XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 26 febbraio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Carabetta Luca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione di rappresentanti di ASSOESCo – Associazione italiana delle Energy Service Company.
Carabetta Luca , Presidente ... 3 
Olivieri Roberto , presidente di ASSOESCo – Associazione italiana delle Energy Service Company ... 3 
Carabetta Luca , Presidente ... 5 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 5 
Carabetta Luca , Presidente ... 6 
Olivieri Roberto , presidente di ASSOESCo – Associazione italiana delle Energy Service Company ... 6 
Carabetta Luca , Presidente ... 6 

Audizione di rappresentanti di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici:
Carabetta Luca , Presidente ... 6 
Musazzi Federico , segretario generale di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici ... 6 
Benamati Gianluca , Presidente ... 8 
Montanini Alberto , presidente di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici ... 8 
Benamati Gianluca , Presidente ... 10 
Squeri Luca (FI)  ... 10 
Benamati Gianluca , Presidente ... 10 
Montanini Alberto , presidente di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici ... 10 
Benamati Gianluca , Presidente ... 11 

Audizione di rappresentanti di Assogasmetano – Associazione nazionale imprese distributrici metano autotrazione:
Benamati Gianluca , Presidente ... 11 
Vettori Paolo , presidente di Assogasmetano – Associazione nazionale imprese distributrici metano autotrazione ... 11 
Benamati Gianluca , Presidente ... 14 
Squeri Luca (FI)  ... 14 
Benamati Gianluca , Presidente ... 14 
Vettori Paolo , presidente di Assogasmetano – Associazione nazionale imprese distributrici metano autotrazione ... 14 
Benamati Gianluca , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUCA CARABETTA

  La seduta comincia alle 12.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di ASSOESCo – Associazione italiana delle Energy Service Company.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di ASSOESCo – Associazione italiana delle Energy Service Company.
  Nel dare la parola al presidente di ASSOESCo, Roberto Olivieri, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utile ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  ROBERTO OLIVIERI, presidente di ASSOESCo – Associazione italiana delle Energy Service Company. Buongiorno, presidente, onorevoli deputati.
  Innanzitutto, ringraziamo, e ringrazio, per la possibilità che ci avete dato di essere auditi sul Piano nazionale energia e clima per il 2030.
  Io presiedo ASSOESCo, l'associazione dell'Energy Service Company nata nel 2005 che rappresenta le principali aziende attive nel mondo dell'efficienza energetica attraverso i contratti di energy performance contract.
  Siamo circa settanta associati, con circa 4.800 addetti, e un fatturato annuo, nel 2017, di 4,5 miliardi. Queste 70 aziende sono sia aziende molto grandi nell'efficienza energetica, quindi anche con personale superiore ai mille addetti, sia medie e piccole imprese che lavorano appunto nel mondo dell'efficienza energetica.
  Nel 2017 abbiamo sviluppato 3 milioni di TEP (Tonnellate Equivalenti Petrolio) di risparmi conseguiti, una cifra molto importante sul complessivo del risparmio.
  Veniamo subito al Piano energia e clima per il 2030.
  In generale, devo dire che è un ottimo piano quello che è stato sviluppato, anche se manca il principale principio comunitario, che è quello della energy efficiency first. L'Unione europea suggerisce di concentrare, di focalizzare sull'efficienza energetica, anche perché il raggiungimento dell'obiettivo sull'efficienza energetica rende possibile ottenere anche il raggiungimento dell'obiettivo sulle fonti rinnovabili. Abbiamo, infatti, delle percentuali da raggiungere molto sfidanti, ma il fatto di diminuire i consumi energetici fa sì che poi abbiamo necessità di minori fonti rinnovabili per soddisfare l'altro obiettivo, che è quello di avere la produzione del 30 per cento da fonti rinnovabili. Nel piano questo manca, e quindi bisogna cercare di inserirlo.
  Faccio riferimento anche a quando si parla, ad esempio, delle ristrutturazioni edilizie, di tutto il rifacimento nel settore civile. Viene messo l'accento soprattutto sull'impiego di fonti rinnovabili, mentre, a Pag. 4parità, dovrebbe essere scelto un intervento di efficientamento, che fa sì che si ottenga il doppio risultato. Ripeto che questo nel piano manca.
  Quali sono, poi, i principali ostacoli che abbiamo allo sviluppo dell'efficienza energetica?
  Non so se è noto a tutti che cos'è una ESCo. Una ESCo è una energy service company, una società di servizi energetici integrati, che attua un investimento sul consumatore finale, quindi sul beneficiario finale; attraverso questi investimenti si ottiene un risparmio energetico. La ESCo, la società che fa l'investimento, viene ripagata grazie alla performance del risparmio che viene ottenuta.
  È un contratto molto atipico e molto particolare nel panorama italiano. Spesso, non è riscontrabile nei sistemi incentivanti e premianti l'efficienza energetica. Faccio riferimento, ad esempio, al sistema del credito d'imposta per le ristrutturazioni edilizie, laddove il credito di imposta viene concesso al beneficiario finale e non, invece, alla ESCo nel caso in cui questa faccia l'investimento. La ESCo si trova, quindi, indubbiamente con una possibilità di incentivo minore, e quindi poi si trova in difficoltà a reperire capitali per gli investimenti.
  Lo stesso discorso vale per il meccanismo «Impresa 4.0», quindi per il superammortamento e l'iperammortamento, meccanismo molto importante, che potrebbe spingere il mondo dell'efficienza energetica. È, però, un meccanismo che viene riconosciuto esclusivamente al beneficiario finale, al consumatore finale, e non quindi alla ESCo che fa l'investimento.
  Sul conto termico c'è il problema del non riconoscimento degli energy performance contract.
  Da parte del GSE, il gestore dei servizi energetici, non essendoci ancora un contratto modellizzato – sarebbe molto difficile avere un contratto atipico modellizzato – si potrebbe intanto iniziare ad avere delle tipologie di contratti approvati. Risulta, quindi, molto difficile per le ESCo e per gli energy performance contract ottenere benefìci dal conto termico.
