XVIII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 19 settembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA LEGATA ALLA DIFFUSIONE DELLA XYLELLA FASTIDIOSA NELLA REGIONE PUGLIA

Audizione di rappresentanti di FEDER. D.O.P. Olio, Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive (Unaprol), Consorzio nazionale olivicoltori (CNO), Associazione italiana frantoiani oleari (AIFO) e Unasco.
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 
Granieri David , presidente dell'Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive (Unaprol) ... 3 
Sicolo Gennaro , presidente del Consorzio nazionale olivicoltori (CNO) ... 4 
Pellegrino Elia , vicepresidente dell'Associazione italiana frantoiani oleari (AIFO) ... 7 
Canino Luigi , presidente dell'Unasco ... 11 
Gallinella Filippo , Presidente ... 13 
Viviani Lorenzo (LEGA)  ... 13 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 14 
Cunial Sara (M5S)  ... 14 
Cassese Gianpaolo (M5S)  ... 15 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 15 
Gallinella Filippo , Presidente ... 15 
Granieri David , presidente dell'Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive (Unaprol) ... 15 
Sicolo Gennaro , presidente del Consorzio nazionale olivicoltori (CNO) ... 16 
Pellegrino Elia , vicepresidente dell'Associazione italiana frantoiani oleari (AIFO) ... 17 
Ingrosso Fabio , consigliere dell'Unasco ... 19 
Gallinella Filippo , Presidente ... 20 

Allegato 1: Documentazione consegnata da CNO ... 21 

Allegato 2: Documentazione consegnata da AIFO ... 30 

Allegato 3: Documentazione consegnata da UNASCO ... 40

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FILIPPO GALLINELLA

  La seduta comincia alle 14.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto in via preliminare che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di FEDER. D.O.P. Olio, Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive (Unaprol), Consorzio nazionale olivicoltori (CNO), Associazione italiana frantoiani oleari (AIFO) e Unasco.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di FEDER. D.O.P. Olio, Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive (Unaprol), Consorzio nazionale olivicoltori (CNO), Associazione italiana frantoiani oleari (AIFO) e Unasco, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa nella regione Puglia.
  Ringrazio i nostri ospiti per aver accolto l'invito della Commissione. Vi darò la parola seguendo l'ordine di convocazione, invitandovi poi, di volta in volta, a ripresentarvi. Avverto che FEDER.D.O.P. Olio invierà un contributo scritto.
  Per l'Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive (Unaprol), do la parola a David Granieri.

  DAVID GRANIERI, presidente dell'Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive (Unaprol). Considerato che la Commissione ha già svolto l'audizione delle organizzazioni, ormai l'argomento è diventato notissimo. L'epidemia di Xylella fastidiosa si configura come una delle più grandi sciagure agricole che l'Italia abbia mai conosciuto: manifestatasi all'inizio su 8.000 ettari, in pochi anni si è espansa fino a rappresentare l'area infestata più grande del Paese, con una superficie complessiva pari a circa 770.000 ettari.
  Di fatto, questi anni non ci hanno ancora aiutato nella risoluzione del problema, ma ci hanno stimolato nella presa di coscienza di un problema non salentino, ma italiano. Mentre il batterio continuava a diffondersi, infatti, questa situazione cominciava a preoccupare le altre aree, specialmente il nord barese. La Puglia è il motore pulsante dell'olivicoltura italiana e, se fosse compromessa, significherebbe dover immaginare per gli olivicoltori italiani un altro mestiere.
  Non è una situazione facile, nulla è scontato e ci sono state anche moltissime fake news che hanno alimentato quelle che potevano essere posizioni giuste o sbagliate. Credo però che questa Commissione e questo Governo debbano assolutamente concentrarsi sul futuro degli olivicoltori sia nell'area infetta sia nell'area sana e che, soprattutto, debbano ragionare insieme agli olivicoltori su un modello che tenga unita la produzione con la trasformazione.
  Infatti, se un frantoio dovrà chiudere per necessità, perché non avrà prodotto da trasformare, considerato che è una struttura produttiva con ingenti immobilizzazioni patrimoniali, significa che quel frantoio non aprirà più. Questo è un dato fondamentale.
  Noi riteniamo che si possano intraprendere soluzioni molto pratiche, rivolte soprattutto a salvaguardare la capacità di chi Pag. 4vive in quel territorio e che deve poter continuare a fare il mestiere che ha scelto per vocazione.
  Servono indennizzi per gli agricoltori che eradicano, ma anche per i trasformatori e per i frantoiani delle aree indenni, e quindi delle aree circostanti l'infezione. Per le aree infette, nelle quali il problema è serio, immaginiamo soluzioni che non necessitano di dover ricorrere a strumenti nuovi che comporterebbero lungaggini burocratiche e non permetterebbero a tante aziende, che già da quest'anno non lavoreranno più, di sopravvivere. Chiediamo quindi di intensificare il monitoraggio e di attingere al Fondo di solidarietà nazionale, che già esiste e viene rifinanziato. Peraltro siamo prossimi alla presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, quindi, non vi è momento più adatto per discutere del tema.
  Suggeriamo anche di finanziare, come per il modello grano, un fondo di competitività, che già esiste. Infine, immaginiamo un Piano olivicolo 2.0 che possa permettere agli agricoltori, utilizzando uno strumento che già esiste, di reimpiantare, e quindi di acquistare olive, perché si combatte il batterio anche utilizzando delle varietà, che non sono immuni – perché varietà immuni oggi non ne esistono – ma resistenti. In tal modo si ridà al Salento una chance per il futuro e si limita il rischio per le altre aree.
  Contemporaneamente, immaginiamo una rottamazione per i frantoi che in un certo momento potranno anche decidere di interrompere l'attività, ma che non saranno limitati nel prossimo futuro a ripartire. Ciò è necessario perché non possiamo escludere dalla produttività un'area così vocata, che ha dimostrato all'Italia di poter avere una chance nel turismo, un turismo che passa attraverso l'assoluta percezione di un marketing territoriale efficace.
  Infine, riteniamo che vi debba essere un maggior stanziamento di risorse per la ricerca. Non possiamo immaginare che gli sforzi fatti fino adesso siano sufficienti e di riprogrammare un pezzo dell'olivicoltura italiana partendo anche da ricerche di altri Paesi. Crediamo, infatti, che per la culla dell'olivicoltura mondiale – in termini culturali, anche se non quantitativi – questo sarebbe un grande affronto e una grande offesa.

