XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 16 luglio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CONDIZIONI DEL PERSONALE MILITARE IMPIEGATO NELL'OPERAZIONE «STRADE SICURE»

Audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli.
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Vecciarelli Enzo , Capo di stato maggiore della Difesa ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 7 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 7 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 8 
Perego Di Cremnago Matteo (FI)  ... 8 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA)  ... 9 
Iovino Luigi (M5S)  ... 9 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 10 
Vecciarelli Enzo , Capo di stato maggiore della Difesa ... 10 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle condizioni del personale militare impiegato nell'operazione Strade sicure, l'audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli.
  Saluto e do il benvenuto al Generale Vecciarelli, che ringrazio per la sua presenza all'incontro di oggi. Il Generale Vecciarelli è accompagnato dal Generale di Divisione aerea, Francesco Presicce, Capo ufficio generale, e dal Tenente Tiziana Giannuzzi, aiutante di volo.
  Ricordo che dopo l'intervento del Generale Vecciarelli darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente il Generale potrà rispondere alle domande poste. Chiedo ai colleghi di far pervenire al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare, ricordando che alle ore 12.30 sono previste altre audizioni.
  Lascio quindi la parola al Generale Vecciarelli.

  ENZO VECCIARELLI, Capo di stato maggiore della Difesa. Presidente Rizzo, onorevoli della Commissione Difesa della Camera dei deputati, a nome delle Forze armate rivolgo un deferente saluto e ringrazio per l'odierna convocazione, che mi permetterà di fornire riflessioni sull'indagine conoscitiva in merito alle condizioni del personale militare impiegato nell'operazione Strade sicure. So che avete avuto altre audizioni sul tema, cosa che evidenzia ancor di più la vostra attenzione e sensibilità alla problematica.
  Come ho già avuto modo di evidenziare in altre occasioni di incontro, il personale è al primo posto ed è fonte delle mie occupazioni e preoccupazioni quotidiane, in quanto costituisce la risorsa fondamentale per il funzionamento della Difesa. Colgo, quindi, con assoluto favore questa interazione, convinto che insieme potremo ulteriormente migliorare le condizioni dei nostri uomini e donne in uniforme, chiamati a svolgere tale missione.
  Nel corso della trattazione fornirò un quadro generale dell'operazione Strade sicure, con un particolare focus sugli interventi migliorativi sino ad ora posti in essere, conscio che avete già avuto modo di acquisire elementi di dettaglio tecnico e operativo dai relatori che mi hanno preceduto.
  L'operazione Strade sicure risale, come è noto, al 2008, quando con la legge 24 luglio 2008, n. 125, per specifiche ed eccezionali esigenze di contrasto e prevenzione della criminalità sul territorio nazionale, venne autorizzato l'impiego di un contingente militare, ponendolo a disposizione dei prefetti di alcune, selezionate province. Il contingente aveva quale tetto massimo il limite di 3.000 unità e avrebbe dovuto operare per un periodo limitato di sei mesi, Pag. 4estendibile ad un anno. Per l'esigenza, al personale militare, se non già appartenente all'Arma dei carabinieri, fu attribuita la qualifica di agente di pubblica sicurezza, con esclusione delle funzioni di polizia giudiziaria.
  I successivi provvedimenti normativi, originati a seguito di evoluzione del contesto di sicurezza o in risposta a calamità naturali, hanno progressivamente aumentato il numero massimo del contingente, fino a raggiungere il volume attuale di 7.050 unità. Continuano inoltre ad essere impiegati ulteriori contingenti in virtù di specifici decreti e ordinanze, come nel caso dei 15 militari schierati a seguito del sisma che ha colpito l'isola di Ischia nel 2017.
  L'operazione Strade sicure è dunque un'operazione di concorso alla sicurezza interna del territorio nazionale, concepita, organizzata e condotta in supporto alle autorità di pubblica sicurezza. Essa rientra nell'alveo delle attività relative alla cosiddetta «quarta missione delle Forze armate», ovvero lo svolgimento concorsuale di specifici compiti in circostanze di pubblica calamità ed in altri casi di straordinaria necessità e urgenza.