  Gli altri elementi riguardano il meccanismo dei titoli di efficienza energetica, meccanismo che viene giustamente anche menzionato nel piano, però l'operatività poi si discosta dal fine per cui era stato creato questo meccanismo. Questo meccanismo era stato creato per spingere su interventi di efficienza energetica. Si è trasformato, invece, in un meccanismo per incentivare esclusivamente l'innovazione tecnologica. Il GSE premia e riconosce il titolo di efficienza energetica solo se c'è innovazione tecnologica; se c'è solo efficientamento, non viene riconosciuto. Chiaramente, va benissimo dare un premio all'innovazione tecnologica, però il meccanismo è nato per premiare anche se non solamente l'efficienza energetica.
  Altro problema è che ci sono moltissimi contenziosi aperti sul meccanismo dei titoli di efficienza energetica col GSE. Deve essere trovata una soluzione. Per gli stessi problemi che esistevano, ad esempio, nel mondo delle rinnovabili è stato fatto un emendamento apposito per risolvere questo contenzioso. Auspichiamo che possa essere fatto anche, quindi, nel mondo dell'efficienza energetica, che in un certo senso è anche molto più complesso.
  Altro ostacolo sono le agevolazioni alle imprese energivore. Non che noi siamo contrari alle agevolazioni alle imprese energivore, ma riteniamo che una forte riduzione del costo energetico a questa categoria di impresa senza dei criteri di efficientamento non spinga sul ricorso all'efficienza energetica. D'accordo per le agevolazioni alle imprese energivore per dare loro competitività in Europa, però dovremmo affiancare anche dei criteri di efficientamento, sennò abbiamo la situazione per cui un'azienda che più consuma e consuma male, ottiene delle riduzioni, degli sconti.
  Altro ostacolo è la riforma tariffaria, avvenuta l'anno scorso. Sono state aumentate le componenti fisse, per cui è una riforma tariffaria che non ha favorito l'efficientamento e la generazione distribuita.
  Infine, c'è la mancanza, e quindi la necessità, di una cabina di regia trasparente Pag. 5 e funzionale, in cui ci sia un'operatività insieme alle associazioni di categoria.
  Alcuni programmi comunitari da sviluppare per l'efficienza energetica che sottolineiamo e vediamo indubbiamente molto favorevoli al sistema italiano sono quelli delle energy community, con la creazione quindi di comunità energetiche per favorire proprio la generazione distribuita, e anche per avere la possibilità di riportare il sistema Italia, come gli altri Paesi europei, a sfruttare gli autoconsumi. Citiamo, ad esempio, la legge della regione Piemonte, n. 12, del 3 agosto 2018, in quanto è un buon esempio di applicazione di come devono essere le comunità energetiche.
  L'altro punto riguarda il demand response, le unità virtuali abilitate miste, ovvero la gestione della domanda all'interno del sistema elettrico in maniera attiva.
  È partito un progetto pilota da parte di Terna molto positivo. Quello che, però, vediamo è subito il nascere di posizioni dominanti da parte del principale operatore. È necessario, quindi, introdurre una limitazione, sennò anche in un meccanismo, come deve essere, concorrenziale del demand response, si ottiene invece la situazione di avere un operatore dominante, e quindi di non avere competitività. Nel Piano il demand response è menzionato, ma proprio per stimolarlo è necessario anche fissare delle limitazioni agli operatori su zone per evitare posizioni dominanti.
  Nella documentazione scritta trasmessa alla Commissione, ho sottolineato tutti gli interventi che giudichiamo opportuno implementare nel Piano nazionale italiana energia clima. Sono strumenti prevalentemente regolatori. Nel Piano ho visto, ad esempio, che i certificati bianchi e il conto termico vengono intesi come strumenti economici, però noi riteniamo che non ci sia da intervenire tanto sul prezzo, quindi sulla parte economica, sull'incentivo, quanto proprio sulla regolazione. Ripeto che sul mercato delle capacità è auspicabile un potenziamento del meccanismo di demand response con fissazione di limiti agli operatori dominanti; per quanto riguarda i certificati bianchi, un incentivo non alla sola innovazione tecnologica; una risoluzione ai molteplici contenziosi che ci sono col GSE; per quanto riguarda il conto termico, riuscire a convalidare degli energy performance contract dal GSE, in modo da seguirli come esempio; per quanto riguarda le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica ed edilizia, avere il riconoscimento proprio della figura della energy service company come titolare dell'investimento, e quindi come titolare del credito d'imposta; sul piano nazionale «Impresa 4.0», il riconoscimento della ESCo e non del beneficiario finale; per le imprese energivore, avere un'attuazione di efficientamento per ottenere la diminuzione delle tariffe; per la riforma tariffaria, spingere sull'autoconsumo, e quindi una riduzione degli oneri generali di sistema; infine, sviluppare le energy community in modo inclusivo proprio per favorire anche gli investimenti privati dell'industria e la generazione distribuita.
  Vi ringrazio. Sono a disposizione per ogni eventuale domanda.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Ho una domanda da porre.
  Oltre che di efficienza energetica, tema ovviamente a me molto caro, vorrei parlare anche di stoccaggio dell'energia, da legare magari anche ai condomìni o a isolati.
  Vorrei sapere, se avete informazioni sul tema, se è possibile realizzare impianti di stoccaggio dell'energia per aiutare i condomìni a fare efficienza, e quindi aiutare i comuni a riqualificare le aree. Pensate che realizzare un centro di stoccaggio all'interno di un'area comunale possa, a livello economico, essere redditizio, aiutare degli isolati a fare efficienza energetica, aiutare gli incapienti a intraprendere quest'opera di efficientamento? In caso negativo, quali sono le difficoltà a fare un'opera simile? Per esempio, assenza di spazio all'interno dell'area urbana. Può inoltre servire una normativa di settore che aiuti a fare stoccaggio energetico? Pag. 6
  Io parlo di stoccaggio, oltre che di ridurre il consumo energetico e di puntare sulle fonti energetiche rinnovabili, perché, come sappiamo, le fonti energetiche rinnovabili non sono continue, e quindi abbiamo necessità di stoccare energia quando ne produciamo di più. Ho pensato che, inserendo uno strumento di questo tipo all'interno di un'area comunale, se questo può essere economico, potrebbe aiutare, come ho detto, il condominio, o comunque le persone un po’ restie a fare efficientamento energetico, a puntare sul tema perché hanno una convenienza economica.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Olivieri per la replica.