  GENNARO SICOLO, presidente del Consorzio nazionale olivicoltori (CNO). Ringrazio il presidente e i membri della Commissione di averci invitato a discutere sulle modalità con cui affrontare un problema così importante per la vita degli olivicoltori italiani.
  Non parlo a braccio, perché questo sento problema in maniera molto forte in quanto sono un olivicoltore della Puglia, precisamente della provincia di Bari, e parlare di questo problema mi fa male. Pertanto, ho preferito predisporre un documento che consegnerò alla presidenza.
  Non farò giri di parole e non parlerò in «politichese», perché non mi distinguo per questo e dobbiamo sgombrare il campo da tutti quegli equivoci che hanno animato in questi anni il settore dell'olivicoltura.
  La Xylella è un'epidemia, è una tragedia per la nostra regione, per l'olivicoltura italiana, e lo sappiamo tutti, ormai è accertato. Detto ciò, analizziamo ciò che è accaduto fino a oggi.
  Per anni, la Xylella è stata insabbiata, quasi come se non fosse mai esistita. Se adesso finalmente affrontiamo questa questione è solo perché qualcuno – pochissimi – tra cui il Consorzio nazionale degli olivicoltori, ha tenuto alta l'attenzione su tale problema, cari amici.
  Vi racconto un episodio. Il 7 marzo 2018, infoxylella.it, portale gestito da tanti bravi volontari, a cui va il mio plauso, dopo aver studiato e analizzato i report dell'Osservatorio fitosanitario della regione Puglia, comunica che in pochi mesi le piante di ulivo infette nella zona di contenimento, quella della provincia di Brindisi, sono più che triplicate. Nel silenzio generale, chiamato in causa da questi volontari, il CNO ha pubblicato i dati attraverso un comunicato stampa e la questione della Xylella è tornata alla ribalta, perché tutto era stato sottaciuto.
  Questi primi passaggi del mio intervento mi consentono di sottolineare che è stato proprio la politica, in tutte le sue articolazioni Pag. 5 territoriali (nazionali e regionali), a essere assente in questa battaglia.
  Gli olivicoltori salentini e pugliesi sono stati lasciati soli, e in balia di numerosi santoni nullafacenti e altro che hanno condizionato le scelte politiche, persone che non sanno com'è fatto un albero, se non forse attraverso qualche fotografia. Questi soggetti, politici e altri, sono tornati indietro.
  Il problema serio è che questo sistema di false notizie si è nutrito per anni della connivenza di amministratori locali, regionali, di presidenti e consiglieri comunali, di deputati e di senatori. Devo dire con onestà che anche qualche organizzazione inizialmente ha tergiversato e ha giocato con questi fannulloni. A questa campagna di disinformazione si sono sommati comportamenti inadeguati, che in alcuni casi ritengo omissivi, da parte di chi era preposto a gestire l'emergenza.
  Vogliamo chiarezza sui ritardi della pubblica amministrazione e capire perché non si è agito come la normativa impone, consapevoli che le decisioni comunitarie in materia di organismi da quarantena sono immediatamente esecutive, non vanno discusse!
  La materia fitosanitaria è disciplinata da direttive e regolamenti comunitari, da leggi dello Stato e delle regioni nel rispetto delle proprie competenze. L'attuazione delle decisioni comunitarie è obbligatoria e nessuno può avanzare dubbi. È necessario individuare nella catena di comando chi aveva, per le proprie responsabilità, l'obbligo dell'agire e non l'ha fatto, e non l'ha fatto scorrettamente.
  Oggi l'Italia è stata deferita alla Corte di giustizia e rischia una procedura d'infrazione per non aver dato esecuzione agli abbattimenti delle piante infette. Chi ha responsabilità amministrative e politiche deve essere chiamato a rispondere dei danni arrecati alle tasche degli olivicoltori e anche del danno erariale arrecato, anche a fronte degli enormi costi che oggi devono essere sostenuti per le azioni di contenimento del batterio. Nessuno deve pensare di sfuggire dalle proprie responsabilità e dai propri comportamenti.
  Ciò che non ha consentito al Commissario Silletti di agire, per esempio, è stato anche il conflitto con la regione e che ha permesso di impugnare strumentalmente gli atti, pienamente legittimi, perché era un piano che combatteva la Xylella, l'albero infetto veniva estirpato. C'è stata, però, una confusione, un cortocircuito.
  Oggi è necessario agire, capire chi deve fare cosa con chiarezza!
  Non è accettabile che 29 ricorsi individuali dal 2015 a oggi siano stati la presunta causa che ha impedito gli abbattimenti, quando sappiamo che sui nuovi focolai le notifiche di abbattimento vengono recapitate con mesi di ritardo o non vengono addirittura emesse, nonostante la disponibilità degli olivicoltori ad abbattere gli alberi infetti.
  Una puntuale azione di contenimento, con abbattimenti rapidi e costante monitoraggio (quest'ultimo davvero efficiente solamente negli ultimi 12-18 mesi) avrebbe impedito di avere oggi una delimitazione così vasta dell'area di contenimento. Non capisco perché le regole dell'Unione europea, soprattutto quelle dolorose legate all'eradicazione delle piante infette, non debbano essere seguite in Italia, mentre in altri Paesi dove ci sono questi focolai (Francia, Germania, Spagna) si eradicano immediatamente gli alberi infetti! Perché non succede in Italia?
  Sono il presidente della più importante organizzazione della produzione olivicola italiana, e di questo mi vanto, ma prima ancora sono un olivicoltore, e abbattere un albero infetto per noi è un dolore atroce, però queste cose vanno fatte per la sopravvivenza, per il futuro dell'olivicoltura, pugliese e nazionale!
  Facciamo in fretta. Le procedure vanno semplificate, come avviene per altri patogeni da quarantena, ma soprattutto va chiarito chi ha la responsabilità di fare cosa e in quali tempi, perché non possiamo più aspettare! I comportamenti omissivi che hanno prodotto questa situazione devono essere perseguiti perché nessuno la può fare franca. Metà regione Puglia è andata a rotoli per l'inerzia, per situazioni omissive! Pag. 6
  Bisogna snellire la procedura, la burocrazia, come avviene in altri Paesi. Una volta individuata la pianta, va estirpata e poi va comunicato al proprietario, come avviene in Francia e in Spagna.
  Vanno garantiti allo stesso tempo, però, l'immediato ristoro e la possibilità di reimpianto. Non possiamo più leggere di milioni di euro destinati alle imprese e stornati perché andati in economia, come succede in Puglia. È inaccettabile, per tutti i bravi olivicoltori che hanno capito il problema e sono intervenuti tagliando le piante malate, aspettare tre anni per essere ristorati del danno. Non è possibile!
  Un'altra complessa questione è quella delle buone pratiche agricole. Aratura, potatura, concimazione organica sono assolutamente necessarie e tutti i ricercatori e gli scienziati che si stanno occupando di questo batterio dicono che l'abbandono ha favorito il proliferare del batterio! Vanno, quindi, incentivati e sollecitati i proprietari a seguire le buone pratiche agricole! L'onestà intellettuale mi consente di dire che anche qualche proprietario terriero ha delle colpe proprio in funzione dei terreni abbandonati e lasciati incolti.
  La proposta che vi faccio – mi assumo la responsabilità – è il taglio della PAC a chi abbandona i campi. La PAC è legata alla condizionalità e quest'ultima implica che significa che bisogna fare le «pote», bisogna fare le arature, bisogna tenere il campo in ordine! Mi assumo la responsabilità. Sono un dirigente di organizzazione, ma bisogna parlare chiaro su queste cose. Sono io che dico questo, ai miei colleghi: è ora di finirla di cincischiare su certi argomenti strategici, perché la Puglia sta per essere sconfitta da questo batterio! Ognuno si deve prendere la propria responsabilità!
  Credo che questo sarebbe un buon deterrente per silenziare un po’ di gente che parla senza arte né parte, che non fa niente nella vita. Ovviamente, la sputacchina non è un insetto intelligente, che passa nei terreni incolti dei privati e evita i terreni pubblici incolti, quindi invito la pubblica amministrazione a invitare i sindaci a fare le ordinanze nei propri territori perché gli agricoltori realizzino buone pratiche agricole e perché si ripuliscano le aree verdi, come spetta ai comuni, alle province, alle regioni! Questo va fatto con serietà, a questo servono le ordinanze!
  Passiamo alle attività per i vivai, altro settore di grande importanza. Il decreto legislativo n. 228 del 2001, all'articolo 14, consente alle pubbliche amministrazioni, cari onorevoli, di affidare agli agricoltori alcune attività di pulizia delle strade, di pulizia anche delle aree verdi, in maniera diretta. Questi possono essere interventi immediati che possono fare le pubbliche amministrazioni. Ognuno deve fare la propria parte in questa tragedia!
  Torno sull'argomento del reimpianto. Aiutate gli olivicoltori pugliesi a riprendere la produzione, cari onorevoli. Acceleriamo sulla questione, magari sperimentando quelle cultivar che sono più resistenti. La Puglia è il cuore produttivo dell'olivicoltura italiana, il 50 per cento della produzione arriva da questa regione.
  Il Salento, soprattutto nella parte jonica, rischia di arrivare entro un paio d'anni alla produzione zero e ha perso in questi anni l'80 per cento del prodotto a causa della Xylella. I terreni hanno perso praticamente tutto il loro valore fondiario; migliaia di aziende sono ridotte al lastrico e i posti di lavoro persi sono incalcolabili, altro che Ilva! Qui sono centinaia di Ilva, cari amici onorevoli! Qui non lavora più nessuno, non c'è più lavoro nella regione Puglia, quindi l'interesse deve essere alto su questo problema. La regione Puglia non è solo l'Ilva, ma è l'olivicoltura, è l'agricoltura.
  Per questo chiediamo un programma organico di interventi, in grado di essere attivati subito utilizzando le risorse già disponibili sui fondi di sviluppo rurale e delle politiche di coesione 2014-2020, utilizzando le procedure già scritte che le normative già prevedono e che in tempi contenuti consentano di approvare le modifiche dei programmi. Si può intervenire immediatamente.
  Abbiate il coraggio di approvare un nuovo Piano olivicolo nazionale, che dia risposte anche a quest'emergenza. Se l'obiettivo è quello di aumentare la produzione olivicola Pag. 7italiana, la Puglia non può essere abbandonata! I frantoi nelle zone colpite non apriranno quest'anno. I frantoi vanno sostenuti in questa fase di lassismo che perdura da tempo affinché riescano a mantenere in vita le attività. I frantoi rappresentano la nostra storia, la storia della trasformazione, del miglioramento della qualità. Servono misure specifiche su questo, presidente e onorevoli.
  La Xylella è un'emergenza nazionale e va trattata come se fosse un terremoto per le nostre famiglie. Bisogna salvare i produttori italiani e il prodotto simbolo dell'Italia nel mondo, l'olio extravergine di olive italiane, costantemente attaccati da molti avvoltoi, da fattori esterni, come la Xylella, e anche da fattori interni al sistema olivicolo, come abbiamo visto negli ultimi mesi che puntano a calpestare la dignità dei produttori e mirano a far passare come italiano olio deodorato, olio lavato, cosiddetto italico, come nei mesi scorsi è successo, come avete sentito dalla stampa. Ci sono state organizzazioni che hanno messo in moto questo mostro per il nostro settore.
  Concludo il mio intervento con due osservazioni e preghiere, per voi, onorevoli commissari e presidente. Voi politici, che guidate il nostro Paese, avete il dovere di affrontare i problemi dei cittadini, in questo caso i problemi degli olivicoltori. Avete il dovere di farlo con responsabilità, ascoltando soprattutto le vittime di questo disastro. E dovete ascoltare la scienza.
  Ci sono tanti bravi scienziati e ricercatori, penso al CNR di Bari, come ad altri centri, come il Crea, che da anni stanno provando a dare delle risposte. Ascoltateli sempre, non solo in audizione o nel momento di maggior difficoltà. Ciò vale per l'olivicoltura, ma vale per tutti gli argomenti della nostra vita quotidiana.
  Infine, per favore, non cedete alle lusinghe e ai richiami dei millantatori seminatori di notizie false. Guardiamo la realtà. Venite in Puglia, venite a vedere la realtà delle cose.

