XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Mercoledì 20 gennaio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri nell'ambito dell'esame della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 3 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 8 
Raduzzi Raphael (M5S)  ... 8 
Pichetto Fratin Gilberto  ... 9 
Bagnai Alberto  ... 9 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 10 
Bagnai Alberto  ... 10 
De Bertoldi Andrea  ... 10 
Fassina Stefano (LeU)  ... 11 
Brunetta Renato (FI)  ... 11 
Steger Dieter  ... 12 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 13 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 13 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 17 
Bagnai Alberto  ... 17 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 17 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 18 
Dal Moro Gian Pietro (PD)  ... 18 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 18 
Lucaselli Ylenja (FDI)  ... 19 
Zennaro Antonio (LEGA)  ... 20 
Pagano Ubaldo (PD)  ... 21 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 21 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 21 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 23 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 23 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 23 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 23 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 23 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 24 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 24 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 24 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 24 
Lorenzin Beatrice (PD)  ... 24 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 25 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 25 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 27 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 27 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Centro Democratico-Italiani in Europa: Misto-CD-IE;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare (AP) - Partito Socialista Italiano (PSI): Misto-PP-AP-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GIORGIO LOVECCHIO

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva in differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, nell'ambito dell'esame della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri. Do il benvenuto e ringrazio per la sua disponibilità il Ministro Gualtieri anche a nome del Presidente della V Commissione del Senato, Daniele Pesco.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni, avverto che dopo l'intervento del Ministro sono previsti interventi fino a un massimo di quattro per ciascun gruppo, due per i deputati e due per i senatori, per un tempo complessivo di circa otto minuti per gruppo. Il tempo è ridotto a quattro minuti per i gruppi rappresentati in un solo ramo del Parlamento. Invito pertanto il rappresentante di ciascun gruppo della Camera e del Senato a comunicare alla Presidenza, entro i primi dieci minuti della seduta, i nominativi dei deputati e dei senatori del proprio gruppo che intendono intervenire.
  Lascio la parola al Ministro Gualtieri per la sua relazione.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signori presidenti, onorevoli deputati e senatori, è quasi un anno che viviamo la drammaticità della pandemia da Covid-19. Lo sanno bene, purtroppo, i molti, troppi, italiani che hanno visto andar via i loro affetti più cari senza neanche, in molti casi, la possibilità di un ultimo saluto.
  In questo periodo abbiamo dovuto fare molti sacrifici per contenere la diffusione del virus, che inevitabilmente hanno stravolto il nostro modo di vivere e di lavorare. La situazione che ci siamo trovati a vivere ha richiesto un rapido adattamento a un contesto totalmente inaspettato, che ha fatto emergere con evidenza quelle che il Presidente Mattarella ha definito le «energie morali e civili». In questo contesto, il Governo si è trovato e si trova ad assumere decisioni complesse, difficili, finalizzate a dare un supporto alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese, in una situazione caratterizzata dalla ristrettezza dei tempi a disposizione e dalla pressione continua della pandemia.
  Nel corso dello scorso anno lo Stato ha assicurato un notevole sostegno all'economia, ricorrendo più volte a scostamenti di bilancio, che il Parlamento ha autorizzato, quasi sempre, a larghissima maggioranza. Complessivamente sono state varate misure pari a circa il 6,6 per cento del PIL, per 108 miliardi di euro, a cui si aggiungono 300 miliardi di euro di crediti che sono stati oggetto di moratoria e 150 miliardi di euro di prestiti garantiti erogati. Si tratta di uno degli interventi più rilevanti che ci sono Pag. 4stati in Europa, paragonabile per entità solo a quello messo in campo dalla Germania. Non richiamo nel dettaglio le misure che abbiamo preso nei mesi scorsi. Questo Parlamento le conosce naturalmente molto bene e ha contribuito a migliorarle e a rafforzarle.
  Nel 2020, in termini di indebitamento netto, il settore delle imprese, considerando anche gli interventi fiscali, ha complessivamente beneficiato di interventi e misure per oltre 48 miliardi di euro. Al lavoro e al sociale sono stati destinati circa 35 miliardi di euro; agli enti locali oltre 12 miliardi di euro; la sanità ha ricevuto maggiori risorse per oltre 8 miliardi di euro; i servizi pubblici e sociali sono stati potenziati con ulteriori 4,5 miliardi di euro. Gli interventi sulla liquidità hanno generato oltre 2,7 milioni di domande di moratoria sui prestiti, il 95 per cento delle quali già accolte, per un valore, come dicevo, di circa 300 miliardi di euro; le richieste al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese sono state 1,6 milioni, per 129 miliardi di euro; 20,8 miliardi di euro di prestiti garantiti concessi tramite «Garanzia Italia» dalla SACE. Tramite il Fondo Gasparrini oltre 206.000 famiglie hanno potuto chiedere la sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa, mentre alle moratorie di ABI e di ASSOFIN hanno aderito 571.000 famiglie, per circa ulteriori 27 miliardi di euro di prestiti. L'approccio sui ristori, sulle misure di sostegno, è stato replicato anche nell'ambito della seconda ondata del contagio del virus dello scorso autunno, quando le ulteriori misure di contenimento dell'epidemia sono state accompagnate da ulteriori interventi di sostegno alle attività economiche e alle categorie professionali più coinvolte da queste restrizioni.
  I quattro decreti-legge «Ristori», emanati dalla fine di ottobre all'inizio di dicembre e inglobati nel corso della conversione in legge in un unico testo, hanno disposto interventi che nel complesso ammontano a circa 18 miliardi di euro nel 2020 e a 9 miliardi di euro nel 2021. Queste risorse hanno finanziato misure rapide, il più possibile automatiche, che sono andate a completare e a rinforzare la rete di supporto all'economia dispiegata dal Governo con i precedenti provvedimenti, una rete fatta di contributi a fondo perduto, sospensione e riduzione di imposte, di contributi e versamenti e di nuove settimane di cassa integrazione.
  Con gli ultimi decreti-legge «Ristori» sono stati erogati contributi per circa 2,66 miliardi di euro, tramite 672.000 bonifici: di questi circa 2,36 miliardi di euro sono stati accreditati automaticamente, mentre 300 milioni a seguito di istanza. A queste risorse si aggiungono i contributi accreditati automaticamente alle imprese del settore della ristorazione in base al decreto-legge «Natale», pari a circa ulteriori 628 milioni di euro.
  Considerando anche i contributi erogati ai sensi del decreto-legge «Rilancio» e del decreto-legge «Agosto», il totale dei ristori e dei contributi a fondo perduto ammonta a oltre 10 miliardi di euro. I tempi di erogazione dei contributi e dei ristori sono stati contenuti, mediamente quelli previsti nel decreto-legge «Rilancio» nell'arco di due settimane dalla richiesta, mentre i ristori automatici sono stati ancora più rapidi, tra i quattro e quindici giorni rispetto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei relativi decreti-legge.
  Sono in corso di erogazione i contributi a fondo perduto ristori e centri storici riguardanti le ulteriori istanze presentate tra fine dicembre e queste prime settimane di gennaio. Gli uffici dell'Agenzia delle entrate stanno gestendo puntualmente le istanze di autotutela degli operatori che hanno commesso errori nella presentazione delle istanze di contributo a fondo perduto di cui al decreto-legge «Rilancio» e, a seguito dei controlli istruttori d'ufficio, saranno erogati i contributi che risulteranno spettanti.
  Sappiamo naturalmente che tutte le azioni, in una fase così delicata e difficile, sono sempre per definizione incomplete e insufficienti. È perfettamente legittimo e normale, quindi, discuterle, cercare di migliorarle e di rafforzarle. Invito tuttavia a verificare, soprattutto per quanto riguarda la questione dei tempi di pagamento, il quadro rispetto a quello di altri Paesi spesso Pag. 5citati o evocati nel dibattito pubblico, in cui sono ancora in pagamento e non sono ancora state erogate le risorse relative ai ristori dei mesi autunnali.
  Naturalmente conosciamo bene anche i limiti e i ritardi, come quelli relativi ai tempi di erogazione della cassa integrazione, soprattutto nei primi mesi, così come siamo consapevoli della necessità di un intervento perequativo per coloro i quali sono stati «sacrificati» dai criteri che hanno consentito questa erogazione così rapida, che credo non teme paragone rispetto alla situazione dei ristori di altri Paesi, proprio perché molto rapida. Come sapete, ci sono una serie di tipologie sulle quali abbiamo ragionato rispetto alla necessità di avere un intervento di tipo perequativo, che è proprio uno degli interventi che crediamo sarebbe utile varare con le risorse dello scostamento di bilancio che il Parlamento si accinge auspicabilmente ad autorizzare. Questo tema, così come quello del prolungamento delle misure – naturalmente tornerò su questo punto – sarà oggetto del prossimo decreto-legge.
  Siamo in grado e saremmo anche disponibili a circostanziare ulteriormente con confronti puntuali, l'affermazione che smentisce i rilievi secondo i quali l'Italia avrebbe erogato meno aiuti di altri Paesi europei. Riteniamo che sia il contrario e che, tuttavia, questo significativo impegno, sia dal punto vista quantitativo sia dal punto di vista dei tempi, non debba affatto indurci a ritenerci soddisfatti, ma debba essere di stimolo a un ulteriore miglioramento e affinamento degli interventi con il contributo di tutto il Parlamento.
  Dal punto di vista macroeconomico, vorrei sottolineare che questa rete di protezione ha avuto l'effetto di contenere l'impatto negativo della pandemia sul PIL rispetto a quello che avremmo registrato in assenza di interventi o con misure meno efficaci. Questo è anche facilmente misurabile se si confrontano le previsioni, spesso riproposte anche fuori tempo, che sono state formulate precedentemente e che stimavano un impatto molto più significativo sul PIL.
  Per questo, anche alla luce di alcune informazioni che sono state reiterate, vorremmo sottolineare questi dati, che naturalmente risentono del fatto che l'Italia è stata colpita per prima in modo particolarmente violento dalla pandemia, soprattutto in alcune zone e in alcune regioni del Paese. Abbiamo due tipi di dati: i dati certificati, che si fermano al terzo trimestre dell'anno, e che sono definitivi, e le stime, che invece riguardano il 2020, infatti i dati complessivi del 2020 non sono ancora arrivati. Quelli dei primi tre trimestri, quindi i dati veri, ci dicono che il calo tendenziale del PIL in Italia è stato lo stesso che in Francia e inferiore a quello registrato in Paesi come la Spagna e il Regno Unito, mentre il rimbalzo registrato nel terzo trimestre, grazie alle misure di sostegno, è stato tra i più significativi in Europa.
  Per quanto riguarda le previsioni su tutto il 2020, le ultime stime sull'andamento del PIL ci portano a confermare la stima della NADEF di una caduta del 9 per cento sui dati annuali, come peraltro affermato dall'Ufficio parlamentare di bilancio nella sua relazione di fronte a queste Commissioni. Faccio notare che le previsioni degli organismi nazionali e internazionali, che erano più pessimistiche di quelle del Governo fino a pochi mesi fa, si sono progressivamente allineate con quella contenuta nella NADEF, e le stime pubblicate a dicembre da ISTAT e OCSE e ieri dalla Banca d'Italia sono pressoché identiche a quanto pubblicammo a settembre. Per quanto riguarda altre stime che sono state evocate in passato, come quella del Fondo monetario internazionale, attendiamo le nuove previsioni, che sono imminenti, e sono fiducioso che lo stesso Fondo monetario internazionale migliorerà sensibilmente le sue previsioni per l'Italia rispetto a quelle di ottobre, recentemente citate.
  Vorrei sottolineare un dato, in considerazione del fatto che queste misure così corpose dal punto di vista macroeconomico e – come emergerà quando faremo un confronto puntuale – tra le più quantitativamente rilevanti in Europa mostrano di essere necessarie e appropriate. Se si guarda infatti il deficit del 2020, che naturalmente Pag. 6sarà un deficit significativo e che noi stimiamo tra 10,5 e 10,8, tuttavia esso sarà di circa il 2,5 per cento inferiore alla somma del deficit ciclico e degli interventi effettuati. Ciò è la prova che questi interventi anticiclici hanno una loro efficacia macroeconomica che produce poi un miglioramento dell'economia e delle entrate. Quindi il livello effettivo del deficit è inferiore a quello che dovrebbe teoricamente essere cumulando la spesa di questi interventi. Questa è la ragione economica che giustifica interventi di natura anticiclica così significativi.
  La tesi che noi abbiamo sempre affermato – non da soli in questo caso, perché è una linea di policy consigliata da tutti gli organismi internazionali e dall'Europa – è che sia necessario, a differenza della precedente crisi, realizzare misure anticicliche corpose. Naturalmente questo deve avvenire con una forte attenzione alla sostenibilità della finanza pubblica nel medio periodo, che però non è in contraddizione con interventi, purché temporanei, limitati, anche molto corposi, come quelli che l'Italia e altri Paesi hanno effettuato.
  Questo approccio deve necessariamente proseguire anche di fronte al prolungamento della pandemia e delle restrizioni necessarie a contenerla. Il Governo mantiene l'indirizzo di fondo della sua azione, cioè quello di considerare innanzitutto prioritario il contenimento del virus, quindi di realizzare tutte le misure di prevenzione e di contenimento necessarie sostenendo l'economia, per poi poterle effettivamente realizzare e mantenere nel tempo, e mai di sacrificare la salute per un malinteso senso di primato dell'economia che poi in realtà – ce lo dicono i fatti, gli esempi – viene danneggiata anch'essa da un insufficiente contenimento del virus.
  È una linea che il Governo ha seguito e continua a seguire, sapendo che le misure di contenimento adottate a partire dall'autunno hanno limitato l'operatività di molte attività economiche, in particolare di quelle più a rischio di assembramenti, e sapendo che la caduta del livello di attività riscontrato in questi settori ha pesato sull'evoluzione degli indicatori economici più aggiornati, che, dopo il forte rimbalzo positivo del terzo trimestre, evidenziano una contrazione nel quarto, che tuttavia non riteniamo possa incidere in modo significativo sul risultato complessivo del 2020, su cui le previsioni convergono.
  Sappiamo che, nonostante la somministrazione dei vaccini sia partita già negli ultimi giorni del 2020 e stia procedendo speditamente nel nostro Paese, il raggiungimento dell'immunità di gregge richiederà ancora del tempo. Pertanto, per arginare il contagio sarà ancora necessario ricorrere a misure di contenimento per un certo periodo, che continueranno a impattare sulle attività dei settori a maggiore intensità di contatti sociali e sui consumi delle famiglie sottoposte a restrizioni nella mobilità.
  Il 14 gennaio, come sapete, il Governo ha modificato la classificazione delle regioni, passando da tre a quattro categorie di rischio, e rivedendone alcuni parametri chiave, quale ad esempio il numero di riproduzione (Rt). Di conseguenza, dodici regioni italiane sono oggi in zona arancione e tre in zona rossa, e sono pertanto assoggettate a limitazioni più stringenti. Inoltre, la chiusura degli impianti sciistici di risalita è stata prolungata almeno fino a metà febbraio. Il Governo è quindi intenzionato – questa è la ragione della richiesta di scostamento – ad accompagnare queste necessarie, doverose e stringenti misure sanitarie con interventi di sostegno e ristoro che consentano di attutire l'impatto di questa fase della pandemia su lavoratori e imprese dei comparti più danneggiati.
  È per realizzare queste finalità che il Governo richiede al Parlamento per il 2021 l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento fino a 32 miliardi di euro in termini di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, 35 miliardi di euro in termini di fabbisogno, 40 miliardi di euro di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato in termini di competenza e 50 miliardi di euro in termini di cassa.
  La proiezione di indebitamento netto contenuta nel documento programmatico di bilancio per il 2021, come sapete, è del 7 per cento. Nell'ipotesi che l'ammontare dello scostamento sia pienamente utilizzato, Pag. 7 la stima del deficit 2021 salirebbe all'8,8 per cento, al netto di una possibile revisione del quadro macroeconomico che verrà valutata nel prosieguo e comunque entro la pubblicazione del DEF 2021 a inizio aprile.
  Sussistono, infatti, i rischi al ribasso per la previsione programmatica 2021, che è quella di una crescita del 6 per cento, come sapete. Tuttavia, se la campagna di vaccinazione proseguirà secondo le previsioni e se saranno tempestivamente attuati gli interventi di politica economica definiti dalla legge di bilancio, integrati dalle misure di sostegno del prossimo decreto-legge e soprattutto accompagnati dagli investimenti previsti dal Recovery Plan, riteniamo che il risultato di crescita di quest'anno potrà non risultare di molto inferiore a quanto previsto nella NADEF.
  Ricordo comunque che, dal punto di vista della finanza pubblica, le proiezioni sono costruite sulla base del quadro macroeconomico tendenziale della NADEF – non di quello programmatico – che prefigurava una crescita del 5,1 per cento nel 2021. Non abbiamo stimato effetti di retroazione sul 2021, e questo consente anche di misurare – qualora ve lo chiedeste – l'impatto, dal punto di vista della finanza pubblica, di una revisione al ribasso delle previsioni e della crescita. Il parametro in questo caso è 5,1 punti percentuali e non 6.
  Venendo al rapporto tra debito e PIL, il 2020 dovrebbe chiudersi su un livello inferiore a quanto previsto nella NADEF. Noi abbiamo previsto tale rapporto pari a 158, e invece stimiamo di chiudere circa un punto percentuale al di sotto di questa previsione. Questo anche per via di un andamento del fabbisogno del settore statale di consuntivo lievemente inferiore alle ultime stime e in ragione del posponimento all'anno in corso di alcune operazioni finanziarie previste per il 2020. Per quanto riguarda il 2021, invece, ove la previsione programmatica del PIL contenuta nella NADEF venisse confermata, l'impatto di cassa di questo scostamento di bilancio e la conclusione delle operazioni finanziarie sopra richiamate potrebbe portare a un livello del rapporto tra debito e PIL alla fine dell'anno in corso in linea con quello del 2020.
  Il profilo del rapporto tra debito e PIL negli anni successivi verrebbe confermato con una discesa di circa due punti percentuali annui nel 2022 e nel 2023. Viene, inoltre, confermato anche l'impegno a riassorbire l'incremento di tale rapporto registrato tra il 2019 e 2020 in un decennio, riportando nel 2031 il rapporto tra debito e PIL poco sopra il livello di fine 2019.
  Quanto appena detto conferma la volontà del Governo di contrastare la pandemia, di sostenere le famiglie, le imprese e i lavoratori, e, al tempo stesso, di salvaguardare la sostenibilità della finanza pubblica, ricercando sempre un punto di equilibrio tra portata dello stimolo fiscale e suo impatto sui principali saldi di finanza pubblica.
  Grazie a questo scostamento di bilancio, proseguiremo e completeremo gli interventi di sostegno già approvati e riconosciuti finora ai settori più colpiti dalla pandemia per il tempo che sarà necessario. Con il nuovo provvedimento contiamo di introdurre nuovi stanziamenti per interventi a tutela del lavoro, che consentiranno di finanziare un nuovo periodo di cassa integrazione per le imprese che continueranno ad avere difficoltà a causa del Covid-19.
  Proseguirà anche il sostegno ai livelli di governo decentrati e al sistema delle autonomie chiamate a fronteggiare le difficoltà che emergono nei diversi territori. Maggiori risorse saranno dedicate al sistema dei trasporti pubblici per aumentare il livello di sicurezza degli utenti e contenere una delle possibili fonti di diffusione del virus.
  Ulteriori risorse saranno assegnate alle Forze dell'ordine e al sistema di Protezione civile. Inoltre sono previsti stanziamenti aggiuntivi per il settore sanitario anche in relazione alle necessità relative all'acquisto, conservazione e logistica dei vaccini e dei farmaci per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19.
  Risorse aggiuntive in termini di sola cassa saranno stanziate per consentire la regolazione contabile delle anticipazioni di tesoreria autorizzate a fine 2020 in attuazione Pag. 8 dei provvedimenti di contrasto agli effetti dell'emergenza sanitaria. Sarà prevista, infine, la rimodulazione dell'attività di riscossione, necessaria per evitare che la ripresa di quest'attività produca assembramenti eccessivi negli uffici dell'Agenzia delle entrate e anche per diluirne l'impatto.
  Tengo a ribadire che questi interventi avranno tutti una natura temporanea e mirata e saranno, quindi, coerenti con un'impostazione della politica di bilancio improntata alla responsabilità e alla sostenibilità fiscale. Per questo riteniamo che questo intervento concorra a mantenere la validità del profilo di riduzione del deficit e del debito illustrato nella NADEF. Questo ulteriore scostamento di bilancio che chiediamo al Parlamento e sul quale auspico vi sarà la convergenza di tutte le forze politiche, unito al piano di vaccinazione che stiamo attuando e che potrà anche beneficiare del potenziamento del personale medico sanitario incaricato delle operazioni di immunizzazione della popolazione, sarà decisivo per concorrere a realizzare gli obiettivi di crescita previsti per l'anno in corso. Nelle intenzioni del Governo questo è l'ultimo scostamento di bilancio che chiediamo al Parlamento per concorrere sul piano economico al contrasto della pandemia e dei suoi effetti.
  Uno fra i più positivi messaggi che la politica nel suo insieme ha saputo lanciare al Paese nel corso dei duri mesi del 2020 è consistito proprio nella capacità del Parlamento di presentarsi unito, al di là delle differenze di impostazione, politiche, di collocazione, di visione, della distinzione dei ruoli tra maggioranza e opposizione. Il Parlamento ha avuto in molti passaggi importanti la capacità di presentarsi unito ad appuntamenti come questo.
  Naturalmente, l'auspicio è che si determini un'ampia convergenza non solo per consentire uno scostamento di bilancio, come si è visto necessario predisporre, ma anche per attuare misure indispensabili sia dal punto di vista del contenimento sanitario della pandemia che del sostegno economico alle famiglie, ai lavoratori, alle imprese. Sarebbe importante che questo consenso si manifesti non solo nell'occasione del voto sullo scostamento di bilancio, ma anche nella predisposizione e poi nel miglioramento delle misure concrete che saranno oggetto del prossimo decreto-legge.
  Dobbiamo riconoscere che il grado di incertezza sull'andamento della pandemia resta elevato, ma siamo fiduciosi che anche con il concorso e con il contributo del Parlamento queste misure ci aiuteranno ad affrontare quest'ultima fase così difficile, così delicata, di contrasto a questa terribile pandemia e a far vedere concretamente ai cittadini italiani quella luce in fondo al tunnel che, quando le vaccinazioni avranno raggiunto un impatto sufficientemente ampio, consentirà finalmente di voltare pagina e di accingerci tutti all'altro grande compito, cioè quello di concorrere – anche in questo caso confidiamo nel contributo importante del Parlamento e in quello delle forze sociali ed economiche nella discussione sul Recovery Plan – a finalizzare e attuare in modo efficace ed efficiente quello straordinario piano di rilancio dell'economia che costituisce un'opportunità unica e irripetibile per l'Italia, non solo per lasciarsi alle spalle i difficili mesi della pandemia, ma anche per trasformarsi e rilanciarsi sulla linea dell'innovazione, della sostenibilità e della coesione.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Do la parola ai deputati e ai senatori che intendono intervenire.

