XVIII Legislatura

XII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 7 di Martedì 16 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lorefice Marialucia , Presidente ... 2 

Audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Lorefice Marialucia , Presidente ... 2  ... 8 
D'Arrando Celeste (M5S)  ... 8 
Pini Giuditta (PD)  ... 9 
Baroni Massimo Enrico (Misto-L'A.C'È)  ... 10 
Novelli Roberto (FI)  ... 10 
Sarli Doriana (Misto)  ... 11 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 12 
Noja Lisa (IV)  ... 13 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 14 
Dadone Fabiana (M5S) , Ministra per le politiche giovanili ... 14 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Europeisti-MAIE-PSI: Misto-EUR-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARIALUCIA LOREFICE

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, sulle linee programmatiche della Ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza.
  Ricordo, inoltre, che alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza.
  Ringraziando la Ministra Dadone per la disponibilità, le rivolgo i più sentiti auguri per il lavoro impegnativo che l'attende. Faccio presente che all'intervento della Ministra seguirà il dibattito con un intervento per ciascun gruppo parlamentare per un tempo di non oltre cinque minuti ciascuno. Potranno intervenire anche più deputati per gruppo, restando sempre nell'ambito dei cinque minuti complessivi. A questo punto cedo la parola alla Ministra Dadone. Prego.
  FABIANA DADONE, Ministra per le politiche giovanili. Grazie, signora presidente. Onorevoli colleghi, innanzitutto vi ringrazio per l'invito a illustrare in questa sede le linee programmatiche in materia di politiche giovanili. Questa delega oggi più che mai è di straordinaria centralità. I giovani sono un obiettivo, ma al tempo stesso uno strumento per la ricostruzione non solo dell'Italia, ma dell'Europa di domani. Come ho avuto modo di affermare giocando un po' con la pronuncia degli acronimi, Next Generation non è solo EU intesa come Europa ma anche EU intesa come «tu», cioè un voi rivolto alle giovani generazioni.
  Io credo che senza una partecipazione forte e consapevole dei giovani non sia possibile costruire alcun percorso e processo di ripresa e di resilienza vero che sta attraversando non solo il nostro Paese, ma l'Europa e il mondo intero. Il Presidente del Consiglio durante le dichiarazioni programmatiche alle Camere ha rivolto un chiaro segnale in tal senso, con l'impegno di fare il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l'università e la cultura per il benessere delle future generazioni, che sono tra le più penalizzate dalla pandemia.
  Ciononostante emerge chiara la capacità di reazione dei giovani, la sensazione di solidità e di una socialità che è ancora molto forte in loro. Così ci dimostrano i dati raccolti dalle associazioni e dagli osservatori sui giovani, dai quali emerge che l'amicizia e la famiglia nel corso della pandemia sono stati dei nuclei importanti e fondamentali sui quali hanno potuto contare.
  Non è la prima volta che lo sguardo viene rivolto ai giovani, questa volta però Pag. 3avviene in termini diversi. Non si guarda più ai giovani come un problema, ma si guarda ai problemi dei giovani. La lungimiranza su questo fronte è proprio quella di inglobarli in questo percorso per riuscire a far sì che la loro lungimiranza diventi quella del Governo nel riuscire a pianificare la strategia di resilienza del Paese.
  Il nostro Sistema Paese, come il mondo intero, si regge in questo momento sul ricambio generazionale, le cui leve sono la formazione scolastica e professionale, l'ingresso nel mondo del lavoro, il diritto di accesso alla casa; in sostanza quello che è l'ingresso nella vita adulta. In questo mi sento di dare tre parole: autonomia, emancipazione e consapevolezza, di sé e del mondo circostante. Lo strumento finanziario europeo principale si chiama «Next Generation» non a caso Si tratta proprio di rafforzare ogni aspetto e di puntellare con ogni mezzo il futuro dei giovani, che sono il pilastro del ricambio generazionale.
  Più in generale si rileva un problema di approccio che è stato troppo spesso dettato, dal mio punto di vista, da una sottovalutazione dell'importanza strategica del tema dei giovani, così pure della trasversalità che lo caratterizza. In questo senso intendo svolgere il mio mandato risolvendo alcune criticità che hanno caratterizzato finora le politiche giovanili: la frammentazione delle politiche e delle misure e anche un'assenza di coordinamento tra le opportunità esistenti e quelle potenziali. Serve secondo me maggior coordinamento a livello interministeriale per le politiche giovanili anche per quel che riguarda gli strumenti legislativi.
  C'è un rischio di dispersione a livello locale delle misure trasformative per la rivitalizzazione del Paese e questo anche per quel che riguarda le misure post Covid. C'è un rischio di disorientamento e di un'informazione e di un linguaggio che non riescono ad arrivare in maniera efficace, in particolare per quel che riguarda il passaggio tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro. Forse è un messaggio non sufficientemente accattivante, ma anche su questo fronte dobbiamo riuscire a incidere. È una necessità muovere su una visione olistica della gioventù, orientando tutta l'azione politica valorizzando e promuovendo la formazione sul fronte delle competenze trasversali, le cosiddette soft skills; quindi la necessità di guardare a un approccio alle politiche giovanili non solo con contributi oppure con interventi a pioggia, ma con interventi trasversali e di più ampio respiro.
  Permettetemi velocemente di descrivere il quadro d'insieme che ci troviamo di fronte. Innanzitutto le macro problematiche, in primis quelle del lavoro. La dinamica occupazionale dei giovani ha risentito moltissimo della pandemia, non solo a causa dell'elevata incidenza di impieghi nel settore come il turismo, l'arte, i servizi e lo sport che purtroppo hanno patito le drammatiche condizioni dettate dalle misure di contenimento, ma anche della maggiore diffusione dei contratti a tempo determinato, che hanno chiaramente assorbito la caduta della domanda di lavoro nella prima e nella seconda ondata di contagi. Il rischio è che le ricadute siano ancora più pesanti da qui in avanti sulle prossime generazioni.
  In secondo luogo la formazione. I dati Istat ci danno un allarme molto chiaro: nel 2019 126.000 giovani hanno lasciato l'Italia e almeno 30.000 di questi sono laureati. In sostanza il nostro Paese si è occupato di formare, ha investito su del capitale umano che però non ha avuto la capacità di trattenere. I dati OCSE mostrano che soltanto il 5 per cento delle ragazze quindicenni in Italia aspira a professioni tecniche-scientifiche e, nonostante il fatto che il 36 per cento delle studentesse universitarie sia iscritta a corsi in discipline STEM e abbiano in media una performance migliore rispetto ai colleghi uomini, solo una laureata su tre svolge attività di ricerca in ambito scientifico e tecnologico.
  La pubblica amministrazione vede un bacino occupazionale importante per il Paese e anche un'età media elevata del capitale umano. Dovrebbe rappresentare un settore di forte attrattività sul fronte occupazionale dei giovani, ma così non è, anche perché viene considerato come un luogo privo di crescita e di prospettiva professionale. Anche su questo nell'attività col precedente Pag. 4 Governo siamo andati a investire, in particolare con una norma a cui spero il collega che oggi siede alla funzione pubblica darà velocemente attuazione, che riguarda proprio l'introduzione di borse di studio rivolte agli under 25 meritevoli, per provare a fare ingresso nella pubblica amministrazione e rendere attrattivo questo mondo per i meritevoli.
