XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 27 di Mercoledì 9 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Benamati Gianluca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione di rappresentanti del Centro elettrotecnico sperimentale italiano (CESI SpA).
Benamati Gianluca , Presidente ... 3 
Marini Gianluca , Direttore divisione consulting ed ingegneria e ambiente del Centro elettrotecnico sperimentale italiano (CESI SpA) ... 3 
Carabetta Luca , Presidente ... 6 
Galli Dario (LEGA)  ... 6 
Sut Luca (M5S)  ... 7 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 7 
Carabetta Luca , Presidente ... 7 

Audizione di rappresentanti della Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni (FINCO):
Carabetta Luca , Presidente ... 7 
Artale Angelo , Direttore generale della Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni (FINCO) ... 8 
Carabetta Luca , Presidente ... 8 
Mangione Francesco , Consiglio direttivo Anfit ... 8 
Carabetta Luca , Presidente ... 10 
Cesari Gabriele , Presidente Anighp ... 10 
Carabetta Luca , Presidente ... 10 
Taglioli Paolo , Direttore generale Assoidroelettrica ... 11 
Carabetta Luca , Presidente ... 11 
Sut Luca (M5S)  ... 11 
Moretto Sara (IV)  ... 11 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 12 
Carabetta Luca , Presidente ... 12 

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi (ASSOMET):
Carabetta Luca , Presidente ... 12 
Toia Giuseppe , Vicepresidente con delega all'energia dell'Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi (ASSOMET) ... 12 
Carabetta Luca , Presidente ... 16 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 16 
Carabetta Luca , Presidente ... 16 
Toia Giuseppe , Vicepresidente con delega all'energia dell'Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi (ASSOMET) ... 16 
Carabetta Luca , Presidente ... 16 
Zoccolan Orazio , Segretario di Centro al-Centro italiano alluminio ... 16 
Carabetta Luca , Presidente ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIANLUCA BENAMATI

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Centro elettrotecnico sperimentale italiano (CESI SpA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti del Centro elettrotecnico sperimentale italiano (CESI SpA).
  Saluto il dottor Gianluca Marini, direttore della divisione consulting e ingegneria ed ambiente; e il dottor Paolo Chighine, direttore delle relazioni esterne.
  Nel dare la parola al dottor Marini, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata ad ottenere esclusivamente elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche che sono oggetto dell'indagine conoscitiva. Noi abbiamo a disposizione circa mezz'ora per lo svolgimento dell'audizione. Invito quindi a mantenere la relazione in quindici, massimo venti minuti, in modo da lasciare cinque minuti per eventuali domande da parte dei Commissari e relative risposte. Prego dottor Marini.

