XVIII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Martedì 14 settembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mura Romina , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE DISUGUAGLIANZE PRODOTTE DALLA PANDEMIA NEL MONDO DEL LAVORO

Audizione di rappresentanti delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI).
Mura Romina , Presidente ... 3 
Manfredonia Emiliano , presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) (intervento da remoto) ... 3 
Tassinari Stefano , vicepresidente vicario nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) (intervento da remoto) ... 5 
Mura Romina , Presidente ... 5 
Manfredonia Emiliano , presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) (intervento da remoto) ... 6 
Tassinari Stefano , vicepresidente vicario nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) (intervento da remoto) ... 7 
Mura Romina , Presidente ... 8 

ALLEGATO: Documentazione trasmessa dai rappresentanti delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) ... 9

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROMINA MURA

  La seduta comincia alle 10.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Intervengono da remoto, in rappresentanza, delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI), il presidente nazionale, Emiliano Manfredonia, e il vicepresidente vicario nazionale, Stefano Tassinari.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la partecipazione, cedo la parola al presidente Manfredonia, ricordando che la sua relazione dovrebbe avere una durata orientativa di dieci minuti. Prego.

  EMILIANO MANFREDONIA, presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) (intervento da remoto). Buongiorno presidente e componenti della Commissione. Sono Emiliano Manfredonia, presidente delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI). L'intervento sarà a due voci, con la partecipazione del vicepresidente nazionale.
  Ci siamo permessi di redigere un documento, più completo della relazione, poiché presenta numerosi dati, che provvederemo a trasmettere alla Commissione. Intanto ringrazio la Commissione per l'invito a questa audizione.
  L'Associazione si occupa dei lavoratori sia da un punto di vista educativo e formativo sia con l'erogazione di determinati servizi di tipo formativo o di tipo assistenziale. Rispetto a questo, la nostra relazione vuole dare qualche spunto all'indagine conoscitiva sulle disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro.
  Abbiamo toccato molti punti nella relazione. Cerco di essere sintetico e sottolineare quelli più importanti.
  Innanzitutto, i nostri sportelli, dislocati in tutta Italia, sono sportelli fisici e nel periodo del pandemico sono rimasti sempre aperti. Sono stati, quindi, un luogo fisico dove si poteva entrare, al contrario, magari, di alcuni luoghi pubblici, come l'INPS, l'INAIL e via dicendo, nei quali invece si poteva accedere soltanto tramite web.
  Dico questo perché l'accesso ai diritti è fondamentale, soprattutto in questa fase pandemica, nella quale sono state erogate molte indennità e prestazioni di sostegno al reddito. In questa fase, la prima richiesta non riguarda tanto l'accesso a una prestazione, quanto l'orientamento ai servizi. Credo che la cosa importante, senza usare Pag. 4parole troppo grosse, siano i servizi alla democrazia, l'orientamento e la capacità di dire alle persone le cose più utili per loro per poter esercitare i propri diritti e placare quella rabbia sociale che spesso c'è, perché si parla di milioni di persone, che arrivano e chiedono informazioni e alle quali, alle volte, si deve anche dire no rispetto ad alcune esigenze. Questo è un primo punto.