  ELIA PELLEGRINO, vicepresidente dell'Associazione italiana frantoiani oleari (AIFO). Presidente, signori onorevoli, dopo una relazione del genere la vicinanza al presidente Sicolo è assoluta e osservo che le relazioni che seguono possono diventare abbastanza pleonastiche.
  Siamo qui in rappresentanza dei frantoiani. Gli oratori che mi hanno preceduto hanno parlato della problematica dei frantoi, e quindi saltando la premessa, i numeri e le quantità relative a numeri che non ci competono, che trovate comunque nel documento che lasciamo agli atti della Commissione, ci tengo anch'io a leggere una sintesi della situazione in Puglia dei frantoi.
  Per quel che riguarda la fase di trasformazione, sono circa 1.300 le aziende registrate al SIAN che dichiarano attività molitoria. I frantoi, anche in questo caso, sono concentrati prevalentemente nelle province di Lecce e di Bari, e rappresentano insieme circa il 50 per cento dei frantoi su base regionale.
  Notevole, naturalmente, è anche la presenza delle aziende interessate all'indotto. Dietro i frantoi ci sono i commercianti di olive, i sansifici, le raffinerie, i commercianti di olio, i confezionatori e tutto un indotto che vale, come diceva Sicolo, una cinquantina di Ilva secondo me, quindi ecco perché il problema è serio.
  La distinzione per province è abbastanza netta. Attualmente contiamo, tra fascia cuscinetto e fascia infetta, circa 650 frantoi che ricadono già perfettamente in area colpita e hanno un abbattimento di circa l'80 per cento della produzione.
  Le considerazioni basate su dati riconosciuti a livello nazionale mettono in rilievo la situazione catastrofica che il settore oleario si appresta a vivere per la campagna alle porte (2018-2019), ma soprattutto fanno temere scenari futuri che si rendono sempre più bui per il comparto.
  Le influenze negative derivanti dal susseguirsi di eventi calamitosi (siccità, gelate, oltre al problema della Xylella), oltre che sulla produzione primaria, riflettono le conseguenze sull'intero comparto, creando notevoli problemi, soprattutto per i produttori di olio, ovvero i frantoi.
  I frantoi oleari, fino a oggi sottovalutati in senso pratico ed economico – fino a qui, però, le relazioni svolte in audizione ci Pag. 8hanno dato assoluta valenza e importanza – oltre a essere i veri centri produttivi dell'olio d'oliva, rappresentano strutture in grado di far coesistere diverse situazioni ambientali e influiscono in maniera diretta, insieme alla salubrità e alla qualità della materia prima, nello sviluppo dei prodotti di alta qualità di cui il made in Italy pugliese fino a oggi, purtroppo, non ha fatto molto tesoro, e vi parla un produttore frantoiano pugliese.
  Del frantoio, e ancor più spesso del mastro di frantoio fino a oggi si è fatto poco tesoro. Basti pensare che solo oggi per la prima volta si parla di frantoi anche nell'ordinamento italiano, dove c'era una vacatio paurosa, perché il frantoio non esisteva nell'ordinamento italiano e la figura del mastro di frantoio è divenuta solo recentemente una figura professionale ormai riconosciuta.
  Il frantoio, e ancor più spesso il suo mastro di frantoio, intrattengono rapporti intrinseci con i produttori, tali da divenire per gli stessi il riferimento non solo mercuriale, ma spesso anche agronomico e fiduciario. Il frantoio spesso supplisce e sopperisce alle esigenze finanziarie del produttore olivicolo, anticipando risorse e acquistandone le olive in fase di raccolta. Di fatto, si sostituisce al sistema creditizio catalizzando, come spesso accade, anche la maggior parte della produzione disponibile sui territori. Il rapporto di fiducia che intercorre tra agricoltore e frantoiano è, quindi, un elemento basilare perché si possa fare anche una buona formazione al produttore stesso, che nella figura del frantoiano vede una figura professionalmente evoluta.
  La produzione pugliese ha da sempre rappresentato, sia per la produzione di olio sia per la produzione di olive da mensa, un caposaldo per il settore a livello nazionale. I frantoi pugliesi sono infatti i principali fornitori di olio italiano, che in maniera riconosciuta viene cospicuamente esportato – e la parola non è casuale – in altre regioni italiane per soccombere a carenze di olio italiano in taluni casi, e in altri per conferire freschezza e sentori maggiormente accentuati ad oli altrimenti privi di caratteristiche organolettiche gradite dal consumatore finale di provenienza sia italiana sia estera.
  Praticamente, si fa un lavoro di passaggio. Con i valori chimico-fisici dell'olio pugliese si ristorano, si perfezionano, si migliorano e si rendono vendibili sugli scaffali della grande distribuzione una marea di altri oli nazionali ed esteri che difficilmente avrebbero i parametri per essere riconosciuti come tali.
  Per voler dare la giusta connotazione al problema Xylella, a nostro avviso, il grafico che avrete modo di consultare nella documentazione che vi abbiamo messo a disposizione è altamente esplicativo dell'emergenza che negli ultimi anni sta colpendo la regione Puglia.
  Il grafico prende in esame le ultime tre campagne olivicole e, anche se in termini relativi, ben rappresenta l'andamento negativo della produzione. È lecito pensare che buona parte del calo di produzione sia derivante dallo sviluppo incontrollato del batterio in modo silenzioso e subdolo, abbattendo di fatto le produzioni di un terzo del territorio pugliese.
  Risulta evidente come l'incidenza produttiva di oli vergini della Puglia a livello nazionale sia diminuita nelle sole tre ultime campagne di circa l'8 per cento. In termini assoluti, tale diminuzione può quantificarsi in circa 684.290 quintali di olio in meno (è una nostra elaborazione su dati ISTAT). È un danno che, solo considerando il danno derivato dal mancato fatturato derivante dalle operazioni di molitura, ossia di ciò che percepisce il frantoio per molire le olive, vale circa 70 milioni di euro. I frantoiani hanno perso, quindi, circa 70 milioni di euro ai quali vanno aggiunti in modo più che proporzionale le perdite in termini di valore delle produzioni non conseguite (di circa 200 milioni di euro), in termini occupazionali, di abbandono dei terreni e di mancanza di redditività delle superfici.
  Sono danni che cominciano a essere non quantificabili se accostati alla perdita della storia delle tradizioni di un intero territorio. Senza nulla togliere alle altre apprezzatissime produzioni di qualità regionale, Pag. 9 sapreste immaginare una Puglia senza oliveti? Avvicinandoci alla zona di più alta produzione della Puglia, quella della provincia di BAT e Bari, possiamo ascrivere ben oltre il 50 per cento del PIL di alcuni grossi comuni al reddito di origine prevalentemente olivicolo-oleario.
  Nella mia città, Andria, la più grossa città produttrice di olio in Italia, e probabilmente a livello europeo, il 51,7 per cento del reddito – 103.000 abitanti, capoluogo di provincia – è olivicolo-oleario. Quante persone sono? Una su due, forse? Una su due e qualcosa.
  Il solo pensiero dovrebbe farci comprendere quanto quest'emergenza sia già ora di natura sociale. Non è, quindi, economica, merceologica, agronomica, commerciale: è sociale! La gente deve andare a rubare, come ci diceva Sicolo, per garantire la giornata agricola che viene meno al coltivatore, al mio dipendente. In queste settimane, avrei avuto quattordici persone a lavorare in azienda da me: ne ho tre stamattina. Le altre undici sono davanti a un bar. Spero che non stiano commettendo reati per portare a casa il frutto per far mangiare i propri figli.
  È evidente che i dati riportati nel grafico al quale ho fatto riferimento non possono essere imputati a una normale alternanza produttiva, ma celano i danni diretti causati dal batterio. Volutamente, le tabelle fanno riferimento a tre campagne di raccolta, considerato che tipicamente nella produzione olivicola si registra un'alternanza tra un'annata in cui si raccolgono più olive ed una in cui se raccolgono di meno. Considerato che l'anno scorso è stata una campagna record, ed essendosi registrato un calo anche lo scorso anno, probabilmente non si può parlare di alternanza, tipica della produzione olivicola.
  L'elevata morbosità del batterio Xylella si sta allargando proprio nelle zone in cui la produzione di olivo e olio risulta maggiormente sviluppata, come evidenziato nel grafico (immagino che sappiate che esiste una zona infetta e una zona cuscinetto). La risalita della zona infetta rischierà nel breve tempo di sconfinare interessando prima la Basilicata e molto facilmente arrivando in Calabria.
  AIFO, in un documento comune stilato con Assofrantoi, l'altra nostra associazione di riferimento a livello nazionale, in rappresentanza del maggior numero dei frantoi iscritti in Italia, nello scorso giugno ha già presentato presso il Ministero per le politiche agricole e in tutti gli assessorati regionali competenti un'istanza per vedersi riconoscere, alla stessa stregua del diritto delle aziende agricole, lo stato di emergenza e di calamità in previsione di una campagna olearia disastrosa in ogni regione a vocazione olivicola.
  Stime di previsione di produzione vedono per la campagna oramai alle porte un calo di circa il 50 per cento della produzione. In alcuni comprensori pugliesi si raggiunge anche meno 90 per cento di produzione rispetto alla scorsa campagna. Il reddito, quindi, è prossimo a zero. Torniamo a fare reddito da novembre 2019. Per un anno, i nostri contadini rimarranno a casa, e sono tanti.
  Vengo alle proposte. Anche se gli effetti morbosi del batterio Xylella non sono un rischio né in modo diretto né in modo indiretto per la salute dell'essere umano, siamo ben consapevoli che l'eradicazione di una fisiopatologia deve conoscere metodi incisivi e determinati al fine di prevenire il contagio e la diffusione nelle zone limitrofe a quelle ad oggi identificate come zone infette e zone di contenimento.
  Sebbene sia stato scientificamente provato che il contagio può avvenire mediante mezzi di propagazione e/o mediante l'insetto vettore, riteniamo poco efficaci le misure secondo le quali sono state indicate, anche se sotto forma di obbligo, trattamenti fitosanitari nei confronti dell'insetto vettore e l'applicazione di misure colturali atte a contenere lo sviluppo dello stesso vettore (eradicazione delle piante ospiti, erpicatura e aratura dei terreni). Ben dice il presidente Sicolo che, se non coltiviamo i terreni, la Xylella camminerà.
  Presidente, mi prendo anche io questa bella incombenza, anche io voterei per tagliare la PAC a chi non fa le pratiche agricole. I nostri oliveti (il mio, il suo e Pag. 10quello di altre centinaia di migliaia di produttori) sono dei giardini, sono delle imprese agricole olivicole, e assistiamo, ahimè, a una forma di percezione indebita di contributi, anche di qualche migliaia di euro a ettaro, previo abbandono dei terreni, ad agricoltori che non facevano niente, ossia stavano a casa e aspettavano il 31 dicembre, giorno in cui viene accreditato l'aiuto della PAC.
  Noi che, invece, coltiviamo, mandiamo in campagna i contadini, facciamo impresa agricola olivicola, e anche olearia nella fattispecie, noi investiamo il triplo dei soldi che ci pervengono in termini di contributi europei, noi mettiamo a rischio i nostri capitali. Quest'anno, con un reddito zero, metteremo mano alle nostre proprietà personali, probabilmente ci andremo a vendere un appartamento – ammesso che ce l'abbiamo ancora – per gestire le nostre aziende agricole. C'è qualcuno, invece, che aspetta a casa i soldini. Poi gli viene la Xylella, glieli brucia e amen.
  Questa non è una critica a nessuno, ma ci sono diversi soggetti che, purtroppo, in territori altamente colpiti hanno operato in questi termini. Mi assumo la responsabilità di ciò che dico, qualora me la dovessero addebitare.
  Innanzitutto, crediamo che oltre a rafforzare i controlli fitosanitari a livello frontaliero senza esclusioni, sia necessario per compiere un'operazione di propaganda, per informare gli olivicoltori più scettici e malinformati sulla necessità di effettuare interventi drastici al fine di preservare le coltivazioni di olivo. Reputiamo necessario mettere in atto misure mirate a evitare la diffusione involontaria dell'insetto vettore mediante cross contamination sulle direttrici stradali e ferroviarie della regione. Si diceva «puliamo il bordo strada». Abbiamo visto che il batterio potrebbe tranquillamente stare sull'oleandro: immaginatevi sulle autostrade quanti oleandri ci sono. Questi prendono il taxi, signori, da Lecce, e fanno dieci chilometri avanti. Siccome sono altamente voraci – non sono un agronomo, perdonatemi se faccio degli errori – o scendono dal taxi e mangiano o muoiono in breve tempo. Se continuano ancora a prendere questo taxi in salita, noi possiamo fare ben poco se le operazioni di pulizia delle strade non vanno di pari passo con le buone pratiche agricole.
  Richiediamo, inoltre, un incisivo intervento economico a supporto delle aziende molitorie la cui attività è strettamente legata all'attività primaria di coltivazione dell'ulivo. Lo stato di crisi, come è stato detto, è ben evidente. Se un agricoltore ha l'opportunità di ripiantumare o riconvertire il suo fondo agricolo, il frantoiano da quelle macchine può estrarre solo l'olio.
  Noi, quindi, abbassiamo la saracinesca. Il mercato dell'usato dei macchinari è saturo, i POR, i PSR hanno finanziato l'acquisto del nuovo, quindi le macchine nuove si acquistano a poco prezzo, immaginatevi che valore possono avere dei macchinari usati, zero. Questo significa che tutti gli investimenti fatti dai miei colleghi in termini di mutui, di PSR, di qualsivoglia investimento tecnologico, di miglioramento anche della qualità, possono avere una risultanza assolutamente negativa.
  Concludendo, possiamo garantire l'opportuna sinergia con il mondo della produzione, divenendo centri di diffusione di corretta informazione. Probabilmente, la vera ragione per la quale si è perso tempo, presidente Sicolo e signori onorevoli e presidente della Commissione, è proprio ascrivibile ai tanti, ai troppi pareri, tesi e potenziali complotti che, enunciati a totale sproposito, hanno creato confusione e disorientamento nelle scelte.
  L'attività di prevenzione nelle aree cuscinetto dovrebbe prevedere la possibilità di intervenire mediante la piantumazione di varietà che hanno dimostrato un certo grado di resistenza al batterio ovvero la possibilità di innesto di varietà resilienti alla Xylella, al fine di valutare la reale capacità di contenimento nelle zone cuscinetto all'avanzare dell'infezione.
  Se la Commissione europea continua a portarci 10-15 chilometri all'anno più avanti, ciò che sta dietro diventa zona infetta e non ci opera più nessuno. L'ultimo focolaio, enorme, era a Oria: mi dica qualcuno, se oramai ricadendo in zona infetta, Oria non è diventata zona morta, che non interessa Pag. 11più a nessuno, mentre da Oria prendono ancora il taxi, c'è ancora la corriera che va a nord. Oria, quindi, è attualmente l'epicentro più a nord della Xylella, è un problema serio.
  Fondamentale per la nostra associazione è garantire supporto alla ricerca scientifica. Riteniamo opportuno valutare metodi alternativi al massivo utilizzo di prodotti fitosanitari su territori già particolarmente appesantiti dal loro uso indiscriminato. Anche lo sviluppo e la ricerca in ambito genetico potrebbero contribuire alla causa, andando a individuare metodi tecnologici innovativi che tendano a contrastare la mortalità delle piante infette e ad aumentare la resistenza alle più importanti malattie.
  Richiediamo, infine, che vengano messe in atto procedure di salvaguardia e tutela della biodiversità. Essendo forse il più grande patrimonio italiano, c'è tutta la nostra speranza che sui territori privati di alberi di varietà secolarmente presenti dalla malattia si possano un giorno ritrovare le stesse varietà, che attualmente sono preda del batterio, riassaporare gli stessi gusti, riascoltare gli stessi profumi – e vi assicuro, da assaggiatore professionista, che gli oli di quella zona sono di ottima qualità – auspicando che per le oltre 600 aziende frantoiane che insistono tra fascia cuscinetto e area infetta ci possa essere a breve un futuro più roseo.