  Il personale impiegato nell'operazione fa capo ai prefetti delle province designate dal Ministero dell'interno per lo svolgimento di attività di sorveglianza e vigilanza di siti e aree sensibili, aree metropolitane o densamente popolate, centri per immigrati. Tra gli obiettivi vigilati rientrano sedi istituzionali, luoghi artistici, siti diplomatici, luoghi di culto e siti di interesse religioso, valichi di frontiera terrestri e portuali, e 35 siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, per un totale di 465 siti sensibili. Un controllo attuato ricorrendo a un dispositivo articolato su 12 Comandi interregionali interprovinciali, definiti Comandi di raggruppamento, che agiscono su un totale di 56 piazze provinciali.
  Con il trascorrere degli anni, inoltre, si è ricorso a tale organizzazione opportunamente rinforzata per rispondere ad esigenze puntuali di incremento di sicurezza, correlate con i cosiddetti «grandi eventi» che hanno interessato il territorio nazionale. Un esempio attuale è l'impiego ad hoc, su richiesta del Dipartimento di pubblica sicurezza, di un contingente di ulteriori 500 militari, schierato in occasione della trentesima Universiadi, esigenza cessata appena due giorni fa.
  Al di là dell'impegno di oltre 7.000 unità fin qui macroscopicamente delineato (7.565 per l'esattezza, incluso il concorso per le Universiadi) già di per sé gravoso, vorrei evidenziare come l'impatto reale in termini di personale ammonti a circa 22.000 militari, l'equivalente di una Divisione. Per ogni militare in operazione ve ne è, infatti, uno in approntamento per poterlo avvicendare ed uno in recupero dal precedente turno d'impiego, in attesa di iniziare un nuovo ciclo addestrativo per le successive esigenze fuori area o sul territorio nazionale. Questo pone l'operazione Strade sicure sullo stesso piano degli impegni internazionali e attesta il peso delle attività concorsuali svolte per la sicurezza dei nostri concittadini sul territorio nazionale.
  Nel corso degli anni, l'operazione è stata oggetto di periodica revisione, con effetti tangibili sia sulla sfera del personale, sia in quella operativa, ovvero nella condotta e modalità di svolgimento dei servizi, due elementi strettamente interconnessi. Macroscopicamente, atteso il proseguire del corrente modello di impiego e ad invarianza di risorse dedicate, permangono delle criticità nell'ambito logistico e nel trattamento economico del personale impiegato.
  In generale, le rivisitazioni delle operazioni finora attuate hanno gravitato sulle macroaree che mi accingo ad evidenziare. In primo luogo, si è agito modificando la modalità di svolgimento del servizio. In particolare, è stato ricercato un approccio maggiormente incentrato su attività di vigilanza di tipo dinamico, riducendo le attività di mera sorveglianza statica dei siti.
  Tale revisione, promossa a seguito delle positive esperienze maturate nei capoluoghi di provincia di iniziale sperimentazione, ha consentito di impiegare il personale in attività meno routinarie e più consone all'addestramento e alle capacità possedute, temperando così un certo calo motivazionale, che saltuariamente si è registrato a livello empirico nel personale, Pag. 5soprattutto in quello in ferma prefissata o quello con maggiore specializzazione.
  Benefici sotto il profilo motivazionale si sono potuti quindi registrare nell'aumento della sicurezza percepita dai cittadini con l'ampliamento del numero degli obiettivi sensibili vigilati, correlati alla maggiore capacità di manovra, mentre un'ulteriore qualificazione delle competenze del personale impiegato è stata ottenuta attraverso l'inclusione nei dispositivi schierati di assetti specialistici, quali ad esempio gli aeromobili a pilotaggio remoto e i sistemi radar Ranger per la sorveglianza.
  Con riferimento ai materiali in uso al personale durante il servizio, è stata rivisitata la configurazione dell'equipaggiamento da indossare secondo dotazioni incrementali variabili, in funzione della sensibilità e pericolosità dei siti da presidiare, oltre che della loro ubicazione.
  Tale soluzione ha consentito un miglioramento delle condizioni di espletamento del servizio, salvaguardando comunque per ogni militare i livelli di protezione e mobilità. Solo per fare un esempio, ad oggi il personale indossa la configurazione di equipaggiamento massima, un tempo usata ovunque e senza alcuna variante, solo su 19 dei 465 siti presidiati.