  Il tasso di abbandono scolastico, che pone l'Italia ai primi posti in Europa, è un altro dato che preoccupa moltissimo. La quota dei giovani che non studiano, non lavorano e non cercano neanche lavoro, i cosiddetti NEET, è la più elevata d'Europa. Eurostat rileva che tra i 20 e i 34 anni la percentuale è del 27,8, contro una media europea che invece si ferma al 16,4. Questo è un tema centrale legato anche alla fiducia verso il futuro da parte delle nuove generazioni.
  Le linee di intervento sulle quali investire. Servizio civile universale: oggi è un istituto solido, di ampia diffusione sui territori e conosciuto molto tra i nostri giovani. È oggettivamente una realtà di questo Paese che è passata dall'essere un sistema alternativo a quella che era la leva obbligatoria a diventare un vero e proprio istituto autonomo e a carattere universale, quindi aperto all'universalità dei partecipanti, a tutti i giovani che desiderano farla. Un dato su tutti è significativo: si partiva da un bando nel 2001 con 396 posti; oggi nel 2021 ne abbiamo 56 mila disponibili, per un totale di 523 mila giovani che hanno svolto il Servizio civile universale di cui 8 mila all'estero. Forse la parte che andrebbe implementata maggiormente è la progettualità rispetto all'estero. Sono aumentati i settori di intervento dei progetti. Si pensi all'agricoltura sociale, al turismo sostenibile, che rispondono alle esigenze del pianeta e a quelle delle generazioni del domani. Sono cambiate anche le modalità di programmazione. Ci sono piani triennali e piani annuali che sono volti ad ammodernare gli interventi degli enti e ad ampliarne anche l'efficacia, finalizzandola a degli obiettivi chiari e che vadano in linea con l'Agenda dell'ONU per il 2030.
  Secondo le prime stime fornite dal Dipartimento delle politiche giovanili, circa il 50 per cento dei volontari ha trovato lavoro nei dodici mesi successivi al Servizio. È evidente che la leva sociale, economica e culturale del Servizio c'è, sussiste e merita di essere fatta «fiorire» ulteriormente. Mi sono posta degli obiettivi al riguardo: garantire una maggior partecipazione, andando a tutelare soprattutto i giovani che hanno minore possibilità, soprattutto sul fronte sociale; agganciare chi ha abbandonato il percorso scolastico e non riesce a inserirsi nel mondo del lavoro, aprendo dei nuovi settori che riguardano anche la transizione ecologica e quella digitale; provare a rendere più stretta la collaborazione con le regioni per riuscire a creare un sistema di best practice e far sì che le prassi migliori vengano condivise sul territorio nazionale e quindi portate a dei livelli adeguati in tutte le regioni.
  Credo che sia importante individuare degli strumenti più incisivi per riuscire a valorizzare e riconoscere le competenze e i crediti formativi che si acquisiscono durante il Servizio civile universale e a definire una connessione con altri strumenti nell'ambito dei programmi europei. Oltre a stipulare degli accordi con regioni e province autonome per migliorare l'attività formativa che è dedicata ai ragazzi, penso potrebbe essere utile implementare una banca dati delle esperienze e delle competenze dei giovani, che possa consentire di avere accesso a una certificazione aggiornata delle attività svolte e che possa essere utilizzata a titolo curriculare e quindi valorizzata anche nell'ottica dei datori di lavoro in sede di vaglio rispetto alle possibilità lavorative.
  La pandemia chiaramente ha obbligato a una rimodulazione del sistema, ma la risposta c'è stata ed è stata rapida. C'è stata una breve sospensione nell'anno passato dei progetti. Nonostante ciò 3.200 operatori volontari hanno continuato a svolgere il proprio servizio, anche nei contesti di emergenza, e già a partire dall'aprile 2020 sono tornati in servizio oltre 23 mila volontari, e a partire dall'estate 30 mila. Ovviamente i progetti di Servizio civile che hanno riguardato Pag. 5 l'estero e i corpi civili di pace hanno subito maggiore ripercussioni per la questione pandemica.
  Sempre lo scorso anno, però, in piena pandemia gli enti invece hanno risposto al bando del Dipartimento politiche giovanili presentando 944 programmi d'intervento con 4.212 progetti. Questo a dimostrazione del fatto che c'è un grande interesse da parte dei territori verso questo tipo di strumento, che occorre lavorare sul riconoscimento e la valorizzazione delle competenze che gli operatori volontari riescono a formare durante il periodo del Servizio civile e che deve riguardare però un lavoro di collegamento tra tutti i livelli istituzionali.
  È inoltre strategico proseguire l'azione volta a stabilizzare le risorse sul Fondo nazionale, provvedendo da subito all'individuazione di nuove risorse per il 2023, per cui sono attualmente previsti 100 milioni di euro, e per gli anni a venire. Io credo che anche rendere strutturale questo tipo di fondi possa aiutare ad avere delle progettualità con degli effetti migliori, monitorando tutto ciò che viene finanziato per riuscire ad avere un feedback sulle attività.
  Guardo anche con molta attenzione alla possibilità di una maggiore connessione tra il nostro Servizio civile universale e i programmi europei che sono dedicati allo stesso target giovanile. Questo sempre nell'ottica che i ragazzi italiani sono ragazzi italiani, ma sono anche ragazzi europei e cittadini del mondo. È importante che riescano a provare a espletare anche esperienze all'estero il più possibile.
  Il Fondo per le politiche giovanili. Qui si tratta per il 2021 di uno stanziamento pari a 36 milioni di euro. Sarà a breve ripartito in sede di Conferenza unificata. Il 51 per cento di questo fondo va a enti locali e regioni, ed è rivolto alla promozione del diritto dei giovani alla formazione culturale e professionale e all'inserimento nella vita sociale. È uno strumento importante, che dovrebbe essere potenziato per permettere interventi che siano mirati e sostanziali in favore delle nuove generazioni.
  C'è poi la Carta nazionale dei giovani, a cui ha lavorato il mio predecessore, Vincenzo Spadafora, con una dotazione organica di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022. La Carta è in analogia con le misure degli altri Paesi europei, in particolare è l'equivalente dell'EYCA (European Youth Card). È uno strumento virtuale che consente, in una funzionalità all'interno dell'app IO, di riuscire a promuovere la partecipazione di giovani tra i 18 e i 35 anni ad attività culturali, sportive, ricreative e formative. È un sistema che poi si connette a quello delle Carte degli altri Paesi europei.
  C'è poi la piattaforma Giovani2030. Si tratta di un punto di accesso alle opportunità che sono dedicate ai giovani tra i 14 e i 35 anni su tutto il territorio nazionale.
  Il portale è giunto in una fase pre-operativa. È stato oggetto anche di un evento tenutosi con il Ministro pro tempore il 17 dicembre. È in fase di avanzata realizzazione e sarà a breve online. Questo è un luogo digitale che nasce con l'intento di aiutare i giovani a conoscere e a trovare in maniera più semplice tutte le iniziative messe in campo, innanzitutto dal Ministero e quindi dalle amministrazioni centrali, dedicate a loro.