  LUIGI CANINO, presidente dell'Unasco. Condivido quanto detto dal presidente Sicolo, ma mi pare che anche gli altri interventi più o meno siano in linea, i problemi sono quelli già evidenziati.
  Oggi, ci troviamo di fronte a una fitopatia molto grave che ha colpito gli olivi del Salento, definita Co.Di.RO (complesso del disseccamento rapido dell'ulivo). Il rischio di perdere la nostra identità paesaggistica è alto, così come è diventato concreto il danno per l'economia locale e per la reputazione e l'apprezzabilità dell'intera produzione nazionale a seguito del blocco dell'esportazione dei prodotti salentini nei Paesi europei.
  Gli agricoltori sono in grande difficoltà, tra l'altro, quest'anno, alla Xylella si sono aggiunte le gelate. Mi auguro che la produzione di quest'anno non sia messa in ginocchio più di tanto, ma vista la situazione, immagino che sarà la campagna più scarsa delle ultime annate. È, quindi, un danno che si aggiunge al danno.
  L'agricoltura è stata messa in ginocchio, da un lato, dalla malattia, dall'altro, da scelte e orientamenti istituzionali non idonei e forse inadeguati. Le ancora ridotte conoscenze scientifiche sul problema stanno creando confusione dal punto di vista delle informazioni, con la conseguenza di non poter perseguire una linea comune di approccio per affrontare con forza questa emergenza.
  Da più parti si alimentano dibattiti, opinioni e convinzioni sull'argomento. Una cosa, però, è certa: nessuno meglio dei nostri agricoltori conosce gli alberi e i terreni colpiti da questa problematica.
  Per anni, gli agricoltori salentini sono stati autosufficienti, in grado di gestire autonomamente le malattie, ma oggi non è così. Oggi non si può pensare che possano affrontare autonomamente questo pericolo. Non si può sottovalutare una situazione di estrema emergenza, un'emergenza resa ancora più critica perché lascia produttori e consumatori in balia di notizie contraddittorie, annunci che restano tali, vere notizie false.
  Qualcuno immagina che quest'infestazione possa colpire l'uomo. Proprio di recente, una collega di mia moglie chiedeva: «È vero che quest'infezione può colpire l'uomo?». C'è ignoranza, quindi ritengo che si debba fare anche divulgazione in questo senso, presidente.
  Lo stesso discorso vale per la proposta di interventi forzati con insetticidi o agrofarmaci sulle piante malate, che rischiano di essere dannosi se non usati correttamente e sotto il controllo dei consulenti fitosanitario abilitati e solo se strettamente necessari.
  Non è più tempo dei tentativi né dell'approssimazione. Non è tempo delle parole. La situazione è molto seria e il rischio è che stia sfuggendo di mano. Molti si preoccupano di salvaguardare le proprie Pag. 12posizioni, altri di trovare un capro espiatorio sul quale indirizzare le colpe.
  Non possiamo perdere altro tempo, non ce lo possiamo permettere, non se lo può permettere il nome del made in Italy. Questo è il momento di fermarsi e di esaminare, scevri da ogni logica politica, da interessi commerciali e da suggestioni emotive, la situazione attuale. Oggi abbiamo il dovere di trovare tutti insieme una strategia unica e condivisa.
  Voglio ricordare a me stesso l'importanza che riveste l'olivo. Da millenni l'olivo rappresenta, per un Paese come l'Italia e per una regione ad alta vocazione olivicola come la Puglia, un elemento di eccellenza e di riconoscimento per i popoli dell'intero bacino del Mediterraneo. Nello stemma della nostra Repubblica il ramo d'olivo è uno degli elementi fondanti, simbolo di pace e della nostra identità.
  «Innovare nella tradizione» è il motto cui la comunità scientifica e civile deve ispirarsi. L'Italia ha un ruolo speciale e privilegiato: la sua conformazione fisica, la posizione geografica, la ricca vicenda storica hanno consentito la formazione, in un territorio relativamente piccolo rispetto ad altri Paesi, di un'articolazione varietale unica al mondo, di paesaggi culturali di straordinaria bellezza. L'olivo del Salento rappresenta una di queste eccellenze, ultimo baluardo della penisola orientale italiana, ultimo luogo di incontro di storia, cultura e tradizione mediterranea.
  Per secoli la pratica agricola, le tradizioni e le produzioni mediterranee hanno costruito uno stile di vita che ha accomunato i territori del Mare nostrum. Questa peculiarità è stata riconosciuta dall'UNESCO; infatti, nel novembre del 2010, infatti, la dieta mediterranea è stata inclusa nel patrimonio culturale immateriale dell'umanità. Quindi non solo parole, ma un riconoscimento prestigioso, nel quale si rileva il legame tra il consumo dei produttori agricoli mediterranei e gli effetti benefici sulla salute.
  Oggi più che mai diventa attuale la frase slogan dell'Unasco (Unione Nazionale di Associazioni Coltivatori Olivicoli) «la filiera dell'olio a cominciare dall'albero». Ebbene sì, è proprio dall'albero che bisognerebbe affrontare il problema, poiché la gravità della problematica fitosanitaria Co.Di.RO con il passare dei giorni diventa sempre più critica, soprattutto in considerazione del fatto che le aree infette sono spesso soggette ad eradicazione, ad estirpazione, con un conseguente depauperamento del patrimonio olivicolo per quelle aree.
  La rimozione di piante di olivo infette nonché di altri ospiti vegetali suscettibili sta mettendo in ginocchio l'agricoltura salentina, già compromessa da annosi problemi legati alla scarsità di acqua sia nel sottosuolo, sia dovuta all'assenza di precipitazioni piovose non solo durante i mesi estivi, ma anche in altri periodi dell'anno.
  In virtù di tali problematiche, quali la scarsità di vegetazione naturale tipica della macchia mediterranea, nonché quella legata all'agricoltura induce ad una grave conseguenza, che rasenta la catastrofe ambientale. È noto che la presenza di vegetazione in un dato territorio ha un forte e significativo impatto sui fenomeni di mitigazione ambientale e climatica, mentre la sua riduzione e successiva assenza metterebbero in ginocchio un territorio e la sua popolazione, con conseguenti implicazioni socio-economiche. Inoltre, le particolari caratteristiche pedologiche di tale territorio, in cui i suoli agricoli sono fortemente caratterizzati dalla presenza di rocce affioranti, hanno inoltre reso sempre più difficoltosa una corretta gestione agronomica delle coltivazioni. In virtù di tali condizioni pedoclimatiche, la popolazione salentina ha dovuto ricorrere nel corso dei secoli a coltivazioni agricole più adatte a tale territorio, quali l'olivicoltura, essendo l'ulivo un arbusto rustico e poco esigente dal punto di vista idrico e nutrizionale. Per tutte queste ragioni la coltivazione dell'ulivo è molto diffusa, tanto da dover parlare di «foreste di ulivi del Salento», donando a tale territorio la sua connotazione tipica e funzionale a mitigare le avversità climatiche.
  Ciononostante, la rusticità di tale specie botanica negli ultimi anni è stata seriamente minacciata da un pericoloso patogeno, Pag. 13 la Xylella fastidiosa, che sta decretando l'inesorabile moria di centinaia di esemplari secolari ed ultra secolari.
  Negli ultimi 3-4 anni si sta assistendo ad una grossa perdita del patrimonio olivicolo salentino, che diventa sempre più problematica e di difficile frenata. Davanti a un tale tragico scenario è necessario porre un freno e alimentare una speranza legata alla ricerca e sperimentazione di fonti di resistenza nei confronti di tale minaccioso batterio, trovare soluzioni utilizzabili dagli agricoltori per dare loro una speranza. Questo è il ruolo strategico che l'Unasco vuole mettere a disposizione dei propri associati e non solo.
  Questo stato di cose non vede tuttavia i produttori esenti da corresponsabilità. Ognuno deve fare la propria parte. Il progressivo abbandono degli oliveti in circostanze fortunatamente circoscritte ha favorito l'indebolimento delle piante, esponendole al rischio di aggressione da agenti patogeni. Noi siamo per salvare gli alberi, senza ottusi accanimenti terapeutici. Da produttore so bene quanto sia dolorosa l'estirpazione di un ulivo, specie se secolare, ma quando è inevitabile bisogna farlo.
  Le cultivar di olivo che al momento evidenziano una ridotta suscettibilità alla Xylella sono il Leccino e FS17 (conosciuta anche come Favolosa), ma queste cultivar necessitano di un cambio culturale oltre che colturale, e altre potrebbero essere funzionali a nuovi impianti. Occorre quindi pensare a come trasferire le giuste conoscenze agli agricoltori, piccoli e grandi che siano.
  Il ruolo dell'Unasco come organizzazione di settore, che ormai si approccia (è questione di giorni) ad un'unificazione con il CNO, con cui diventeremo una delle più grosse organizzazioni d'Italia, è sempre stato di riferimento sul territorio attraverso progetti comunitari per il miglioramento della qualità dell'olio e delle sue O.P. olivicole. Ma oggi di quale olio parliamo se le piante vengono attaccate dalla Xylella fastidiosa?
  Oggi dobbiamo tutti preoccuparci del futuro dell'olivicoltura e degli olivicoltori, pensare all'olio, ma partendo dall'albero. Si rende quindi necessario rivedere il Piano olivicolo nazionale con la filiera olivicola – mi auguro, presidente, che possa esserci un confronto anche su questo, perché dobbiamo incrementare la produzione italiana che, a parte la Xylella, è molto ridotta rispetto alle produzioni di tutta l'area mediterranea – pronta a sostenere le proposte che provengono dal mondo scientifico, al fine di individuare un percorso complessivo agronomico-colturale e culturale, fitoiatrico ed ecosostenibile che possa ridare speranza e futuro al nostro comparto, snellire la burocrazia nelle fasi di finanziamento per le aree interessate, al fine di incentivare gli imprenditori agricoli ad investire e ad aiutare il processo di ricambio generazionale.
  Cosa diciamo ai giovani? Già oggi è difficile in una situazione normale che i giovani rimangano in agricoltura e in particolare in olivicoltura, con questi drammi li perdiamo assolutamente. È necessario quindi stanziare risorse opportune per il monitoraggio e l'attività di ricerca e sperimentazione, per aiutare le imprese agricole, le cooperative, i frantoi e i vivaisti che da anni sono senza reddito e non vedono alcuna prospettiva di futuro alla luce dell'ultima relazione dell'EFSA che amplia la gamma di piante ospiti a circa 586 specie vegetali.
  Bisogna quindi fare presto, perché non c'è più tempo da perdere. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Lascio quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LORENZO VIVIANI. Grazie, presidente, farò solo due piccole considerazioni. Parto dall'applauso della Commissione. Sono neofita, non avevo ancora sentito un applauso in Commissione, ma penso che sia naturale e coinvolgente quando si sente una persona che parla del proprio lavoro, si commuove e pensa che tutto quello che ha costruito nella vita possa scomparire, quindi penso che questo gesto dei Commissari sia giustificabile.
  Senza parlarci addosso, perché abbiamo parlato molte volte e gli argomenti si rincorrono tra loro, mi sembra però doveroso Pag. 14evidenziare come in questo frangente sulla tematica della Xylella abbiamo trovato produttori e mondo scientifico uniti, e per uno come me, che come biologo e pescatore è sempre fra il mondo produttivo e il mondo della scienza, non è facile trovare questa comunione di intenti.
  Questo ci deve dare molta più forza e convinzione nello sposare quello che ci dicono sia i produttori sia il mondo scientifico, evitando di perdere tempo. Parto da questo presupposto.
  Un altro presupposto è investire sulla ricerca. È fondamentale che ci sia un primo intervento forte e determinato da parte del Governo, da parte di questa Commissione. Non bisogna lasciare solo il mondo scientifico su cui, invece, occorre investire per trovare soluzioni che possano andare avanti nel tempo.
  Spesso vediamo le prime pagine dei giornali occupate da notizie relative a comparti produttivi industriali che chiudono, mentre quando alcuni settori agricoli vanno in crisi, anche con molti addetti, purtroppo non hanno la stessa rilevanza mediatica. Sarà quindi anche nostra responsabilità cercare di riportare l'agricoltura e tutto il settore agroalimentare italiano in auge e sui quotidiani italiani, avere un peso politico, farci sentire e a gran voce.
  Un'ultima considerazione sulla PAC. Sono d'accordo, vediamo spesso pseudo-agricoltori, persone che lo fanno per diletto e per gioco accedere a fondi che invece devono andare alle persone che lavorano, che fanno dell'agricoltura la loro vita e vi investono. Penso che questa sia una proposta interessante che questa Commissione deve valutare, un primo approccio per far sì che i fondi siano mirati a chi vuole investire in un settore e ne voglia fare il cammino della propria vita. Grazie.