  ROBERTO OLIVIERI, presidente di ASSOESCo – Associazione italiana delle Energy Service Company. Grazie per la domanda.
  Sì, noi siamo molto interessati a installare impianti di stoccaggio anche a livello condominiale, o anche industriale.
  Il grosso problema, oltre a quello che può essere lo spazio o le autorizzazioni, sono le regole attuali del mercato dell'energia. Attualmente, nel sistema italiano è possibile avere solamente connessioni cosiddette uno a uno, one-to-one, e non connessioni one-to-many, uno a molteplici.
  Installare un meccanismo di stoccaggio, o anche di autoconsumo di generazione distribuita, prevede invece che ci siano molteplici collegamenti, cioè che ci sia lo stoccaggio, one a molteplici. Attualmente, questo non è proprio possibile a livello autorizzativo.
  Per questo, abbiamo presentato l'idea di spingere, di sviluppare le energy community, perché attraverso il loro riconoscimento, portato avanti anche dalla direttiva comunitaria, si può prevedere un collegamento one-to-many, o addirittura many-to-many, che è come nel caso classico degli stoccaggi.
  Legato al mondo degli stoccaggi c'è anche tutto l'argomento sul demand response, cioè sulla gestione della domanda in modo attivo. Come ha detto giustamente l'onorevole Vallascas, con lo stoccaggio io riesco a bilanciare la rete, quindi poi ho meno necessità di capacità produttiva, per cui ho un costo inferiore. Il demand response è proprio un utilizzo degli stoccaggi in questo senso, in quanto io ho una domanda e rispondo di conseguenza. Come rispondo? Rispondo o a livello aziendale, diminuendo o aumentando i consumi – dipende dalla domanda – o posso far entrare un sistema di stoccaggio in cui accumulo l'energia, e poi in altre ore rilascio questo quantitativo di energia.
  Ripeto, però, che per avere iniziative di demand response di stoccaggio, è necessario recepire e sviluppare in maniera inclusiva tutta la normativa relativa alle energy community.
  È un passaggio fondamentale che può aiutare lo sviluppo anche di questa tecnologia che porta a molteplici risparmi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Olivieri e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici.
  Nel dare la parola all'ingegner Musazzi, segretario generale di Assotermica, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  FEDERICO MUSAZZI, segretario generale di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici. Buongiorno a tutti e grazie dell'invito e della disponibilità. Io sono Federico Musazzi, sono il segretario di Assotermica.
  Assotermica è l'associazione che aderisce a Confindustria e che all'interno della federazione ANIMA, una delle federazioni Pag. 7storiche di Confindustria che rappresenta tutto il settore della meccanica, è l'associazione del settore della climatizzazione invernale e della produzione di acqua calda sanitaria. È, quindi, un po’ quella che noi definiamo la casa delle tecnologie ad alta efficienza per il riscaldamento, tutto ciò che concerne l'impianto termico.
  È un'associazione che direi ha la rappresentatività totale del settore. Sono più di 60 le imprese associate, oltre 11.000 gli addetti diretti e 2 miliardi 300 milioni di euro di fatturato, dei quali una fetta considerevole, oltre il 60 per cento, dedicata all'esportazione. Questo è un po’ anche un riconoscimento della solidità e della bontà dei prodotti anche fuori dalle mura domestiche. È un settore che sta crescendo anche in termini di occupazione e di investimenti diretti.
  L'Italia è uno dei mercati più importanti in Europa per quanto riguarda l'ambito energetico e della climatizzazione invernale. È il secondo mercato sia come mercato di sbocco, quindi come pezzi, come apparecchi venduti, sia come indici di produzione. Davanti all'Italia, come Paese produttore c'è solamente la Germania. Ovviamente, già da un po’ di anni l'Italia è all'avanguardia per quello che riguarda le tematiche dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e della sostenibilità ambientale.
  Il mercato negli ultimi anni si è spostato in maniera considerevole, anche sulla spinta di direttive comunitarie e della legislazione nazionale. Quello che fino a direi tre anni fa era lo standard di mercato, caldaie di tipo tradizionale, oggi di fatto non è più proposto, e l'offerta si è completamente spostata su caldaie a condensazione, di ultima generazione ad alta efficienza, e su tecnologie rinnovabili, quindi pompe di calore e apparecchi ibridi.
  Gli ibridi – il presidente Montanini ne parlerà in maniera più dettagliata – rappresentano, al momento, una nicchia di mercato, ma sono una tecnologia molto promettente, che a nostro avviso ben si inserisce anche nel contesto del Piano nazionale energia e clima di cui stiamo discutendo.
  Venendo al Piano nazionale integrato, a nostro avviso va nella giusta direzione e denota un impegno dell'Italia nel raggiungere degli obiettivi che sono non solamente necessari per quanto riguarda gli impegni che abbiamo nei confronti dell'Unione europea, ma anche strategici per lo sviluppo dell'industria italiana.
  Vediamo molto bene il fatto che l'Italia stia spingendo più della media europea per quello che concerne, ad esempio, la riduzione dei consumi di energia, il tema dell'efficienza energetica, le emissioni, tema assolutamente prioritario nelle grandi città, ma non solo, e lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
  Anche la crescita attesa delle rinnovabili termiche di un valore dell'1,3 per cento annuo è sicuramente un fattore che, se ben tradotto in una legislazione che consenta effettivamente di raggiungere questi obiettivi, vediamo con assoluto interesse.
  Quelle che il presidente Montanini vi illustrerà sono proposte che si fondano su tre princìpi, che a nostro avviso dovrebbero essere tenuti saldi nel Piano in discussione.