  Devo dire che i nostri servizi hanno erogato circa 3 milioni e 400 mila prestazioni. In genere tramite i patronati italiani – non soltanto quelli delle ACLI – è stato erogato circa l'80 per cento delle prestazioni previste dal Governo. C'è stata una mediazione molto importante.
  Veniamo ai punti essenziali. Innanzitutto, riteniamo che la molteplicità di strumenti ha reso difficoltoso accedere alle misure straordinarie, perché non c'era una misura di tipo universale a cui accedere in caso di perdita del reddito.
  Chi è stato più in difficoltà? Noi riteniamo che lo siano state, in primo luogo, le famiglie numerose. Sostanzialmente, il Reddito di cittadinanza, che comunque in questa fase è servito anche da ammortizzatore sociale, e anche il REM (Reddito di emergenza), per come sono state pensate le indennità, non favoriscono le famiglie numerose o, quantomeno, non le favoriscono in maniera proporzionale. Infatti, mentre una famiglia di un solo componente percepisce in media 450 euro a titolo di Reddito di cittadinanza, una famiglia con sei componenti percepisce 683 euro. Quindi, c'è una sproporzione abbastanza significativa, che si verifica anche con il Reddito di emergenza.
  Riteniamo che due categorie in particolare abbiano avuto particolari problemi. Sicuramente una è quella dei migranti, perché il loro lavoro è concentrato in modo particolare nell'edilizia, nell'agricoltura, nel lavoro di cura e nel commercio al dettaglio, settori nei quali le attività non si sono potute svolgere durante il lockdown. Questo ha creato anche dei problemi per la contrattualizzazione e i permessi di lavoro.
  Un'altra categoria ampiamente sfavorita, come dimostrano i nostri dati, è quella delle donne e, in modo particolare, di quelle che si dedicano al lavoro di cura, soprattutto dei figli, che, purtroppo, nella nostra società è appannaggio del mondo femminile. Il lockdown ha fatto diminuire drasticamente l'attività di lavoro e si è creato un danno economico dovuto al tetto delle giornate di astensione lavorativa indennizzabili fruibili da lavoratori con figli minori, prima fissato a 15 giorni, poi aumentato a 30 giorni. Naturalmente, vi sono state differenti conseguenze economiche anche tra chi ha potuto usufruire dello smart working e restare a casa e chi non ha potuto usufruirne. Considerate che, mediamente, nell'anno scolastico del 2020, cioè da marzo a giugno 2020, i giorni nei quali i nostri figli non sono andati a scuola sono stati 67, ben al di sopra del tetto massimo di giornate indennizzate.
  Un altro settore abbastanza bistrattato è stato quello del lavoro di cura. Infatti, ricordiamo che l'indennità per chi svolgeva il lavoro di cura è stata applicata solo per due mesi e per un ammontare di 500 euro e non è mai stata prorogata. Il lavoro di cura ha avuto tutta una serie di problemi, relativi anche alla stessa possibilità di recarsi nei posti di lavoro, ma una nota positiva è che la regolarizzazione avviata l'anno passato ha portato all'emersione di circa 190 mila persone, impegnate soprattutto nei lavori di cura. Nonostante oggi ci siano ancora moltissimi problemi per definire la pratica di regolarizzazione, questi dati ci fanno capire che nel mondo della cura – costituito da colf e badanti – c'è ancora un grande sommerso. Per questo motivo vi è la necessità di intervenire.
  Le ultime considerazioni – poi lascio la parola al vicepresidente Tassinari – riguardano la richiesta di coordinare le misure di sostegno al reddito, soprattutto quelle strutturali, come il Reddito di cittadinanza, e di rendere possibile anche la loro connessione con le politiche attive del lavoro e, in particolare, con la formazione, che è fondamentale affinché si passi da una logica passiva di sostegno a una logica proattiva di formazione e ricerca di lavoro. Questa mancanza di connessione produce effetti negativi, come abbiamo evidenziato, anche nel Pag. 5mondo del Terzo settore, di cui facciamo parte.