  MARIA CHIARA GADDA. Grazie, presidente. Desidero anch'io ringraziare gli auditi per la passione, ma soprattutto per il rigore che ci hanno dimostrato anche relativamente alla questione della gestione dei fondi europei, perché il rigore in questa fase è fondamentale.
  Credo che queste audizioni, come molte altre, abbiano dimostrato come sia necessario partire dall'evidenza scientifica. Pertanto, osservo con rammarico – mi dispiace dirlo in questa Commissione – che ancora oggi i colleghi della maggioranza al Senato sollevano ipotesi (ci sono evidenze e documenti agli atti) che mettono ancora in dubbio le evidenze scientifiche.
  Credo che da questo punto di vista la maggioranza, oltre alle audizioni che si stanno facendo in queste settimane, molto utili anche in termini di assunzione di responsabilità della politica intera, debba chiarirsi le idee sulla qualità degli atti che vengono depositati.
  Vengo brevemente alla domanda. Io non provengo dalla vostra regione, vengo da una regione del nord, quindi queste sono tematiche non affini alla mia provenienza geografica, ma nella precedente audizione il CNR ha elencato con un altissimo grado di dettaglio alcune varietà che risultano più resistenti di altre alla Xylella. Volevo chiedere se innesti o nuove piantumazioni inseriti all'interno di un Piano nazionale, che auspico anch'io, potranno cambiare le produzioni del nostro olio, quindi vorrei capire che impatto abbiano sulle produzioni future. Partendo dal presupposto che se non si risolve il problema, di olio non ce ne sarà più, vorrei capire che impatto abbiano queste diverse specie talvolta non autoctone (ne sono state elencate diverse, più o meno resistenti) sulla qualità del prodotto finale.
  Vorrei conoscere la vostra valutazione anche con un'analisi di costi e benefici.