  GIANLUCA MARINI, Direttore divisione consulting ed ingegneria e ambiente del Centro elettrotecnico sperimentale italiano (CESI SpA). Innanzitutto vorrei rivolgere un saluto e un ringraziamento al Presidente, alle onorevoli deputate e agli onorevoli deputati, per l'invito ricevuto e per la disponibilità ad ascoltare il nostro intervento. Io mi chiamo Gianluca Marini, sono responsabile dell'ingegneria e della consulenza di CESI.
  Abbiamo preparato una presentazione, con alcuni messaggi importanti in tema di transizione energetica, e con l'occasione anche desideriamo presentarvi brevemente il nostro gruppo che opera in Italia da 63 anni. Noi nasciamo negli anni ’50, nel secondo dopoguerra, proprio con l'obiettivo di contribuire allo sviluppo elettrico del sistema nazionale, quando ancora Enel e Terna non esistevano, ma il nostro Paese aveva una necessità impellente di nuove tecnologie e di nuove soluzioni per far fronte alla devastazione della guerra. Oggi siamo da più di 60 anni tra i leader del settore elettrico in tema di ingegneria, di attività di testing e di consulenza nel mondo. Siamo basati a Milano, abbiamo uffici e laboratori di ricerca in Germania, a Dubai, nel middle east, in Sud America, tra Brasile, Santiago e Bogotà, negli Stati Uniti, attraverso l'ultima arrivata, una società basata a Knoxville nel Tennessee.
  Ci occupiamo sostanzialmente di tre macro attività. La prima, che cuba circa il 50 per cento della nostra attività, comprende le attività di testing, di certificazione dei componenti elettromeccanici, in quanto tutto quello che farà parte di una rete elettrica deve essere ovviamente testato e verificato, prima di essere messo in esercizio. Poi ci sono le attività di consulenza elettrica e ambientale a supporto dei clienti che operano Pag. 4 nel settore elettrico. Giusto per dare ai membri della Commissione visibilità su che tipo di progetti svolgiamo e dove, nel mondo, nella documentazione scritta consegnata alla Presidenza abbiamo riportato alcuni dei progetti più rappresentativi con i relativi titoli: sistemi di storage, studi operativi per prevenire il black out, laboratori, tutta la componentistica digitale per i contatori elettronici, temi di modernizzazione delle reti, temi legati alla rinnovabile, alla cybersecurity. Questo significa che tutto ciò che rende la transizione energetica, in Italia, ma nel mondo direi, nei Paesi più industrializzati, un tema rilevante, richiede consulenti e know how specialistico e noi facciamo parte di questo pool di esperti, siamo circa mille nel mondo.
  Credo giovi ricordare da dove siamo partiti nel lontano oramai 2007 – 2008, quando fu varato ed adottato nel 2009 il package energetico a livello europeo dei famosi obiettivi 20 20 20, che allora ci sembravano lontani nel tempo e molto ambiziosi, ma il 2020 è arrivato e gli obiettivi li abbiamo superati. Nel frattempo, a livello europeo, e l'Italia ha fatto la propria parte in questo percorso, ci stiamo dando degli obiettivi estremamente più sfidanti con un'ottica temporale che arriva al 2050, e nella documentazione scritta ci è piaciuto riportare la frase proprio della presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, pronunciata a metà luglio, con l'obiettivo di avere un'Europa completamente autonoma dai combustibili fossili nel 2050. Quindi, sicuramente un'azione importante che vedrà l'Italia coinvolta in questo percorso.
  A livello europeo già molto è stato fatto in tema di penetrazione delle rinnovabili. Nella documentazione abbiamo riportato solamente tre numeri. Il dato consuntivo del 2017, che porta la penetrazione di fonti rinnovabili al 33 per cento, che significa che uno su tre dei componenti qui presenti della Commissione, oggi è servito solamente da fonti rinnovabili per il proprio consumo. Al 2030 uno su due lo sarà, e al 2040 l'obiettivo è che quasi otto su dieci saranno serviti solamente da fonti rinnovabili. Questo, però, comporta tutta una serie di azioni prioritarie per il sistema elettrico europeo, in questo caso, ma a maggior ragione anche italiano, per abilitare questa visione, per renderla fattibile. Ne abbiamo riportate cinque nella documentazione, che per motivi di tempo, ovviamente, e di opportunità, si è dovuto sintetizzare. Sicuramente aumenta la priorità in tema di adeguatezza e sicurezza della fornitura. Sono fonti più incerte, ovviamente, di quelle tradizionali. C'è un tema di flessibilità e di resilienza di fronte ad eventi esterni, che purtroppo sono sempre più frequenti. C'è un'evoluzione dei mercati energetici, che è già in evoluzione, ma lo sarà ancora di più nei prossimi anni, con l'introduzione di nuovi mercati. Lo sviluppo delle rinnovabili, a livello distribuito, ce lo aspettiamo sempre più spinto, così come anche l'elettrificazione dei consumi finali.
  Se cominciamo a guardare in Italia, la situazione è, rispetto alla media europea, ancora più positiva da questo punto di vista, perché la penetrazione delle rinnovabili nel 2018 ha sfiorato il 35 per cento, e nel 2030 l'obiettivo del Piano nazionale energia e clima supera il 55 per cento. Attenzione, questo è un dato medio annuale; se si guarda, però, la parte destra della slide della documentazione scritta, abbiamo riportato cos'è accaduto – quindi è storia, sono fatti già avvenuti – il 21 maggio 2017 alle 3 del pomeriggio e il 1° aprile del 2018 alle 2 di pomeriggio. In quest'ora di queste due giornate l'Italia è stata servita in termini di energie rinnovabili per oltre l'80 per cento, quasi il 90 per cento. A livello giornaliero, il giorno di maggio ha contribuito quasi per il 60 e per l'intero mese comunque stiamo parlando di percentuali alte. Questo per dire che gli obiettivi sono certamente sfidanti, ma già oggi l'Italia è tra i leader mondiali in tema di adozioni di fonti rinnovabili.
  Cosa implicano a livello operativo tutte queste fonti rinnovabili nel nostro sistema? Un cambio radicale nei modi di operare il sistema dal punto di vista elettrico. Nella relativa slide della documentazione ho riportato solamente tre curve per semplicità: la curva in alto, quella in nero, è il carico Pag. 5complessivo del mese di aprile di tutta l'Italia, l'insieme di tutte le utenze finali delle industrie nell'utilizzo di energia elettrica in Italia, con il classico diagramma a doppia punta. Nel 2025, con l'ingresso delle rinnovabili previsto dal Piano nazionale, ovviamente, trattandosi di impianti che devono funzionare obbligatoriamente per servire il carico, si genera la seconda curva azzurra, nel mezzo, che viene chiamata carico residuo, residuo nel senso di essere residuale, dopo che le fonti rinnovabili hanno coperto ciò che manca. Si può vedere che si è abbassata drasticamente, come si è alzata drasticamente anche la pendenza di quello che avviene alla fine della giornata tra le 17:00 e le 19:00, l'abbiamo indicata con una retta color porpora. Al 2030 questi due fenomeni sono ulteriormente esasperati da un carico residuo che si abbassa quasi praticamente vicino allo zero, che significherebbe che non ci sono più necessità di avere impianti accesi, perché le rinnovabili, in quelle specifiche ore della giornata, fanno fronte a tutto il carico necessario. Allo stesso modo è aumentata drasticamente, quasi raddoppiata, la pendenza della curva tra le 17:00 e le 19:00, che rappresenta la rapidità con cui, tramontando il sole, spegnendosi il fotovoltaico e le rinnovabili, si devono accendere, e seguire il carico, le fonti tradizionali. Questi due punti sono estremamente rilevanti, perché serve un cambio radicale, che sta avvenendo, ma occhi aperti a che avvenga anche nei prossimi due decenni: sostanzialmente, gli impianti devono essere sempre più in grado di seguire con flessibilità questi andamenti durante la giornata, cosa che solamente dieci anni fa non esisteva, gli impianti erano abituati, e lo facevano economicamente molto bene, a funzionare il più possibile sempre, senza spegnersi né rallentare. Quindi, questi sono due punti di attenzione su cui tutto il sistema elettrico nazionale sta ragionando. Quello che può succedere, e per fortuna non è successo, ad esempio in Germania. I nostri colleghi tedeschi, per un errore di previsione delle fonti rinnovabili, errori che sono dovuti al fatto che la nuvola che passa o il temporale imprevisto francamente sono eventi non pianificabili, si sono trovati di fronte ad una mancanza di potenza di oltre 6 giga watt, un'enormità, 6000 mega watt, e sono andati veramente vicinissimi ad innescare un distacco dei carichi a livello europeo. Quindi, sono situazioni reali che possono succedere, per cui l'attenzione deve essere massima.
  Quali tipi di soluzioni e tecnologie sono disponibili, dal nostro punto di vista, per far fronte a questi punti di attenzione? Ne abbiamo riportati nella documentazione quattro, quattro necessità del sistema elettrico. Il sistema elettrico deve diventare sempre più flessibile, e più avanti approfondiremo che significa flessibilità; deve essere più inerte alle intemperie ed agli eventi naturali esterni; deve concedersi una capacità di riserva tale che, qualsiasi sia l'evento che riduca la previsione di fonti rinnovabili, debba essere in grado di far fronte a questa necessità, a questa mancanza, ed ovviamente, siccome a livello economico, ogni taglio in kilowatt ore di fonte rinnovabile costa tantissimo, non solo per gli incentivi, ma anche perché sono valorizzati in maniera significativa, sono dei costi che il sistema Italia non si può permettere. A livello di tecnologia, invece, abbiamo a disposizione tutta una serie di possibilità che vanno dal sistema di interconnessioni con il resto dell'Europa, che è già piuttosto solido, ma che può essere ulteriormente potenziato, c'è un tema di stoccaggio e di pompaggi a livello italiano che può far fronte alle necessità, quando servono, e poi tutto un cambio di comportamenti di tutti noi utilizzatori in tema di demand-side response, che sostanzialmente significa cominciare ad utilizzare i nostri applicativi in maniera nuova, diversa, moderna.
  Entriamo nel dettaglio della flessibilità. Se vi ricordate la retta che ho mostrato prima, flessibilità significa essere rapidi nel modificare il proprio funzionamento in funzione di quello che avviene. Di notte, fino alle 6 di mattina, una centrale, probabilmente a gas, veloce e snella, deve lavorare al massimo, e si deve poi spegnere nel giro di 45 minuti; deve rimanere sostanzialmente ferma, in folle, pronta a ripartire, e Pag. 6poi, dalle 17:30 – 18:00, fino alle 19:00, a seconda delle varie stagioni, riprendere con rapidità quello che il fotovoltaico ed il rinnovabile non riesce più a dare. Per questo si chiama flessibilità. L'adeguatezza, nel senso che sappiamo bene che oramai l'Italia ha deciso di uscire ordinatamente dal carbone entro il 2025: quella potenza in meno deve essere rimpiazzata con una nuova generazione moderna, flessibile, efficiente e dinamica, di pari importo, stimiamo circa 3000 Megawatt entro la stessa data. C'è un tema di stabilità che richiede di equipaggiare la rete con strumenti su cui non è il caso di annoiarvi, così come l'elettrificazione dei consumi finali diventerà un tema importante.
  Sull'evoluzione dei mercati, il mercato della capacità, neopartito, è importante per assicurare che proprio quei margini che vengono meno dallo spegnimento delle centrali siano sempre garantiti in tutte le zone d'Italia, a seconda delle varie necessità.
  Partirei con tre approfondimenti rapidi, così dovrei rimanere nei tempi previsti. Il primo approfondimento riguarda le interconnessioni con l'estero. L'Italia è già molto connessa, ce ne sono ulteriori in esercizio, che dovrebbero consentire di aumentare la stabilità del sistema elettrico, gli investimenti si stanno incrementando anno per anno, e già oggi la forchetta che ci distanzia, in termini di prezzo dell'energia dai competitor in Germania ed in Francia, rispetto al 2012, si è significativamente ridotta quasi del 50 per cento, quindi la strada è corretta, proseguiamo.
  In tema di smart grid, comunque di ammodernamento delle reti, le tecnologie moderne consentiranno di poter utilizzare le reti in una maniera sempre più efficace e vicina al tempo reale per far fronte alle varie esigenze, però ricordiamoci che tutto questo, a livello di emissioni complessive, riguarda solo il sistema elettrico, che pesa circa per un quinto del totale. Se vogliamo aggredire anche la parte dei trasporti, che cuba circa anche questa un quarto, il veicolo elettrico diventa uno strumento importantissimo, ed oltre il fatto di essere utilizzato come strumento di trasporto ovvio e immediato a tutti, in realtà potrà fornire, quasi in maniera aggiuntiva ed a costo veramente minimo, una serie aggiuntiva di stoccaggi e di possibilità di flessibilità per aiutare il sistema elettrico a realizzare quel tipo di obiettivi di cui parlavo prima. Ci sono due modalità, sia in utilizzo, che in immissione di energia nei confronti della rete, proprio per far fronte alle necessità di assorbire quando serve, e di immettere, quando serve, nel sistema.
  In sintesi, gli obiettivi del PNIEC ci sembrano ambiziosi, ma sfidanti e raggiungibili, attraverso una serie di interventi chiari, mirati, che sono già in corso e che vanno potenziati e che vanno dagli investimenti sulle reti di trasmissione, l'integrazione dei mercati, una maggiore flessibilità ed una digitalizzazione sempre più spinta dei consumi finali. Ringrazio per l'attenzione. Credo di essere rimasto nel tempo previsto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUCA CARABETTA