  RAPHAEL RADUZZI. Grazie, Ministro. Da relatore del provvedimento presso la V Commissione della Camera – e penso di poter parlare anche per il mio gruppo –, esprimo soddisfazione per questo scostamento di bilancio, che è andato anche oltre le attese. Siamo arrivati a 32 miliardi di euro in termini di indebitamento, 35 miliardi di euro in termini di fabbisogno, 40 miliardi di euro in termini di saldo netto per la parte di competenza e 50 miliardi di euro in termini di saldo netto per cassa. Sono numeri molto importanti che servono al nostro Paese per venire incontro alle esigenze delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori.
  In questo senso faccio mie le parole della direttrice operativa del Fondo monetario Pag. 9 internazionale, che giusto qualche giorno addietro ha esortato proprio i Governi a spendere «quanto più potete e poi un pochino di più». Questa è un'esortazione che faccio mia e che facciamo nostra. In questo momento, infatti, bisogna cercare di spendere quanto più possibile. Questo non per velleità, ma proprio per evitare che si ripresenti un film già visto a livello italiano ed europeo e per evitare che vi sia una double-dip recession, cioè che dopo questo rimbalzo che sicuramente ci sarà, dopo questa crescita speriamo corposa quest'anno, negli anni prossimi le cose non vadano bene. È importante spendere in questo momento per sostenere l'economia e sostenere le nostre imprese. Ribadisco, quindi, una valutazione positiva per questo provvedimento.

