XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Martedì 7 maggio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI RAPPORTI CONVENZIONALI TRA IL CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI (CONAI) E L'ANCI, ALLA LUCE DELLA NUOVA NORMATIVA IN MATERIA DI RACCOLTA E GESTIONE DEI RIFIUTI DA IMBALLAGGIO

Audizione di rappresentanti di UNIRIMA (Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri).
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 3 
Tarallo Giuliano , presidente di UNIRIMA (Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri) ... 3 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 7 

ALLEGATO – Documentazione depositata da UNIRIMA (Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri) ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO

  La seduta comincia alle 13.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di UNIRIMA (Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (CONAI) e l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) alla luce della nuova normativa in materia di raccolta e gestione dei rifiuti da imballaggio, l'audizione di rappresentanti di UNIRIMA (Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri).
  Cedo la parola al presidente, Giuliano Tarallo, per lo svolgimento della sua relazione.

  GIULIANO TARALLO, presidente di UNIRIMA (Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri). In primo luogo spiego cos'è UNIRIMA. UNIRIMA è l'associazione degli impianti che recuperano la carta da macero. Più avanti vi presenterò una slide, contenuta nel documento che depositiamo agli atti della Commissione, nella quale è raffigurato quello che noi chiamiamo «ciclo della carta», in cui cercherò di essere più esplicito sul lavoro che svolgiamo noi e in quale parte del ciclo dei rifiuti e del recupero degli imballaggi, quindi nell'ambito dell'accordo ANCI-CONAI, ci collochiamo.
  Come dimensione, gestiamo circa il 90 per cento della carta da macero che viene prodotta in Italia. Nel complesso, l'associazione che rappresentiamo fattura circa 1,2 miliardi di euro, per un totale di 3.500 dipendenti. Abbiamo impianti distribuiti su tutto il territorio nazionale. Gli impianti che si occupano delle nostre attività in tutto sono circa 350-400 su tutto il territorio nazionale.
  Per capire che cosa facciamo ho inserito nel documento un grafico, nella slide intitolata «I numeri del settore», che rappresenta il ciclo della carta, dal momento in cui viene prodotta e immessa sul mercato al momento in cui ritorna nelle cartiere per essere ritrasformata in carta da reimmettere sul mercato. Adesso faccio una breve e veloce illustrazione sul ciclo, dopodiché mi soffermerò sui punti delicati, dal nostro punto di vista, da tenere in considerazione nel momento in cui si ragiona dell'accordo ANCI-CONAI.
  Le nostre attività sono quelle in giallo, le imprese del macero. A noi arriva la carta raccolta dai comuni oppure dalle industrie. Molto spesso siamo organizzati autonomamente per raccogliere la carta dalle industrie. Il 50 per cento circa di quello che viene raccolto come carta da macero in Italia è costituito da imballaggi di carta, per l'appunto. Questa carta entra nei nostri impianti come rifiuto e subisce trattamenti che tolgono le fibre non più utilizzabili o le frazioni estranee. Dopodiché, circa 4,5 milioni di tonnellate rimangono nel mercato italiano e vengono utilizzate dalle cartiere per produrre nuovi prodotti che vanno sul Pag. 4mercato e 1,8 milioni (quasi 2 milioni) di tonnellate – mi riferisco a dati del 2018 – sono state esportate e sono andate in cartiere prevalentemente europee o dell'estremo oriente per fare di nuovo, anche lì, prodotti che sono stati reimmessi sul mercato.
  Le cartiere, in particolare quelle italiane, utilizzano quasi 10 milioni di tonnellate di materie prime; il 50 per cento circa è costituito da fibre recuperate da noi in Italia, 300-400 tonnellate (variano a seconda degli anni) sono fibre che importano da altri Paesi e poi ci sono fibre costituite da materia prima vera e propria che rappresentano, grossomodo, il restante 50 per cento.
  L'industria cartaria, sostanzialmente, produce tre tipologie di carta. Quelle che interessano di più a noi, perché più soggette ad attività di recupero, sono la carta grafica e la carta da imballaggio. Poi ci sono le carte igieniche, in gergo dette «tissue», che sono quasi mai recuperate, perché seguono un altro circuito, e ci interessano relativamente dal punto vista della produzione.