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DARIO GALLI. Ringrazio prima di tutto per la veloce, ma molto interessante esposizione. Due domande. Una la facciamo sempre in queste occasioni, ma una risposta, diciamo, convincente non arriva mai. È evidente che la situazione che ha prospettato il dottor Marini richiede tutta una serie di cose, e mi pare di capire che soprattutto l'intelligenza e la velocità delle interconnessioni saranno una chiave di volta rispetto a tutta la situazione di oggi, per connessioni di qualunque tipo.
  Siccome c'è uno zoccolo duro quantitativo che non può essere messo in discussione, visto che siete anche ente di ricerca, vorrei chiedere qual è secondo voi prossimamente il sistema che più effettivamente possa dare un risultato oggettivamente importante per quanto riguarda lo stoccaggio, che alla fine in tutto il discorso delle rinnovabili resta il discorso più importante. Infatti, a parte l'eolico, il fotovoltaico, l'idraulico Pag. 7 tradizionale e tutto il resto, si potrà inventare ancora qualcos'altro, ma ormai non è più un problema di tecnologie, nel senso che, avendo i soldi e la volontà di farlo, mettere banalmente specchi dappertutto o eolico dove si può, non è più un problema tecnologico. Si tratta però di capire come gestire questa quantità che oggi arriva, magari domani piove e non arriva, e un Paese industriale, con zoccolo di consumi di base importante, non può permettersi di fare andare oggi l'altoforno, domani no perché non c'è abbastanza energia. Vorrei capire quindi voi che cosa avete in mente al proposito.
  La seconda questione è di carattere generale. 2050, Europa, la Von Der Leyen, CO2 zero, va tutto bene, ma bisognerebbe ricordare che dopo Fukushima la Merkel aveva detto che avrebbe staccato tutto, e invece le centrali nucleari in Germania vanno come prima fino al 2035, quando saranno a fine vita utile. Quindi, dopo il proclama, dopo Fukushima, alla fine la Merkel le ha fatte andare finché si consumano e basta. Però, a parte questo, dato che credo che in Europa ormai non arriviamo che al 7-8 per cento del mondo, tutti gli altri, quelli che veramente inquinano, da quello che sapete voi, che cosa hanno in mente? Anche loro hanno in mente gli stessi programmi, oppure noi nel 2050 faremo i primi della classe chiudendo tutte le nostre fabbriche, e la Cina inquinerà come oggi, o anche loro hanno in mente di fare qualcosa di utile?

  LUCA SUT. Il 2025 è praticamente domani, è abbastanza vicino, ma secondo voi, come chiedeva anche il collega Galli, quanto riuscirà l'evoluzione anche della ricerca, quella che riguarda lo stoccaggio, a garantire per la rampa serale che avete mostrato prima, la sufficienza dell'energia generata dalle fonti rinnovabili, piuttosto che dell'utilizzo delle centrali a gas?

  TULLIO PATASSINI. Io vorrei collegarmi a quanto già espresso dal dottor Marini sulla questione del capacity market, perché diventa strategico per l'Italia soprattutto in una fase in cui è fondamentale non avere interruzioni del flusso elettrico, in quanto uno shock di 1.100.000 utenti bloccati per non so quanto tempo, diventa socialmente non sostenibile ed industrialmente dannoso. Nasce quindi l'esigenza di questi 45 minuti, 30 minuti, di questa capacità alternativa di riserva. Ma dall'altro, dovendo noi bypassare tutto ciò che dà stabilità al sistema, quant'è il costo economico, se voi lo avete calcolato, di tenere in piedi una centrale che lavora per la metà del tempo che lavora oggi? Perché se durante il giorno abbiamo energia elettrica, durante la notte dovrà funzionare la centrale a gas, o così via. Quindi chiaramente tutti i piani economici vengono assolutamente rivisti.
  Da ultimo, un chiarimento sulla questione delle auto elettriche. Mi sembra di capire che secondo voi sono strumento di riserva alternativa, perché hanno in più delle batterie che possono essere potenziali detentori di energia. La domanda che vi faccio è la seguente: solitamente le auto girano di giorno, quando c'è abbondanza di elettricità e le ricarichiamo di notte, quindi abbiamo una batteria che non mi serve quando mi servirebbe, o forse ho capito male qualcosa io?