  STEFANO TASSINARI, vicepresidente vicario nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) (intervento da remoto). Sicuramente la crisi pandemica ha obbligato il sistema di welfare, non solo la sanità, a un grossissimo stress. Questo ha comportato l'aumento del ricorso delle pubbliche amministrazioni, in particolare, al mondo del Terzo settore.
  Non ci nascondiamo: questo è molto importante, però vuole anche dire che non è sufficiente e non sarà ancora sufficiente il ruolo che, da sole, le pubbliche amministrazioni giocano. Serve investire di più nel Terzo settore, soprattutto perché si possa partire da una presa in carico vera delle persone e perché si possano fare effettive politiche di inclusione, che affianchino sia interventi come quello del Reddito di cittadinanza, sia interventi per le politiche attive, sia interventi per una formazione personalizzata, che, fin dall'età scolastica, possa consentire percorsi di successo scolastico, come già oggi avviene nell'istruzione e nella formazione professionale.
  Per fare questo, bisogna essere molto chiari: con la pandemia si è anche stressato molto il mondo del Terzo settore dal punto di vista dei pagamenti e, soprattutto, con il ricorso al criterio del massimo ribasso, che spesso le pubbliche amministrazioni utilizzano. Ci sono situazioni veramente molto gravi, in cui molti comuni hanno chiesto, di fatto, di lavorare sottocosto. Questo è molto grave e ha provocato anche tutta una serie di situazioni di maggiore difficoltà nonché il rischio di erogare servizi peggiori alla cittadinanza. Ricordiamo che il Terzo settore si occupa prevalentemente delle fasce deboli e queste ricadute si sono verificate soprattutto sul lavoro delle fasce più deboli della popolazione.
  Noi siamo per una valorizzazione reale, attraverso anche i nuovi strumenti previsti dalla riforma – ad esempio, la coprogettazione e la coprogrammazione – del lavoro sociale svolto dal Terzo settore. Diversamente, questo potrebbe diventare un altro settore dove si rischia anche lo sfruttamento e il gioco al massimo ribasso.
  Un'altra cosa che vogliamo far notare riguarda i giovani, visto che una delle questioni riguarda quanto la pandemia abbia inciso sull'apprendimento: la pandemia ha accentuato i gap dal punto di vista digitale e, mi permetto di dire, anche i gap legati alla socialità, perché molti giovani, molti ragazzi e molte ragazze hanno alcune possibilità che altri non hanno. Queste due cose si sono un po' intersecate.
  Inoltre, segnaliamo il fatto che spesso molti giovani sono stati dimenticati. Per esempio, l'istruzione e la formazione professionale sono state totalmente escluse dalle possibilità di avere strumentazioni e finanziamenti, proprio per lavorare su queste dimensioni, con ripercussioni negative soprattutto su alcune fasce della popolazione giovanile. Anche in scuole diverse dagli istituti di istruzione e formazione professionale, che sono state sempre aperte e hanno continuato la loro attività, si segnala il fatto che molti ragazzi, soprattutto nelle fasce più popolari, di fatto hanno seguito le lezioni in didattica a distanza attraverso il cellulare, una cosa molto diversa dall'avere a disposizione un portatile o un computer di un certo tipo. Si tratta di situazioni e contesti molto diversi, riguardanti le modalità con le quali si segue una lezione.
  Questa sarà una cosa – di cui vedremo i risultati nei prossimi anni – che accentua una situazione già molto grave, sulla quale bisogna intervenire, con particolare riferimento ai giovani e alla formazione, soprattutto in regioni, come il Molise e altre regioni d'Italia, dove è molto ampia la fascia dei NEET, cioè di quei giovani che, non solo non hanno occupazione, ma non hanno neanche un'adeguata preparazione per entrare nel mondo del lavoro. Per cui occorre assolutamente concentrarsi su queste situazioni di maggiore fragilità. Grazie.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio, presidente Manfredonia e vicepresidente Tassinari. Poiché non ci sono richieste di intervento da parte dei colleghi, farei io delle domande, alle quali troverò risposta anche nella memoria che metterete a disposizione della Commissione.
  Considerato che le ACLI sono una delle associazioni del Terzo settore diffusa in Pag. 6tutta Italia, da Nord a Sud, e che ciascuno di noi conosce e ha un riferimento in una sede ACLI territoriale, un riferimento che spesso significa una risposta sicura alle esigenze sia dei cittadini, sia delle istituzioni – lo devo dire perché anche personalmente ho avuto modo di constatarlo –, vorrei capire se voi, sulla base della vostra esperienza, siete in grado di rappresentare, anche con dati numerici, la relazione fra le fragilità che avete citato e il territorio di residenza, perché le disuguaglianze non sono uguali in tutto il territorio nazionale, ma cambiano notevolmente da regione a regione.
  Inoltre, vi chiedo se potete rappresentare anche la relazione fra le fragilità e il titolo di studio che si possiede. Il vicepresidente Tassinari ha citato il tema dei NEET, però, per esempio, i dati ci dicono che, fra i percettori del Reddito di cittadinanza, la maggior parte ha titoli di studio molto bassi, ponendosi quindi sicuramente un problema di formazione.
  Sulla base dei dati che possedete, quale può essere il ruolo del Terzo settore sia nell'accompagnare e nell'ottimizzare l'utilizzo delle misure di assistenza, come per esempio il Reddito di cittadinanza, sia nei percorsi di ricollocazione nel mondo del lavoro? Ve lo chiedo perché, come sapete, sono in corso dei ragionamenti per apportare modifiche sia al Reddito di cittadinanza sia alle altre misure di assistenza e supporto.
  Infine, vorrei capire se il mix tra il Reddito di cittadinanza e l'assegno unico universale per i figli possa da solo superare le difficoltà che si sono riscontrate nel sostegno delle famiglie numerose perché, come avete detto voi, per le famiglie numerose l'ammontare del Reddito di cittadinanza spesso è stato inferiore rispetto a quello di un nucleo familiare formato da moglie e marito. Su questo è intervenuto l'assegno universale, che ritengo abbia dato tutta una serie di risposte. Vorrei, quindi, capire, sulla base della vostra esperienza, se questo mix cominci già a migliorare la situazione delle famiglie numerose. Grazie.

