XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 16 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallo Luigi , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MATERIA DI INNOVAZIONE DIDATTICA:

Audizione di rappresentanti delle associazioni ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori), Ashoka, Bagus Association, Junior Achievement, United Network.
Gallo Luigi , Presidente ... 3 
Ferrieri Gabriele  ... 3 
Gallo Luigi , Presidente ... 4 
Prosperi Carlo , membro del Comitato scientifico dell'ANGI ... 4 
Gallo Luigi , Presidente ... 5 
Cresta Miriam , amministratrice delegata di Junior Achievement ... 5 
Gallo Luigi , Presidente ... 6 
Valera Alessandro , direttore generale di Ashoka Italia ... 6 
Gallo Luigi , Presidente ... 7 
Solesin Luca , responsabile giovani e scuola di Ashoka Italia ... 7 
Gallo Luigi , Presidente ... 8 
Tafner Katia , presidente di Bagus Association ... 8 
Gallo Luigi , Presidente ... 9 
Clementi Cristiana , responsabile e ideatrice del progetto «Bagus educazione emotivo-relazionale» ... 9 
Gallo Luigi , Presidente ... 10 
Messina Riccardo , presidente di United Nework Europa ... 10 
Gallo Luigi , Presidente ... 11 
Clemente Mattia , responsabile delle relazioni istituzionali di United Network Europa ... 11 
Gallo Luigi , Presidente ... 12 
Mollicone Federico (FDI)  ... 13 
Gallo Luigi , Presidente ... 13 
Aprea Valentina (FI)  ... 13 
Gallo Luigi , Presidente ... 14 
Piccoli Nardelli Flavia (PD)  ... 14 
Gallo Luigi , Presidente ... 14 

ALLEGATO 1: Documentazione depositata dall'ANGI («Manifesto europeo per l'innovazione»; «L'innovazione in ognuna delle sue forme») ... 15 

ALLEGATO 2: Documentazione depositata da Junior Achievement («Presentazione di Junior Achievement Italia»;«Innovation cluster for entrepreneurship education»; 5. «Studio sul valore sociale del percorso di alternanza scuola-lavoro») ... 26 

ALLEGATO 3: Documentazione depositata da Ashoka Italia; («Presentazione di Ashoka Italia»;«Everyone a changemaker») ... 115 

ALLEGATO 4: Documentazione depositata da Bagus Association; («Presentazione di Bagus Association»; «Educazione emotivo-relazionale») ... 133 

ALLEGATO 5: Documentazione depositata da United Network; («Presentazione informatica di United Network Europa») ... 154

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI GALLO

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è garantita anche dalla trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti delle associazioni ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori), Ashoka, Bagus Association, Junior Achievement, United Network.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di innovazione didattica, l'audizione dei rappresentanti delle associazioni ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori) con Gabriele Ferrieri, Presidente, e Carlo Prosperi; per Ashoka Italia: Alessandro Valera (Direttore Generale) e Luca Solesin; per Bagus Association: Katia Tafner (Presidente e direttrice del progetto «Bagus educazione emotivo-relazionale»), Cristiana Clementi e Marco Bonini; per Junior Achievement: Miriam Cresta (Amministratrice delegata), Livia Di Nardo e Giada Dionisi; per United Network Europa: Riccardo Messina (Presidente) e Mattia Clemente.
  Come di consueto, darò la parola prima agli auditi e poi per brevi repliche ai commissari. Quindi partiamo da Gabriele Ferrieri, Presidente dell'Angi che illustrerà alcune slides alla Commissione.

  GABRIELE FERRIERI. Presidente dell'ANGI (Associazione nazionale giovani innovatori). Buon pomeriggio a tutti, ringrazio il presidente e tutti i membri della Commissione cultura della Camera per quest'opportunità nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di innovazione didattica.
  Volevo spendere 60 secondi per presentare brevemente la nostra associazione. Si tratta di un'organizzazione nazionale no profit, interamente dedicata al mondo dell'innovazione, supportata da diverse istituzioni italiane ed europee e da esponenti della società civile della classe dirigente che si stanno proponendo insieme a noi per promuovere il tema dell'innovazione in tutte le sue forme attraverso la cultura, la formazione e le nuove tecnologie, sviluppando anche collaborazioni trasversali tra i principali attori e stakeholders del mondo dell'innovazione in Italia. In modo particolare, abbiamo constatato, analizzando il tema della cultura e dell'innovazione digitale, che le strategie didattiche per colmare il divario all'interno del sistema scolastico sono un punto fondamentale. In particolare, dall'analisi della ricerca che abbiamo fatto sviluppando i dati OCSE, abbiamo visto come ci sia grande interesse da parte del corpo dei docenti italiani: tre su quattro hanno manifestato l'interesse ad apprendere maggiormente le competenze digitali per poter migliorare il processo di insegnamento all'interno delle scuole italiane. Dal confronto di questi dati, si vede una propensione di gran lunga inferiore dei docenti italiani all'utilizzo delle nuove tecnologie rispetto agli altri lavoratori con il medesimo titolo di studio, che evidenzia il gap rispetto ai dati OCSE.
  Abbiamo analizzato come l'Italia, nonostante una diffusione importante della navigazione in internet, con il 71 per cento della popolazione di età compresa tra i 16 Pag. 4e i 74 anni, risulti quart'ultima davanti soltanto a Turchia, Messico e Grecia. Se andiamo ad analizzare i dati relativi alla navigazione degli studenti al di fuori delle attività didattiche, la media è di circa 19 minuti al giorno, contro una media OCSE di 25 minuti, con picchi interessanti in Grecia e in Australia dai 42 minuti fino ai 52. Il MIUR ha introdotto la possibilità di poter attestare, attraverso la cosiddetta carta dello studente, lo status di frequentante dei ragazzi; ed è entrato all'interno delle scuole, nel contesto della promozione dello sviluppo didattico, il cosiddetto libro di testo in formato digitale: uno strumento che non è più una semplice trasposizione in pdf di un libro, o un semplice percorso multimediale, ma un must all'interno del contesto delle scuole.
  Chiedo al presidente di poter passare su questo la parola al dottor Carlo Prosperi, componente del nostro comitato scientifico che analizzerà il tema che abbiamo studiato.