  In merito al benessere psicologico, sono state implementate specifiche iniziative e attività formative, finalizzate a sensibilizzare e preparare il personale per una più efficace gestione dello stress. Una particolare attenzione è stata rivolta alla formazione della linea di comando, con l'obiettivo di fornire ai comandanti a tutti i livelli, dal comandante di raggruppamento al capo della minima unità di impiego, gli strumenti per verificare e potenziare il morale e il benessere psicofisico del proprio personale, riconoscendone i possibili segnali di stress e gli indicatori di potenziale disagio.
  A livello individuale e di gruppo, uno dei fattori di disagio che vengono rappresentati con sempre maggiore frequenza è lo stato di logoramento psicofisico, dovuto al sovraimpiego del personale ed al turnover delle unità, che spesso limitano o riducono i fisiologici tempi di decompressione, che sono necessari tra un'attività operativa e l'altra.
  In alcuni casi anche la logistica, le peculiarità relative all'aspetto economico e la lontananza dagli affetti e dai nuclei familiari possono rappresentare fattori di insoddisfazione lavorativa, che incidono sul benessere generale del singolo e dell'unità. Al riguardo, si consideri che sempre più frequentemente il personale impiegato nell'operazione Strade sicure ha un'età compresa tra i 30 e i 40 anni e le esigenze di carattere familiare possono avere ricadute sull'impiego.
  Il supporto psicologico individuale al personale e la consulenza alla linea di comando inoltre vengono assicurati continuamente anche durante la fase di condotta dell'operazione con il nucleo di psicologi a contatto costituito ad hoc e, ove richiesto, nei periodi successivi al termine dell'impiego. In aggiunta a tali predisposizioni, sul territorio nazionale è in corso un'attenta attività di valutazione delle infrastrutture della Difesa, per assicurare al personale impiegato nell'operazione standard abitativi rispondenti agli indispensabili requisiti di dignità, decoro, sicurezza, nonché quelli operativi.
  Nell'ottica di una sempre maggiore integrazione interforze, il personale viene alloggiato, ove possibile, presso le strutture delle Forze armate disponibili nella zona di impiego, al fine peraltro di limitare gli spostamenti via terra e, quindi, i rischi e lo stress connessi. Ove non ci siano strutture della Difesa disponibili, sempre con il medesimo orientamento si fa ricorso a strutture civili, con oneri a carico della Difesa. A tale proposito, sono in corso gli approfondimenti tecnici necessari con il Ministero dell'interno, allo scopo di fruire delle medesime strutture già convenzionate a livello locale e di velocizzare con le tempistiche di accreditamento e standardizzazione con le Forze di polizia le modalità di alloggiamento.
  Sono stati effettuati alcuni interventi di riqualificazione edilizia ad infrastrutture della Difesa insistenti in Roma e Milano, che hanno consentito di incrementare e migliorare la capacità alloggiativa disponibile Pag. 6 localmente, attività questa effettuata gravando sul bilancio ordinario della Difesa per complessivi 2,9 milioni di euro nel 2018, mentre per il 2019 è stato previsto uno stanziamento di ulteriori 3,8 milioni di euro. Ciò a dimostrazione dell'attenzione riservata, pur in un conclamato stato di ipofinanziamento generalizzato per l'intero comparto Difesa, al benessere del personale, oltre che alla cura del patrimonio immobiliare.
  Con riferimento al delicato aspetto del trattamento economico discendente da tale attività operativa, non va sottaciuto il fatto che al momento esso rappresenti una nota dolente, che merita uno specifico approfondimento.
  L'architettura delle competenze accessorie riferite a tale operazione si fonda su un sostanziale allineamento delle stesse con quelle spettanti al personale delle Forze di polizia, in attività ordinaria di ordine pubblico, e prevede un'indennità omnicomprensiva corrispondente alle indennità di ordine pubblico, pari a 26 euro lordi per i servizi svolti fuori dalla sede di servizio e a 13 euro lordi per quelli svolti nella sede di servizio; un compenso per lavoro straordinario con un limite individuale medio mensile di 14,5 ore, esclusivamente effettuate nell'ambito dell'operazione, da poter corrispondere anche al personale in ferma prefissata.