  Al riguardo ho rinnovato uno specifico impulso ai miei colleghi. Ho segnalato l'iniziativa di questo portale e ho richiesto di fornirci informazioni rispetto ai bandi nazionali, territoriali, gli avvisi di finanziamento e le convenzioni, le agevolazioni, le sovvenzioni, tutto ciò che può interessare i giovani nella fascia tra i 14 e 35 anni, per far sì che sul portale sia caricato tutto quello che è il panorama di possibilità che innanzitutto le amministrazioni centrali, poi successivamente anche le regionali e gli enti territoriali, riusciranno a dare ai ragazzi, in maniera che vi sia un sito aggregatore per tutto quello che gli può interessare.
  In ultimo, il Fondo per il credito ai giovani. Si tratta di un fondo di garanzia di 20 milioni di euro ed è finalizzato ad agevolare l'accesso al credito da parte di studenti universitari neolaureati per un approfondimento di percorsi professionali e lavorativi. Pag. 6
  Rispetto all'azione in ambito europeo e internazionale, il lavoro fatto finora è notevole e di questo voglio ringraziare sentitamente il mio predecessore, l'onorevole Spadafora, per l'impegno e per i risultati raggiunti, anche in una fase complessa come quella dell'emergenza pandemica avuta.
  Credo che da qui in avanti sia comunque necessario analizzare e valutare le idee per creare anche dei nuovi percorsi, per riuscire ad aprirci a una consultazione costante con il Consiglio nazionale dei giovani o con i gruppi di rappresentanti dei giovani che possano darci un'idea di quelle che sono le aspettative rispetto alle progettualità. Intendo rafforzare l'attività con i miei colleghi Ministri della Gioventù dell'Unione europea per riuscire a instaurare degli incontri che siano frequenti e avviare delle iniziative condivise e comuni, per riuscire ad avere un solido valore europeo, e per riuscire a dare maggiori possibilità ai nostri ragazzi su questo fronte. La strategia europea dei giovani 2019-2027 offre poi degli elementi guida su cui mi impegnerò nell'attività di pianificazione e di report che essa prevede.
  Riguardo all'attività internazionale, d'intesa con il Ministro Di Maio, confido di inaugurare nuovi percorsi e nuove opportunità di esperienze all'estero per i giovani, anche attraverso nuove intese bilaterali rispetto a quelle che sono state in essere finora. Ci tengo a sottolineare che tra i programmi europei che oggi sono in vigore e sono tra più noti vi è sicuramente l'Erasmus Plus e il Corpo europeo di solidarietà. Al primo sono destinati 19 milioni di euro e quasi 10 invece per il Corpo europeo di solidarietà. Il G20 ospiterà una delegazione di giovani che discuteranno dei temi dell'inclusione, della sostenibilità e dell'innovazione e credo che sia importante in questa sede sottolinearlo.
  Nel 2021 l'Italia avrà la co-presidenza, insieme al Regno Unito, della COP26, della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che si terrà a Glasgow nel prossimo novembre, al fine di concordare un piano di azione che sia coordinato per affrontare il cambiamento climatico e proteggere il pianeta per le future generazioni. L'Italia avrà la responsabilità dell'incontro globale dei giovani per il clima, che si terrà a Milano dal 28 al 30 settembre 2021. Anche questo credo che sia molto importante sul fronte dell'attività internazionale.
  Passo ora a illustrare in maniera più analitica le principali attività e settori delle politiche giovanili all'interno del PNRR. Ai Paesi membri è stato chiesto di indicare nei piani di resilienza e di ripresa le politiche per le future generazioni, in particolare in tema di istruzione e miglioramento delle competenze, comprese quelle digitali, e quindi una riqualificazione. È stato richiesto sostanzialmente di salvaguardare i giovani dall'impatto della pandemia, per evitare di avere un ulteriore divario rispetto a quello che oggi è già presente. Le azioni proposte nell'ambito seguono le tre direttrici principali: la digitalizzazione e innovazione, la transizione ecologica e l'inclusione sociale.
  Un primo intervento riguarda il Servizio civile universale ed è volto a potenziare questo strumento, con un incremento del numero di giovani che possono parteciparvi e del livello di progetti a cui i giovani vengono impegnati. Credo che se ci diamo obiettivi specifici creando dei percorsi di apprendimento che non siano soltanto formali, ma che gli permettono di sviluppare delle competenze trasversali per riuscire ad affrontare e a relazionarsi con la vita professionale e lavorativa, riconoscendoli e certificandoli riusciremo a traghettarli dal mondo della scuola verso il mondo del lavoro e riusciremo altresì a recuperare i cosiddetti NEET anche nell'ottica preventiva.
  Un secondo progetto riguarda il Servizio civile digitale a cui sono destinati 35 milioni di euro. Questo è svolto in collaborazione con il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione al digitale. Risponde all'obiettivo di accompagnare la transizione digitale e di creare anche le condizioni e le competenze per posti di lavoro «post-pandemia». Sono servizi di facilitazione volti a favorire l'inclusione digitale, a cominciare dalle categorie più svantaggiate. L'obiettivo è di agevolare il cittadino Pag. 7 nell'uso delle tecnologie informatiche e di accompagnarlo all'utilizzo di quelli che sono in particolare i servizi pubblici digitali. Ma l'ottica è sempre quella di riuscire a sviluppare delle competenze e far sì che i giovani possano mettere a curriculum un'esperienza ulteriore che gli permetta di raffrontarsi al mondo del lavoro, con un riconoscimento di credito formativo che consenta di superare determinati ostacoli.
  Il terzo progetto riguarda le case digitali. Anche queste sono elaborate con il Ministro dell'innovazione tecnologica e la transizione digitale. Sono finalizzate alla creazione sul territorio nazionale di luoghi dell'innovazione, chiamiamoli hub dell'innovazione digitale, per permettere sia la formazione e lo sviluppo di competenze digitali da un lato, sia dei percorsi formativi creando delle vere e proprie academy, che possano anche vedere la collaborazione pubblico e privato, ma sempre nell'ottica di permettere ai nostri ragazzi di sviluppare delle competenze ulteriori, che siano digitali, ma che siano anche di lavoro in gruppo e di gestione del problem solving. Questo permetterebbe di sviluppare tutte quelle competenze al fianco del digitale, che riguardino un self employment sul fronte delle soft skills.
  È inoltre mia intenzione sviluppare – questo in realtà portando avanti un lavoro già iniziato dal collega Spadafora – l'esigenza di raccontare adeguatamente il PNRR alle nuove generazioni. È bene evidenziare che è necessario far capire che ci sono questo tipo di misure, ma che ve ne sono anche delle altre, che, se non sono riconducibili direttamente ai giovani, incidono comunque sul target delle giovani generazioni. Scorrendo con una lettura puntuale di tutto il Piano Nazionale, affiorano questi interventi. Penso alla linea di Missione 1, che ha come obiettivo la promozione dell'integrazione tra scuola, università, impresa e luoghi di cultura. Sono previsti degli interventi che sono finalizzati a una quota di risorse per il Mezzogiorno e per gli ambiti di produttività e di attività che sono caratterizzati da un'incidenza minore della professionalità femminile e giovanile. Qui si va a incidere con dei progetti che possano aiutarla ad emergere.
  Per quel che riguarda, per esempio, la strategia nazionale aree interne della Missione 5, anche qui ci sono interventi aggiuntivi per migliorare il livello di qualità dei servizi scolastici, sanitari, di mobilitazione e di un potenziamento delle infrastrutture sociali, ambientali e digitali. Questo, per esempio, nell'ottica del ripopolamento delle aree interne, che è un'ottica che può andare incontro a una visione di mondo che oggi i giovani hanno, con molta più attenzione alla gestione dei tempi di vita personali e dei tempi lavorativi.
