XVIII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Mercoledì 16 giugno 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mura Romina , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE DISUGUAGLIANZE PRODOTTE DALLA PANDEMIA NEL MONDO DEL LAVORO

Audizione di rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
Mura Romina , Presidente ... 3 
Cunsolo Roberto , delegato all'area economia e fiscalità del lavoro del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (intervento da remoto) ... 3 
Mura Romina , Presidente ... 6 

ALLEGATO: Documentazione trasmessa dai rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ... 7

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROMINA MURA

  La seduta comincia alle 14.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro, l'audizione di rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza degli auditi e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Intervengono, in collegamento da remoto, Roberto Cunsolo, tesoriere del Consiglio nazionale e delegato all'area economia e fiscalità del lavoro, nonché Tommaso Di Nardo ed Alessandro Ventura, ricercatori della Fondazione nazionale dei commercialisti.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la disponibilità, cedo immediatamente la parola a Roberto Cunsolo, ricordando che ha a disposizione per l'intervento dieci minuti, in modo da consentire i successivi interventi da parte dei deputati interessati e la sua replica. Prego.

  ROBERTO CUNSOLO, delegato all'area economia e fiscalità del lavoro del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (intervento da remoto). Grazie presidente e onorevoli deputati. Sono io, a nome dell'intero Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, che esprimo un sentito ringraziamento per l'invito che ci è stato rivolto a prendere parte all'audizione odierna.
  I dati dell'ultimo anno sul mercato del lavoro, sul ricorso alla cassa integrazione e sulle richieste di sussidi con causale COVID-19 per fronteggiare il blocco delle attività economiche tracciano uno scenario veramente drammatico per le imprese e le famiglie. La professione di commercialista e di esperto contabile, al pari di altre professioni e di altre istituzioni, si è trovata a fronteggiare la pandemia sul lato economico, innanzitutto, in qualità di intermediaria fiscale e poi, soprattutto, in veste di consulente dell'impresa, con l'impellente necessità di decodificare e interpretare i vari provvedimenti normativi, valutare le situazioni oggettive e soggettive dei diversi operatori e cercare di intervenire repentinamente sulla base delle necessità individuali.
  Questo ha determinato una straordinaria pressione lavorativa, rispetto alla quale i singoli professionisti non erano tutti attrezzati allo stesso modo per poter rispondere adeguatamente. In ogni caso, le situazioni attuali impattano in uno scenario ancora fortemente condizionato dalla lunga crisi economico-finanziaria che dal 2008 ha colpito il nostro Paese, provocando alcune importanti faglie nel sistema socioeconomico. Pertanto, l'analisi dell'impatto pandemico e le diseguaglianze che ne sono Pag. 4derivate e che ne deriveranno non possono non tenere conto di alcune dinamiche in corso nell'ultimo decennio.
  I primi dati che ha elaborato l'ISTAT mostrano un calo di occupati del 2,1 per cento e un calo di ore lavorate dell'11 per cento, che si sarebbe tradotto in un calo di unità di lavoro del 10 per cento circa. Dal momento che il valore aggiunto è calato dell'8 per cento, il rapporto tra quest'ultimo e le unità di lavoro è addirittura aumentato dell'1,9 per cento. A questo punto caliamo questi valori sull'attività a noi più vicina, cioè quella relativa alle attività professionali, scientifiche e tecniche. In questo settore il calo del valore aggiunto è stato del 6,8 per cento, quindi si è mantenuto un po' più basso rispetto a quello globale, mentre il valore aggiunto per unità di lavoro è aumentato dell'1,6 per cento.
  Questi dati sono in netto contrasto rispetto al trend decennale del periodo successivo alla crisi economico-finanziaria. Infatti, dal 2007 al 2019 il valore aggiunto per unità di lavoro complessivo si è ridotto dello 0,9 per cento, quello dell'industria è aumentato del 13,8 per cento, mentre le attività professionali hanno avuto un vero e proprio tracollo, con un calo a due cifre, cioè pari al 12,5 per cento. A parità di input di lavoro, dunque, le attività professionali, a dieci anni dalla crisi, producono mediamente molto meno rispetto a prima. Praticamente, per comprendere meglio quello che è accaduto, diciamo che nel comparto delle attività professionali, scientifiche e tecniche, dal 2007 al 2019, a fronte di un aumento degli occupati di 193 mila unità, si è verificato un aumento delle unità di lavoro di solo 120 mila unità. Questo perché, se gli occupati, come detto, sono aumentati del 12,7 per cento, le ore complessive sono aumentate di meno della metà.
