XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 19 febbraio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV).
Saltamartini Barbara , Presidente ... 2 
Di Carlo Luca , Segretario scientifico dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV) ... 2 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 4 
Astiaso Garcia Davide , Segretario generale dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV) ... 4 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 5 
Mazzi Marco , Coordinatore del gruppo di lavoro normativa dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV) ... 5 
Anticoli Mauro , Coordinatore del gruppo di lavoro normativa dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV) ... 7 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 7 
Benamati Gianluca (PD)  ... 7 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 8 

Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU):
Saltamartini Barbara , Presidente ... 8 
Angelini Riccardo , Presidente dell'Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU) ... 8 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 11 

Audizione di rappresentanti di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 11 
Saccone Roberto , presidente di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione ... 11 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 14 
Benamati Gianluca (PD)  ... 14 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 14 
Saccone Roberto , presidente di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione ... 15 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 15 
Pettorossi Fernando , Capo gruppo pompe di calore di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione ... 15 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI

  La seduta comincia alle 12.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV).
  Ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine stessa.
  Ricordo ai nostri ospiti che abbiamo a disposizione circa venti-venticinque minuti per ogni audizione e che dopo la relazione introduttiva sarà data la possibilità ai deputati di porre delle domande, laddove lo ritengano opportuno.
  Do la parola al segretario scientifico dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV), dottor Di Carlo, ringraziando tutta la rappresentanza presente.

  LUCA DI CARLO, Segretario scientifico dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV). Grazie, presidente. Io sono Luca Di Carlo, il segretario scientifico dell'Associazione, mentre accanto a me c'è il dottor Astiaso Garcia, il segretario generale. Sono presenti in delegazione anche l'ingegner Mazzi e il dottor Anticoli, quali esperti e coordinatori del gruppo normativa.
  Gentile presidente, onorevoli membri della Commissione, ovviamente ringraziamo per la possibilità di essere auditi su un tema a noi particolarmente caro, su cui parecchi sono stati gli sforzi e gli impegni profusi dall'Associazione, raccogliendo e consolidando tutte le expertise e anche le esperienze dei nostri associati.
  ANEV (Agenzia nazionale energia del vento) è un'associazione di protezione ambientale nata nel 2002. Raccoglie oltre 90 soggetti operatori player eolici, i principali, e ben 6.000 soggetti tra trader, progettisti e operatori in vario modo coinvolti nel ciclo del settore eolico.
  Entrando nel merito, noi riteniamo di esprimere il nostro apprezzamento per l'impegno profuso dal Governo nell'elaborazione della proposta di Piano nazionale integrato energia e clima. Riconosciamo che i contenuti presenti nella proposta di Piano sono in linea e in continuità con quanto era stato già previsto nella SEN, la Strategia elettrica nazionale, 2017.
  Noi riteniamo che il target sulle fonti rinnovabili fissato al 30 per cento sia leggermente cautelativo e ne auspichiamo una revisione al rialzo, con lo scopo di manifestare un impegno sempre più incisivo sul processo di decarbonizzazione ed elettrificazione, su cui tutti – penso – ci stiamo ormai impegnando.
  L'industria eolica all'interno del Piano ricopre un ruolo privilegiato, perché abbraccia trasversalmente tutte le cinque dimensioni previste nel Regolamento dalla Pag. 3governance dell'Unione europea. È noto che l'energia eolica è tra le più economiche. I costi di produzione di energia eolica sono estremamente competitivi, se comparati con le altre fonti. Un mix di produzione di energia bilanciata tra le diverse fonti ci consente di rendere più autonomo il Paese, ma, nello stesso tempo, anche di contenere il prezzo dell'energia e soprattutto abbraccia il tema della sicurezza energetica.
  Un incremento della produzione di energia da fonte eolica ci consente, quindi, di contribuire all'abbassamento del PUN, il prezzo unico nazionale dell'energia, e, contestualmente, ci consente anche di consolidare un'industria eolica che ha dei fondamenti anche importanti qui in Italia.
  Devo dire che il Piano abbraccia i concetti fondamentali di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Riteniamo che questo Piano debba essere associato a una serie di provvedimenti attuativi chiari che consentano di declinare il processo attuativo.
  L'incertezza che abbiamo avuto negli ultimi anni con alcuni provvedimenti normativi di breve periodo sicuramente non ha favorito una programmazione industriale del settore eolico nella realizzazione degli investimenti. Voi tutti sapete che una programmazione di 3-5 anni risulta fondamentale per poter programmare gli investimenti e dare anche certezze alle nostre aziende e alle industrie che operano in questo settore. Tenete presente che siamo consapevoli che il consumatore di energia è al centro della strategia. Pertanto, lo rispettiamo, ci mancherebbe, e stiamo cercando di fare tutti gli sforzi – anche i numeri in termini di costi e di impatti lo dimostrano – ma è importante anche che il consumatore di energia si avvicini al modello energetico basato sulle fonti rinnovabili con gli effetti e gli impatti che ne possono derivare.
  Per noi è fondamentale che questa proposta di Piano sia, quindi, corredata da strumenti certi a livello normativo che consentano di poter programmare con un adeguato supporto industriale gli impegni che tutti i produttori e tutti i soggetti coinvolti si assumono anche con gli istituti finanziari.
  Il Piano definisce come target delle rinnovabili il valore del 30 per cento. Effettivamente noi pensavamo che potesse essere fatto uno sforzo in più. Perché? Perché questo poi di fatto si declina per le FER elettriche in un valore del 55,4 per cento, il che vuol dire solo in un timido incremento dello 0,4 rispetto a quanto previsto con la SEN 2017. Per le FER termiche, invece, il target che si pone è addirittura del 33,1, che, partendo da una situazione attuale prevista dal 2017 dalla SEN, era del 20 per cento. Si tratta, quindi, di un incremento importante. Ci sono, dunque, grosse aspettative. Si tratta di un target ambizioso, che noi ci auguriamo possa essere raggiunto. Dobbiamo anche dire, però, che in passato l'esperienza ci ha dimostrato che le FER elettriche sono quelle che danno il maggior contributo nel raggiungimento del target complessivo del 30 per cento. Siamo sicuri che le pompe di calore assumeranno un ruolo fondamentale, ma siamo anche consapevoli che, alla fine, il processo di elettrificazione e di decarbonizzazione del Paese vedrà comunque come attore attivo il settore dei player elettrici.
  La proposta di Piano è una proposta che ci dà questi obiettivi. A un certo punto, però, dobbiamo anche tener presente che dai Piani bisogna passare alle programmazioni, alle progettazioni, alle esecuzioni, ai collaudi e alla messa in esercizio. Questo significa che dobbiamo avere dei tempi certi per i provvedimenti autorizzativi, dal punto di vista sia ambientale, sia prettamente autorizzativo, ma soprattutto dobbiamo avere anche una certezza sulla rete elettrica nazionale, la rete gestita da Terna. Voi tutti sapete che, affinché si possa assicurare un'integrazione delle FER con l'intero mercato, la rete nazionale, gestita da Terna, deve essere rafforzata, soprattutto in quelle zone dove si concentrano le FER. In particolar modo, voi sapete che il settore eolico si concentra nel Centro-Sud Italia.
  Proprio l'altra settimana abbiamo approvato il Piano di sviluppo di Terna 2019. Io stesso ero in Commissione e nel Comitato. Lasciando stare i temi di copertura economica, ci sono delle dorsali e dei problemi di resilienza delle reti che sono fondamentali Pag. 4 per la gestione del mercato di energia e che richiedono degli interventi, anche importanti, ma che presentano una criticità legata anche ai permessi autorizzativi, soprattutto dal punto di vista ambientale. Si tratta di una criticità che spero questa Commissione possa tenere presente, perché, se andiamo a prevedere una serie di interventi e poi questi interventi hanno limitazioni che non consentono loro di avere il permitting, ossia i provvedimenti autorizzativi dal punto di vista ambientale, alla fine gli interventi non avranno una ricaduta temporale come quella che ci auspichiamo.
  Il settore eolico oggi in Italia totalizza 10 giga di potenza installata. Ciò significa un contributo da fonte rinnovabile soltanto eolica di 18 terawattora. Non è poco in termini di copertura. Stiamo parlando della situazione attuale. In termini ambientali, questo comporta una riduzione delle emissioni di CO2 evitate di 10 milioni di tonnellate.
  Oggi l'occupazione diretta e indiretta è di circa 16.000 unità, un dato che io ritengo un po’ sottostimato, ma che possiamo dare per attendibile. È meglio essere conservativi. Nel 2030, qualora si raggiungessero gli obiettivi previsti dal Piano – abbiamo fatto degli approfondimenti scientifici con studi settoriali distinti regione per regione – ossia l'obiettivo di raggiungere i 18 giga, i 18.000 megawatt, a cui corrisponderebbe una produzione di oltre 40 terawattora, questo porterebbe a una riduzione di emissioni di CO2 evitate di ben 27 milioni di tonnellate e anche di più.
  Soprattutto, però, questo porterebbe a un bacino occupazionale che noi stimiamo in circa 67.000 unità, tra dirette e indirette, che abbracciano tutto il ciclo del processo dell'industria eolica. Esse vanno dai servizi alla progettazione, dal permitting alla costruzione, dal procurement, ossia la fornitura, all'attività di gestione, manutenzione e conduzione di questi impianti, che, come è noto, hanno un ciclo di vita di 20-25 anni. Questi obiettivi danno, quindi, anche le basi per poter realizzare un supporto occupazionale stabile e continuo.
  Noi abbiamo lavorato su questo documento in diverse persone. Pertanto, chiederei alla presidente la possibilità di lasciare la parola al Segretario generale per la parte di phase out e trasporto FER.

