XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 18 luglio 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallo Luigi , Presidente ... 3 

Audizione di Silvia Costa, membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo, nell'ambito dell'esame della Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa creativa (2021-2027) e che abroga il regolamento (UE) n. 1295/2013 (COM(2018)366 final) (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento):
Gallo Luigi , Presidente ... 3 
Costa Silvia , membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo ... 3 
Gallo Luigi , Presidente ... 8 
Basini Giuseppe (LEGA)  ... 8 
Fusacchia Alessandro (Misto-+E-CD)  ... 8 
Frate Flora (M5S)  ... 9 
Casciello Luigi (FI)  ... 10 
Di Giorgi Rosa Maria (PD)  ... 11 
Gallo Luigi , Presidente ... 12 
Fogliani Ketty (LEGA)  ... 12 
Mollicone Federico (FDI)  ... 12 
Marrocco Patrizia (FI)  ... 13 
Costa Silvia , membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo ... 13 
Marrocco Patrizia (FI)  ... 13 
Gallo Luigi , Presidente ... 13 
Costa Silvia , membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo ... 13 
Gallo Luigi , Presidente ... 14 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata dall'onorevole Silvia Costa ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI GALLO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Silvia Costa, membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo, nell'ambito dell'esame della Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa creativa (2021-2027) e che abroga il regolamento (UE) n. 1295/2013 (COM(2018)366 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento, dell'onorevole Silvia Costa, che ringrazio di essersi resa disponibile a venire a parlarci del programma Europa creativa (2021-2027), di cui questa Commissione ha iniziato l'esame il 4 luglio scorso, in vista dell'eventuale adozione di un documento finale.
  Ricordo che l'onorevole Costa, che non ha bisogno di presentazioni, è oggi membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo e relatrice nella medesima Commissione sulla proposta di programma Europa creativa.
  Do quindi la parola all'onorevole Silvia Costa.