  PRESIDENTE. Do allora la parola al dottor Carlo Prosperi.

  CARLO PROSPERI, membro del Comitato scientifico dell'ANGI. Grazie per l'opportunità offerta ad ANGI di essere qui e grazie mille ai parlamentari presenti.
  L'adozione del libro di testo digitale dovrebbe essere incentivata in quanto esso va a raccogliere e sintetizzare le esigenze di apprendimento delle nuove generazioni e degli adulti. Ognuno di noi possiede uno smartphone; la sua penetrazione nella nostra quotidianità è ormai elevatissima ed è quindi necessario che esso offra anche la possibilità di leggere un libro di testo e diventare uno strumento di carattere multimediale, utilizzabile in ambito didattico. Purtroppo, la banca dati relativa all'adozione dei libri di testo del settore scolastico ci dice il contrario. Qualche giorno fa a «Didacta» i dati rilasciati dall'osservatorio AIE – Associazione Italiana Editori – e dal MIUR ci hanno detto che la trasposizione dei libri di testo digitale, ovvero il pdf, è aumentata dal 70 per cento al 92 per cento in pochi anni. Invece, l'adozione dell’E-Book, il libro elettronico, si attesta solo ed esclusivamente all'1 per cento. L'adozione digitale risulta molto limitata per tutti i gradi di istruzione.
  Il libro di testo digitale, oltre ad incontrare i consumi delle giovani generazioni e di quelle più grandi, rappresenta un vantaggio non solo per l'utenza ma anche per gli editori. Addirittura, Pearson – che come ben sapete è uno dei principali editori di carattere universitario a livello globale – ha deciso di puntare nel mercato statunitense solo ed esclusivamente sul piano digitale; quindi, gli studenti statunitensi avranno unicamente supporti digitali da parte di Pearson. Il libro di testo digitale offre, come detto, anche un vantaggio per gli editori sul piano dei profitti: la marginalità nella torta editoriale è del 2 per cento per il cartaceo, mentre quella digitale arriva anche al 5 per cento, poiché i costi fissi vengono nettamente diminuiti. Le nuove frontiere possono andare anche oltre, come abbiamo visto precedentemente, si può arrivare a strumenti multimediali in grado di garantire un apprendimento ongoing, insieme ad un'innovazione del testo. Alcune università anglosassoni sono andate anche oltre: permettono un apprendimento individuale tramite i cosiddetti «MOOC» (Massive online open courses) ovvero i corsi online che qui in Italia non sono ancora particolarmente sviluppati.
  Nelle nostre conclusioni abbiamo voluto proporre alcune indicazioni e dare raccomandazioni circa l'attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale. L'adozione di un libro di testo digitale deve essere supportata dalla formazione dei docenti. Raccomandiamo comunque un'incentivazione nell'adozione del libro di testo digitale. Qualche mese fa la Camera ha licenziato un'importante proposta di legge sulla promozione della lettura: vi invitiamo a prendere in considerazione, nella vostra attività parlamentare, misure per l'adozione del libro di testo digitale. Ovviamente, come legislatori dovete, e tutti noi dobbiamo in quanto società, cercare di affrontare le sfide che ci vengono di fronte, prima, in un momento precedente, puntando fino al mobile learning, studiando la sua regolamentazione. Pag. 5
  Il World Economic Forum raccomanda, nell'ottica più ampia della trasformazione della modalità di apprendimento, a puntare verso una formazione continua ed olistica perché dalle conoscenze si passa al saper fare. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare Miriam Cresta, amministratrice delegata di Junior Achievement.