  Queste carte, una volta prodotte, vanno nelle industrie che trasformano le bobine della carta nuova in quotidiani (per esempio l'industria tipografica) oppure in prodotti di imballaggio per la logistica e la distribuzione (gli scatolifici) e vengono prodotti dei rifiuti. I rifiuti, sostanzialmente, possono essere di due tipi: rifiuti speciali o rifiuti urbani. I rifiuti speciali sono quelli che vengono prodotti dalle industrie. I rifiuti urbani sono quelli che vengono prodotti dai cittadini.
  In Italia dal 1984 abbiamo una originalità, che però è stata recepita dalla nuova direttiva quadro europea, anche se in forma diversa, ossia il concetto di assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani, su cui mi dilungherò un po’ di più quando cercherò di entrare nel merito dei punti critici del ciclo. Una volta raccolti, questi rifiuti arrivano presso le nostre piattaforme. In queste piattaforme noi facciamo le operazioni di selezione che consentono al ciclo di riprendere vita. Dalle nostre piattaforme, come vedete dalla slide, c'è un flusso in uscita, che sono gli scarti di processo. Ovviamente, non tutte le fibre possono essere recuperate. Una parte deve essere scartata e andare a smaltimento.
  Se è tutto quanto chiaro, entrerei nel merito dei punti più delicati dal punto di vista dell'accordo ANCI-CONAI.
  Come dicevo prima, il 50 per cento circa di tutto questo flusso è costituito da imballaggi. Gli imballaggi sono quasi 4 milioni di tonnellate. Un primo punto critico sul quale l'accordo ANCI-CONAI ha un impatto è quello dell'assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani. I rifiuti urbani in Italia sono sottoposti a privativa. Nel momento in cui sono sottoposti a privativa, non esistono meccanismi di mercato per approvvigionarsi di questo materiale. Generalmente, i comuni o hanno loro società in house oppure fanno affidamenti mediante meccanismi di gara con soggetti che individuano e che fanno la raccolta dei rifiuti urbani. Molto spesso, per quello che attualmente è ancora il 50 per cento del totale del materiale, si tratta di rifiuti speciali che rimangono speciali e che vengono raccolti da imprese private con meccanismi di mercato che prevedono una contrattualistica specifica, tipica delle condizioni di mercato.
  Come vi dicevo, dal 1984 in Italia esiste una circolare interministeriale che ha creato il concetto di rifiuto speciale assimilabile a quello urbano. A fasi alterne, abbiamo assistito a momenti in cui i soggetti pubblici hanno spinto per far assimilare i rifiuti speciali ai rifiuti urbani e a momenti in cui questa spinta si è un po’ arginata. Dal nostro punto di vista, i problemi, nel momento in cui i rifiuti speciali vengono assimilati a quelli urbani, sono due. Primo: i costi della gestione di questi rifiuti, alla fine, diventano costi di cui si deve fare carico la collettività nel suo complesso, perché i meccanismi di gestione non sono meccanismi che vengono affidati al mercato e, quindi, che devono essere sostenuti dai produttori, ma sono meccanismi di privativa comunale. È il comune, quindi, che alla fine si deve fare carico dei costi di gestione di questi rifiuti. Vi è un altro problema. Visto che escono dal mercato, per noi, che siamo operatori privati che Pag. 5stanno sul mercato, questo è un problema perché non abbiamo più accesso a una parte di questi materiali, quindi si riduce il perimetro della nostra attività.
  Il modo in cui COMIECO (il consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica) stipula le convenzioni o, meglio, il meccanismo attraverso il quale l'allegato tecnico ANCI-COMIECO disciplina i meccanismi di stipula delle convenzioni può incentivare o meno l'assimilazione da parte dei comuni. L'allegato tecnico attualmente in vigore prevede che ci sia un limite all'assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani da parte del convenzionato; o meglio, specifica che entro una certa soglia il contributo che il COMIECO dà al convenzionato per la raccolta degli imballaggi è pieno, mentre al di sopra di una certa soglia il contributo si riduce del 30 per cento. L'identificazione di queste soglie e i meccanismi di attribuzione piena o ridotta del contributo sono, ovviamente, per noi determinanti. Quindi, partecipiamo, assistiamo e ci facciamo parte attiva durante la trattativa in modo tale che ci sia il minimo possibile di assimilazione, che i costi della gestione di questi rifiuti siano il meno possibile a carico della collettività e che il mercato rimanga il più ampio e il più aperto possibile.