  PRESIDENTE. Purtroppo non c'è tempo sufficiente per la replica, a causa del protrarsi dei lavori della Commissione sul precedente punto all'ordine del giorno. Chiederei quindi ai rappresentanti di CESI SpA, che ringrazio, di inviare le risposte tramite posta elettronica alla segreteria della Commissione che le inoltrerà ai Commissari.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni (FINCO).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti della Federazione industrie, prodotti, impianti, Pag. 8 servizi ed opere specialistiche per le costruzioni (FINCO).
  Nel dare la parola al dottor Angelo Artale, direttore generale, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  ANGELO ARTALE, Direttore generale della Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni (FINCO). Grazie Presidente, grazie onorevoli membri della Commissione dell'opportunità che ci date di esporre le nostre osservazioni, con riferimento all'indagine che è oggetto di questa seduta. Io sarò molto breve perché gradirei, avendo portato in audizione degli imprenditori, esporvi dalla loro viva voce una serie di criticità che abbiamo rilevato nel Piano e che comunque caratterizzano attualmente la strategia energetica nazionale.
  Pur essendoci in FINCO più di 40 associazioni, abbiamo limitato l'audizione odierna a tre tipologie industriali. La prima è quella inerente alla filiera dell'efficienza energetica, e le altre due sono quelle delle rinnovabili. Per il giro delle rinnovabili che sono in FINCO, sono presenti i rappresentanti di Assoidroelettrica e di ANIG HP, vale a dire la geotermia a bassa entalpia. Per quanto riguarda l'efficienza energetica, dirò solo alcuni aspetti con una franchezza, presidente, che mi permetterà di usare. Il tema della rimodulazione delle aliquote delle detrazioni fiscali per l'efficienza energetica è un tema attuale, a nostro parere, e non sembri fuori luogo, in un momento in cui ci si sta dando da fare per la spending review, di riproporre la riproposizione dell'aliquota del 65 per cento per schermature solari e per infissi. Questa è una misura che non è stata soggetta a fallimento di mercato, quindi francamente non si capisce perché è stato deciso di rimodularne l'intensità, tra l'altro introducendo, ne parleremo più adeguatamente in seguito, con l'articolo 10 del decreto-legge crescita, il famoso sconto in fattura sul quale quantomeno, mi si permetterà di dire, è stata deficitaria l'analisi di impatto della regolamentazione. Abbiamo in Italia un'agevolazione per il sisma bonus, dove per il 2018 vi sono state otto domande, anche se l'ENEA dice di no. Concentriamoci su questo, non su una misura che ha visto anche nel 2018 400.000 interventi. È vero che, per dirla tutta, l'ENEA rileva solo le domande che sono collegate all'efficienza energetica, quindi quelli che uniscono insieme il sisma bonus e l'efficienza energetica, però sono 8, non 80 o 800, per un totale di 800.000 euro. Dall'altra parte abbiamo una misura che, lo dice lo studio del Servizio Studi della Camera dei deputati con il CRESME (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l'edilizia e il territorio), ha sviluppato 23 miliardi di investimento negli ultimi dieci anni. Non è soggetto a fallimento di mercato, quindi la domanda, francamente è perché si è deciso di intervenire su qualcosa che funzionava molto bene, si è cambiato e si è introdotta una cosa che quantomeno è soggetta a creare molti problemi alle piccole aziende. Continuiamo a mandare soldi su Alitalia, che è una sola azienda, è stato deliberato un prestito di altri 250 milioni che siamo sicuri che non tornerà a casa, e che sarà trasformato in presenza dello Stato nell'azionariato, e poi 40.000 piccole aziende, parlo solo di quelle associate a FINCO, ma sono molte di più, sono in difficoltà per questa misura. Chiederei al Presidente la possibilità di passare la parola al dottor Mangione, per approfondire il primo dei tre aspetti che ho enucleato, e cioè efficienza energetica, idroelettrico e geotermia.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Mangione. Avverto che indicativamente, come intervento globale, è a disposizione circa un quarto d'ora, poi ci saranno le eventuali domande da parte dei Commissari.

  FRANCESCO MANGIONE, Consiglio direttivo Anfit. Con i provvedimenti che vanno ad incidere sui bonus fiscali, sostanzialmente il legislatore intendeva dare un vantaggio sia ai consumatori, che potevano beneficiarne immediatamente, sia all'industria del settore, che avrebbe visto un afflusso di ordini maggiori. Il problema però Pag. 9è che lo sconto in fattura non è stato delegato a chi si occupa di credito, ovvero le banche, anzi l'articolo 10 fa espresso divieto che la cessione possa essere fatta al mercato bancario. Di conseguenza se ne dovrebbe fare carico l'impresa.
  Mi ricollego a quello che diceva il dottor Artale. Nel 2017 ci sono stati 3,1 miliardi di investimenti e oltre 51.000 addetti, grazie ai dati che ci fornisce ENEA e che lascerò alla Commissione. Poi i bonus dal 65 sono calati al 50, guarda caso l'ENEA perde 400 milioni di contributi, cioè cala da 3,7 miliardi a 3,3. Ma contestualmente l'industria dei serramenti cresce, lo dicono i dati ufficiali. È strano, voglio dire, che si fanno più serramenti, ma l'ENEA riceve richieste per il 10 per cento in meno. Sorge un dubbio: il conflitto di interessi prima era elevato, se li calcolo in fattura è il 65 per cento in dieci anni, altrimenti li posso fare in nero e risparmio il 22. Nel momento in cui i bonus calano al 50 per cento, probabilmente questo conflitto non è più elevato, e quindi, quei 400.000 euro che vediamo in meno di interventi di ENEA, rispetto ad una produzione di serramenti, che invece è aumentata del 3 per cento, forse sono finiti nel nero. Il legislatore giustamente dice: inventiamo uno strumento che possa mitigare questa cosa, e viene quindi fuori l'articolo 10. Porto ad esempio dodici bilanci delle dodici aziende più rappresentative, perché questo è un settore estremamente parcellizzato, anche se sviluppa quasi 5 miliardi di fatturato. Le dodici aziende rappresentano sì e no 200 milioni di fatturato con un migliaio di dipendenti, e dentro è compresa anche la mia. Gli unici ad avere i mezzi a poter finanziare l'articolo 10, quindi a poter dire alla signora Maria: «Le finestre, anziché 10.000, costano 5.000, perché gli altri 5.000 me li compenso io», sono le tre grandi catene della GDO, la grande distribuzione organizzata, che operano in Italia. Due sono di proprietà francese, una di proprietà tedesca. Ma, dulcis in fundo, immettono sul mercato serramenti prodotti in Polonia, Romania, Bulgaria, Croazia e Turchia. È tutto verificabile, non è che lo dice Francesco Mangione, basta andare da Leroy Merlin, da Bricofer e verificare. Questa è una catastrofe per le 28.000 piccole imprese del settore. Ci saranno migliaia di posti che si perderanno, altro che i 400 della Whirlpool a Napoli. Poi c'è un'alternativa, quella di fare un accordo con una multiutility, come Enel, Eni, Edison, che si prenderebbe l'onere di monetizzare il credito, perché sono di fatto delle ESCo (Energy service company) ma non sono degli enti no profit. Quest'operazione costa il 20 per cento. Sapete cosa succederà, e ho raccolto anche una documentazione in merito perché sono già in atto? Una marea di truffe all'Agenzia delle Entrate, perché l'ENEA dovrebbe finanziare i beni oggetti del provvedimento, quindi ci devono essere i serramenti, le schermature solari, eccetera, ma se frodo lentamente, la distribuzione che si è organizzata con le ESCo, include questo 20 per cento nella cifra globale dei beni agevolabili, e di fatto l'Agenzia delle entrate finanzierà dei costi che sono sostanzialmente una truffa. Quindi, il paradosso potrebbe essere che ci ritroveremo a fine 2019 che sono stati fatti meno interventi, però economicamente la cifra è salita perché si è dovuto finanziare questo 20 per cento di costo che prendono le multiutility. In questo momento quella che si sta muovendo più sul mercato, questo è un paradosso, è una società polacca, che ha la sede per l'Italia nella Repubblica di San Marino, si è vergognata a metterla a Pesaro. La società produce in Polonia, la sede italiana è nella Repubblica di San Marino, ha fatto un accordo con l'Enel, la distribuzione annega questo 20 per cento di costo, che è legittimo, perché le ESCo non sono enti di beneficenza, ma il 10 per cento di questo 20 per cento lo finanzieremo noi con la fiscalità italiana e se ne andrà in Polonia, perché è l'unica azienda ad essere partita per il momento. L'articolo 10 è una pistola puntata alla tempia di 28.000 piccole imprese. Io capisco che l'intento era lodevole, però non ce la facciamo, non siamo banchieri, a finanziare il 50 per cento in 5 anni.
  Io vi chiedo semplicemente una cosa: lasciate tutto com'era, perché come ha detto il dottor Artale, quando qualcosa funziona, Pag. 10qui è da non muovere, dicevano i latini. Lo dicono i dati ENEA, lo dicono i dati occupazionali, lo dicono i dati di fatturato, lo dicono i dati aggregati, lasciatelo così com'è. Sarebbe stato meglio il 65, perché sarebbe emerso almeno un miliardo di nero con 220 milioni di gettito di IVA, IRPEF, IRES, contributi lavoro, eccetera; ma se non si può portarlo al 65 per cento perché le casse dello Stato non se lo possono permettere, lasciatelo al 50, ma eliminate l'articolo 10, perché causerà migliaia di disoccupati a favore della GDO francese, tedesca e dei produttori polacchi.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Gabriele Cesari.