  SARA CUNIAL. Ringrazio gli auditi perché finalmente possiamo confrontarci direttamente con degli agricoltori, e sono contenta di questo anche perché si è capito che avete a cuore l'olivicoltura italiana e quella pugliese in particolare.
  Avete dimostrato negli anni una totale dedizione al settore in maniera anche molto generosa e disinteressata, quindi mi fa piacere avervi qui oggi. Sappiamo che in questo settore non è sempre così, come è stato detto da molti di voi ma anche da alcuni colleghi. Mi riferisco al timore crescente di molti produttori virtuosi che negli anni ci sono stati aiuti accoppiati che non avevano una rispondenza nel rispetto della condizionalità, Pag. 15 che invece prescrive una corretta gestione dell'areale olivicolo.
  Questi produttori temono che le risorse affidate direttamente anche, purtroppo, alle associazioni come le O.P., come paventato anche da alcuni europarlamentari in visita nel leccese nello scorso luglio, possano depauperare sempre di più i produttori virtuosi che si impegnano quotidianamente nella loro funzione di presidio territoriale.
  Per confortarli, volevo capire, qualora vi fosse affidata direttamente la funzione di gestione dei fondi, come pensate di poter controllare efficacemente il rapporto tra le buone pratiche in campo, che vanno ben al di là di quelle d'ufficio, e le risorse che poi verranno distribuite. Grazie.

  GIANPAOLO CASSESE. Nel ringraziare gli auditi, volevo solo chiedere se in questo momento comunque il settore si senta sostenuto dai fondi PSR, cioè se i fondi PSR della regione stiano sostenendo il settore anche di fronte a queste avversità. Grazie.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Ringrazio gli auditi. Conosciamo benissimo i problemi dell'olivicoltura, dei piani olivicoli che non sono mai partiti e che necessitano urgentemente di essere attuati. Sappiamo anche delle enormi difficoltà che stanno affrontando i frantoi anche per l'introduzione di norme antincendio da parte dei Vigili del fuoco, norme per le quali molti frantoi saranno costretti a chiudere perché impossibilitati ad adeguarsi, ma questo è un problema che affronteremo in un secondo momento.
  Il disastro è evidente, la disoccupazione aumenta anche perché ci sono braccianti agricoli che quest'anno non riusciranno a raggiungere il numero di giornate per poter accedere alla disoccupazione, quindi il problema è grave.
  Conosciamo anche i problemi storici dell'olivicoltura in Puglia, perché non possiamo nasconderci dietro a quei problemi che hanno tanti responsabili. Se la Puglia è sempre stata divisa in due parti, in due diverse modalità di produzione di olio, le responsabilità sono di molti, vengono dal passato, anche dall'applicazione della PAC.
  Forse, prima, con l'aiuto accoppiato qualche pratica agricola si faceva; l'aiuto disaccoppiato, invece, ha condannato definitivamente un territorio che non produceva olio di alta qualità (non mi riferisco a tutti i produttori, ma alla gran parte di essi) perché la prospettiva di dover rimettere il proprio reddito per produrre olio di bassa qualità che non ha più mercato ha portato all'abbandono dei terreni e a quanto avete ampiamente spiegato molto meglio di me. Quindi la questione è molto seria.
  In questo momento nell'area infetta ci sono tante sperimentazioni sul campo effettuate da tanti enti (CNR di Bari, CNR di Perugia, molti altri ricercatori e professori universitari). Vorrei sapere se state seguendo queste sperimentazioni e secondo voi quali fra queste hanno una buona speranza di dare un risultato utile per contenere l'avanzata e dare una speranza di rinascita al territorio. Grazie.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, diamo la parola agli auditi per la replica.

  DAVID GRANIERI, presidente dell'Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive (Unaprol). Grazie, presidente. La ricerca è fondamentale; è talmente fondamentale che non ci possiamo accontentare di considerarla importante solo perché la Xylella è diventata un'emergenza, la ricerca è sempre importante per l'agricoltura.
  L'olivicoltura è un asset strategico. Da sempre per il mondo agricolo l’asset strategico per il nord è la zootecnia, mentre per il sud è l'olivicoltura, con la differenza che l'olivicoltura presidia anche territori marginali, cosa che nella zootecnia purtroppo, dal momento in cui ci hanno costretto ad abbandonare la linea vacca/vitello, non è stata più possibile. Speriamo di poter rientrare in pista solo perché i francesi non ci vendono più i broutard, purtroppo questa è l'unica motivazione.
  Troppo è affidato all'iniziativa privata, noi dovremmo avere invece una scelta istituzionale, governativa per far sì che questo asset possa ridiventare prestigioso come era. Pag. 16
  Per quanto riguarda le opinioni di alcuni senatori, onorevole Gadda, non so quale sia il vero problema, ma credo che, con pragmaticità, non ci possiamo fermare su argomenti che sottintendono errori o probabili errori. Noi abbiamo bisogno principalmente di reimpiantare, questa è l'attività principale, e, dove possibile, innestare, perché, se si innesta sulle piante storiche, si preserva il paesaggio. Questo non è scontato, però è possibile.
  Oggi abbiamo varietà definite autoctone (penso al Leccino) e abbiamo la Favolosa che ha dimostrato di essere la più resistente, non immune, ma la più resistente. La ricerca sta andando avanti in maniera pratica e pragmatica attraverso l'utilizzo di semenzali. Altre varietà stanno dimostrando di essere resistenti: ciò non è sufficiente, ma questa attività va sostenuta.
  Il primo vivaio sperimentale è stato acquistato da un privato, ma è chiaro che questa attività non può essere affidata solo ai privati, è troppo grande, troppo invasiva e troppo pesante da gestire emotivamente e psicologicamente.
  Crediamo che affidare la gestione delle risorse alle O.P., vista anche la fine dell'OCM per l'Italia, sia impensabile innanzitutto perché non c'è un'organizzazione adeguata. Ci sono infatti A.O.P. e O.P. che presidiano il limite minimo delle regioni, mentre per gestire fondi di quelle dimensioni bisogna avere un'organizzazione capillare come quella dell'Arma dei carabinieri, altrimenti rischiamo di creare agricolture di serie A e agricolture di serie B solo perché non si gestisce l'informazione.
  Siamo convinti che rispetto all'OCM attuale bisognerà cambiare passo e immaginare un PSR nazionale dedicato all'olivicoltura. Abbiamo fatto due conti: per rilanciare questo settore servono 500 milioni di euro che passino esclusivamente dal mondo agricolo. Il modello delle associazioni olivicole non ha esautorato il compito, anzi spesso si pensa più a prebende interne delle associazioni olivicole che agli olivicoltori. Noi dobbiamo pensare agli olivicoltori, i soldi devono andare agli olivicoltori, questo è il principio cardine. La gestione dei dati è importante, ma è troppo delicata per essere affidata alle O.P. territoriali.
  Il PSR non ci soddisfa, non soddisfa nessuno. Troppe deleghe in termini strutturali alle regioni hanno creato un imbuto; non c'è un PSR, tolta l'Emilia-Romagna, che sia andato in overbooking. È chiaro che il problema non può essere legato soltanto alla burocrazia regionale, ma c'è un problema serio: siamo troppo legati a diktat rispetto ai bandi. Il bando deve essere semplice, quindi la parola d'ordine deve essere semplificazione, l'accesso deve essere comprensibile, i tempi devono essere scanditi.
  Se penso a un PSR importantissimo, come quello della Puglia che supera il miliardo, un conto è spenderlo in 3 o 4 anni, altro conto è aspettare 6-7 anni o l’«n» più 2 o più 3 a seconda della regione per poter esprimere capacità di spesa. La spesa equivale alla competitività di quella regione agricola e questa non è una cosa secondaria specialmente in un contesto dove questo asset esprime 50 milioni di giornate lavorative, di cui il 50 per cento in Puglia. Oggi, invece, quella gente non lavorerà.
  Inoltre, non si può poi non considerare l'indotto meccanico, perché chiaramente non si compreranno i pezzi dei frantoi e dunque non si ammoderneranno i frantoi. Questo significa che mai come in questa stagione ci sarà un'unità fondamentale e istintiva per il modello di trasformazione attaccato più che mai al modello produttivo, perché non siamo cose slegate, siamo cose uniche e l'unità di questi due pezzi della filiera potrà ambire a ristrutturare il settore.
  Questo però non si può fare affidandolo solo all'iniziativa privata. Grazie.