  MIRIAM CRESTA, amministratrice delegata di Junior Achievement. Buon pomeriggio a tutti, grazie onorevoli deputati e presidente. Anche per la presentazione di Junior Achievement, ritengo importante far precedere l'illustrazione dell'attività dell'associazione da un breve profilo dell'organizzazione.
  Si tratta di un'organizzazione che nasce 100 anni fa: proprio quest'anno ricorre il suo centenario. Un'organizzazione che viene da lontano e che porta una metodologia collaudata a livello globale. Le caratteristiche fondamentali di questa organizzazione sono quelle di portare all'interno della scuola – considerando quindi questo stakeholder come primario nella propria attività – programmi di tipo educativo nell'ambito economico imprenditoriale dell'alfabetizzazione finanziaria, con un obiettivo specifico finale che è quello dell'occupabilità dei giovani. Questo obiettivo è una missione svolta a livello globale con numeri assolutamente importanti: sono 10 milioni gli studenti che vengono incontrati nelle scuole da Junior Achievement attraverso docenti formati e professionisti volontari; questi volontari sono 450.000 e sono 120 i Paesi del mondo in cui l'organizzazione opera. Si tratta di un'organizzazione che agisce con la logica di associazione o di ONG. In Italia siamo un'associazione senza scopo di lucro, riconosciuta; operiamo da 15 anni in ambito nazionale con 23 dipendenti e due sedi – una a Milano e una Roma – e moltissime altre risorse presenti sui territori che ci consentono di raggiungere più di 80 province all'interno del territorio italiano, più di 5.000 professionisti volontari che entrano nelle scuole a fianco degli insegnanti e più di 6.000 insegnanti. Numeri che dimostrano in qualche modo come questo progetto abbia anche una dimensione di scalabilità importante che deriva fondamentalmente da alcuni valori che vedete indicati in questa slide. Nello specifico si tratta di due valori che rappresentano la formula con cui quest'associazione negli anni è riuscita a creare delle basi di trasformazione all'interno dei contesti scolastici: basi educative con una logica innovativa. Il primo di questo valore è il credere nelle infinite potenzialità dei giovani e degli studenti; il secondo è associare a questa potenzialità figure di adulti che affiancano l'attività dei giovani, gli insegnanti in primo luogo, formati a metodologie più esperienziali: questa è la caratteristica dell'associazione. Quindi una formula che si trasforma in metodo all'interno delle classi dove, a fianco a un docente che noi chiamiamo «imprenditivo» – perché viene in qualche modo formato rispetto all'adozione di questa metodologia imprenditoriale nelle classi – vi sono contenuti didattici che rispondono alla logica digitale; ma, soprattutto, c'è questa seconda figura di adulto, quella dell'esperto proveniente da una comunità professionale, che è quella locale di riferimento dove opera la scuola, con programmi didattici che agiscono in ogni fascia, dalla scuola primaria fino alla scuola superiore, università compresa, nelle tre logiche che vi dicevo prima. Questa è una metodologia collaudata che la comunità dei professionisti di Junior Achievement – che in tutto il mondo si ritiene una comunità di pratiche – rivede, rimette in discussione di anno in anno, con una logica di apprendimento continuo, e che si basa su questo concetto esperienziale introdotto nella scuola e con un'attenzione e uno sguardo all'ambito internazionale.
  Ultimo elemento non trascurabile: i professionisti che entrano nella scuola aiutano a fare da ponte, ad accorciare la distanza tra la scuola e il mondo reale, non solo quello del lavoro, portando anche contenuti che rispondono ad una logica di orientamento in modo indiretto.
  Mi sembra importante segnalarvi anche i numeri dell'attività e dell'impatto che Junior Achievement ha generato in questi Pag. 6ultimi anni in Italia, anche perché sono il prodotto di una legge – la n. 107 del 2015 – che ha introdotto l'obbligatorietà dell'alternanza scuola-lavoro. La metodologia Junior Achievement è basata su un dispositivo didattico che si chiama «mini impresa di studenti» che porta l'educazione imprenditoriale nella scuola e che è molto utilizzato all'interno della scuola italiana. Esso ha consentito una crescita a tre cifre di questo progetto, non solo al Nord dove, anzi, la presenza dell'associazione è minore rispetto al Centro e al Sud: più di 157.000 ragazzi fra i 16 e i 18 anni raggiunti dal 2014 al 2019, più di 4.000 volontari, quindi persone che hanno deciso di mettere a disposizione tempo e proprie competenze a favore della scuola al fianco degli insegnanti e dei ragazzi, per un totale di oltre 1.700.000 ore di formazione erogate.
  L'obiettivo specifico di Junior Achievement è quello di promuovere l'educazione imprenditoriale. Su questo punto, non solo in Italia, ma anche in Europa, dove siamo presenti in più di 40 Paesi, abbiamo lavorato a fianco delle istituzioni, quindi anche della Commissione Europea. Siamo tra i promotori che hanno portato nel 2006 la Commissione medesima ad individuare lo spirito di iniziativa come una delle otto competenze chiave, cui è seguito, sempre in ambito europeo, il documento dell’Entrecomp, in cui la competenza imprenditoriale viene definita come una metacompetenza. Osservate quel fiore sulla destra in basso che rappresenta lo specifico di queste competenze che sono incluse in quella più ampia di spirito di iniziativa. In Italia, l'operazione di coinvolgimento di Junior Achievement da parte del Ministero dell'Istruzione in un progetto «Erasmus Plus» ha portato nel 2018 alla realizzazione del sillabo sull'educazione imprenditoriale, un elemento molto significativo che indica come, nella scuola secondaria, indipendentemente dall'alternanza scuola-lavoro, ci sia una tendenza dei docenti ad individuare nella competenza imprenditoriale un elemento da non trascurare.
  Concludo dicendo che abbiamo anche misurato i cambiamenti generati dagli interventi e dai progetti dell'associazione, che vedete essere esplicitati non solo in «Hard Skill» ma soprattutto, cosa più importante, in «Soft Skill». I ragazzi e le ragazze che incontrano l'imprenditorialità a scuola migliorano del 10 per cento il proprio rendimento anche nelle altre materie.
  Infine – un ultimo punto di vista assolutamente non trascurabile – l'educazione imprenditoriale, quando entra in una scuola, dà a quest'ultima la leadership di comunità educante all'interno della comunità locale, creando un ecosistema con tutti gli altri soggetti coinvolti nello sviluppo imprenditoriale. Abbiamo tradotto tutto questo in termini economici: per ogni euro investito in queste progettualità alla comunità locale ne ritornano oltre 4. È un'indagine svolta da Human Foundation con la valutazione SROI, ovvero del ritorno sociale dell'investimento e dell'impatto di un progetto. Come vi dicevo, quindi, la dimensione dell'orientamento è quella dell'occupabilità degli studenti, un pass che loro si portano a casa da questo tipo di esperienze.
  Abbiamo, da ultimo, realizzato alcune slides contenenti raccomandazioni, ma non so se c'è tempo per illustrarle.

  PRESIDENTE. Il tempo è terminato, dovremmo passare a un'altra audizione e poi vediamo se possiamo proseguire con le repliche. Passiamo la parola ad Alessandro Valera, Direttore Generale di Ashoka Italia.

