XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (IV Camera e 4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Giovedì 14 febbraio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Vecciarelli Enzo , Capo di Stato maggiore della Difesa ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 13 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA)  ... 13 
Rauti Isabella  ... 13 
Garavini Laura  ... 14 
Russo Giovanni (M5S)  ... 15 
Perego Di Cremnago Matteo (FI)  ... 15 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 16 
Vecciarelli Enzo , Capo di Stato maggiore della Difesa ... 16 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 19 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata dal Generale Enzo Vecciarelli ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IV COMMISSIONE DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 8.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di Stato maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione delle Commissioni congiunte difesa della Camera e del Senato del Capo di Stato maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli.
  Saluto la Presidente della Commissione difesa del Senato, senatrice Tesei, e tutti i colleghi presenti. Do, quindi, il benvenuto anche a nome della Presidente Tesei al Capo di Stato maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli, al Generale di Divisione aerea, Francesco Presicce, al Colonnello Gianluca Dello Monaco e al Tenente colonnello Alessio Argese.
  Avverto che i nostri lavori dovranno concludersi entro le ore 10, essendo previsti per quell'ora i lavori dell'Aula. Come convenuto con la Presidente Tesei, dopo l'intervento del Generale Vecciarelli sarà data la parola ad un parlamentare per Gruppo per un primo giro di interventi. Dopo la replica del Generale potrà avere luogo, ove il tempo a disposizione lo consenta, un secondo giro di domande da parte di altri colleghi che ne facciano richiesta. Al riguardo, chiedo ai colleghi di far pervenire fin d'ora al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do adesso la parola al Capo di Stato maggiore della Difesa, Generale Vecciarelli.

  ENZO VECCIARELLI, Capo di Stato maggiore della Difesa. Presidente Tesei, Presidente Rizzo, onorevoli senatori e deputati delle Commissioni difesa di Senato e Camera, buongiorno e grazie per l'odierna convocazione. È questa per me un'occasione importante; è il nostro primo incontro dall'inizio del mio mandato come Capo di Stato maggiore della Difesa e mi sia consentito di esprimere il piacere che provo nel relazionarmi con loro, certo della più ampia, fattiva e reciproca collaborazione.
  Innanzitutto desidero porgere il deferente saluto degli uomini e delle donne, militari e civili, che ho il privilegio di avere alle mie dipendenze e che servono il nostro Paese con diuturno impegno e dedizione, tanto in Patria quanto all'estero.
  Nel corso del mio intervento, beneficiando della presentazione sullo stato delle singole Forze armate, già portato alla loro attenzione dai rispettivi vertici militari lo scorso semestre, illustrerò la mia vision e le linee programmatiche che intendo sviluppare durante il mandato, in aderenza alle direttive dell'autorità politica. Intendo così valorizzare il lavoro dei miei predecessori, ben consapevole che il completo conseguimento degli obiettivi che verranno definiti necessiterà di un orizzonte temporale esteso e, soprattutto, coerenza programmatica.
  Condividerò con loro il contesto in cui le Forze armate stanno operando e i possibili impegni futuri associati ai nuovi scenari di sicurezza, senza trascurare le minacce. Lo Pag. 4scopo è quello di illustrare il percorso che stiamo seguendo per sviluppare uno strumento militare che valorizzi il personale e che sia pronto, integrato, ove possibile duale, dotato delle capacità essenziali, misurato alle disponibilità finanziarie, a supporto dell'industria nazionale, ma soprattutto riconosciuto nella sua utilità per il sistema Paese.
  Entriamo nel vivo, inquadrando la dimensione militare dello scenario strategico globale. Ci muoviamo oggi in un contesto di sicurezza che richiede sempre più un approccio strategico collettivo, di sistema Paese, con stretta interrelazione tra apparato di sicurezza e difesa, intelligence, diplomazia ed economia. Vecchi e nuovi attori, statuali e non statuali, attraversano in modo spregiudicato gli ambiti di confronto, crisi e conflitto, i cui confini appaiono sempre meno chiari e definiti. Forme di ibridazione conflittuale, sia informativa, politica, economica, legale, rendono ancor più evidente la bontà e la necessità di un approccio nazionale interdisciplinare ed integrato.
  In tale contesto l'Italia, in virtù della sua peculiare posizione geografica, è interessata dai principali flussi di carattere globale, in grado di veicolare opportunità di prosperità e crescita, ma anche le principali minacce alla sua sicurezza.
  Come a voi tutti è ben noto, il compito principale delle Forze armate è quello di garantire la difesa della Patria, dei suoi interessi e contribuire alla sicurezza e alla vitalità dei flussi che la interessano. Pertanto vorrei effettuare una sintetica analisi delle minacce e delle sfide, focalizzata sui citati flussi che impattano sull'area di interesse strategico per il Paese, ovvero sull'area euro-atlantica ed euro-mediterranea.
  Nella direzione orientale, un focus particolare merita la regione balcanica. Si tratta di un'area in continua evoluzione, il cui precario e complesso equilibrio è costantemente posto in discussione dagli attori geopolitici interni ed esterni. Nello specifico, preoccupano particolarmente i perduranti processi di radicalizzazione islamista e l'incertezza del profilo evolutivo del dialogo fra i Paesi dei Balcani occidentali, con ripercussioni dirette sull'Italia e sull'Europa.
  Ampliando la visuale in tale direzione, prevale la rinnovata assertività degli attori statuali. Riporto una particolare preoccupazione in ambito NATO relativamente al mix di azioni di natura ibrida e convenzionale portate avanti dalla Federazione russa. Inoltre, crisi regionali insistono su aree particolarmente ampie del Medio Oriente ed interessano capisaldi nevralgici quali il Libano, la Siria e l'Iraq.
  Lungo la nuova via della seta la Repubblica popolare cinese, attore globale in costante crescita economica, tecnologica e militare, sta ampliando la propria influenza in Occidente, con linee di azione prevalentemente orientate alla sfera finanziaria e alla penetrazione commerciale, ma anche con latenti rafforzamenti di potenza militare opportunamente distribuita.
  Nella direzione meridionale (continente africano, Mediterraneo e spazi limitrofi) preoccupa, per le più immediate ripercussioni sulla sicurezza nazionale ed europea, la compresenza di dinamiche correlate al terrorismo internazionale, ai flussi migratori transcontinentali ed alla diffusa fragilità statuale.
  Sono queste dinamiche ulteriormente acuite da fenomeni destabilizzanti di lungo periodo, quali il cambiamento climatico, l'esplosione demografica e la scarsità di risorse accessibili per la popolazione. Paesi esterni alla regione, principalmente Federazione Russa e Cina, interagiscono nell'area per acquisire vantaggi specifici su selezionati dossier prioritari.
  Lungo la direttrice occidentale, invece, il legame transatlantico è in un'ottica nazionale ed europea l'elemento di sicurezza e stabilità che occorre tutelare dalle spinte divisive presenti. A questo sistema complesso di fattori esterni si aggiungono altre minacce e sfide, in grado di agire trasversalmente al di fuori di una dimensione geografica specifica, come ad esempio la minaccia cyber e lo sviluppo delle cosiddette disruptive technologies, tecnologie avanzate in grado di generare vantaggi competitivi significativi e che pertanto vanno comprese Pag. 5 nella potenzialità e sfruttate in maniera proattiva ed innovativa.
  Infine vanno considerati anche macrofenomeni che non sono oggetto di azioni antropiche, come ad esempio le calamità naturali. Sono fenomeni e minacce definibili quali geografico-agnostici, ma posizionabili univocamente rispetto ad un determinato quadrante o direzione geografica, per i quali non è possibile prefigurare facilmente una definita linea evolutiva. Sono questi i cosiddetti «shock strategici» o «cigni neri».
  Una possibile schematizzazione della situazione potrebbe essere geometricamente ricondotta ad un triangolo, in cui gli Stati in competizione strategica caratterizzano la direzione orientale, i fenomeni destabilizzanti sono associati al quadrante meridionale, mentre quello occidentale costituisce il lato strategico da preservare in senso economico, militare e culturale. L'esposizione combinata agli effetti diretti e indiretti delle citate minacce e sfide, l'incertezza propria degli ambiti naturali, l'imprevedibilità correlabile con le attività umane richiedono all'Italia di mantenere alte e credibili le proprie capacità di difesa nel sistema integrato delle alleanze, anche tramite nuove forme di deterrenza e risposta. In parallelo, risulta necessario sviluppare ulteriormente la continuità d'azione tra sicurezza, difesa e resilienza nazionale.