  A tali ridotti importi si aggiunge, ove prevista, l'indennità di missione e di marcia per i trasferimenti da e per le aree di operazioni, limitatamente ai giorni in cui non viene erogata la menzionata indennità omnicomprensiva. Di fatto, il servizio svolto, a cui si sommano i tempi per i passaggi di consegne e le procedure operative e logistiche precedenti e successive all'effettuazione del turno di servizio, è compensato in modo insufficiente dal tetto massimo delle 14,5 ore mensili remunerabili.
  Con tale trattamento economico, infatti, al termine di un turno di sei mesi di servizio continuativo con turnazione cosiddetta «in quinta», risulta necessario che ogni militare accumuli mediamente oltre 60 giorni lavorativi di recupero, un ingente numero che comporta in ultima analisi l'impossibilità di impiegare per quasi un anno i militari in parola in attività addestrative d'arma e di specialità, vitali per il mantenimento dell'efficienza operativa complessiva dello strumento.
  Anche per questo motivo, a partire dallo scorso anno, è stata avanzata una serie di proposte finalizzate a risolvere tale criticità che prevede, in alternativa, la corresponsione di un'indennità omnicomprensiva propriamente detta, commisurando gli importi alla citata indennità di ordine pubblico in sede e fuorisede, maggiorata del valore corrispondente a due ore di compenso per lavoro straordinario notturno.
  Tale ipotesi postulerebbe la contestuale disattivazione dell'orario di servizio e, quindi, un significativo contenimento dei giorni di recupero maturati. Ciò a fronte di un impatto finanziario annuale stimato in 48 milioni di euro. Il personale godrebbe così di un adeguato beneficio economico, senza far venire meno il necessario periodo di riposo psicofisico.
  Una soluzione alternativa, che ritengo inizialmente più costo efficace, prevede la possibilità di elevare il volume massimo di ore di straordinario pro capite da remunerare da 14,5 a 38 ore, con un impatto finanziario annuale stimato in 33 milioni di euro, anziché i 48 milioni della precedente ipotesi. Entrambe le alternative, atteso peraltro il carattere concorsuale dell'operazione, presuppongono finanziamenti dedicati, in quanto non altrimenti assorbibili dallo scarno bilancio della Difesa.
  Tali ipotesi di provvedimenti correttivi non hanno trovato al momento accoglimento da parte del Ministero dell'economia e finanze, ma, nonostante questo, nell'ambito degli emendamenti in fase di presentazione al cosiddetto decreto-legge «Sicurezza bis» è contemplato un provvedimento teso ad autorizzare l'elevazione temporanea, solo per i mesi da luglio a dicembre del 2019, del citato tetto di 14,5 ore ad un massimo di 21 ore, con un impatto per la Difesa di circa 5 milioni.
  In aggiunta, è stata ipotizzata l'adozione di un sistema di turnazione giornaliera, che garantisca maggiore recupero psicofisico al personale già durante il periodo di impiego Pag. 7in operazioni, la cosiddetta «turnazione in sesta». Tale soluzione, i cui aspetti tecnici sono già stati dettagliati dai precedenti relatori, dovrebbe essere accompagnata peraltro da una maggiore dinamicità dell'attività di vigilanza e dalla riduzione del numero dei siti fissi da presidiare.
  Questo consentirebbe di valorizzare il profilo di impiego del personale in maniera più prossima alle capacità operative esprimibili, annullando al contempo il numero delle ore di straordinario non remunerate e contenendo il numero dei giorni di assenza alle sole festività non fruite. Tale ipotesi, operativamente valida sul piano tecnico-operativo, risulterebbe tuttavia non ottimale sul piano motivazionale, in quanto il personale impiegato fuori sede sarebbe costretto a permanere in recupero nella sede di impiego, ovvero a farsi carico degli oneri del pendolarismo dalla sede di normale residenza.
  Tale modifica delle modalità operative e di turnazione soggiace al vaglio di un tavolo tecnico interministeriale, che coinvolge il competente Dipartimento di pubblica sicurezza ed in ultimo risale alla responsabilità dei singoli prefetti.
  Segnalo infine che è in atto uno studio a livello tecnico, volto a rendere ulteriormente efficiente, in analogia alle operazioni militari all'estero, tutto il processo amministrativo, che parte dalla rilevazione delle presenze giornaliere fino alla erogazione dei compensi in questione. Ciò al fine di razionalizzare i tempi comprimibili e consentire ai militari di percepire quanto maturato più rapidamente.