  ALESSANDRO VALERA, direttore generale di Ashoka Italia. Buon pomeriggio a tutti. Grazie dell'invito agli onorevoli deputati e deputate e al presidente.
  Parlo a nome di Ashoka Italia, una realtà internazionale presente da quasi 40 anni, che lavora in 93 Paesi ed è attiva in Italia dal 2014. Ashoka è conosciuta come la più grande rete al mondo di innovatori sociali. Da 40 anni selezioniamo, mettiamo in rete, diamo finanziamenti e allarghiamo l'impatto degli innovatori sociali più influenti a livello globale; un paio di questi hanno anche ricevuto il Premio Nobel. Negli ultimi 10-15 anni abbiamo cambiato il focus del nostro lavoro per far sì che non siano soltanto gli adulti con le idee migliori ad essere aiutati nell'ampliare l'impatto del Pag. 7loro cambiamento, ma anche i ragazzi stessi e abbiamo iniziato a lavorare con le scuole.
  Secondo noi ci troviamo all'interno di un passaggio storico fondamentale, un passaggio dalla ripetizione al cambiamento costante. Abbiamo sentito diverse volte che il periodo fordista è finito: mentre prima la scuola, la società stessa doveva aiutare i nostri ragazzi a fare bene una cosa, ora, secondo noi, è fondamentale abituarli al cambiamento, per se stessi e per la società intera. Chi si sa adattare al cambiamento, prospera; chi non riesce, invece, ne è escluso. Non si tratta più di paesi ricchi in cui i ragazzi hanno un futuro e paesi poveri in cui non ce l'hanno. Lo ha la profuga afgana in Pakistan, che è riuscita ad avere un cambiamento passando attraverso una scuola Change maker, tra l'altro della rete di Ashoka, creata da uno dei nostri Ashoka Fellow. Ryan, invece, vivendo e crescendo in un Paese sviluppato del G8, come il nostro, è riuscito, per lo meno per ora, ad avere un impatto personale meno rilevante. Quindi, la nuova uguaglianza, secondo noi, è tra chi sa gestire il cambiamento e tra chi non vi riesce. Scuole ed educatori devono mettere tutti nelle condizioni di diventare agenti del cambiamento.
  Cosa facciamo noi come organizzazione a livello globale? Identifichiamo e supportiamo gli imprenditori sociali più innovativi, acceleriamo le loro innovazioni per far sì che il numero di beneficiari possa aumentare e accompagniamo anche il processo di cambiamento nell'ambito della scuola. 500 dei nostri 3.500 innovatori sociali lavorano nell'ambito dell'infanzia o della scuola; quindi siamo partiti da loro per capire che cosa è necessario, al di là delle culture e metodologie diverse che implementano. Troverete molti dettagli negli atti che abbiamo depositato. Questa è la nostra teoria del cambiamento. Come gli imprenditori sociali partono da un servizio diretto – come dare un pasto caldo a chi non ce l'ha o occuparsi della donna vittima di violenza – quello che Ashoka ha fatto nel corso degli anni è stato aiutarli, prima, ad ampliare questo servizio, a mettere in open source quest'innovazione per far sì che venendo replicata indipendentemente, diventasse un cambiamento sistemico. Nell'ambito della scuola ricordiamoci che fino a pochi secoli fa, l'idea che essa fosse per tutti e non soltanto per i figli dei ricchi era un pensiero rivoluzionario. Si è iniziato con un servizio diretto, con alcune scuole fatte dall'una o l'altra chiesa, molte volte, per dare un'istruzione ai ragazzi. Poi, questo metodo si è replicato, è diventato un cambio sistemico: la scuola per tutti è diventata un cambio di paradigma, nessuno potrebbe dire oggi che la scuola è solo per i figli dei laureati. Quello che proponiamo noi è di non aspettare 200 anni che questa cosa avvenga indipendentemente, ma accelerare questo processo per mettere al centro il change making, cioè il protagonismo dei ragazzi sul cambiamento. Su questo tema il collega Luca Solesin potrebbe dirci in due parole quello che facciamo in Italia.

  PRESIDENTE. Do la parola a Luca Solesin.

  LUCA SOLESIN, responsabile giovani e scuola di Ashoka Italia. Grazie. La nostra missione, il nostro lavoro è proprio quello di accompagnare il percorso di cambiamento del sistema educativo verso un paradigma trasformativo. Quest'ultimo – lo ha ricordato anche lei, presidente, in passate audizioni e il Ministro, ieri, – è proprio quello che dà ai giovani le competenze per essere protagonisti del cambiamento sociale, per contribuire al cambiamento, non semplicemente subirlo. Noi vogliamo fare questo, e lo facciamo con una metodologia che abbiamo imparato negli anni di lavoro con l'imprenditoria sociale, andando a trovare le soluzioni presso i nostri imprenditori sociali e nelle scuole change maker che selezioniamo.
  Questo paradigma è basato sui principi di rilevanza, equità e di apprendimento permanente. È un principio nuovo, sicuramente adatto alla nuova realtà che stiamo vivendo. Lo facciamo identificando alcune soluzioni. Abbiamo compiuto una mappatura dell'innovazione didattica, cercando di trovare quelle scuole che stanno già mettendo in atto il principio del paradigma trasformativo. Abbiamo compiuto due sessioni Pag. 8 di mappatura dell'innovazione didattica delle scuole che ci indicano una strada da seguire, un modo, alcune soluzioni efficaci che possono essere utilizzate.
  Per contribuire maggiormente ai lavori di questa Commissione, abbiamo identificato tre linee di azioni, tre messaggi, tre concetti che vengono dall'innovazione didattica che abbiamo mappato e dalle 11 scuole change maker che fanno parte di una rete internazionale di più di 270 scuole in tutto il mondo, che riteniamo utili per voi. Il primo è questo: il paradigma trasformativo sottintende una nuova alfabetizzazione, quindi non più soltanto saper scrivere, saper leggere, saper fare di conto, e non solo pensiero computazionale, ma anche l'alfabetizzazione per quanto riguarda le competenze per la vita, le «competenze soft». Proprio la settimana scorsa è uscito il framework europeo Lifecomp. Abbiamo partecipato come Ashoka ai lavori per la creazione del framework di competenze sociali e personali per apprendere ad apprendere. Questo tipo di competenze per noi sono in particolare quattro: l'imprenditorialità, l'empatia, la leadership condivisa e la creatività. Queste competenze sono anche basate su quello che si chiama adesso il quinto pilastro dell'educazione. Nel 1996 il rapporto Delors identifica i quattro pilastri: imparare a fare, imparare ad essere, imparare ad imparare e imparare a vivere insieme. Proprio il mese scorso l'UNESCO ha lanciato una nuova iniziativa – «Futures of Education» – che suggerisce il quinto pilastro, che è imparare a diventare, «Learning to become». Noi ci inseriamo in questo tipo di attività. Alcuni esempi: la scuola-città Pestalozzi di Firenze ha un'ora settimanale di educazione affettiva e relazionale; la scuola secondaria superiore Galilei Costa ha un'ora di change making dove i ragazzi realizzano startup. Secondo punto: la governance. L'innovazione scolastica è abilitata, perché sia sistemica ha bisogno di una governance diversa da quella abituale. Dove c'è una leadership diffusa, integrata, ci sono quadri intermedi, il cosiddetto «Middle management» de facto. Un esempio è il Malignani di Udine, scuola che conoscerete, è una delle più grandi di Italia. Lo staff dirigente è composto da 40 persone. Sempre sulla governance, la scuola è aperta al territorio, agli enti del terzo settore, al volontariato; è una scuola in cui gli studenti hanno voce attiva, hanno la possibilità di scegliere le proprie materie, di fare servizio anche sul territorio.
  L'ultimo punto è stato toccato molte volte all'interno delle audizioni di questa Commissione: la formazione dei docenti. C'è bisogno di innovazione nella formazione dei docenti. Quello che noi proponiamo non è solo il bilanciamento fra formazione disciplinare o didattica, ma anche un tipo di formazione personale professionale. Nella società della conoscenza, la nuova realtà, abbiamo bisogno di un nuovo tipo di docente con altre competenze. Immaginiamoci un docente che non deve solo trasmettere la conoscenza, ma deve abilitare processi di apprendimento ed apprendere a diventare. Quindi anche i docenti devono avere le competenze per lavorare in gruppo, la capacità di lavorare in gruppo in senso collegiale. Un paio di esempi sono il Savoia Benincasa, che struttura una formazione in itinere su team scolastici, e il Liceo Bertolucci, che porta una formazione proprio alla collegialità. Maggiori dettagli sono negli atti, vi ringrazio per la vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie. Adesso do la parola a Katia Tafner, Presidente di Bagus Association.