  PRESIDENTE. Do quindi la parola al segretario generale, dottor Astiaso Garcia.

  DAVIDE ASTIASO GARCIA, Segretario generale dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV). Aggiungo solo altre tre o quattro considerazioni di carattere più o meno generale sul Piano, prima di lasciare la parola, se la presidente lo consente, ai miei colleghi, che toccheranno più specificamente alcuni punti del Piano, senza togliere tempo alle eventuali domande dei deputati.
  In merito a ciò che anticipava il collega sul discorso del phase out del carbone previsto dal Piano, ci sembra che in quest'ottica sia stato dato ancora un peso particolarmente eccessivo e conservativo all'utilizzo del gas naturale come backup. Ci sembra, infatti, che, guardando quello che sta accadendo a livello anche di sviluppo tecnologico, il suo utilizzo possa essere limitato senza alcun grosso rischio solamente alle necessità del breve e medio termine.
  Questo, in particolar modo, è dovuto alla maturazione tecnologica e industriale e alle norme di abbattimento dei costi nella filiera degli accumuli elettrochimici che svolgeranno, e stanno già svolgendo, un ruolo fondamentale per lo storage delle cosiddette fonti rinnovabili variabili e non programmabili e che lo svolgeranno sempre di più nei prossimi anni. In quest'ottica ci sembra che possa essere rivisto e limitato l'utilizzo del gas naturale.
  L'altra osservazione è sul grado di dettaglio. Nel Piano è stato dato per alcuni argomenti un importante e giusto grado di dettaglio, come l'autoconsumo e il ruolo dei consumatori. Per quello che riguarda lo sviluppo delle rinnovabili, però, ci sembra che ci siano considerazioni troppo generiche, che dovrebbero essere meglio dettagliate. Questo può essere ottenuto inizialmente con una revisione del Piano e poi, Pag. 5soprattutto, con strumenti e norme attuativi che vadano a mantenere una coerenza di dettaglio all'interno di tutto il Piano.
  Per quello che riguarda i trasporti, ovviamente anche in quell'ambito c'è una rivoluzione in corso, dovuta in principal modo allo sviluppo della mobilità elettrica, che vedrà tra il 2020 e il 2030 uno stravolgimento globale del nostro modo di vita, con già un Piano di impegno di grandi case automobilistiche, dal punto di vista sia economico, sia industriale. In questo quadro, a nostro avviso le cifre presenti nel Piano sono un po’ sbilanciate sulle auto ibride. Essendoci confrontati anche con associazioni di categoria del settore, ci sembra che sia sottostimato il numero di auto elettriche pure, che già dal 2023 dovrebbero essere competitive a livello economico e industriale. Nessuno avrà più la necessità di comprare un'auto ibrida, quando allo stesso costo potrà acquistare un'elettrica. Andrebbe considerato fin d'ora, per evitare di non essere al passo coi tempi, il ruolo della mobilità pura elettrica. In tutto ciò poi, ovviamente, vi è l'apporto che le rinnovabili – l'eolico ma non solo l'eolico – daranno per contribuire al soddisfacimento di questa nuova richiesta di energia elettrica importante che ci sarà, dovuta alla mobilità.
  Ci sembra opportuno introdurre nel Piano un'analisi critica delle cause di mancata attuazione del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati da energia elettrica, che era prevista già da una legge del 2012 e invece non c'è stata. Andrebbe meglio approfondito questo argomento.
  Venendo all'ultimo punto, per quanto riguarda la ricerca dell'innovazione e della competitività, constatiamo che l'eolico non viene menzionato in quest'ottica tra le tecnologie su cui effettuare attività in questa direzione, mentre dal numero di brevetti che vengono prodotti ogni anno si vede che l'eolico è sì una tecnologia da un dato punto di vista matura, ma ha ancora un margine di sviluppo molto importante nell'aerodinamica, e non solo, per ottimizzare la produzione, mantenendo la stessa dimensione di area spazzata e soprattutto nel settore offshore. Vi è un grande potenziale nel Mediterraneo e nelle nostre coste di questo settore, che andrebbe a diminuire grandemente l'impatto paesaggistico rispetto agli impianti a terra, finora non sfruttato per via delle profondità dei nostri mari, che non sono quelle del Mar Baltico o del Mare del Nord. Tale potenziale sarà sfruttato al più presto grazie alle installazioni offshore galleggianti, le piattaforme floating, su cui l'Unione europea sta puntando molto anche con un investimento di ricerca. Ci sembra importante inserire il tema anche nel Piano in coerenza con l'Unione europea e con lo sviluppo tecnologico.
  Per chiudere, l'aspetto più importante è che il Piano non sia come una seconda SEN, ma uno strumento attuativo, come è nella sua natura. È importante, quindi, che venga urgentemente corredato da provvedimenti normativi affinché non rimanga un documento solo di indirizzo, ma abbia una ricaduta concreta nello sviluppo industriale.
  Come già anticipato, chiedo alla presidente se è possibile dare la parola all'ingegner Mazzi, prima, e poi all'ingegner Anticoli.