  GABRIELE CESARI, Presidente Anighp. Cercherò di illustrare la tecnologia delle pompe di calore geotermiche, che rappresento. È una tecnologia che può avere un grandissimo impatto nella definizione della Strategia energetica nazionale e del Piano d'azione energia e clima, perché rappresenta una tecnologia, sostanzialmente, che consente di climatizzare gli edifici con energia rinnovabile, attraverso le pompe di calore, che sono macchine molto semplici, sono macchine frigorifere, che permettono di trasferire calore da un corpo a quell'altro. Sono molto poco conosciute in Italia, nonostante la geotermia sia nata in Italia, in un altro ambito, la produzione di energia elettrica, non quello di cui ci occupiamo, cioè la climatizzazione degli edifici, e anche la tecnologia delle pompe di calore è principalmente italiana. Eppure, rispetto agli altri Paesi europei, anche nordamericani, ha uno sviluppo molto, molto inferiore. Io cito alcuni esempi, ci sono esempi molto interessanti: al di là della diffusione di questi impianti in Svezia, Germania, Svizzera, ma recentemente abbiamo visto delle applicazioni molto interessanti in Olanda e in Spagna, dove queste tecnologie di climatizzazione si integrano con la produzione di energia elettrica rinnovabile, andando verso edifici, ma anche quartieri, città ad impatto zero, ad emissione zero.
  A nostro avviso, è necessario introdurre in modo centrale questa tecnologia nella Strategia energetica nazionale, cosa che in parte inizia ad essere considerata, sia nella medesima Strategia energetica, sia nel Piano clima energia, ma può essere sicuramente spinta maggiormente. Il ritardo in Italia è sicuramente causato da un deficit culturale, forse per quella confusione di cui dicevo prima della geotermia intesa come produzione solo di energia elettrica da risorse idrogeotermiche nel sottosuolo che sono presenti in alcune particolari zone dell'Italia. Non è questa tecnologia, ma questa confusione che ha impedito un adeguato sviluppo. Ma segnalo anche che manca un decreto previsto dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, che aspettiamo da otto anni, e che solo recentemente il Ministero dello sviluppo economico ha inviato ai Ministeri dell'ambiente e delle infrastrutture per acquisire il prescritto parere.
  Gli operatori di mercato aspettano questo decreto. È un decreto che permetterà agli enti locali di avere le basi per autorizzare gli impianti. Purtroppo la mancanza di conoscenza si traduce anche in mancanza di conoscenza negli enti locali, che si trovano ad autorizzare cose che di fatto conoscono molto poco. I benefici che sono da indicare, a mio avviso, soprattutto nel Piano clima ed energia, sono il fatto che questi impianti non hanno emissioni, riducono la CO2; non hanno combustioni, quindi hanno ed avranno un ruolo fondamentale nella tutela della qualità dell'aria, che in molte parti d'Italia risulta essere una priorità ancor prima dei cambiamenti climatici, scusate la precisazione; porteranno inoltre soldi in tasca ai cittadini, perché sostanzialmente questi impianti nel tempo permettono una riduzione di consumi notevoli, che va assolutamente favorita e portano una ricaduta occupazionale e di lavoro nel nostro Paese. La tecnologia è italiana, l'installazione di questi impianti viene fatta da piccole e medie imprese italiane.

  PRESIDENTE. Nel dare la parola al dottor Paolo Taglioli, faccio presente, anche se mi rendo conto che non sono molti, che avremmo ancora, come convenuto, quattro o cinque minuti per gli interventi.

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  PAOLO TAGLIOLI, Direttore generale Assoidroelettrica. Presidente, onorevoli deputati, i fenomeni legati ai cambiamenti climatici sono sempre più violenti, e le persone che si trovano coinvolte spesso ne pagano le conseguenze con il bene a loro più caro, la vita. L'idroelettrico rappresenta sicuramente una delle principali forme di contrasto ai cambiamenti climatici e in tutto questo è anche l'unica fonte rinnovabile che, grazie alle opere di ingegneria idraulica poste sui corpi idrici, garantisce anche un'importante forma di tutela dal rischio alluvionale. Regimando le acque, si evitano l'insorgenza di frane, il trasporto di quei tronchi e di quei detriti che possono abbattere pile di ponti ed edifici, cagionando la morte delle persone che vivono quelle infrastrutture. L'idroelettrico ha bisogno di risorse a disposizione nei prossimi anni, soprattutto per gli interventi di revamping degli impianti esistenti, che ricordiamo, a parità di acqua turbinata, possono produrre fino ad un 20 – 30 per cento in più, possono essere messi in sicurezza e possono generare lavoro, prodotto interno lordo, su una filiera che è interamente italiana. Gli idroelettrici sono anche gli unici, tra le fonti rinnovabili, a pagare sovracanoni BIM (bacini imbriferi montani) e rivieraschi. Spesso incidono in montagna questi impianti, e proprio in montagna si trovano a pagare più imposte rispetto ad altri. Si dice che questi sovracanoni servono al sostegno dei comuni montani. Da assessore del piccolo comune di Lizzano in Belvedere prendo atto che si incassano alcune migliaia di euro per i sovracanoni e, su un bilancio di 4 milioni di euro, circa 960.000 euro all'anno di trattenute sull'IMU vengono messe a disposizione del fondo di solidarietà per comuni, ad esempio come quello di Roma. Quindi io mi permetto di chiedervi un aiuto per tutte le aziende a 360 gradi che operano in montagna, soprattutto a tutela dell'ambiente, e per garantire ai piccoli comuni di poter mettere a disposizione quei servizi essenziali per le persone e per le aziende, perché garantire attività in montagna, significa garantire vita su quei territori e quindi presidi dal rischio idrogeologico ed un territorio in ordine.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUCA SUT. Volevo fare una domanda su come, secondo il vostro punto di vista, modifichereste l'articolo 10 del decreto-legge crescita e un'altra, per quanto riguarda, invece, le pompe di calore. Bisogna tenere conto che forse nelle ristrutturazioni, dove non si prevede un cambio del sistema del riscaldamento a bassa temperatura, è più difficile abbinarle ad un sistema ad alta temperatura; forse non è più difficile, però rendono di meno, perché lavorano a temperature più alte dei sistemi di riscaldamento tradizionali. Quindi, che tipo di agevolazione comunque vorreste per agevolare l'utilizzo di questa tecnologia, tenendo presente che se la si mette a confronto con una tecnologia di una «buona caldaia» a gas tradizionale, questa costa molto di meno, rispetto alla pompa di calore?