  KATIA TAFNER, presidente di Bagus Association. Signore e signori deputati, gentile presidente della Commissione, innanzitutto vi rivolgo un saluto e vi ringrazio, a nome di tutta l'associazione Bagus, che oggi rappresento in qualità di presidente fondatrice, per l'interessamento al nostro lavoro e per l'occasione di condivisione che ci viene data oggi in questa prestigiosa sede.
  Il nostro progetto «Bagus educazione emotivo-relazionale» ha come obiettivo il potenziamento dell'intelligenza emotiva nell'individuo all'interno della scuola. Non va però semplicemente inteso come un corso né come una nuova materia a sé stante, bensì come un insegnamento propedeutico Pag. 9all'innovazione didattica di tutte le materie che vengono insegnate. Chiaramente, per raggiungere questo traguardo è necessario un percorso che vi verrà successivamente illustrato dalla dottoressa Cristiana Clementi, che è la formatrice emotivo-relazionale e progettista dello stesso.
  Prima di passarle la parola, vorrei evidenziare le differenze principali tra gli esperimenti già compiuti in questo ambito sulla scena europea, nonché sottolinearvi i punti di maggiore innovazione. Da un breve raffronto, come potete vedere dalla slide, con la Danimarca sulla sinistra e altri 5 Paesi – tra cui l'Italia – sulla destra, emerge che sino ad ora l'approccio a questo tema è stato monotematico: da un lato ci si è occupati di intelligenza emotiva e bullismo e, dall'altro, di intelligenza emotiva ed empatia collegati sempre all'ASP, Abbandono Scolastico Precoce. Le percentuali e i risultati positivi che si possono leggere ci hanno incoraggiati a proseguire in questa direzione, modificando quindi la metodologia ed ampliandone la visione.

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Cristiana Clementi.

  CRISTIANA CLEMENTI, responsabile e ideatrice del progetto «Bagus educazione emotivo-relazionale». Buonasera presidente, buonasera a tutta la Commissione e grazie anche da parte mia per l'attenzione. Mi collego immediatamente a quanto detto dalla dottoressa Tafner con un focus su quelli che noi riteniamo essere i punti di forza di questo progetto, sotto l'aspetto dell'innovazione didattica.
  La caratteristica principale che gli attribuiamo è quella di affiancare per la prima volta ad una metodologia di tipo logico-razionale un'alfabetizzazione emotiva strutturata. Che cosa vuol dire? È un insieme, un mix di competenze che consentono di conoscere, riconoscere e gestire la propria sfera emotiva alla base di qualunque tipo di scelta, di successo o anche di insuccesso, e riconoscere e rispettare la sfera emotiva altrui, quindi tutta una serie di competenze relazionali, fondamentali nella vita di oggi. Non solo, un approccio globale al problema, quindi – come diceva prima la dottoressa Tafner – non finalizzato ad un singolo argomento come può essere l'empatia, l'abbandono scolastico, o altre singole tematiche, ma un approccio a 360 gradi, una funzione propedeutica allo sviluppo dell'educazione emotiva e all'introduzione della psicologia digitale. Si tratta di una cosa molto importante, perché qualunque forma di apprendimento di didattica oggi transita attraverso la strumentazione e la digitalizzazione e noi riteniamo fondamentale che soprattutto i giovani e i bambini siano formati emotivamente a un uso consapevole della tecnologia, proprio per permettere loro di fruirne nel modo migliore. Tutto questo avviene introducendo nella scuola i principi della formazione, accostandoli a quelli dell'istruzione tradizionale: quindi il sapere, il saper fare e il saper essere. Questo ci consente di realizzare un programma di formazione continua che trasformi il bambino di oggi in un adulto consapevole. Infatti il nostro progetto si rivolge principalmente ai bambini delle scuole primarie e ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado. Questo tipo di approccio, portando a una formazione completa e, quindi, a una crescita e ad una maturazione, a un equilibrio della persona adulta di domani, è propedeutico al saper gestire, affrontare ma soprattutto prevenire situazioni ad alto rischio, come il bullismo, lo stalking, i femminicidi, la nomofobia, la ludopatia, la discriminazione di genere, soprattutto manipolazioni affettive e digitali. Accostando questi principi alle tradizionali metodologie e agli obiettivi che riguardano la sfera didattica, si consente di realizzare un metodo integrato e innovativo che si concentra su una nuova immagine di alunno e di studente e sulle sue nuove specifiche esigenze, ma strizzando l'occhio anche alla formazione dei docenti. La caratteristica della metodologia che adesso spiegherò consente infatti un'autoformazione anche dei docenti che, presenti in aula, assisteranno a questo tipo di formazione.
  La parola chiave di questo progetto è «intelligenza emotiva» con tutte le aree ad essa correlate: autostima, consapevolezza Pag. 10di sé, capacità relazionali, motivazione a breve e a lungo termine, qualità della vita e salute. La parte integrante della nostra metodologia sono esperienze d'aula, simulazioni e laboratori di drammatizzazione delle emozioni provate nell'agire e le diverse dinamiche comportamentali. Responsabile della realizzazione scenica, e co-docente, insieme a me, nelle attività pratiche, sarà il dottor Marco Bonini, qui presente. Oltre che noto attore e sceneggiatore, è anche scrittore e si è dedicato a questi temi in particolare nei suoi libri. La nostra sperimentazione pilota partirà a gennaio da Cortina d'Ampezzo, con la scuola parificata Montessori per poi proseguire con altre città del Veneto, una città nel centro Italia e una in Sicilia. Destinatarie del progetto, come ho già detto, sono le classi terza, quarta e quinta della scuola primaria e le classi della scuola secondaria di primo grado. Gli interventi previsti sono 2 ore alla settimana, una volta al mese, per 4 mesi in ciascuna classe, quindi monte ore che supera le 160. Alle ore di docenza vera e propria, sempre sotto questi canoni di apprendimento esperienziale, e, solo in un secondo momento collegati all'apprendimento di teoria e di nozioni, si aggiungono un incontro preliminare di presentazione, riservato alla scuola e ai genitori, e un incontro di restituzione tra genitori e studenti perché riteniamo fondamentale per la buona riuscita coinvolgere e fare rete con le famiglie, in modo da non disperdere le nozioni e le hard skills acquisite dai ragazzi durante la formazione.
  Meta obiettivo di questo progetto è la realizzazione della prima guida all'intelligenza emotiva interamente realizzata dai ragazzi per i ragazzi, nell'ottica della Peer Education, quindi un tentativo di far comunicare i giovani tra loro, con la speranza di centrare al meglio linguaggi e strumenti per trasmettere queste nozioni. Queste le linee guida del nostro progetto.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola a Riccardo Messina, Presidente di United Network Europa.