  In conclusione, presidente, le azioni principali delle politiche giovanili devono essere dal mio punto di vista riunificate all'interno di una strategia che abbia un approccio che sia complessivo, organico e globale. Io so che gli interventi settoriali piccoli possono fare più gola nell'immediato e producono effetti che magari fanno notizia in quello specifico frangente, ma non riescono a fornire poi una risoluzione di sistema rispetto a problematiche che abbiamo da anni. Credo che in questo momento il Paese non si possa permettere di perdere questo tipo di trasformazione, in particolare per quel che riguarda i rapporti sociali e lavorativi che chiaramente il Covid-19 ha creato, situazioni che hanno ulteriormente distanziato i giovani da chi è già introdotto all'interno del mondo del lavoro.
  Oggi piccole progettualità che non aiutino ad avere un approccio globale non permetterebbero di risolvere la situazione. È meglio avere un approccio più globale, più di difficile comprensione, ma che permetta di avere un'attenzione orientata all'interconnessione tra la scuola e il lavoro, un programma serio di orientamento, di formazione e di self employment, che sostenga e accompagni giovani nella scelta del futuro. Credo che anche la scelta delle scuole sarebbe meglio indirizzata se avessero una prospettiva e un orientamento in anticipo rispetto alle professionalità e alle prospettive di vita.
  Tutto questo ci permetterebbe non solo di recuperare i NEET, ma anche di riuscire a prevenirli. Questo credo che sia l'obiettivo Pag. 8 principale che ci dovremmo dare. In questo senso penso che sia importante – l'ho già accennato prima ma lo ricordo ancora – avviare un tavolo permanente di confronto non solo con la Consulta nazionale dei giovani, con l'Agenzia, con i rappresentanti dei territori, ma anche con i rappresentanti del mondo economico, produttivo, scolastico, universitario e associativo. Bisogna affrontare insieme tutte le proposte e provare a strutturare al meglio le sfide che abbiamo davanti tra qui e i prossimi anni.
  In secondo luogo credo che sia importante coordinare in maniera permanente e trasversale tutte le politiche giovanili, guardando tutti i Ministeri, e quindi tutti i settori interessati. In terzo luogo occorre promuovere lo sviluppo di una formazione che sia specialistica, ma anche professionale e tecnica, quindi permetta ai giovani di entrare velocemente nel mondo del lavoro o quantomeno sapere in quale direzione specializzarsi per riuscire ad avere accesso al mondo del lavoro. Questo consente anche di recuperare in percentuale sul fronte delle discipline STEM, su cui siamo carenti rispetto ad altri Paesi europei.
  Da ultimo penso che sia fondamentale intervenire anche nelle misure di housing attraverso agevolazioni, per far sì che ci sia un diritto alla casa. Permettiamo ai ragazzi di potersi emancipare effettivamente e di poter non solo intraprendere un percorso lavorativo, ma anche di riuscire a garantire una propria indipendenza su tutti i fronti. Io sono convinta che con questo Governo, se ci sarà una collaborazione da parte di tutti gli attori istituzionali – anche sicuramente del Parlamento, oltre che degli autorevoli membri della Commissione che oggi sono presenti – si potrà fare un lavoro ottimo sulle tematiche giovanili per riuscire a lasciare ai nostri ragazzi un Paese diverso e migliore sotto alcuni punti di vista. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministra. Passiamo ora alle domande dei deputati. Cominciamo con l'onorevole D'Arrando, ha cinque minuti a disposizione.

  CELESTE D'ARRANDO(intervento da remoto). Ringrazio la Ministra Dadone. Dal suo intervento emerge chiaramente un aspetto che è anche proprio di Ministri come quello per la disabilità che abbiamo audito stamattina, proprio perché temi come la parità di genere, i giovani e la disabilità sono temi che, come dicevo anche nell'audizione di questa mattina, non possono essere collocati in contenitori e in compartimenti stagni, ma c'è la necessità di comunicare anche con gli altri Ministeri.
  Al di là del PNRR dove ci sono dei progetti che hanno una visione volta allo sviluppo delle competenze trasversali dei giovani, si dovrebbe però e partire, a mio avviso, anche da un bilancio delle competenze all'interno sia delle aziende private sia della pubblica amministrazione. Questo proprio per avere una base di partenza nel mondo del lavoro e anche sviluppare quelle soft skills che il Servizio civile e altre esperienze di volontariato possono dare ai nostri giovani, che riguardano quelle competenze non tecnico-professionali, ma di relazione con il mondo, di relazioni sociali e anche capacità come l'empatia.
  Sono contenta che si è parlato di accesso alla casa per i giovani, non solo universitari, che possono iniziare a emanciparsi dalla famiglia e avere una propria indipendenza e una propria autonomia, e quindi anche sentirsi indipendenti, avere una propria dimensione, come credo ognuno di noi auspichi di avere. Sull'accesso alla casa, in collaborazione con il Ministro della famiglia, occorre un sostegno anche per le giovani coppie che ad oggi hanno grosse difficoltà nell'accesso al mutuo, per fare un esempio, per i costi che ci sono nell'acquisto della casa in sé, ma anche per i tassi che spesso non sono accessibili a tutti.
  Faccio tre cenni su argomenti secondo me trasversali. Le giovani donne non accedono alle facoltà STEM, quindi spesso non sono coinvolte e non proseguono la loro carriera accademica nell'ambito della ricerca, proprio perché c'è ancora una visione forse ancora troppo maschilista da un certo punto di vista, ma anche le donne hanno delle competenze scientifiche e possono Pag. 9 dare grandi risultati e fare grandi cose nell'ambito.
  C'è un altro aspetto che riguarda non solo i giovani NEET, ma anche i giovani che in questa emergenza hanno subito un aumento del disagio psicologico e un conseguente aumento di suicidi o di disturbi dell'alimentazione. Credo che proprio come Ministra delle politiche giovanili, insieme ai Ministeri competenti, possa fare un'azione congiunta e forte affinché si abbia una sensibilizzazione non solo dei giovani, che sono i soggetti al centro di questi disagi, ma delle famiglie che spesso si sentono abbandonate o che comunque non hanno gli strumenti per poter aiutare i propri figli.
  Sicuramente è importante quello che diceva lei sul tasso di abbandono scolastico. Credo che bisogna, insieme al Ministero dell'istruzione, lavorare sulla fascia adolescenziale, quindi la fascia delle medie, proprio perché in quel periodo nella vita di un ragazzo avviene il maggiore abbandono scolastico, perché cambiano le modalità di insegnamento e cambia anche la modalità di approccio ai ragazzi. Io credo che, se si lavorerà insieme e anche a lungo periodo, ma definendo quelli che sono gli obiettivi a breve e medio periodo, insieme a tutti gli attori e tutti i Ministri coinvolti (Ministro della salute, Ministro della famiglia, Ministro della disabilità e quanti altri), si riuscirà effettivamente a iniziare a mettere le prime pietre per avere una società a misura anche dei nostri giovani.