  SARA MORETTO. Anche io mi volevo soffermare in merito all'articolo 10. Come molti dei colleghi sanno, avevo presentato emendamenti soppressivi, quindi non concordo con il meccanismo previsto e stiamo lavorando per provare a trovarne una modifica. Il collega Sut vi chiedeva in quale modo voi lo pensereste diverso. Io aggiungo una specifica in più, perché d'istinto la mia intenzione sarebbe quella di provare ad esonerare il più possibile le imprese da questo meccanismo e di pensare a qualcosa di diretto che vada tra consumatore finale ed istituto bancario che dovrebbe anticipare la parte relativa al beneficio, che potrebbe essere un credito. Però questo si scontra con l'effettiva dimostrazione del fatto che i lavori siano incentivabili, che quindi siano poi effettivamente eseguiti e anche oggetto di beneficio. Quindi, vi chiedo di fare questo sforzo di ripensare ad una soluzione, tenendo conto di questa complicazione che si mette in mezzo rispetto a quello che vorremmo fare, o almeno che io Pag. 12vorrei fare, e delle difficoltà pratiche. Non so se sono stata chiara.

  TULLIO PATASSINI. Faccio delle domande telegrafiche.
  Parto al contrario, dall'Assoidroelettrica, visto che il suo rappresentante è l'ultimo che ha parlato. È molto interessante l'aspetto del sostegno ai piccoli comuni montani, rispetto alle grandi realtà di pianura. Io chiederei, anche rispetto alle future concessioni o alle concessioni in essere, com'è possibile andare a rimodulare i canoni, o rimodulare gli investimenti in base al fatto che più risorse rimangano magari nei comuni dove insiste l'impianto, rispetto ad una redistribuzione di carattere nazionale. Quindi, se voi avete delle proposte, vi pregherei di indicarle o anche di trasmettercele per posta elettronica. Proprio per questo sosteniamo i comuni montani laddove è una risorsa montana, e chiaramente i salti di acqua sono tipicamente una risorsa montana, forse una delle poche che sono a basso impatto ambientale e a grande risultato da un punto di vista energetico.
  Per quanto riguarda, invece il dottor Cesari per la geotermia, vorrei che ci spiegasse, qual è l'impatto ambientale di un impianto geotermico, anche da un punto di vista visivo, se esiste un impatto visivo, oppure se l'impianto è completamente interrato nel sottosuolo, come io posso immaginare. Però, siccome sono strutture innovative, magari ci sfugge qualche elemento. Visto che lei ha accennato al risparmio che può avere una famiglia o un'impresa italiana sull'installazione di un impianto, vorrei capire quant'è questo risparmio, sia in termini economici, sia in termini di CO2, quindi sia di beneficio economico che di beneficio ambientale.
  Da ultimo la questione dei serramenti, articolo 10. Apro e chiudo parentesi, non chiedo niente, perché noi la vogliamo e basta, come abbiamo già chiesto e come avevamo già proposto precedentemente, quindi non sto a dire quale sarebbe la proposta perché per noi è solo una, e questo è un inciso assolutamente tecnico. Rispetto all'aiuto alla Polonia, all'aiuto ai banchieri, noi preferiamo aiutare le imprese di infissi e serramenti e lo dico semplicemente con una parola, anzi, vorrei che questo non diventi oggetto di mercanteggiamento bancario, perché sarebbe assolutamente deleterio. Invece vorrei chiedere un'altra cosa molto più concreta e che potrebbe significare quanto già a più riprese avete gridato. Quale potrebbe essere l'impatto economico positivo in caso di ripristino della situazione ante articolo 10, soprattutto a livello di occupazione?