  Nel contesto di sicurezza e difesa finora illustrato con il desiderio di identificare una strategia per il Paese, il faro di riferimento per ispirare i ruoli attuali e futuri delle Forze armate è e rimarrà la Costituzione. Voglio sottolineare infatti come a tutti noi militari sia ben chiaro che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro, certamente non sulla forza militare; e che al popolo intendiamo rispondere per ogni nostra azione operativa ed amministrativa. Per le Forze armate italiane lo spirito di servizio verso la Patria, la sua difesa e sicurezza hanno un significato morale forte ed elevato di coesione nazionale, che fuoriesce dalla semplice accezione di tutela fisica e territoriale. Attiene, infatti, ad un sistema di beni e valori da preservare collettivamente.
  Proprio in quest'ottica ritengo che, come ormai accade da alcuni anni, le Forze armate debbano essere chiamate ad operare non solo a difesa territoriale dello Stato, quindi a difesa dei confini, ma a tutto tondo per la sicurezza dei nostri cittadini e delle istituzioni in Italia e all'estero, così come a tutela dei flussi energetici, finanziari ed economici, degli interessi del Paese, nel rispetto delle disposizioni costituzionali e con lo spirito democratico della Repubblica.
  Allo stesso modo è fondamentale per noi sottolineare il ripudio della guerra quale elemento d'offesa alla libertà degli altri popoli. Le Forze armate si pongono quale strumento di perseguimento della pace internazionale per la quale, secondo la Costituzione, siamo disposti ad accettare delle limitazioni di sovranità nazionale, nella consapevolezza che nessun Paese è oggi in grado di affrontare da solo le attuali sfide alla sicurezza.
  Pertanto l'Italia partecipa attivamente alle iniziative per promuovere la stabilità nell'ambito delle maggiori organizzazioni internazionali e di quelle su base regionale. Per l'Italia, come è ben noto, l'Alleanza atlantica è l'organizzazione di riferimento, in grado di esercitare il dialogo, la dissuasione, la deterrenza e la sicurezza e difesa militare contro un ampio spettro di minacce.
  La vitalità della NATO e la nostra partecipazione si basano sulla condivisione dei valori fondanti di coesione, solidarietà e unità di intenti, con l'obiettivo di esercitare i cosiddetti tre core task del concetto strategico dell'Alleanza, ovvero difesa collettiva, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa.
  In tale consesso, sulla base del mutato contesto geostrategico, è stato intrapreso un adeguamento della postura dell'Alleanza. Da questo percorso sono scaturite la nuova policy di dialogo, deterrenza e difesa della NATO, e le iniziative di proiezione di stabilità, per declinare in maniera più efficace i citati tre compiti principali. In tale ambito sono in corso delle iniziative importanti per la rassicurazione dei Paesi alleati del fianco est e, per quel che ci Pag. 6riguarda, per fronteggiare minacce e sfide che promanano dal sud.
  In parallelo alla NATO, che rimane il riferimento per la difesa collettiva, l'Unione europea si sta dotando di una autonomia strategica in termini tecnologico-industriali e di capacità di intervento come global security provider, a tutela degli interessi strategici propri e degli Stati membri. Ancor di più l'Organizzazione delle Nazioni Unite rappresenta per l'Italia un ineludibile riferimento di legittimazione per le questioni di sicurezza internazionale.
  In concreto, l'Italia svolge un ruolo di primissimo piano nelle operazioni di pace delle Nazioni Unite, in cui fornisce importanti risorse, attestandosi come primo tra i Paesi occidentali quale contributore dei Caschi blu e ottavo finanziatore mondiale. Inoltre l'Italia aderisce, unitamente ad altri Paesi insistenti nella regione europea del Mediterraneo esteso, ad alcune iniziative di partenariato in aree di interesse vitale, con Paesi rivieraschi del bacino Mediterraneo ed in aree di interesse strategico quali quelle del Sahel, del Corno d'Africa, del Mashreq e del Golfo.
  In tale quadro, la rilevanza delle relazioni europee ed euro-atlantiche risulta evidente. Con l'Unione europea, la NATO ed i loro Stati membri ed alleati percorriamo una strada fondata su valori, storia, sofferenze, ma anche speranze e ideali comuni e condivisi. Aspetto importante questo da salvaguardare e tenere a mente, soprattutto in questo momento in cui la comunità internazionale si sta interrogando sull'evoluzione del contesto globale.
  La nostra nazione ha storicamente improntato le proprie scelte su una strategia coerente con la direzione principale definita da tali organizzazioni. Su questa stessa strada, tuttavia, appare possibile identificare svincoli complanari e paralleli, deviazioni temporanee, che ci consentono di cogliere eventuali opportunità e di coltivare interessi peculiari e vitali per la nazione. Il senso non potrà però che essere unico ed il punto di arrivo identico: sicurezza, stabilità e prosperità diffusa.
  Con un'immagine figurativa questa strategia potrebbe essere definita dei viali complanari, ovvero rimanere aderenti ai disegni delle alleanze, ma con la possibilità di salvaguardare ancor di più gli specifici interessi nazionali, mantenendo salda la direttrice maestra. In tale contesto è da evidenziare come le organizzazioni internazionali per la sicurezza risultino credibili nei confronti dei potenziali avversari solo se coese e solidali, nonché se concretizzano le intenzioni con i fatti.
  Per quanto riguarda la nostra partecipazione alla NATO è importante tener fede agli impegni condivisi. In questo primo ambito, la qualità delle nostre capacità militari e soprattutto la nostra contribuzione alle operazioni NATO, in pratica i nostri militari, ci hanno messo temporaneamente al riparo da più severe osservazioni relativamente al budget della difesa. Infatti, il Paese si posiziona ancora lontano dalle medie di riferimento della spesa militare, indicate dalla NATO ed auspicate dall'Unione europea.
  Ciò nonostante, l'impegno che le Forze armate esprimono macroscopicamente ammonta a quasi 14.000 militari, di cui più di 7.000 impiegati in territorio nazionale con compiti di sicurezza interna e pubblica utilità e circa 6.500 unità fuori dal territorio nazionale, in 38 operazioni in 27 Paesi diversi.
  L'importante partecipazione dell'Italia alle missioni di supporto alla pace ha rappresentato negli ultimi vent'anni forse il maggior fattore di prestigio e di credibilità del Paese; una parte sostanziale delle capacità di politica estera. Le Forze armate hanno sempre dimostrato versatilità e capacità di integrarsi con efficienza ed efficacia in chiave internazionale, interforze ed interministeriale, rispondendo con prontezza alle diverse richieste di intervento sia in Italia che all'estero.
  Nel futuro, in coerenza con le indicazioni politiche, la difesa continuerà a profondere un crescente sforzo nelle attività di proiezione e di stabilità, prioritariamente nella regione euromediterranea e nelle aree contigue di interesse strategico, a tutela nell'immediato delle nostre esigenze di sicurezza e, nel tempo, di una più stabile cornice internazionale. In tale ambito, accanto Pag. 7 alle attività militari di contrasto e contenimento, dovranno essere sviluppate modalità di intervento finalizzate alla prevenzione, attraverso il supporto allo sviluppo delle capacità delle Forze di sicurezza locali, opportunamente armonizzate con le iniziative di cooperazione e sviluppo nazionali ed internazionali.
  Nell'area euro-atlantica la partecipazione attiva ai consolidati meccanismi di dialogo, deterrenza e difesa collettiva sia della NATO che dell'Unione europea rappresenterà la migliore garanzia di un'adeguata condizione di sicurezza. Sul territorio nazionale, infine, lo strumento militare continuerà a concorrere, in supporto alle istituzioni preposte e alle autorità locali, alla lotta al terrorismo ed al rafforzamento della sicurezza interna, partecipando – compatibilmente con le capacità disponibili – ad operazioni di intervento di notevole impatto sociale ovvero di natura emergenziale.
  L'esigenza che si sta palesando in questo ambito è quella di elevare ulteriormente la capacità sempre garantita di integrazione e risposta delle Forze armate, ricercando sinergie ancor più strette con gli interlocutori nazionali. È questo un cammino che la difesa ha intrapreso con convinzione e che sta consentendo di pianificare risposte corali e sistemiche.