  RICCARDO MESSINA, presidente di United Nework Europa. Grazie presidente, ringrazio la Commissione non solo per l'audizione, ma perché ha deciso di iniziare questa indagine conoscitiva sull'innovazione didattica che secondo noi rappresenta la cifra della sfida della scuola italiana nei prossimi dieci anni.
  Molto brevemente presento United Network, la più grande organizzazione europea che sviluppa e promuove percorsi innovativi di alta formazione, dedicati ai giovani. Siamo un'organizzazione non governativa ufficialmente associata al dipartimento di Global Communication delle Nazioni Unite per il quale svolgiamo un'attività di sensibilizzazione, prevalentemente sui temi del Millennium Goals; siamo inoltre membri dello United Nations Global Compact Italia. Coinvolgiamo studenti delle scuole superiori e delle scuole medie principalmente, quindi studenti dai 10 ai 18 anni, in simulazioni di assemblee democratiche, delle Nazioni Unite, del Parlamento Europeo, della Camera dei Deputati. Durante questi giochi di ruolo, gli studenti vestendo giacca e cravatta – o tailleur per le ragazze – imparano tutte le abilità tipiche del diplomatico o del deputato; si confrontano anche con i temi di politica interna o internazionale che vengono affrontati ogni giorno da queste assemblee. Abbiamo coinvolto finora circa 30.000 studenti, con una rete di circa 500 scuole italiane, prevalentemente scuole secondarie di primo e secondo grado. Ogni anno organizziamo in Italia, negli Stati Uniti d'America e in Francia circa 40 progetti, alcuni di questi sviluppati insieme al MIUR. Lo facciamo con una serie di partnership, tra cui – a nostro avviso, particolarmente significativa per l'oggetto di questa indagine – la Varkey Foundation, una fondazione di diritto inglese che si occupa di innovazione didattica e organizza ogni anno a Dubai il Global Teacher Prize. Con la Varkey Foundation – e insieme al quotidiano «la Repubblica» – abbiamo sottoscritto un protocollo, siamo diventati partner unico della stessa per l'organizzazione dell’Italian Teacher Award, il premio nazionale, che premia gli insegnanti che hanno proposto nel precedente anno scolastico i progetti didattici più innovativi. Pag. 11 La premiazione avverrà il prossimo gennaio 2020 a Roma.
  Quali sono le finalità dei progetti che invece dedichiamo agli studenti? Ne individuo essenzialmente quattro. La prima è l'orientamento: un orientamento professionale scolastico perché gli studenti si trovano a confrontarsi con quella che potrebbe essere un giorno un'occasione di lavoro, ma anche, in un futuro più prossimo, un'occasione di studio. La seconda è l'internazionalizzazione: la maggior parte dei nostri studenti si confronta in queste simulazioni in lingua inglese. La terza è il tema della digitalizzazione: su questo vorrei fare una nota, segnalando che tutti gli studenti che partecipano ai nostri progetti utilizzano nella loro attività Google Classroom e, nel nostro viaggio nella scuola italiana, abbiamo visto come gli strumenti di Google Classroom siano diventati ormai nella maggior parte degli istituti un momento fondamentale di confronto fra studenti e docenti all'interno di una piattaforma diciamo «safe», come direbbero gli americani. In ultimo le «soft skills», cioè le competenze trasversali che poi sono la cifra dell'attività, sono l'elemento principale, la capacità specifica che gli studenti sviluppano all'interno di queste simulazioni. Secondo noi l'innovazione didattica oggi richiede principalmente alla scuola italiana la capacità di coniugare lo studio delle «hard skills», su cui siamo tradizionalmente molto forti, con le «soft skills», che qualcuno ha definito le «competenze emozionali». Noi le insegniamo attraverso alcuni metodi: il «learning by absorbing», più tradizionale; il «learning by doing», principalmente; il «learning by interacting with others» e il «role playing». In particolare il «role playing» – il gioco di ruolo – è quello che permette agli studenti di unire il sapere, il saper fare e il trovare in maniera autonoma gli strumenti e le nozioni che poi servono per risolvere i problemi che noi poniamo loro. Gli obiettivi sono diversi: innanzitutto il potenziamento della creatività degli studenti, la loro capacità di essere consapevoli dei propri atteggiamenti, ma anche delle proprie capacità, e far emergere le competenze che noi abbiamo definito in qualche modo come «talenti».
  Quali sono i talenti che questo tipo di esperienze interattive sviluppano? Ovviamente il public speaking, il team working, la leadership e il problem solving. Su questo vorrei fare una raccomandazione alla Commissione: noi riteniamo che negli anni 20 di questo secolo, probabilmente la sfida principale per la scuola sarà quella di sviluppare e lanciarsi nel potenziamento delle soft skills degli studenti, perché, dal confronto con gli studenti esteri il tema vero che emerge è che i nostri ragazzi hanno conoscenze infinite, ma spesso hanno difficoltà nel metterle in pratica.
  Concludo, per lasciare poi brevemente la parola al mio collega Mattia Clemente, dicendo che stiamo avviando uno studio col Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Catania: è un primo studio scientifico per misurare l'intensità e l'incidenza di questo tipo di progetti simulati sul potenziamento delle competenze trasversali degli studenti.