  EMILIANO MANFREDONIA, presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) (intervento da remoto). Abbiamo sicuramente i dati che lei citava, però non sono stati utilizzati per preparare la relazione per questa audizione. Non abbiamo i dati provincia per provincia, ma sicuramente in Italia la situazione è un piuttosto diversificata dal punto di vista sociale.
  In un nostro rapporto di qualche anno fa si parlava di cinque Italie al voto, in quanto, sostanzialmente, evidenziavamo l'esistenza in Italia di una divisione, non tanto tra Nord e Sud, che esiste sempre, quanto di cinque modelli di Italia, che possiamo trovare sia al Nord sia al Sud, con differenze sostanziali.
  Venendo al Reddito di cittadinanza, anche noi abbiamo studiato il fenomeno e abbiamo visto che il Reddito di cittadinanza è percepito da persone tendenzialmente meno scolarizzate e quindi difficilmente collocabili nel mondo del lavoro. Collegare la percezione del Reddito di cittadinanza alla possibilità di avere una formazione al lavoro o un titolo di studio credo che sia il primo passo per parlare, non solo di politica passiva, ma anche di politica attiva del lavoro.
  Naturalmente, per far questo serve anche un'alleanza con il Terzo settore. Perché dico questo? Perché, nel mercato del lavoro, l'istruzione e la cultura costituiscono competenze ed esperienze. Con il nostro operato, dobbiamo avvicinare sempre di più le esigenze delle imprese a quelle delle persone di apprendere un mestiere.
  Per questo credo che possa essere molto importante un'alleanza con il sistema dell'IFP (istruzione e formazione professionale), che fa parte del sistema di istruzione del nostro Paese e che è stato lasciato al settore privato, in particolare al mondo del Terzo settore. Infatti, abbiamo il nostro ente di formazione che provvede a questo compito.
  Importante sarà anche capire come sarà la legge sugli ITS, gli istituti tecnici superiori, dove si crea una vera e propria alleanza tra pubblico, privato e privato sociale per realizzare il mismatch tra chi cerca una certa professionalità e chi vuole un Pag. 7mestiere professionalizzante, che rilasci anche un titolo di studio spendibile nel tempo.
  Passo la parola al vicepresidente Tassinari sulla questione del Reddito di cittadinanza.

