XVIII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Venerdì 10 gennaio 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ruocco Carla , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 2302, di conversione in legge del decreto-legge n. 142 del 2019, recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Ruocco Carla , Presidente ... 2 
Gualtieri Roberto , Ministro dell'economia e delle finanze ... 2 
Ruocco Carla , Presidente ... 6 
Del Barba Mauro (IV)  ... 6 
Martino Antonio (FI)  ... 7 
Trano Raffaele (M5S)  ... 7 
Centemero Giulio (LEGA)  ... 7 
Marattin Luigi (IV)  ... 7 
Nevi Raffaele (FI)  ... 8 
Zanichelli Davide (M5S)  ... 8 
Buratti Umberto (PD)  ... 8 
Ruocco Carla , Presidente ... 9 
Gualtieri Roberto , Ministro dell'economia e delle finanze ... 9 
Ruocco Carla , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
CARLA RUOCCO

  La seduta comincia alle 9.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che l'audizione odierna, ove non vi siano obiezioni, sarà trasmessa sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 2302, di conversione in legge del decreto-legge n. 142 del 2019, recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento.

  PRESIDENTE. Do innanzitutto il benvenuto – dell'intera Commissione e mio personale – al Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, che ringrazio per la presenza.
  Siamo oggi convocati per procedere, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera, all'audizione del Ministro nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 2302, di conversione in legge del decreto-legge n. 142 del 2019, recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca d'investimento.
  Cedo quindi subito la parola al Ministro, che ringrazio per la presenza.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Onorevoli deputati, buongiorno. Ringrazio per l'invito a presentare motivazioni e finalità dell'emanazione del decreto-legge n. 142 del 16 dicembre 2019 che, come è noto, reca misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento per il rilancio del Sud Italia.
  Il decreto si prefigge, da un lato, il conseguimento di obiettivi di carattere strutturale, essendo volto a favorire il superamento della situazione di marcato sottodimensionamento che caratterizza sia il sistema produttivo del Mezzogiorno sia, in particolare, il sistema bancario e finanziario che opera a servizio del primo; dall'altro, è collegato alla situazione congiunturale di crisi della Banca Popolare di Bari, da cui trae il carattere di urgenza e rispetto alla quale mira a promuovere le condizioni per la ristrutturazione e il rilancio della banca, favorendo la creazione di una realtà bancaria che possa svolgere un importante ruolo di sostegno finanziario alla crescita economica.
  Mi sembra pertanto opportuno prendere le mosse dal gap dimensionale che caratterizza le imprese industriali e finanziarie del Mezzogiorno – riferendo in questo contesto anche sulle ragioni per cui non è stato possibile utilizzare un intervento normativo introdotto su questo tema nel giugno scorso –, per concludere e soffermarmi in particolare sulle specifiche motivazioni che hanno indotto l'adozione del decreto descrivendone struttura e contenuti.
  Per quanto riguarda il tema più strutturale, è noto che il divario dimensionale, produttivo e finanziario tra il Mezzogiorno e il resto d'Italia, già storicamente elevato, si è ampliato nel corso della doppia recessione degli anni dal 2008 al 2012: nel 2018 il PIL del Sud risultava ancora di dieci punti percentuali inferiore a quello del Pag. 32007. È un divario che deriva in larga misura dalla minore produttività delle imprese meridionali, che può essere ricondotta anche alla loro minore dimensione, perché imprese troppo piccole faticano a investire in ricerca e sviluppo e ad accedere a mercati internazionali.
  Come mostrato con ampiezza dai dati delle audizioni che mi hanno preceduto, anche le banche meridionali deputate al finanziamento della piccola e media impresa locale risentono di una dimensione eccessivamente contenuta, stentano a raggiungere i livelli soddisfacenti di redditività necessari ad alimentare il proprio capitale e, dunque, ad espandere il credito all'economia reale. Di qui la necessità di interventi che agevolino il superamento di questi deficit dimensionali e riducano il divario di sviluppo economico tra il Mezzogiorno e le regioni dell'Italia centrale e settentrionale.
  Come è noto, un primo intervento legislativo in questo senso è stato l'emendamento parlamentare presentato al decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019 (decreto cosiddetto «Crescita»), che ha portato all'introduzione dell'articolo 44-bis della legge di conversione che prevede, nel caso di aggregazioni tra società che abbiano la sede legale nel Mezzogiorno, la conversione in crediti di imposta di alcune attività per imposte anticipate che risultino iscritte nel primo bilancio della società risultante dall'aggregazione. Una conversione che avverrebbe lungo un periodo temporale di quattro anni e limitata ad un ammontare non superiore a 500 milioni di euro. La norma aveva la ratio di proporre e di contribuire ad incentivare operazioni di aggregazione tra società residenti nel Mezzogiorno, proprio per contribuire a superare la situazione di strutturale sottodimensionamento.
  È noto tuttavia che l'efficacia di queste disposizioni è subordinata, ai sensi dell'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, alla preventiva comunicazione ovvero, se necessario, all'autorizzazione della Commissione europea; per questo, all'indomani dell'approvazione della norma già nel precedente Governo e, in continuità da questo punto di vista, anche da questo Governo è stata tempestivamente avviata un'interlocuzione con la Direzione concorrenza della Commissione stessa e sono state rappresentate ai servizi della Commissione le ragioni in base alle quali lo schema previsto dalla norma potrebbe essere considerato compatibile con gli orientamenti della Commissione in materia di aiuti di Stato, cioè con il regolamento generale di esenzione.