  GILBERTO PICHETTO FRATIN. Grazie, Ministro, per la rappresentazione che ha fatto del quadro economico e finanziario del nostro Paese, peraltro certamente fermi alla difficoltà di prevedere la fine della parte sanitaria, la fine della pandemia, e quindi di poter avere anche delle valutazioni più certe. Non mi addentro sulle previsioni o oltre le previsioni che lei ci ha rappresentato rispetto a quella che potrà essere sia la crescita del PIL nel nostro Paese sia l'entità del deficit del 2021. È chiaro che questo indebitamento fa aumentare questa previsione di quasi tre punti percentuali rispetto a quanto era stato previsto. È chiaro che a questo punto abbiamo un'autorizzazione di debito complessiva, che a quanto già autorizzato, aggiunge 32 miliardi di euro. Abbiamo i 24 miliardi di euro previsti dalla legge di bilancio e in totale abbiamo già 55 miliardi di euro per il 2021. Ora ci aggiungiamo questi 32 miliardi di euro, tutti ancora destinati all'emergenza.
  Peraltro, vorrei ricordare che fino a qualche giorno fa la previsione che veniva fatta di intervento di ristoro era di 20 miliardi di euro, ma quando si faceva tale valutazione si prevedeva, ahimè, che l'intervento delle vaccinazioni viaggiasse in modo molto più rapido e, quindi, anche il percorso di ripartenza dell'economia; ciò non è e, quindi, siamo sempre ancora sulla parte ristori.
  Tralascio il fatto che la discussione in Aula di oggi avviene dopo la giornata di ieri, e sul voto di questo documento è certamente fondamentale una maggioranza superiore a quella che ha avuto la fiducia al Governo, ma spetterà alla responsabilità delle forze politiche fare le valutazioni rispetto alle esigenze degli italiani.
  Nel merito io pongo però un doppio tema. Da una parte, le chiedo se la partenza del Recovery Plan con i 127 miliardi di euro per la parte di indebitamento, può parzialmente sovrapporsi ai 32 miliardi di euro autorizzati con questo provvedimento. Dall'altra, dobbiamo guardare al dopo. Lei lo ha detto. Condivido il fatto che bisogna guardare al dopo, ma, ahimè, continuiamo a essere sul presente, sui ristori, rispetto a una condizione che a tutti noi è evidente.
  Proprio sul presente e sulla temporaneità, non ritiene che sia proponibile un intervento temporaneo, ma che riguardi meccanismi di anticipazione di nuove formule di avvio delle imprese, con applicazione immediata e forse semplificata del codice della crisi d'impresa per coloro che non ce la faranno o che devono affrontare una ripartenza più difficile di altri? Oppure, prevedere per quanto riguarda il percorso dei licenziamenti, che – ahimè – ci saranno, meccanismi anche temporanei di utilizzo di ammortizzatori ad hoc rispetto agli attuali strumenti previsti della NASPI o altri strumenti? Non è possibile, già fin d'ora, nella preparazione del decreto-legge, inserire alcuni interventi d'urgenza che superino questa fase e che siano temporanei per intervenire e guardare al dopo?

  ALBERTO BAGNAI. Grazie, signor Ministro. Intanto avrei bisogno di una precisazione per capire bene. Si è parlato di 300 miliardi di euro di credito oggetto di moratoria. Questo è un problema comunicativo. Si intende dire che sono 300 miliardi di euro – banalizzo – che sono rimasti nelle tasche degli italiani per il periodo della moratoria o si intende dire che 300 miliardi di euro è lo stock sottostante interessato dalla moratoria? Nel qual caso, c'è una stima dei pagamenti di interessi che Pag. 10sono stati ritardati? Le chiedo questo per avere un'idea dell'effettivo impatto in termini di liquidità per famiglie e imprese.
  Rispetto alle finalità del provvedimento, che sono definite in termini piuttosto generici, volevo sapere se è ricompreso anche l'impegno politico che il Governo aveva preso di destinare un miliardo e mezzo di euro al fine di rimpinguare il fondo per la copertura dello sgravio contributivo a favore dei lavoratori autonomi. Se così fosse, forse si sarebbe anche potuto scrivere.
  Poi avevo una domanda riferita alle modalità di erogazione di questi ulteriori aiuti. Come sappiamo, il quadro temporaneo sulla normativa degli aiuti di Stato è stato modificato più volte e, a ottobre, in particolare, è stato aggiunto il paragrafo 3.12, che, per quanto riguarda gli aiuti di Stato, parla della possibilità di intervenire con l'indennizzo dei costi fissi non coperti. Si tratta di un provvedimento che era stato già adottato prima di questa modifica del quadro temporaneo in Germania e sul quale altri Stati hanno legiferato e si sono anche visti approvare le norme dalla Commissione europea. La domanda è pertinente, perché si riferisce a come intendete usare lo scostamento di bilancio: esiste la prospettiva in Italia di procedere su questa strada? E che tipo di misure eventualmente ritenete di voler adottare, tenuto conto di questa ulteriore modifica del quadro?

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Scusi, senatore Bagnai, le chiedo di ripetere la domanda per capirla perfettamente e rispondere adeguatamente.

  ALBERTO BAGNAI. Intendete approfittare del paragrafo 3.12, riguardante aiuti sotto forma di sostegno a costi fissi non coperti, previsto dalla quarta modifica del quadro temporaneo sugli aiuti di Stato? Può essere che l'abbiate già fatto e mi sia sfuggito, mi scuso, ma comunque è un punto sul quale secondo me sarebbe utile una sua parola.
  Infine, dopo una legge di bilancio che ha avuto l'importo che ha avuto, ci ritroviamo ad avere questi 32 miliardi di euro di scostamento e la domanda che potrebbe sorgere spontanea è una domanda forse un po' più politica: quanto pensiamo di poter andare avanti nel rifinanziamento dei vari ammortizzatori sociali con questi 32 miliardi? La domanda è anche di scenario: che cosa pensate che possa accadere quando a fine marzo si realizzeranno tutta una serie di snodi legislativi che lei conosce, come il termine del blocco dei licenziamenti?

  ANDREA DE BERTOLDI. Vado direttamente alle domande, anche per non perdere ulteriore tempo. Signor Ministro, non ritiene innanzitutto incoerente che il Parlamento, le Camere debbano continuamente avallare del nuovo indebitamento senza conoscere a fondo le misure che impiegheranno questo indebitamento? Ricordo che in nemmeno un anno stiamo arrivando a quasi 200 miliardi di euro di debito addossati alle spalle dei nostri nipoti e dei nostri figli.
  Detto questo, proprio per entrare nel merito del problema, vorrei capire da lei se almeno la volontà politica del Governo è quella di intervenire anche con alcune misure strutturali che non siano semplicemente bonus e assistenzialismo. Intendo chiederle se si intende superare davvero la logica dei codici ATECO, una logica perversa che ha estraniato molte categorie, purtroppo, dagli aiuti necessari.
  Vorrei chiederle se siete davvero pronti a superare il riferimento temporale al mese di aprile 2020 rapportato al 2019 per poter davvero includere alcune imprese meritorie di supporto. Volevo chiederle se è vera quella voce per cui sembra che vogliate alzare al 50 per cento la riduzione di fatturato delle imprese per poter beneficiare dei ristori. Volevo chiederle se sono previsti finalmente interventi sulle spese fisse. Per concludere, volevo chiederle se finalmente, nel decreto-legge che utilizzerà questo indebitamento, saranno ricompresi quei professionisti che avete sempre escluso da tutto.
  Dalla lettura del dossier mi vedo, invece, preoccupato, perché non solo le voci relative al rinvio delle cartelle esattoriali e alle Pag. 11misure a favore delle imprese non parlano di professionisti, ma sono addirittura messe all'ultimo posto. Abbiamo sette finalità e solo la sesta e la settima riguardano il rinvio delle cartelle esattoriali e le misure a favore delle imprese. Peraltro, i professionisti non vengono ulteriormente citati. Non vorrei – e concludo – che questa dimenticanza sia l'ennesima dimostrazione di come le imprese siano in generale tenute in poca considerazione e i professionisti non vengano per niente tenuti in considerazione. Auspico di sbagliarmi, attendo una sua risposta.

  STEFANO FASSINA. Ringrazio anch'io il Ministro. Vorrei porre due ordini di questioni. La prima riguarda il piano macroeconomico e di finanza pubblica. È evidente che oggi non è la questione prioritaria in agenda, ma in questa fase bisogna preoccuparsi anche del dopo. Come il Ministro sa, la settimana scorsa il Parlamento europeo in Commissione Affari economici e bilancio ha approvato il Regolamento per il Recovery Fund, che prevede dei criteri per confermare i pagamenti in relazione alle norme di finanza pubblica vigenti e dei trattati vigenti.
  A me pare che gli ordini di grandezza di debito, deficit e inflazione siano tali per cui quelle regole vadano profondamente riviste. La domanda che le pongo è: in che misura è stata avviata questa discussione? Fino al 2021 siamo coperti, ma certamente è una discussione di una grande rilevanza politica non particolarmente facile.
  Sempre su questo piano e poi chiudo, la Banca centrale europea nell'ultimo anno ha comprato più della quantità dei titoli emessi dall'Italia. Ha comprato 216 miliardi di euro di titoli a fronte di circa 195 miliardi di euro di titoli emessi dall'Italia. È chiaro che questi programmi dovrebbero continuare. Ora conosco bene le questioni relative all'indipendenza e alla sensibilità, però altri 32 miliardi di euro di debito vuol dire che i programmi della Banca centrale devono continuare, non solo per noi.
  Chiudo sulla parte più specifica di utilizzo delle risorse. La prima questione che mi pare matura è quella di cambiare l'indicatore sul quale andare a parametrare i rimborsi. Credo che il fatturato sia un indicatore troppo rozzo, che poteva andare bene per la fase emergenziale. Ci vuole un indicatore meno approssimativo per la fase in cui siamo, che ha alle spalle un anno compiuto. A me pare che fare riferimento ai costi fissi, al netto della spesa per gli ammortizzatori sociali e di quello che è stato coperto, costituisca un indicatore più utile, tenendo il fatturato come primo criterio di selettività.
  La seconda questione è la seguente. A me pare che siamo in un quadro in cui è necessaria un'ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti, ovviamente con l'estensione della cassa integrazione Covid, in quanto la fase economica determinerebbe un'ondata di licenziamenti difficilmente gestibile. Credo che, seppure in modo selettivo, questo blocco vada prorogato.
  Chiudo sulle regole del settore bancario. Non è una questione direttamente di competenza del Ministro, però è molto rilevante. Continuano a vigere, nonostante la fase drammatica, regole procicliche che so bene che non dipendono dal Governo italiano, ma che tuttavia hanno un impatto devastante sull'economia reale e sullo stesso sistema bancario.
  Io credo che questa sia una questione che non possiamo ignorare perché è competenza di un'autorità indipendente. Essa è una variabile prioritaria di politica economica ai fini della ripresa. A me pare che siamo in un momento in cui queste questioni, sebbene non di diretta competenza, vadano affrontare, altrimenti rischiamo sempre di intervenire a margine e mettere delle toppe su un quadro che non tiene.

  RENATO BRUNETTA. È tempo di bilanci e di riprogettazione. Come un buon padre di famiglia, penso che il Ministro e il Governo avrebbero dovuto in questo momento fare anche un bilancio tassonomico rispetto a quello che è successo. Mi sono scritto adesso a memoria tutti gli strumenti utilizzati, certamente ne dimenticherò qualcuno: bonus, ristori, indennizzi, risarcimenti, moratorie, rimodulazioni, garanzie per la liquidità, ammortizzatori sociali, trasferimenti agli enti locali e ne dimentico altri certamente. In tutto suddivisi in termini Pag. 12 di destinatari, perché più di uno di questi strumenti ha riguardato stessi destinatari ma anche diversi: famiglie, imprese, Stato centrale, Stato decentrato, lavoratori.
  L'insieme di tutto questo – le dico questa mia impressione appuntata sul retro di una cartellina – ci dovrebbe portare a capire quanto attribuire a ciascuna tipologia di fruitori, con quale strumento (bonus, fondo perduto, indennizzo, risarcimento), con quale motivazione economica (la perdita, il fatturato) e soprattutto l'efficacia e l'efficienza di ciascuno strumento rispetto a ciascuno dei destinatari. Questa, che può sembrare astrattezza, serve per capire quali strumenti sia meglio utilizzare per il futuro. Il bonus ha funzionato? Non lo sappiamo. Lo stesso vale per i risarcimenti in funzione del fatturato o dei costi fissi, per gli indennizzi, per i ristori. Siamo andati avanti a tentoni, cioè secondo le esigenze del momento, secondo le priorità, inseguendo i bisogni, e su questo non le faccio certamente nessuna critica. Però a un anno di distanza, l'ha detto lei, dopo 140 miliardi di euro, questo è il quinto scostamento pandemico. Se aggiungiamo i due funzionali alla legge di bilancio è il settimo scostamento, per un totale di 140 miliardi di euro di indebitamento netto, senza considerare il saldo netto da finanziare.
  A questo punto servirebbe, signor Ministro, fare il punto definitorio o terminologico di quello che si è fatto e che andava fatto in quel momento certamente, ma che non ha avuto effetti o impatti positivi, proprio per selezionare gli strumenti nuovi, più efficaci e più efficienti, perché con questa situazione avremo a che fare per un altro anno almeno e ciò ci impone di non andare più avanti alla cieca.
  Il Ministero dell'economia e delle finanze è in grado certamente di fare questa valutazione, anche in collaborazione con la Banca d'Italia e le altre grandi istituzioni. Sarebbe il caso che mettessimo in moto queste analisi per spendere al meglio queste risorse, che sono state sempre votate praticamente all'unanimità da tutto il Parlamento, quindi volute da tutti. Bisogna che siano spese bene, perché, ripeto, non c'è un pozzo di San Patrizio. Le risorse sono limitate e vanno spese razionalmente, con equità ed efficienza.