  Focalizzando ora l'attenzione sui metodi per sostenere gli interessi nazionali, ritengo che la futura strategia di cui la nostra nazione vorrà dotarsi dovrà essere informata ad un approccio concreto e sinergico di tutte le diverse componenti dello Stato e, perdonatemi, se mi appare necessario richiamare ancora una volta l'esigenza di un più coeso, energico ed attivo sistema Paese, strutturato in particolare sulle componenti diplomatica, informativa, militare ed economica, a mio avviso indispensabili per poter affrontare le complesse sfide dello scenario che ho sommariamente delineato.
  È una necessità impellente, recentemente prospettata anche dalla signora Ministro della difesa, che mi vede pienamente concorde. Occorre realizzare una strategia per la sicurezza nazionale che sia unitaria, sistemica e collegiale, per il potenziamento della sicurezza collettiva e della resilienza del Paese, da sviluppare secondo un approccio multidimensionale, interdicasteriale ed interagenzia.
  La definizione di tale approccio sistemico, in analogia con quanto fatto da altri Paesi alleati, non potrà che risalire alle massime autorità di Governo. A mio modo di vedere, si tratta di una grande opportunità cui le Forze armate stanno attivamente contribuendo; un esercizio di coesione nazionale in grado di raccordare gli interessi vitali del Paese ed i conseguenti obiettivi strategici della nazione, con modalità innovative e sinergiche per perseguirli, utilizzando mezzi adeguatamente sviluppati e sostenuti anche finanziariamente.
  La Strategia di sicurezza nazionale, un documento di assoluta novità per l'Italia da cui potrà scaturire la definizione di una strategia della difesa e di una strategia militare per il Paese, è uno strumento essenziale per perseguire obiettivi di lungo periodo, con un approccio sistemico ed interdicasteriale, finalità per le quali la dimensione militare, se opportunamente valorizzata e sostenuta, risulta abilitante, coessenziale, capace di raccordare in una linea d'azione continua la difesa, la sicurezza e la resilienza nazionale.
  Mentre ne sento la mancanza, mi appare sempre più evidente come la solidità, il buon funzionamento di un Paese ed il suo equilibrio siano sostanzialmente frutto del prodotto, non della somma (e, volutamente, mi ripeto) tra le capacità di informazione, di intelligence, quelle diplomatiche e militari, nonché quelle economico-industriali di cui si è dotato, oltre che dei valori e degli ideali che ne animano il popolo.
  Se soltanto uno degli elementi di questo complesso giroscopio non mantiene il corretto sincronismo, se uno solo di questi perde il passo, tutto il sistema perde valore, alterando la nostra stabilità di traiettoria complessiva ed il nostro equilibrio, la nostra capacità di assorbire e reagire in modi adeguati alle sollecitazioni esterne.
  Sono convinto che le Forze armate, per la loro stessa essenza e vocazione multidisciplinare, Pag. 8 possano svolgere un ruolo catalizzante e trainante di tutti gli altri strumenti istituzionali, per incrementare la resilienza dell'intero sistema Paese e il benessere diffuso. Quindi, possono esserne il volano.
  Per consentire questo, si dovrà ricercare ancora maggiore sinergia (vorrei poter dire la massima) con gli altri Ministeri, con l'industria e con il mondo accademico, nonché con i settori della ricerca di base e avanzata, per consolidare meccanismi stabili di collaborazione trasversale anche in un'ottica duale, ferma restando la prerogativa delle Forze armate dell'uso legittimo della forza militare. Una sinergia che si potrà realizzare solo attraverso la reciproca conoscenza delle competenze e delle modalità operative delle amministrazioni civili e militari dello Stato, sviluppando capacità di pianificazione e condotta congiunta delle attività.
  Ciò consentirà di accrescere ulteriormente la resilienza nazionale di fronte alla più ampia sfera di minacce di origine antropica e naturale, e di aumentare il valore aggiunto in termini di pubblica utilità delle Forze armate, a beneficio di tutti i cittadini.
  Intendo ora illustrare le priorità necessarie per l'operatività dello strumento militare. Il compito del mio mandato, di fronte all'attuale, rapida evoluzione del contesto di riferimento, si proietta nel dover preparare la difesa ad affrontare almeno i prossimi 10-20 anni nel prevedere le minacce che caratterizzeranno tale periodo e nel definire come contrastarle, sviluppando coerentemente le capacità necessarie; una strategia, quindi, di medio termine, che non sia influenzata da logiche contingenti, mediatiche o preconcetti.
  A premessa di ciò, quale presupposto di base indispensabile, sento il bisogno di un'approfondita riflessione di ampio respiro, che consenta di incrementare la consapevolezza nazionale in merito al ruolo delle Forze armate, della loro assoluta utilità per la collettività e della conseguente necessità di salvaguardarne l'impiego. Abbiamo tutti insieme (e mi appello principalmente alle Signorie Loro) la responsabilità di individuare una strategia che sia indipendente dai condizionamenti, che superi approcci campanilistici e settoriali, forieri di resistenze e attriti al cambiamento organizzativo; un'opportunità per migliorare i meccanismi amministrativi e per attualizzare il quadro normativo.
  La Difesa ha in atto un continuo processo di trasformazione evolutiva, che interessa più aspetti che spaziano dalle capacità militari fino al capitale umano; un'evoluzione rivolta all'individuazione coerente e precisa delle minacce moderne e al confronto con nuovi scenari di impiego. In tale ottica, la pianificazione dello sviluppo capacitivo delle Forze armate è orientata a dotare lo strumento militare di piattaforme tecnologicamente evolute ed economicamente sostenibili, gestite nell'ambito di un'organizzazione snella e dinamica, connotata da processi decisionali rapidi e procedure attuative orientate alla prontezza ed all'efficacia dell'impiego delle forze.
  Tale processo consentirà di avere uno strumento militare caratterizzato da una maggiore funzionalità ed in grado di fronteggiare un più ampio spettro di minacce, oltre che capace di fornire un contributo multidisciplinare più attuale, indirizzato alla sicurezza ed alla resilienza del Paese. La possibilità di esprimere elevate capacità operative nei diversi domini permetterà alla Difesa di relazionarsi con crescente credibilità ed autorevolezza nel contesto internazionale, in coerenza con il livello di ambizione e con il ruolo che l'Italia vuole svolgere.
  Lo strumento militare nella sua evoluzione non prescinderà, per quanto possibile, dal concetto di dualità nella sua declinazione moderna. Esso saprà agire in piena sinergia con le altre istituzioni ed agenzie nazionali, salvaguardando tuttavia la propria specificità militare, che è indispensabile per poter operare con efficacia operativa.
  È questo un processo sottoposto a continua revisione e verifica, così come si richiede ad una continuous learning organization, deputata a garantire la salvaguardia di interessi centrali per la nazione, un processo che intendo orientare lungo tre Pag. 9dorsali principali: la valorizzazione del personale, la tutela della capacità di risposta alle sfide e la razionalizzazione dello strumento, sempre con l'obiettivo di assicurare la salvaguardia e la promozione degli interessi nazionali, garantendo con continuità la necessaria prontezza di risposta sia nella protezione dalle minacce, sia nell'assolvimento degli altri compiti istituzionali e concorsuali previsti dalla legge.
  Nel presentare di seguito le linee programmatiche che intendo perseguire, vorrei iniziare proprio dal personale. Posso dire, con orgoglio e convinzione, che il personale delle Forze armate è altamente motivato e determinato, e svolge il proprio servizio in favore del Paese con slancio, senso del dovere e dedizione incondizionata, anteponendo sempre l'interesse collettivo a quello individuale. È fondamentale tutelarlo e sostenerlo, creando le condizioni essenziali affinché gli uomini e le donne delle Forze armate, militari e civili, possano vivere, addestrarsi ed operare al meglio.
  Sono fermamente convinto che il personale si collochi al centro di ogni processo decisionale e che la sua valorizzazione in senso esteso non possa soggiacere alle sole logiche di mera disponibilità finanziarie. In questo senso, anche sulla scia della particolare sensibilità e sull'azione già intrapresa a favore del personale dalla signora Ministro della difesa, intendo impegnarmi a garantirne la tutela e a salvaguardarne le legittime aspettative, valorizzando in particolare la condizione e le professionalità di tutte le categorie, beneficiando anche dei contributi collaborativi delle associazioni sindacali quando saranno pienamente implementate ed operative.