  Ciò va in controtendenza con quello che è successo nel 2020, determinato evidentemente dagli effetti della pandemia. In pratica, secondo la nostra tesi, la tesi del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, il lockdown ha colpito in maniera più violenta le fasce più deboli della nostra professione, rappresentate dai giovani, dalle donne e, soprattutto, dai professionisti meno organizzati, che, non avendo altre alternative oltre al lavoro professionale, sono rimasti in attività praticamente senza guadagnare, sopportando un enorme carico lavorativo e sociale e, almeno inizialmente, senza adeguate forme di sussidio economico.
  In un quadro di crisi generale come questo, la condizione economica relativa dei soggetti strutturalmente più deboli è peggiorata in maniera molto più marcata rispetto alle fasce meglio posizionate, ampliando così i divari esistenti, già elevati e insopportabili.
  Se andiamo a guardare il Rapporto regionale sulle piccole e medie imprese del 2021, elaborato da Confindustria e Cerved, queste lanciano un allarme importante sul rischio di chiusura nei prossimi mesi. In particolare, la quota di piccole e medie imprese a rischio, cioè con un'alta probabilità di default, è prevista in aumento, dal 9,2 per cento al 14,7 per cento, con punte del 20,8 per cento nel Mezzogiorno e del 28 per cento nei settori maggiormente colpiti. Se andiamo a guardare determinate attività, ad esempio i ristoranti, si stima che il 40 per cento dei ristoranti è ad alta probabilità di fallimento, fino ad arrivare a oltre il 50 per cento nel Mezzogiorno.
  Facciamo questo riferimento perché la nostra clientela è principalmente costituita da questi soggetti, cioè dalle piccole e medie imprese. Se poi andiamo a guardare anche i commercialisti che si occupano di consulenza del lavoro, visto che l'impatto in termini di perdita di posti di lavoro nelle attività imprenditoriali è stimato in 1,3 milioni per il biennio 2020-2021, è evidente che anche nell'attività professionale ci sarà un tracollo.
  Prima di soffermarci su queste disuguaglianze, vogliamo fotografare alcuni dati specifici riguardanti le libere professioni e quella dei commercialisti, in particolare. In Italia, da tempo, si registra un incremento dei lavoratori dipendenti rispetto a un calo dei lavoratori indipendenti. In questa tendenza vi è, però, una controtendenza, che riguarda i liberi professionisti, che, anziché diminuire in linea con il lavoro indipendente, aumentano. All'interno di questa tendenza, Pag. 5 vi è poi una dinamica più specifica, che riguarda la ricomposizione di genere. Infatti, la quota di donne fra i professionisti è costantemente in crescita, passando dal 28 per cento del 2009 al 36 per cento del 2019, con punte del 50 per cento nell'area sanitaria. A questo incremento, però, corrispondono cali significativi dei redditi professionali. In dieci anni si è perso il 6,5 per cento in termini nominali, ma – è il dato più significativo – il 14,5 per cento in termini reali, cioè al netto dell'inflazione. E i divari intergenerazionali e per genere, così come quelli territoriali fra Nord e Sud, sono molto ampi.
  Per quanto riguarda la nostra professione, dal 2008 al 2020 i commercialisti iscritti all'albo sono aumentati del 10,5 per cento, ma il reddito professionale medio è cresciuto solo dell'1,9 per cento. Nel 2020, per la prima volta, sono diminuiti gli iscritti nella sezione A del nostro albo, mentre sono ancora in crescita gli iscritti nella sezione B. Le società tra professionisti, laddove si prevede l'aggregazione, sono in crescita, ma i praticanti continuano a diminuire: siamo al –10 per cento. In generale, solo un commercialista ogni cinque esercita la professione in forma associata o societaria, mentre la restante parte preferisce l'esercizio in forma individuale. Ma il dato che preoccupa di più la nostra categoria è il costante calo dei praticanti e l'innalzamento dell'età media.
  In questo quadro economico, già pesantemente compromesso dalle conseguenze della crisi economico-finanziaria, la pandemia ha creato un profondo shock nel sistema professionale italiano, non solo per gli effetti comuni a tutto il mondo del lavoro autonomo e delle partite IVA, che hanno subito con maggiore violenza e gravità le conseguenze del crollo dei redditi.
  La disparità di trattamento dei lavoratori autonomi, e quindi dei commercialisti e dei professionisti in generale, rispetto ai lavoratori dipendenti si registra sia nell'assenza di strumenti a sostegno del reddito, la cui causale è la contrazione di attività in caso di crisi, sia nella mancanza di prestazioni per il caso di cessazione involontaria dell'attività professionale. Gli unici timidi segnali in direzione contraria sono, ad oggi, rinvenibili solo nella legge di bilancio 2021, che ha previsto l'istituzione in via sperimentale dell'ISCRO, ma – attenzione – solo per i professionisti non iscritti ad alcuna cassa di previdenza, quindi solo per i professionisti iscritti alla gestione separata dell'INPS.