  GENNARO SICOLO, presidente del Consorzio nazionale olivicoltori (CNO). Ringrazio gli onorevoli per le puntuali domande poste.
  Per quanto riguarda la sperimentazione si stanno facendo passi avanti, però non possiamo dire che siamo arrivati ad una soluzione del problema. Le varietà che si stanno sperimentando in Puglia sono varietà in parte autoctone e per l'FS17, la cosiddetta «Favolosa», che è una varietà di Pag. 1715 anni, non abbiamo uno storico, però da esperienze degli anni passati produce olio di una buona qualità come le nostre varietà autoctone. Il Leccino è una varietà anche del nostro territorio.
  Si sta quindi provando a fare degli innesti sugli alberi secolari, che in parte riescono, in parte invece no, secondo me a seconda dell'attacco alla linfa della pianta.
  Per quanto riguarda la condizionalità, è chiaro che ci sono aziende che devono tenere conto che in base alle regole europee devono fare la condizionalità collegata alla PAC. Queste aziende non solo non la fanno, ma fanno anche misure agro-ambientali, fanno il biologico. Se fai il biologico (su questo mi sono scontrato con alcuni miei colleghi) devi fare le buone pratiche, perché il biologico non ti consente di prendere l'accoppiato, le misure ambientali e abbandonare il terreno, quindi va definito il sistema tenuto anche conto che ci sono i controlli dell'AGEA, della Forestale.
  Si può immaginare un sistema che preveda che i sindaci debbano lavorare sul territorio, perché possono benissimo vigilare sulle responsabilità dei proprietari dei territori. Abbiamo anche i satelliti che individuano le particelle non coltivate, quindi gli strumenti ci sono ed è tempo di chiarezza, perché i finanziamenti saranno sempre di meno e vanno finalizzati a chi effettivamente fa agricoltura, si impegna nel lavoro, nel progresso, nella qualità, nell'investire, nel fare occupazione.
  Questo sarà il futuro, quindi noi ci assumiamo la responsabilità, e io me la sono presa per primo come imprenditore, perché ora che rientrerò nella mia città ci sarà qualcuno che protesterà. Già sono venuti due senatori a fare comizi nel mio comune, in piazza, dicendo che la Xylella ce l'avevo in testa, personaggi che protestano di professione.
  Un dirigente deve essere chiaro, qui stiamo parlando in un consesso politico di livello nazionale, dobbiamo avere la coscienza di dire la verità sulle cose.
  Mi assumo quindi la responsabilità, però bisogna essere concreti, bisogna agire in maniera definita, la regione deve assumersi la responsabilità di fare delle scelte, non avvalersi della magistratura, perché si è giocato intorno a questo problema. Questa è la verità.
  Sul PSR in Puglia siamo arretrati, non so quando partiranno, ma vi posso dire in base all'esperienza della mia regione che siamo messi male. Grazie.

  ELIA PELLEGRINO, vicepresidente dell'Associazione italiana frantoiani oleari (AIFO). Vi ringrazio per i vostri interventi che sono molto importanti, pertinenti e hanno dimostrato come abbiate avuto la pazienza di ascoltare le nostre lamentele.
  Per quanto riguarda le proposte che sono state avanzate in relazione alla gestione dei contributi della PAC, alla verifica del rispetto della condizionalità e alla questione dei premi a chi non opera correttamente mi sono già espresso. Credo sia opportuno, anche se immagino che sia tecnicamente difficile, «dirottare» queste risorse, questi contributi non meritati, verso la ricerca, la ricerca «buona», quella che ha ricevuto ad oggi il maggior consenso e ottenuto i migliori risultati.
  Più volte è stato citato il CNR. Ho seguito l'audizione da voi svolta nella precedente seduta del dottor La Notte, che credo sia attualmente il tecnico della scienza più vicino, non alla verità assoluta, perché purtroppo non c'è, ma a risultati importanti sui quali basare la lotta alla Xylella. Non essendoci un rimedio per questa situazione – in California, infatti, si convive da vent'anni con la Xylella che lì ha colpito altre produzioni agricole – basta identificare le condizioni ottimali per la coltivazione delle varietà resistenti, certamente non immuni, perché l'immunità, come è stato dimostrato, non esiste.
  L'onorevole Gadda, facendo riferimento ai sentori, chiedeva se utilizzando altre varietà per produrre olio si perda qualcosa. Da assaggiatore professionista dico che ogni olio è diverso. Sicuramente, perciò, andiamo a perdere qualcosa in termini di storia, di tradizione, di parte dei profumi primari, di abbinamenti gastronomici, di storia, di sangue degli agricoltori, perché l'FS17 è un clone che esce da una varietà e da un professor Fontanazza che certo non è pugliese. Pag. 18
  Il Leccino è una varietà autoctona, però rispetto all'Ogliarola salentina o ad altre varietà tipiche del territorio salentino è di gusto piuttosto differente. Ben venga, però, che quantomeno si possa tornare a fare agricoltura anche se con varietà che non esprimeranno più gli stessi gusti, gli stessi aromi e gli stessi profumi.
  Ci sono onorevoli senatori complottisti, è capitato anche a me di incontrarli, come al presidente Sicolo, ce ne sono anche nella maggioranza, quindi confermo quanto espresso dall'onorevole Gadda. Questa è una cosa non grave, ma pericolosa, perché se un braccio definisce di fare una cosa e l'altro ne pensa un'altra, arriviamo sicuramente a portare a casa un risultato, però ci mettiamo più tempo, ci metterete più tempo (il nostro speriamo di averlo dato oggi).
  L'onorevole Cassese sa bene qual è la situazione del PSR, dovrebbe essere abbastanza edotto al riguardo. Siamo al terzo ricorso consecutivo al TAR, a situazioni nelle quali le tabelle di meritorietà si stanno ancora verificando, senza considerare poi che si è perso quasi metà del tempo disponibile per poter applicare il PSR. Siamo a 1 miliardo di euro, come osservava il presidente Granieri, di cui, forse, verrà utilizzato il 30 per cento, siamo comunque a una necessità finanziaria di investimento, però abbiamo un piano di ritorno per la quota di cofinanziamento che è ad altissimo rischio. Se, infatti, la produzione conseguita doveva portare a una situazione di pareggio per le aziende agricole perché accade che se un agricoltore va in banca oggi e dice: «sono un olivicoltore, mi date un credito agrario?» gli viene risposto: «lei come lo paga, visto che non produrrà olive?».
  Faccio un esempio. Il contributo del PSR può essere usato per comprare un trattore. Io ho comprato un trattore ma ci ho messo i soldi, ho rinunciato al PSR, innanzitutto perché il trattore mi serviva subito. Su 1 miliardo di risorse, allora, quante ne verranno utilizzate? Non lo so perché non sono un tecnico, ma o portiamo a casa qualcosa che sia più immediato o andiamo a fare delle verifiche sul perché la Regione Puglia si sia presa 600 non conformità alla prima presentazione del PSR, altrimenti avremo sempre dei problemi. Aggiungo, inoltre, che, purtroppo, gli stessi personaggi responsabili di questa situazione oggi ricoprono incarichi ad altissimo livello.
  Credo che l'onorevole L'Abbate conosca il settore della trasformazione in maniera molto opportuna, perché ha parlato di un nostro cavallo di battaglia: ossia della problematica dell'applicazione della normativa antincendio applicata ai frantoi. Lo ringrazio per aver citato questo aspetto perché è veramente una piaga.
  I frantoi vengono equiparati, in quanto produttori di olio, alle pompe di benzina, perché non si distingue olio minerale da olio alimentare. Credo che ognuno di voi sappia che per far partire un incendio c'è bisogno di un innesco: l'olio prende fuoco a 300 gradi solo con un innesco, ossia bisogna usare un accendino e vaporizzare l'olio. Una pompa di benzina, invece, prende fuoco in maniera più semplice, anche con mozziconi di sigaretta. Se buttiamo noi un mozzicone di sigaretta in una vasca di olio, il mozzicone, invece, si spegne.
  Questa situazione diventerà molto complessa e la mia associazione si è fatta, per prima, portavoce del problema. Il tavolo della filiera olivicolo-olearia ha sottoscritto un lavoro iniziale presentato alla Commissione competente presso il Ministero dell'interno al quale fanno capo i Vigili del fuoco. È altresì vero che le risultanze di questo lavoro sono state probabilmente sottodimensionate. Non si parlava di frantoi in nessun ordinamento italiano, abbiamo iniziato a parlare di frantoi e abbiamo fatto una legge sull'antincendio che li ha ammazzati!
  Lo stesso tavolo della filiera olivicolo-olearia qui rappresentato in buona parte, l'Associazione italiana frantoiani oleari (AIFO) ripresenteranno un nuovo documento per cercare di mitigare gli effetti della nuova legge o di procrastinare a momenti di maggior floridità economica investimenti su 4.300 frantoi operativi. Di tutti questi frantoi, come l'onorevole L'Abbate ha precisato, il 90 per cento potrebbe risultare fuori norma in base alla normativa antincendio, il che significa che, seppure la Pag. 19Xylella non dà loro un colpo, glielo dà la legge sull'antincendio, perché arriveranno i Vigili del fuoco e ci manderanno tutti a casa!
  A quel punto probabilmente troveremo tutti i produttori in mezzo alla strada perché non sapranno dove trasformare le olive in olio. L'oliva, tra l'altro, non è come altri frutti che si conserva a lungo, ma va trasformata entro 24 ore per avere un prodotto degno di menzione, quindi se i frantoi non saranno più operativi, perché non più a norma, probabilmente il problema ce lo ritroveremo dopo.
  Credo di aver risposto a tutte le domande. Grazie ancora.