  PRESIDENTE. Do, quindi, la parola all'ingegner Mazzi e poi all'ingegner Anticoli.

  MARCO MAZZI, Coordinatore del gruppo di lavoro normativa dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV). Passiamo ad approfondire i provvedimenti che abbiamo in mente, con considerazioni puntuali. Uno dei temi fondamentali che riteniamo debbano essere trattati è sicuramente la semplificazione dei procedimenti autorizzativi. All'interno del documento abbiamo visto che sono state già introdotte delle procedure. Si fa riferimento all'introduzione di procedure autorizzative semplificate dal punto di vista ambientale per i progetti di rinnovamento dell'eolico che possano valutare l'impatto differenziale degli impianti esistenti con il rinnovamento. Al contempo, però, manifestiamo delle perplessità sul fatto che nessun dettaglio sia stato fornito per strumenti e tempistiche in merito a questo orientamento. Pag. 6
  In particolare, esprimiamo la nostra preoccupazione riguardo allo strumento che è stato individuato delle aree a vocazione energetica, le aree adatte alla realizzazione degli impianti da utilizzare a supporto del burden sharing. Il burden sharing è sicuramente uno strumento necessario per l'attuazione del potenziale delle FER, ma riteniamo che l'individuazione delle aree idonee, come proposta, limiti oltremodo la diffusione delle fonti rinnovabili. Poiché nel Piano stesso viene menzionato che è necessario lo sfruttamento anche di nuove aree, perché quelle già sfruttate saranno insufficienti, e che è altresì necessario garantire l'installazione di nuovi impianti anche in aree non ancora sfruttate, il censimento e la classificazione dei suoli potrebbero essere provvedimenti che potranno ritardarne molto l'attuazione.
  Pertanto, le nostre proposte vanno dal superare subito le misure e riconoscere come aree a vocazione energetica i siti sui quali sono già realizzati gli impianti eolici, per i quali i vincoli ambientali e paesaggistici sopraggiunti non ostacolino le attività di rinnovamento.
  Inoltre, proponiamo di preservare agli operatori la facoltà di scegliere i nuovi siti e valutare le situazioni più efficienti sotto il punto di vista tecnico, ambientale ed economico, in modo da presentare progetti che siano già ottimizzati e la cui approvazione debba passare semplicemente per una verifica e non necessariamente per un'analisi e valutazione, in modo che si possano ridurre al massimo tempi e oneri. In questo vediamo necessaria la responsabilizzazione delle Regioni.
  Venendo agli strumenti di sostegno per il raggiungimento della market parity, speriamo che la versione finale del Piano contempli con maggior dettaglio gli strumenti di sostegno alle fonti rinnovabili per garantire il target al 2030. Ci teniamo a ricordare che ogni modifica che debba essere introdotta agli strumenti consolidati può inevitabilmente portare a una stasi dei processi decisionali degli operatori e, quindi, successivamente, anche a dei ritardi.
  Per la fattibilità economica degli investimenti di nuova capacità nel Piano viene citato il decreto, attualmente in bozza all'esame della Commissione europea, nel quale sono proposte delle aste aperte a gruppi di tecnologie affini in termini di livelli di costo con un contratto per differenza a due vie sul prezzo dell'energia.
  Vogliamo rimarcare il fatto che l'attuazione di questi nuovi meccanismi e l'adattamento alle nuove regole stanno comunque già comportando dei ritardi nell'attuazione che potrebbero potenzialmente vanificare il raggiungimento dei target. Il ricorso alle aste per accompagnare nella maniera più efficace le tecnologie verso la market parity dovrà coprire un orizzonte temporale più lungo del 2021, adesso previsto all'interno del decreto, e possibilmente raggiungere il primo step di verifica che deve essere effettuato per il Piano, come previsto dalla governance, nel 2023. Da quel punto in poi occorrerà attuare con maggiore incisività il sostegno tramite i meccanismi di mercato, come i Power Purchase Agreement (PPA).
  Per quanto riguarda il sostegno per il raggiungimento della market parity, troviamo interessante e significativa l'intenzione del Governo di ipotizzare lo sviluppo delle fonti rinnovabili con questi strumenti di mercato e con l'adozione di contratti a lungo termine come i PPA, che dovranno garantire la giusta remunerazione al produttore di energia e la convenienza economica anche per il consumatore finale. Nella proposta di Piano ancora non sono dettagliati quali siano gli indirizzi per attuarli, ma cogliamo l'interesse da parte del Governo di approfondire tali strumenti.
  L'introduzione dei PPA, a nostro giudizio, deve essere inserita in un contesto tale da poter dare certezze agli investimenti, prevedere l'introduzione di stimoli diretti e indiretti per consentire la creazione della domanda, permettere il superamento dei limiti regolatori, attribuire correttamente il valore ambientale riconosciuto dalla produzione di energia verde, sfruttando le garanzie di origine e prevedere, dove necessario, forme di garanzia per stimolare il volano di questo tipo di investimenti.
  Naturalmente, queste possono essere misure da attuare in una fase iniziale dell'introduzione Pag. 7 di questi strumenti. È indispensabile, quindi, una rapida definizione di una tabella di marcia con l'indicazione dei tempi e delle misure da adottare per l'implementazione dei PPA e degli strumenti regolatori abilitanti.

  MAURO ANTICOLI, Coordinatore del gruppo di lavoro normativa dell'Associazione nazionale energia del vento (ANEV). Sarò brevissimo. L'ultimo argomento che volevamo porre alla vostra attenzione riguarda il tema del rinnovamento degli impianti esistenti. È l'ultimo argomento, ma è sicuramente ai primi posti per importanza, secondo l'Associazione di categoria.
  Il tema del rinnovamento degli impianti esistenti è già stato trattato e considerato all'interno della SEN. Lo stesso Piano energia e clima lo pone ai primi posti come importanza. Esiste un patrimonio di generazione in Italia di circa 50 gigawatt di potenza elettrica installata. Mi riferisco a tutte le fonti energetiche rinnovabili.
  Per quanto riguarda l'eolico, esiste, però un problema: c'è una penalizzazione legata allo strumento dello spalma incentivi volontario, di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico del 6 novembre 2014. Questo provvedimento di fatto ha impedito e sta impedendo il rinnovamento e l'efficientamento del parco eolico nazionale esistente, con riferimento a quegli interventi, come le integrali ricostruzioni, ossia la sostituzione e la dismissione di vecchi impianti non più performanti con impianti nuovi molto più performanti, meno impattanti dal punto di vista ambientale e sicuramente con una maggiore efficienza e produttività.
  Siamo fermamente convinti che il rinnovamento degli impianti eolici sia una delle leve fondamentali a disposizione del nostro Paese per garantire questo incremento di potenza e soprattutto di generazione da fonte rinnovabile.
  Le proposte che facciamo – e chiudo – sono le seguenti: sostenere il rinnovamento dei parchi eolici attraverso misure semplificative sia del procedimento di autorizzazione unica, sia dell'endoprocedimento, all'interno dell'autorizzazione unica, che è la valutazione di impatto ambientale; fissare dei contingenti al 2030 anche per questa tipologia di interventi non inferiore a 5 gigawatt; prevedere per una tipologia di interventi, quella degli ammodernamenti tecnologici, in particolar modo il re-blading, cioè la sostituzione delle pale esistenti con pale leggermente più lunghe ma molto più performanti, il ricorso alla procedura abilitativa semplificata e non all'autorizzazione unica e all'istituto del pre-screening piuttosto che a quello della valutazione di impatto ambientale; da ultimo, cercare delle forme per superare, come ho già detto prima, il provvedimento dello spalma incentivi volontario, garantendo forme di tutela per i pochi soggetti che vi hanno aderito.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Dato che siamo andati oltre i tempi previsti, pregherei i rappresentanti dell'ANEV di inviarci le loro risposte per iscritto.