  PRESIDENTE. Data la natura ed il numero delle domande, ed anche per dare la possibilità di argomentare e rispondere più approfonditamente, io chiederei agli auditi di trasmettere le risposte per posta elettronica alla Segreteria della Commissione, che avrà cura di inoltrarle a tutti Commissari. Questo purtroppo perché la Commissione deve svolgere un'altra audizione e ci sono altri punti all'ordine del giorno della seduta odierna. Saluto e ringrazio tutti i rappresentanti di FINCO.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi (ASSOMET).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, di rappresentanti dell'Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi (ASSOMET).
  Nel dare la parola al vicepresidente di ASSOMET, il dottor Giuseppe Toia, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  GIUSEPPE TOIA, Vicepresidente con delega all'energia dell'Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi (ASSOMET). Ringrazio il presidente e tutta la Commissione. Suddividerei la mia presentazione in due parti: una brevissima presentazione di cos'è la nostra associazione, per poi entrare Pag. 13nel tema specifico del Piano, seguendo l'ordine con cui il Piano è stato formulato.
  Innanzitutto una nostra presentazione. Noi ci chiamiamo Assomet, siamo un'associazione che rappresenta la produzione dei metalli non ferrosi, la metallurgia non ferrosa, quindi: alluminio, rame, zinco, metalli preziosi, piombo. Come associazione i nostri associati seguono tutta la filiera produttiva, dalla produzione della materia prima, alla prima trasformazione, ai prodotti finiti e al riciclo. Come dimensione, i nostri associati hanno circa un indotto di 25.000 addetti, circa 900 stabilimenti produttivi e alimentiamo oltre 20.000 piccole imprese con un fatturato di circa 25 miliardi di euro all'anno, una realtà abbastanza importante nell'economia del Paese. La metallurgia non ferrosa italiana ha anche una posizione di eccellenza a livello europeo; siamo i secondi dietro solo alla Germania per fatturato e per dimensione e in alcune produzioni specifiche, che storicamente sono stati i nostri cavalli di battaglia, quali il riciclo, siamo i primi in Europa. Quindi abbiamo in tutta la filiera o delle posizioni di preminenza a primo livello, o delle posizioni di preminenza al secondo livello. Un altro piccolo flash sull'importanza del settore, la rilevanza del settore sull'economia a valle, cioè sul totale del sistema economico. Ovviamente quasi tutte le attività di manifattura prevedono trasformazioni di metalli, quindi noi siamo collegati ad una larghissima parte dell'industria manifatturiera italiana e le forniamo prodotti, servizi e know how e siamo quindi essenziali per larghissima parte della filiera della manifattura italiana. Ripeto, non solo noi forniamo dei prodotti, ma forniamo anche un notevole know how. Per esempio, lo sviluppo più recente dell'industria automotive è stato fatto con l'impiego dell'alluminio e con progettazione di nuovi prodotti, tipo le strutture delle automobili, le strutture della Ferrari ormai sono tutte in alluminio e sono state progettate da nostri associati, i prototipi sono stati progettati da nostri associati. Siamo poi un elemento essenziale dell'economia circolare, perché storicamente, essendo poveri di materie prime, la nostra industria si è andata sviluppando in maniera fortissima sul riciclo, su cui siamo primi in Europa, non solo in termini di volumi, ma anche in termini di tecnologie. Quindi, siamo un elemento completamente inserito in quella che sarà la trasformazione energetica di cui si occupano tutti in Europa, basti pensare che in base alle proiezioni che facciamo a livello europeo il fabbisogno di alluminio per il rinnovabile eolico sarà del 300 per cento di quello attuale nel 2050, il fabbisogno di alluminio per il fotovoltaico sarà del 200 per cento, il fabbisogno dell'alluminio per le batterie sarà del 500 per cento. Tutti questi fabbisogni sono dei fabbisogni nobili, perché richiedono progettazioni di nuove leghe e nuovi prodotti su cui noi siamo un elemento fondamentale del circuito. Quindi riteniamo di avere una competenza per essere parte di questo fenomeno di trasformazione energetica, e parte che può anche godere non solo degli svantaggi della trasformazione energetica, ma anche dei vantaggi che potranno derivare. Per noi la trasformazione energetica è un'opportunità, non solo un rischio. Al di là però di questi elementi positivi, noi abbiamo un'altra caratteristica fondamentale, siamo degli energivori. Sotto l'aspetto dell'energia, larga parte dei nostri processi produttivi a monte sono processi elettrolitici che utilizzano energia elettrica. Larga parte dei processi di riciclo o di prima trasformazione sono processi che richiedono attività di rifusione e quindi abbisognano di energia termica, in particolare di gas. Quindi siamo classificati a livello europeo come degli energivori, sia sotto la forma di soggetti energy intensive, sia sotto la forma di soggetti gas intensive. Ma, al di là di questo, siamo dei soggetti estremamente esposti al commercio internazionale e a rischi di delocalizzazione, perché noi produciamo in larga misura delle cose che sono delle commodity, sono prezzate su base internazionale, e quindi non abbiamo difese, siamo atipici, non possiamo imporre il prezzo dei nostri prodotti; quindi siamo fortemente esposti al commercio internazionale, e siamo esposti in produzioni che noi facciamo in maniera virtuale e gli altri fanno in maniera del tutto non virtuale. Pag. 14
  Faccio un esempio che credo che sia importante memorizzare. I consumi di CO2 per fare l'alluminio primario in Europa sono 7 tonnellate per tonnellata d'alluminio, in Cina ed in India sono 20. Quindi, se le nostre produzioni si trasferiscono, il consumo di CO2 per gli stessi volumi verrà triplicato. Il consumo di nichel in Europa è di 9 tonnellate, in Cina di 70 tonnellate. Il consumo di silicio in Europa è di 3,4 tonnellate, in Cina di 11,6 tonnellate, il 340 per cento in più. In particolare, anche in relazione a questo elemento, l'Europa ha sempre considerato importante che le nostre produzioni venissero protette dal rischio di delocalizzazione, e tutta la normativa europea che ha riguardato in particolare le emissioni di ETS e gli oneri sull'energia elettrica, ha trovato sempre delle forme di tutela, proprio in considerazione di quest'aspetto, che è un aspetto assolutamente riconosciuto.
  Detto questo come premessa, io passerei a fare alcune considerazioni sul piano dell'alluminio. Mi sembra che il tema attuale sia fondamentalmente qual è la nostra posizione sul Piano nazionale dell'energia e clima. Premetto che noi, sia come associazione che come associati europei, seguiamo ovviamente da tempo la trasformazione energetica in corso e ne siamo, per i motivi che ho detto in precedenza, dei sostenitori. Vediamo che questa trasformazione è una trasformazione del tutto ineludibile e conviene quindi pensare a cogliere i vantaggi che questa può dare e a mitigarne gli svantaggi, piuttosto che sperare che questa trasformazione non avvenga. Ma siamo altrettanto ben convinti dei principi in base ai quali questa trasformazione è stata disegnata in Europa con il clean energy act e con la Comunità dell'energia europea, che sono tre principi di sostenibilità ambientale, di sicurezza agli approvvigionamenti, ma anche di competitività delle forniture.
  Detto questo, passiamo a come vediamo noi il Piano. Noi sappiamo benissimo che il Piano è un Piano ben studiato, è un Piano che, come sappiamo, ha ricevuto l'approvazione sostanziale dalla Commissione europea nel giugno, con piccole osservazioni di dettaglio, ed è un Piano che è molto ambizioso; se andiamo infatti a guardare gli obiettivi numerici del Piano sono, in una certa parte importante, superiori agli obiettivi medi che si è data la Commissione europea. Lo sono nella riduzione dei consumi di energia, dal 32 siamo passati al 43 per cento e anche nell'emissione dei gas serra, che per l'Europa è il 43 per cento, e nelle nostre estrapolazioni del Piano sarà il 56 per cento. Quindi, noi sappiamo di essere molto avanti, abbiamo fatto un Piano molto ambizioso, com'è riconosciuto dall'Europa.
  A fronte, però di quest'aspetto, vorremmo evidenziare, non solo quelli che sono i vantaggi, ma anche quelli che sono i rischi, prima di entrare sui singoli dettagli, e noi vediamo tre rischi fondamentali. Il primo è che noi ci impegniamo ad ottenere dei forti miglioramenti partendo da una situazione che già è molto avanzata in termini di intensità energetica. Noi siamo il Paese più basso in Europa, al di là dell'Inghilterra, come intensità energetica, cioè come numero di tonnellate equivalenti di petrolio per milioni di euro di fatturato e quindi, essendo già avanti, imporci degli obiettivi di avanzamento molto elevati significherà che dovremo fare uno sforzo molto grande. E bisogna che siamo capaci di fare questo sforzo. Tanto per darvi qualche numero, perché è importante anche focalizzare se queste cose sono vere o meno, il Piano dava i dati di consumo di CO2 al 2016: l'Italia produce 427 milioni di tonnellate, la Germania produce 907 milioni di tonnellate, un po’ più del doppio. Ma se andiamo a guardare i settori singoli, vediamo che nell'industria energetica, nella produzione di energia, la Germania è il 318 per cento più di noi, quindi più di tre volte di noi usa CO2 per le sue produzioni. Nell'industria è il 271 per cento rispetto a noi. Si allinea leggermente di più nei trasporti, in cui è solo il 150 per cento più di noi e nel residenziale, in cui è quasi uguale a noi, 120 per cento più di noi. Questo ci dice che le nostre produzioni di energia e industriali, soprattutto le industriali soggette a ETS, sono delle produzioni già eccellenti. Per l'energia è del tutto evidente perché noi produciamo dal gas, i tedeschi Pag. 15producono dal carbone. Ma dell'industria bisogna recepire che l'industria ha fatto molto e a livello europeo è una delle industrie più efficienti sotto l'aspetto della CO2, quindi sarà molto challenging fare ulteriori miglioramenti.
  La seconda considerazione riguarda il mix di energia, com'è strutturato il nostro piano, quali sono gli obiettivi. L'obiettivo è la nuova capacità di generazione, ovviamente sia in particolare quella elettrica sia da rinnovabili, ma con un mix che è prevalentemente dal fotovoltaico e nell'ambito del fotovoltaico un mix che è prevalentemente di piccole installazioni. Oggi già ci sono 800 mila piccoli impianti. Cosa significa questo? È completamente diversa la situazione che si ha in Inghilterra, per esempio, dove tutto è eolico sul mare, quindi con parchi eolici immensi che possono essere fatti perché non esistono vincoli di nessuna natura, o in Norvegia, dove tutto è eolico su terra, su una costa completamente desertica in cui è facilissimo installare, mentre in una situazione come l'Italia tutto deve essere fatto a casa della signora Maria e io non riesco nel mio condominio a convincere nessuno.
  Il terzo concetto importante è la struttura dei costi. Noi abbiamo un Piano molto ambizioso, 1.192 miliardi di euro, di cui 129 per la parte energia, per la parte FER, 270 per il settore edilizia e 700 per il settore automotive. Allora il primo quesito che viene fuori è: è molto grosso questo Piano, non è un Piano solo ambizioso negli obiettivi è un Piano estremamente ambizioso anche nell'impegno finanziario. Chi è che lo deve pagare? Lo devono pagare in larga misura, per come è strutturato il Piano, gli utenti, quelli che compreranno nuove automobili, quelli che ristruttureranno le case. Quindi c'è, oltre che una questione diciamo geografica, come abbiamo detto prima, anche una questione di consenso molto difficile da raggiungere rispetto ad altre situazioni. Tutto questo evidenzia dei rischi fondamentali e il quesito fondamentale è che per gestire questi rischi, ci vuole una governance molto forte. Allora la nostra riflessione è che i prossimi anni ci sarà una grossa opportunità ma anche una grossa necessità di ristrutturare la governance per realizzare piani di questa dimensione in maniera che si possano fare nei tempi previsti e con l'efficienza prevista, perché se si perde tempo ed efficienza, invece di 1.200 miliardi, saranno 2.500, il Piano non si farà e il Paese avrà perduto un'opportunità enorme. L'altro aspetto, sempre di verifica da fare, è che la guida polare di questo accordo dovrebbe essere una riflessione sul costo dell'energia che verrà fuori, che nel Piano, che ovviamente è ancora una bozza, non è individuato, però l'aspetto costo finale, e la disponibilità, quindi, della gente a spendere ed a sostenere i costi sarà determinante. Questo come riflessione generale.
  Arriviamo ad una conclusione. Noi abbiamo esaminato gli aspetti fondamentali della decarbonizzazione, delle energie rinnovabili, della dimensione della sicurezza energetica e della dimensione del mercato interno dell'energia. Nel nostro rapporto sono riportate riflessioni dettagliate su tutti questi aspetti, viste da consumatori e da consumatori che sono energivori, gasivori e a rischio di delocalizzazione. Le raccomandazioni per noi, perché possiamo dare il nostro contributo essendo vivi, vegeti e in condizione di poter operare, sono che vanno risolti i problemi tutt'ora aperti sul gas e sull'energia elettrica.
  I problemi sul gas sono estremamente semplici, sono correlati all'economicità del gas, sia sotto l'aspetto dei costi di trasporto, della commodity, che sotto l'aspetto dell'eliminazione degli oneri indiretti. L'aspetto del costo del trasporto è un aspetto che dovrà essere negoziato a livello europeo perché la determinazione dei costi di trasporto è in larga parte in relazione al transito che questo gas fa nel nord Europa. L'aspetto, invece, degli oneri di sistema è un aspetto che il Governo sta già prendendo in esame, ci sono dei decreti già predisposti che devono essere riavviati.
  Per quanto riguarda poi l'aspetto dell'energia elettrica, a fronte dei rischi che ci saranno nelle evoluzioni future, noi riteniamo importante mantenere la capacità di servizio, la continuità di servizio, che in passato noi siamo stati in grado di dare Pag. 16attraverso il sistema dell'interrompibilità. Quindi ancora oneri di sistema e interrompibilità. Io mi fermerei qui, rinviando per il resto alla documentazione scritta.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  TULLIO PATASSINI. Ringrazio gli auditi per la relazione. Siamo di fronte ad un sistema energivoro. Allora, è vero che il PNIEC ha degli obiettivi ambiziosi, ma qual è, se avete fatto degli studi, il costo economico per il vostro sistema imprenditoriale di questo obiettivo ambizioso? Il costo energia non è un fattore secondario, il costo dell'energia è un fattore prioritario. Va benissimo essere virtuosi, ma siccome lo siamo già, più che virtuosi sarebbe importante capire se siamo arrivati o se vi sono margini, ma soprattutto se questo potrebbe portare in crisi il sistema.
  Un secondo corollario, sempre rispetto all'energia. Siccome voi avete tantissime aziende che si occupano di metalli non ferrosi, per le quali l'economia circolare ha un peso importante, perché è evidente che anche tutto ciò che è riutilizzo di materie prime e seconde diventa fondamentale. Qual è la vostra idea sulla capacità di avere maggiori possibilità di conferire i residui di lavorazione e di recuperare materie prime e seconde? Infatti anche una logica imprendistica è una logica di risparmio energetico, di valorizzazione energetica di tutte le attività che non sono recuperabili.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Toia per la replica.