  DIETER STEGER. Signor Ministro, rinuncerò a fare domande e considerazioni sul quadro macroeconomico e mi limiterò a farle due domande circa l'impiego di una parte delle risorse derivanti dal nuovo scostamento di bilancio, pari a 32 miliardi di euro e di cui sono soddisfatto. Per essere chiari, già nel corso della conversione in legge degli scorsi decreti-legge si capiva che era necessario un altro scostamento forte. Allora si parlava di 20 miliardi e il mio gruppo già allora aveva previsto che vi sarebbe stato uno scostamento molto più alto. Così è stato e sono contento che il Governo fa questa proposta.
  Prima di porle le mie domande svolgo una considerazione, ossia che la stagione invernale non è ancora partita, e già il fatto che non sia partita e che abbia perso il periodo natalizio vuol dire in media una perdita del fatturato del 35 per cento. Adesso, se vogliamo essere veramente sinceri, abbiamo già capito che anche il periodo del Carnevale sarà perso e che questa stagione non partirà più. I danni per tutta la filiera, non solo per le aziende turistiche ricettizie, ma anche per la gastronomia, il commercio al dettaglio, i servizi, le attività di impiantistica, sono molto forti.
  La mia prima domanda riguarda i criteri, perché, come hanno detto anche altri colleghi, io penso che bisogna spostarsi dal criterio dei codici ATECO. A mio avviso, l'unico criterio adeguato è quello della perdita di fatturato; si tratta di un criterio che viene anche preso in considerazione da tutti gli altri Paesi dell'arco alpino che conoscono una forte stagione invernale.
  Io le chiedo se veramente il Governo voglia andare in questa direzione. Riguardo al periodo di riferimento, io penso che l'unica cosa corretta e giusta sarebbe prendere come periodo di riferimento tutto l'anno solare precedente e non solo un mese, perché questo porterebbe a disuguaglianze e anche a situazioni non corrette nel bene e nel male.
  Lei ha detto, inoltre, che si interverrà anche sulla cassa integrazione. È bene che lo si faccia, perché penso che la cassa Pag. 13integrazione ordinaria debba essere portata fino al 30 giugno. Io però le chiedo, perché lo trovo essenziale, di investire anche sulla NASPI e sulla DIS-COLL, soprattutto per i lavoratori stagionali. Ci sono parti di questo Paese che lavorano soprattutto con la stagionalità e sappiamo che probabilmente dovremmo intervenire anche retroattivamente, perché alcune situazioni già da novembre non sono più coperte, dato che la stagione invernale non è partita. Io volevo chiedere fortemente a lei, signor Ministro, se voleva impegnarsi anche su questo fronte per dare un aiuto necessario alle categorie e ai lavoratori che sono interessati.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro per una prima replica e poi continuiamo con un altro gruppo di interventi.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio i deputati e i senatori per gli interventi che reputo molto puntuali e utili. Poi vi dirò qualcosa anche sul metodo che intendiamo mettere in atto per i prossimi passi. L'onorevole Raduzzi ha espresso valutazioni sull'ammontare delle risorse, che condivido. Effettivamente quello che dice è vero: c'è una condivisione rispetto a un'analisi per cui è necessario realizzare interventi adeguati e non ritirare il sostegno garantito troppo presto. Ce lo ricorda spesso anche il Fondo monetario internazionale.
  Proprio per questo, però, sono fondamentali due elementi che sono stati ricordati da molti di voi. Il primo è che questi interventi devono essere temporanei e limitati e non devono appesantire in modo permanente la finanza pubblica, in quanto ciò non sarebbe assolutamente sostenibile. Il secondo elemento è che occorre, vista ormai l'entità delle risorse a cui siamo arrivati, un loro utilizzo selettivo ed efficiente, e questo credo sia il tipo di lavoro che occorre fare da questo momento al varo del prossimo decreto-legge.
  Prima di arrivare a questo punto generale, rispondo ad alcune domande più specifiche. Parto da quelle poste dal senatore Pichetto Fratin. Nei 32 miliardi di euro di scostamento non sono considerate le risorse del Recovery Plan. Il Recovery Plan è finanziato dal Recovery Fund dal punto di vista delle risorse di indebitamento netto, dei grants che arriveranno e dei loans, e abbiamo già provveduto con la legge di bilancio a rendere possibile anche delle anticipazioni di cassa per alcune misure. Quando il Recovery Plan sarà approvato e in vigore, ci sarà l'anticipazione fino al 13 per cento – mi sembra – e poi ci saranno i rimborsi in base ai vari target e milestones.
  Vi sono già alcuni interventi previsti dal Recovery Plan in vigore. Penso alla Transizione 4.0. Tra l'altro, questo scostamento coprirà anche parte di tale misura, che non è coperta dal Recovery Plan, che, invece, copre la parte relativa all'iperammortamento. Ci sarà quindi una quota delle risorse che sarà dedicata a questo. È l'unico caso di spesa non direttamente legata alla pandemia; è una spesa di complemento rispetto a quanto previsto con la legge di bilancio, anche alla luce dell'interlocuzione con la Commissione europea.
  Altre misure sono già in vigore, come il superbonus del 110 per cento. Altre, man mano che saranno attuati e approvati i progetti del Recovery Plan, partiranno e saranno anticipate con risorse di cassa e poi saldate con le risorse che arriveranno nelle varie fasi dall'Unione europea al netto della parte di anticipo.
  Questi 32 miliardi di euro di scostamento, quindi, non coprono spese relative al Recovery Plan.
  Concordo sul fatto che dobbiamo guardare al dopo. Questo l'ha detto il senatore Pichetto Fratin e l'hanno detto in tanti. Sono assolutamente d'accordo. Occorre una particolare attenzione e oculatezza affinché queste risorse, che sono molto cospicue, siano utilizzate nel modo più efficiente possibile. Per massimizzare la loro efficacia serve il contributo di tutti, anche con una revisione critica di ciò che ha funzionato e di ciò che ha funzionato meno, andando a capire in quali casi vi sono sovrapposizioni degli interventi.
  Io ho fatto una valutazione aggregata della quale sono convinto, anche perché Pag. 14trova evidenza nei dati. Questi interventi complessivamente sono stati efficaci dal punto di vista economico, oltre che dal punto di vista sociale, ma è perfettamente vero quello che dice l'onorevole Brunetta. Non cito i singoli Paesi, anche se non c'è nulla di male. Comunque diversi Paesi hanno cambiato in corso d'opera le modalità dei ristori, per esempio. Si chiama «learning by doing». Si può fare anche osservando le pratiche migliori degli altri. Alcuni si sono anche fermati perché hanno dovuto cambiare le modalità e quindi l'erogazione dei ristori è stata rallentata. Ci sono anche polemiche in alcuni Paesi, ma è inevitabile.
  Noi abbiamo realizzato vari tipi di interventi. Complessivamente, a mio giudizio, questi rispondono a una logica abbastanza coerente, ma sicuramente ci sono dei singoli interventi, episodici, che invece possono essere razionalizzati. Non vanno riproposti, vanno invece valutati. Anche dal punto di vista dei contributi a fondo perduto, in alcuni casi ci sono state delle misure più limitate, ma che non possono essere considerate sovrapponibili e non pienamente efficienti, anche se sui grandi numeri, invece, io penso ci sia stata una certa coerenza tra liquidità, cassa integrazione, ristori e anche contributi ad alcuni dei costi fissi, come gli affitti. Però, proprio perché l'intenzione del Governo è che questo sia l'ultimo degli interventi e proprio perché esso è significativo, occorre una grande attenzione e un utilizzo efficiente, efficace, mirato ed equo di questo intervento.
  Ci sono poi degli aspetti specifici. La questione dei codici ATECO, per esempio, è uno dei grandi temi. A questo proposito vogliamo fare due cose. Innanzitutto, vogliamo mettere in atto un intervento perequativo che riguarda proprio, come è stato detto, il criterio della mensilità di aprile rispetto alla stessa mensilità dell'anno precedente. Questo ci ha consentito, anche replicandolo in autunno, di essere estremamente rapidi. Abbiamo effettuato dei confronti, da cui emerge che siamo stati probabilmente i più rapidi in assoluto grazie a questo meccanismo, anche perché pochissimi altri Paesi forse hanno strumenti come la fatturazione elettronica. Però è evidente che questa rapidità ha anche fatto sì che, utilizzando come parametro quello della mensilità, ci siano stati dei casi in cui, invece, quel metodo di comparazione ha prodotto un'ingiustizia, perché ci sono delle stagionalità, ci sono delle circostanze specifiche.
  Occorre una valutazione ex post che possa considerare l'intero anno per valutare bene tutto l'insieme, anche sommando quello che si è ottenuto e quello che non si è ottenuto. Magari ci sono stati casi in cui si sono sommate delle misure e altri casi in cui c'è stata una lacuna. Fare una valutazione ex post, numeri alla mano, ci consente di ripianare quegli eventuali limiti o situazioni di penalizzazione che ci possono essere stati. Questa è esattamente una delle cose che vogliamo fare, ovviamente anche con il contributo del Parlamento.
  La seconda cosa che vogliamo fare è capire, per questi mesi di quest'anno, se possiamo affinare i criteri utilizzati. Sono state suggerite delle cose, che sono anche oggetto della riflessione di altri Paesi. Vogliamo valutarle anche alla luce di questa innovazione del Temporary Framework, che adesso è nella fase di consultazione e che prevede un limite più alto per i costi fissi. Valutare questi diversi aspetti è senz'altro appropriato.
  Io, peraltro, ho chiesto, in occasione delle ultime riunioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin, alla Commissione europea di aiutarci a fare una specie di valutazione delle migliori pratiche e dei criteri verso cui si sta evolvendo per cercare, nei limiti del possibile perché sono misure nazionali, di costruire una convergenza di parametri, di livelli, perché poi i vari Paesi si stanno guardando l'un l'altro cercando di fare il meglio. Questo può essere anche un utile elemento per fare quello che ci suggeriva l'onorevole Brunetta, così come altri di voi.
  Poi c'è la questione specifica delle misure sul lavoro. Ne hanno parlato diversi di voi. Noi, con la legge di bilancio, abbiamo già prorogato, come sapete, la cassa integrazione Covid per diciotto settimane, di cui dodici nel 2021. Non c'è dubbio che, alla luce della prosecuzione della pandemia, Pag. 15 occorre prolungare la disponibilità di uno strumento straordinario di ammortizzatori sociali. Occorre rendere disponibile questo strumento anche per i mesi successivi, se necessario.
  Occorre introdurre, magari, una selettività – come diceva in questo senso l'onorevole Fassina – rispetto alla necessità di alcuni settori più fragili, più colpiti, di valutare la possibilità di prolungare ulteriormente il blocco dei licenziamenti e far sì che tornino alla normalità settori che sono meno impattati direttamente dalla pandemia, perché, soprattutto in quest'ultima fase, noi stiamo vedendo una differenziazione tra settori fortemente impattati e settori che hanno un'attività anche positiva, che è tornata alla normalità.
  Questo capitolo è molto delicato e rispetto ad esso non abbiamo ancora concluso le nostre riflessioni. Anche su questo sono utili le indicazioni che ci vengono dal dialogo con il Parlamento, ma naturalmente teniamo ben presenti le questioni che sono state sottolineate dal senatore Pichetto Fratin e dall'onorevole Fassina. Da un lato, c'è l'esigenza di prolungare la disponibilità di strumenti di sostegno agli ammortizzatori sociali oltre il 31 marzo, anche se il 31 marzo è la data di scadenza per chi usa continuamente questo strumento. Già in base alla legge di bilancio è disponibile un periodo più lungo, fino a giugno.
  Ma poi noi vorremmo anche occuparci del dopo, senza dover fare un ulteriore intervento sugli ammortizzatori sociali, perché vorremmo che questo sia l'ultimo scostamento di bilancio. Vorremmo predisporre degli strumenti che ci consentano di arrivare all'autunno o alla fine dell'anno e adattarli alle diverse realtà dei diversi settori.
  Di questo, naturalmente, discuteremo nei prossimi giorni con le parti sociali, con i sindacati, con le imprese, proprio al fine di collegare poi queste risorse e questi strumenti anche alla necessaria e urgente riflessione, che peraltro è stata avviata anche con positive innovazioni durante l'esame della legge di bilancio, rispetto allo sviluppo e al potenziamento delle politiche attive del lavoro, che sono uno strumento indispensabile da rafforzare ed affiancare alla cassa integrazione.
  Su questo, come sapete, grazie anche al ruolo del Parlamento nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio, sono stati fatti dei passi avanti importanti. Nella proposta di Recovery Plan dell'Italia ci sono risorse e progettualità significative per dotare finalmente il Paese di un adeguato sistema di politiche attive del lavoro.
  Occorre combinare questi diversi strumenti sia al fine di predisporsi ad affrontare la situazione nei difficili mesi ancora colpiti dalla pandemia, sia con l'obiettivo di guardare al futuro con interventi più strutturali e di riforma. Di tutto questo naturalmente il decreto-legge costituisce un tassello, però è bene che il piano sia anche definito coerentemente con questa visione più generale.
  Il senatore Bagnai mi ha chiesto dei 300 miliardi di euro. I 300 miliardi di euro sono lo stock di crediti e di prestiti che sono stati oggetto della moratoria.
  La somma delle rate sospese rappresenta un numero molto significativo, ma non sono in grado di fornirvi questo dato adesso. La domanda fondamentale era a cosa si riferiscono i 300 miliardi di euro di cui parlavo. Sottolineo che si tratta di una misura di grande importanza che noi abbiamo prorogato. Vorrei approfittare e dire a chi ha notato le recenti guidelines dell'European Banking Authority che il Governo è al lavoro per assicurare l'effettivo prolungamento della moratoria fino a giugno, come abbiamo predisposto con la legge di bilancio, senza un impatto negativo dal punto di vista della classificazione di crediti oggetto di moratoria. Siamo quindi fiduciosi per la realizzazione di questo obiettivo su cui siamo impegnati.
  Devo dire al senatore Bagnai che nell'impegno che il Governo ha preso col Parlamento, con l'opposizione, innanzitutto, ma anche con tutte le forze di maggioranza, è ricompreso l'obiettivo di completare, con uno stanziamento di un miliardo e mezzo di euro, l'intervento per la decontribuzione in favore dei titolari di partita IVA che hanno avuto perdite di fatturato. È Pag. 16un impegno che il Governo ha preso e che intende rispettare. Come stabilito, queste risorse saranno stanziate per poter varare l'intervento concordato con il Parlamento e sollecitato, in particolare, ma non solo, dall'opposizione.
  Inoltre, intendiamo tenere presente il paragrafo 3.12, citato dal senatore Bagnai. Come dicevo, l'elemento dei costi fissi deve rientrare nell'equazione del sistema dei ristori. È un aspetto assolutamente presente nella nostra valutazione, che è in corso ed è una valutazione tecnica e molto complessa, che deve considerare anche uno sguardo alle migliori pratiche europee e anche la piena disponibilità di un confronto preventivo rispetto al varo del decreto-legge con il Parlamento e con le forze politiche.
  Sui codici ATECO, di cui ha chiesto il senatore De Bertoldi, ho detto. Occorre contemperare il fatto che esistono settori specificamente oggetto di divieti di azione, che per definizione devono rientrare in misure di sostegno, ma c'è anche l'esigenza di guardare complessivamente alle soglie di fatturato. Noi non abbiamo ancora identificato le soglie di fatturato. Vi invito a osservare le soglie utilizzate in altri Paesi, che sono spesso alte, superiori a quelle che stiamo considerando. Addirittura in Francia la soglia di fatturato va dal 50 al 75 per cento, se non sbaglio, ma questa situazione dipende dalla circostanza che si esca dai settori.
  Io sono favorevole a uscire dal perimetro dei codici ATECO e usare dei criteri più generali, però ciò richiede che le soglie di fatturato siano adeguate, proprio perché noi dobbiamo utilizzare queste risorse – che sono significative, ma non infinite e comunque limitate – proprio per massimizzare l'impatto a favore dei settori che hanno bisogno di un sostegno per poter mantenere la propria capacità produttiva. I professionisti rientrano in tale categoria, come dicevo rispondendo al senatore Bagnai.
  Noi siamo fiduciosi rispetto agli interventi di politica monetaria perseguiti dalla Banca centrale europea – lo dico all'onorevole Fassina –, che sono efficaci e che sono stati recentemente rafforzati e che sono sempre legati ai dati. Anche per i termini di scadenza di questi programmi, si dice «almeno fino a» o, comunque, finché non si sarà riportata l'inflazione «below, but close, to 2 per cent». Sono interventi che sono definiti in modo da proseguire finché sono necessari, e questa è un'impostazione molto corretta.
  C'è peraltro la questione relativa al riacquisto dei titoli – del principal – a scadenza, che garantisce, rispetto alla data minima definita, un ulteriore periodo. La Banca centrale europea sta sicuramente facendo la sua parte. Tocca anche a noi fare la nostra. Da una parte, dobbiamo realizzare gli interventi, anche massicci, purché temporanei e limitati, di sostegno congiunturale all'economia; dall'altra dobbiamo rendere questi interventi efficienti, selettivi, e non disperdere le risorse, ma concentrarle dove esse sono effettivamente necessarie.
  Su questo punto sono molto contento dei toni emersi dagli interventi, perché credo che una collaborazione forte tra Governo e Parlamento ci possa garantire meglio l'utilizzo oculato delle risorse derivanti da questo scostamento di bilancio.
  A molte delle vostre domande ho già risposto. Anche per quanto riguarda quelle del senatore Steger, ribadisco che ci sarà anche un intervento sulla NASPI: è parte del pacchetto lavoro. Allo stesso modo, abbiamo ben presente il tema dell'impatto fortissimo delle misure restrittive sugli impianti sciistici e sull'intero settore. Qualsiasi sarà il criterio finale che si sceglierà, è evidente che questi settori dovranno essere sostenuti in modo adeguato, anche perché noi abbiamo presente che l'impatto delle restrizioni colpirà questi stessi settori anche per i prossimi mesi; non stiamo semplicemente parlando di qualcosa che è alle nostre spalle.
  Concludo ribadendo l'impegno del Governo a svolgere una valutazione molto attenta, anche retrospettiva, riguardo l'efficacia degli strumenti messi in atto, in modo da garantire l'utilizzo più efficiente possibile delle risorse derivanti da questo significativo scostamento e la loro capacità Pag. 17di assolvere alle funzioni di sostenere l'economia, anche di ripagarsi in parte – come hanno fatto quelli precedenti, che si sono ripagati in parte proprio perché hanno consentito di ridurre l'impatto sul PIL e, quindi, sul deficit – e di essere un elemento che concorre a rafforzare la sostenibilità della finanza pubblica e non a deteriorarla.
  Questo è un impegno molto forte che voglio assumere e che vedo essere condiviso da tutti. Cercheremo di tradurlo poi concretamente e in modo coerente nella capacità di questi interventi di essere il più possibile efficienti, efficaci, selettivi e di accompagnare l'economia italiana in quest'ultima fase della pandemia.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendono intervenire per porre al Ministro altri quesiti o svolgere ulteriori considerazioni.