  Da quanto ho elencato ritengo traspaia la diuturna attenzione che la Difesa pone sulla tematica che in questa sede è oggetto di approfondimento, un'attenzione che viene quotidianamente posta in essere dai comandanti di ogni livello, a salvaguardia del personale dipendente, e che caratterizza il codice di comportamento etico-morale di chi ha scelto di condurre la vita in armi.
  Le ipotesi di correttivi afferenti alla sfera del trattamento economico e del supporto logistico in senso lato che ho sommariamente illustrato necessitano di coperture finanziarie dedicate e dell'attivazione di sinergie interministeriali, in grado di superare le eventuali criticità normative o interpretative, oltre che i noti limiti del quadro finanziario complessivo. Ciò al fine di consentire alla Difesa di salvaguardare il proprio personale, di valorizzarne la motivazione e la scelta vocazionale fatta, di tutelarne la professionalità e la specificità, ed in questo modo contribuire a preservare l'efficienza dello strumento militare nel suo complesso in un contesto di sicurezza nazionale.
  Questa è una priorità cogente soprattutto nel contesto attuale, le cui peculiarità ho avuto modo di condividere con le Signorie Loro nelle precedenti occasioni di incontro, e che impone di mantenere e rafforzare capacità militari classiche, tali da poter essere credibili ed in grado di svolgere con efficacia gli impegni futuri.
  Nel ringraziare per l'attenzione dedicata ad una problematica così importante, resto a disposizione per gli approfondimenti che si riterranno necessari.

  PRESIDENTE. Grazie, Generale. Lascio la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SALVATORE DEIDDA. Grazie, Generale. Ci fa piacere vedere dalla sua relazione quello che il gruppo di Fratelli d'Italia sin dall'inizio della legislatura ha segnalato come criticità dell'operazione Strade sicure, contestandola non come operazione, ma per le modalità con cui, in passato, è stata svolta con riguardo sia all'aspetto economico, sia alle criticità alloggiative. Come abbiamo sentito, tuttavia, adesso i lavori stanno andando avanti, a partire dalle caserme e dallo studio di soluzioni alternative nell'armamento, nel vestiario e nelle dinamiche di operazione.
  Desta preoccupazione il fatto che Strade sicure venga evocata in tutta Italia, in quanto era partita come emergenza nelle grandi città. Adesso, invece, sia a Castel Volturno, sia nelle città dell'Emilia, sia in Toscana, tutte le Brigate sono chiamate a svolgere questa operazione. La nostra preoccupazione riguarda l'aspetto economico, ma – a Pag. 8quanto pare – il Governo si è deciso a presentare un emendamento che finanzia questi straordinari (vedremo che fine farà), anche se riguarda un periodo di soli 6 mesi. Gli organici sono sempre più risicati e più vecchi, ci sono Brigate impiegate nell'operazione Strade sicure che devono partire per operazioni all'estero, quindi la preoccupazione è che, accumulando questi straordinari ed essendo fuori sede, al ritorno non possano usufruire dei permessi perché in caserma non c'è nessuno e devono seguire il dovuto addestramento per le missioni all'estero; quindi, siano in una situazione di iperattività. È possibile ipotizzare un tempo inferiore a sei mesi per ogni Brigata e quindi più tempo per l'addestramento o altri compiti?
  I risultati dell'operazione Strade sicure stanno arrivando, i nostri militari si sono dimostrati attivi e capaci, senza ripercussioni o danni collaterali, ma dare loro la qualifica di pubblica sicurezza e non solo di vigilanza non rappresenta per loro un rischio quando fermano qualcuno senza un carabiniere vicino?

  ANTONIO DEL MONACO. Grazie, Generale. Vorrei fare alcuni spunti di riflessione. È vero che per quanto riguarda le strutture ci stiamo dando da fare e si vedono molte caserme in fase di ristrutturazione, ma anche i mezzi impiegati nell'operazione sono in una situazione precaria, perché vengono utilizzati da tempo e sono ormai logori.
  La cosa più importante, che è stata sempre al centro delle nostre riflessioni, è l'impiego. Abbiamo saputo (su questo lei ci può dare un suo contributo) che spesso è prettamente statico e che viene dettato dai prefetti. Vorremmo sapere se è proprio così e se sia opportuno, anziché avere una persona ferma vicino a un palazzo, permettergli di operare in maniera più dinamica per recuperare energia ed evitare il logorio dei ragazzi che svolgono questa attività.
