XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Mercoledì 23 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA NORMATIVA CHE REGOLA LA CESSAZIONE DELLA QUALIFICA DI RIFIUTO ( END OF WASTE )

Audizione di rappresentanti dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE).
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 2 
Corrieri Ugo , coordinatore organizzativo dell'Associazione Medici per l'ambiente (ISDE) per il Centro Italia ... 2 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 5 

ALLEGATO: Documentazione depositata dall'Associazione medici per l'ambiente (ISDE) ... 6

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO

  La seduta comincia alle 15.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste).
  Ringrazio i rappresentanti dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE) e cedo la parola a Ugo Corrieri, coordinatore organizzativo dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE), per lo svolgimento della relazione.

  UGO CORRIERI, coordinatore organizzativo dell'Associazione Medici per l'ambiente (ISDE) per il Centro Italia. Grazie presidente. Ringrazio a nome di tutta l'ISDE il presidente e gli onorevoli deputati che ci permettono di rappresentare il nostro punto di vista come ISDE che, come sapete, è una società scientifica presente in ventotto Paesi, fatta di volontari – non abbiamo conflitti di interesse – che si impegna nel coniugare il binomio ambiente-salute.
  Leggo un documento in sintesi che abbiamo preparato, che poi lascerò. Noi riteniamo che un'adeguata normativa che disciplini in modo chiaro e univoco, su tutto il territorio nazionale, la cessazione della qualifica di rifiuto, l’end of waste, sia di fondamentale importanza per realizzare un'economia circolare finalizzata al recupero di materia, a minimizzare lo sfruttamento di materie prime e creare posti di lavoro in una filiera del recupero che elimini pratiche ormai insostenibili, quali l'incenerimento e il conferimento in discarica.
  Tuttavia, l’end of waste non deve essere oggetto di distorsioni. La direttiva europea n. 851 del 2018 stabilisce molto chiaramente che queste misure, volte a proteggere l'ambiente e la salute, partono dalla riduzione della produzione di rifiuti. Le disposizioni sull’end of waste devono quindi essere complementari a una profonda revisione delle norme che regolano i processi produttivi, la gestione degli imballaggi, le modalità di commercializzazione, produzione e gestione dei rifiuti, organizzando tutto ciò secondo le regole dell'economia circolare, scegliendo già a monte l'utilizzo di materiali e tecniche per favorire a valle il riciclo e il riutilizzo di materiali.
  Il ricorso all’end of waste, inoltre, in base alla normativa vigente, all'articolo 41 della Costituzione, non può essere applicato a tutto, e non può essere applicato perseguendo mere finalità imprenditoriali; va limitato in maniera chiara e dettagliata a sostanze il cui reimpiego sia effettivamente finalizzato al recupero della materia, senza rischi per l'ambiente, i lavoratori e gli utilizzatori finali.
  Un altro punto fondamentale è che l'obiettivo primario è il recupero di materia e anche in questo caso la direttiva n. 851 del 2018 è chiara: qualunque operazione diversa Pag. 3 dal recupero di energia o dal ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o altri mezzi per produrre energia, attribuendo solo a questo i fini del conseguimento degli obiettivi di riciclaggio. Quindi l'utilizzo distorto è insostenibile.
  I criteri end of waste come strumento per deviare flussi di materiali da recupero di materia verso il recupero di energia, attraverso processi di combustione industriale, dovrebbe essere, dunque, fortemente disincentivato e ostacolato.
  Qualunque considerazione sull’end of waste non può prescindere da quanto espresso sia dalla richiamata direttiva n. 851 che dall'articolo 184-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152: è ineludibile che non porti a impatti complessivi negativi sull'ambiente e la salute umana. Farò dopo degli esempi concreti.
  Bisogna conseguire un elevato livello di protezione dell'ambiente e il punto di partenza deve essere – secondo la stessa direttiva europea – quello di livelli più rigorosi e più protettivi dal punto di vista ambientale, che devono tener conto di tutti i possibili effetti negativi sull'ambiente e sulla salute umana. Quindi occorre stabilire i confini di applicazione della normativa, identificare ciò che può o che non può in nessun modo ricevere la qualifica end of waste e i valori limite per gli inquinanti contenuti nei materiali, nelle sostanze di partenza e nei prodotti finali. Occorre avvalersi delle più aggiornate evidenze scientifiche e di analisi condotte con adeguate garanzie di terzietà, riproducibilità e accuratezza. Farò anche in questo caso degli esempi, purtroppo negativi.