  ALBERTO BAGNAI. Io ringrazio il signor Ministro per le risposte che ha dato, però, senza alcuna polemica, vorrei tornare su una risposta che non ha dato. Lei dice che ci sono 300 miliardi di euro. Queste audizioni sono anche pubbliche: la gente ci segue da casa e può pensare che questi sono 300 miliardi di euro di beneficio netto per le tasche dei cittadini. Credo che la richiesta di sapere qual è stato l'effettivo beneficio per le tasche dei cittadini e delle imprese sia corretta e meriti una risposta.
  D'altra parte, ricordiamoci che si parlò di potenza di fuoco di 400 miliardi di euro – ora ho di fronte il sito internet riguardante i fondi di garanzia –, ma di miliardi ne sono stati erogati 131. Lo dico anche nell'interesse stesso del Governo. Una rappresentazione più proporzionata e aderente alla realtà dell'effettivo beneficio che i cittadini hanno conseguito, secondo me, aiuterebbe lo stesso Governo. La mia domanda resta. Se ci sono delle stime, che può comunicarci anche per iscritto, sarebbe utile.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Intanto tengo a precisare che il fatto che i crediti in essere dell'ammontare di 300 miliardi di euro siano stati oggetto della moratoria, cioè che su di essi tutti coloro che ne erano beneficiari non abbiano dovuto pagare rate o hanno dovuto proseguire a tirare le linee di credito, è un beneficio estremamente rilevante.
  Stimare proprio la quantificazione precisa è un esercizio complesso, anche perché si tratta di un intervento in corso che non ha ancora esaurito i suoi effetti. Sta chiedendo una cosa abbastanza difficile, però la faremo, la facciamo con grande impegno. Però resta il fatto che quando diciamo che ci sono 300 miliardi di euro di crediti oggetto di moratoria il numero è un numero reale, non è un numero gonfiato, che serve a nascondere qualcosa. La moratoria è una cosa; poi ci sono i prestiti garantiti, che complessivamente sono pari a 150 miliardi di euro, sommando anche le risorse del Fondo di garanzia e di SACE.
  Questi due interventi non sono sommabili; infatti non li ho sommati, non ho detto che ci sono 450 miliardi di euro di prestiti garantiti, perché c'è la moratoria che comunque ha una garanzia pubblica, quindi ha un costo, ancorché obbligatoria, e poi ci sono i prestiti garantiti. Complessivamente è un intervento che ha ancora una capacità potenziale ulteriore fino alla fine, perché abbiamo messo da parte delle risorse ancora maggiori.
  Ma questi interventi sulla liquidità, tra moratoria e prestiti garantiti, sono stati doverosamente corposi, come doveva essere durante la pandemia, e sono ancora a disposizione delle imprese e delle famiglie per i prossimi mesi, ancorché, come giustamente ci ha ricordato, anche nel rapporto 2020 sulla ristrutturazione delle imprese dopo l'epidemia del Group of the Thirty, di cui fa parte anche Draghi, si parla del tema della liquidità.
  Ma poi c'è il tema della solvency, e proprio per questo abbiamo mobilitato degli strumenti a sostegno di questo aspetto. Uno è già entrato in vigore per le piccole e medie imprese e l'altro strumento è quello del patrimonio destinato che sta finalmente entrando in vigore, proprio per concorrere sul lato della solvency con queste misure Pag. 18che, altrimenti, non possono essere di sola liquidità garantita.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Continuiamo con gli interventi.

  GIAN PIETRO DAL MORO. Signor Ministro, con il provvedimento relativo allo scostamento di bilancio oggi in discussione, che anticiperà una parte importante di ristori, noi, come Partito Democratico, ci sentiamo soddisfatti, perché si viene a completare un progetto che nasce con il decreto-legge «Liquidità» e che si muoveva su tre direttrici.
  La prima direttrice, che lei oggi ha ripetuto e a cui ha accennato, era nello stesso decreto-legge «Liquidità» e riguardava i prestiti e le moratorie. Ricordo che in quel periodo si ottenne un primo risultato importante, che fu quello dell'allungamento del periodo di prestito alle aziende. Si affrontò il tema della liquidità per le imprese allungando la possibilità della restituzione dei prestiti.
  Il secondo tema, che è stato affrontato recentemente nella legge di bilancio, riguardava le perdite di bilancio. Questo è stato il secondo passaggio fondamentale, che ha consentito alle aziende di avere cinque anni di tempo per recuperare le perdite del 2020. Oggi siamo al terzo anello, che è quello dei ristori, che viene a mitigare e a regolamentare meglio una misura che fu adottata in un momento di emergenza nel periodo più acuto della pandemia e che aveva come punto di riferimento alcune valutazioni, principalmente quella che confrontava il mese di aprile del 2020 al mese di aprile dell'anno precedente.
  Nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio il Partito Democratico ha presentato un ordine del giorno che è stato accolto dal Governo e che prevedeva – oggi ne prendiamo atto con soddisfazione – il superamento dei codici ATECO, la valutazione di un periodo lungo e una valutazione che fosse basata sulla perdita di fatturato, perché il fatturato è l'unico meccanismo che consente, in questo momento, una rapidità di risposta rispetto alla perdita. Altri meccanismi obbligherebbero al deposito dei bilanci e a una verifica dei costi, comportando un'analisi complessiva che non garantirebbe l'immediata erogazione dei ristori. Che la valutazione sia effettuata sulla base di nove mesi o di un anno, l'importante è che sia considerato un periodo lungo affinché sia possibile dare maggiori risposte in termini di uguaglianza rispetto alle attività di ogni singola azienda.
  Poi c'è la questione della percentuale di ristoro. Nel precedente decreto-legge «Liquidità» il rapporto veniva calcolato in base al fatturato. Lei, signor Ministro, faceva cenno alle diverse esperienze, anche europee, e quindi alle migliori pratiche. Se ci sono margini da questo punto di vista, il nostro invito è anche di valutare che la percentuale di ristoro non sia solo legata al fatturato delle società, ma anche alle perdite che hanno avuto; e, quindi, che sia considerata proporzionalmente alle perdite. Questo doppio bilanciamento, secondo me, consente di essere più obiettivi. Poi si può stabilire un tetto massimo in modo che non si possa superare una certa soglia.
  Lo stesso discorso vale per il blocco dei licenziamenti. Anche in questo caso, l'intervento deve essere commisurato alla perdita di fatturato delle attività. È evidente: se assumiamo questo criterio, la situazione è omogenea.
  Concludo con un'ultima domanda: cosa si prevede sul tema degli affitti e sugli sgravi? È un tema che non ho sentito evidenziare.