  Lei ha proposto due possibili soluzioni: quella dell'indennità e quella delle due ore di straordinario notturno, ma mi chiedo se siano due alternative o se si possano sommare, come mi auguro.
  Vado necessariamente alla dichiarazione di ieri del Ministro, perché lei accennava a quell'emendamento. Il ministro aveva messo sul piatto 7 milioni per risolvere il problema di chi si spacca la schiena, come i nostri ragazzi, esponendosi al sole e alle intemperie, ma mi sembra che il Viminale abbia dato invece parere negativo, sebbene questo emendamento avesse ottenuto il parere positivo del Ministero dell'economia e finanze. Vogliamo dare il contributo ai Vigili del fuoco e alla Polizia, su cui sono d'accordo, ma abbiamo le Forze armate che operano per motivi di sicurezza, si spaccano la schiena ed è giusto che anche loro possano avere questo contributo, che va a lenire anche la situazione dei 60 giorni da recuperare.
  Le mie domande mirano quindi a sapere se l'indennità più lo straordinario si sommino, se saranno messi a disposizioni mezzi efficienti, se l'impiego potrà essere reso più dinamico, a capire se siano realmente i prefetti a decidere l'impiego e, dulcis in fundo, a sapere perché vi sia stato il parere negativo da parte del Viminale sui 7 milioni che la Difesa aveva messo a disposizione delle indennità. Grazie.

  MATTEO PEREGO DI CREMNAGO. Grazie, Generale. A livello personale, mi auguro che nel futuro l'operazione Strade sicure venga ridimensionata per tornare a svolgere la sua funzione primaria ed essere, quindi, un'operazione di emergenza, non un'operazione di routine, di funzioni di vigilanza, sia statica che dinamica. Questo anche in riferimento allo stato di finanziamento della Difesa, che lei ha citato nel suo intervento.
  In riferimento alle attività di pubblica sicurezza che i militari svolgono, mi rifaccio in parte all'intervento del collega Deidda. In particolare, ha affermato che le regole d'ingaggio attuali non permettono che le funzioni di pubblica sicurezza siano svolte con la massima efficacia da parte del personale delle Forze armate, che infatti deve far intervenire i Carabinieri o la Polizia.
  Visto che l'operazione Strade sicure ha una dimensione nazionale così ampia, mi chiedo se non sia il caso di rivedere le regole di ingaggio. Mi chiedo anche perché Pag. 9(avevo già fatto questa domanda nelle precedenti audizioni) il personale delle Forze armate non venga dotato del taser, che può essere uno strumento molto utile nel caso di interventi per fermare eventuali minacce.
  Questo garantirebbe, secondo me, la tutela del nostro personale che già ha un compito gravoso e, a mio parere, anche non proprio, perché le Forze armate di norma non dovrebbero svolgere le funzioni di vigilanza. Quando vedo il personale fermo davanti al domicilio di personalità da proteggere o davanti ad altri siti sensibili rimango basito e spero sempre che queste funzioni vengano svolte da chi è preposto per natura a svolgerle. Tuttavia, visto che questa operazione è in corso, che si diano tutti gli strumenti.
  Accolgo positivamente la notizia che sono stati riviste le dotazioni, quindi non tutto il personale porta con sé 40 chili di equipaggiamento in tutte le attività di controllo, però penso che manchi un pezzettino, che sia dettato da regole di ingaggio di strumenti come il taser per garantire la sicurezza. Grazie.

  ROBERTO PAOLO FERRARI. Ringrazio il Generale per l'illustrazione e per gli interventi già posti in essere dalle Forze armate per migliorare la qualità con cui operano i militari, ma ringrazio anche lui e le Forze armate sotto il suo comando per lo sforzo e l'apporto che danno alla sicurezza interna in tema di presidio e ordine pubblico.
  Come diceva il collega Perego Di Cremnago, sicuramente quello assegnato nell'operazione non è un compito precipuo delle Forze armate ed è nato come una missione straordinaria, che via via si è stabilizzata sotto i vari governi. Sarebbe davvero opportuno che il dimensionamento fosse ricondotto ai numeri iniziali o, comunque, riportato a numeri che fisiologicamente le Forze armate siano in grado di sopportare, e non al numero di 22.000 uomini costantemente sottratti ai loro compiti principali.