  In quest'ottica si opererà per garantire ulteriormente la tutela dei rapporti familiari e della condizione genitoriale, favorendo per quanto possibile i relativi ricongiungimenti. Si continuerà inoltre a salvaguardare la salute e la sicurezza del personale, un aspetto che rappresenta una priorità assoluta a tutti i livelli. In tale ambito, quale più ampio concetto di benessere, è centrale ripagare l'impegno, il senso del dovere, la passione e il contributo quotidiano sia in Italia sia all'estero del personale in uniforme con un adeguato livello di dignità e rispetto, prima ancora dei compensi meramente salariali.
  Questo dovrà e potrà passare, ad esempio, attraverso la revisione dello schieramento delle infrastrutture militari, ricercando in ottica interforze le necessarie ottimizzazioni. Questo attraverso la messa a norma dell'intero parco infrastrutturale della Difesa, una ottimizzazione delle procedure per la gestione e il mantenimento del parco alloggiativo, la progettazione in maniera innovativa degli insediamenti militari, prevedendo anche aree di aggregazione per il personale e i loro familiari, accessibili anche al personale civile, una rivisitazione delle indennità in caso di incidente in servizio al fine di tutelare le famiglie, nonché attraverso un'analisi critica delle procedure per l'avanzamento e la promozione di iniziative migliorative dei profili retributivi.
  Ulteriore impulso sarà dato poi alla formazione e all'aggiornamento professionale. Si lavorerà per sviluppare un approccio per fornire nuove opportunità ai giovani, ad esempio ricercando il ripristino dell'equiparazione tra i titoli professionali rilasciati dalle Forze armate e quelli acquisibili presso enti civili. Parimenti, nell'ambito del personale non può essere sottaciuta la necessità di rivalutare i contenuti delle norme che hanno disposto il taglio lineare degli organici entro il 2024 da 190.000 a 150.000 unità, specie se posta in relazione con il progressivo invecchiamento sofferto per le politiche di reclutamento, associate alla cosiddetta «professionalizzazione», problematica quest'ultima parzialmente compensabile con il ripristino del principio della riserva assoluta.
  Oggi il maggiore impegno richiesto alle Forze armate necessita di forze giovani, proiettate alla modernità degli attuali scenari, che potranno beneficiare del valore aggiunto garantito dal personale più anziano per le capacità e professionalità maturate, che non dovrà essere disperso.
  Dico questo e ne sono fermamente convinto anche se sono progetti ambiziosi che necessitano di un'evoluzione concettuale nell'approccio alle singole problematiche, nonché Pag. 10 di norme adeguate e di risorse dedicate. Ad esempio, una stima iniziale ha evidenziato che, per il solo adeguamento infrastrutturale alle norme antinfortunistiche, si necessiterebbe macroscopicamente di circa 2 miliardi di euro, importo assolutamente significativo che, se non finanziato ad hoc, andrebbe ulteriormente ad intaccare le già limitate risorse a disposizione della Difesa per consentire il mantenimento dell'attuale livello di output operativo.
  Anche per questo chiedo il loro impegno e il loro supporto per aiutarci a rendere possibile questa evoluzione di approccio e per concretizzare, in tempi congrui, le diverse progettualità.
  Prenderò ora in esame le linee programmatiche, capacitive e finanziarie e, nel fare questo, non posso non rilevare, purtroppo, come l'attuale stato di salute delle Forze armate evidenzi significative criticità che hanno determinato una diminuzione delle capacità operative esprimibili. Ciò trova la sua ragione nel progressivo invecchiamento di una larga parte delle piattaforme in inventario e nel rallentamento, se non nell'assenza in alcuni casi, di un piano di ammodernamento.
  Nello specifico, l'analisi dei settori di spesa della Difesa, afferente alla legge di bilancio 2019-2021, evidenzia che il settore del personale assorbe circa l'80 per cento delle risorse, di cui il 2 per cento per le pensioni provvisorie e che quelli dell'esercizio e dell'investimento si attestano rispettivamente a circa il 10 per cento e il 9 per cento. Il residuo 1 per cento è per le cosiddette «funzioni esterne».
  Questi ultimi due settori – mi riferisco all'esercizio e all'investimento – sono oggetto di un ipofinanziamento protratto nel tempo, che incide gravemente sulla capacità di funzionamento e rinnovamento dello strumento militare.
  Anche agli occhi dei non addetti ai lavori appare evidente l'insostenibilità funzionale del sistema in essere, a fronte di un riferimento internazionale ideale basato su una ripartizione percentuale del 50 per cento per il personale e del 25 per cento sia per l'esercizio che per l'investimento.
  Conseguentemente, l'efficienza dello strumento, nonostante le continue revisioni e adattamenti, si colloca su soglie che in alcuni ambiti, parte dei quali strategici, risultano appena sufficienti o al limite inferiori alla sufficienza.
  Se da una parte è possibile guardare con ottimismo all'istituzione e al rifinanziamento del cosiddetto fondo per gli investimenti delle Amministrazioni centrali, che ha, di fatto, attenuato il lungo periodo di ipofinanziamento del settore investimento nel comparto Difesa, dall'altra parte le modalità di definizione annuale delle dotazioni finanziarie del fondo non consentono di avviare una pianificazione di lungo termine stabile.
  Per la pianificazione e la programmazione dell'attività di procurement risultano, infatti, indispensabili certezza e costanza delle risorse finanziarie. Non mi è possibile in questa sede tralasciare il fatto che, mentre gli alleati aumentano gli stanziamenti verso il 2 per cento, noi abbiamo mantenuto il budget per la Difesa, nel 2019, integrato anche dalle componenti del Ministero dello sviluppo economico e delle missioni internazionali, pressoché invariato rispetto all'anno precedente, attestandosi a circa l'1,15 per cento, con la previsione di un lievissimo trend incrementale all'1,17 nel 2020, per poi stabilizzarsi all'1,16 per cento fino al 2024. Sono valori lontani dalla media di riferimento degli alleati.
  È una situazione che, a mio avviso, occorre migliorare sostanzialmente e che sottopongo alle loro valutazioni, consapevole che, altrimenti, dovremo rinunciare, non solo all'efficienza di molti sistemi, ma già dal prossimo futuro anche ad interi profili capacitivi.
  Parallelamente, per preservare la capacità di risposta alle sfide, occorrerà accelerare ancor di più il percorso di razionalizzazione organizzativa e snellimento della catena di comando in chiave interforze già in corso.
  Al contempo, le Forze armate dovranno ulteriormente sviluppare e corroborare in maniera continua le seguenti caratteristiche: integrazione interforze e nel contesto intergovernativo ed internazionale; prontezza Pag. 11 operativa finalizzata a rispondere rapidamente alle varie minacce e ad assolvere compiutamente tutte le missioni assegnate; persistenza intesa come capacità di operare in maniera continuativa in un definito dominio; deterrenza, in grado di dissuadere azioni indesiderate dei potenziali avversari; resilienza, consistente nella capacità di sopportare e reagire a shock esterni senza pregiudicare la possibilità di operare con successo.
  Compatibilmente con le risorse che si renderanno disponibili, intendo, quindi, perseguire, prioritariamente, la disponibilità delle forze e degli assetti attuali supportando le capacità esistenti, se valide e se finanziariamente vantaggiose, prima di pensare alle nuove, garantendo comunque la disponibilità degli strumenti necessari per le operazioni in corso. Quindi, misurare la possibilità di soddisfare anche le esigenze in grado di portare beneficio in ambito interforze ed interesse interdicasteriale e quelle rilevanti e coerenti con gli impegni internazionali nell'ottica descritta nella citata strategia dei viali complanari; la risoluzione delle criticità programmatiche dei precedenti esercizi finanziari; il completamento dei programmi già avviati per evitare che vengano vanificati gli sforzi finora fatti e le risorse già investite; la prosecuzione delle bonifiche ambientali e la razionalizzazione delle infrastrutture, valutando anche la fattibilità di perseguire un'aggregazione interforze ed una modifica dell'impronta infrastrutturale gravitando, per quanto possibile, al sud; il potenziamento della capacità di operare nel dominio cibernetico; infine, il sostegno alla ricerca tecnologica.
  Nel particolare, nell'immediato, per quanto concerne le capacità, individuo le seguenti priorità per le quali auspico si sviluppino le condizioni finanziarie per intervenire.
  Per quanto riguarda l'Esercito, è necessario provvedere al potenziamento delle forze medie, allo sviluppo di programmi tesi alla protezione delle forze, all'ammodernamento della componente corazzata e dei sistemi di comando e controllo integrati con quelli delle altre Forze armate.