  FABIO INGROSSO, consigliere dell'Unasco. Vi ringrazio per l'opportunità di rispondere ad alcune domande poste dagli onorevoli riguardo ai vari aspetti del problema della Xylella.
  Non mi dilungherò perché sono stati trattati quasi tutti i temi, però vorrei focalizzarmi su un aspetto, perché ho capito che ci sono dubbi e perplessità su tutta la situazione di Xylella, perché ci sono questioni anche nel campo delle sperimentazioni che portano a pensare ad altro.
  Questa non è una situazione che si può gestire con il PSR, quindi la questione del PSR, secondo me, va affrontata separatamente, perché parliamo di piani strutturali destinati alle imprese agricole per fare attività ben definite. Questo è un momento particolare di emergenza, lo definirei un terremoto, che non rientra nel PSR, è una situazione straordinaria, e come tale bisogna affrontarla.
  La situazione va affrontata con questa consapevolezza anche dal punto di vista della ricerca. Alcuni colleghi hanno parlato del caso della Xylella in America, ma esistono diversi ceppi, in America ha colpito un ceppo, in Puglia un altro; quindi è un'altra situazione, non si hanno conoscenze in merito ed è doveroso investire sulla ricerca. Lo abbiamo detto nel nostro documento e lo hanno sottolineato un po’ tutti.
  Investire sulla ricerca non significa andare solo in una direzione, bisogna andare in più direzioni, perché non abbiamo una direzione che possiamo seguire. Lo dico in quanto referente di un progetto di ricerca regionale molto piccolo, quindi parlo con giusta causa delle attività che stiamo portando avanti, che cercano di individuare soluzioni, che chiaramente non sono la soluzione al problema, perché bisogna affrontarne delle altre.
  Bene ha fatto il CNR a realizzare ricerche anche sulle varietà resistenti, perché giustamente vi erano dei progetti europei che finanziavano queste attività, che quindi hanno dato tanto per trovare delle soluzioni, e hanno individuato due linee: l'FS17 e il Leccino. Il Leccino, però, a sua volta, è fatto da più cloni, quindi non sappiamo di quale di questi si tratti. Sono tutti tentativi, perché comunque ci dobbiamo appigliare a qualcosa. Così come occorre fare il tentativo di salvare gli olivi, che sono dei monumenti, come avete sentite nelle parole dei produttori o comunque dei proprietari di questi patrimoni.
  Si dovrà cercare di trovare una soluzione, ma non è detto che la si trovi. Ben vengano gli innesti perché sono una delle pratiche colturali che creano la condizione di propagare quella pianta, ma non è detto che vadano bene perché, se la pianta è infetta, potrebbero attaccare, però dobbiamo provarci.
  Ritornando al discorso del professor Fontanazza, e seguendo un ragionamento scientifico in relazione alle varietà resistenti, faccio presente che il professore ha realizzato un campo di genotipi non indifferente da cui ha fatto scaturire l'FS17, chiamata Favolosa, che non è altro che una pianta di incrocio naturale. Spiegandolo brevemente: il professore ha piantato i semi, ha selezionato le piante e l'FS17 è la diciassettesima pianta che ha dimostrato di avere delle capacità di resistenza.
  Mi chiedo allora se in qualche altra linea di incrocio non possiamo individuare linee non solo di maggiore resistenza, ma addirittura di immunità. Per questo insisto nel dare ascolto alla ricerca in termini generali, quindi ben vengano i semenzali e tutte le attività che muovono in questa direzione, però bisogna comunque iniziare Pag. 20a fare delle scelte per individuare una strategia.
  Il Piano olivicolo nazionale nasce proprio per tracciare delle linee di investimento sulla pianta. Lasciamo un segno forte in questa legislatura, perché dal 1985, dopo l'ultima gelata, a seguito della quale si ebbe paura di perdere un patrimonio olivicolo, non si è più parlato di piante d'olivo. Oggi siamo nella stessa identica situazione, quindi è dalla pianta che dobbiamo partire e dobbiamo fare di tutto per trovare qualcosa che possa dare una speranza a noi, ai nostri agricoltori, ai proprietari, a coloro che hanno sempre manutenuto quei terreni coltivando l'olivo.
  Voglio rimarcare anche l'aspetto ambientale, perché tutti siamo ambientalisti, tutti siamo salutisti, tutti vogliamo la salubrità alimentare e stare bene in salute, e siamo quindi preoccupati dai trattamenti fitosanitari e da tutti questi aspetti.
  L'olivo riveste un ruolo fondamentale nel nostro territorio pugliese. Uno studio dell'Università di Bari del 2005 evidenzia come la Puglia sia una delle regioni a rischio desertificazione insieme alla Calabria e alla Basilicata. Allora, signori, noi non abbiamo foreste, l'unica foresta che abbiamo è quella degli olivi e dobbiamo attaccarci a qualsiasi ramo d'olivo per salvaguardare questo patrimonio storico, perché abbiamo bisogno di questa foresta.
  Come comparto stiamo già patendo notevolmente la carenza di acqua, perché la flora, la fauna, la macchia mediterranea, tutta la vegetazione crea un risparmio idrico, e se non ci saranno più non sarà più consentita alcuna coltivazione.
  Oggi noi abbiamo l'FS17 che può essere adottata, ma non può essere la soluzione, perché se facciamo la monocoltura andremo a creare un altro problema. Ecco perché è indispensabile investire sulla ricerca, individuare una strategia che guardi al piano olivicolo e a tutto il settore olivicolo, a tutta la filiera, partendo dall'agricoltore, dal terreno, arrivando alla trasformazione, alla salvaguardia e ovviamente della commercializzazione del prodotto.
  Noi dobbiamo fare anche questa riflessione, dobbiamo tutelare il vero made in Italy e il nostro prodotto va salvaguardato perché se solo se si riesce a creare economia, le nostre aziende investono. In caso contrario, possiamo solo ipotizzare il ricambio generazionale, ma non avverrà mai, perché un giovane non investirà mai in agricoltura se non vedrà una speranza e un futuro.
  Ecco perché sottolineavo questo aspetto del lavoro incentrandolo sulla ricerca, perché i PSR sono fondamentali, la gestione delle risorse è fondamentale, però dobbiamo fare in modo che ci sia una strategia, una cabina di regia che faccia arrivare i fondi dove devono arrivare. È inutile dire «prendiamo i fondi del PSR»; no, i fondi del PSR servono per alcune misure. Sul problema della Xylella devono intervenire il Governo e l'Unione europea. Noi, infatti, non siamo i carnefici, siamo le vittime, perché, se le frontiere fossero state controllate adeguatamente, forse oggi non staremmo a parlare di questo problema.

  PRESIDENTE. Prima di salutare i nostri ospiti vorrei tranquillizzarli sul fatto che questa Commissione ha deliberato all'unanimità questa indagine conoscitiva per dare risposte chiare e in tempi brevi, e ci siamo dati anche una scadenza per la sua conclusione entro la fine dell'anno. Non sarà – lo dico per tranquillizzare tutti e fare chiarezza – qualche singolo a fermare questi lavori. Grazie ancora.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata da Gennaro Sicolo (CNO), Elia Pellegrino (AIFO) e Luigi Canino (Unasco) (vedi allegati). Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.

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ALLEGATO 3

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