  Auspicherei che le Forze armate non venissero chiamate in causa ogni qualvolta vi è una necessità di natura civile tout court.
  Dal mio punto di vista è apprezzabile anche lo sforzo che la Difesa ha messo in atto (abbiamo colto dalle sue parole che è allo studio questo emendamento al vaglio delle varie forze politiche che poi devono approvarlo) per rifinanziare una quota degli straordinari e ridurre quel gap di recupero da parte dei militari. Non saremo sicuramente noi ad opporci a maggiori risorse per ripagare gli uomini in divisa, che siano personale civile o personale militare, perché il debito di riconoscenza da parte del Paese che noi rappresentiamo è sempre enorme.
  Spero possano essere attuati tutti gli altri accorgimenti che lei ha sottolineato, non sta a noi fare questa valutazione, ma per quanto riguarda il comando nella capitale, luogo con il massimo dei siti sensibili tutelati, con il prefetto c'è un dialogo costante proprio per individuare le migliori soluzioni da adottare per garantire la sicurezza e fare sì che le condizioni in cui i militari operano siano ottimali; quindi, da questo punto di vista, la ringrazio ancora.

  LUIGI IOVINO. Grazie, Generale, per l'illustrazione. Già nella precedente audizione avevo sottolineato il mancato pagamento degli straordinari alle truppe di Strade sicure, perché svolgono un servizio e vengono pagati a distanza di quattro o cinque mesi. Questo può essere mortificante e può essere sicuramente un elemento che può sfiduciare questi ragazzi che ogni giorno affrontano tale difficile lavoro.
  Mi hanno segnalato nelle ultime settimane una problematica su cui porre attenzione: diverse truppe hanno riscontrato una qualità del cibo molto scadente nelle mense in cui si recano appunto dopo aver lavorato per 6-7 ore. Avendo fatto una ricerca, mi sembra che il servizio sia stato esternalizzata e vi sia un appalto privato.
  Mi sembra che ci sia una Commissione che valuta la qualità del cibo e la qualità delle ditte in base al servizio che offrono, e che la stessa ditta offra servizi di alto livello in alcune caserme e, in altre, servizi di basso livello. Mi chiedo se non sia il caso di valutare in che modo intervenire, perché questi ragazzi quando tornano in caserma Pag. 10dopo aver lavorato hanno il diritto di avere un pasto adeguato. Nessuno chiede un hotel a cinque stelle, però almeno il minimo indispensabile per garantire la dignità a questi ragazzi. Grazie.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Generale Vecciarelli per la replica.

  ENZO VECCIARELLI, Capo di stato maggiore della Difesa. Vi ringrazio innanzitutto per l'attenzione che dimostrate a una tematica che sta a cuore a tutti noi, soprattutto a noi Comandanti, perché vedere questi ragazzi sotto il sole in questo periodo... non si fa a cuor leggero, si fa sempre con il buonsenso del buon padre di famiglia, quindi grazie per la vostra attenzione.
  Le domande che avete fatto in qualche misura sono già state portate alla mia attenzione. In alcuni casi siamo riusciti a dare soluzioni, in altri sempre con qualche difficoltà. In particolare, visto che mi è stato chiesto dall'onorevole Deidda se sia possibile ipotizzare un impiego inferiore ai sei mesi, penso che siamo arrivati effettivamente al massimo che possiamo fare. Ventiduemila uomini sono il corrispettivo di una divisione, altrettanti si stanno addestrando, preparando per le missioni internazionali; quindi un terzo delle Forze armate è impiegato in queste due grandi operazioni e pochi altri Paesi con la nostra forza riescono ad esprimere questo output operativo.
  Ritengo che non sia possibile ridurre questo periodo, ma auspico, come molti di voi hanno sottolineato, che arrivi il momento di far cessare la fase emergenziale. Il problema è quasi di natura psicologica: nel momento in cui si ci si avvale di un supporto di ulteriore sicurezza, la responsabilità di ridurre tale supporto, in un momento in cui la minaccia rimane praticamente la stessa, è una decisione non facile. Quindi, comprendo anche i prefetti e chi ha ne nelle proprie mani questa soluzione. Spero che il quadro internazionale possa cambiare nel prossimo futuro e ci possa portare a una revisione in senso riduttivo di questa forza.