  Un primo principio fondamentale è quello della neutralità tecnologica: un processo di decarbonizzazione deve essere, a nostro avviso, un processo sostenibile e che non può prescindere dal fatto che non esiste, a maggior ragione nel nostro mondo, una soluzione unica che sia valida in tutte le situazioni. Quello delle costruzioni, dell'edilizia, è un mondo estremamente eterogeneo se consideriamo sia il territorio nazionale, dal nord al sud, con fasce climatiche molto diverse, sia le tipologie edilizie; si può andare dal grattacielo di 30-40 piani alla villetta, al capannone industriale.
  Il concetto della neutralità tecnologica è quindi fondamentale perché bisogna proprio cercare di garantire uno sviluppo armonioso di tutte le tecnologie che possono concorrere al risultato finale. Il punto di forza dell'industria italiana è anche quello di avere un portafoglio di offerte molto eterogeneo e di essere molto flessibile. Questo è sicuramente un elemento di cui tener conto. In relazione, poi all'efficienza energetica, a livello europeo si dice energy efficiency first. Questo è un tema sicuramente Pag. 8importante. Fare efficienza energetica e puntare sull'edilizia consente di raggiungere anche più facilmente gli obiettivi sulle rinnovabili termiche. Abbattendo i consumi, è anche più facile avere poi un valore più alto di copertura di questi stessi consumi con fonti rinnovabili.
  C'è, poi, ovviamente, il problema di una semplificazione e una stabilizzazione delle misure. Tutti gli operatori, per poter investire, hanno bisogno di provvedimenti stabili e che garantiscano un arco temporale più lungo di un anno.
  Per quello che mi riguarda, concludo con il mettere in evidenza il peso del settore residenziale sugli obiettivi finali di risparmio energetico al 2030. All'interno del settore residenziale, l'ambito della climatizzazione, intesa come climatizzazione invernale e produzione di acqua calda sanitaria, è quello che la fa da padrone.
  Se consideriamo un edificio-tipo sul territorio nazionale, possiamo vedere che oltre l'80 per cento dei consumi è legato a come ci si riscalda e a come si produce l'acqua calda sanitaria. Il peso e l'incidenza della produzione di acqua calda sanitaria è sempre più rilevante, proprio perché la nuova edilizia sta andando verso edifici con un fabbisogno energetico per la climatizzazione invernale sempre più bassa, e di conseguenza aumenta anche il peso della produzione di acqua calda sanitaria.
  Per quanto riguarda le proposte, io mi fermo. Col permesso del presidente, le illustrerà il presidente Montanini.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIANLUCA BENAMATI

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Montanini, pregandolo di restare nei tempi in modo da permettere eventualmente ai colleghi di formulare delle domande.

  ALBERTO MONTANINI, presidente di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici. Buongiorno anche da parte mia.
  Passiamo subito alle nostre proposte. Come ha detto l'ingegner Musazzi parlando dell’ecobonus, un aspetto crediamo importante sarebbe la stabilizzazione, o quantomeno il prolungamento per un adeguato periodo di tempo, cioè alcuni anni, dell'incentivo per la riqualificazione energetica degli edifici, che garantirebbe a tutti gli operatori della filiera e ai privati cittadini di effettuare i lavori con la dovuta calma, e quindi programmare gli investimenti e tutto quello che concerne l'occupazione dell'industria.
  Il secondo punto è quello della cosiddetta maxirata iniziale. Adesso, per quanto riguarda sia l’ecobonus sia il bonus casa, l'incentivo è diviso in dieci rate annuali di pari importo. Copiando un'idea da altri settori, potrebbe essere molto utile una cosiddetta maxirata iniziale, pari all'incirca al valore dell'IVA, quindi al 22 per cento, con le restanti nove rate uguali per raggiungere i dieci anni. Questo sarebbe molto efficace per indurre gli utenti e i condomìni a effettuare i lavori. Già il primo anno, cioè l'anno successivo ai lavori, verrebbe restituita l'IVA.
  Per quanto riguarda il bonus casa, cioè la ristrutturazione edilizia, attualmente c'è una certa sovrapposizione degli interventi con l’ecobonus. Qui bisognerebbe, a mio parere, distinguere gli interventi, eliminando quelli di efficienza energetica dal bonus ristrutturazioni, o quantomeno elevando l'asticella, cioè prevedendo un incentivo solamente per apparecchi della migliore tecnologia: migliore efficienza energetica e quindi, maggior apporto di rinnovabili e così via.
  Attualmente, in Italia il tasso di sostituzione è inferiore al 4 per cento annuo. Siamo veramente ai minimi a livello europeo. Mediamente, una caldaia dura 18,5 anni, una caldaia autonoma, e ancor di più quelle centralizzate, perché nei condomìni è difficile mettere d'accordo tutti i condomini. C'è un aspetto anche di carattere civilistico, o comunque assembleare. Bisognerebbe, a mio parere, incrementare la sostituzione, e questo andrebbe a tutto vantaggio del sistema Paese. Pag. 9
  Bisognerebbe poi istituire un fondo di garanzia, o più fondi di garanzia, e incentivazioni rivolti al minor consumo di suolo per finanziare interventi di completamento delle unità immobiliari incompiute. Mi spiego meglio.
  La crisi edilizia che ha colpito dal 2007-2008 in avanti ha portato a fermare in Italia circa 190.000 unità immobiliari a uso residenziale, che attualmente sono incompiute. Edifici partiti con tutti i crismi della legalità, ovviamente col permesso di costruire (SCIA o altro documento edilizio abitativo), e che per il fallimento dell'impresa edile, per le difficoltà economiche dei finanziatori, si sono fermati. Finire queste unità immobiliari, magari utilizzando le migliori tecnologie possibili, porterebbe dei benefìci a livello sia nazionale sia locale. A livello locale, finalmente le municipalità, i comuni, potrebbero incassare gli oneri di urbanizzazione. Poi c'è l'aspetto per cui il consumo di suolo sarebbe pari a zero, perché lì si è già consumato, nel senso che si è già andati a costruire edifici, anche se non li si è ultimati.
