di questa task force. Vorrei un aggiornamento da questo punto di vista, anche in coordinamento con quanto lei ha dichiarato.

  PRESIDENTE. Grazie. Chiedo al presidente Emiliano di riuscire a sintetizzare il suo intervento in quindici minuti. Ricordo che alle 16 è prevista la ripresa dei lavori dell'Assemblea.

  MICHELE EMILIANO, presidente della regione Puglia. Parto dal fondo. Nel 2015, io non avevo alcun ruolo nel contrasto alla Xylella, perché c'era l'applicazione del Commissario ai sensi della legge sulla Protezione civile, quindi io non avevo alcuna possibilità, se non di aiutare l'attuazione del piano Silletti, cosa che abbiamo regolarmente fatto, testimoni tutti i presenti. Abbiamo fornito, infatti, al commissario Silletti tutte le informazioni, gli elementi di fatto per scrivere quel piano, che è stato scritto sostanzialmente a più mani con la regione Puglia.
  Dopodiché, capisco che la trasposizione sui media dell'espressione «l'intervento della magistratura è una liberazione» ha creato degli equivoci, dei quali ovviamente non posso che scusarmi. Degli equivoci, però. Vi voglio ricordare che quella era l'epoca in cui in Consiglio regionale, e vi posso mandare i verbali, gli esponenti del Movimento 5 Stelle guidavano la rivolta contro il piano Silletti, accusandomi di essere sordo al loro punto di vista, che ho visto risorgere anche qui oggi nelle domande dell'onorevole Cunial. Il Movimento 5 Stelle ha fatto anche oggi due interventi in contrapposizione l'uno con l'altro, ai quali ovviamente io devo dare conto e ai quali risponderò.
  Ho detto che l'intervento della magistratura, e rispondo anche all'onorevole Gadda, avrebbe potuto contribuire alla giurisdizionalizzazione del conflitto spaventoso che si stava creando a causa del fatto che il Movimento 5 Stelle guidava ogni rivolta contro l'abbattimento degli alberi, e quindi c'era una situazione di ordine pubblico che aveva costretto Silletti a chiedere l'intervento di centinaia di uomini per procedere all'esecuzione del suo piano, che è stato varato, ripeto, con la nostra collaborazione, assumendo presso l'ARIF centinaia di persone, che ne hanno sostenuto l'attuazione.
  È una sciocchezza quella detta dall'onorevole L'Abbate. Lo dico con la stessa durezza con la quale lui si è rivolto a me. È una sciocchezza. Noi non abbiamo mai contestato il piano Silletti. Lo abbiamo sostenuto e lo abbiamo scritto a quattro mani.
  Dopodiché, è evidente che in una situazione di conflitto di ordine pubblico nei campi, e troverete traccia della necessità dell'intervento delle Forze dell'ordine per Pag. 17consentire a Silletti di abbattere pochissimi alberi... Purtroppo, Silletti non ha fatto in tempo. Gli esposti fatti alla magistratura, che poi hanno portato la magistratura a intervenire, sono stati fatti da soggetti comunque vicinissimi al Movimento 5 Stelle.
  Il presidente della regione ha ascoltato queste persone. Questo è stato forse il mio peccato, cioè quello di avere ascoltato, visto che ero stato appena eletto, anche l'altra voce, quella ascientifica, ma mi pare un dovere dell'amministratore. Chi ha fatto questo lavoro, sa che anche di fronte a una posizione che si ritiene sbagliata, mostrare ascolto, attenzione... La task force è stata costruita in maniera aperta, libera. Task force è un'espressione, devo dire, abbastanza atecnica. Si tratta semplicemente del gruppo dei ricercatori che sono finanziati dalla regione Puglia.
  Sono stati finanziati tutti, perché allora si diceva, sempre da esponenti del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale, che noi volevamo indirizzare attraverso i finanziamenti la ricerca, e quindi abbiamo dovuto finanziare quasi tutto. A parte quelli che forse volevano dare la caccia al piccolo principe sulla luna, abbiamo cercato di finanziare tutte le ipotesi per evitare che ci fosse il dubbio della speculazione sulla ricerca.
  Peraltro, questa vicenda è rappresentata dal fatto che la regione Puglia torna padrona e dominus della vicenda solo nel gennaio 2016, quindi a sequestri già avvenuti. Qualcuno mi ha chiesto perché non avessi chiesto il dissequestro: non avevamo la titolarità per farlo. Può chiedere il dissequestro della cosa sequestrata solo il proprietario. Non lo so. Dobbiamo chiederlo ai proprietari degli alberi. Io non sono in grado di dirlo.
  La solitudine di cui parliamo, però, io gliela devo confermare, la devo confermare a tutti coloro che l'hanno messa in dubbio. L'assessore all'agricoltura ha già precisato che i danni di cui parliamo e le necessità operative di cui parliamo si contano a centinaia, centinaia e centinaia di milioni di euro.
  Nonostante la buona volontà del Ministro Martina, ci sono arrivati 5 milioni, che erano il residuo di quei 10, che noi abbiamo utilizzato per il monitoraggio. Non credo di aver avuto altri soldi per il monitoraggio. Tutto il resto viene fatto con i soldi della regione Puglia.
  Per la ricerca scientifica vale la stessa cosa. Addirittura, il Ministro Martina annunciò un'analoga task force per la ricerca. Fu formalizzata, e quando convocammo la nostra, la rappresentante di questa task force, Marina Barba, si presentò e disse: «Io sono il rappresentante della task force della ricerca del Ministro», dopodiché io non ho più sentito parlare di questa task force.