  Per la Marina, appaiono necessari interventi per l'ammodernamento della componente subacquea e il completamento della capacità di pattugliamento marittimo.
  Per l'Aeronautica, il potenziamento delle capacità di sorveglianza e ricognizione persistente e di superiorità informativa, il mantenimento e rinnovamento della componente aerotattica e la difesa antiaerea, quest'ultima ormai assolutamente insufficiente.
  Per l'Arma dei carabinieri, il potenziamento delle capacità di trasporto tattico.
  Mentre, in ambito interforze, per la componente spaziale, lo sviluppo di programmi relativi alla capacità di osservazione terrestre dallo spazio, di comunicazione satellitare e di space situational awareness.
  Inoltre, intendo perseguire il rafforzamento delle capacità afferenti a centri nevralgici di comando e controllo alle forze speciali e al settore dell’intelligence militare, finalizzato a mantenere alto il livello di situational awareness dei decisori politici e dei vertici militari attraverso processi di acquisizione, elaborazione e gestione dei dati e delle informazioni.
  A fattor comune, le nuove capacità dovranno perseguire, ove possibile, una elevata resilienza energetica per la riduzione dei consumi e dei fabbisogni, nonché per la produzione e l'approvvigionamento da fonti ecosostenibili, approccio che nel settore infrastrutturale potrà essere concretizzato ricercando la possibilità di creare distretti energetici intelligenti (smart military district), massimizzando il ricorso all'autoconsumo.
  L'approccio metodologico per l'implementazione di tale progettualità dovrà avvalersi di attagliate procedure di controllo, di gestione e di valutazione delle performance, tali da consentire, non solo il monitoraggio interno e la correzione di eventuali scostamenti programmatici, ma soprattutto la trasparente comunicazione e rendicontazione nei confronti del Parlamento e del cittadino.
  Mi accingo a concludere. Volendo mettere a sistema quanto sinora espresso, mi sia concesso di sottolineare, come la realtà della storia ci ha insegnato e la mutevolezza degli scenari attuale ci conferma, che Pag. 12la pace non sia uno stato permanente da dare per acquisito in modo definitivo e irrevocabile. Per mantenere la pace, la stabilità, la difesa e la sicurezza è internazionalmente riconosciuta la necessità manifesta di una forza militare credibile, sia essa declinata e impiegata in senso deterrente, di dissuasione, di interposizione e certamente di difesa attiva in un ampio spettro di ruoli anche di sicurezza cooperativa ed in concorso ad altre istituzioni per la sicurezza e la resilienza del Paese.
  Il mio impegno è orientato a far sì che il Paese possa disporre di Forze armate agili, snelle e motivate per svolgere tali ruoli, consapevole che l'efficienza militare, essenziale nei momenti di crisi, non è frutto di improvvisazione, ma di un continuum basato su coerenza, responsabilità e persistenza.
  Accanto all'impegno continuo del personale militare e civile delle Forze armate, in un mondo dove sicurezza e difesa hanno completamente sfumato i loro limiti reciproci, è necessario un approccio corale della nazione.
  In tal senso, una strategia di sicurezza nazionale giocherebbe un ruolo chiave innanzitutto quale riflessione collettiva e potrebbe costituire la base di partenza per conseguire un approccio governativo multidimensionale, quello che in inglese viene chiamato whole of government approach, ed evolvere verso un approccio nazionale multimodale, whole of nation approach, in grado di catalizzare tutte le energie della nazione in un'ottica di difesa sistemica e resilienza sempre più diffusa e partecipata.
  Occorre per questo pensare in maniera innovativa alle politiche di finanziamento dello strumento militare, affinché le stesse non rimangano confinate ad un concetto di spesa, bensì di investimento fruttuoso per tutto il Paese. Ciò impone alle diverse amministrazioni e alla società civile un'evoluzione, un significativo salto di paradigma e un lavoro preparatorio impegnativo, tanto a livello culturale quanto strutturale, superando le normali e fisiologiche resistenze al cambiamento.
  A loro, onorevoli, senatori e deputati, chiedo di continuare ad avere l'attenzione e la considerazione per le Forze armate che avete finora dimostrato, ricercando e favorendo relazioni sempre più dirette tra la Difesa e le Commissioni parlamentari. Infatti, i giorni che stiamo vivendo impongono ancora una volta una più profonda e autentica comprensione del nostro ruolo. Questo implica in concreto la necessità di garantire un sostegno a trecentosessanta gradi alle iniziative in corso, afferenti tanto al settore del personale finalizzato alla salvaguardia della dignità e conseguimento del rispetto, quanto allo sviluppo e mantenimento delle capacità e dell'associato livello di impegno operativo.
  Vi è, in ultima analisi, l'esigenza di risorse economiche e volumi finanziari che siano adeguati alle contingenze odierne e, cosa più importante, coerenti programmaticamente con i trend e gli sviluppi futuri attesi, in una logica di stabilità di medio-lungo periodo, per fare in modo che la Difesa continui a costituire un'utile tessera di un pregiato mosaico più grande al servizio del Paese, della collettività e dei cittadini.
  In sintesi, l'impostazione programmatica sarà finalizzata a valorizzare il personale, lavorare in trasparenza e in sinergia, comunicare meglio il ruolo e l'utilità della Difesa, contribuire alla definizione di una strategia di sicurezza nazionale, dare sostanza e rilevanza alle partecipazioni e alle alleanze, continuare a far evolvere la Difesa in uno strumento agile, integrato, operativo, persistente, deterrente, resiliente, nonché a garantire risorse congrue e stabili.
  Per fare ciò, qualora l'impostazione sia condivisa dalle Commissioni, offro la mia disponibilità personale, e quella del mio stato maggiore, a lavorare in sinergia e a tempo pieno con le Signorie Loro, identificando problematiche, priorità e modalità di lavoro innovative congiunte nell'intento di sgombrare il campo dalle eventuali incomprensioni del passato e di addivenire a plasmare insieme una più dinamica ed agile organizzazione di difesa, pienamente integrata nel sistema Italia e certamente in grado di espandere ancor di più il senso di utilità e di servizio al Paese, per plasmare Pag. 13insieme una Difesa che sia al contempo una forza e una risorsa per il Paese.
  Vi ringrazio dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Generale, anche per la presentazione informatica che ci ha lasciato e di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico dell'audizione odierna (vedi allegato). Saluto e ringrazio la Presidente Tesei, che deve allontanarsi per improrogabili impegni in Senato.
  Do, quindi, la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROBERTO PAOLO FERRARI. Grazie, presidente. Ringrazio il Generale Vecciarelli per l'illustrazione delle linee programmatiche. Ritengo che abbia affrontato, in maniera anche molto diretta, la situazione e le criticità del sistema difesa del nostro Paese.
  Peraltro, nelle conclusioni, secondo me, ha anticipato la domanda che avrei voluto porgli. È partito dalla situazione attuale in cui definisce la necessità per il nostro sistema difesa – che deve essere garantito nella sua prontezza, integrità e dotato di capacità essenziali, rapportandole a quelle che sono le disponibilità finanziarie, sostanzialmente ruota tutto attorno a quello – di un supporto all'industria nazionale garantito dalla ricerca e dallo sviluppo dei sistemi che possono avere anche capacità duale. Ha poi parlato di mantenere un alto e credibile sistema di difesa all'interno di quel quadro di relazioni e di rapporti che abbiamo all'interno della NATO e dell'Unione europea, in cui siamo impegnati nella politica estera e difesa comune, piuttosto che nello sviluppo dei programmi all'interno del Fondo europeo della Difesa, nonché tutte quelle missioni che vengono svolte anche sotto l'egida delle Nazioni Unite.
  Nella seconda parte ha puntato su tre obiettivi: la valorizzazione del personale, la capacità di risposta alle sfide e la razionalizzazione dello strumento militare, tutto per giungere infine a quella considerazione per cui il nostro sistema Paese, così come tutti quelli della NATO, dovrebbe tendere al famoso 2 per cento del PIL. Per quanto riguarda le risorse da spendersi all'interno del mondo della difesa, nel nostro sistema, oltre ad assestarsi all'1 per cento circa, c'è uno sbilanciamento rispetto a quella che può essere la parte destinata al personale, l'80 per cento circa, e quella destinata all'esercizio e all'investimento, il restante 20 per cento.