  GIUDITTA PINI(intervento da remoto). Grazie, Ministra. Ha un compito abbastanza complicato davanti. Noi siamo un Paese che per la prima volta nella storia dell'umanità due anni fa ha visto la popolazione over 60 superare come numero quella under 30 e continua in questo trend. Purtroppo non è stato facilitato dalle politiche che sono state fatte in questi anni. Noi siamo nella legislatura più giovane della storia della Repubblica, eppure le politiche che sono state fatte in questi anni – penso su tutte Quota 100, ma non solo – non hanno guardato in realtà alle giovani generazioni, ma ben di più, come si diceva prima per motivi meramente numerici, alle generazioni più adulte che ci sono.
  Se noi, come lei ci ha detto, abbiamo 126 mila espatriati ogni anno su una popolazione under 35 di circa 12 milioni di italiani vuol dire che un 1 per cento della popolazione under 35 ogni anno decide di andare a vivere fuori dal nostro Paese, il che di per sé non è una cosa negativa. Il problema è la totale mancanza di attrattività del nostro Paese per persone, studenti o lavoratori che abbiano delle skills, delle idee, capacità o delle lauree professionalizzanti. Per chi è andato via all'estero a studiare e a cercare lavoro c'è la totale mancanza di attrattività nel tornare nel nostro Paese. C'è anche il fatto che si espatria non per scelta, ma per necessità.
  Però sicuramente quello che lei ha accennato, quindi un lavoro più di contingenza con gli altri Ministeri dell'Unione europea, sarà importante per cercare di attrarre in questo Paese capacità e conoscenze da fuori. Non è facile, perché noi siamo un Paese di piccole e piccolissime aziende che non hanno investito per decenni nella ricerca e nell'innovazione e quindi anche nelle giovani generazioni, e si trovano infatti adesso in grandissima difficoltà. La pandemia ha aggravato questo sistema che era già messo non benissimo e ha portato tutte le contraddizioni che c'erano ancora più in alto. Sicuramente il Next Generation UE teoricamente dovrebbe vedere tutte le politiche fatte – lo dice il nome stesso – per quelli che verranno dopo di noi, sapendo che sono soldi che noi stiamo chiedendo in prestito a loro; per cui sarebbe utile fare politiche orientate in quel senso.
  Su questo credo che, oltre a molti progetti che ci sono, più che progetti specifici... Sicuramente è importante il Servizio civile universale e sono importanti i servizi civili digitali, però sicuramente purtroppo non sono sufficienti. Questo è abbastanza lapalissiano. Manca totalmente nel PNRR e nelle schede relative la parte salute mentale. Questa è una cosa gravissima. Se uno va a cercare con il pdf la parola «mentale», nelle schede che sono state inviate troverà soltanto «fondamentale». Allora è importante, Ministro, proprio perché conosco la sua sensibilità, proprio perché sa che Pag. 10soprattutto le giovani generazioni in questo momento sono le più esposte, che si faccia una battaglia insieme per inserire all'interno delle scuole la possibilità per i ragazzi di essere seguiti da uno psicologo, perché si cerchi di inserire nel Piano Nazionale del Recovery il tema della salute mentale, che è un tema che non riguarda solo i giovani, ma che riguarda soprattutto i giovani.
  Altra cosa importantissima che non c'è nel Recovery, ma che mi auguro si possa discutere perché è importante, è il fatto che spesso e volentieri gli strumenti che vengono usati per collegare lavoro e studio vengano poi usati come grimaldello per non assumere e non pagare i giovani per le esperienze lavorative che fanno. Mi riferisco agli stage non retribuiti.
  Concludo su questo. Ci sono moltissime cose da fare e purtroppo poco tempo per discuterne. Sicuramente il lavoro da fare è tanto. Mi auguro che ci possa essere su questi temi, come su quelli sulla cittadinanza, sulle politiche del lavoro, dello studio, degli affitti e sulla salute mentale, la sensibilità da parte del Ministro per poter provare a fare un piano che serve alle giovani generazioni e non solo a quelle che ci sono ora.

  MASSIMO ENRICO BARONI(intervento da remoto). Innanzitutto faccio mie le precedenti parole della collega Celeste D'Arrando per quanto riguarda una giusta perimetrazione di ciò che significa fare politiche giovanili, e della collega Pini quando ribadisce l'obiettivo del benessere mentale, tema su cui già mi hanno sentito ampiamente. Credo che il Ministro delle politiche giovanili abbia un grosso rischio, ovvero quello di rimanere un Ministro concettualmente sovraordinato all'interno del PNRR, ma incapace di incidere proprio con i Ministeri con il portafoglio e con le singole missioni, per rendere prioritarie alcune strategie che a sua volta possono rendere prioritario il censimento, come lei ha giustamente ribadito nel suo intervento, delle capacità.
  Un'altra questione che mi sta a cuore è un invito a dividere ciò che è urgente da ciò che è importante, ma nel suo caso credo che le due cose coincidano in maniera drammatica. Le faccio solo un esempio. Nella documentazione predisposta dagli uffici sul PNRR, su 195 pagine, abbiamo una sola pagina che tratta la questione dei giovani all'interno del sotto-sottoparagrafo «Le tre priorità trasversali: parità di genere, giovani e Sud». Per quale ragione? Perché molto probabilmente questo tipo di PNRR è stato fatto da capi di gabinetto che sono entrati con concorsi negli anni Ottanta, hanno fatto 40 anni di carriera e adesso noi ci troviamo ad avere suggerimenti rispetto a persone che hanno portato comunque al problema in cui in questo momento in Italia ci troviamo, cioè una sottovalutazione delle problematiche giovanili.
  Su questo c'è anche una ridondanza drammatica nell'unica pagina: «prevedere un turnover generazionale dei dipendenti pubblici» e dopo venti righe: «è prioritario il ricambio generazionale del personale pubblico sia centrale che locale». Il problema in questo Paese è il conflitto di interessi. Il problema è che non si liberano risorse, andando a incidere sulle rendite di posizioni. Queste rendite di posizioni garantiscono lo status quo di chi è già entrato nella macchina lavorativa ed è riuscito ad avere una carriera, e non permettono in realtà un inserimento di tipo generativo.
  Questo l'abbiamo visto anche con le politiche professionali sanitarie, in cui con un recente provvedimento abbiamo permesso dei presidenti perpetui degli ordini; ovvero dopo otto anni di mandato è stato permesso di fare altri due mandati, altri otto anni. Così si creano delle posizioni strategiche e dirigenziali che non sono attrattive per chi deve entrare nel mondo del lavoro, e culturalmente fanno sì che persone che magari dal punto di vista familiare non sono state sufficientemente sostenute nel loro percorso culturale e formativo ricadano proprio in quel gruppo dei NEET che lei ha citato più volte e che va ampiamente indagato dal suo Dipartimento.

  ROBERTO NOVELLI(intervento da remoto). Grazie, signora Ministra. Ascoltando la sua relazione, che ho apprezzato, ho avuto due suggestioni, che sono suggestioni Pag. 11che ho avuto anche in tempi passati. Quando si parla di giovani, quello che sento ripetere spesso – e che comunque ha una sua valenza positiva – sono tutti i tavoli che si attivano, tutti i progetti che si mettono in campo. Noi continuiamo a parlare di tavoli, di progetti; però in realtà, valutando i due elementi essenziali più importanti della vita di una persona, che sono la salute e il lavoro, dando per scontato che i giovani sono mediamente in salute, quello che manca per un progetto di vita che possa avvicinarsi a quello che è uno standard europeo è il lavoro. Quando sento parlare del Servizio civile, questi progetti che sono molto importanti, penso sempre: ma qual è il passaggio successivo?