  Naturalmente, ribadisco che io non ho contestato la necessità di uno strumento d'urgenza nel contrasto alla Xylella. Visto, però, che siamo in un Parlamento che legifera anche in materia tipicamente giuridica, ho fatto un ragionamento tecnico-giuridico: secondo me, la legge sulla Protezione civile è inapplicabile al caso di un'emergenza da fitopatia. Sono oggetti completamente distinti. Se qualcuno avesse impugnato quei provvedimenti, sicuramente, secondo il mio punto di vista, avrebbe avuto ragione davanti ai TAR, fermo restando che nessuno aveva interesse... Il diritto amministrativo ha questa flessibilità: anche un atto illegittimo, se non impugnato e non sussistendo un interesse all'impugnativa, diventa valido ed efficace.
  Devo dire che, dal punto di vista politico – ho cercato di fare nella mia testa questo passaggio, da magistrato a politico – non è stata una cattiva idea. Resta, però, che la responsabilità della lotta alla Xylella è stata esclusivamente del Governo nazionale fino a gennaio 2016. Dal 2016, comincia una serie di interventi, tutti molto efficaci, che ci consentono per esempio di avere una cosa che il Governo nazionale non riuscì mai ad avere, ossia il diritto di reimpianto delle specie tolleranti o resistenti.
  Da questo punto di vista, l'intervento dell'onorevole Bond è molto importante. Qui stiamo parlando del futuro. Questa infezione, la dobbiamo rallentare. Nessuno sta facendo niente per rallentarla, se non noi, e abbiamo abbattuto alberi anche per 100 metri attorno alle piante infette. Abbiamo Pag. 18 una normativa particolare per gli alberi monumentali che abbiamo a un certo punto persino modificato. Ovviamente, sono alberi di eccezionale valore storico e paesaggistico, e quindi hanno delle cautele che consentono la protezione dall'infezione. Vanno capitozzati, chiusi, in modo che non siano aggredibili.
  Ovviamente, stiamo tentando di seguire i risultati della ricerca, che non sono così scarsi come dice l'onorevole L'Abbate. C'è, per esempio, una serie di accertamenti del professor Porcelli riguardo alla lotta all'insetto vettore straordinariamente interessanti. Ripeto che, se la Commissione è interessata, possiamo trasferire tutto il risultato di una conferenza importantissima che abbiamo svolto all'università di Lecce nella quale si dà conto dei risultati della task force.
  La regione Puglia si è trovata in mezzo tra coloro che negavano l'esistenza stessa della fitopatia e coloro che, invece, ritenevano che l'unico mezzo possibile fosse tagliare tutto. Abbiamo trovato, come fa il buon amministratore, un punto di equilibrio, ovviamente dando attuazione alla legge. Non era possibile fare diversamente. Quello al quale si accennava era un decreto obbligatorio, che traduceva il provvedimento europeo nell'ordinamento giuridico italiano, quindi era assolutamente obbligatorio.
  Naturalmente, il futuro è fatto, secondo me, sicuramente anche di reimpianti. Non lo diciamo noi. Lo ha già detto l'Unione europea. Se l'Unione europea ci consente i reimpianti nella zona infetta, una scelta politica è già stata fatta.
  Nulla vieta, ovviamente, di piantare altro. Si potrebbe discutere, e il Parlamento potrebbe farlo, di una serie di deroghe per esempio ai diritti di impianto delle viti. Ci sono mille maniere, che onestamente vorrei affrontare nella sede propria. Non so se qui stiamo già immaginando il piano B, ma il piano B, quando ne parlavo in consiglio regionale, veniva aggredito dal Movimento 5 Stelle. Anche solo parlare del piano B significava stare con la Monsanto – mi ricordo questa frase, anche se non so neanche bene che cosa sia la Monsanto, pare una multinazionale – significava aggredire il patrimonio arboreo della regione, cosa che ovviamente sono l'ultimo a voler fare.
  L'intervento dell'onorevole Cunial è quello che mi preoccupa di più, perché è il punto chiave dell'interesse... Io sono interessato, ovviamente, in genere a qualunque audizione da parte del Parlamento, ci mancherebbe. Se, però, mi permettete di dire cosa mi interessa in modo particolare oggi, è avere i mezzi per attuare gli indirizzi dell'Unione europea tagliando gli alberi quando, a seguito del monitoraggio, che ci costa un mare di soldi, li troviamo infetti, altrimenti sembriamo dei matti, e sembriamo dei matti agli occhi dell'Unione europea.
  Se si considera il diritto alla proprietà, l'onorevole Cunial ha ragione, perché il diritto alla proprietà è sacro e inviolabile. Ci sono, però, delle situazioni, tipicamente quelle legate all'interesse generale, in cui il diritto alla proprietà può essere sacrificato con un'adeguata motivazione. L'adeguata motivazione è l'epidemia. Se dovessimo commettere degli errori, esiste il mezzo del risarcimento nel caso in cui l'azione fosse sbagliata.
  È chiaro che immaginare un provvedimento di deroga caso per caso significa ritornare davanti ai TAR, e quindi non è possibile.
  Il doppio test di conferma credo si possa accettare come prospettiva. Non ci vedo nulla di particolare. Non esistono ordinanze di abbattimento con ispezione visiva e basta. Se non ci sono i test, non è possibile farle.
  I finanziamenti per il reimpianto ovviamente non sono stati ancora attuati, però sono un'aspettativa. L'operatore che perde l'albero e che lo deve reimpiantare ha dei costi, e questi costi secondo me devono essere finanziati. Non è un modo per cambiare, come da qualcuno si sostiene, l'identità della specie arborea, della biodiversità. È evidente che le due specie colpite in modo particolare sono l'Ogliarola e la Cellina, ed è ovvio che sostituirle con altre specie potrebbe provocare la perdita di specie autoctone di grande rilievo, ma ad impossibilia nemo tenetur, per cui se non ci sono altre possibilità, bisogna farlo. Pag. 19