  I servizi della Direzione concorrenza della Commissione, pur riconoscendo che il Sud Italia rientra tra le aree svantaggiate, che quindi possono essere destinatarie, in alcune condizioni, di aiuti di Stato su base regionale, hanno fatto presente che sia il regolamento generale di esenzione sia le linee guida in materia di aiuti a finalità regionale hanno l'obiettivo esplicito di attrarre nuovi investimenti. Quindi la possibilità di erogare aiuti di Stato nel quadro di quella norma richiede che vi sia un investimento iniziale in nuove realtà produttive. Sotto questo profilo dunque la misura approvata l'anno scorso non soddisferebbe tale condizione, dal momento che fornisce invece incentivi fiscali al consolidamento tra imprese anche in assenza di un investimento iniziale. Per questo, in considerazione di queste valutazioni, l'interlocuzione con la Commissione per il momento è rimasta sul piano informale, posto che una notifica formale in assenza di convergenza di vedute, richiederebbe tempi incompatibili con le esigenze in considerazione e condurrebbe presumibilmente a una decisione di diniego della compatibilità della misura. Tuttavia gli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze stanno valutando, anche con i servizi della Commissione, la percorribilità e la sostenibilità sul piano economico-finanziario di altre soluzioni normative che siano in grado di valorizzare le attività fiscali differite – DTA in maniera compatibile con il mercato unico. In ogni caso occorre essere consapevoli che tali misure possono incentivare le iniziative e l'apporto di capitali privati per il superamento di situazioni critiche, anche nello specifico caso di cui ci stiamo occupando, ma non possono a questi sostituirsi. In altri termini, esse non possono essere di per sé Pag. 4e da sole risolutive, né sul piano qualitativo né su quello quantitativo. Comunque l'interazione con la Commissione europea su questo specifico aspetto è tuttora in corso.
  Alle ragioni storiche prima citate sul sottodimensionamento strutturale delle aree del Sud naturalmente si sono recentemente aggiunti fattori di particolare urgenza connessi all'accelerazione di alcune situazioni di crisi di imprese di grande rilevanza per il territorio locale. In particolare, la crisi della Banca Popolare di Bari ha confermato ancora una volta la necessità di delineare con sollecitudine interventi a carattere strutturale che abbiano quale obiettivo esplicito e prioritario il rilancio del tessuto economico del Sud Italia.
  È in questo scenario che si inquadra il decreto-legge di cui stiamo discutendo, che predispone la dotazione patrimoniale per l'operatività a pieno regime di una banca di proprietà pubblica operante in base a criteri e condizioni di mercato che sia capace, anche attraverso la promozione di aggregazioni o di altre operazioni di sistema, di sostenere la crescita delle imprese del Mezzogiorno e di contribuire così a ridurre il divario di sviluppo economico ricordato all'inizio di questo intervento. Il provvedimento assegna quindi – come ampiamente noto – a Invitalia uno o più contributi in conto capitale fino a 900 milioni di euro nel 2020, interamente finalizzati al rafforzamento patrimoniale della società Banca del Mezzogiorno Mediocredito Centrale – MCC per la promozione di attività finanziarie e di investimento anche a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno, che possono sostanziarsi altresì attraverso l'acquisizione di partecipazioni al capitale di banche e società finanziarie operanti nel Sud Italia.
  Inoltre il decreto dispone che, a seguito di tali operazioni di acquisto, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, si possa autorizzare la scissione di MCC e la costituzione di una nuova società, interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, cui assegnare le attività e le partecipazioni acquisite in banche e società finanziarie. Tale possibilità si riferisce all'eventualità in cui sorgano esigenze di razionalizzazione dell'assetto operativo e organizzativo di MCC al momento non escludibili.
  La copertura finanziaria dell'intervento è individuata nelle risorse iscritte in bilancio destinate alla partecipazione al capitale di banche e fondi internazionali come rifinanziate per il medesimo anno 2020 dalla legge di bilancio, ma già preesistenti.
  Veniamo al tema Banca Popolare di Bari più specifico. Come evidenziato dal Governo nel comunicato stampa del 13 dicembre, il decreto-legge consente a MCC di prendere parte, insieme con il Fondo interbancario di tutela dei depositi e insieme ad eventuali altri investitori, ad un aumento di capitale che verrà deliberato dalla Banca Popolare di Bari ai fini del suo rilancio. Come è noto, infatti, lo scorso venerdì 13 dicembre la banca è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria da parte della Banca d'Italia. Quest'ultima ha pubblicato un documento di approfondimento sulla crisi, che riporta in particolare la sequenza di eventi e le principali cause che hanno condotto alla crisi dell'intermediario pugliese. Il suddetto documento e l'audizione del vicedirettore generale della Banca d'Italia forniscono a questa Commissione una rappresentazione esaustiva e rende, quindi, superfluo ripercorrere questa sequenza.