  CLAUDIO BORGHI. Siamo al quinto scostamento di bilancio, quindi è evidente che non sono state fatte delle valutazioni particolarmente precise nei tempi passati.
  Io mi ricordo di lei qui in Parlamento quando arrivò dicendo subito, all'inizio del primo lockdown, che bastavano 3,6 miliardi di euro. D'altra parte, purtroppo questo è un problema che è alla base: si tratta di capire chi è in grado di fare valutazioni e chi non lo è. Evidentemente qui siamo in una situazione in cui lei non lo è, però è importante, almeno per il futuro – non so, si faccia aiutare –, valutare anche considerando quella che è «la polvere sotto il tappeto». Va bene lo scostamento di bilancio, ma quant'è la parte ancora non coperta Pag. 19 e che prima o poi arriverà ad escussione? Io vorrei avere cortesemente – la domanda è precisa – una valutazione complessiva di queste voci.
  Innanzitutto, vorrei avere una valutazione complessiva delle garanzie sui crediti, ossia i famosi 400 miliardi di euro della potenza di fuoco di cui ne sono stati erogati 130. A bilancio, a quanto ammonta la garanzia? Supponendo che questi 130 miliardi di euro non vengano restituiti, che entità avrà il deficit aggiuntivo per lo Stato, quindi la differenza fra le garanzie prestate e il credito erogato? Qual è l'ammontare dei crediti d'imposta? In ogni legge di bilancio si è abbondato con i crediti d'imposta, quindi quali sono i crediti di imposta che avranno valore dall'anno prossimo? Che entità avrà il calo di gettito che questi crediti di imposta generosamente concessi produrranno nel prossimo anno?
  Poi vorrei la conferma del fatto che il patrimonio destinato, nel momento stesso in cui iniziasse a diventare operativo, genera nuovo indebitamento. Quale sarà l'entità della parte di ulteriore debito che si andrà a produrre nel momento stesso in cui diventerà operativo il patrimonio destinato? Infine, qual è l'ammontare complessivo delle imposte differite? Fino adesso abbiamo spostato avanti nel tempo le scadenze e le cartelle. Sappiamo tutti che ci sono 30 milioni di atti in consegna, che in extremis sono stati ancora rimandati. Dato che si continua a rimandare ma non si cancellano questi adempimenti, io vorrei sapere qual è l'ammontare dei pagamenti richiesti ai cittadini sulla base di questi 30 milioni di cartelle esattoriali che stanno per partire e quant'è l'ammontare, in ogni caso, delle tasse e delle imposte che per vari motivi sono state differite ma non cancellate, con diversi provvedimenti di rimando.
  La risposta a queste domande darebbe l'ammontare vero dello scostamento di bilancio che serve, vale a dire che occorre considerare tutte queste belle garanzie, tasse ancora non pagate – al cui pagamento sarebbe opportuno rinunciare, perché tanto sappiamo tutti che non saranno esigibili – e similari, in modo da ottenere un bilancio pulito. Il mio dubbio è che quando voi ve ne andrete – suppongo presto – chi arriverà dopo avrà questo «piccolo» problema. Secondo me, se ho fatto bene i conti, tale somma dovrebbe essere all'incirca pari a 100 miliardi di euro.

  YLENJA LUCASELLI. Buongiorno, Ministro. Le pongo tre domande molto semplici, alle quali spero di avere una risposta altrettanto semplice.
  Noi arriviamo a questo scostamento di bilancio perché, secondo quanto da lei dichiarato, la motivazione sottesa ad esso è data dal rallentamento dell'attività nel quarto trimestre, rallentamento che si è avuto anche all'inizio del 2021 a causa della seconda ondata della pandemia. Noi siamo a meno di un mese dalla definizione della legge di bilancio e allora questa seconda ondata non era soltanto prevedibile, ma era prevista.
  La prima domanda che le rivolgo è: come mai questo Governo non è assolutamente in grado di dare una visione di insieme prospettica che non sia soltanto di natura emergenziale? Posto che ormai conviviamo con questa situazione da un anno, eliminerei il concetto di emergenza, di imprevisto, imprevedibile e immediato: come mai questo Governo ha bisogno di fare un ulteriore scostamento di bilancio a meno di un mese dall'approvazione della legge di bilancio?
  Dico ciò soprattutto perché tale scostamento di bilancio serve a coprire il quinto decreto-legge «Ristori», che prevede, in realtà, cassa integrazione, acquisto vaccini, rafforzamento della sanità, fondi per la scuola e i comuni, ossia tutte questioni che erano già previste dal Governo e che potevano essere affrontate prima senza dover necessariamente arrivare a questo ulteriore scostamento di bilancio.
  La seconda domanda riguarda ancora le cartelle esattoriali, perché dagli intendimenti pare che vi sarà un ulteriore rinvio fino al 31 gennaio. Capisce che continuare con i rinvii ad horas, per una ventina di giorni, crea incertezza e instabilità non solo sui conti pubblici e cioè su quello che potrebbe entrare in cassa, ma anche e soprattutto per i soggetti che devono affrontare Pag. 20 il pagamento di queste cartelle? Vorrei più chiarezza rispetto alla questione delle cartelle esattoriali.
  Le pongo un'ulteriore domanda. Riprendo quello che diceva prima il collega relatore in merito a un concetto sul quale ovviamente non sono d'accordo. Ritengo, infatti, che non sia importante spendere, ma che sia importante spendere bene. Si possono spendere anche meno risorse, ma se si spendono per misure efficaci che poi daranno un riscontro, tali risorse vengono sicuramente spese meglio. La spesa a prescindere non è necessariamente positiva se poi non si sa come indirizzare le risorse.
  A questo proposito le chiederei se è stata svolta una valutazione su quanto delle risorse che arriveranno dal Recovery Plan verrà utilizzato, visto che lei ha detto che questo è l'ultimo scostamento di bilancio. Dovremmo avere, quindi, un quadro generale, considerato anche che il Governo ha già detto che tali somme verranno utilizzate a copertura del debito già fatto. Credo che questo sia importante per capire anche come la parte residua delle risorse del Recovery Plan verrà utilizzata su tutto il resto e quanto poi effettivamente rimarrà, considerato che – mi pare – una grossa fetta andrà proprio a coprire il debito già contratto dal Governo.
  Ancora un'ultima domanda. Le chiedo se non ritiene che, dovendo fare un quadro generale, ci siano delle misure che necessitano sicuramente di essere riviste, rilette, rimodulate o eliminate. Ne cito una per tutte, il cashback. Sono 4 e 7 miliardi di euro in due anni e, secondo tutti gli osservatori, in realtà è stata una misura che favorisce soprattutto coloro che hanno un'elevata capacità di spesa e non le persone che in questo momento hanno una necessità più importante.
  In merito alla cassa integrazione le chiedo se il Governo ha svolto una valutazione complessiva cercando di capire sino a quando si andrà avanti con la cassa integrazione e con sistemi simili, posto che sappiamo bene che la cassa integrazione non aiuta completamente le famiglie, che probabilmente avrebbero più necessità di sapere quando e come si potrà ritornare a parlare di lavoro in Italia, stimolando l'economia.

  ANTONIO ZENNARO. Grazie, signor Ministro. Quello che venite a chiedere al Parlamento è uno scostamento di bilancio di più di 30 miliardi di euro. Abbiamo sentito sostanzialmente delle linee guida, poche risposte concrete a tutta un serie di settori, centinaia e migliaia di attività che sono chiuse o comunque sostanzialmente ferme, come bar, ristoranti, palestre, ma anche tutto il settore del turismo, gli alberghi o le filiere collegate, come ad esempio gli agenti di commercio.
  La domanda che le pongo è la seguente: il Governo è in linea con le affermazioni fatte nei giorni scorsi, ad esempio, dal senatore Mario Monti, che vuole accompagnare le attività alla chiusura e bloccare i ristori? Oppure sostanzialmente il Governo non è in linea con le affermazioni di uno dei suoi grandi sostenitori, come abbiamo visto ieri, nei numeri determinanti?
  L'altra domanda è legata proprio a cosa si vuol fare nel concreto, perché io non l'ho capito, soprattutto per i costi fissi che pesano sulle attività chiuse. Si vuole fare una pace fiscale? Si vuole fare un anno bianco fiscale molto più forte? Servirebbe un biennio bianco fiscale. Cosa si fa rispetto alle bollette di luce e gas? Questo è un tema.
  Il secondo tema, che è stato anticipato anche dai colleghi della Lega, è il tema del Fondo di garanzia e delle garanzie sui prestiti.
  A luglio le attività dovranno iniziare a restituire i prestiti. Che si fa? Tante aziende hanno chiuso l'anno con un fatturato inferiore del 90 per cento rispetto all'anno precedente.
  Le chiedo poi un'ultima cosa. Si parla tanto di poltrone, ma poco e nulla di politica industriale. Faccio un esempio: molto probabilmente l'IVECO – lo dicono le notizie di stampa – verrà venduta ai cinesi. Ricordo che l'IVECO fornisce, tra le altre cose, le camionette dell'Esercito italiano. Nessuno nel Governo ha speso una parola per dire che forse servirebbe un intervento differente. Andiamo a svendere ancora fabbriche italiane all'estero? Questi sono i Pag. 21temi sui quali ci aspettiamo delle risposte concrete e adesso.