  Il paragone con il cancro del platano funziona fino a un certo punto. Il cancro del platano, uno se lo aspetta, perché esiste, è una malattia locale. Questa è una malattia extra-terrestre per la Puglia, è arrivata in modo assolutamente imprevisto. Quando ce ne siamo accorti – l'abbiamo diagnosticata noi, con i nostri scienziati, tutti locali – la malattia era già estesissima, ed era, credetemi, già in una fase in cui l'abbattimento di centinaia di migliaia alberi era tecnicamente impossibile.
  È arrivata dai varchi doganali. I varchi doganali italiani fanno ridere. Questo va detto. Mentre negli altri Paesi – penso abbiate fatto l'esperienza – se portate anche solo un culatello di Parma, ve lo sequestrano, perché c'è il timore della diffusione di malattie, vi garantisco che negli aeroporti italiani questa sorveglianza non esiste, e noi ne abbiamo patito le conseguenze. Questo, evidentemente, è un fatto molto pesante.
  Il contratto di distretto, purtroppo, valeva solo 1,5 milioni all'anno per tre anni, quindi nulla rispetto a quello di cui parliamo. Dovete avere un'idea chiara delle proporzioni. Nessuno vuole paragonare questo dramma ad altri, però bisogna avere la proporzione perché questi provvedimenti non siano assolutamente... Il coordinamento con le regioni confinanti... Sì, non è funzionante, e sinceramente sarebbe ridicolo gestirlo... Stiamo chiedendo di rifinanziarlo e di muoverlo.
  I coordinamenti con le regioni confinanti ovviamente non sono compito della regione Puglia, fermo restando che il signore che ho qui vicino è il presidente nella Commissione agricoltura della Conferenza delle regioni, e quindi potete immaginare quante informazioni de facto vengano scambiate. Non c'è, però, un organismo del Ministero delle politiche agricole che stia provvedendo a dare disposizioni alle altre regioni, né possiamo farlo noi. Se il Parlamento ritiene di legiferare in materia... Io parlo del livello politico. È chiaro che tra osservatori questo avviene.
  Ringrazio l'onorevole Liuni per aver fatto una bella dichiarazione: siamo tutti pugliesi. Il suo cognome, le garantisco, è molto presente.
  Io sono il sindaco che ha demolito Punta Perotti. Sono il sindaco che ha bonificato la Fibronit e la spiaggia di Torre Quetta. Sono il presidente della regione che ha portato da 34 a 3 le infrazioni europee in materia ambientale, ma non mi definisco un ambientalista.
  Se è questo il concetto che lei voleva rappresentare, è vero, però sono profondamente convinto che gli ambientalisti, siano da salotto o di altra provenienza, sono sacri in questo momento storico. Chi si pone come finalità la tutela del creato, come esso ci è stato consegnato dalla generazione precedente, per noi è di fondamentale importanza.
  I sindaci che hanno fatto ordinanze, hanno violato la legge. Non lo potevano fare, e infatti i prefetti li hanno in qualche caso chiamati e hanno fatto revocare loro le ordinanze. Quelle che non sono state revocate, sono state annullate dai TAR.
  Se poi qui c'è qualcosa d'interesse delle procure, non sono in grado di dirlo né mi va di dirlo adesso, perché non spetta a me stabilirlo.
  Credo di aver risposto a tutte le domande. Vi voglio solo rivolgere una preghiera. Siccome la fase propagandistica di questa storia ha già fatto danni enormi, vi scongiuro di uscire da questa logica e di entrare, invece, in un esame oggettivo della situazione, che è gravissima, che ci consenta di recuperare quella solitudine, può darsi anche solo percettiva da parte nostra. Non voglio, infatti, fare commenti né esprimere giudizi di valore.
  Immaginate se, nella condizione in cui ci troviamo, per noi il problema è stabilire di chi è la colpa. Per noi, nella situazione in cui ci troviamo, il problema è stabilire come ne usciamo, e per uscirne bisogna governare il fenomeno, come noi abbiamo provato a fare. Credo che nessuno possa contestare che l'Unione europea ci ha riconosciuto che nessuno riesce a governare e nessuno è mai riuscito prima a governare il fenomeno come è stata capace di fare la regione Puglia. Pag. 20
  Dopodiché, ci dice che in alcuni casi, Oria, non siamo riusciti ad abbattere un albero, ma vi abbiamo spiegato perché, ci hanno impugnato davanti al TAR, e il TAR ha sospeso l'abbattimento. Vi stiamo chiedendo di darci la possibilità, come diceva l'onorevole Bond, di tagliare inaudita altera parte, ovviamente conservando i reperti. Laddove, infatti, dovessimo aver commesso degli errori, siccome non stiamo decapitando delle persone, ma stiamo decapitando delle piante al fine di salvarne delle altre, evidentemente ne risponderemo.
  Dare, però, all'attuazione delle direttive europee tradotte dai decreti nazionali il ritmo delle udienze di un TAR è inconcepibile dal nostro punto di vista. L'abbiamo detto a tutti i Governi e l'abbiamo rispiegato tre mesi fa al Ministro Centinaio, quindi prego l'onorevole Liuni di fare quello che io faccio tutti i giorni, cioè di chiamare il Ministro Centinaio perché adotti le misure promesse.
  Mi pare che stiano lavorando. Mi auguro che queste misure siano soddisfacenti. Se poi ce le volessero far conoscere prima per avere un nostro parere, non sarebbe male.