  Vengo alla domanda. Con le attuali risorse disponibili, ovvero quelle stanziate nel bilancio 2019, ma anche nel bilancio pluriennale 2019-2021, ritiene di poter dare attuazione a un'inversione di tendenza rispetto alla dimensione attuale della ripartizione delle risorse, oppure l'unico metodo per poter invertire questa tendenza e andare incontro anche a quell'aumento tendenziale verso il 2 per cento, è quello di aumentare le risorse per l'esercizio e gli investimenti per poter riequilibrare questa condizione oramai cronica?
  Grazie.

  ISABELLA RAUTI. Ringrazio il Capo di stato maggiore, Generale Vecciarelli, per questa sua illustrazione così articolata e così analitica. Approfitto anche per rivolgere gli auguri di buon lavoro, visto che questa è la nostra prima occasione di incontro.
  Molto brevemente, tra i vari passaggi fondamentali dell'esposizione relativa alle linee programmatiche, c'è il nodo di quello che lei ha definito giustamente sincronismo. Lei ha anche insistito molto, concettualmente, sul modello di sistema e di sistema Paese.
  In questa visione rientra anche il nostro ruolo fondamentale, di grande prestigio e anche di grande efficacia, nell'ambito delle missioni internazionali, in relazione con i tre compiti fondamentali della NATO, ovvero difesa collettiva, sicurezza cooperativa e gestione della crisi.
  Tengo molto a questo nostro ruolo che, purtroppo, però, si collega in modo faticoso non con le nostre capacità operative, ma con i tagli intervenuti nella legge di bilancio. Questo viene anche accompagnato con l'annuncio di alcuni ritiri di truppe e con altri tagli. Pag. 14
  Sempre nell'ambito di questa situazione economica, la distribuzione delle risorse nella misura del 50 per cento al personale, 25 per cento all'esercizio e 25 per cento all'investimento non lascia grandi margini a strategie non solo di medio termine, ma anche di breve termine, soprattutto se incrociamo queste quantificazioni con quanto, giustamente, viene pianificato in termini di benessere del personale, con tutto quello che ne consegue in termini di impegno economico. La prima domanda è come raggiungere, quindi, gli obiettivi da lei così chiaramente evidenziati e come conciliarli con l'attuale situazione economica.
  La seconda domanda, invece, è più di dettaglio. Nelle linee programmatiche indicate che lei ha illustrato con specifico riguardo alle varie Forze armate, volevo chiedere se tra le priorità c'è anche la sostituzione dei velivoli AV-8B, considerati superati (non voglio dire «obsoleti», ma superati), della Marina militare con gli F-35, per mantenere una capacità portaerei all'altezza delle sfide che lei ha così brillantemente indicato.

  LAURA GARAVINI. Ringrazio il Generale Vecciarelli per la sua dettagliata illustrazione. Tramite lei, rivolgo un apprezzamento e un ringraziamento a tutti i nostri uomini e a tutte le nostre donne delle Forze armate che lei qui rappresenta. Da parte mia e del nostro gruppo, rivolgo i migliori auguri per il suo nuovo mandato.
  Ho un paio di domande da rivolgerle. Innanzitutto, noi ci troviamo in una fase politica per la quale l'Europa per la prima volta sta approcciando le questioni della difesa in modo unitario, compattamente. Anche grazie ad un protagonismo italiano e alla figura dell'Alto Rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, l'Europa anche in ambito di difesa si è dotata di risorse che possono rappresentare una grande opportunità per se stessa, ma anche per i singoli Paesi.
  In questo contesto sarebbe quanto mai auspicabile un protagonismo dell'Italia e anche una capacità di cooperazione e di tessere alleanze con altri Paesi, proprio per essere protagonisti di importanti progetti che possano rappresentare, da un lato, l'utilizzazione di risorse in modo produttivo e efficiente e, dall'altro, un'opportunità per tutto il tessuto di piccole e medie imprese italiane che operano nel settore della difesa.
  Tuttavia, in questo quadro, l'Italia, da un lato, ha previsto tagli, da lei ben enucleati nella sua relazione e, dall'altro, anche dal punto di vista politico, sta approntando e adottando una linea di politica estera di rottura rispetto alla tradizione del nostro Paese e rispetto ad una serie di partner internazionali che, invece, potrebbero essere alleati strategici nell'utilizzazione di questi strumenti che l'Europa oggi ci mette a disposizione. Penso, in particolare, allo scontro con la Francia di queste settimane; all'isolamento dell'Italia a livello europeo, anche rispetto alla vicenda venezuelana; penso anche allo spingersi, addirittura, nel mettere in discussione linee guida di quella che storicamente è stata la nostra politica estera, quindi con il pilastro a sostegno dell'Unione europea, mettendo in discussione l'alleanza atlantica.
  Vorrei sapere, con queste linee che il nostro Paese sta adottando, quali ripercussioni concretamente e quali conseguenze rischiano di esserci per l'Italia, anche nella capacità oggettiva di essere parte in causa e parte protagonista nella realizzazione e nell'applicazione di tutta una serie di progettualità in cui l'Italia era già riuscita ad essere anche capofila o partner di importanti progetti, sia per quanto riguarda la PESCO (Permanent Structured Cooperation), sia per quanto riguarda il Fondo europeo della difesa.
  Inoltre, sempre nel contesto internazionale europeo, noi ci troviamo di fronte anche ad un'altra imminente realtà, che è quella della Brexit; tra l'altro una Brexit senza accordo, che per certi versi potrebbe forse rappresentare un'opportunità per l'Italia. Di fatto, temo, invece, che sia tutt'altro. Anche in quel caso, vi è una forte preoccupazione per quanto riguarda tutto il potenziale indotto. Non dimentichiamo che abbiamo 11 miliardi (secondo le stime del 2017) di surplus commerciale che riguardano piccole e medie imprese italiane, per le quali i contatti, i rapporti, la collaborazione Pag. 15 con la Gran Bretagna rappresentano il quotidiano. Il quesito è in che misura un'ipotetica Hard Brexit, quindi un'ipotetica e più che mai plausibile uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, senza che si sia stilato un accordo, possa rappresentare un serio problema, anche per le ricadute in ambito di difesa per il nostro Paese. Si stanno adottando misure per far fronte ad una potenziale Brexit senza accordo? Quale contributo potrebbe dare l'Italia, a livello europeo, rispetto a ipotetiche situazioni da mettere in campo in caso di un'uscita emergenziale senza accordo?
  Per finire, vorrei una sua considerazione – e concludo, presidente – rispetto all'opportunità che da parte italiana ci sia effettivamente, come preannunciato, ahimè, non in queste aule parlamentari, bensì su organi di stampa, una plausibile uscita dell'Italia dall'impegno della missione in Afghanistan.

  GIOVANNI RUSSO. Ringrazio il Generale Vecciarelli per la sua relazione.
  Nel delineare le sue linee guida, sono rimasto molto colpito dalla sua preoccupazione per l'adeguamento infrastrutturale alle norme antinfortunistiche, che richiedono due miliardi di euro. Questa preoccupazione dimostra l'attaccamento e, soprattutto, la volontà di valorizzare il personale delle Forze armate, e anche la necessità di adeguare le infrastrutture che sono un po’ il cardine intorno al quale ruota la componente fondamentale delle Forze armate, ossia la componente umana, che è il valore aggiunto, specialmente in un ambiente particolare come quello delle Forze armate.
  Parliamo molto spesso di intelligence, che deriva innanzitutto dalla capacità di intus legere, propria degli esseri umani. Proprio per questo mi ponevo una domanda che ritengo sia molto importante. All'inizio del suo intervento lei ha delineato alcune minacce geografico-agnostiche, dove l'elemento umano si va a coniugare enormemente con quello tecnologico. Le nuove tecnologie, soprattutto quelle legate al settore cyber, all'intelligenza artificiale, al dominio spaziale richiedono tanti investimenti.
  Vorrei sapere se da parte sua c'è un'intenzione di rimodulare il concetto delle Forze armate italiane, in vista dello sviluppo, sempre più elevato, di questi nuovi domini che non sostituiranno del tutto, ma prenderanno sempre più una maggiore fetta di operatività rispetto a quelli tradizionali dell'aria, della terra e del mare.

  MATTEO PEREGO DI CREMNAGO. Ringrazio il Capo di stato maggiore, soprattutto per la trasparenza e l'analisi dettagliata che ci ha offerto oggi. A nome del gruppo di Forza Italia esprimiamo ringraziamento, solidarietà e vicinanza a tutte le Forze armate, che sono un pilastro del nostro Paese.