  Al fine di un'applicazione dell’end of waste bisogna prevedere meccanismi di garanzia volti ad evitare distorsioni speculative che compromettano la corretta gerarchia, o che mettano a rischio l'ambiente e la salute.
  Il principio fondamentale riguardo all'influenza sulla salute è quello di applicare gli obblighi di prevenzione primaria e anche il principio di precauzione, codificato sia dall'Europa che dal nostro Paese.
  Il rispetto dei valori limite per le sostanze inquinanti deve considerare, in ogni caso, l'indicazione dei regolamenti REACH sull'uso di sostanze chimiche pericolose e deve essere compatibile con essi e, al fine di evitare tutti i possibili effetti negativi, occorrono criteri adeguatamente protettivi e rispettosi delle più aggiornate evidenze scientifiche. In assenza di questi criteri, la qualifica end of waste non dovrebbe essere attribuita.
  Infine, è fondamentale che la verifica dei criteri di applicazione dell’end of waste deve continuare, secondo noi, ad essere svolta caso per caso dallo Stato e non dalle regioni. Non vi possono essere delle deleghe a procedure di automonitoraggio e devono essere coinvolti, in maniera attiva, gli enti istituzionalmente preposti, dal Sistema nazionale di prevenzione ambientale all'Istituto superiore di sanità e ai dipartimenti di prevenzione.
  Vi porto alcuni esempi. In primo luogo, per quanto riguarda l'attribuzione end of waste a inerti da costruzione e demolizione, occorre una rigorosa caratterizzazione chimica, altre tecniche appropriate, test di cessione adeguati. Ad esempio, la metodica UNI EN 12457-2 è indicata come riferimento della legislazione che disciplina il recupero dei rifiuti non pericolosi ed è applicata a campioni di rifiuti granulari delle dimensioni di quattro millimetri. Questa normativa, però, non è specifica per blocchi di cemento e campioni di calcestruzzo: occorre una frantumazione del materiale per ridurlo a granulometria più fine, da sottoporre a lisciviazione. Questo comporta quantità non trascurabili di granulometria variabile che influenza sensibilmente gli esiti analitici. La granulometria fine, in particolare, non è valutabile mediante la norma UNI EN 12457-2. Quindi il rilascio di metalli da materiali cementizi, in particolare la lisciviazione del cromo esavalente, dovrebbe essere valutata da metodi più specifici e adeguati, come ad esempio, il metodo Britton-Robinson Buffer, che simula un ambiente naturale, o il metodo PBET «Physiologically Based Extraction Test». Pag. 4
  In secondo luogo, con riguardo all’end of waste per prodotti di combustione, il materiale residuo da processi di combustione ha un'elevata concentrazione di sostanze altamente tossiche e dannose per l'ambiente e la salute umana (abbiamo avviato la campagna nazionale «Combustioni zero») e non deve essere utilizzato in altri processi produttivi. Queste sostanze, in quanto rifiuti, non sono soggette a registrazione ai fini dei regolamenti REACH, ma sono utilizzate in parziale sostituzione delle materie vergini costituenti la farina cruda per la produzione di clinker e cemento. Ai sensi del regolamento REACH sono miscele e non sono sottoposte a registrazione; il clinker è considerato sostanza. La normativa REACH consente l'esenzione del clinker dagli obblighi, purché sia compreso tra le sostanze non chimicamente modificate. Quando il clinker è prodotto conglobando scorie da incenerimento, non sono mantenuti questi criteri. L'inglobamento delle ceneri da combustione nel clinker ne altera la composizione originaria, rendendolo modificato da sostanze tossiche; viene sottoposto poi a macinazione, con l'incremento del rischio che le sostanze tossiche siano rilasciate. Quindi in questo caso, in assenza della registrazione prescritta dalla normativa REACH, il clinker deve essere precluso, anche alla luce delle possibili conseguenze ambientali. Inoltre la messa in commercio di clinker/cemento chimicamente differente da quello prodotto usando materie prime naturali comporta anche una violazione del diritto di scelta dei consumatori finali.
  Vi lascio una nota sul decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 14 febbraio 2013 n. 22 che attribuisce i criteri end of waste a determinate tipologie di combustibile solido secondario: deposito un testo con la spiegazione del perché noi chiediamo che venga ritirato, perché le evidenze scientifiche sono tali che indicano che questo ha impatti complessivi negativi sull'ambiente, specie se utilizzati in impianti quali cementifici originariamente non progettati ad essere alimentati mediante combustione di rifiuti. Questo a nostro avviso è assolutamente inaccettabile e il decreto, a nostro avviso, deve essere ritirato.
  Altri quattro esempi concreti di quello che vorrei dare come testimonianza personale. Io credo che la normativa debba essere armonizzata in maniera da comprendere tutte le immissioni in ambiente, quindi non parcellizzata, ma riguardando l'intero sistema, in un'ottica glocal (globale e locale). Farò quattro esempi molto veloci.