  Ciò che mi preme rilevare in questa sede è che i recenti accadimenti confermano ancora una volta che il nuovo regime europeo per la gestione delle crisi bancarie, introdotto prima con la Comunicazione del settore bancario del 2013 e completato poi con la direttiva sulla risoluzione delle banche, segna uno spartiacque nella gestione dei dissesti bancari. Lo spazio per misure di intervento pubblico si è progressivamente ridotto, anche nel caso di messa in liquidazione delle banche. Per tale motivo è quanto mai opportuna un'attitudine proattiva da parte del sistema bancario nell'affrontare la gestione delle crisi al fine di intervenire in uno stadio precoce delle medesime e minimizzarne i costi, in linea con il cosiddetto principio del «minor costo» per il sistema bancario e la collettività tutta. Pag. 5
  A questo riguardo, vorrei ricordare che per la soluzione delle crisi bancarie di banche di dimensioni più contenute il Governo e le autorità italiane tutte sono fautrici in sede europea di proposte dirette a valorizzare le potenzialità dell'utilizzo in via preventiva o alternativa rispetto alla risoluzione o alla liquidazione dei fondi di garanzia, dei depositi alimentati dalle stesse banche, replicando in sostanza il modello statunitense della Federal Deposit Insurance Corporation. È un dibattito in corso in sede europea su cui – non da soli – siamo portatori di questa impostazione e di questa proposta, che credo tragga anche particolare alimento dalla realtà concreta degli ultimi anni.
  Invero, come già accaduto con la Banca Carige, anche questa vicenda di Bari ha mostrato l'utilità degli interventi preventivi o alternativi da parte dei sistemi di garanzia dei depositi, in questo caso del Fondo di tutela dei depositi italiano. A seguito delle negoziazioni avviate fin da subito dagli amministratori straordinari della Banca Popolare di Bari con MMC e con il Fondo interbancario di tutela dei depositi – FITD, al termine di dicembre sono state assunte coerenti deliberazioni che hanno posto in sicurezza la banca e costituiscono il presupposto per procedere nella realizzazione di un progetto strategico di ristrutturazione e rilancio della Banca Popolare di Bari entro la metà dell'anno.
  Questo progetto prevede, a regime, la trasformazione della banca in una società per azioni, con la copertura delle perdite che emergeranno a seguito delle valutazioni condotte dei commissari – anche sulla base delle risultanze dell'ispezione della Banca d'Italia in corso – e la contestuale ricapitalizzazione della banca da parte di MCC e del FITD e di altri investitori privati che potranno auspicabilmente essere individuati. In tale ottica il consiglio del FITD ha approvato all'unanimità un intervento immediato a favore della Banca Popolare di Bari per l'importo di 310 milioni di euro, nell'ambito del più ampio progetto di rafforzamento patrimoniale che potrà arrivare sino a 1,4 miliardi di euro, da realizzare nei prossimi mesi.
  Inoltre sia il Fondo sia MCC hanno sottoscritto, insieme con la Banca Popolare di Bari, un accordo quadro che definisce i passi successivi da compiere per il completamento dell'operazione nel quadro di un percorso e di una tempistica predefiniti. L'accordo quadro contiene, tra l'altro, le linee strategiche del piano industriale per il rilancio della banca pugliese, il recupero del suo equilibrio economico e patrimoniale e l'assunzione da parte della stessa di un ruolo centrale nel finanziamento dell'economia del Mezzogiorno.
  Come già in occasione della partecipazione all'aumento di capitale di Carige, l'intervento del FITD è in linea con i principi consolidati affermati dalla Corte di giustizia, ribaditi nella sentenza del tribunale dell'Unione europea relativa al caso Tercas: le risorse del Fondo sono private e il contesto normativo italiano, unito alla peculiare governance del Fondo, assicurano la sua assoluta autonomia sia dall'Autorità di vigilanza che dal Governo, nella valutazione prima e nella deliberazione poi, degli interventi preventivi o alternativi al rimborso dei depositanti.
  Quanto all'intervento di MCC, come già fatto presente dalla banca nel proprio comunicato stampa del 31 dicembre scorso e ribadito nell'audizione del suo amministratore delegato, l'importo e le modalità del proprio intervento saranno definiti in funzione di una remunerazione attesa del capitale investito in linea con normali condizioni di investimento e ancorata a parametri e logiche di mercato. Tale ottica è coerente con l'obiettivo generale del decreto-legge di realizzare una banca d'investimento che promuova, secondo criteri e condizioni di mercato, lo sviluppo di attività finanziarie e di investimento con un'attenzione particolare rivolta al sostegno delle imprese del Mezzogiorno.
  Essa è inoltre pienamente coerente con i vincoli previsti dalla disciplina europea in materia di aiuti di Stato. La valutazione della Commissione europea a riguardo sarà infatti incentrata sulla verifica del cosiddetto «test dell'investitore privato in un'economia di mercato», in base al quale deve essere dimostrato che in circostanze analoghe Pag. 6 un investitore con dimensioni e informazioni analoghe avrebbe effettuato l'investimento in considerazione.
  La Commissione europea ha già richiesto informazioni preliminari sull'intervento del FITD e di MCC, e l'interlocuzione sarà intensificata quando i commissari straordinari di BANCA Popolare di Bari, FITD e MCC, avranno messo a punto nel dettaglio il piano di rilancio della banca. Condizione necessaria per consentire a MCC di partecipare alla ricapitalizzazione e al rilancio della Bari è quindi, oltre naturalmente alla conversione in legge del decreto-legge in esame – che auspico –, la predisposizione da parte della Banca Popolare di Bari di un piano industriale robusto e credibile, sulla base del quale MCC potrà definire la dimensione e le modalità del proprio intervento nel quadro della propria autonoma valutazione imprenditoriale, che non potrà che svolgersi secondo logiche di mercato e nel rispetto della disciplina in materia di aiuti di Stato.