  SILVIA COSTA, membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo. Buongiorno a tutti. Sono molto emozionata nel ritrovarmi qui. Ho lavorato proprio in questa Commissione e quindi mi fa molto piacere ritrovarvi dopo il nostro incontro all'iniziativa che ho promosso il 12 luglio a livello istituzionale come relatore qui vicino, a Palazzo Venezia, dove lei ha avuto la cortesia di intervenire e dove sono stati presenti anche altri colleghi, che ringrazio ancora per il contributo dato.
  Questo nostro incontro mi pare veramente un'occasione preziosa, perché il vostro percorso di esame dei programmi pluriennali all'interno del quadro di finanziamento pluriennale europeo 2021-2027, uno dei quali è Europa creativa, si svolge in parallelo con quanto sta avvenendo nel Parlamento europeo. Vorrei darvi qualche riferimento procedurale anche in relazione a possibili ulteriori appuntamenti. Come relatrice sono stata sempre impegnata a cercare forme di ascolto per consentire una partecipazione alla fase ascendente che, secondo i propri regolamenti, i Parlamenti nazionali hanno già rispetto sia alle direttive che ai pronunciamenti europei per una serie di aspetti, che è giusto integrare anche con incontri come questo. Voglio subito dirvi che, d'intesa con i rappresentanti del Parlamento italiano, cioè di Camera e Senato (sono due donne molto in gamba che vi rappresentano in modo molto attivo in Parlamento europeo) si sta pensando di fare a settembre, a Roma, presso gli uffici del Parlamento europeo, un incontro con le due Commissioni cultura e istruzione di Camera e Senato, per esaminare tutti i programmi che afferiscono alla nostra Commissione. Pag. 4
  Come sapete, oggi riferisco sul programma di cui sono relatrice, Europa creativa. Accenno qualcosa all'Agenda della cultura, ma ci sono anche Erasmus, il programma Valori e diritti, un nuovo programma che non so se afferisca alla vostra Commissione, come alla nostra in Parlamento europeo, e ci occupiamo anche del Corpo europeo di solidarietà (non so se questo rientra tra le competenze della vostra Commissione).
  In secondo luogo, avrete già ricevuto un invito della Commissione cultura del Parlamento europeo per il prossimo 19 novembre a Bruxelles, invito arrivato al presidente che poi sarà esteso ai colleghi delle due Camere. Sarà una conferenza dedicata alle prospettive dopo l'Anno europeo del patrimonio culturale che, come sapete, è quest'anno, perché vogliamo che ci sia una legacy e non rimanga confinato solo in quest'anno.
  Terza informazione (mi scuso, ma mi sembra utile perché attiene a una frequentazione più diretta): una delegazione della Commissione cultura sarà a Roma nel prossimo ottobre e so che si sta già lavorando con gli uffici e con i colleghi (saranno una decina) per organizzare in quell'occasione un incontro con le Commissioni, uno scambio con i colleghi parlamentari europei.
  Questo era per darvi il quadro di un percorso più ampio. Come sapete, abbiamo avviato da tempo il dibattito sulle politiche culturali europee e abbiamo un tema di fondo che vorrei illustrare brevemente. Come molti colleghi parlamentari nazionali che hanno seguito questa faccenda sanno, non è stato facile in questi anni affermare la centralità della cultura, della creatività, la dimensione culturale dell'Europa, e ne vediamo gli effetti. È stata una strada molto in salita, ma ritengo che, se nella precedente legislatura abbiamo posto le basi, in questa abbiamo continuato una grande interlocuzione con il Parlamento e con i Governi italiani, in particolare a partire dalla presidenza italiana del 2014 che ha fatto la differenza in Europa, perché abbiamo impostato in quell'occasione l'agenda con le priorità per la cultura in Europa. Da questa fase è nata una vera policy sulle politiche culturali e creative, quindi Europa creativa si inserisce in questa filosofia. Abbiamo aperto nuove vie di politiche dedicate alla cultura, e vi ricordo l'importante pronunciamento sul patrimonio culturale europeo per una gestione che sia integrata, accessibile e partecipativa.
  Ho visto nelle relazioni dei due relatori dell'Agenda culturale e di Europa creativa che questo tema vi sta molto a cuore: l'accesso alla fruizione del patrimonio è un tema centrale, basti pensare che accanto alla percezione dell'importanza del patrimonio culturale tangibile e intangibile per i cittadini europei e italiani, che supera l'80 per cento (non solo quello di casa propria, ma sul piano culturale europeo), c'è però un accesso alla fruizione che non raggiunge la metà dei cittadini, il che vuol dire che ci sono ancora ostacoli per la possibile partecipazione culturale. Siamo nell'Anno del patrimonio culturale, siamo al settantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti universali dell'ONU, che colloca i diritti culturali all'interno di questo processo, e sapete che la Convenzione di Faro (mi rallegro che il Parlamento italiano veda proposte di legge per la sua ratifica, ci tengo molto) è una svolta nel rapporto fra cittadino e patrimonio culturale, perché per la prima volta si configura un diritto al patrimonio culturale della persona e una responsabilità delle comunità verso il patrimonio. Questo è il quadro concettuale.
  L'altra grande strategia che abbiamo aperto in questi anni, di cui c'è un riflesso in Europa creativa, è la nuova strategia di diplomazia culturale europea. Ci sono stati due commissari, Federica Mogherini e Tibor Navracsics, che hanno delineato su spinta del Parlamento questa nuova priorità, per cui in tutte le relazioni bilaterali Europa/mondo, la dimensione culturale, creativa, audiovisiva oltre che educativa deve essere presente. Segnali forti li abbiamo già oggi nei nuovi programmi.
  La terza linea strategica, che credo vi stia a cuore perché è un tema molto innovativo, che coinvolge molto anche i giovani, è quella di settori e imprese culturali e creative, un nuovo settore molto promettente. Ho visto che nelle vostre relazioni lo Pag. 5avete messo in evidenza, a seconda del perimetro si può parlare del 5-7 per cento del PIL europeo, ma sicuramente bisogna rafforzarne competenze e prospettive.
  Naturalmente non ci sfuggono le sfide a cui è sottoposta l'Europa all'interno e all'esterno, che determinano l'esigenza sempre più forte di dare una dimensione culturale di dialogo interculturale, di capacità, di competenze innovative e di sfida del digitale, che rendono assolutamente necessario investire in questo senso.
  A seguito della prima approvazione del programma Europa creativa nel 2014, l'Italia grazie al Parlamento italiano (vi faccio i complimenti) si è dotata di uno strumento, il Tavolo per Europa creativa presso il Ministero dei Beni culturali – che mi auguro rimanga nelle modalità che vorrà il nuovo ministro che ho già incontrato qualche giorno fa – tavolo che considero importante perché è un luogo, che mancava, di dialogo interistituzionale fra tutte le amministrazioni interessate, le regioni, gli stakeholder e gli esperti. Credo sia stata per noi un'interlocuzione importantissima, quindi vi presento la dottoressa Loglio, che ne è stata finora la presidente.
  Queste sono le novità delineate nell'Agenda della cultura, cioè quelle che vi ho accennato rispetto alle nuove strategie specifiche inaugurate. A queste si aggiunge il Regolamento – importantissimo dopo la distruzione intenzionale del patrimonio avvenuta nei Paesi del Medio Oriente (pensiamo soltanto a Palmira per avere un simbolo) – sul traffico illecito dei beni culturali. Noi abbiamo già dato il parere e stiamo per approvare la nuova direttiva, che mancava in Europa, sull'importazione dei beni culturali in particolare dai Paesi in conflitto. Dagli atti parlamentari della vostra Commissione ho avuto modo di leggere le relazioni dell'onorevole Paolo Lattanzio e dell'onorevole Flora Frate, che ringrazio per aver illustrato in modo molto accurato e intelligente le due proposte, dandone anche alcune interpretazioni. Vorrei aggiungere che, come avete detto molto bene, l'agenda europea, rispetto alle strategie che abbiamo aperto sulle politiche culturali, ovvero più focus sulla cultura e più dimensione orizzontale della cultura in tutte le policies, è finalmente il primo documento. Ricordate che la precedente Agenda culturale europea era del 2007, e in genere si colloca nel 2007 la nascita di una prima, timida policy culturale europea, che è l'ultima arrivata dopo quella educativa, che era più avanzata.
  Abbiamo di fronte un nuovo decennio, quindi è molto importante avere i nuovi programmi nella visione complessiva che dà l'Agenda per una cultura europea, in cui viene delineata una policy più olistica. Nell'Agenda si parla di un collegamento con gli obiettivi di Agenda 2030 dell'ONU sullo sviluppo sostenibile, e noi diciamo che la cultura è il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile, perché, senza l'accesso alla cultura, l'espressione culturale e la conoscenza del patrimonio, la cultura non si rigenera; quindi c'è una dimensione a volte oscurata della sostenibilità dello sviluppo.
  Passando al tema del collegamento fra digitale e cultura, ci sarà un'azione specifica «digital for culture» che è stata annunciata dalla commissaria al digitale e poi, naturalmente, anche quella di cominciare a muoversi sulle politiche della diplomazia culturale. L'onorevole Lattanzio ha messo in evidenza giustamente due passaggi importanti: la dichiarazione a Roma dei leaders che per la prima volta hanno inserito cultura ed educazione come fari del prossimo sviluppo dell'Europa e il pilastro sociale approvato a Göteborg, che, all'inizio non conteneva una parola su cultura ed educazione; ma, grazie all'iniziativa di alcuni Governi nel Parlamento europeo sono state inserite.
  Dalla relazione su Europa creativa dell'onorevole Frate emerge il duplice valore che per noi è un elemento fondamentale, intrinseco, della cultura e anche economico e di sviluppo; quindi, non la cultura ancillare del dato economico, ma nemmeno una cultura che non sia consapevole dell'esigenza di confrontarsi con competitività sull'industria culturale audiovisiva europea e mondiale.
  Parlerò ora del nuovo quadro in cui si inserisce Europa creativa. Diciamo subito una cosa dolorosa che riguarda le risorse: Pag. 6il quadro pluriennale finanziario globale per i prossimi sette anni 2021-2027 arriva a circa 1.100 miliardi per tutti i programmi; tuttavia, alcune questioni hanno imposto una modifica della misura delle risorse, per cui vediamo tagliata in parte l'agricoltura, la coesione (non per l'Italia, che invece ha avuto un miglioramento) e quindi il segno meno, a causa della Brexit (12 miliardi vengono a mancare, a meno che non ci siano accordi) e sono subentrate nuove politiche europee di difesa, sicurezza, immigrazione. In questo quadro Europa creativa ha invece avuto un aumento: siamo passati da 1 miliardo e 400 milioni di euro del settennio precedente a 1 miliardo e 800 che però, essendo al netto dell'inflazione, non è un aumento così significativo. Vi devo dire anche che rispetto alla giusta ambizione di questo programma, che inserisce molte nuove linee di intervento e ha uno sguardo più strutturato, le risorse saranno inadeguate. Sono felice che lo abbiano evidenziato sia la relazione della vostra relatrice, sia la nota del Governo italiano inviata l'11 luglio alla Commissione europea e arrivata a noi parlamentari: spero che sia una battaglia comune e che la si combatta per la cultura in Europa, attraverso l'importante indirizzo che voi darete alla Commissione europea; una battaglia che mi auguro faranno il Governo italiano e il Ministro della cultura ai tavoli europei. Noi certamente faremo la nostra parte, io la farò come parlamentare.
  Sapete com'è configurato il programma, quindi non devo descrivervelo; ne evidenzierò comunque i nodi, perché tengo a condividere con voi la strategia che spero sia possibile sviluppare meglio. Abbiamo un programma che si distingue in tre sezioni: cultura e creatività, media e audiovisivo, settore transettoriale. A questo si aggiunge l'importante rilancio di iniziative faro dell'Unione europea che non vorrei perdessimo di vista, come le Capitali europee della cultura (l'anno prossimo saranno Matera e una città bulgara) per cui è stata realizzata una riforma molto importante, facendo sì che dal 2021 le Capitali europee ogni tre anni siano tre e non due, perché ci sarà anche una capitale dei Paesi candidati, che nel 2021 sarà la città serba di Novi Sad.
  Sui premi europei vorrei aggiungere – e avrei piacere se lo condivideste – che ci sono premi per tanti settori, ma non più per il teatro europeo; a mio avviso andrebbe ripristinato.
  Sulla cultura segnalo che vi erano quattro linee di indirizzo: veramente poche rispetto alla grande ricchezza culturale a cui si deve rivolgere; quindi sono state aggiunte alcune linee importanti (mi interessa anche il vostro parere): una specifica dedicata alla musica, che è già cominciata con un progetto pilota del Parlamento europeo, il «Music Moves Europe»; una specifica dedicata al patrimonio culturale, in cui vorremmo mettere non solo l'architettura, ma anche il patrimonio contemporaneo che mi sembra importante; una specifica legata alla promozione della circolazione dei libri, perché è veramente insufficiente quanto si fa oggi per far sì che l'editoria superi i confini nazionali (non possiamo limitarci a fare piccole traduzioni, bisogna fare un lavoro di promozione); e infine una cosa a cui teniamo moltissimo e che finalmente è stata accolta: un programma mirato di mobilità degli artisti, dei creativi, dei protagonisti della cultura che comincerà già nel 2019 sperimentalmente. Queste sono le buone notizie.
  Media rimane come programma nella struttura già esistente, però vorrei dirvi alcune cose mostrandovi alcune slide delle proposte di modifica che ritengo di avanzare, sulle quali mi interessa conoscere il vostro parere. Si dice che si vuole un lavoro orizzontale con gli altri programmi, ma se non si mettono dei vincoli anche negli altri programmi – per esempio, fondi strutturali, Horizon Europa ricerca, e la politica di diplomazia culturale – che potranno integrare le risorse, questo non è sufficiente. Secondo punto. Non basta che gli obiettivi generali riguardino la cooperazione europea e la competitività: ne manca uno specifico sulla qualità artistica e sull'investimento nelle professioni, nei curricula degli artisti e nella formazione artistica. Il Regolamento scritto in breve è molto light, ovvero non descrive bene le Pag. 7azioni e non pone priorità; noi riteniamo (lo dico un po’ semplicemente) che la Commissione non possa tenere le mani totalmente libere con aggiornamenti annuali, ignorando i co-legislatori che si chiamano Consiglio dei Ministri e Parlamento europeo: vogliamo più elementi di certezza anche per gli operatori.
  La cultura è il settore maggiormente sottofinanziato, come ho detto prima. Ha una mancanza totale (questa è la maggiore critica che facciamo) di indicatori qualitativi: se andate a vedere su che base i valutatori saranno chiamati ad esaminare i progetti, troverete soltanto indicatori quantitativi. Abbiamo chiesto in proposito un incontro tecnico con la Commissione a settembre: se non saremo soddisfatti chiederemo di fare atti delegati specifici per questa materia. Inoltre non ci sono le priorità; non ci sono le differenze fra piccoli e grandi progetti e anche sul bilanciamento territoriale europeo, quindi mancano i dettagli che però fanno la differenza sulle priorità politiche del programma.
  Sapete che sarà approvata in plenaria a Strasburgo (ormai è definitivo, l'accordo è stato fatto) l'importantissima direttiva su Media e audiovisivi, che vi invito a valutare perché è un grande passo avanti per mettere alcune regole sulle piattaforme: anche quelle di video on demand. Sapete che per le televisioni ci sono quote di produzione europea che devono essere programmate, per altri no, e abbiamo finalmente introdotto quote di film europei e non nazionali, e la possibilità per gli Stati membri di chiedere a questi attori globali di reinvestire in produzioni indipendenti nazionali.
  Questo è un punto molto atteso dal settore, così come lo è la direttiva sul copyright su cui ci sono idee diverse, ma il principio della giusta remunerazione degli autori ci pare molto importante.
  Una cosa delicata è quella di reinserire la parola «indipendenti» – che era sparita – rispetto ai soggetti che chiedono le risorse di Media. Mi riferisco ai produttori e ai distributori, che possono fare co-produzioni con le televisioni, ma deve essere il produttore indipendente a partecipare al programma.
  Non ci sono le priorità che avevamo messo l'altra volta (i bambini, i documenti, i corti), mentre segnalo in positivo l'idea – ancora non molto ben descritta – di creare una piattaforma europea di offerta di film europei.
  Chiudo sul transettoriale, che è molto innovato. Per me sono importanti due questioni. La prima: è stata inserita un'attenzione specifica nel programma Europa creativa sul pluralismo dei media, sulla formazione dei giornalisti, sulla cooperazione fra giornalisti anche per migliorare la qualità dell'informazione, la grande questione problematica. Non so bene quali azioni si possano fare, ma ricordo ad esempio (lo dico perché potremmo anche puntare a qualche eccellenza italiana) che l'Istituto europeo di Firenze ha un ottimo centro di monitoraggio del pluralismo dei media in Europa che, con un progetto pilota del Parlamento, sosteniamo da tempo. Perché non pensare di suggerire anche questo, cioè il monitoraggio del pluralismo nei media, e inserirlo in una struttura?
  Altra cosa è invece quella della governance, su cui chiudo. Temiamo che tutto quello che abbiamo realizzato per una politica culturale visibile in Europa si possa perdere se manca un cruscotto adeguato. Abbiamo visto molto positivamente che l'Anno europeo del patrimonio culturale, che sta andando molto bene, ha creato per la prima volta un cruscotto presso la Commissione, di cui fanno parte tutti gli Stati membri, quindi tutti i Ministeri della cultura, tutti gli stakeholder europei selezionati con un apposito bando europeo, cioè le reti, i conservatori, Europa Nostra, l'Unesco. Ne fanno parte due parlamentari, ma, soprattutto, si sono rese disponibili ben 13 Direzioni generali della coesione europea, che mai si erano occupate di cultura, perché avere un catalizzatore come l'Anno europeo del patrimonio culturale ha fatto scattare la voglia di esserci. Quindi, abbiamo avuto cose interessantissime: la collaborazione fra tre diverse DG e commissari, ricerca, digitale e cultura, una magnifica conferenza di alto livello a Bruxelles (mai successo prima) dove due esperienze su quattro di quelle più citate sono italiane Pag. 8e mi fa molto piacere dirvelo: CNR e Firenze università. Era, praticamente, il digitale applicato al patrimonio culturale, tutte le possibili declinazioni anche per favorire l’audience development, cioè il maggiore ampliamento a tutti i pubblici e a tutti i linguaggi, l'inclusione della partecipazione culturale. Vedo questo come promettente, quindi chiediamo che nell'Agenda europea (e spero che ci aiutiate in questo) la governance sperimentata per l'Anno europeo continui. Mi scuso per aver preso troppo tempo. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Silvia Costa, accompagnata dalla dottoressa Cristina Loglio, Presidente del Tavolo tecnico su Europa creativa presso il MIBAC. Lascio la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE BASINI. Innanzitutto ringrazio l'onorevole Costa, che conosco e stimo da molti anni, di essere venuta e approfitto per farle un paio di domande.
  Il programma culturale dell'Unione europea è evidentemente qualcosa di articolato che si snoda su molti anni, è qualcosa di complesso, ma penso che dovrebbe essere fatto ogni sforzo, a parte le cose già citate, per inserirvi due temi. Il primo è quello dell’epos dell'Europa. Il primo problema che ha oggi l'Europa è infatti quello di non avere una Chanson de geste sottostante, che spinga verso l'unità. L'unità non si farà solamente per questioni economiche o normative, ma deve esserci una spinta ideale, il che andrebbe benissimo se l'Europa non possedesse già una Chanson de geste: l'Europa dei castelli, l'Europa delle leggende, l'Europa delle cattedrali, l'Europa dell'amor cortese, tutte le ondate culturali sono state europee e non solo nazionali. Che il programma Cultura dell'Unione europea inserisca questo, ossia il riconoscimento di un epos europeo, è importante per le ragioni della stessa unità. Quando ero bambino, molto tempo fa, si faceva uso di termini come Palais Charlemagne, Europa carolingia, ma questo è scomparso da diversi anni e andrebbe recuperato.
  L'altra cosa che credo sarebbe utile si riferisce al mondo della ricerca. Abbiamo moltissime istituzioni integrate europee di ricerca, ma poche e, tra loro, assolutamente non la migliore, cioè il CERN, – sono collegate in qualche modo all'Unione europea. Se fosse possibile trovare un modo per collegare queste varie realtà che vanno dai satelliti ai razzi, dalla fisica nucleare all'astrofisica, alle Società nazionali di fisica, e inserirle all'interno del quadro UE – un po’, mutatis mutandis, quello che succederebbe di positivo se la struttura politica della UE fosse anche lei ricondotta a qualcosa di unitario, se ad esempio il Consiglio dei ministri europeo fosse istituzionalizzato come Camera alta dell'Europa, perché in questo caso non sarebbe ancora un modello federale, ma almeno confederale sì – avremmo un Governo, che è la Commissione, e una Camera bassa, ovvero il Parlamento. La stessa cosa andrebbe fatta (non so in che veste, ma si può studiare il problema) nel mondo della ricerca.
  Volevo segnalare questi due punti a Silvia Costa, ben sapendo che è in grado di portarli avanti meglio di chiunque altro. Grazie.