  Lei, Ministra, ha parlato dei giovani che in numero importante hanno partecipato e stanno partecipando al Servizio civile universale. Ci ha anche detto che il 50 per cento dei volontari ha trovato lavoro nei dodici mesi successivi; però sarebbe interessante sapere che tipo di lavoro hanno trovato, per quanto tempo. Un progetto di vita non si può basare su un lavoro, magari a tempo determinato, che dura qualche mese, sottopagato e che non consente neanche di sviluppare le proprie competenze.
  Io temo, purtroppo, che anche questi progetti – ripeto, molto interessanti e sotto certi aspetti importanti – non diano quell'abbrivio per cui i giovani poi possano costruirsi un percorso di vita che possa consentirgli di fare famiglia, di accendere un mutuo per la casa, di fare dei figli. Questo è un tema sostanziale che forse bisognerebbe valutare nella sua interezza e con più concretezza, magari partendo dalla scuola. Bisogna intervenire – non è una sua competenza, è evidente – anche rivedendo i percorsi scolastici, che sono in alcuni casi arcaici e non preparano il giovane per quello che è il futuro, l'immissione nel mondo del lavoro, lo sviluppo di competenze che possono essere adeguate ai tempi. Sono temi estremamente importanti.
  Nell'ambito delle politiche giovanili io sono d'accordo che quello che lei ha illustrato sia molto importante, ma dobbiamo provare ad andare più al nucleo, più alla concretezza del problema. Tutti voi sapete che cosa succede quando un giovane neodiplomato o neolaureato va a cercare lavoro. Tutti voi sapete quante porte in faccia si vede sbattere o addirittura il 98 per cento delle volte non si vede nemmeno rispondere, per non parlare di quello che succede quando entra in un Centro per l'impiego. È un fantasma quando entra e quando esce, perché normalmente non ha delle risposte. La difficoltà di creare davvero un percorso per i nostri giovani che possa dare degli sbocchi – lo dico sommessamente – non la risolviamo con tavoli e progetti magari polverizzati. Dobbiamo davvero andare al nucleo e concentrarci in modo intersettoriale per cercare di dare delle risposte.
  Anche il collegamento tra le professionalità che un ragazzo sviluppa, molto spesso poche, dettate da percorsi di studio arcaici, e il mondo del lavoro non possono essere più lasciati al caso, a dei Centri per l'impiego che nella provincia A ragionano in un modo e applicano determinati standard, e nella provincia B in modo completamente difforme rispetto a quello che succede a pochi chilometri di distanza, per non parlare di latitudini diverse. Davvero questo è un percorso difficilissimo e improbo, ma io consiglierei, o meglio, suggerirei, dal mio punto di vista, di concentrarci di più su questo tipo di problemi. I progetti sono importanti, per l'amor del cielo, i tavoli sono anch'essi molto importanti; ma ho l'impressione che se continuiamo solo con i progetti e con i tavoli la situazione non cambierà poi molto.

  DORIANA SARLI(intervento da remoto). Gentile Ministra, la ringrazio intanto per quello che ci ha detto. Mi associo a tutto quello che finora hanno detto i colleghi e alla preoccupazione che abbiamo tutti, perché questa pandemia è vero che ha colpito tutti nel nostro Paese, ma in particolare i soggetti più deboli e le giovani generazioni. L'ultimo rapporto Istat sul benessere equo e sostenibile elaborato a marzo 2021 ha certificato che nel secondo trimestre del 2020 il 13,5 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni risulta non iscritto a corsi di formazione o istruzione, con un Pag. 12titolo fermo alla licenza media. La quota di coloro che non studiano o non lavorano, i purtroppo famosi NEET, nella fascia 19-29 anni, ritorna a crescere dopo anni di decremento. Lo stato di povertà torna ad aumentare, l'incidenza tra gli individui con meno di 18 anni sale di due punti percentuali, così come nella fascia dei giovani adulti. Drammatici sono i dati sull'occupazione relativi ai primi mesi della pandemia, con ripercussioni sulle fasce più vulnerabili che sono i giovani, le donne e gli stranieri, con le posizioni lavorative meno tutelate e soprattutto nelle aree del Paese dove già prima c'erano condizioni occupazionali difficili, come nel Mezzogiorno.
  A queste condizioni però va aggiunta una cosa importante: lo stato di isolamento vissuto nel 2020 ha condizionato la salute mentale di tutti i cittadini, ma in particolare dei giovani, come è stato detto anche dai miei colleghi. A mio avviso questo è un dato preoccupante. A un anno dall'inizio della pandemia ci sono molte difficoltà emotive, psicologiche e sociali. Sono tanti i bambini e ragazzi che sentono particolare stanchezza, apatia, irrequietezza, irritabilità, preoccupazione. La mancanza di relazioni sociali, la drastica diminuzione del contatto tra pari, la didattica a distanza, le numerose quarantene, stanno generando veramente un disagio molto profondo.
  Questo disagio psicologico, insieme alla crescente povertà e alla mancanza di prospettive nelle giovani generazioni, secondo me è uno degli effetti più drammatici di questa pandemia. Il suo Dipartimento dovrebbe puntare all'affermazione dei diritti e alla promozione degli interessi dei giovani, all'inclusione sociale giovanile, ma soprattutto alla prevenzione e al contrasto al disagio giovanile nelle diverse forme.
  Io le chiedo soprattutto se nelle linee programmatiche si sia posta un'attenzione particolare al disagio psicologico dei giovani e se non ritenga che sia un problema da affrontare con delle scelte politiche mirate, anche in associazione, come hanno detto i colleghi, con altri Ministeri.

  MARIA TERESA BELLUCCI. (intervento da remoto). Faccio i miei migliori auguri alla Ministra Dadone, ma dico subito che sono abbastanza preoccupata per la relazione che ha fatto. Sicuramente a lei, Ministra, vengono affidate delle deleghe importanti, e soprattutto la situazione è molto grave. Oggi c'è una indagine fatta dall'Istituto demoscopico Noto, che dice che il 51 per cento dei ragazzi sostiene di non immaginarsi genitore, cioè dice che non avrà figli, cioè non immagina la propria vita con dei figli, e se gli si chiede qual è il motivo, la motivazione è che pensano di avere delle difficoltà economiche e di non essere supportati nel trovare un giusto collocamento lavorativo.
  Ma a questo, Ministro – dalla relazione mi sembra che ne sia sufficientemente consapevole – si aggiungono altri dati che sono estremamente preoccupanti, di cui lei però non ha fatto alcun tipo di riferimento. Questi dati riguardano l'aumento drammatico di atti di autolesionismo tra i giovani, di tentati suicidi tra i giovani. C'è un allarme lanciato dal reparto di neuropsichiatria infantile dell'ospedale Bambino Gesù, che dice che durante la pandemia sono aumentati del 30 per cento i ricoveri per tentati suicidi.