  Inoltre, quei completamenti consentirebbero di utilizzare questi edifici per finalità sociali, come appunto il social housing o il cosiddetto rolling abitativo, permettendo per esempio a tutti gli abitanti di un condominio di fare interventi di deep renovation, di ristrutturazione profonda del proprio edificio, lasciandolo per un anno o due, cioè il tempo dei lavori in questi edifici che sono stati ultimati e messi a disposizione della collettività, per poi rientrare al termine dei lavori.
  Così si è fatto in Europa, nella regione di Bruxelles, per esempio, e questo ha prodotto un effetto in termini di efficienza energetica e di riqualificazione del costruito veramente importante. A mio parere, sarebbe un'idea da copiare.
  Quanto ai certificati bianchi, secondo noi lo strumento è estremamente importante, però attualmente, soprattutto per quanto riguarda l'edilizia residenziale, quindi interventi di risparmio energetico che portano all'emissione di un TEE (Titolo di efficienza energetica), sono quasi fermati. A mio parere, bisognerebbe migliorare l'applicazione di questi titoli di efficienza energetica, o certificati bianchi che dir si voglia, per ridare fiato agli interventi di risparmio energetico su vasta scala. Di questo stiamo parlando. Sono interventi che comportano almeno un TEP, una tonnellata equivalente di petrolio, di efficienza. Si potrebbe dare, quindi, veramente un contributo importante. Bisognerebbe, però, appunto operare in modo mirato per snellire la procedura, renderla più efficace e più diretta a migliorare l'efficacia e l'efficienza del sistema.
  Un ulteriore punto riguarda il cosiddetto Allegato 3 del decreto n. 28 del 2011, cioè l'obbligo di copertura degli edifici mediante fonti rinnovabili. Attualmente, vi è una percentuale di rinnovabili per i nuovi edifici o per le ristrutturazioni rilevanti, la cosiddetta deep renovation, fissa per tutti, pari al 50 per cento. Questo principio, sacrosanto e assolutamente benvenuto, di coprire con fonti energetiche una parte rilevante dei consumi energetici dei nuovi edifici o delle ristrutturazioni rilevanti, cozza però contro problemi assolutamente oggettivi.
  Un edificio basso e largo, per esempio, è ben diverso da un edificio stretto e alto, perché il rapporto fra il tetto e il volume dell'edificio è completamente diverso. Secondo noi, quindi, prevedere una percentuale unica per qualunque intervento è sbagliato. Bisognerebbe modulare questa percentuale in funzione della tipologia dell'edificio, paragonare quell'edificio a uno di riferimento definito da regole scritte dal CTI (Comitato termotecnico italiano) e ottimizzare gli interventi in funzione di quello che si vuole raggiungere. In alcuni casi, si raggiungerà anche molto di più del 50 per cento, in alcuni casi magari il 40, ma in modo che in scala di quartiere, o comunque su scala urbana, si perseguano quegli obiettivi di fonti rinnovabili, ma dandone attuazione in modo concreto, fattivo. Secondo noi, una percentuale unica è sbagliata. Bisogna modularla mediante specifiche scritte dal CTI.
  Per quanto riguarda la sorveglianza di mercato, a parere di Assotermica bisognerebbe operare in modo efficace per contrastare quegli operatori che attualmente Pag. 10propongono sul mercato in modo disinvolto, impunito, dei prodotti non in linea con le soglie previste dai regolamenti. Mi riferisco, ad esempio, ai regolamenti ERP (energy-related products), prodotti connessi all'energia, o riguardanti l'etichetta energetica.
  Qui bisogna veramente dare sicurezza al settore contrastando queste pratiche illegali e favorendo quei settori che hanno volontariamente adottato, come Assotermica, dei protocolli, ripeto volontari, di mutua sorveglianza tra gli operatori.
  Infine, si potrebbe promuovere l'etichetta energetica, e vado a concludere, degli apparecchi installati. È vero che gli apparecchi nuovi (caldaie, scaldabagni, pompe di calore, solare termico, ibridi) immessi sul mercato negli ultimi anni, cioè dal 26 settembre 2015, devono avere un'etichetta energetica da A a G, in modo che l'utente in maniera molto semplice possa rendersi conto dell'efficienza dell'apparecchio nuovo, però ricordiamoci che in Italia ci sono 19,6 milioni di generatori di calore già installati negli anni, che hanno spesso più di diciotto o vent'anni di età. Sarebbe opportuno etichettare anche quegli apparecchi, in modo che l'utente si renda conto immediatamente, con una scala di colori molto semplice, della vetustà del proprio apparecchio, del fatto che non è più efficiente, che purtroppo è inquinante, che potrebbe cambiarlo e che, mediante incentivi intelligenti, che già ci sono con l’ecobonus, magari messi a punto, potrebbe avere un ritorno del proprio investimento del 4,4 per cento annuo, utile netto. So che è un discorso economico, ma dal punto di vista dell'utente potrebbe essere veramente una leva da muovere per mettere in moto un rinnovamento degli impianti molto più veloce e più efficace di quello attuale.
  Infine, ricordiamoci, come ha detto l'ingegner Musazzi, dei biocombustibili, quindi del contributo che il biogas, il biometano, l'idrogeno possono dare al processo di decarbonizzazione del sistema, e dei cosiddetti ecosistemi ibridi o apparecchi ibridi, costituiti da una sotto-unità a condensazione e da una sotto-unità pompe di calore, governati da una centralina predisposta dal fabbricante che possa far funzionare queste due sotto-unità con due fonti energetiche diverse, l'una a gas e l'altra elettrica, in modo da ottimizzare i consumi e ottimizzare verso il basso le emissioni inquinanti.

  PRESIDENTE. Avremmo consumato tutto il tempo a disposizione per l'audizione, ma do comunque brevemente la parola agli onorevoli colleghi che volessero porre qualche domanda sintetica.