  ALESSANDRO FUSACCHIA. Avrei un paio di domande. La prima: cosa ci aspettiamo in termini di calendario complessivo per l'approvazione del pacchetto finanziario? Tradotto: lo fa questo Parlamento europeo o lo farà il prossimo? Potrebbe cambiare in maniera drastica il risultato di tutto quello che stiamo dicendo?
  Seconda questione. Capisco la resistenza alla delega in bianco alla Commissione e quindi al mancato spacchettamento all'interno dei pacchetti finanziari, ma voglio tirare fuori un'immagine. Davanti al Ministero dell'istruzione e della ricerca a viale Trastevere, a Roma, un palazzo molto bello di inizio ’900, ci sono due rampe che portano all'ingresso e due spazi vuoti, dove dovevano essere collocate statue mai realizzate. Una bella immagine sarebbe bandire un concorso nelle scuole in cui, con stampa 3D, riproduciamo a dimensione reale opere d'arte distrutte in Siria, magari anche fosforescenti rosa. Cosa voglio dire, indipendentemente dal giudizio del collega Pag. 9Sgarbi, con una cosa del genere? Il programma che stiamo costruendo ci permette di mettere insieme pezzi diversi, istruzione, cultura e tecnologia, per riuscire a fare in modo che la creatività lato sensu metta insieme queste domande, oppure lo stiamo segmentando troppo secondo il suo punto di vista?
  Ho molto apprezzato la proposta sugli artisti, perché abbiamo l'idea che gli artisti siano solo pittori o scultori, ma, invece, gli artisti relazionali stanno facendo un lavoro strepitoso in giro per l'Europa per tenere insieme il tessuto sociale nel momento in cui diventa tutto intergovernativo.
  Ultima cosa. Visto che i Governi si stanno un po’ incartando, nel senso che stanno restituendo complessivamente uno scenario un po’ triste di un'Europa che non riesce a mettersi d'accordo nemmeno se d'estate andare al mare o in montagna, perché non puntare sull'Europa delle città? Il collega prima parlava dell'Europa dei castelli; perché non investiamo pesantemente sul coinvolgimento di tanti sindaci in giro per l'Europa per cercare di declinare, con politiche aggiuntive a livello locale che complementano e vanno nella stessa direzione di quello che può fare il Parlamento o la Commissione sul lato culturale?
  L'ultima domanda secca: cosa possiamo fare noi? Non ho alcuna intenzione di proporre la trasformazione di una Commissione parlamentare di un Parlamento nazionale in una lobby che fa pressione su un altro Parlamento, però come vi possiamo aiutare nei prossimi mesi nel dibattito che verrà fuori, cioè come possiamo diventare un fattore di pressione collettiva in questa Commissione, ma anche nelle Commissioni gemelle di tanti altri Parlamenti d'Europa su questa questione della cultura?
  Facciamo un'azione sinergica e facciamo vedere che non è interesse della singola Commissione che se la gioca a Strasburgo e Bruxelles con altre Commissioni, e che c'è un ragionamento più diffuso. Sono abbastanza convinto che iniziative di questo tipo non saranno prese dalle Commissioni dei trasporti e dell'energia, quindi sfruttiamo l'effetto novità. Volevo quindi chiedere alla collega Costa come possiamo diventare un pungolo che aiuti voi a fare meglio il vostro lavoro, perché ne beneficiamo anche noi in Italia.