  GIANLUCA BENAMATI. Concordo sul fatto che le domande abbiano una risposta scritta, perché ce ne sarebbero tante di domande. Non devo essere certo io a difendere l'operato di questo Governo, che sul tema trovo anche abbastanza timido e un po’ in ritardo, ma alcune cose che ho sentito, francamente, non le ho capite, mettiamola così.
  Il tema del gas, che comunque viene tenuto in conto all'interno di questo Piano, è basato – credo – sulle proiezioni ad oggi dello sviluppo tecnologico dei sistemi rinnovabili. Essendo, come la SEN, anche il Piano una questione modificabile, credo che possa essere modificato nel tempo, sulla base degli sviluppi reali. Non ho capito bene il tema posto di una sovrastima.
  La seconda questione che ho sentito con piacere, ma su cui vorrei capirne di più, è il grande contributo dell’offshore nel Mediterraneo. Uno dei temi più complicati che sono sempre stati rappresentati è la scarsa efficienza e la scarsa capacità di penetrazione dei sistemi offshore in Italia, dovute alle condizioni generali differenti rispetto ad altri sistemi. Pag. 8
  Non ho capito bene, invece – anche questo mi piacerebbe capirlo meglio – il tema della penetrazione al 30 per cento. Posso essere anche d'accordo sul fatto che potremmo essere più performanti, ma mi pare che il sistema tenga conto degli accordi internazionali, come era stato già nella SEN. La vostra richiesta, se ho capito bene e ve ne chiedo conferma, sarebbe di una penetrazione elettrica attorno al 60 per cento?
  Aggiungo altre tre questioni, dato che le risposte comunque le fornirete per iscritto.
  Se spostiamo il tema delle aste dal 2021 a un periodo successivo, chiediamo un allungamento e il raggiungimento della grid parity, ovverosia della maturità tecnologica in cui questo tipo di tecnologia non grava direttamente sul contribuente ma viaggia con le sue gambe, si sposta di alcuni anni. Questo è un dato che inviterei anche i colleghi a interiorizzare. Non ho capito bene il passaggio 2021-2023 sulla necessità ulteriore di prolungare il tema delle aste, invece, che di fare un passaggio diretto a quell'epoca sul mercato.
  C'è poi un tema che volevo sottolineare, ma che è già stato citato. In quel passaggio da 10 a 18 gigawatt installati, che, come i colleghi hanno visto, fa salire molto più che linearmente l'energia elettrica prodotta perché dà conto del fatto che si va verso sistemi più efficaci e redditizi dal punto di vista del rendimento – questo lo dico sempre al Governo – abbiamo il problema non tanto forse dei contingenti da identificare, quanto delle procedure.
  Il rappresentante dell'ANEV che è intervenuto per ultimo parlava del re-blading, ma non è solo quello. Io sono un fan della questione del re-blading. Mi hanno cassato per l'ennesima volta l'emendamento sulle semplificazioni del re-blading, ma il tema è di realizzare la procedura veramente semplificata. Su questo chiedo se c'è qualche consiglio o qualche indicazione.
  Inoltre, non ho ben capito perché lo spalma incentivi volontario creerebbe un problema a chi dovesse accedervi. Poiché a volte sono ignorante nel senso che, come tutti, ignoro le cose, il meccanismo non mi è subito chiaro.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande da parte dei colleghi, ribadisco l'invito a poterci inviare le risposte ai numerosi quesiti che ha posto il collega Benamati. Ringrazio nuovamente i rappresentanti di ANEV per il contributo che hanno offerto e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU).
  Sono presenti il presidente Angelini, i vicepresidenti Carcioffo e Spadoni, il consigliere Ferraresi, il dottor Sica, la dottoressa Gazzara e il dottor Maisto.
  Ricordo che abbiamo circa un quarto d'ora per l'illustrazione da parte di AIRU affinché poi ci sia la possibilità di avere qualche minuto anche per le eventuali domande da parte dei componenti della Commissione.
  Nel ringraziare tutta la delegazione, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine stessa.
  Do la parola al presidente Angelini.