  UBALDO PAGANO. Grazie, Ministro, soprattutto per l'appropriatezza con cui ha spiegato alcune questioni. Proprio in relazione a questo volevo cogliere uno dei passaggi del suo intervento iniziale in cui parlava dell'analisi comparata rispetto ai ristori che sono stati liquidati da altre nazioni europee. Penso che sarebbe molto utile anche al dibattito politico dei prossimi giorni se fosse possibile avere un quadro sinottico contenente l'analisi quantitativa e soprattutto tempistica dei ristori erogati negli altri Paesi dell'Unione europea.
  Poi vorrei fare una chiosa metodologica. È chiaro che dobbiamo fare in modo che i ristori autorizzati con questo scostamento di bilancio abbiano un criterio più equitativo rispetto alla capacità di ristorare le perdite subite, ma eviterei di ingessare ulteriormente, o meglio, oltremodo la capacità di incidere sulla celerità e soprattutto rispetto agli adempimenti burocratici che ne potrebbero derivare, entrando troppo nel merito e ponendo troppi criteri di analisi, che poi si trasformerebbero in maggiore burocrazia determinando il rallentamento dell'erogazione.
  Oggi mi è parso di leggere una dichiarazione di un esponente del Governo che parlava della possibilità di un credito di imposta sul pagamento dei contributi previdenziali per chi riporti i lavoratori nella produzione, quindi in attività. Mi piacerebbe capire se ci sono ulteriori dettagli o se è semplicemente un'indiscrezione giornalistica.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Ministro per la replica volevo farle anche io una domanda. Ho ascoltato le sue parole con molto piacere riguardo a tutto quello che è stato fatto di importante fino a oggi, perché comunque parliamo di diverse decine di miliardi di euro. Mi fa piacere sentire che il criterio per l'assegnazione dei ristori cambierà e non si baserà più sui codici ATECO. Abbiamo visto delle criticità enormi rispetto al ricorso ai codici ATECO. Nonostante tutti coloro che hanno usufruito dei ristori, c'è una buona parte di aziende che sono rimaste fuori perché hanno avuto un calo del fatturato pur rimanendo aperte, perché magari fanno parte della filiera del settore Hotellerie-Restaurant-Café (HORECA). Magari i distributori sono rimasti aperti, ma non potevano consegnare a nessuno. Io vi invito ad avere un'attenzione particolare anche per i titolari di partita IVA che hanno iniziato la propria attività agli inizi del 2020 e che non possono avere un calo di fatturato rispetto al 2019. Vi invito a prevedere anche per loro delle forme di ristoro, almeno per quanto riguarda i costi fissi.
  Do la parola al Ministro per la replica.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. L'impatto sull'indebitamento netto degli interventi che ha citato l'onorevole Claudio Borghi è stato già stimato. Sono state accantonate, stanziate e autorizzate dal Parlamento somme specifiche per coprire le garanzie standardizzate del Fondo centrale di garanzia. C'è stato uno stanziamento proporzionale a una stima prudente, quindi non ci sarà un impatto aggiuntivo.
  I crediti d'imposta sono stati stimati sempre con una metodologia prudente. Ci sono stati dei casi, infatti, in cui minori erogazioni ci hanno consentito di riconvertire quelle risorse. Penso proprio agli ultimi ristori che abbiamo previsto nel corso dell'anno. Il patrimonio destinato non ha un impatto sull'indebitamento netto, ma sul fabbisogno. Il Governo, pertanto, ha sempre agito con la massima attenzione e prudenza nell'accompagnare le misure legislative con stime di finanza pubblica adeguate, proprio per evitare il rischio che l'onorevole paventa – che è legittimo ed è suo diritto paventare ed evocare, ma che noi, invece, non riteniamo ci sia – di scoprire che ci sono dei costi più alti rispetto a determinate misure.
  I dati fino adesso hanno dato ragione delle nostre stime. Per esempio, ci apprestiamo a concludere il 2020 con un indebitamento netto vicino alla stima prevista. Vedremo poi quale sarà la stima finale, ma ci si avvicina a una stima esattamente in linea con quella prevista; quindi in alcuni Pag. 22casi il debito è leggermente più basso. Complessivamente abbiamo dimostrato di essere abbastanza prudenti e precisi con le stime.
  Naturalmente, soprattutto in tempi eccezionali, nessuno può avere il dono dell'infallibilità, ed è evidente che nel tempo si misurerà l'impatto esatto degli interventi. Proprio questo ha giustificato una doverosa prudenza. Come sapete, quando la Ragioneria generale dello Stato predispone le relazioni tecniche relative ai vari provvedimenti, le stime rispetto all'auspicio che un intervento costi poco devono essere giustamente rigorose e prudenti proprio per evitare il rischio che lei ha paventato.
  Quanto alla tempestività degli scostamenti di bilancio, mi limito a notare che, purtroppo, tra le virtù del Governo non figura quella della preveggenza. Non può prevedere il futuro. Non ricordo un Governo europeo che abbia già saputo all'inizio della pandemia, il primo giorno, quante fossero le risorse necessarie. Tutti sono intervenuti esattamente come abbiamo fatto noi, con interventi che hanno accompagnato l'evoluzione della pandemia. Questo ha anche aiutato a tarare meglio le misure, proprio accompagnando gli stadi di un processo che purtroppo nessuno ha saputo fino adesso, in misura esatta, predeterminare.
  Anche da questo punto di vista – rispondo all'onorevole Lucaselli – noi abbiamo presentato la precedente richiesta di scostamento in vista della legge di bilancio – adesso non ricordo la data –, ma mi sembra insieme alla NADEF, quindi stiamo parlando della fine di settembre. Ora lei mi chiede perché già alla fine di settembre non sapevamo esattamente come sarebbe stata la situazione a gennaio. Le rispondo che non lo potevamo sapere e credo che nessuno avrebbe potuto saperlo con precisione.
  Esattamente per questo abbiamo integrato le previsioni di finanza pubblica con un nuovo scostamento di bilancio, che volutamente, oltre che sulla base di un'interlocuzione con l'Ufficio parlamentare di bilancio, abbiamo ritenuto opportuno proporre a gennaio. Ne abbiamo richiesto uno a dicembre per integrare le misure relative all'autunno, come sapete gli 8 miliardi di euro sul 2020, ma è stato meglio proporre questo nuovo scostamento di bilancio in questo momento. Con la premessa che anche adesso il futuro non è prevedibile al 100 per cento, occorre considerare che ora i vaccini si sono dispiegati e che, si è vista l'insidiosità di questa terza fase della pandemia – se possiamo chiamarla così –, con le sue varianti eccetera.
  Da una parte, abbiamo una maggior precisione rispetto alla proiezione dell'impatto della campagna vaccinale, che costituisce la parte positiva di questo ragionamento; dall'altra parte, tuttavia, sappiamo che questa fase è ancora insidiosa e che richiede ancora misure un po' più restrittive di quelle che tutti auspicavamo, come quelle che sono state recentemente adottate.
  Questi due elementi in questo momento ci consentono di fare una stima delle restrizioni e del loro prevedibile impatto economico, che noi abbiamo quantificato. Se avessimo stimato questa situazione tre mesi fa, probabilmente avremmo dovuto operare un po' più a spanne, perché nessuno tre o quattro mesi fa conosceva, come la conosciamo adesso, la situazione attuale. Io ritengo, invece, che noi, come ho cercato di dimostrare all'inizio, sia nella quantità che nei tempi, siamo stati tra i Paesi che hanno saputo accompagnare con tempestività e con misure adeguate per dimensioni l'evoluzione della pandemia.
  Questo ha richiesto non di immaginare che esisteva un momento iniziale in cui già si poteva prevedere il futuro dei prossimi diciotto mesi e sapere esattamente come ci si sarebbe trovati quindici mesi dopo, ma di accompagnare passo passo le diverse fasi della pandemia. Questo è peraltro il metodo che hanno adottato tutti gli altri Paesi. Naturalmente è perfettamente lecito ritenere di essere, invece, nelle condizioni di sapere già tutto in anticipo e di poter con un anno e mezzo di anticipo già prefigurare tutti gli interventi necessari.
  L'onorevole Claudio Borghi ha fatto molte altre domande precise. Lo invito a mandarcele per iscritto, altrimenti dovrei risponderle Pag. 23 con una lunga caterva di numeri. Una parte delle sue domande è da interrogazione scritta e noi risponderemo nel dettaglio, però credo di aver risposto sui punti più sostanziali.

  CLAUDIO BORGHI. Scusi, signor Ministro, lei non ha fornito una singola cifra. Noi siamo chiamati a votare oggi pomeriggio lo scostamento di bilancio.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Di quale cifra parla?

  PRESIDENTE. Non facciamo un dibattito.

  CLAUDIO BORGHI. Presidente, un conto è non fare un dibattito, un altro è non fornire una singola cifra mentre stiamo parlando di centinaia di miliardi di euro. Caspita! Lei mi dice che sono state previste adeguate coperture. Bene, mi ricorda a quanto ammontano queste adeguate coperture? Quant'è l'adeguata copertura delle garanzie sui crediti che noi abbiamo concesso? Credo di esprimermi in italiano corrente. Io le ho chiesto a quanto ammonta la parte non coperta da garanzie dei crediti. Io le ho chiesto qual è l'ammontare delle tasse differite. Io le ho chiesto qual è l'ammontare dei crediti d'imposta. Lei mi ha detto che il patrimonio destinato non impatta sull'indebitamento, ma solo sul fabbisogno. Allora lo dica al presidente Pisauro, perché invece lui dice che è il contrario.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Non mi risulta che il presidente Pisauro abbia detto che il patrimonio destinato impatta sull'indebitamento netto per 40 miliardi di euro. Impatta, invece, sul fabbisogno. Come sa, gli interventi sono titoli passati a Cassa depositi e prestiti, che poi può autorizzare determinate operazioni. Di nuovo, per definizione non si può sapere precedentemente quali sono le operazioni che si faranno, perché si tratta di un tetto di spesa. Sarebbe singolare considerare addirittura una partita finanziaria, che poi avviene nelle modalità che non definiscono l'indebitamento netto, perché o si tratta di forme di liquidità o di forme di equity e, come lei sa, questi interventi non determino indebitamento netto.
  Poi addirittura stiamo parlando di interventi potenziali. Le assicuro che dire che i 42 miliardi di euro del patrimonio destinato siano indebitamento netto è una affermazione non corretta. Io più che dirle che è sbagliata, non so cosa risponderle. Se lei ritiene di aver ragione è perfettamente nel suo diritto, però non può ritenere inadeguata la mia risposta, perché essa è piuttosto chiara: non è così.
  Se lei adesso vuole tutte le voci del bilancio dettagliate, le prendo il bilancio e gliele leggo, perché non sono Pico della Mirandola; comunque le posso garantire che noi abbiamo stimato sempre in modo rigoroso i rinvii delle scadenze fiscali, e li abbiamo stimati con una certa precisione che ha fatto sì che il saldo dell'indebitamento di quest'anno fosse esattamente quello che avevamo previsto.
  Ciò è avvenuto perché in alcuni casi ci sono state più entrate fiscali del previsto, con le quali abbiamo potuto finanziare degli interventi aggiuntivi senza dover aumentare l'indebitamento netto. Infatti ho parlato di misure pari al 6,6 per cento del PIL, che è una cifra più alta. In alcuni casi, invece, degli interventi sono risultati meno dispendiosi e, complessivamente, siamo rientrati nella cifra che avevamo stimato.
  Se adesso vuole, prendo un foglio e le leggo un elenco di cifre più dettagliate. Io avevo suggerito di dargliele per iscritto, ma se preferisce adesso leggiamo tutti i dati. Questo richiederà una certa pazienza da parte dei suoi colleghi e anche mia per poter ritrovare tutti gli appunti. Se il presidente mi dà qualche secondo recuperiamo tutti i fogli e leggiamo i dati richiesti dall'onorevole Claudio Borghi.
  Il bonus presenza nel 2020, ossia quello che riguardava i 100 euro in favore dei lavoratori che prestavano servizio in presenza nel periodo del lockdown, ha avuto una spesa pari a 614 milioni di euro. Il credito botteghe e negozi ha avuto una spesa di 186 milioni di euro più altri 5, Pag. 24quindi circa 190 milioni di euro. L'affitto d'azienda, credito d'imposta, canoni di locazione, leasing, concessione e affitto d'azienda, di cui all'articolo 28 del decreto-legge 19 maggio del 2020, n. 34, hanno avuto una spesa di 1,049 miliardi di euro. I canoni di locazione di immobili non abitativi e affitto d'azienda utilizzati in compensazione del credito da parte del cessionario, di cui all'articolo 122 del decreto-legge n. 34 del 2020, ha avuto una spesa pari a 156 milioni di euro, per un totale di 1,205 miliardi di euro. Il credito d'imposta per la sanificazione e l'acquisto di dispositivi di protezione ha avuto una spesa di 77 milioni di euro.
  Adesso, se attende mi faccio inviare anche tutti i dati sul rinvio delle singole imposte, onorevole, noi siamo pazienti al massimo, ma non ho capito esattamente cosa mi sta chiedendo.

  CLAUDIO BORGHI. Non si preoccupi, non volevo avere il dettaglio. Lei dovrebbe avere una cifra globale. Cominciamo con quella relativa alle garanzie, cortesemente. Almeno quella ce l'ha sicuramente.

  PRESIDENTE. Onorevole Borghi, lasciamo rispondere il Ministro per la replica e concludiamo l'audizione.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Se lei vuole un elenco di cifre dettagliate, deve consentire al Governo italiano di redigerle e di dargliele. Se lei vuole sapere se ci sono delle sottostime delle garanzie, se non sono state coperte adeguatamente le singole voci delle garanzie nel bilancio, io le dico di no, perché, essendo garanzie standardizzate, nei vari decreti-legge sono state accantonate le risorse di indebitamento netto esattamente destinate a coprire le perdite attese sulle possibili escussioni delle garanzie, per una cifra prudente che è stata stimata dal Fondo centrale di garanzia...

  CLAUDIO BORGHI. E quant'è?

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Adesso le darò la cifra. Siccome si tratta di vari provvedimenti, non è una cifra unica. Se lei vuole questo dato, deve consentirci di recuperarlo. Se lei ritiene che un Ministro debba sapere a memoria tutte le voci del bilancio, questo è abbastanza ridicolo.

  CLAUDIO BORGHI. Sì, è il suo dovere, specialmente se stiamo parlando di 130 miliardi di euro.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. È una cosa ridicola.

  PRESIDENTE. Onorevole Borghi! Signor Ministro, vada avanti.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Bisognerà sommare cinque provvedimenti legislativi diversi che hanno degli accantonamenti di bilancio specifici. Tra l'altro, si tratta di atti pubblici, li potrebbe trovare anche lei su internet.

  CLAUDIO BORGHI. Lei è qui apposta per rispondere a noi, non può dire: «Li potrebbe trovare su internet».