  Un altro punto piuttosto delicato è quello relativo agli scarti di processo, che vedete nella slide a sinistra in alto. Qui bisogna entrare in un ambito tecnico. Noi per la carta utilizziamo la cellulosa. La cellulosa è una fibra naturale composta da glucosio, praticamente lo zucchero. È una fibra naturale che viene estratta dalle piante. Pur essendo uno zucchero, non può essere consumato dagli animali. C'è un problema su un legame particolare che tiene insieme le molecole di glucosio, per cui soltanto alcuni batteri possono degradarlo. Questo, però, è un dettaglio che vi interessa relativamente.
  Essendo una fibra naturale, ha due caratteristiche molto interessanti. La prima caratteristica è che è sottoposta a una degradazione naturale; la seconda caratteristica è che, visto che noi utilizziamo fibre che derivano da processi di coltivazione, cioè da piantagioni di alberi presenti in varie parti del mondo, noi in realtà utilizziamo l'anidride carbonica fissata dall'atmosfera. In una prima fase, il ciclo della carta contribuisce a sequestrare anidride carbonica dall'atmosfera. Questa anidride carbonica dall'atmosfera viene sequestrata nelle fibre di cellulosa. Le fibre di cellulosa vengono utilizzate nella carta. A un certo punto, visto che abbiamo a che fare con una fibra naturale, queste fibre di cellulosa si degradano e devono essere necessariamente tirate fuori dal ciclo. Vengono tirate fuori dal ciclo in una percentuale di circa un ottavo (una fibra di cellulosa può essere riutilizzata all'interno di questo ciclo circa sette volte) e, quando deve essere scartata, viene scartata insieme a del materiale estraneo. Nel momento in cui noi rimettiamo nell'ambiente le fibre di cellulosa precedentemente immesse nel ciclo, rimettiamo l'anidride carbonica che era stata precedentemente sequestrata.
  Quello che voglio dire è che non possiamo mettere allo stesso livello lo scarto di produzione del nostro ciclo di materiale con quello, per esempio, della plastica. La plastica prende da giacimenti fossili carbonio e, attraverso processi industriali, immette nell'ambiente altro carbonio. Se io brucio una tonnellata di plastica immetto nell'ambiente una tonnellata di carbonio che prima non c'era e che è stato tirato fuori da qualche giacimento fossile. Se, invece, brucio una tonnellata di carta non più riutilizzabile, rimetto nell'ambiente l'anidride carbonica che ho precedentemente sequestrato. Uno degli aspetti delicati per il quale ci stiamo battendo da qualche anno è che, dal nostro punto di vista, gli scarti di produzione del nostro ciclo devono essere considerati in un modo diverso rispetto ad altri scarti di produzione o alle attività di smaltimento come in genere vengono percepite dalla cittadinanza, dalla politica e da gran parte dell'attività legislativa a cui assistiamo. Bisognerebbe cercare, in qualche modo, di agevolare e di semplificare lo smaltimento di questi scarti da parte del nostro ciclo della carta.
  Un altro punto piuttosto delicato è quello dell'esportazione. Come vedete, noi, come Pag. 6impresa del macero, abbiamo circa 4 milioni di tonnellate (quasi 5) che manteniamo all'interno del mercato italiano, ma quasi 2 milioni di tonnellate vengono esportate. Ogni volta che parliamo del ciclo della carta, del COMIECO, delle cartiere o del sistema industriale cartario italiano, dobbiamo sempre ricordarci che, in realtà, parliamo di un sistema che, dal punto di vista di un'economia circolare, non è autosufficiente. Noi siamo produttori di fibre in eccesso rispetto a quelle che il nostro sistema industriale riesce effettivamente a riutilizzare. Quindi, abbiamo bisogno di accedere a mercati stranieri, dove esistono sistemi industriali in grado di riutilizzare queste fibre. Anche questo ha risvolti, più che altro normativi, dal punto di vista dell'accordo ANCI-CONAI, però è un aspetto molto delicato, quindi ritenevo opportuno che ne foste messi a conoscenza.
  Vi è un ultimo punto delicato in tutta questa discussione. Dal punto di vista dei volumi, lo potete vedere nella slide dove sono indicati i rifiuti speciali assimilati a quelli urbani e i rifiuti urbani, tra rifiuti speciali assimilati a quelli urbani e rifiuti urbani, queste quantità, sul totale di quello che viene raccolto, ossia circa 7 milioni di tonnellate, rappresentano circa il 50 per cento. Quindi, il 50 per cento di quello che arriva nelle nostre piattaforme è un rifiuto o urbano o assimilato a quello urbano. Di questo 50 per cento, solo il 25 per cento del totale, quindi il 50 per cento di questi rifiuti assimilati, è materiale amministrato dal COMIECO.