  RICCARDO ANGELINI, Presidente dell'Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU). Buongiorno a tutti. AIRU è un'associazione senza scopo di lucro che ha la finalità di promuovere e divulgare l'applicazione e l'innovazione dell'impiantistica energetica nel settore del riscaldamento urbano.
  AIRU è un'associazione nata molti anni fa, nel 1982, sui temi del teleriscaldamento. Sono socie di AIRU aziende industriali che realizzano e gestiscono i sistemi di teleriscaldamento e producono materiali e tecnologie, Pag. 9 ma anche altre associazioni, enti, università e comuni. Ogni anno produciamo un documento, un annuario, che contiene una vasta serie di informazioni su tutti gli impianti di teleriscaldamento d'Italia.
  Cercherò di essere brevissimo sulle parti più generali, per poi andare alla parte più interessante sulle proposte specifiche e sull'analisi del documento.
  Il teleriscaldamento è una tecnologia particolarmente flessibile, che ha il vantaggio di far giungere ai consumatori il calore che proviene da diverse fonti. Tipicamente, possono essere impianti di cogenerazione, impianti industriali e impianti a energie rinnovabili. I benefìci ambientali sono sicuramente la riduzione delle emissioni di CO2, ma anche, nelle grandi città del Nord, la riduzione di emissioni inquinanti e di polveri sottili, perché la localizzazione e il miglior controllo delle fonti di produzione aiuta a controllare meglio le emissioni.
  In Italia ci sono 335 reti, per la maggior parte dislocate nel Nord Italia, ci sono tre grandi centri urbani (Torino, Brescia e Milano) e c'è una volumetria riscaldata di 350 milioni di metri cubi che copre circa il 3 per cento della domanda residenziale. Sono interessanti il risparmio di energia primaria, di circa 500.000 TEP, e gli 1,7 milioni di tonnellate di CO2 evitata.
  Che cosa alimenta il teleriscaldamento? Per una metà circa la cogenerazione, ma un quarto circa è già fonte rinnovabile. Il teleriscaldamento sta andando in questa direzione di sviluppo delle nuove fonti rinnovabili.
  L'andamento della volumetria teleriscaldata dimostra che è cresciuta progressivamente negli anni. Il teleriscaldamento sta crescendo, quindi, seppure lentamente. Siamo passati dal 1995 con 27 città al 2017 con 197 città e un incremento significativo della CO2 evitata.
  Con riguardo agli obiettivi del Piano, siamo stati particolarmente contenti di vedere che ci sono obiettivi interessanti e sfidanti anche per il nostro settore. In particolare, tra tutti i vari obiettivi ci sono una riduzione delle emissioni di gas serra del 33 per cento, un obiettivo superiore a quello di Bruxelles, e un contributo importante delle fonti rinnovabili. Questo contributo è allocato anche in parte nel settore termico per usi di riscaldamento e raffrescamento. Si punta al 33 per cento, partendo da un 2017 che è intorno al 20. Questo è un elemento positivo.
  Siamo positivamente colpiti dai contenuti del Piano per una serie di argomenti, in particolare lo sviluppo dell'utilizzo delle pompe di calore, il ricorso agli accumuli, gli autoconsumi, l'importanza del settore termico nel raggiungimento degli obiettivi delle rinnovabili.
  È interessante anche l'integrazione dell'efficienza energetica nelle politiche e nelle misure aventi finalità principali diverse dall'efficienza, perché il teleriscaldamento, per sua natura, è uno strumento integrato per l'efficienza energetica.
  Troviamo positivo che sia posto un limite all'utilizzo delle biomasse solide vergini nei centri urbani, perché ovviamente questo comporterebbe problemi d'inquinamento. Troviamo, però, assente la geotermia a bassa e media temperatura per usi termici, che è altra cosa rispetto alla geotermia ad alte temperature. Ci pare che possa, invece, rappresentare un utile elemento di sviluppo del teleriscaldamento.
  Siamo soddisfatti per l'attenzione alla tecnologia vista sia come rinnovabile, sia come efficienza energetica e i suoi sviluppi verso il teleriscaldamento di quarta generazione.
  Troviamo interessante la rivalutazione del rapporto di valutazione del potenziale nazionale svolto dal GSE. Noi avevamo fatto in passato uno studio con Legambiente sul potenziale del teleriscaldamento, che aveva dato risultati più ampi rispetto allo studio del GSE, il quale, a nostro avviso, non ha considerato una serie di fonti possibili, tipicamente i recuperi di calore sul territorio. Lo dice lo studio stesso. Il fatto che il Piano preveda una nuova valutazione di questo rapporto ci pare sicuramente interessante.
  Ripeto, è interessante l'utilizzo degli accumuli. A Torino è stata fatta una grande realizzazione in questo senso. Durante la notte, in sostanza, questi accumuli si caricano Pag. 10 di acqua calda che può essere usata durante il giorno. Questo diminuisce l'uso delle caldaie di integrazione.
  È interessante la promozione delle reti a bassa temperatura. A mio avviso, come ho già detto, questo è in collegamento con il ragionamento sulla geotermia.
  È interessante il ruolo della ricerca con il potenziamento del Cluster energia. AIRU è parte del Cluster energia della Lombardia e ha la sua sede principale a Milano.
  È interessante anche il ruolo delle rilevazioni statistiche e del monitoraggio. AIRU è uno dei fornitori dei dati del GSE per la raccolta dei dati ufficiali di Eurostat.
  Veniamo ai contenuti delle forme incentivanti previste. In merito abbiamo alcuni problemi da segnalarvi.
  Un primo strumento citato nel rapporto è quello dei certificati bianchi, ma, a nostro avviso, nel settore è di poco rilievo, perché la scheda 22T – parlo di una scheda costruita dal GSE per il finanziamento attraverso i certificati bianchi – risulta di fatto inapplicabile alle reti di teleriscaldamento. Ci sono state già in passato molte interlocuzioni con il GSE, che ha sempre mantenuto un atteggiamento contrario. Speriamo che ora qualcosa possa cambiare.
  C'è poi la questione del decreto applicativo della legge n. 172 del 2017. Siamo in attesa di emanazione di questo decreto, che peraltro riguarda un caso specifico, quello degli impianti cogenerativi.
  Vi segnaliamo il meccanismo delle quote CO2, che per il teleriscaldamento è penalizzante. Quando con una rete di teleriscaldamento andiamo a sostituire un sistema esistente, quel sistema tendenzialmente non è oggetto di quote di emissione, ossia non paga le quote, mentre il sistema che lo sostituisce col teleriscaldamento spesso le paga. Questo crea una situazione di difficoltà e di disparità, che, in questa fase di costi elevati delle quote CO2, comincia a essere un elemento importante per molte aziende.
  C'è anche un fondo di garanzia, che peraltro serve soltanto per microreti, c'è un conto termico, che riguarda però soltanto i campi solari, e c'è un credito di imposta, che però è riferito soltanto alla biomassa e alla geotermia.
  Crediamo anche che dovrebbero essere messi in moto nuovi strumenti da individuare. Nel Piano c'è questo suggerimento e noi siamo a suggerirvene qualcuno, prendendo spunto da quello che c'è in altri Paesi d'Europa. Non facciamo paragoni con i Paesi del Nord (Danimarca o Svezia), ma con Paesi più simili a noi, come la Francia, la Germania e il Regno Unito.
  È interessante il caso della Francia, dove è stato evidentemente deciso di sviluppare il teleriscaldamento come alternativa ai sistemi di riscaldamento elettrico, che pure in Francia esistevano, sfruttando la grande disponibilità di energia elettrica durante la notte. In Francia c'è un'IVA ridotta al 5,5 per cento, applicata alle reti efficienti, ossia quando le reti rispondono alla definizione europea. Ci sono, inoltre, un fondo calore inteso a finanziare reti di teleriscaldamento da fonti rinnovabili e un credito di imposta. Anche qui è interessante considerare che questo aspetto in Italia non esiste.
  Quali possono essere, a nostro avviso, proposte per strumenti di sostegno di nuova realizzazione? Intanto gli incentivi verso gli utenti finali, un'IVA agevolata, per esempio al 4 per cento, per le reti efficienti e per quelle reti che lo diventano entro una data prefissata, l'inserimento nel conto termico del contributo di allacciamento. Altre tecnologie hanno la possibilità di accedere al conto termico, il teleriscaldamento no.
  Proponiamo l'estensione del credito d'imposta per tutte le reti di teleriscaldamento efficienti, lo sblocco del decreto ministeriale per gli interventi sulle unità di cogenerazione abbinate a reti di teleriscaldamento e un contributo in conto capitale, analogamente a quanto si fa in Francia. Pensiamo che quello della Francia possa essere un interessante modello di sviluppo.
  In una slide allegata al documento scritto trasmesso alla Commissione, sono citati gli elementi del potenziale. Ci sono lo studio del GSE, quello di Legambiente-AIRU e anche un grande studio europeo, che si chiama STRATEGO, che considera uno scenario al 2050. È particolarmente interessante, perché è stato realizzato da una Pag. 11realtà europea più generale e contiene interessanti possibilità di sviluppo ben più grandi di quelle previste dal GSE.
  Infine, ho voluto raccogliere nella documentazione scritta una serie di esempi che illustrano alcune reti particolarmente interessanti, o per la dimensione, o per altre caratteristiche.
  In particolare, è citata la rete di Torino. La rete di Torino è la rete più estesa. Comprende 62 milioni di metri cubi di volumetria riscaldata ed è caratterizzata dai grandi sistemi di accumulo termico di cui vi ho già detto prima.
  A Verona abbiamo un caso di un sistema nato nel 1975 da cogenerazione a fonte fossile, ma che poi si è sviluppato verso i teleriscaldamenti di quarta generazione, cioè verso i recuperi: nel 2015 un recupero industriale da un'acciaieria, nel 2016 un recupero di calore dai fumi con pompe di calore. Anche i teleriscaldamenti preesistenti stanno cambiando verso queste nuove tecnologie.
  Ferrara è un caso particolarmente interessante, perché è un caso di utilizzo di pozzi geotermici. C'è una geotermia a media temperatura che rappresenta la base dello sviluppo di questo teleriscaldamento.
  Pinerolo, ancorché una realtà piccola, è una realtà interessante per la grande integrazione. Si tratta di un impianto piccolo, ma molto completo, che si occupa di energia elettrica, energia termica, biogas e compost. È, quindi, un impianto interessante per la sua specialissima tecnologia.
  Ci sono poi degli impianti più piccoli, ma anch'essi interessanti per lo sviluppo nuovo. Il piccolo impianto di Grado, avviato nel 2016, è alimentato da pozzi geotermici con pompe di calore.
  Portopiccolo è un'altra piccola realtà, nata con l'obiettivo di ristrutturare una cava dismessa in riva al mare. È nato un insediamento urbano e il sistema usa come fonte energetica l'acqua di mare e l'energia elettrica con pompe di calore. Ci sono delle realtà di questo tipo.
  È interessante Brescia. Brescia è il teleriscaldamento storico, il primo d'Italia. Anche qui dal 2016 si è andati verso il recupero di calore sul territorio da un'acciaieria.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente, per essere stato nei tempi e per aver illustrato ampiamente la posizione della vostra associazione.
  Non ci sono domande da parte dei colleghi. Ringrazio tutti i rappresentanti di AIRU e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione.
  Sono presenti il presidente, l'ingegner Roberto Saccone, il segretario, dottor Giampiero Colli, e il capo gruppo pompe di calore, il dottor Fernando Pettorossi.
  Ricordo che abbiamo a disposizione circa un quarto d'ora per l'illustrazione, per poi lasciare il tempo ai colleghi, laddove lo ritengano, di porre delle domande.
  Nel dare la parola al presidente Saccone, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine stessa.