  PRESIDENTE. Per Mattia Clemente, responsabile delle relazioni istituzionali, ci sono 2 minuti.

  MATTIA CLEMENTE, responsabile delle relazioni istituzionali di United Network Europa. Buonasera presidente, buonasera a tutta la Commissione.
  Nel poco tempo che mi rimane, volevo presentare un po’ più nel dettaglio l'attività della United Network. Come è noto, la riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione del 2015 ha introdotto l'obbligo dell'alternanza scuola-lavoro nelle scuole, con la possibilità anche di svolgerla nella forma dell'impresa simulata. Pertanto, United Network, in conseguenza dell'introduzione di tale obbligo, ha modificato alcuni tratti distintivi dei progetti di simulazione che promuoveva nelle scuole, affinché potessero essere considerate dagli istituti quali esperienze di alternanza. Questo, nel 2016, è stato riconosciuto dal MIUR, col quale abbiamo sottoscritto un protocollo di intesa nazionale. I nostri progetti simulati risultano ancora più attuali nel Pag. 12quadro della nuova riforma del 2018 che ha rinominato l'ASL – Alternanza Scuola Lavoro – in percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento.
  Veniamo ora un po’ più nello specifico ai progetti, alle nostre attività: come è stato detto dal presidente Riccardo Messina, la nostra organizzazione cura le simulazioni delle più importanti assemblee democratiche, come le Nazioni Unite – i cosiddetti «Model United Nations» –, del Parlamento Europeo e della Camera dei Deputati. Tre sono i principali progetti che organizziamo: il primo è IMUN – Italian Model United Nations – che è la simulazione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nella quale gli studenti si cimentano e approfondiscono i temi oggetto dell'agenda politica internazionale, indossando i panni degli ambasciatori, dei diplomatici di una delle Commissioni tematiche dell'ONU. IMUN si svolge in diverse edizioni regionali: quella che si svolge a Roma è quella più partecipata d'Europa. Poi abbiamo una simulazione delle Nazioni Unite che si svolge a New York. L'ultima giornata, quella conclusiva, si svolge proprio all'interno del Palazzo di Vetro, quindi offrendo una possibilità agli studenti di vivere il vero luogo della diplomazia. Poi la simulazione nazionale dell'assemblea parlamentare, in cui gli studenti simulano il lavoro che voi, onorevoli deputati, svolgete ogni giorno. Quindi propongono leggi ed emendamenti che poi approvano, utilizzando lo stesso regolamento della Camera dei deputati.
  Tutti i topic sono ispirati agli SDGs (sustainable development Ggals) delle Nazioni Unite, questo anche per sensibilizzare i giovani all'agenda 2030 dell'ONU, quindi allo sviluppo sostenibile del nostro pianeta.
  Concludo raccontandovi le modalità con cui svolgiamo i nostri progetti. Da un lato la maggior parte di essi sono organizzati e curati direttamente dallo staff di United Network. Abbiamo più di 500 persone tra i 18 e i 29 anni – quindi molto giovani – che collaborano con noi, tra cui docenti, professionisti dell'educazione e gli stessi studenti che ci aiutano in quest'attività. Lavoriamo in sinergia con le istituzioni scolastiche che, faccio un piccolo appunto, sono più ricettive di quanto si pensi in materia di innovazione didattica. Questi sono due esempi delle sinergie delle collaborazioni: l'Istituto Benedetti Tommaseo di Venezia con cui svolgiamo, organizziamo IMUN, la simulazione delle Nazioni Unite, a Venezia; la scuola media Mattarella di Modena con cui svolgiamo SNAP e IMUN, per l'edizione dell'Emilia Romagna per le scuole medie.
  Vi ringrazio per l'attenzione. Siamo a disposizione per eventuali domande o chiarimenti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Abbiamo pochissimo tempo per gli interventi. Io faccio due brevi cenni ai temi trattati, prima di passare la parola ai colleghi che si sono prenotati. Intelligenza emotiva: abbiamo un provvedimento sul bullismo e cyberbullismo in Commissione giustizia ed è nostra volontà inserire l'aspetto che riguarda l'educazione emotiva e l'intelligenza emotiva anche nel piano di formazione docenti, perché credo che in Italia bisogna ancora partire, probabilmente in maniera forte, su questo tema.
  Libri, book, libri digitali: qui secondo me bisogna provare ad andare un po’ oltre la dicotomia libro cartaceo o libro digitale, perché mi aspetto dalle grandi case editrici del nostro Paese che inizino a produrre anche strumenti hardware e software per l'apprendimento, anche perché ogni casa editrice ha le competenze dei piccoli nuclei di sviluppo.
  Ultima cosa: alternanza scuola-lavoro, che il precedente Governo ha trasformato in percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, che ritengo vadano sfruttati in tutte le loro sfaccettature. Devono essere emanate le nuove linee guida e un approccio più trasversale. Da una visita recente al liceo Da Vinci di Reggio Calabria, è emerso come si possa utilizzare in maniera anche creativa l'alternanza scuola-lavoro, aggiungendo moduli di curvatura per creare approfondimenti disciplinari quale, ad esempio, l'esperienza del liceo Biomedico, che ha visto il coinvolgimento dell'ordine dei professionisti medici. Quindi se noi potessimo ampliare questo tipo di esperienza anche ad altri settori professionali, e fare delle curvature didattiche, credo che l'alternanza Pag. 13 scuola-lavoro, ora percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento, potrebbe rafforzare ulteriormente il proprio apporto qualitativo al Paese.
  Do ora la parola al deputato Mollicone.