  FLORA FRATE. Grazie, presidente, grazie, onorevoli colleghi. Un grazie particolare all'onorevole Costa per aver partecipato all'incontro odierno.
  «La cultura – cito testualmente le sue parole – è ciò che rende l'Europa Europa ed è quello che può offrire anche una risposta alla crisi, che è una crisi identitaria, crisi di dialogo interculturale, ma anche di significati. Il patrimonio culturale europeo è un bene primario da condividere, su cui l'Europa deve investire molto di più». Aggiungo che esiste un'Europa dei popoli e della cultura che è la vera Europa da portare avanti. Grazie a progetti come Europa creativa noi possiamo fare del patrimonio culturale europeo una casa comune di dialogo e di confronto, ed in questa casa comune può esercitare un importante ruolo proprio l'Italia, terra ricchissima di beni culturali, nonché crocevia sul Mediterraneo, quindi ben vengano progetti come Europa creativa ed altri, ben venga un dialogo fitto con le istituzioni europee.
  Oggi la paura e l'incertezza dominano le nostre società, generando una crisi profonda dei valori comuni, ma alla crisi dei valori la risposta non può essere un ritorno al passato, a nostalgie nazionalistiche, e la cultura intesa come industria culturale, capace di produrre ricchezza materiale e immateriale può essere il collante per dare nuova energia e linfa ai nostri valori. Solo così l'Europa può riconquistare forza e credibilità, sconfiggendo la politica della paura.
  Secondo i dati della Commissione europea, i settori culturali e creativi europei generano circa 509 miliardi di euro in valore aggiunto al Prodotto interno lordo, pari al 5,3 per cento del totale dell'Unione europea, e danno lavoro a oltre 12 milioni di addetti a tempo pieno, equivalenti al 7,5 per cento della forza lavoro europea, risultando il terzo più grande datore di lavoro nell'Unione europea dopo i settori dell'edilizia, degli alimenti e bevande. Pag. 10
  Ricordo che è attualmente in corso il programma Europa creativa 2014-2020, del quale la Commissione europea ha proceduto ad una valutazione, da cui è emerso tra l'altro che i settori culturali e creativi europei devono ottenere un maggior sostegno anche economico al fine di favorire le produzioni transfrontaliere, aumentare il numero di opere europee e garantirne una maggiore distribuzione, garantire che le tecnologie digitali siano sfruttate appieno, rappresentando nel contempo le diversità culturali e linguistiche dell'Europa, sostenere meglio la libertà e il pluralismo dei media.
  Di recente la Commissione europea ha pubblicato i risultati della valutazione intermedia del programma Europa creativa in corso, che è servita anche da base per la predisposizione del nuovo programma 2021-2027. Ciò premesso, la proposta di regolamento si basa e dà seguito all'attuale struttura del programma Europa creativa, con cultura, media ed una sezione transettoriale rafforzata.
  In questa sede vorrei tuttavia sottolineare che per la valutazione e il monitoraggio dei progetti non si registra una sufficiente e adeguata attenzione scientifica. La stessa è indispensabile non soltanto per fornire dati certi e di studio, ma soprattutto per produrre risultati strutturali. Il monitoraggio del programma 2014-2020 è il risultato di una serie di indicatori che misurano la fase di attuazione del programma, come ad esempio numero e dimensioni dei partenariati transnazionali, numero di persone che accedono alle opere culturali e creative, numero di progetti sostenuti dal programma rivolti a gruppi svantaggiati, il numero di partecipanti ad attività di approfondimento sostenute dal programma, ma tutte queste variabili non bastano per la valutazione. Da ciò si evince che il monitoraggio dovrebbe essere ulteriormente rafforzato con un adeguato progetto di valutazione, che approfondisca la qualità, l'efficacia, l'efficienza e l'impatto sociale della politica, tenendo conto delle variabili di processo al fine di un miglioramento della governance e dell'implementazione strategica. La valutazione ex ante, in itinere ed ex post deve essere accompagnata da una chiara definizione degli obiettivi e dei risultati di ricerca; non basta operare una mera descrizione degli indicatori, la valutazione non può essere confusa con la fase di registrazione e di esecuzione delle fasi attuative, il cui controllo ricade nell'area di pertinenza del monitoraggio. Parimenti il monitoraggio non può essere di tipo valutativo, tenuto conto che il suo fine non è il giudizio, bensì la specifica funzione di raccolta sistematica delle informazioni. È pertanto necessario chiarire il metodo di valutazione, l'approccio che si intende perseguire, la tecnica di misurazione e raccolta di dati, nonché gli standard da prendere in considerazione nella valutazione degli esiti. Occorre altresì definire gli indicatori e le variabili volti ad analizzare l'efficacia esterna o di impatto, quindi il rapporto tra output e prodotti, per capire se la mission è stata raggiunta. Ancora, l'efficacia interna intesa come rapporto tra prodotti e obiettivi dei promotori, l'efficienza come rapporto tra risorse impiegate rispetto ai prodotti realizzati. È inoltre utile stabilire a monte il budget destinato alla ricerca valutativa, avendo bene in mente la domanda e gli strumenti scientifici per analizzarla. Infine coinvolgere attivamente gli stakeholder nei processi di valutazione e superare un approccio logico alla valutazione, promuovendo la cultura valutativa come stabilito dalla rete europea di valutazione. Grazie.