  ROBERTO SACCONE, presidente di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione. Buongiorno a tutti. Sono Roberto Saccone, presidente di Assoclima. Innanzitutto ringrazio per l'invito e per la possibilità di spiegare che cosa facciamo e come possiamo contribuire alla realizzazione del Piano integrato di energia e clima.
  Spendo due parole sull'associazione. La nostra associazione raggruppa tutti i principali operatori del settore della climatizzazione. Sono 61 aziende complessivamente, che occupano circa 7.200 dipendenti, con una quota di export del 64 per cento del proprio fatturato, e rappresentano la quasi totalità degli operatori del Pag. 12settore. I gruppi tecnologici rappresentati sono principalmente la climatizzazione in tutte le sue tipologie di prodotto, con particolare riferimento alle pompe di calore, terminali di impianto e componentistica.
  L'obiettivo principale della nostra associazione è promuovere la tecnologia delle pompe di calore. La tecnologia delle pompe di calore è una tecnologia che utilizza fonti rinnovabili (suolo, acqua, aria) ed è, pertanto, considerata una tecnologia essenziale al fine del raggiungimento degli obiettivi di utilizzo delle rinnovabili e di efficientamento energetico.
  Il mercato delle pompe di calore, dopo un periodo di stabile decrescita, in cui fino al 2014, periodo della crisi, con una forte difficoltà del settore dell'edilizia, il settore ha stentato, da qualche anno ha ripreso e oggi supera i 350 milioni di fatturato.
  Come dicevo, la tecnologia delle pompe di calore è una tecnologia considerata essenziale ai fini del raggiungimento degli obiettivi di utilizzo di fonti rinnovabili e, quindi, in grado di contribuire in modo importante alla realizzazione degli obiettivi che il Piano energetico nazionale prevede.
  La tecnologia delle pompe di calore è particolarmente indicata per quattro ragioni. La prima è perché, come dicevo, utilizza fonti rinnovabili. La seconda è perché è una tecnologia giovane, che ha una prospettiva di miglioramento e di innovazione ancora molto importante, pur essendo una tecnologia assolutamente collaudata. Ha prospettive di miglioramento da un punto di vista dell'efficienza delle macchine che noi produciamo e, quindi, in termini di efficientamento energetico offre delle buone opportunità.
  Inoltre, questa tecnologia utilizza come alimentazione l'energia elettrica e, pertanto, non ha emissioni climalteranti. Infine, è stimato che circa il 95 per cento dei materiali che compongono i nostri prodotti sia recuperabile e riciclabile. Pertanto, anche in termini di economia circolare questa tecnologia può fornire un importante contributo.
  Il tema che noi ci poniamo affinché si realizzino gli obiettivi indicati nel Piano è legato al potenziale di mercato che si sviluppa. Le pompe di calore sono destinate agli impianti di riscaldamento, di climatizzazione e di produzione di acqua calda sanitaria per immobili residenziali, immobili commerciali in terziario e immobili industriali, ossia per tutte le categorie di immobili.
  Da questo punto di vista va segnalato il fatto che il parco immobili italiano è molto vecchio. Oltre il 60 per cento degli edifici esistenti ha più di quarant'anni e quasi l'80 per cento è stato costruito prima del 1990, in momenti in cui questa tecnologia non era ancora sufficientemente sviluppata. È presumibile, pertanto, che l'80 per cento degli edifici non sia riscaldato e raffrescato e non abbia produzione di acqua calda sanitaria attraverso la tecnologia delle pompe di calore.
  Il settore termico riveste un ruolo essenziale nello sviluppo del Piano e degli obiettivi. In particolare, si stima che i consumi da energie rinnovabili da qui al 2030, secondo il Piano, dovrebbero superare i 14,7 megatep e che il settore del riscaldamento e del raffrescamento corrisponda a più di un terzo di questo obiettivo, circa 5,6 megatep per quanto riguarda il sistema delle tecnologie delle pompe di calore. Ciò corrisponde a una quota di energie rinnovabili del 33 per cento, con un'importante riduzione dei consumi finali lordi per quanto riguarda il settore termico.
  Che cosa significa questo? Significa che, a nostro avviso e tenuto conto di questi numeri, la possibilità di raggiungere questi obiettivi richiede un volume installato di pompe di calore molto importante. L'obiettivo è estremamente sfidante. Come conseguenza di ciò, noi prevediamo che, per raggiungere questo obiettivo, il mercato delle pompe di calore debba crescere a ritmi significativamente superiori rispetto a quelli degli ultimi anni, che sono pure in aumento, ma non tali da consentirci di raggiungere gli obiettivi finali. In particolare, la nostra stima è che nei dieci anni dal 2020 al 2030 potrebbero essere installate pompe di calore per una potenza complessiva di 35 milioni di chilowattora termici. Il volume delle vendite dovrebbe essere, quindi, circa raddoppiato rispetto ai valori attuali. Pag. 13
  Dal punto di vista produttivo e industriale le nostre aziende sono pronte, hanno tutti gli strumenti e hanno la possibilità di fare gli investimenti necessari ad aumentare queste produzioni. Peraltro, sono ben felici di poterlo fare. È un settore che sta andando bene e su cui si stanno concentrando molti investimenti con un incremento di assunzioni e, quindi, di attività e di lavoro.
  Peraltro, ci domandiamo se il sistema di incentivazione attuale sia sufficiente a garantire uno sviluppo di quella portata. In particolare, oggi il cittadino, l'investitore o chi è proprietario di immobili e vuole riqualificarli può contare sull’ecobonus, che consente una detrazione del 65 per cento spalmata in dieci anni, in alternativa a un contributo alla ristrutturazione del 50 per cento, ancora una volta, come detrazione fiscale spalmata in dieci anni e, da ultimo, al conto termico. Il conto termico è un particolare tipo di contribuzione che arriva a dare un contributo cash che vale circa il 30-35 per cento della spesa effettuata.
  La crescita richiesta dal Piano nazionale energia e clima è sfidante e decisamente superiore alla crescita moderata che possiamo aspettarci in un mercato normale. Il tema diventa se questi contributi siano sufficienti e se sia possibile immaginare un intervento che acceleri e prevedere strumenti che possano dare un ulteriore sviluppo alla vendita di questi tipi di impianti.
  Abbiamo immaginato alcune proposte che possono migliorare l'interesse dell'investitore verso questo tipo di tecnologia. In particolare, si potrebbe immaginare per l’ecobonus un periodo di ammortamento inferiore, ossia un periodo di cinque anni, e un intervento che acceleri il risparmio e il contributo rispetto all'attuale a parità di cifra.
  La seconda proposta ha la stessa finalità. Si tratta di avere una prima rata con una detrazione più alta rispetto al 10 per cento dei dieci anni, per esempio un 25 per cento, spalmando il resto su nove anni, oppure addirittura un sistema misto nell'ambito del quale ci possa essere un contributo cash come conto termico e il resto come detrazione fiscale.
  Questo è un aspetto abbastanza rilevante. Noi pensiamo che sia stato un incentivo che ha aiutato molto lo sviluppo del mercato delle ristrutturazioni edilizie. Di nuovo, come immagino sappiate, si fa molto poco, ma da un punto di vista delle ristrutturazioni in questi anni ci sono stati dei buoni sviluppi e questi incentivi sono stati importanti ai fini di una ripresa di questo settore. Tuttavia, al contrario, ai fini di incrementarlo nei termini in cui dicevo prima, ci pare che tali incentivi possano essere insufficienti e che sia necessario un incentivo a breve più importante rispetto a quello che gli incentivi attuali determinano.
  Un'altra questione che ci piace porre alla vostra attenzione è il tema degli edifici di proprietà della pubblica amministrazione. Esiste un programma ed esiste anche un budget, ci risulta, a questo proposito. Mi sembra di ricordare che si parli di 40 milioni all'anno, cifra che noi riteniamo assolutamente insufficiente, data la dimensione degli obiettivi che anche qui ci si pone. Mi sembra di ricordare che il tema riguardi annualmente il 3 per cento di riqualificazione degli edifici pubblici, che corrisponde a qualche milione di metri quadri. È evidente che con 40 milioni un progetto di tale ambizione non si riesce a realizzare.
  Ci siamo posti il tema e immaginiamo che un progetto e un investimento importanti da parte del Paese sul rinnovo e sulla riqualificazione degli edifici pubblici potrebbero portare un beneficio consistente non tanto e non solo al tema del raggiungimento degli obiettivi di efficienza e di utilizzo delle rinnovabili, ma anche, in termini complessivi, al tema della quantità di investimenti e di lavoro che si potrebbe determinare.
  L'ultimo aspetto che vorrei sottolineare è il tema delle tariffe elettriche. Come dicevo, le pompe di calore sono alimentate elettricamente. I costi di gestione, quindi, sono direttamente proporzionali al costo del chilowattora. Posso dirvi che nei Paesi in cui questa tecnologia ha preso più piede, i Paesi scandinavi e la Francia, la caratteristica della tariffa elettrica è di essere Pag. 14significativamente meno onerosa rispetto alle tariffe italiane.
  Questo è un altro aspetto essenziale, perché evidentemente non solo l'incentivo economico nell'investimento per cambiare il sistema, ma anche il costo di gestione annuale per il consumatore diventa essenziale ai fini della decisione se fare l'impianto e se cambiare la tipologia di impianto verso la tecnologia delle pompe di calore.
  Il nostro auspicio è che non vengano attribuite alla tariffa elettrica accise derivanti da altre voci e, se possibile, che addirittura si prosegua nel contenimento della stessa, così come è stato fatto in questi anni grazie al superamento della logica degli scaglioni progressivi.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, per l'esaustiva illustrazione della vostra relazione.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIANLUCA BENAMATI. Pongo due questioni molto semplici, perché il tema delle pompe di calore è un tema ampio, che è stato inserito anche di recente, con un paio di modifiche, nelle leggi di bilancio all'interno dell’ecobonus.
  La prima questione riguarda appunto il tema dell’ecobonus come elemento di rafforzamento del risparmio energetico e della qualità energetica dei nostri edifici. C'è nella vostra memoria scritta trasmessa alla Commissione una questione molto interessante: su quelle 14.000 unità sostanzialmente 12.000 sono unità abitative, ragion per cui è chiaro che l’ecobonus sia uno strumento importante.
  Qui voi proponete degli interventi, ossia cinque anni al posto di dieci e una super rata iniziale di rimborso. Voi venite qui tutti preparati, noi andiamo a memoria e, quindi, possiamo anche sbagliare, ma mi pare che la legge di bilancio del 2017 per il 2018 abbia introdotto il principio di una riorganizzazione funzionale dell'incentivazione in base al ritorno dell'investimento che l'attuale Governo non ha ancora portato in porto, ma che immagino lo farà nel futuro. Da questo punto di vista c'è un tema anche di pompe di calore rispetto a questo aspetto.
  Poiché non credo che si ampli molto la platea della disponibilità finanziaria – mi pare che il 65 per cento preveda al massimo 40.000 euro per unità immobiliare – per esempio, al di là di chiedere allungamenti, accorciamenti o rinforzi della percentuale che si porta a sconto, un rafforzamento della cessione del credito potrebbe essere una via che aiuta il vostro settore, non compromettendo poi l'equilibrio finanziario pubblico, fatto ovviamente nelle dovute maniere, in modo che non si trasformi in un cartolarizzazione e in una formazione di debito pubblico?
  Passo alla seconda questione. Voi avete toccato un altro tema che in quest'aula spesso viene ricordato in maniera diversa: il superamento della progressività è l'elemento chiave per il rafforzamento e la penetrazione del vettore elettrico all'interno delle politiche di consumo. Se più si consuma e più si pagano oneri, è chiaro che è difficile fare di quel vettore il vettore principale. A parte un generico appello alla riduzione degli oneri, che condividiamo tutti qui dentro – sfido chiunque a non essere d'accordo – il tema è che adesso l'attuale Governo dovrebbe indicare alcuni criteri per il riordino della terza fase degli oneri, gli oneri generali di sistema. Gli oneri connessi ai costi veri, il trasporto e la distribuzione, sono già stati riorganizzati su base unitaria per il chilowattora. Avete qualche indicazione specifica, avendo voi anche una tecnologia? Questa è una questione che deve essere affrontata. È stata posposta di un ulteriore anno questa riforma, ossia la risuddivisione degli oneri generali per cliente consumante con capacità di consumo per abitazione domestica e non domestica. Avete dei suggerimenti, visto che la considerate una questione tanto cruciale?