  A questo riguardo desidero sottolineare il senso di responsabilità del sistema bancario italiano che, attraverso il FITD, ha scelto di assumere l'onere economico dell'operazione di salvataggio e ristrutturazione. Si tratta di un ulteriore elemento che conferma la capacità di coesione e reazione del sistema bancario italiano rispetto a situazioni di difficoltà, come del resto dimostrato non solo nel caso Carige ma anche, e soprattutto, dal percorso di risanamento condotto negli ultimi anni. Voglio infatti ricordare che i principali aggregati prudenziali e di bilancio segnalano il netto miglioramento e consolidamento dello stato di salute del sistema bancario italiano. Da dicembre 2015 a giugno 2019 il rapporto tra crediti deteriorati e totale dei finanziamenti, cosiddetto NPL ratio, si è più che dimezzato passando dal 9,7 al 4 per cento e liberando in tal modo risorse finanziarie utilizzabili per il finanziamento dell'economia reale, risultato a cui ha contribuito anche lo schema delle Garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze – GACS, di recente rinnovato. Il rendimento sul capitale medio del settore ha nettamente recuperato e si attesta a oltre il 7 per cento su base annua. Prosegue in maniera costante il rafforzamento patrimoniale delle banche italiane, che evidenziano un rapporto tra il capitale di migliore qualità – CET1 e le attività ponderate per il rischio, pari al 13,5 per cento.
  Consentitemi di concludere rimarcando come questo decreto-legge ponga le premesse per scongiurare scenari di grave nocumento per il sistema produttivo e finanziario e rappresenti invece un'opportunità importante per il rilancio del Mezzogiorno in Italia. Anche per questo, quindi, auspico che su questo tema si realizzi in questa Commissione e in questo Parlamento un'ampia convergenza.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per la sua esposizione.
  Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  MAURO DEL BARBA. Grazie Ministro per la relazione. Una domanda in tre punti molto circostanziati, per cui mi aspetto una risposta altrettanto circostanziata.
  Lei ha descritto la road map di questa operazione che è sottesa al decreto: a questo riguardo il decreto non entra in maniera altrettanto circostanziata nel dettaglio che ci ha fornito, lascia molti margini di operatività; in particolare, ci sono due passaggi importanti che mi sembra utile definire nella tempistica, non per costituire un intralcio a questa delicata operazione ma per avere delle garanzie di compimento dell'operazione stessa. Il decreto non fornisce una tempistica, però, se lei ci potesse aiutare nell'individuare una tempistica precisa e anche nel porre un limite temporale affinché questo agisca da stimolo all'operazione, potrebbe essere utile per un eventuale miglioramento del decreto.
  A questo riguardo, sarebbe utile definire meglio anche la tipologia societaria che è coinvolta nel decreto. Il testo recita: «di norma società per azioni», tuttavia tutte le audizioni, in maniera molto chiara – e la sua stessa relazione – hanno precisato che condizione necessaria affinché l'operazione si svolga è la trasformazione in società per Pag. 7azioni di Banca Popolare di Bari; a questo punto le chiedo se non sarebbe utile che anche il decreto si allinei a queste previsioni, sostituendo l'espressione «di norma società per azioni» con un obbligo alla trasformazione in società per azioni, ancora una volta non per costituire un vincolo o un ostacolo ma per dare una direzione molto importante e precisa a tutta l'operazione.

  ANTONIO MARTINO. Grazie, Ministro. Io le faccio una domanda per avere un riferimento anche tecnico rispetto a un progetto molto ambizioso. Lo stesso presidente di Invitalia l'altro giorno in audizione ci ha mostrato la giusta perplessità di un manager attento rispetto a un progetto così ambizioso come quello di rilanciare una banca più strutturata rispetto alla Popolare di Bari, ma che sia interlocutore del Sud di questo Paese: a questo fine, lei non pensa che i conferimenti di circa 900 milioni di euro a favore di Invitalia dovrebbero essere, più che contributi in conto capitale, un aumento di capitale per dotare la stessa Invitalia di un patrimonio adeguato al progetto ambizioso?

  RAFFAELE TRANO. Grazie Ministro per la sua presenza. Le pongo qualche piccolo quesito. Il primo: se intende avviare una modifica dell'attuale assetto di vigilanza, consentendo un dialogo più efficace tra CONSOB e Banca d'Italia, e quali misure normative intende assumere per evitare che vengano autorizzate emissioni di azioni per la clientela retail, ovvero i piccoli risparmiatori privi delle conoscenze giuridiche ed economiche per analizzare i rischi, al solo scopo di coprire perdite di bilancio.
  Inoltre le chiedo se è possibile pensare a una diversificazione degli aumenti di capitale, prevedendo quali possano essere riservati agli investitori professionali e qualificati e quali invece riservare ai piccoli risparmiatori e famiglie.
  Infine, ultimissima domanda, le chiedo in che modo questa futura banca d'investimento potrà garantire lo sviluppo economico, soprattutto del Centro-Sud Italia.