  LUIGI CASCIELLO. Ringrazio l'onorevole Costa per averci fatto un quadro chiaro e difficilmente sintetico, perché la questione è complessa.
  Vorrei innanzitutto dare un giudizio culturale, perché altrimenti si dimentica qual è il cuore essenziale della vicenda. Sentivo prima la questione sollevata dalla collega del Movimento 5 Stelle sul problema identitario: non c'è civiltà senza una cultura identitaria di quel popolo, e le radici dell'Europa o sono cristiane o non ha una radice identitaria riconosciuta, non in un giudizio omologato ed omologante, ma in un ragionamento di identità. La questione ha attraversato tutto l'intervento, però credo che la questione dell'identità dell'Europa sia dirimente nell'approccio ad un programma Pag. 11 culturale e credo che vada sostanziata in qualche intervento forte anche di formazione e di promozione per il riconoscimento e la valorizzazione delle identità e della civiltà dei popoli che fanno l'Europa.
  Infine, una domanda. Si è fatto un accenno alla formazione anche per l'informazione, per il settore giornalistico, quindi volevo capire meglio, perché a molti può sfuggire che anche dal punto vista ordinistico in Europa c'è una diversità enorme nel settore giornalistico. Gli unici ad avere un ordine siamo noi, se si pensa che in Austria non c'è un ordine, in Inghilterra non c'è una regolamentazione, in Svezia non c'è nemmeno un accesso al praticantato (faccio degli esempi a campione). Quindi quali sono e quali possono essere gli interlocutori di questa formazione? Se non c'è un interlocutore, credo che questo diventi problematico nella sua sostanza. Grazie.