  LUCA SQUERI. Relativamente al tema del rinnovo delle apparecchiature e a quello gravoso della biomassa, abbiamo visto che per tanti anni c'è stato un problema sempre più incrementato dal fatto che mancassero direttive tecnologiche per far sì che ci fossero vincoli alle emissioni.
  Finalmente, l'anno scorso sono uscite: secondo voi, sono norme sufficienti per far sì che l'energia a biomassa esca dall'angolo in cui è, anche giustamente rispetto all'andamento degli ultimi anni, considerato che in prospettiva può dare un grande contributo all'incremento delle rinnovabili? La normativa vigente, emanata l'anno scorso, è sufficiente per dare questa svolta?

  PRESIDENTE. Aggiungo anch'io una questione. Il tema posto è importante, con riferimento a biomasse, soluzioni tecniche, caldaie, sistemi che aiutino e normativa.
  Per quanto riguarda la sovrapposizione tra bonus ristrutturazioni e bonus energetico, individuate diverse soluzioni per consentire un accesso sempre migliore ai privati. Al di là dell'intervento pubblico, il patrimonio edilizio è privato.
  Voi ritenete che quella che fino adesso è stata la positiva esperienza della cessione del credito, se opportunamente rafforzata, potrebbe rendere ancora più efficace per i privati questo tipo di strumento?
  Do la parola al presidente Montanini per la replica.

  ALBERTO MONTANINI, presidente di Assotermica – Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici. Rispondo prima sulla biomassa. Pag. 11
  Come Assotermica non rappresentiamo i costruttori di biomassa – sono altre associazioni a farlo – ma sicuramente quelli varati sono strumenti normativi, legislativi efficaci. Il problema è l'applicazione sul campo.
  Bisognerebbe estendere, per esempio, l'etichettatura energetica degli apparecchi esistenti anche a tutti gli apparecchi installati per indurre a cambiare tutti questi generatori a biomassa installati, spesso vecchi, spesso non adeguatamente manutenuti, con generatori nuovi, di ultima generazione, con bassissime emissioni inquinanti e alto rendimento. Questa misura sarebbe molto utile.
  Purtroppo, attualmente i catasti degli impianti termici non contemplano questi apparecchi quando sono indipendenti: caldaie a biomasse collegate a un sistema idronico, sì, vengono censite nel catasto, ma gli apparecchi indipendenti, che purtroppo rappresentano maggior parte dei generatori di inquinamento, non sono censiti, perché attualmente i catasti di qualunque regione non prevedono questi generatori indipendenti perché non collegati a un impianto termico.
  Venendo poi alla domanda del presidente, assolutamente sì, la cessione del credito sarebbe uno strumento efficace. Ripeto, però, che bisognerebbe anche elevare il livello minimo del bonus ristrutturazioni, che attualmente per i generatori prevede come requisito solo i generatori ad alto rendimento. Questa è una vecchia dizione. Bisognerebbe portarlo, per esempio – parliamo di caldaie – a generatore a condensazione classe A o a pompa di calore con requisiti minimi previsti nel decreto ministeriale o a impianti solari termici con adeguata certificazione. Bisognerebbe elevare il livello per parificarlo a quello dell’ecobonus.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Assotermica e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Assogasmetano – Associazione nazionale imprese distributrici metano autotrazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Assogasmetano – Associazione nazionale imprese distributrici metano autotrazione.
  Sono presenti il dottor Paolo Vettori, presidente, e il dottor Roberto Tozzoli, referente tecnico.
  Il tempo a disposizione per l'audizione è di circa venti minuti. Pregherei quindi gli auditi, se possibile, di tenere la loro presentazione in tempi che permettano eventualmente lo svolgimento di alcune domande da parte dei colleghi.
  Nel dare la parola al presidente Vettori, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto della presente indagine conoscitiva.

  PAOLO VETTORI, presidente di Assogasmetano – Associazione nazionale imprese distributrici metano autotrazione. Assogasmetano è l'associazione che rappresenta i distributori stradali di metano per auto. Siamo relativamente giovani come associazione, però abbiamo importanti aziende associate che distribuiscono il metano per i trasporti, ma anche a mezzo carri bombolai per vari usi, compresi quelli civili.
  Attualmente, ci muoviamo anche nel contesto del GNL e del biometano. Siamo membri di Anigas, l'Associazione nazionale industriali gas, di NGVAeu l'Associazione Europea, di CUNA, che cura le norme per l'automobile, dell'Associazione italiana eonomisti dell'energia (AIEE).
  Partecipiamo a tutto ciò che serve a sviluppare e a promuovere il settore e il metano nei trasporti. Collaboriamo anche con NGV Italy, l'associazione della parte industriale, con il CIB, il Consorzio italiano biogas, col quale in questi sette-otto anni abbiamo promosso l'utilizzo delle norme per il biometano, e il CIG, il Comitato italiano gas. Pag. 12
  Partiamo dalla rete distributiva. Dal 2008 al 2018 la rete è quasi raddoppiata. Ovviamente, ci sono delle regioni storiche (l'Emilia, il Veneto, le Marche), che hanno sempre dato il maggiore contributo come impianti, però a mio avviso il dato positivo è che la rete è più che raddoppiata, si aprono cinque o sei impianti al mese.
  Mi fa piacere che sia presente l'onorevole Bersani, perché quando era Ministro dell'industria – mi permetto di ricordarlo – avevamo discusso proprio il tema dello sviluppo della rete, e io avevo chiesto come associazione che si potessero dare dei criteri di indirizzo alle regioni, e sottolineo quest'aspetto. Poi è successo quello che è successo, ma i criteri di indirizzo erano stati recepiti dal decreto Bersani e questo voleva dire che le regioni avrebbero potuto incentivare, consentire, autorizzare nuovi impianti, ma realizzandoli dove effettivamente era necessario. Sta succedendo, invece, che stanno crescendo, ahimè, dove non servono, e quindi come al solito in Emilia-Romagna, Veneto e Marche. Comunque anche nelle altre regioni stanno crescendo, e quello del caso Sicilia, ad esempio, da 17 a 47 impianti, per noi è un bel risultato.