  GIULIO CENTEMERO. Grazie signor Ministro per la sua presenza questa mattina. Anch'io ho qualche domanda molto circostanziata. La prima riguarda le valutazioni di mercato, perché MCC entrerà in Popolare di Bari a condizioni di mercato: vorrei sapere come vengono definite queste condizioni di mercato, anche alla luce della sospensione della quotazione e dell'azzeramento del capitale, e chi determinerà tali condizioni.
  La seconda domanda è, molto semplicemente, come verranno ristorati i risparmiatori truffati, anche perché alla luce dell'azzeramento del capitale è quasi evidente che le risorse saranno di stampo pubblico.
  In terzo luogo ci piacerebbe avere copia dell'accordo – o quanto meno i suoi punti principali – tra MCC e Popolare di Bari, di cui si è parlato anche ieri nell'audizione di MCC.
  Un quarto punto – però questa non è una domanda e forse nemmeno riguarda lei e il suo Ministero nello specifico – vi chiederei di tenere un occhio bene aperto. Lei ha parlato del tema delle DTA: guardando il bilancio della banca, da gretto commercialista quale sono, dico semplicemente di fare attenzione perché, in un'ottica di probabile assenza di futuri profitti in bilancio della Popolare di Bari, queste DTA potrebbero trasformarsi in passività, in costi, e quindi aggravare ulteriormente il conto economico della banca. Questo è semplicemente un piccolo appunto. A mio avviso, se quella norma non è applicabile, non è compliant agli aiuti di Stato, comunque va sviluppata, seguita e va trovata una soluzione in tal senso o un'altra soluzione.

  LUIGI MARATTIN. Signor Ministro, due domande veloci per lei. La prima è un tema già toccato dal collega Centemero, ovvero quali condizioni lei intravede per un possibile ristoro agli azionisti. Al momento, nel nostro ordinamento, noi abbiamo previsto, tramite il Fondo indennizzo risparmiatori – FIR, un ristoro agli azionisti e agli obbligazionisti subordinati di banche in liquidazione coatta amministrativa e sottoposte a risoluzione, come nel caso delle quattro banche del novembre 2015; non sono previsti ristori per banche in attività, ovviamente, per cui vi sia una minusvalenza dei possessori di titoli azionari. Quindi, nell'ipotesi Pag. 8 – che tutti ci auguriamo – che la Banca Popolare di Bari non vada mai in liquidazione coatta amministrativa, quali sono le condizioni in base alle quali lei intravede la possibilità di un ristoro ad azionisti che soffrono «semplicemente» una diminuzione del valore del loro titolo e non un azzeramento, come è avvenuto nelle sei banche per cui si è precedentemente intervenuti?
  La seconda e ultima domanda attiene a un tema che – come ben sa – anche in fase di gestazione del decreto la nostra forza politica aveva sottolineato, ed è quello della futura banca d'investimento. Lei nella sua relazione ha adombrato la possibilità che in futuro vi sia un interesse di un socio privato e che quindi questa banca in futuro torni ad essere una banca pienamente restituita al mercato, ma qualora non fosse così e la presenza pubblica fosse più strutturale o più permanente, esattamente che tipo di situazione lei immagina? Perché anche l'utilizzo del termine «banca di investimento» è stato ovviamente improprio in questi mesi, banca di investimento contrapposta a banca commerciale – questo fa parte della propaganda politica a cui qualcuno è ancora affezionato – ma lei esattamente che futuro intravede, qualora la presenza pubblica in questo istituto sia permanente? Una banca pubblica che prende depositi e fa prestiti come una banca commerciale normale? E se sì, perché dovrebbe farlo a condizioni o in modalità o in funzionalità diverse e migliori da quelle di un qualsiasi altro operatore privato? I colleghi, quando parlano di questo tema, secondo me hanno in testa la Cassa depositi e prestiti, non invece una banca commerciale quale è la Banca Popolare di Bari. Quindi la domanda è: fra tre anni, se non c'è nessun socio privato che entra e lo Stato nei fatti è proprietario di una banca commerciale – quale è la Banca Popolare di Bari – esattamente come deve svolgersi la funzione pubblica in quel caso, cioè in cosa si sostanzierebbe l'operatività di una banca del genere?

  RAFFAELE NEVI. Grazie, signor Ministro. Alla crisi della Popolare di Bari, come forse già lei sa, si aggiunge, nel caso dell'Umbria, la crisi della Cassa di Risparmio di Orvieto, che è partecipata al 73 per cento dalla Popolare di Bari. I commissari stanno velocemente cercando di alienare questa partecipazione, ma il rischio è che tutto ciò venga fatto cedendola a soggetti molto speculativi, che mirano più alla redditività immediata rispetto che all'attenzione al territorio, allo sviluppo economico e sociale del territorio, ai dipendenti e soprattutto anche al tema degli azionisti, che hanno visto azzerarsi i loro risparmi. Quindi c'è grande preoccupazione. Il Governo si sta ponendo questo problema, anche nell'interlocuzione istituzionale con la Banca d'Italia, con la vigilanza. Noi faremo anche un emendamento in questo senso per cercare di fare in modo che al danno non si aggiunga la beffa per chi sul territorio si vede privato di un attore importante, anche per lo sviluppo economico del territorio stesso.