  Ma si aggiungono a questi altri dati preoccupanti, perché lei saprà anche sicuramente, Ministra, che l'indagine ESPAD dice che in Italia i ragazzi che di 15 anni hanno un tasso di utilizzo di cannabinoidi talmente alto che ci fa essere tra i primi in Europa nell'utilizzo di cannabis tra i quindicenni. Oltre a questo, noi abbiamo sicuramente un problema di dispersione scolastica che si è aggravato durante la pandemia. Sempre i dati ci dicono che un ragazzo su quattro è a rischio di fuoriuscire dal percorso di istruzione, che 34 mila ragazzi sono a rischio di dispersione scolastica. C'è anche una sofferenza che riguarda l'aumento di attacchi di panico, di disturbi d'ansia. Lo stesso Gaslini di Genova ci dice che sopra i sei anni, quindi parliamo anche della fase dell'adolescenza e dei giovani adulti che riguarda il suo target di riferimento, aumentano disturbi d'ansia, attacchi di panico, disturbi comportamentali del 71 per cento. Ministro, questo problema, questi problemi e questo dramma riguardano anche lei. Pag. 13
  Certo, non solo lei, perché c'è una compartecipazione di deleghe e quindi di Ministeri coinvolti nell'affrontare questa gravissima situazione. Ma nessuno è escluso. D'altronde lei si occupa delle persone più giovani, e le persone hanno bisogno che una serie di competenze si trovino alleate per affrontare la problematica. Io sono molto preoccupata perché nella sua relazione non ho trovato alcun tipo di attenzione ai disagi profondi che provano i ragazzi, esistenziali, di mancanza di futuro, e che di oggi stanno compromettendo in maniera drammatica il loro benessere psicologico.
  Se noi vogliamo investire sul capitale umano, dobbiamo investire a 360 gradi. Certamente la questione del lavoro è importante, però non si esaurisce con un Servizio civile e non si esaurisce neanche con le infrastrutture e la tecnologia. Oggi abbiamo un problema più grande, perché ai nostri giovani è negato il diritto all'istruzione, e la didattica a distanza ha fatto e sta facendo dei danni che se non vengono recuperati attraverso un supporto, un sostegno, anche al benessere psicologico, non sarà facile farlo.
  Inoltre mi corre l'obbligo dirle che per quanto riguarda il Servizio civile che esso ha visto una diminuzione dei fondi dal 2020 al 2021. Siamo passati da 300 milioni a 250 milioni. La regione Liguria ha visto dimezzati i suoi volontari di Servizio civile. L'Umbria, il Lazio e l'Emilia Romagna non hanno avuto una situazione migliore, ma anzi peggiore. Quando si parla del Servizio civile non si deve soltanto crescere, ma si deve porre rimedio anche alla mancanza di attenzione che c'è stata, posto il fatto che il Servizio civile è un aiuto ma non può essere l'unico aiuto.
  Oggi la problematica che lei e tutto il Governo si troverà ad affrontare deve essere maggiormente massiva. Allora mi chiedo e le chiedo quanti sono i fondi che verranno investiti del PNRR corrispondentemente all'opera di sanificazione e di miglioramento che lei intende affrontare. Quelli di cui si era parlato erano estremamente scarsi. Anche l'onorevole Baroni le ha detto che avevamo nel PNRR soltanto una pagina rispetto alle politiche giovanili. Oltre a trovare un'assenza nelle sue relazione rispetto a una serie di tematiche, trovo anche – almeno per quello che ci è dato da vedere oggi – un'incongruità tra alcuni obiettivi che lei vuole raggiungere e l'attenzione invece che era stata data nel PNRR.

  LISA NOJA(intervento da remoto). Ringrazio la Ministra Dadone per la sua relazione. Io sono molto d'accordo con quanto diceva la collega D'Arrando, nel senso che lei, così come il Ministro per le disabilità, corre un rischio oggettivo, che è quello di diventare un po' un Ministro «bandierina», di rappresentanza di una categoria, ma invece può essere una grandissima opportunità proprio perché possono essere luoghi in cui si porta avanti una politica trasversale che cerca di infondere in tutti i Ministeri un'attenzione particolare per le categorie più fragili e più dimenticate del nostro Paese.
  Devo dire che la sua relazione da questo punto di vista per me è confortante, perché ho sentito comunque un'attenzione ad una visione trasversale. Io mi concentro solo su tre aspetti, perché tante delle cose che sono state dette dai miei colleghi sono per me condivisibili e sono punti di attenzione che sono sicura che lei rispetterà. Ne aggiungo tre. Il primo riguarda il tema abitativo. Penso che nel nostro Paese noi dobbiamo fare uno sforzo enorme che spinga i nostri ragazzi a uscire di casa il prima possibile, perché su questo scontiamo una differenza abissale con altri Paesi. Credo che questo sia un grosso freno anche allo sviluppo dell'autonomia e alla costituzione di un futuro familiare delle giovani generazioni.
  Su questo io la invito a vedere alcuni esperimenti molto belli e proficui di Paesi come la Spagna, in cui il tema, per esempio, dell'edilizia popolare è stato accompagnato a un'attenzione affinché i luoghi dell'edilizia popolare non diventassero, come sono ora, solo luoghi in cui ci sono persone in stato di esigenza, ma fossero anche luoghi in cui si davano abitazioni e alloggi a giovani per un certo periodo della loro vita, magari il periodo in cui studiano e hanno bisogno di supporto. Questo però fa sì che quei luoghi diventino luoghi di scambio Pag. 14intergenerazionale e in cui la popolazione più anziana trova nella popolazione più giovane uno scambio reciproco di esperienze. Io inviterei a studiare i progetti che sono andati molto bene per provare a replicarli.
  Altro tema che vorrei portare alla sua attenzione è quello dei giovani non autosufficienti, cioè dei giovani con disabilità fisiche importanti che però hanno la possibilità di studiare, di andare avanti anche con eccellenze, e che però per farlo hanno bisogno di un supporto alla loro autonomia che è maggiore di quello che serve agli altri ragazzi. Lo dico perché penso che ci siano tanti giovani nel nostro Paese che non riescono ad avere una vita autonoma proprio perché hanno un problema molto grave, una fragilità di salute o legata a una disabilità, che però avrebbero delle potenzialità che gli consentirebbero un domani un inserimento professionale anche importante. Dobbiamo aiutarli come avviene in altri Paesi.
  Su questo, per esempio, nelle università c'è un'attenzione molto alta, consentendo, per esempio, a un giovane di trasferirsi in un'altra città in cui ci sia la facoltà che vuole frequentare, avendo un supporto a 360 gradi. Bisogna fare attenzione, perché purtroppo spesso per la non autosufficienza c'è un sostegno indistinto e la persona anziana viene parificata a un giovane. Un giovane ha delle esigenze diverse.
  Con l'ultimo punto mi riallaccio a quanto diceva il collega Novelli. Credo che tutto quello che è stato detto sull'inserimento lavorativo sia giusto, però dobbiamo anche prendere atto di come nel nostro Paese spesso abbiamo degli interi settori che avrebbero molto bisogno di giovani e non li trovano perché questi giovani non ci sono, non hanno la preparazione corretta. È un problema di formazione, ma credo che sia un problema anche di crescita della consapevolezza da parte delle giovani generazioni di quelli che sono i settori futuri di sviluppo. Su questo la nostra scuola è molto carente. L'orientamento e l'aiuto ai giovani a capire i loro talenti, a capire anche come i loro talenti possono svilupparsi in modo armonioso rispetto a quelle che sono le esigenze di mercato del lavoro, dovrebbe essere fatto fin dalla scuola. Noi siamo molto carenti. Tanti giovani di altri Paesi su questo hanno maggiore consapevolezza.