  Quello che ho spiegato sulla distribuzione della rete distributiva lo si può ben vedere nel grafico riportato nella documentazione scritta trasmessa alla Commissione, con l'Emilia-Romagna che è la punta di diamante.
  Un dato interessante è quello del parco circolante. Siamo partiti dieci anni fa che il parco circolante era meno della metà di un milione di veicoli. Oggi abbiamo una pletora di mezzi, che vanno dagli autobus al trasporto merci, ad autovetture, a motocarri. È un dato importante, un numero importante, che può avere poi effetti anche benefici dal punto di vista della decarbonizzazione e delle basse emissioni. Anche per il circolante l'Emilia-Romagna resta la punta di diamante.
  È poi molto interessante il dato di quanto vale la filiera del CNG. Adesso, abbiamo aggiunto il biometano, che riteniamo sia, proprio anche in prospettiva futura, essenzialmente per le emissioni, la carta vincente. Non dimentichiamo, infatti, che i dati di letteratura, ma anche quelli di istituti scientifici, equiparano le emissioni di un veicolo alimentato a biometano a quelle di un veicolo elettrico, ma di questo parleremo dopo. È interessante vedere che questo non è un settore, come qualcuno può pensare, marginale. È un settore che, invece, ha dei numeri importanti. Se nel 2016 avevamo 20.000 addetti, ne attendiamo per il 2020 30.000; quanto alla rete distributiva, 1.100 nel 2016, abbiamo visto che ora siamo già oltre i 1.300. Un altro aspetto è quello delle officine: ci sono 5.000 officine, che hanno tutto un indotto artigianale, industriale e commerciale notevole. Quanto al giro d'affari, 2,5 miliardi di euro non sono di poco conto.
  Altra cosa che abbiamo sviluppato, insieme a Unione petrolifera, Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori (Aiscat) e Legambiente, è stato l'accordo con 22 regioni per realizzare impianti autostradali. Qui esistono delle difficoltà operative, ma non vorrei entrare in aspetti più commerciali che strutturali. Dal punto di vista strutturale, le aree delle stazioni autostradali non creano assolutamente problemi a installare impianti di metano, tanto più che oggi le norme sono a zero distanze, quindi si potrebbero fare. Ci sono problemi di altra natura, come di concessione, e abbiamo ragionato anche con Aiscat, ma il progetto c'è, è stato realizzato e speriamo che la cosa possa poi procedere.
  Parliamo di biometano. Io definisco il biometano la raffineria italiana. In effetti, noi abbiamo la potenzialità di 6 miliardi di metri cubi di metano, se si pensa che l'attuale utilizzo per autotrazione è poco più di un miliardo di metri cubi. Vorrebbe dire che ce n'è assolutamente in abbondanza per rifornire la rete stradale del metano.
  Lo chiamo raffineria perché dietro alla produzione del biometano c'è un'intera filiera agricola, industriale e commerciale, e anche energetica, tanto più se si pensa ai veicoli a metano di oggi alla luce del biometano, che è – lo dico in parole povere – già pulito, nel senso che non contiene più Pag. 13componenti che creano problemi, è già utilizzabile tal quale, c'è un utilizzo immediato. Come dicevo, i benefìci ambientali sono immediati.
  Quanto al discorso dell'assorbimento e della diminuzione del consumo, le società petrolifere hanno l'obbligo di introdurre biocarburanti: il biometano può essere già un prodotto utilizzato.
  Oggi, si parla di elettrico, di idrogeno, come ipotesi 2030-2050, ma noi veniamo da un altro convegno di stamattina, a cui erano presenti e hanno illustrato relazioni eminenti rappresentanti del comparto della filiera automobilistica (ANFI, ACI e così via) che hanno portato delle valutazioni sul bonus malus, ma qui non voglio ampliare il discorso, che lasciano perplessi su quelle che potrebbero essere le conseguenze sulle entrate, ma di questo non voglio assolutamente parlare.
  Noi diciamo, invece, che oggi il metano per auto è già qualcosa di immediatamente disponibile ed utilizzabile. Non si deve pensare al futuro, alle batterie. Stamattina, ad esempio, si diceva – lo dicono loro – che il 94 per cento della produzione di batterie viene essenzialmente dalla Cina e dagli Stati Uniti, per cui ci troviamo a creare un indotto che non è roba nostra. Come al solito, come è successo per i pannelli solari, andiamo a incentivare altri Paesi.
  Per quanto riguarda le emissioni, dal grafico riportato nella documentazione scritta si può vedere che sono equiparate emissioni di biometano ed elettrico, e siamo allo stesso livello.
  Sempre rimanendo nel campo delle emissioni, elettricità e biometano si equivalgono, con una differenza sostanziale: l'elettricità è di là da venire e il biometano e già utilizzabile, come peraltro il metano.
  A Bologna, al G7, era stato presentato uno studio, che ha ancora una sua valenza, realizzato da Gian Primo Quagliano (PROMOTOR), una voce eminente di Bologna nel campo di tutto ciò che riguarda i motori. Quagliano aveva presentato delle stime che dimostrano che «se i circolanti a metano di Ancona, Bologna e Perugia fosse ipotizzato a livello nazionale, si potrebbero ottenere minori emissioni di Co2 per 8,7 milioni di tonnellate». Direi che questo è un dato di fatto, tangibile.
  Nel mondo – forse, nessuno lo sa – circolano 23 milioni di veicoli a metano, e lo sviluppo è in continua crescita. Parliamo dell'Europa e dell'Italia. Della direttiva DAFI, la famosa direttiva di cui tutti parlano ma forse non tutti conoscono il dettaglio. Tra i punti salienti c'è l'emanazione di norme tecniche per gli impianti fissi di GNL, e sono sorti già, in due-tre anni, 48 distributori. Può sembrare un numero modesto, ma non è un numero modesto, e ne stanno sorgendo altri. Se nascono sei impianti al mese, uno di questi è quasi ormai di norma un impianto a GNL, utilizzato anche per le vetture, ma essenzialmente per il trasporto pesante. Sono state fatte proprio delle stazioni dedicate ai mezzi pesanti.