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande da parte dei colleghi, faccio io una riflessione. Ovviamente, le valutazioni fatte dal vicepresidente Benamati, alcune delle quali erano anche in alcuni emendamenti presentati alla legge di bilancio, tra l'altro, Pag. 15spesso e volentieri stridono con le risorse che si hanno a disposizione. Non dubito del fatto che il Governo non voglia proseguire su un percorso tracciato precedentemente, ma è ovvio che, quando si deve coprire finanziariamente per evitare che le clausole di salvaguardia non siano coperte, diventa più complicato poter rispondere a quelle che sono, invece, delle esigenze concrete e fattive.
  Vengo alla domanda. Rispetto agli strumenti e agli incentivi previsti, in merito ai quali voi avete tracciato, sui tre principali, sicuramente una possibile proposta, c'è anche un altro grande tema. Probabilmente, rispetto agli incentivi previsti oggi dalla legge, stanti le condizioni attuali, ossia i dieci anni che rendono a volte anche troppo problematico da un punto di vista burocratico andare a richiederli – ve lo dice una che ha appena ristrutturato una casa ed ha dovuto produrre tutta l'ingente documentazione necessaria, giustamente prevista dalla legge, per poter fare la richiesta dell'incentivo – emerge un tema nelle proposte che voi fate.
  Dieci anni sono sicuramente tanti. Spesso si rinuncia perché non si ha contezza immediata di un ristoro rispetto all'impegno economico assunto dal singolo cittadino. Tra le tre proposte, stante anche una situazione economica non favorevole, probabilmente quella di immaginare un ristoro immediato e importante e poi una dilazione nel tempo apparentemente sembra la più praticabile. Non so se penserei al 25 per cento, ma auspicherei almeno il recupero della percentuale dell'IVA immediatamente, trattandosi di una spesa importante e immediata, e poi il successivo ristoro. Vi chiedo se tra i tre sistemi che voi oggi immaginate con le vostre tre possibili proposte ritenete che ce ne sia uno più praticabile degli altri. Soprattutto, stante la quantità di edifici residenziali ai quali si fa riferimento, calcolando anche l'età degli edifici stessi, vi chiedo se effettivamente uno dei tre sia migliore, calcolando queste due variabili di costo.
  L'ultima questione riguarda la tariffa elettrica. C'è un grande tema, che credo sia all'attenzione di tutti, sia maggioranza che opposizione, che è il tema del costo dell'energia, rispetto al quale siamo ancora troppo caricati, oltre che dagli oneri sulla bolletta elettrica, anche da un costo dell'energia in Italia ancora troppo alto. Anche su questo vorrei sapere se ci sono spunti di riflessione.
  Do la parola al presidente Saccone per la replica.