  In questo senso, non posso che condividere la sua riflessione quando dice che le politiche di finanziamento non dovevano essere confinate a un concetto di spesa, bensì a un concetto di investimento fruttuoso per il Paese. Questo è quello che la nostra forza politica crede fermamente. La nostra azione politica, nei periodi a venire, sarà sempre finalizzata a dare sostegno e risorse finanziarie adeguate alle Forze armate.
  Nei punti elencati lei parla di potenziamento della capacità di operare il dominio cibernetico. La domanda è molto semplice. Lei crede che, al netto delle risorse limitate su cui possono contare in questo momento le Forze armate a seguito dei tagli disposti nella legge di bilancio, sia possibile comunque un potenziamento delle capacità di operare il dominio cibernetico, che richiedono notevoli investimenti, non soltanto di personale? In questo senso, siamo consapevoli che le Forze armate si devono dotare di personale competente della materia, che tutto sommato è una materia nuova. Mi passi la semplificazione. Allo stesso tempo, però, richiedono ingenti risorse infrastrutturali e tecnologiche.
  Un'altra questione richiede una domanda più specifica. Qual è il suo parere – se posso chiederlo – in merito all'ipotesi di ritiro del contingente italiano dalla missione in Afghanistan? Alla luce anche delle interviste che ho avuto modo di ascoltare di Pag. 16uno dei capi dei talebani su una tematica che personalmente mi sta molto a cuore, quella dei diritti delle donne, il quale già ventilava l'ipotesi di ritorno all'utilizzo dell’hijab e alle classi separate, uomini e donne, quindi una sorta di ritorno al passato, un passato che vorremmo dimenticare.

  PRESIDENTE. Do la parola al Generale Vecciarelli per la replica.

  ENZO VECCIARELLI, Capo di Stato maggiore della Difesa. Rispondo palesando la mia soddisfazione per le domande che mi sono state rivolte, che evidenziano un interesse particolare per le nostre problematiche, a conferma dei rapporti che abbiamo avuto nel passato e di quelli che potranno esserci in futuro.
  Inizio rispondendo all'onorevole Ferrari, il quale mi ha chiesto se è possibile con queste risorse affrontare le diverse problematiche. Questo è un problema che mi pongo tutti giorni. Ancora una volta faccio riferimento alla Costituzione, in particolare all'articolo 97. Il buon andamento della Pubblica Amministrazione dovrebbe essere basato su concetti di efficienza ed efficacia. Quando le risorse non sono sufficienti, ci si attrezza. Questa vale come risposta per tutti. Sono ormai parecchi anni che abbiamo imparato a stringere la cinta e a organizzarci di conseguenza.
  Chiaramente questo, come è evidente, non consente di soddisfare la pluralità delle esigenze. Lasciamo sempre qualche ambito scoperto. Il riferimento al 2 per cento, che spesso viene chiamato in causa sia da parte degli alleati della NATO che a valere su aspettative europee, da parte nostra non è visto come un'assoluta esigenza, un'assoluta opportunità. Noi ci rendiamo benissimo conto delle difficoltà che il Paese sta affrontando in questo momento. Direi che, sebbene questo 2 per cento sia auspicabile, vorremmo avere quanto più è possibile per soddisfare pienamente tutte le nostre esigenze. Abituati a stringere la cinta, noi sapremo rendere efficiente il sistema anche con qualcosa di intermedio.
  Vorrei mettere in evidenza un punto. Il buon andamento della Pubblica Amministrazione mi porta a sottolinearvi come manchi un pezzettino in una curva esponenziale di ritorno costo-efficacia. Ci manca quest'ultimo pezzettino. Non è un incremento lineare, quindi, ma quest'ultimo pezzettino di finanziamenti farebbe aumentare l'efficienza e l'efficacia del sistema in misura esponenzialmente proporzionale. Non guardiamo al 2 per cento in un momento in cui il Paese sta in grande difficoltà. Vorrei prospettarvi una soluzione intermedia e, soprattutto, la possibilità di avere stabilità di risorse e di pianificare con un orizzonte di almeno medio periodo. Le nostre pianificazioni normalmente riguardano un periodo decennale, ventennale e, comunque, i nostri contratti ormai non possiamo che condurli con una specie di mutuo pluriennale in tutti i settori. Quindi, se si ha una stabilità programmatica, quello che riterrà il Paese di poter mettere a disposizione per le Forze armate sarà utile. Non ultimo, però, vi prego di considerare di rapportarci a quello che fanno gli alleati. Oggi noi, per quello che riguarda il budget della difesa, ci attestiamo al ventiduesimo posto. A mio avviso, un Paese come l'Italia, che fa parte del G7, dovrebbe avere almeno la stessa posizione. Questo non tanto per la difesa assoluta del Paese, così come la possiamo concepire, ma proprio per la possibilità di partecipare ed essere un produttore di sicurezza, di stabilità e di pace internazionale.
  Noi oggi con grande sacrificio – questo è merito soprattutto del personale, degli uomini e delle donne che mettono la loro professionalità al servizio del sistema – compensiamo questo insoddisfacente budget finanziario. Quindi, per rendere efficaci le Forze armate, per garantire questo buon andamento, a mio avviso, servirebbero risorse adeguate, probabilmente non nel numero a cui guardano gli altri alleati.
  Non so se ho risposto alla sua domanda.
  La senatrice Rauti mi parlava del sistema Paese. Penso, onestamente, che nella Pubblica Amministrazione, non solo nella Difesa, esista la capacità di individuare la strategia giusta per il Paese, per fare sistema Paese. Sono convinto che con i colleghi delle altre Amministrazioni, al mio Pag. 17livello, sappiamo ben proporre al Governo, al Presidente del Consiglio, quindi a una fascia di riferimento strategica, le opportune alleanze, le cooperazioni, i Paesi con i quali ci sono più possibilità di successo cooperativo.
  Di fronte a questi tagli, come rispondere? Mi rifaccio anche alla domanda della senatrice Garavini, che mi parla di opportunità nei progetti di cooperazione internazionale, soprattutto europea. La cooperazione, al di là della volontà, deve essere strutturata sulla possibilità di entrare in cooperazione finanziariamente. Un progetto di cooperazione ha un senso se effettivamente, oltre alle dichiarazioni di intenti, ci sono risorse per entrare in cooperazione. Noi ci siamo dati disponibili, con il cuore oltre l'ostacolo. Per esempio, per quanto riguarda le politiche PESCO, siamo attori principali, mi sembra primi insieme alla Francia, per ventiquattro progetti su trentadue. Però, se nell'immediato non avremo le risorse per soddisfare le aspettative, questo afflato, questo entusiasmo verrà velocemente smorzato.
  Oggi, come vi ho sottolineato, la mia prima priorità è mantenere in efficienza quello che abbiamo, prima di rivolgermi ad altre imprese. Mi dispiace parlare così, perché ho speso buona parte della mia carriera – quasi dieci anni – nel Segretariato generale della difesa, in quello che si chiama «Direttorato nazionale degli armamenti», per identificare politiche cooperative che ci ponessero in ambito europeo, NATO, ma soprattutto internazionale – e di opportunità ce ne sono tutti i giorni – con quel ruolo che l'Italia sicuramente merita. Con questo budget bisognerà rivedere le partecipazioni ai ventiquattro progetti, selezionare quelli dove le nostre industrie potranno avere maggiore ritorno e lì fare leva.
  Voglio approfittare dell'occasione per ribadirvi un concetto. I miei predecessori o, comunque, il sistema difesa non ha mai visto il procurement di sistemi come un qualcosa di fine a se stesso, soltanto come soddisfazione delle esigenze operative, ma ha sempre strutturato qualunque progetto, anche quelli che la nostra industria non sapeva sviluppare, sempre con la possibilità di un ritorno economico-finanziario per il sistema Paese, di un ritorno occupazionale e tecnologico. In questa direzione intendiamo muoverci, ma capite bene le difficoltà che in questo momento ci troviamo ad affrontare.
  Rispondo anche all'onorevole Russo, il quale mi parlava, giustamente, dell'attenzione al personale e dei sistemi antinfortunistici. Certamente l'attenzione al personale meriterebbe il primo posto. Tuttavia, se dovessimo dedicare la massima attenzione a questo obiettivo, tutte le risorse andrebbero usate e noi ci fermeremmo.