  C'è poi la realizzazione di ulteriori punti di vendita di GNC. Questo sta avvenendo, l'ho appena detto.
  Esiste, inoltre, un programma europeo per creare una rete europea (blue corridors), che parte dalla Spagna per arrivare fino a Mosca, passando anche dall'Austria, dai Paesi dell'Est. Questo è un programma che si sta a mano a mano realizzando. Anni fa, hanno fatto un rally e qualche coraggioso, viaggiando a metano, è partito da Roma ed è arrivato fino a Kiev.
  Il self-service è una cosa recentissima. Proprio due giorni fa, abbiamo avuto notizia che il decreto è stato firmato dai ministri competenti, e quindi adesso uscirà in Gazzetta Ufficiale. Self-service vuol dire che si può erogare metano h24, qualcosa che da tempo si aspettava. È stato un lavoro molto pesante fatto con il Ministero dell'interno, giustamente garante della sicurezza, e l'abbiamo ottenuto. Penso che tra una trentina di giorni sarà in Gazzetta Ufficiale.
  Dell'autostrada abbiamo parlato.
  Un aspetto che tengo molto a sottolineare è l'esclusione dai blocchi anche solo temporanei della circolazione dei veicoli a metano, monofuel e bifuel, nelle zone a traffico limitato. In questi ultimi anni, sta capitando in alcune città (Milano; Bologna ci ha provato), ma ci sono altre città che vorrebbero seguire quest'esempio. Si va contro Pag. 14 la direttiva DAFI e si blocca – non se ne capisce la ragione – l'accesso dei veicoli a metano alle zone a traffico limitato.
  Del GNL abbiamo già parlato.
  Altre temi sono nostri tecnicismi, come l'elaborazione del super, e rimando alla documentazione scritta. Desidero solo sottolineare che con la liberalizzazione del mercato del gas, purtroppo non era stato compreso che tra gli usi c'era anche quello per i distributori stradali, quindi col metano utilizzato come carburante. Accadeva una cosa assurda: più si vendeva e più si pagava. Adesso, è stato rimosso.
  Quanto all'ibrido, nella documentazione scritta riportiamo virgolettato quello che è stato pubblicato da una rivista specializzata, in cui si dice che è vero che in un veicolo ibrido c'è la parte elettrica – lo dico in modo molto semplice – ma fa pochissimo percorso: quando aumenta la velocità, va a benzina. Questo significa che alla fine viaggia a benzina.
  Non posso non fare un accenno all'energia elettrica. Oggi, c'è una grande spinta verso il veicolo elettrico, per carità. Se, però, oggi non si realizza un'infrastruttura per poter rifornire quello che è ipotizzato come parco circolante di qui al 2030 in avanti, credo che potranno esserci dei problemi.
  Concludo con uno slogan. Metano e biometano: no problem. E ho già detto tutto

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUCA SQUERI. Relativamente alla qualità della tecnologia, alla comparazione tra metano ed energia elettrica, tra biometano ed energia elettrica, ha detto che c'è un pareggio 5 a 5. In realtà, è 5 a 5 solo se l'energia elettrica è prodotta con l'eolico.

  PRESIDENTE. Aggiungo anch'io una domanda molto chiara e specifica.
  Lei, presidente, ha accennato al tema della bonus malus, dell'incentivazione. Questo è un percorso di cui la Camera ha già discusso. Ovviamente, ci sono opinioni diverse.
  Lei ritiene, con riferimento anche al pacchetto clima-energia attuato dalla SEN, che occorra rafforzare – so che è pleonastico, ma voglio che rimanga agli atti – la fase di transizione dando uno spazio maggiore ai veicoli a gas e, attraverso questi, al biometano? Mi pare di capire che lei ritiene che le misure in essere andrebbero potenziate: ci può dire in che maniera?
  Do la parola al presidente Vettori per la replica.

  PAOLO VETTORI, presidente di Assogasmetano – Associazione nazionale imprese distributrici metano autotrazione. Partiamo dalla domanda dell'onorevole Squeri.
  È una domanda che è anche già una risposta. Non voglio oggi creare delle polemiche. Oggi, ho avuto una discussione in un'altra sede. Sono stato chiamato a commentare il piano energetico di un partito politico che non cito. Mi sono permesso di fare osservazioni sul carbone, sulla Germania, ma ho detto: non mi cito, e ho letto tutta letteratura. Non vi dico che cosa mi hanno risposto perché dovrei usare termini sconvenienti in questa sede.
  Eminenti studiosi confermano questi dubbi. Oggi, parlare di un parco circolante a metano con i numeri che si stanno ipotizzando, forse può voler dire che ancora non siamo pronti. Ho parlato di rete di trasporto, ma credo che effettivamente questi problemi ci siano.
  Quanto alla domanda del presidente, c'è già la risposta. Ovvio, se siamo qui, siamo stati invitati, e questo ci fa molto piacere, perché questo ci dà la possibilità di portare dei numeri, delle considerazioni che danno oggettiva ragione a un'incentivazione del SNG.
  Qui ho parlato di ponte, ma secondo me questo sarà un ponte bello lungo. Non vorrei che qualcuno mi desse qualche martellata su questo ponte, perché sono tanti anni che ci lavoriamo.
  Io ho settantotto anni. Ho cominciato a lavorare in questo settore nel 1973. Eravamo quattro gatti e nessuno ci considerava. Nel 1974, c'era la crisi petrolifera. Mi ricordo che avevamo i prefetti, i vescovi, Pag. 15perfino la questura, che ci venivano a chiedere: avete delle bombole, perché abbiamo le macchine ferme? Io avevo trentadue-trentatré anni e dicevo: questa è la polizza di assicurazione per il Paese. Era il 1974, crisi petrolifera.
  Oggi, diciamo ponte, ma noi siamo convinti che questo sia un ponte lungo che ha bisogno di essere rafforzato, non indebolito. Probabilmente, c'è un contesto che ci vorrebbe emarginare.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Vettori, anche per il suo ricordo, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.20.