  STEFANO TASSINARI, vicepresidente vicario nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) (intervento da remoto). Per essere brevi, sicuramente servono alcune misure correttive. Non credo siano sufficienti il Reddito di cittadinanza e l'assegno unico, perché noi non possiamo ridurre il welfare solo alle prestazioni, bensì abbiamo bisogno di servizi.
  Come sapete, visto che lo avete constatato in altre circostanze, abbiamo un'Italia molto differenziata dal punto di vista dei servizi di welfare, perché, di fatto, c'è una grossissima diseguaglianza anche territoriale, ma non solo. Il dibattito di questi anni sul welfare ha tralasciato di considerare che le prestazioni sono legate a servizi che devono essere erogati nel territorio, insieme alla comunità, e devono essere costruiti attorno alla persona, ma questo non avviene. Mi spiace dirlo, ma non avviene neanche nella scuola, anche se soprattutto la scuola superiore e le scuole medie dovrebbero essere i luoghi dove si inizia a costruire un percorso personalizzato. Questo normalmente non avviene.
  Da questo punto di vista, è chiaro che dobbiamo intervenire in modo significativo sui servizi, sulla capacità di costruire «abiti» di cittadinanza e di ingresso nel mondo del lavoro su misura delle persone e delle situazioni, anche territoriali, e dobbiamo riuscire a costruire anche competenze da questo punto di vista.
  Spiace dire che da solo il pubblico oggi non ce la fa ed è quindi importante l'apporto del Terzo settore, che deve essere un apporto specializzato e non l'ambito dove ogni soggetto fa un po' tutto quello che gli va di fare, ma dove c'è specializzazione, o meglio, il riconoscimento dell'esistenza di specializzazioni e della necessità di creare una rete che unisca specializzazioni differenti e servizi pubblici. Questo può consentire un salto di qualità nei servizi, perché, laddove, come dimostra la nostra esperienza, si lavora sulla persona, sulle sue capacità e sulla possibilità di riprogettare insieme al territorio percorsi individuali e non si erogano solo prestazioni, allora anche gli strumenti di sostegno al reddito diventano fondamentali per un percorso di riscatto. Diversamente, gli strumenti finalizzati solo al sostegno del reddito consentono di mantenere una certa soglia di reddito – e sono indispensabili – ma non consentono quel salto di progettualità che è assolutamente necessario. Questo vale per il Reddito di cittadinanza, così come per le misure di ricollocamento.
  Mi permetto di dire che, con riferimento al mercato del lavoro, è fondamentale partire molto prima e individuare i settori dove l'Italia crescerà, i settori che si ristrutturano, fare previsioni anche con scenari diversi, pensare e programmare quali saranno i posti di lavoro e che tipo di competenza richiederanno, ma occorre fare ciò con molti anni di anticipo, perché, purtroppo, quei dati che lei citava non sono tanto diversi anche con riferimento a molte situazioni che non sono di povertà, ma di fragilità dal punto di vista delle competenze. Infatti, ci sono molti settori dove, se ci sono cambiamenti anche di poco conto, c'è una crisi o c'è uno spostamento, molti lavoratori non rimangono al passo, perché, metaforicamente, non vanno in aula da trent'anni. Non è possibile pensare che bastano cento o cinquecento ore di formazione per andare a fare chissà quale mestiere. C'è un problema. Sicuramente al Reddito di cittadinanza vanno agganciate la formazione e le qualificazioni per quei tipi di intervento, ma la formazione non può essere un ammortizzatore dell'ultimo minuto, perché è necessario intervenire molto prima sui contratti di lavoro, che devono prevedere la formazione permanente, e magari adottare ulteriori misure, come, se è possibile, il taglio del cuneo fiscale, che premino le situazioni virtuose, aumentando il livello occupazionale di quella fascia di popolazione già occupata che oggi non è in povertà, ma che, con le trasformazioni in corso, rischia di essere molto vulnerabile, e inducendo la crescita dei livelli di istruzione prima che arrivino nuove crisi. Grazie.

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  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi per il contributo fornito all'indagine conoscitiva e per la documentazione depositata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.05.

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