  ROSA MARIA DI GIORGI. Voglio ringraziare il Presidente per aver avuto l'idea di chiamare qui l'onorevole Costa, ci eravamo trovati ad un'iniziativa insieme e in quella sede avevamo constatato come ci siano molte informazioni interessanti anche rispetto alla valutazione del programma da cui usciamo adesso, anche per capire quali investimenti degli anni precedenti dobbiamo valutare.
  Credo che ci sia un problema, quello delle risorse, cioè ancora una volta (in questa Commissione lo ribadiremo in tutti i nostri argomenti) abbiamo un problema di risorse. Bisogna che a livello di governance di livello superiore facciamo comprendere (è un compito dei Parlamenti, ma naturalmente anche del Parlamento europeo) che le risorse sono importanti perché questo è un settore che, come Europa creativa ha dimostrato, serve per formare le persone, e un'Europa senza persone formate è un'Europa che non esiste. La centralità di questo programma è emersa, ma noi stessi ne dobbiamo essere consapevoli, perché è attraverso il raccordo ulteriore tra cultura ed educazione che si riesce a creare il nuovo cittadino europeo.
  C'è anche un'altra questione che dovrà servirci per far sì che i nostri territori più degradati possano svilupparsi, le periferie d'Europa (voglio chiamarle così), anche se abbiamo un problema dappertutto in Europa e nel mondo: è necessario che tante di queste risorse che gli Stati mettono a disposizione si orientino su certi obiettivi, che sono quelli della crescita della persona. Quindi molti investimenti nelle scuole anche di Europa creativa, naturalmente con tutti i soggetti presenti nei territori europei (associazioni, enti) in grado di supportare questo processo di educazione collettiva e di crescita. Creiamo lavoro attraverso queste risorse, perché sono moltissimi i soggetti che lavorano in ambito culturale e sono creativi, quindi hanno bisogno di essere supportati. C'è bisogno di internazionalizzazione perché lo scambio di esperienze è importantissimo, come lo è il raccordo tra Stati e soggetti degli Stati e come lo sono le reti che occorre sviluppare ulteriormente. Anche per questo c'è bisogno di risorse.
  Vi è poi la parte dei viaggi per i giovani, che si intreccia con altri programmi, però, proprio per quanto veniva detto dall'onorevole Costa all'inizio, c'è bisogno di un raccordo fra tutti questi programmi che vanno in una certa direzione.
  Come già detto da alcuni colleghi, bene la parte relativa alla ricerca scientifica, cioè molto della creatività nell'arte, nella cultura o nelle applicazioni di natura scientifica nell'arte, viene fatto con il supporto degli enti di ricerca, delle università; quindi nell'interconnessione fra soggetti è importante mettere a disposizione risorse perché tutto questo si possa realizzare. Naturalmente poi la valutazione, il controllo, gli indicatori citati dal collega, come anche la valutazione dell'impatto. C'è un problema, su cui dovremo vigilare, rispetto a questi finanziamenti a pioggia che hanno un loro senso, perché raggiungono i luoghi e anche i soggetti meno avvantaggiati: c'è bisogno anche di muoversi su una dimensione di investimento medio-alto perché quelle iniziative abbiano un impatto maggiore, quindi la valutazione dell'impatto è molto molto importante e ringrazio la collega per aver posto l'attenzione su questo.
  Vedo tutto molto collegato: l’information technology che si sviluppa moltissimo nell'ambito Pag. 12 della creatività, applicazioni nell'arte e nell'educazione, quindi tanto lavoro per gli artisti e per tutti coloro che dedicano la loro vita all'arte, allo spettacolo e al cinema.
  Per quanto riguarda la questione del nostro ruolo, adesso abbiamo il compito di fare i decreti sulla legge sullo spettacolo che garantisce molto le reti, l'internazionalizzazione, il rapporto con l'Europa: nell'articolato tutto questo è già scritto.
  È evidente quindi che all'interno dei vari Paesi ci si debba muovere in questa direzione, così come con maggiori finanziamenti per il cinema di qualità, come previsto nella legge, sempre con interventi sull'internazionalizzazione, sui giovani, sulla creatività: quindi la qualità che diventa elemento essenziale per armonizzare tutto questo. Il programma Europa creativa ci garantirà un grande aiuto se riusciremo a gestirlo bene. Grazie.