  Questo per dire che, da un punto di vista di sistema, effettivamente, il COMIECO, rispetto ad altri consorzi di filiera, all'interno di tutto questo ciclo amministra, quindi pesa, per il 25 per cento del totale dei flussi che vengono gestiti annualmente. Anche sotto questo aspetto ci sono state fasi alterne, nel senso che ci sono stati momenti in cui il COMIECO rappresentava una parte più cospicua del sistema e momenti in cui ha cominciato a rappresentare una parte meno cospicua del sistema. Questo è stato possibile soprattutto perché, grazie, purtroppo, a una battaglia legale che la nostra associazione con dei consorziati ha cominciato ormai quasi dieci anni fa, noi siamo riusciti a essere una delle parti presenti all'interno del consiglio di amministrazione di COMIECO, cosa che non si riscontra in altri consorzi di filiera. Per cui noi, come recuperatori o piattaforme del riciclo della carta da macero, abbiamo all'interno di COMIECO, cinque consiglieri su quindici (rappresentiamo, quindi, un terzo del consorzio) e attraverso la nostra presenza abbiamo spinto per fare in modo che il consorzio avesse effettivamente un ruolo sussidiario all'interno del mercato. Quindi, abbiamo anche la nostra rappresentanza all'interno della delegazione del COMIECO che siede al tavolo per la trattativa ANCI-CONAI relativamente all'allegato tecnico ANCI-COMIECO.
  Ovviamente, il nostro interesse è che il consorzio di filiera sia effettivamente sussidiario, cioè che i comuni possano accedere al mercato, quindi trovare sul mercato le risorse per sostenere le raccolte differenziate; che l'assimilazione sia il minimo indispensabile, per cui i produttori di rifiuti speciali accedano al mercato e trovino nel mercato le risorse per gestire le loro tipologie di materiale e fare in modo che il COMIECO intervenga soltanto laddove – in presenza di crisi di sistema o di momenti in cui il valore di questi materiali è veramente bassissimo – in modo sussidiario, la filiera nel suo complesso riesce a sostenere le raccolte in modo tale che sorpassino la fase anticiclica del ciclo e tutto quanto rientri in un ambito di normale gestione il prima possibile.
  Nello specifico, in questo momento ci troviamo nella situazione in cui, a causa della crisi mondiale dell'economia a cui stiamo assistendo, i valori della carta da macero sono molto bassi. Per cui, è uno di quei momenti in cui il consorzio di filiera è più presente in modo sussidiario. In questo momento, stanno conferendo al sistema, quindi il sistema sta amministrando una grossa percentuale di materiali raccolti dai comuni o, comunque, riconducibili ai rifiuti urbani o assimilabili, che rappresenta, in questo momento, circa il 30 per cento del totale. La filiera nel suo complesso è comunque una filiera molto vasta, Pag. 7molto stabile e molto resiliente. Anche nei momenti di crisi, infatti, ha bisogno di un consorzio di filiera che intervenga nei limiti del 30 per cento rispetto al mercato globale che la filiera, e il ciclo nel suo complesso, rappresenta.
  Un'ultima cosa. C'è il problema di capire, in un'ottica di economia circolare, dove andiamo a misurare il momento in cui non c'è più un rifiuto, cioè si esce dal ciclo dei rifiuti, e il punto di riciclo del materiale. È evidente che in un sistema come il nostro, in cui 2 milioni di tonnellate su 6 circa vengono esportate (l’end of waste, ovviamente, è nei nostri impianti perché sono autorizzati per produrre materia prima), il punto di misurazione del riciclo di questi materiali deve essere a valle dei nostri materiali. A valle dei nostri materiali noi siamo stati autorizzati per produrre materia prima, quindi effettivamente siamo in grado di dimostrare che il materiale è stato recuperato. Dopodiché, si muove da altre parti (circa 2 milioni di tonnellate vengono esportate) e altri punti di misurazione non sono utilizzabili, in particolare in Italia. Ve lo dico perché l'alternativa potrebbe essere quella di utilizzare come punto di misurazione, per esempio, l'ingresso in cartiera di questi materiali. Visto che circa 2 milioni vengono riutilizzati all'estero, l'ingresso in cartiera non si può utilizzare. Penso di aver detto tutto.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti per il loro contributo e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.25.

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