  PRESIDENTE. Grazie...

  GIUSEPPE L'ABBATE. Presidente, intervengo solo per lasciare agli atti una dichiarazione del generale Silletti del 4 maggio 2018 rilasciata a Repubblica: «Il passo indietro di Emiliano lo hanno notato tutti, ma se la politica avesse adottato fin dall'inizio il mio piano, oggi avremmo bloccato l'infezione». E alla domanda: «Emiliano ha capito di aver sbagliato?».

  PRESIDENTE. Onorevole L'Abbate, io però devo chiudere la seduta.

  GIUSEPPE L'ABBATE. «Questo bisogna chiederlo a lui. Inizialmente ha sposato in pieno la tesi dell'inchiesta giudiziaria. Non mi faccia dire altro».

  MICHELE EMILIANO, presidente della regione Puglia. [interruzione fuori microfono] ... al Consiglio comunale del suo paese. Qui lei è in Parlamento.

  PRESIDENTE. Chiudo la seduta. La seduta è chiusa!

  GIUSEPPE L'ABBATE. La Germania e la Spagna hanno debellato. L'Unione europea vuole aprire una procedura di infrazione.

  MICHELE EMILIANO, presidente della regione Puglia. Onori il luogo dove si trova.

  MARIA CHIARA GADDA. Presidente, mi deve dare il diritto di parola.

  PRESIDENTE. Volevo chiudere la seduta per evitare la diretta sulla web-tv.

  MARIA CHIARA GADDA. A questo punto, se sono state fatte dichiarazioni, le faccio anch'io. Blog del Movimento 5 Stelle Puglia: «Riteniamo il piano Silletti senza mezzi termini un provvedimento inefficace e letale, che creerà danni permanenti al nostro territorio eradicando piante che in molti casi hanno impiegato decine se non centinaia di anni...» e così seguendo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Emiliano, l'assessore e i tecnici e dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.05.