  Se guardiamo i dati delle lauree, abbiamo delle lauree che garantiscono un posto di lavoro dopo la fine del corso di studi che spesso hanno un numero di iscritti molto inferiore ad altre che invece sono sature. Credo che ci debba essere un lavoro di crescita e di formazione alla consapevolezza di quello che è il mondo del lavoro, di quello che è il mercato del lavoro, di quali sono le competenze che questo mercato del lavoro richiede perché i giovani riescano a comprendere quali sono i settori in cui ha senso investire i loro anni di formazione. Naturalmente ognuno ha il proprio talento, però bisogna riconoscere che in altri Paesi c'è un'attenzione maggiore rispetto alla crescita di un'opinione consapevole sulle proprie prospettive future. Lo dico perché tantissimi esperti di inserimento lavorativo riscontrano che i nostri giovani spesso si affacciano al mercato del lavoro molto più acerbi di altri, e questo li penalizza significativamente.

  PRESIDENTE. Grazie. Si sono conclusi gli interventi dei colleghi. Do quindi la parola alla Ministra per la replica. Prego.

  FABIANA DADONE, Ministra per le politiche giovanili. Grazie. Io ringrazio tutti i colleghi anche per le diverse sensibilità dimostrate, per avermi attenzionato alcune problematiche sulle quali non mi sono soffermata in maniera approfondita nella relazione. È chiaro che questo ruolo, come diceva la collega D'Arrando, esattamente come il Ministro per la disabilità, ha una natura trasversale. Rischia effettivamente di poter non espletare al meglio la propria mission, salvo che non vi sia una volontà effettiva di riuscire a dedicare tutto il tempo, l'attenzione e la volontà di collaborazione con i Ministeri che hanno non solo il portafoglio, ma le competenze strategiche su alcuni settori. Penso al lavoro, penso all'istruzione, penso al Ministero della ricerca o a quello per la salute sotto altri fronti.
  Io condivido le preoccupazioni rispetto al mondo del lavoro. Mi sono appuntata Pag. 15quello che avete detto, per cui provo a rispondere in maniera sintetica a tutti gli spunti che mi avete dato. Credo che per un inserimento all'interno del mondo del lavoro - anche se qui poi si sfocia nelle competenze del collega Orlando, che ha svolto l'audizione ieri, per cui non mi vorrei sovrapporre a quanto detto da lui - concordo sul fatto che a volte si cerchino delle professionalità che tra i giovani non ci sono perché manca un indirizzo e un orientamento efficiente all'interno dell'ambito scolastico. Su questo so che ci sono delle progettualità, ma credo che dovremmo andare a intervenire con molta attenzione, a partire già dall'età delle scuole medie. Bisogna fare attenzione allo sviluppo dei percorsi professionali. È chiaro che certe professionalità sono andate a scomparire perché non vi è stato un adeguata orientamento sul fronte scolastico della formazione per indirizzare i ragazzi rispetto alle prospettive lavorative. Questo può sembrare un discorso banale, ma dal mio punto di vista non lo è affatto. Secondo me i ragazzi oggi hanno bisogno di essere indirizzati e accompagnati nelle scelte, di essere orientati, non spinti necessariamente a fare qualcosa, ma almeno orientati rispetto a quelle che sono le prospettive professionali, di studio e lavorative. È difficile che io mi orienti a scegliere un istituto tecnico se non so che vi è la necessità di avere, ad esempio, dei tornitori da lì ai prossimi dieci anni. È chiaro che su questo fronte un orientamento rispetto anche a una prospettiva di lungo tempo sull'occupazione ci deve essere.
  Bisogna però, dal mio punto di vista, investire anche nell'occupabilità, bisogna fare un bilancio delle competenze. Anche su questo sono d'accordo con un intervento fatto. Non possiamo sapere su che cosa investire se non abbiamo un bilancio delle competenze di cui c'è bisogno. È però abbastanza oggettivo che in questo momento il mondo del lavoro ricerchi anche le competenze trasversali; cioè, a fianco delle competenze specifiche, una capacità di adattarsi a un mondo del lavoro che è in costante evoluzione. Si tratta di colmare questo fronte, spingere i ragazzi ad investire su se stessi, non soltanto nell'ottica della ricerca della stabilità, sulla propria occupabilità, sullo sviluppare le proprie competenze che nel mondo del lavoro possono sempre tornare utili.
  C'è un discorso di politiche attive del lavoro che è importante. Questo è evidente. È di competenza diretta di un altro Ministero, ma è una preoccupazione che faccio mia. Mi attiverò sicuramente per un punto ad hoc con il Ministro Orlando. È chiaro che il discorso delle politiche attive del lavoro, quindi dell'inserimento, dell'interconnessione tra domanda e offerta, sia indubbiamente fondamentale per riuscire a creare questo percorso; altrimenti rischiamo di fare un investimento con dei piccoli interventi che sono sporadici, fini a sé stessi, ma che poi non ci portano effettivamente a raggiungere l'obiettivo di rendere i giovani indipendenti e autonomi.
  È stato detto che nel PNRR c'è una sola pagina dedicata ai giovani. C'è una specifica sezione dedicata a questo e, come ho avuto modo di dire anche nella relazione, ci sono altri interventi che hanno delle ricadute sul mondo dei giovani in tutto il PNRR. Ecco perché penso che sia importante fare una narrazione di come tutti quegli interventi – penso a quelli sugli asili nido, penso a quelli sulle politiche attive del lavoro, penso a quelle sugli istituti tecnici, alla formazione, al self employment, alla spinta verso le competenze STEM – abbiano delle ricadute e rientrino tutti all'interno delle politiche giovanili.
  I percorsi di studio sono arcaici. In parte forse è vero. Ci sono degli interventi dedicati. Anche questo deve essere visto nell'ottica del mondo del lavoro. Se ci aspettiamo certi tipi di professionalità un giorno, dobbiamo indirizzare il mondo della formazione, quindi riuscire a creare dei percorsi di studio che siano sufficientemente all'avanguardia rispetto a quelle che sono le prospettive del mondo del lavoro.
  Rispetto all'appunto sul disagio psicologico, sulla salute mentale e sulla possibilità di inserire dei punti di ascolto all'interno delle scuole, su questo ci si può assolutamente lavorare. Pag. 16
  La scorsa settimana ho fatto una call con dei consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia dove è stata approvata una legge regionale in merito, ed effettivamente gli effetti positivi si stanno vedendo. Su questo vi ringrazio per la sensibilità, per avermi attenzionato la questione con maggiore incisività. Ci si può lavorare assolutamente. Penso di farlo e di rapportarmi immediatamente con i Ministeri competenti. Poi chiaramente la caratteristica di un ruolo come il mio è che proprio per la natura trasversale tocca tantissime competenze, motivo per cui a volte è difficile riuscire a raccontare in tutto e per tutto come si possono esplicare le politiche, ma su questo ci si può assolutamente lavorare. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente la Ministra Dadone e tutti i colleghi deputati.
  Dichiaro conclusa l'audizione odierna.

  La seduta termina alle 16.10.