  PRESIDENTE. Ci sono altri tre interventi e sono quasi le 15, quindi non ci sarà replica. L'onorevole Silvia Costa ci invierà le slide complete che erano state presentate nell'iniziativa pubblica. Abbiamo capito che l'interlocuzione di queste Commissioni continuerà anche in Europa o a Roma, quindi ascolterei gli ultimi brevi interventi per testimoniare le sensibilità di questa Commissione.

  KETTY FOGLIANI. Grazie, onorevole Costa, per essere qui con noi. Volevo solo sottolineare un aspetto, come ho già fatto quando abbiamo discusso in Commissione del nuovo Regolamento e di tutta Europa creativa. Benissimo che siano messi a disposizione ulteriori fondi: ci sono nuove aziende di giovani e anche molti giovani che si dedicano ai vari campi della cultura ed è molto importante dar loro una mano e sostenerli. Negli anni, con l'esperienza degli operatori, sia imprese che associazioni che enti locali (anche i Comuni a volte attingono a questi fondi) abbiamo però constatato, perché anch'io sono un amministratore locale quindi l'ho vissuta direttamente, quanto sia difficile attingere a questi fondi, specialmente per le piccole imprese, quelle che non sono strutturate con persone che si occupano di questo tipo di attività e che spesso vi rinunciano a causa della complessità delle procedure e della tempistica per ottenere le risorse. A mio avviso anche gli attuali uffici di consulenza, i cosiddetti desk della cultura, coordinati dal Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo, non sono sufficienti: spesso bisogna rivolgersi a strutture esterne, quindi a consulenti che hanno un ulteriore costo per attività di questo tipo. Per dare un servizio più capillare sarebbe importante realizzare uno snellimento delle procedure, trovare un modo per essere più semplici nelle pratiche di accesso a questi fondi, laddove una parte molto importante di queste risorse resta inutilizzata. In una situazione economica come quella attuale è paradossale vedere come altri Stati riescano a fare un lavoro migliore del nostro, quindi evidentemente hanno procedure diverse per ottenere questo tipo di finanziamenti.
  Non mi ripeto sulla qualità del progetto perché è già stata citata; ma anche il metodo di erogazione è un fattore di ulteriori ritardi e, spesso, quando si inizia un'attività di questo tipo, non si riesce a concluderla proprio per i tempi di liquidazione del progetto, quindi bisogna chiedere altri finanziamenti per riuscire a chiudere il quadro.