  ROBERTO SACCONE, presidente di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione. Rispondo ad alcune delle domande che avete posto.
  Per quanto riguarda la cessione del credito, credo sia una proposta utile e interessante. Tutto ciò che consente di monetizzare ha un impatto sulla decisione d'acquisto fondamentale. Il vero limite di questi incentivi è che il pensiero va ai dieci anni che ci si metterà in funzione del reddito che si avrà. È un po’ aleatorio, mentre avere la disponibilità del denaro il prima possibile è molto interessante.
  Per questa stessa ragione delle tre proposte quella che ci sembra più interessante è quella di anticipare, per esempio, l'IVA, che anche da un punto di vista della comunicazione ha un impatto molto importante, perché significa non solo risparmiare, ma risparmiare una cifra importante su un'IVA che è considerata costosa. C'è un recupero significativo.
  Per quanto riguarda il tema più specifico delle problematiche sulle tariffe elettriche, se la presidente lo consente, lascerei la parola al dottor Pettorossi.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Pettorossi.

  FERNANDO PETTOROSSI, Capo gruppo pompe di calore di Assoclima – Costruttori sistemi di climatizzazione. Noi abbiamo seguito con attenzione tutti i dettagli della tariffa elettrica e tutta la sua evoluzione. Abbiamo visto che la riforma slitta anche di un anno per gli oneri di rete. Dovremmo concludere l'operazione degli oneri generali al 2024.
  Il problema pesa molto, visto che il Piano energia e clima prevede 35 miliardi Pag. 16di chilowattora all'anno in più da rinnovabile da produrre, con un impatto economico sul sistema della nostra filiera di un miliardo e mezzo di euro. Se consideriamo la propensione al risparmio e alla spesa di questi valori, voi potete capire che all'interno del sistema Paese l'importo è grande. Ci sono diverse decine di miliardi di euro in gioco di distribuzione.
  Per questo motivo per noi è molto importante trovare un'intesa sugli oneri generali, perché, in realtà, sono oneri parafiscali. Avevamo più volte dibattuto di passarli nel sistema fiscale generale, ma questo non è stato possibile. Perlomeno, si tratterebbe di livellarli, perché oggi abbiamo alcuni soggetti, come i non residenti, è il caso del nostro mercato, che pagano oneri generali notevolmente superiori rispetto ai residenti. Inoltre, abbiamo adesso il ricarico degli energivori, che hanno una serie di agevolazioni. Alla fine, ricade tutto sul sistema complessivo, che, guarda caso, va a colpire molto proprio chi utilizza l'energia elettrica.
  Aggiungo solo un effetto: l'energia elettrica al 2030 dovrà essere prodotta al 60 per cento da energia rinnovabile e al 2050 dovrà essere prodotta al 98 per cento da rinnovabile. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che la pompa di calore ne ha un beneficio enorme, perché assume due caratteristiche positive: una è il fattore esterno, esogeno, derivante dalla rete, che produrrà solamente energia elettrica rinnovabile; l'altra è lo sviluppo. Aumenterà di molto la resa, il che vuol dire che questa diventerà una macchina che moltiplicherà l'energia rinnovabile che viene immessa in rete.
  Non fatemi usare il termine «miracolosa», ma, in realtà, se ben utilizzata e se la filiera viene aggiornata costantemente, questa è una macchina che darà molti risultati positivi sia dal lato ambientale, sia dal punto di vista economico. Eliminerà totalmente il PM10 relativo ai centri di combustione e, inoltre, migliorerà la qualità dell'aria.
  Ci sono anche altri effetti positivi sulla salute dei soggetti: ne avranno un effetto positivo il cardiopatico, chi ha malattie all'apparato respiratorio e gli allergici. Abbiamo delle questioni su cui porre l'attenzione. Queste cose sfuggono normalmente all'opinione generale, ma voi, come parlamentari, siete i soggetti che dovrebbero certamente venire a conoscenza di questi aspetti e vi chiediamo, quindi, di tenerne conto.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Assoclima e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.30.