  PRESIDENTE. Lei, onorevole Borghi, ha fatto una domanda e il Ministro risponde come ritiene. Se non è soddisfatto della risposta, ci sono tutti gli strumenti parlamentari per chiedere un approfondimento, come l'interrogazione. Andiamo avanti con l'audizione perché abbiamo tempi stretti da rispettare. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Lorenzin, ne ha facoltà.

  BEATRICE LORENZIN. Credo che questi siano temi molto importanti che interessano tutti, e il Ministro ha dimostrato una grande disponibilità. È sempre qui in Commissione, risponde e dialoga con noi. Anche in occasioni precedenti è stato disponibile su questioni molto tecniche e approfondite. Con grande calma e serenità, se vogliamo mantenere il dibattito all'interno del merito, che credo sia interesse di tutti, chiediamo anche noi la possibilità di Pag. 25avere una risposta scritta ai quesiti dell'onorevole Claudio Borghi, anche per entrare nel merito delle questioni, lasciando la questione al lavoro della Commissione. Però non sprechiamo anche quest'opportunità di avere un dialogo così proficuo con il Ministro, che specifica anche nel dettaglio ogni singola voce, perché sappiamo tutti che comunque non è la norma. Siamo contenti che in una situazione straordinaria come questa abbiamo anche da parte del Governo un'interlocuzione attenta e molto rispettosa delle prerogative del Parlamento.

  PRESIDENTE. Il Ministro farà avere una risposta più puntuale anche per iscritto.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Piano piano possiamo rispondere a tutto. Quanto al rinvio di IRAP, IRPEF e ritenute, complessivamente la spesa relativa alla sospensione di imposte ammonta a 9,5 miliardi di euro. Questa è la somma aggregata, perché in proposito vi sono stati vari interventi.
  Per la stima delle garanzie ci deve dare un attimo di tempo perché si tratta di una stima scomposta di una serie di voci, che è peraltro pubblica, perché è nei diversi stanziamenti che sono stati realizzati. Queste garanzie coprono una potenza di fuoco del Fondo centrale di garanzia, che all'inizio era di circa 100 miliardi di euro e che adesso è stata potenziata perché abbiamo prolungato tale intervento. Per quanto riguarda il Fondo centrale di garanzia, si tratta di una garanzia standardizzata, che quindi impatta sull'indebitamento netto e misura le perdite attese sulla base di una metodologia che viene costantemente rivista e aggiornata dal medesimo Fondo centrale di garanzia.
  Proprio per questo non è disponibile un unico numero, perché è la somma di una serie di revisioni e adattamenti. Se si vuole arrivare a una stima complessiva va fatto un piccolo lavoro tecnico. Non è assolutamente problematico farlo, ma le assicuro che è assolutamente normale che esso richieda un minimo di adeguamento tecnico. Non è un lavoro che si può fare a memoria e a mente.
  Per quanto riguarda, invece, le garanzie di SACE, esse sono garanzie non standardizzate. Come sapete, consentono complessivamente un potenziamento delle garanzie, che adesso sono state estese nella modalità di un non costo della garanzia, che all'inizio era prevista solo per quella del Fondo centrale di garanzia, per le medie imprese per SACE, e hanno, invece, una parte di sostegno all'esportazione. Si tratta di un totale cambio del metodo precedente per quanto riguarda le garanzie SACE. Quella cifra complessiva di 400 miliardi di euro, che è spesso evocata con un raffronto non corretto sui dati, era la somma dei 200 miliardi di euro di potenza di fuoco complessiva delle garanzie SACE sulle grandi imprese e 200 miliardi di euro sul credito all'esportazione in una serie di anni.
  Come è noto, siccome sulle piccole e medie imprese la garanzia del Fondo di garanzia era gratuita, non costosa, questo ha fatto sì che le piccole e medie imprese si siano rivolte prima al Fondo centrale di garanzia. Ciò perché, mentre la garanzia di SACE è onerosa sulla base del Temporary Framework, la garanzia del Fondo centrale di garanzia è gratuita. Entrambi sono prestiti garantiti fino all'80-90 per cento, quello del Fondo centrale di garanzia fino al cento per cento, ma con importi più bassi, ma il primo ha una convenienza maggiore.
  Per questo il Fondo centrale di garanzia ha «tirato» di più e siamo arrivati a circa 130 miliardi di euro di garanzie erogate. Le richieste quindi sono andate oltre anche la capienza iniziale. Ma a questo maggior conferimento di garanzia è stata adeguata anche la copertura a bilancio, che è stata da ultimo potenziata ulteriormente dalla legge di bilancio. Una parte sarà anche coperta con le risorse del REACT-EU. Se si legge il Recovery Plan, c'è una parte che riguarda il REACT-EU relativa alle garanzie del Fondo centrale di garanzia.
  Per quanto riguarda la parte della SACE, ci attendiamo che aumenterà di portata, perché è stato trasferito anche alla parte di garanzie SACE il beneficio del non costo della garanzia per le medie imprese.
  Le garanzie SACE si troveranno ad avere le stesse condizioni di gratuità fino alle Pag. 26medie imprese, mentre per le grandi, come prevede il Temporary Framework, rimarrà quel costo. Questo verosimilmente determinerà un aumento del tiraggio nei prossimi mesi, anche se non ci attendiamo che si arrivi alle cifre stanziate.
  Poiché le garanzie SACE erano non standardizzate e avevano una copertura in saldo netto da finanziare molto significativa, da quel punto di vista, siamo certi che non esiste la possibilità di una perdita attesa che non sia coperta, vista la portata della copertura di saldo netto da finanziare che era stata prevista.
  Ne consegue che, al netto del numero esatto – che adesso arriverà e che le fornirò per la gioia di tutti –, sia la copertura di indebitamento netto delle garanzie del Fondo centrale di garanzia sia la copertura delle garanzie SACE sono ampiamente sufficienti all'andamento che stiamo registrando rispetto ai prestiti garantiti. Il rischio che lei ha paventato, secondo cui ci si ritroverà in futuro con un costo maggiore di quello stimato, non è un rischio che noi riteniamo esistente, proprio perché abbiamo, con una certa prudenza e attenzione, seguito e monitorato l'andamento di queste garanzie.
  Per quanto riguarda le cartelle esattoriali, come sapete noi stiamo parlando di due tipologie di atti: quelli dell'Agenzia della riscossione e quelli dell'Agenzia delle entrate, che sono stati sospesi e che avrebbero dovuto riprendere qualche giorno fa.
  Per evitare un'eccessiva concentrazione per la ripresa dell'azione di riscossione, il Governo, con un decreto-legge, ha prorogato temporaneamente fino al 31 gennaio i termini, prevedendo la necessaria copertura – perché una spalmatura di questa attività nel corso del tempo ha un costo – degli interventi volti ad attenuare l'impatto, sia sanitario sia economico-sociale, di una ripresa immediata di un'attività che ha anche accumulato un arretrato per effetto della sospensione che è intervenuta nell'anno precedente.
  Sulle modalità e sul profilo esatto dell'intervento, sulla riscossione e sulle entrate, il Governo è al lavoro e sta riflettendo. Non anticipo il profilo esatto della misura. La stiamo ancora studiando, ma certamente su di essa ci confronteremo opportunamente anche con il Parlamento.
  Da questo punto di vista, rispetto a inviti che abbiamo ascoltato a eliminare qualsiasi tipo di attività di riscossione, occorre ricordare anche l'invito al rigore e alla serietà, perché esistono situazioni di difficoltà particolari che si sono venute a determinare per la pandemia e anche per l'impatto di essa su determinati settori economici. Ma esiste anche un'ordinarietà rispetto alla quale non si può immaginare che esista una ragione giustificabile per cui non si debba pagare una multa comminata nel passato perché c'è il Covid-19.
  Tutti devono giustamente adempiere ai loro doveri di contribuenti. Anche l'azione di contrasto all'evasione fiscale non può semplicemente essere genericamente, tout-court, eliminata perché esiste una pandemia. Occorre attenuare determinati effetti specifici sulle categorie più deboli o evitare che ci sia un affastellamento di atti che arrivano ai contribuenti, visto che li abbiamo sospesi.
  Ci sono degli interventi di buon senso che il Governo intende realizzare, ma questo è diverso da legittime e giustificabili, ma non condivisibili, richieste che abbiamo ascoltato da parte di alcuni partiti, che invece avrebbero un effetto negativo, non solo dal punto di vista della finanza pubblica, ma anche dal punto di vista della serietà di uno Stato che deve mantenere una sua azione di contrasto all'evasione fiscale e che, anzi, intende rafforzarla.
  Per quanto riguarda il cashback, si tratta di un altro caso di stima corretta: infatti, le risorse stanziate per l'anticipo del cashback di dicembre sono state esattamente quelle necessarie a coprire gli interventi. Non sempre siamo così precisi, ma in questo caso lo siamo stati quasi al dettaglio. Questa misura è una misura che, in base ai dati, che adesso non ricordo a memoria – mi scuserà l'onorevole Borghi –, ma che ricordo nel loro senso, ha invece beneficiato soprattutto i piccoli pagamenti.
  Una delle cose che ci ha colpito rispetto ai dati del cashback non è solo che sono aumentate moltissimo le figure che si sono Pag. 27rivolte ai pagamenti digitali e che si sono anche registrate alle app che consentono un accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione. Questo è un beneficio ulteriore che riguarda la digitalizzazione della pubblica amministrazione, che ha fatto un passo avanti già in questo primo mese di attuazione del cashback, speriamo e pensiamo lo potrà fare in misura molto maggiore durante i mesi successivi. Oltre a questo, abbiamo visto anche che la quota di piccoli pagamenti è stata estremamente alta.
  Il contributo di questa misura a un aumento dei pagamenti digitali e a un aumento dell'uso dei pagamenti digitali anche per i piccoli pagamenti, che tradizionalmente in Italia sono sempre stati effettuati col contante, è un dato estremamente positivo. Noi lo giudichiamo positivo perché il Governo ritiene che la riduzione dell'utilizzo del contante sia un dato utile alla modernizzazione del Paese. Anche in questo caso è legittimo ritenere che non sia così, ma noi siamo fermamente convinti che la modernizzazione del Paese passi anche per la riduzione dell'uso del contante e l'aumento dei pagamenti digitali.
  Peraltro, rispetto a quello che si è detto sul costo eccessivo di questo intervento, mi colpisce che questa osservazione venga dalla Lega, che aveva proposto la riduzione dell'IVA sui pagamenti, che sarebbe stata molto più costosa. Il cashback dà un beneficio, ma è più settoriale, perché è un beneficio analogo a quello di una riduzione dell'IVA, anzi in questo caso superiore in percentuale, ma limitato a chi utilizza il mezzo di pagamento elettronico.
  La diffusione di questo mezzo di pagamento, quindi la differenza di questo beneficio rispetto all'utilizzo del contante, costituisce un incentivo, ed è chiaro che questo incentivo ricada anche su chi già utilizzava i mezzi di pagamento elettronico. Questo lo sappiamo benissimo. I dati ci portano a ritenere che sia così, cioè che invece ci sia una crescente diffusione dei mezzi di pagamento elettronici, grazie a questa misura, in settori della popolazione che non li avrebbero utilizzati o rispetto a tipologie di pagamenti che non sarebbero stati effettuati con modalità elettronica. Questo è un beneficio piuttosto significativo.
  Il Fondo di garanzia ha avuto finora escussioni in serie storica inferiori all'8 per cento. Esistono già 10 miliardi di euro di accantonamenti appostati. Dov'è l'onorevole Borghi?

  PRESIDENTE. Ministro, la invito a concludere perché l'Aula si riunisce tra qualche minuto.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Lascio agli atti questi dati per chi mi ascolta. Gli appostamenti attuali ammontano a circa 10 miliardi di euro per il Fondo di garanzia e noi copriamo il 10 per cento, mentre le escussioni storicamente sono inferiori all'8 per cento. La nostra copertura è prudenzialmente leggermente superiore al dato storico esattamente per evitare, come dicevo, che il fenomeno paventato dall'onorevole Borghi si possa determinare, cioè che ci possa essere un buco di finanza pubblica dovuto alle garanzie.
  Questi appostamenti sono già stanziati. Sono stati autorizzati dal Parlamento e votati negli specifici provvedimenti che hanno via via portato a quella cifra totale.
  È una cifra superiore all'utilizzo attuale e naturalmente il Governo, sulla base dell'evoluzione dell'andamento di questa misura, apposterà sempre le risorse di copertura sufficienti, tant'è vero che è già prevista, attraverso il REACT-EU, la potenziale copertura ulteriore del proseguimento dell'azione del Fondo di garanzia.

  PRESIDENTE. Ringrazio il signor Ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.