  FEDERICO MOLLICONE. Grazie innanzitutto alle associazioni che sono intervenute e che hanno dedicato tempo prezioso ad elaborare le presentazioni su temi dell'indagine conoscitiva in materia di innovazione didattica, che ci stanno molto a cuore. Siamo stati, infatti, tra i proponenti insieme alla collega Carbonaro e ad altri colleghi, perché riteniamo importante andare a conoscere direttamente le esperienze, i casi studio e le realtà, anche private, che sviluppano o hanno sviluppato strategie di innovazione. Abbiamo ascoltato e sono molto d'accordo che gli agenti del cambiamento – scusate se uso un po’ di italiano rispetto a tutto questo inglese, ma penso che sia giusto anche valorizzare la nostra lingua – vadano nella direzione di stimolare il Ministero al cambiamento, perché è necessario – lo ha detto l'Indire in audizione, non lo dice Fratelli d'Italia – lavorare per rivoluzionare la scuola, in via sperimentale ovviamente, per superare lo schema classico docente-discente.
  Questa è una prima direttrice. Abbiamo ascoltato con molto interesse l'analisi dell'ANGI sull'editoria digitale e sull'innovazione nell'apprendimento attraverso la cultura digitale. Considerate, rispetto anche a quello che adesso diceva il presidente, che le nuove generazioni apprendono, sono tornate ad apprendere per via orale. Diciamo che i ragazzi non leggono più: io ho un figlio di 14 anni e una di 22, e posso dire che non è vero che i ragazzi non leggono più. Apprendono, almeno quelli più curiosi e più aperti all'approfondimento, in maniera crossmediale e quindi ascoltano, vedono, imparano anche attraverso la tradizione orale, tanto che sembra di essere tornati addirittura ai tempi antichi della tradizione orale.
  Concludo sottolineando l'interesse per l'aspetto dell'introduzione dell'empatia. Un paio di associazioni ne hanno parlato, in particolare la Bagus. Empatia come insegnamento, come prassi di insegnamento all'interno delle scuole. Se si vuole superare il bullismo e le altre devianze è importante insegnare soprattutto l'importanza delle relazioni e delle emozioni, anche come tracciabilità di eventuali problemi. Se ci si accorge che in una classe ci sono problemi relazionali, l'empatia come prassi può essere sicuramente utile.
  Un appello sull'editoria digitale: come appunto citato all'inizio dall'ANGI, credo che dovremmo avviare una serie di audizioni della categoria per capire come ci si è evoluti da questa speculazione editoriale cartacea a quella digitale, con tutto rispetto dell'indotto e dei libri. Sono un appassionato di libri, di codici, di fonti e, a mio avviso, vanno studiati nelle scuole, così come va insegnato l'amore per la lettura tradizionale. Tuttavia, bisogna aprire all'innovazione per risparmiare carta, tempo e, ovviamente, anche per far risparmiare soldi alle famiglie.

  PRESIDENTE. Grazie. Deputata Aprea.

  VALENTINA APREA. Grazie Presidente. Ringrazio tutte le associazioni. È stata musica per le mie orecchie! Ho appena pubblicato il libro «La scuola dei centennials», casa editrice Egea. Tutto quello che avete detto è in quel testo; non posso che farvi i complimenti. Devo dire, però, che se è vero che l'era digitale ha moltiplicato a dismisura gli ambienti di apprendimento – e condivido quello che ha appena detto il collega Mollicone a proposito dei ragazzi che apprendono di più e in modo diverso – e se noi continueremo a valutarli secondo il sistema monomediale, naturalmente il giudizio sarà negativo. Dobbiamo imparare a rispettarli per quello che sono: sono nativi digitali, senza essere maturi digitali; quindi c'è molto lavoro da fare lo stesso, ma è un lavoro diverso che richiede esattamente tutte le cose che voi avete detto. Tra l'altro sappiamo benissimo, proprio per gli studi e i rapporti che avete citato, che dalle hard skills siamo passati alle soft skills e adesso ormai si parla di life skills e non si potrà vivere, non si potrà essere cittadini nell'era digitale se non si avranno certe competenze. Allora, saper essere, saper Pag. 14 fare e saper innovare sicuramente diventa un must.
  Che cosa vi posso chiedere? Sicuramente di continuare a lavorare nelle scuole, di fare avvertire la vostra presenza anche in sedi ministeriali e vi dico perché: stiamo spingendo molto come Commissione, si tratta di temi cari alla Commissione cultura per una formazione degli insegnanti del terzo millennio. Non vorremmo che la formazione – almeno io non lo auspico – venga fatta dai soliti noti, che dicono di voler fare una formazione diversa, ma che non appartengono ai circuiti internazionali, che non usano strumenti quali quelli che ci avete qui rappresentato. Quindi il suggerimento è di farvi conoscere anche in sede ministeriale e presso le case editrici, perché, come dicono i miei colleghi – l'onorevole Piccoli Nardelli e l'onorevole Mollicone – i libri devono poter avere anche parte di realtà aumentata, aggiornamenti digitali, come già in parte c'è ma è ancora troppo poco. Si può fare molto di più anche sul cartaceo obbligatorio che viene poi adottato dalle scuole, ancorché alternativo all’E-Book che naturalmente prima o poi arriverà. Buon lavoro, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Deputata Piccoli Nardelli.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Grazie presidente. Grazie agli ospiti. Intervengo veramente solo per ringraziare. Ci avete detto cose molto interessanti che toccano tanti punti di vista e tanti elementi per interventi sull'educazione in generale e sulla scuola in particolare. Devo dire che questa Commissione è particolarmente coinvolta sul problema dell'azione #24 della legge n. 107, cioè del digitale a scuola e quindi del libro di testo digitale e di quello che ciò comporta.
  Gino Roncaglia che, come sapete è stato ospite spesso di questa Commissione su questi temi, ed è di estrema autorevolezza, sostiene la necessità di portare avanti l'uno e l'altro insieme, il cartaceo e il digitale, così come di portare avanti biblioteche innovative scolastiche, che siano analogiche e digitali insieme. Credo che su questo e sul trovare forme di accordo che ci consentano di andare avanti con equilibrio, quindi di innovare ma tenendo conto anche della grande tradizione del nostro Paese, si giocherà la sfida futura. Vi ringrazio molto per la vostra partecipazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente gli ospiti anche per il ricco materiale depositato di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico (vedi allegati). Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.

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