  DAVIDE ZANICHELLI. Ieri, nella sua audizione, CONSOB aveva suggerito – nell'ottica di una sistemazione e di una correzione di quei comportamenti e di quelle situazioni che hanno determinato la crisi della Banca Popolare di Bari – un aumento dei gradi di trasparenza, anche utilizzando strumenti, meccanismi e soluzioni della moderna tecnologia, per una maggiore trasparenza e pubblica informazione dei comportamenti in generale del panorama bancario e nello specifico di una banca nella quale lo Stato sta di fatto entrando. Vorrei capire che posizione ha il Ministero dell'economia e delle finanze rispetto all'utilizzo e all'adozione di questi strumenti ed eventualmente anche – come suggeriva CONSOB – a interventi normativi che potrebbero, modificando questo decreto, aumentare il grado di trasparenza – con il dovuto rispetto della privacy, dei movimenti e quant'altro – della futura società, proprio per fare un passo in avanti rispetto all'adozione di quei meccanismi, in modo tale che ciò che ha determinato la crisi di liquidità di questa banca possa in questa maniera risolversi ed essere eventualmente anche di esempio per altri istituti.

  UMBERTO BURATTI. Grazie, signor Ministro. Io credo che ad oggi noi possiamo Pag. 9fare un po' il punto delle audizioni che si sono svolte: da tutti i soggetti auditi c'è stata condivisione per questo provvedimento. Io vorrei dire anche una condivisione di impostazione, perché oggi noi parliamo di misure urgenti che riguardano il Mezzogiorno. Quindi una considerazione vorrei farla, riprendendo le parole del collega Mancini dell'altro giorno in Commissione, osservando che in questo caso è importante pensare a ricostituire il capitale di un soggetto così importante come una banca, ma è importante anche riuscire a ricostruire un capitale di fiducia nel tessuto economico e imprenditoriale del Mezzogiorno. In questo senso il lavoro che noi stiamo cercando di fare, sicuramente imbrigliati anche da tutto il tessuto normativo che prima anche il Ministro indicava, pensando anche alle normative europee, è proprio creare le condizioni per dare nuovamente fiducia al sistema.
  Certamente abbiamo anche raccolto le preoccupazioni che le rappresentanze sindacali più volte ci hanno manifestato sull'aspetto occupazionale. Anche questo è un tema sul quale noi come Partito Democratico abbiamo espresso a tutti gli interlocutori il nostro impegno in questo momento a essere vicini e ad attivarsi perché i tremila dipendenti circa dell'istituto di Bari possano avere un loro futuro. Quindi in questo senso l'impegno che noi abbiamo messo, e che cercheremo di mettere anche nei prossimi giorni, anche per suggerire eventuali proposte di modifica, va in questo senso, in questo spirito.
  Termino dicendo che ci è stato rappresentato – e questa, signor Ministro, è un'attenzione che effettivamente dobbiamo tutti quanti condividere – come nel rapporto fra popolazione residente e sportelli bancari nel Sud ci sia una bella differenza rispetto al Nord e la preoccupazione che ci è stata rappresentata, che noi facciamo nostra, è che, quando si lasciano questi spazi, ci sono altri soggetti, altre attività – ahimè criminali – che vanno a intervenire per sostenere in malo modo il necessario ausilio creditizio che un imprenditore deve avere.

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento, cedo la parola al Ministro Gualtieri per la replica.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio gli onorevoli per gli interventi. Cerco di rispondere a tutte le domande.
  L'onorevole Del Barba mi ha chiesto di approfondire la questione della tempistica. Per quanto riguarda il rilievo fatto, che nel decreto non vi sono tutti i dettagli che il mio intervento e altri hanno riportato, questo è corretto, perché il decreto tecnicamente consente, con la ricapitalizzazione di MCC, di concorrere a una operazione che vedrà come protagonisti i commissari di Banca Popolare di Bari, e poi il Fondo e MCC che, anche nella loro autonomia di valutazione gestionale e manageriale, dovranno compiere le scelte più opportune, rispetto alle quali naturalmente noi saremo, come Banca d'Italia e tutte le autorità, attivamente osservatori, ma non saremo noi che compiremo dal Ministero dell'economia e delle finanze le scelte operative gestionali. Questo è un passaggio molto importante.
  Per quanto riguarda il calendario, le tappe fondamentali auspicabili sono che per la prima metà di aprile del 2020 Banca Popolare di Bari trasmetta al Fondo e a MCC il piano industriale definitivo, l'indicazione del fabbisogno finale e il conseguente importo dell'aumento di capitale, anche alla luce della pulizia di bilancio effettuata tramite la cessione dei non performing loan – NPL. Auspichiamo che l'interlocuzione con la Commissione si concluda positivamente entro i primi di giugno, in modo che entro la fine del mese – questo è un calendario ottimale che noi auspichiamo, soggetto poi a sviluppi concreti – si possa convocare l'assemblea per l'approvazione della trasformazione in società per azioni e per l'aumento di capitale.
  Da questo punto di vista la trasformazione in società per azioni è necessaria, non c'è dubbio, fondamentale per questo passaggio. Noi riteniamo comunque utile mantenere la locuzione, la formulazione attuale del decreto con «di norma» per consentire a MCC eventualmente di fungere Pag. 10 da aggregatore, se ne ricorrano i presupposti, e in ogni caso per avere un ombrello per tutti i possibili scenari. Ma naturalmente lo scenario su cui noi puntiamo fortemente è quello della trasformazione in società per azioni, che è necessaria, fondamentale.