  Le forme di integrazione del reddito dei professionisti dovrebbero essere accompagnate da misure di politica attiva attraverso l'introduzione di servizi per l'orientamento nel mercato del lavoro e di promozione della formazione continua. La qualificazione e la riqualificazione professionale andrebbero sostenute attraverso il finanziamento di piani di formazione, concordati con gli ordini professionali e finanziati tramite voucher formativi, come avviene per il lavoro dipendente.
  Nonostante l'esposizione professionale e l'impegno profuso, i commercialisti non sono stati neppure ammessi a forme di ristoro nel secondo semestre del 2020. Soltanto a seguito delle sollecitazioni del Consiglio nazionale, che oggi rappresento, e degli altri enti portatori di interessi, il Governo ha mostrato, con il decreto «Sostegni», una rinnovata attenzione nei confronti della categoria con il riconoscimento di contributi a fondo perduto ai professionisti ordinistici penalizzati.
  L'estraneità dei professionisti a un sistema minimo di tutela si è riscontrato perfino nelle ipotesi di oggettivo impedimento dovuto a cause di salute, per le quali a lungo gli intermediari non hanno potuto beneficiare di deroghe e tutele per la propria professione. Solo con l'ultimo decreto finalmente si è ottenuta attenzione sulla questione della malattia dei professionisti.
  In tema di rilancio dell'attività professionale, particolare attenzione dovrebbe essere, quindi, rivolta all'ampliamento della disciplina dell'equo compenso, attualmente oggetto di tre proposte di legge incardinate alla Camera dei deputati ma ancora non discusse.
  In sintesi, e concludo il mio intervento per avere il tempo di fornire chiarimenti e rispondere ad eventuali quesiti, sarebbe auspicabile, per eliminare queste disuguaglianze, Pag. 6 l'introduzione di norme che incentivino – anche tramite la detassazione – le aggregazioni di professionisti. Attualmente, un professionista preferisce rimanere da solo perché può godere delle agevolazioni fiscali, per esempio il regime forfetario, di cui non può più godere nel preciso momento in cui entra in una società tra professionisti o in uno studio associato.
  Sarebbero auspicabili norme che incentivino l'avvio delle professioni da parte dei giovani e delle donne e l'equiparazione dei professionisti alle piccole e medie imprese per l'accesso agli incentivi e ai crediti d'imposta. Tante volte siamo stati esclusi da questi incentivi, quando ormai uno studio professionale è sempre più vicino alla configurazione di una piccola e media impresa.
  Sarebbe auspicabile l'introduzione dell'equo compenso, per la salvaguardia del lavoro professionale soprattutto dei giovani e dei professionisti che hanno una condizione reddituale più debole, in quanto hanno pochi clienti o operano in regime di monocommittenza, onde eliminare la brutta abitudine che costringe il professionista a subire l'abuso causato dalla dipendenza economica.
  Sarebbero auspicabili l'introduzione di strumenti di welfare o l'istituzione di un ammortizzatore sociale che assicuri ai lavoratori autonomi una protezione analoga a quella dei lavoratori dipendenti, l'implementazione di un sistema di politiche attive basato su incentivi e voucher formativi per la formazione professionale continua finalizzata alla qualificazione e riqualificazione professionale, l'istituzione di corsi di specializzazione – più volte richiesta dalla nostra categoria – di fatto a costo zero per lo Stato, così come sono stati previsti per il Consiglio nazionale forense e non ancora attuati. Si potrebbe pensare all'istituzione di corsi di specializzazione, magari concordati con gli ordini professionali.
  Ringraziando ancora una volta per l'invito a partecipare all'audizione la presidente, che ho avuto il piacere e l'onore di incontrare qualche settimana fa, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili auspica che, al termine del ciclo di audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva, la Commissione possa valorizzare i contributi proposti con la presentazione di una specifica proposta di legge.
  Presidente, ho finito il mio intervento e sono a disposizione per eventuali chiarimenti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili per il contributo reso ai lavori della Commissione e per la documentazione depositata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Nessuno chiedendo di intervenire per formulare quesiti e osservazioni, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.

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