  Il lavoro mio e dei miei predecessori è stato quello di un'attenta valutazione dei benefici a fronte dei rischi. È un lavoro che, quotidianamente, devo continuare a fare proprio perché questa è la situazione. Lo fa ognuno di noi, ogni giorno, gestendo la propria famiglia con il budget che riusciamo a portare a casa a fine mese.
  Da buon padre di famiglia mi trovo ad affrontare la situazione tentando di bilanciare possibilmente le risorse in vari settori, tentando di far sopravvivere tutti in una maniera almeno sufficiente.
  Vado a rispondere alla senatrice Rauti, che mi ha chiesto se tra le priorità c'è la sostituzione degli AV-8B con gli F-35. Affronto questo tema che per tanto tempo è stato in questa aula e ribadisco il concetto che l’F-35 non è una macchina fine a se stessa. Soprattutto adesso che abbiamo modo di utilizzarla, ci rendiamo conto che rappresenta effettivamente una rivoluzione, fatemi dire, politico-militare. Ovvero, non è tanto il concetto del passato, di una macchina che ha dei missili o dell'armamento e che lo usa come tale. È una macchina che potrà portare chi l'avrà ad esser parte di quel gruppo di Paesi che guideranno le azioni o comunque le decisioni internazionali, chi non ce l'avrà a seguire. È una rivoluzione di sistema, è un game changer che ci porta, fatemi dire, a parità di costi di una macchina altrettanto capace sotto il profilo militare, ad avere dei benefici soprattutto nel settore dell’information superiority; quindi a gestire soprattutto le informazioni, ad entrare nel circolo di coloro Pag. 18che potranno scambiare tutte queste informazioni.
  Quindi, l’F-35 non è soltanto una macchina che può decollare da una pista in maniera orizzontale o verticale; è prima ancora tutto questo. Però, oggi è l'unica macchina che potrà sostituire in prospettiva gli aeroplani a decollo verticale. Ce n'è bisogno in generale per sostituire una serie di aeroplani (ricordo il numero ancora una volta, 256), ma anche quelli della portaerei.
  La portaerei è un qualcosa che con sacrificio abbiamo acquisito negli anni. Dobbiamo mantenerla perché dà una grande potenzialità a quelle che vorranno essere le azioni di stabilizzazione e di protezione del Paese. In prospettiva, a mio avviso, saranno indispensabili.
  Rispondo alla senatrice Garavini sulla politica di rottura. La politica non mi compete. La lascio ben volentieri a voi. Io vedo una resilienza del sistema, se può consolare un pochino tutti. Nel senso che a livello della collaborazione militare abbiamo sviluppato negli anni una continua interrelazione con i nostri alleati tale non vorrei dire da metterci al riparo, ma sicuramente da assicurare una continuità dei rapporti. Ritengo che, in prospettiva, qualora le risorse finanziarie venissero assegnate, ci potrà essere possibilità di cooperazione non solo con gli alleati europei o della NATO, ma anche con chi dall'Europa è uscito, come l'Inghilterra.
  Con l'Inghilterra abbiamo instaurato in passato delle relazioni forti, stabili. La nostra Leonardo ha una componente significativa in quel Paese. Penso che ci siano le condizioni per continuare questa collaborazione, anche se dovessero uscire in maniera drammatica con una Hard Brexit.
  Condividiamo prima di tutto valori, interessi di stabilizzazione e di pacificazione mondiale con l'Inghilterra. L'Inghilterra farà sempre parte di questa Comunità europea, anche se magari giocherà fuori dal sistema. Non vorrei aver saltato qualcuno, ma c'era una domanda che riguardava l'Afghanistan. Spero così di soddisfare sia l'onorevole Perego che la senatrice Garavini.
  Ho avuto la fortuna – la considero tale – di poter essere ricevuto, insieme al Ministro della difesa, dal Presidente Ghani. Ci ha voluto ospitare nella sala del Governo insieme a metà dei ministri. La metà di questi ministri presenti in quell'occasione erano donne, molto giovani, sulla quarantina, molto ben educate, voglio dire istruite, con una visione di avanguardia. Questa cosa mi ha fatto piacere.
  Alla fine di questa esperienza in Afghanistan, se mai arriverà alla fine, si potranno trarre le somme. Voglio sottolineare che quando ci avventuriamo nel ristabilire la stabilità di un Paese come l'Afghanistan, provato dalla storia, con le vicende che conosciamo, il terrorismo in particolare, con questi ideali nei quali non ci riconosciamo, non è un processo di vittoria militare come se avessimo due opponenti uno di fronte all'altro. Dovete immaginare che oggi, come sapete, siamo in rapida diminuzione anche come conseguenza del dibattito parlamentare: da 800 a 700 unità, a valle delle elezioni che sono state spostate, fra l'altro, da maggio a luglio.
  Dovete immaginare questi 700 nostri militari che hanno la responsabilità di una regione grande quanto metà Italia. Se pensate agli anni del terrorismo in Italia, poche decine di persone hanno tenuto in scacco tutto il Paese, avendo in Italia tutte le forze animate da buona volontà a contrapporsi a questo tipo di terrorismo. Questa è la difficoltà in cui oggi ci troviamo ad operare in Afghanistan.
  Sono certo che anche gli alleati non vorranno vanificare gli impegni, innanzitutto umani, ma anche finanziari, che nel corso degli anni hanno portato nel Paese, anche perché ho visto personalmente un embrione di rinascita significativa in quelli che sono proprio i valori di un popolo, i diritti delle donne e l'ho potuto toccare con mano avendo avuto modo di confrontarmi con loro e vedere nei loro occhi l'aspettativa di un futuro sicuramente migliore.
  Penso, quindi, che per l'Afghanistan noi valuteremo, insieme agli alleati, la soluzione migliore. Gli accordi di pace – chiamiamoli così – di questi giorni, prossimamente a Doha, nuovamente vedranno gli Stati Uniti interagire con rappresentanze talebane; penso che a valle di questo processo Pag. 19 potrà essere meglio identificato come, quando e se è possibile ritirarci da quel Paese, avendo lasciato una situazione che non potrà che essere migliore, molto migliore, di quella che abbiamo trovato all'inizio.
  Ho dimenticato alcuni passaggi. L'onorevole Russo mi chiedeva se vediamo in questo nuovo sistema difesa un'evoluzione. Certamente. Questa evoluzione è concentrata sull'informazione. Quello che ci troveremo a fare nel futuro sarà prendere rapidamente decisioni avendo difficoltà a capire quello che una volta Clausewitz chiamava la nebbia delle operazioni.
  Noi dovremmo essere nelle condizioni di dotarci di mezzi adeguati a sgombrare il campo da questa nebbia. Certamente dobbiamo avere una componente hard, perché è indispensabile, ma dobbiamo proiettarci soprattutto, e lo stiamo facendo non senza difficoltà, fatemelo dire, e probabilmente non in numero adeguato proprio per la scarsità di risorse, ma è necessario proiettarci ancor di più nel mondo dell’intelligence, quindi nell'acquisizione dell'ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance), nella cyber, nelle prospettive che ci possono venire dallo sfruttamento dello spazio, dal formare i nostri uomini su queste metodologie, perché di fronte – vi faccio un esempio – a una missione di Predator, pilotato da un pilota e un operatore di sistema che si scambiano di posto nel corso dell'operazione una volta soltanto, ci sono dagli otto ai sedici analisti, che impiegheranno poi una settimana ad analizzare tutto quello che viene fuori.
  È questa la proiezione che vogliamo seguire. Allo stesso modo, vogliamo creare una capacità net-centrica di scambio di informazioni, innanzitutto all'interno delle Forze armate (fra tutte, direi quattro Forze armate) ma anche, possibilmente, con l'agenzia di sicurezza per arrivare direttamente al Presidente del Consiglio, affinché prenda le opportune decisioni che, di volta in volta, potranno essere prese. La cyber per noi non è soltanto una minaccia che oggi si infiltra nei nostri computer. Per noi la cyber è la tutela di quelli che saranno i punti nodali dello scambio di queste informazioni nello spazio, nell'aria, sulla terra e in mare.
  Spero di aver risposto. A meno che non abbia saltato qualcosa di particolare, mi fermo per il momento qui.

  PRESIDENTE. Non essendoci ulteriori richieste di intervento, rinnovo i ringraziamenti e i saluti al Generale Vecciarelli per la sua sempre attenta e puntuale disponibilità e ringrazio tutti gli intervenuti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.10.

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