  GIUSEPPE TOIA, Vicepresidente con delega all'energia dell'Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi (ASSOMET). Quando si parla di costo dell'energia, la risposta è estremamente semplice. La nostra natura di business è quella di una commodity, quindi noi dobbiamo stare sul mercato col prezzo finale. Per stare sul mercato, visto che la componente energia è una componente assolutamente determinante, tra il 30 e il 40 per cento del costo di produzione, bisogna che questo costo sia allineato a quello della concorrenza. Cosa significa allineato a quello della concorrenza? Significa, anche se è molto difficile da dire in questo momento di competizione internazionale e di trasformazione della competizione internazionale, almeno essere allineati con i nostri competitor europei, e quindi Francia, Germania e Spagna. È possibile essere allineati? Noi speriamo che sarà possibile se tutti dovranno usare la stessa fonte energetica, cioè tutti dovranno andare dal solare e dall'eolico e alla fine non ci sarà più su quella parte molta differenza. Però quello che è assolutamente invece essenziale è che ci allineiamo su tutti quelli che sono gli oneri impropri. Gli oneri di sistema noi non possiamo averli più alti della concorrenza, noi non possiamo vedere che i tedeschi hanno l'onere della CO2 indiretto azzerato e noi no. Quindi abbiamo bisogno di essere messi in condizione di competere con in nostri competitori e lì troveremo necessariamente il punto di caduta, questo è il primo punto. Chiederei al presidente la possibilità di far intervenire il dottor Orazio Zoccolan.

  PRESIDENTE. Do quindi la parola al dottor Orazio Zoccolan, Segretario di Centro al-Centro italiano alluminio.

  ORAZIO ZOCCOLAN, Segretario di Centro al-Centro italiano alluminio. Il nostro è un settore tra i primi che ha aperto la strada, quindi, è già più che rodato, proprio dal secondo dopoguerra si è sviluppata l'industria del riciclo, tant'è che i tassi di recupero attuali, anche differenziati tra le diverse fonti di approvvigionamento sono elevatissimi. Per darvi un esempio, sugli imballaggi che è una minima parte di quello che di metallo va ad essere utilizzato, dove forse c'è maggiore dispersione, ci stiamo impegnando ed è forse il settore che ha il tasso più basso ma che è comunque tra i più alti se comparato a quello di altri materiali e già allineato a quelli che sono gli obiettivi comunitari per la direttiva imballaggi. Sul resto del recupero, che sostanzialmente arriva principalmente dalla demolizione di autoveicoli o dalla demolizione Pag. 17 di edifici, siamo già prossimi al 100 per cento, ma non da oggi, già da decenni. Anzi abbiamo il problema contrario, il nostro problema è che invece economie emergenti arrivano in Europa e ci portano via rottame, spesso sostenuti da benefici paratariffari non sempre limpidi. Questo sì che è un grosso problema, un grosso rischio, una grossa preoccupazione che il sistema in Italia ha, perché comunque è sviluppato, ha capacità produttive anche per poter incrementare il recupero, ma è già sovradimensionato; il nostro timore è quello che ci vengono a portare via la materia prima e seconda. Quindi sotto l'aspetto del riciclo siamo già oltre.

  PRESIDENTE. Da parte di tutta la Commissione attività produttive saluto e ringrazio i rappresentanti di Assomet.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.05