  Il primo esempio lo traggo dal «Tirreno» del 15 settembre 2016, un giornale locale che riporta: «L'ambiente è avvelenato per centinaia di secoli», riferendosi ai fanghi di dragaggio, sostanze altamente tossiche, mascherate in vari modi. Personalmente, come medico (vivevo a Grosseto nel 2015) ricevetti da un avvocato un contratto per 500 mila euro per tre anni per versare dei buoni fanghi di dragaggio nelle acque reflue urbane nei campi di un cliente di questo avvocato. Lui disse: «A me servono 500 mila euro, ma sarà una cosa fatta bene?». Detti il tutto, al generale Giuseppe Vadalà, che allora dirigeva il Corpo forestale dello Stato della Regione Toscana (adesso è commissario straordinario del Governo per le discariche illegali) e venne fuori che questa era un'industria orafa di Arezzo, che probabilmente avrebbe sversato nei campi sostanze estremamente tossiche derivanti da quella produzione. Mi sono informato, sia nel comune di Grosseto che di Gavorrano: centinaia di procedimenti permettevano sversamenti. Controlli: zero. Se esce fuori il danno da uno e il potenziale danno da un altro, in assenza di controlli noi possiamo essere continuamente avvelenati da questi sversamenti. Occorrono controlli a tappeto su tutti gli sversamenti che vengono effettuati.
  Secondo esempio: quando ero più magro ero, per hobby, istruttore subacqueo e vi mostro delle foto di limo verde che ha distrutto la vita degli organismi bentonici, quelli ancorati al fondo del mare, fatte da amici subacquei nel 2016 alle Rocchette, un posto molto bello, dove io, ogni anno, fin da bambino andavo a nuotare. Quell'anno è venuto fuori che la Regione Toscana aveva iniziato a modificare la normativa di gestione dei fanghi di dragaggio Pag. 5dei porti e anziché smaltirli come rifiuti speciali, cambiando la normativa, li aveva usati per ripascere le spiagge anche delle Rocchette. Risultato: morte della vita sottomarina.
  Ho una relazione che mi ha regalato un biologo marino, ovviamente molto prudente, ma in cui fa presente come la situazione possa divenire critica molto presto per la vita sottomarina. Quindi non mi pare corretto smaltire in questo modo, cambiando semplicemente la classificazione: si risparmiano soldi, ma l'ambiente viene distrutto.
  Terzo esempio. Le 400 mila tonnellate di fanghi di gessi rossi prodotti all'anno dalla Huntsman Tioxide, una impresa che estrae il titanio, sono pieni di vanadio, cromo e soprattutto solfati e cloruri (i solfati distruggono la vita vegetale); mescolati alla marmettola che proviene dal marmo di Carrara, vengono considerati gessi inerti. Un progetto della Regione Toscana prevede di stoccarli nella cava Bartolina che è a due passi dal fiume Bruna. Tutta la parte nord della pianura grossetana, secondo questo geologo, verrebbe inquinato nel giro di pochi anni con sostanze estremamente tossiche, quali il vanadio, il cromo e soprattutto i cloruri e i solfati. Una sentenza del TAR dichiara la cava Bartolina permeabile; ciononostante gli enti locali vanno avanti come se questa sentenza del TAR non esistesse.
  Ultimo esempio, tratto sempre da un giornale del 13 ottobre 2019: «Il cattivo odore in città: non si respira più», sempre nella mia Grosseto, anche se ci vado ormai di rado. La cosa esiste dal 2014. Grosseto è circondata da impianti a biogas che sversano, nei terreni vicini, il digestato, nonostante la Cassazione abbia dichiarato i cattivi odori un reato penale.
  Un libro molto interessante di Giuseppe Zicari, dal titolo «Energie rinnovabili da biomasse: rischi e opportunità», facendo i calcoli, fa vedere come la produzione di biogas e biometano comporti più immissioni di quelle guadagnate, considerando l'intera filiale produttiva.
  Il discorso sarebbe immenso sulle bioenergie, ma i dati scientifici dicono che comportano uso maggiore di energia e molte immissioni maggiori di quelle che si risparmiano rispetto ai combustibili fossili, ma la cosa grave è che la nostra area viene contaminata.
  Un eroe nel 2016, un medico della ASL di Salerno, ha dato parere negativo a impianti a biomasse, perché non migliorano, anzi molto probabilmente peggiorano la qualità dell'aria. Esistono i decreti legislativi n. 155 del 2010 e n. 250 del 2012, che migliaia di impianti non rispettano per un giro di denaro, che coinvolge il denaro pubblico e la salute pubblica. Io credo che tutte queste cose vadano messe insieme e che occorra una legislazione complessiva che allo stesso modo, con controlli statali a tappeto, protegga la salute e l'ambiente in cui tutti noi viviamo. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie. Non ci sono interventi. Ringrazio gli auditi per il contributo e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.05.

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ALLEGATO

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