  FEDERICO MOLLICONE. Solo un intervento di cortesia per ringraziare l'onorevole Costa. Fratelli d'Italia aveva chiesto che venisse il relatore a spiegare il programma, quindi siamo contenti che questo sia avvenuto, e abbiamo anche chiesto il collegamento con le rappresentanze della Commissione cultura in Europa, perché consideriamo strategico e funzionale questo feedback continuo sui programmi e sulla loro gestione.
  Nel merito ci riserveremo con la collega Frassinetti di intervenire, abbiamo visto il Regolamento, conosciamo le difficoltà ricordate anche dai colleghi (difficoltà di accesso e di tutoraggio); talvolta non c'è grande sensibilità nella valorizzazione della cultura artistica italiana, quindi l'istituzione del premio del teatro è sicuramente Pag. 13una buona notizia, ma ci chiediamo perché all'interno di questo non possa essere valorizzata la commedia dell'arte italiana che invece viene penalizzata, laddove viene riconosciuta quella francese. Tuttavia, questi sono temi di merito che andremo a sviluppare in un'altra sessione. Per adesso la ringraziamo della comunicazione.

  PATRIZIA MARROCCO. Grazie, presidente, grazie, onorevole Costa. Sono felice di aver sentito finalmente la parola «indipendenti», vorrei poi successivamente capire quali saranno le linee guida, ma Forza Italia comunque non si è mai tirata indietro nell'esprimere il proprio appoggio a misure di sostegno nel settore dello spettacolo e dei beni culturali.
  Riteniamo però che sia fondamentale avere presente che il sostegno finanziario dell'industria culturale considerato nel suo complesso non imponga di dare finanziamenti a pioggia e a fondo perduto.

  SILVIA COSTA, membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo. Si tratta di co-finanziamenti.

  PATRIZIA MARROCCO. Perfetto. Per noi la cultura è un volano di crescita, poi ci riserveremo di entrare nel merito nel corso delle prossime audizioni.

  PRESIDENTE. Grazie a tutti, salutiamo l'onorevole Costa, riservandoci di restare in contatto su prosieguo di questo provvedimento.

  SILVIA COSTA, membro della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo. Grazie, presidente, mi sembra giusto che abbiate dato spazio a tutti gli interventi, perché sono qui in funzione di ascolto, quindi per me sono state molto utili le vostre osservazioni.
  Vi invierò queste slide più illustrative: spero che siano sufficienti. Purtroppo non c'è modo di farle adesso, cosa che mi dispiace perché il dibattito verrebbe meglio. Cercherò di inviarvi una breve nota, perché mi spiace che siano rimaste sospese alcune cose importanti.
  Riferendomi alla prima domanda dell'onorevole Basini, che poi è stata ripresa, vorrei sottolineare che mi è piaciuto il riferimento all’epos e all'esigenza di raccontare l'Europa. L'altro giorno Paolo Rumiz ha scritto un articolo molto bello su La Repubblica a proposito di questa narrazione mancata nelle nazioni dell'Europa. Penso che questo tema sia interessantissimo e che non si esaurisca nel programma Europa creativa: è una storia fatta da tante realtà che attraversano l'Europa, un racconto che può essere corale e può far capire che la diversità culturale è ricchezza se la vediamo in una logica di valori comuni che fanno da ponte in un patrimonio condiviso.
  Penso di proporre che dentro Europa creativa venga inserita una linea dedicata ad artisti e interpretazioni artistiche di un racconto dell'Europa, che faccia tesoro dell'Anno europeo del patrimonio culturale, perché è un grande racconto sull'Europa quello che sta avvenendo in giro per il continente. Non è sufficiente, però, siccome anche Erasmus si incaricherà di fare questo, sono programmi che andranno in questa direzione.
  Ultima cosa sul calendario, perché questo è un fatto di tempi vostri e la domanda che hanno fatto l'onorevole Fusacchia ed altri sul calendario era «che fare?». Voi farete una cosa molto importante, manderete questo indirizzo al Governo italiano, che spero ne faccia tesoro. Tutti questi documenti arrivano anche a noi parlamentari da tutti i Parlamenti nazionali.
  A novembre ci sarà una conferenza interparlamentare che sarà sì sull'Anno europeo del patrimonio culturale, ma per parlare delle policies, quindi chi vi parteciperà potrà interloquire direttamente; però non sarebbe male un pronunciamento dei Parlamenti nazionali sul rimettere al centro in modo più forte, con più risorse (avevamo chiesto almeno l'1 per cento del PIL, siamo allo 0,16 per cento del PIL europeo) la cultura. Questa sarebbe una cosa molto bella, la lascio a voi perché è una scelta che dovete fare voi.
  Tempi. Noi vogliamo presentare il programma che a novembre sarà in Commissione Pag. 14 cultura per votarlo e a febbraio (questa è la deadline che ci siamo dati) in Parlamento. Domanda politica: «ma poi che cosa succederà...?». Allora, vorremmo prenderci tutto il tempo necessario come seconda Camera (noi siamo già una seconda Camera con il Consiglio dei Ministri) per elaborare un programma più dettagliato e più preciso, ma vorremmo approvare in prima lettura, in questa legislatura, i programmi pluriennali, in modo che il prossimo Parlamento li utilizzi come base e non si debba ricominciare dall'anno zero, anche per evitare che i nuovi programmi comincino nel 2021. Si tratta quindi anche di un problema di responsabilità verso i Paesi membri. Grazie di questo incontro, è stato un piacere stare con voi.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Costa. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dall'onorevole Costa (vedi allegato). Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.05.

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