  Per quanto riguarda l'onorevole Martino – non so se posso considerarla un'interpretazione autentica, non ho colto tutte queste perplessità da parte del presidente Arcuri, comunque leggerò con più attenzione il suo testo – l'assegnazione di contributi in conto capitale in favore di Invitalia, in luogo di un aumento di capitale sociale, presenta due vantaggi: un iter procedurale semplificato e rapido rispetto all'aumento del capitale sociale, che richiede adempimenti societari di carattere straordinario, e consente di beneficiare dei medesimi vantaggi anche qualora si dia attuazione al comma 2 dell'articolo 1 del decreto, che prevede la possibilità di operare la scissione societaria per assegnare ad una newco le azioni acquistate da MCC, che potrà così avere luogo senza alcuna modifica del capitale sociale. In ogni caso il versamento in conto capitale non preclude un futuro aumento di capitale e questa eventualità potrebbe comunque trovare attuazione qualora non si dia seguito alla scissione di cui al citato comma 2.
  Per quanto riguarda le domande dell'onorevole Trano, relative al mis-selling e alle osservazioni della CONSOB, è bene innanzitutto ricordare che il mis-selling, cioè la vendita di azioni e di altri prodotti non adeguati agli acquirenti è disciplinata dalla normativa, che recentemente è stata rafforzata con la MIFID 2, quindi il punto non è tanto introdurre una nuova normativa ma evitare che quella attuale venga violata. La MIFID disciplina in modo abbastanza efficace e chiaro i profili e le condizioni che consentono la vendita di strumenti finanziari rischiosi come, per definizione, sono le azioni, ma anche le obbligazioni subordinate, alla clientela retail e non agli investitori istituzionali. Quindi la mia risposta alla domanda se sarebbe necessario che gli aumenti di capitale avvenissero già in una forma diversificata, potrebbe essere paradossalmente – ma neanche tanto – che tale diversificazione è già prevista, nel senso che la disciplina della MIFID prevede che alcuni prodotti non si possano vendere al dettaglio, se non in presenza di alcuni requisiti molto precisi, che con ogni evidenza in numerosi casi del passato non sono stati tenuti in conto e quindi si determina il profilo del mis-selling, che è una violazione o mancato rispetto di una normativa.
  Riguardo al tema di una ripartizione ottimale delle competenze tra CONSOB e Autorità di vigilanza, che a loro volta hanno declinato le loro funzioni, compiti e responsabilità in una dimensione nazionale e in una europea, è un tema comunque che merita un approfondimento tanto in Italia quanto in Europa sotto vari profili. È un dibattito, anche ricco, che è in corso su vari modelli, perché non c'è dubbio che le funzioni sono distinte ma in molti casi complementari, perché poi la vigilanza prudenziale, microprudenziale e il controllo dell'Autorità di vigilanza di mercato hanno dei caratteri di complementarietà evidenti, quindi io sono aperto, interessato a discussioni più di prospettiva, che naturalmente penso abbiano una dimensione nazionale, ma anche europea da tenere presente.
  Per quanto riguarda le DTA, tengo conto del consiglio dell'onorevole Centemero. Intanto – ancorché la norma sulle DTA non avrebbe potuto costituire il punto di svolta per questa operazione, per ragioni giuridiche ma anche quantitative – come ho detto non abbiamo ancora escluso, ci stiamo lavorando, la possibilità che con delle varianti – senza entrare nel dettaglio – essa possa, in questa o in altre circostanze, concorrere al rafforzamento del piano. Poi noi auspichiamo che ci siano profitti, per cui le sue preoccupazioni non avrebbero ragion d'essere, ma questo dipenderà anche dalla qualità e dal lavoro degli amministratori.
  Le condizioni di mercato vengono definite attraverso un benchmarking delle condizioni equivalenti, quindi ci sono dei benchmark, e la Commissione europea, proprio sulla base della comparazione delle condizioni di investimento, di aumento di Pag. 11capitale di un soggetto, in particolare di un soggetto pubblico, deve verificare che esse avvengano alle condizioni di prezzo equivalenti sul mercato. Quindi è un test – questo per venire anche alla domanda dell'onorevole Marattin – che non potrà non essere superato, perché altrimenti non ci sarebbe neanche il consenso da parte della Commissione europea. Ed è un test che avviene attraverso dei parametri oggettivi: non è un auspicio, non è che uno se lo dice da solo «l'abbiamo fatto»; ci sono dei parametri numerici che vengono comparati. Quindi la mia affermazione è che il concorso di MCC, dopo l'intervento che ha assorbito le perdite, e anche quello iniziale del FITD, dovrà essere, ma – aggiungo – non potrà che essere, a condizioni di mercato. Questo forse in parte potrà fornire una rassicurazione, che non esaurisce naturalmente il tema molto più di spessore e di prospettiva che poneva l'onorevole Marattin, il quale ci richiama ad una discussione di tipo teorico, addirittura filosofica, sul tema dei fallimenti di mercato e di quel sottile confine tra l'evitare, da un lato, che l'intervento pubblico produca una distorsione del mercato e sia controproducente dal punto di vista di un mercato efficiente e del bene comune dei contribuenti, e dall'altro che l'incapacità di intervenire per correggere i fallimenti di mercato si traduca in un mercato inefficiente, che non funziona, fino ai casi estremi, ma concreti, a cui faceva riferimento l'onorevole Buratti.
  Nel Sud Italia noi abbiamo profili di fallimento di mercato con banche troppo piccole e inefficienti, che non soddisfano e supportano la crescita delle imprese industriali che, a loro volta, sono anch'esse troppo piccole. Quindi – premesso che il nostro auspicio, come ho detto, è che questa operazione veda il concorso e il coinvolgimento attivo di soggetti privati – la funzione di un soggetto pubblico come MCC è da noi concepita come quella di un aggregatore e volano, proprio per consentire che si rafforzi l'efficienza del mercato del credito nel Mezzogiorno e la sua capacità di evitare che si avviti un circolo vizioso tra inaridimento delle fonti del credito e nanismo del sistema produttivo: questo è il delicato confine tra politiche pubbliche intelligenti e azioni, che noi non intendiamo affatto concepire, del tipo del sussidio a perdere. Questa è l'ispirazione dell'intervento, che comunque, proprio dal punto di vista del suo profilo, definisce le condizioni effettive del dispiegamento di questo concorso, perché MCC concorre con un soggetto privato che ha fornito la prima tranche di intervento e mira a coinvolgerne altri; comunque l'operazione è garantita anche da una normativa che verificherà in modo piuttosto stringente che le condizioni dell'intervento saranno equivalenti a quelle di mercato. Quindi è possibile al tempo stesso agire in una logica di mercato e correggere i fallimenti di mercato. Questo è possibile. Faccio un esempio, entrando in un altro ambito: il piano Juncker, che non ha l'ambizione di essere un piano di statalizzazione dell'economia, ma al contrario di volano e sostegno agli investimenti privati, ritiene che l'intervento di garanzia del bilancio dell'Unione europea e della BEI sia una condizione per la mobilitazione degli investimenti privati, che senza questo intervento non si sarebbero determinati. Eppure il piano ha un'impostazione di mercato. Questo per collocare il tema dal punto di vista più generale, al di là del fatto che siamo in sede di esame di un decreto-legge, in una cornice anche di visione, assumendo positivamente anche i temi e gli stimoli posti dall'onorevole Marattin.
  Naturalmente non spetta a noi, che osserviamo e guardiamo con attenzione tutti i profili di questa operazione e non abbiamo e non avremo una funzione gestionale diretta, dare una risposta precisa per quanto riguarda il tema della Cassa di Risparmio di Orvieto. Posso dire che evitare uno scenario di liquidazione della banca è condizione necessaria per evitare un danno molto forte al tessuto economico e sociale della Puglia, del Mezzogiorno e, in questo caso, anche della zona di Orvieto. Intanto questo decreto fa qualcosa senza la quale la situazione sarebbe molto negativa. Come poi nel percorso di risanamento e rilancio della Banca Popolare di Bari si terrà auspicabilmente conto anche delle condizioni Pag. 12specifiche di Orvieto, questo è un tema che io auspico sarà affrontato con attenzione ed equilibrio da chi ha e avrà la responsabilità di gestire la banca.
  Marattin ha correttamente richiamato alcuni dati fattuali che riguardano il profilo giuridico del FIR. Questo intervento, che non riguarda il tema degli obbligazionisti subordinati ed è relativo a una banca operante, ha consentito di evitare conseguenze negative su correntisti, risparmiatori, obbligazionisti e imprese. È evidente che la trasformazione della Banca Popolare di Bari in società per azioni e l'ingresso del FITD e di MCC nel capitale della banca comporteranno effetti di rilievo sia sul valore sia sulle dimensioni della partecipazione degli attuali azionisti. Per i depositanti non si prevedono impatti, e sono lieto di dare questo messaggio che sono stati messi in sicurezza i depositanti, i detentori di titolo di debito, comprese le obbligazioni subordinate e tutto il tessuto di imprese e clienti della banca. Si auspica, per quanto riguarda gli azionisti attuali, che nell'ambito del proprio intervento il Fondo interbancario possa considerare forme di incentivo a favore dei piccoli azionisti, che siano investitori al dettaglio, coniugandole a strumenti di composizione delle controversie in corso in materia di mis-selling.
  Venendo alle conclusioni, sottolineo il tema della condivisione della fiducia nel tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno, a cui questo decreto vuole concorrere, non solo come tempestivo intervento, con caratteristiche di urgenza, ovviamente sollecitato e motivato da una specifica situazione di crisi, ma anche collocandosi, senza alcun intento strumentale, all'interno di un impegno più generale del Governo volto esattamente a concorrere a ricostruire il capitale di fiducia del tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno, per aiutarlo a crescere e a svilupparsi, e all'interno di un quadro più ampio di interventi per il rilancio del Mezzogiorno che questo Governo ha compiuto e intende compiere, a partire dal piano che il Ministro per il Sud e la coesione territoriale Provenzano lancerà, fino alle misure già contenute nella legge di bilancio. Quindi noi intendiamo con questo decreto concorrere a politiche concrete e attive a sostegno del rilancio del Mezzogiorno e anche al rafforzamento del clima di fiducia nel Mezzogiorno. È evidente che su alcuni di questi temi, come è giusto e legittimo, vi sarà una fisiologica dialettica tra le forze di maggioranza e di opposizione; è opportuno e auspicabile che su provvedimenti specifici come questo, che oggettivamente forniscono una risposta necessaria a una potenziale situazione di crisi e delineano un percorso credibile e condivisibile di rilancio, si possa determinare invece una convergenza più larga, come io auspico. Vi ringrazio per le vostre domande e i vostri interventi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Gualtieri e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.