  Per quanto riguarda la qualifica, oggettivamente ritengo che sia un problema di difficile soluzione, ovvero laddove dovessimo salire di livello andremmo a interferire in una dimensione che non è la nostra, ma è veramente quella della pubblica sicurezza, quindi andremmo a creare dei precedenti e a non operare più in un regime di emergenza. In tal modo chi si occupa normalmente di pubblica sicurezza vedrebbe la propria qualifica in qualche misura declassata da chi fa un'altra cosa, mentre noi nell'assumere una qualifica superiore, oltre all'invasione di campo possibile soltanto in caso emergenziale, perderemmo la nostra connotazione di militare.
  I mezzi in situazione precaria. Fra due giorni avremo la prossima audizione, parleremo del documento programmatico e vi potrò dire (lo anticipo adesso) che i mezzi come qualità sono eccellenti, come quantità appena sufficienti e come efficienza non sono nello stato che dovremmo avere. Quando parlo di mezzi, parlo di tutti i mezzi, e l'efficienza non è quella che vorremmo perché non raggiunge percentuali che lascerebbero individuare un rapporto costo/efficacia manageriale.
  Come ho già detto altre volte, si deve far quadrare il cerchio con le risorse a disposizione e si fa fatica a far tutto, quindi si cerca di trovare soluzioni a volte di compromesso, che si riflettono soprattutto sulla disponibilità dei mezzi.
  Abbiamo quindi un'efficienza generalmente bassa, che va dall'efficienza delle navi, degli aeroplani, dei carri armati, ma va anche a riflettersi sull'impiego di mezzi ordinari quali la macchina, la jeep o il Lince. Quella che vedete sulle strade è la situazione che potete immaginare negli aeroporti, nei porti e nei reggimenti.
  In merito alla domanda sui 7 milioni penso che, anche recependo i vostri pronunciamenti, le componenti politiche siano in grado di trovare una soluzione. Nel frattempo abbiamo trovato disponibilità all'interno del Dicastero, nelle pieghe dei vari capitoli fino a dicembre di quest'anno. Rimango positivamente orientato nel confidare che si troverà una qualche soluzione.
  Come avete visto, oltre alle due alternative noi abbiamo messo in pratica una soluzione pragmatica, ovvero aumentare un Pag. 11po’ di personale e, quindi, rendere più sopportabile il peso del lavoro, ma, come vi ho detto, questo ingenera delle controindicazioni: dover permanere presso quella sede che magari è lontana da casa o dall'ente, quindi dalla famiglia, anche per molte settimane. Operativamente questo funziona.
  Auspico che, alla fine di questo nostro percorso di interlocuzione, di scambi di idee, di prese di posizione, si trovi una quadra, che può anche non essere il massimo, ma che ci porti ad affrontare in maniera più esaustiva tutte le componenti, quella operativa, di motivazione e di soddisfazione per il personale.
  L'onorevole Perego Di Cremnago mi chiedeva dell'impiego del taser: la Polizia è stata all'avanguardia, adesso abbiamo sperimentato con i Carabinieri un numero limitato (non ricordo, vi direi delle cose inesatte) e il Capo di stato maggiore dell'Esercito mi ha fatto richiesta di potersi dotare di questo strumento. Penso che sarebbe auspicabile; ogni taser costa 1.000 euro, che comunque non è indifferente. Penso che in futuro anche il personale che opera in «Strade sicure» potrà esserne dotato, ma completerei la sperimentazione. I Carabinieri stanno arrivando alla fine di questa fase e, sulla base delle loro valutazioni, doteremo anche il personale dell'Esercito.
  Penso di aver già risposto anche alle altre sue domande, avendole incluse nelle precedenti.
  Pagamenti in ritardo: come avete visto, è un problema che non hanno soltanto i più giovani che sono impiegati in «Strade sicure». Abbiamo elaborato un nuovo modo di pagare gli stipendi del personale attraverso il sistema informativo NoiPA. Conoscete anche voi questa volontà di accentrare presso il Ministero dell'economia e delle finanze; non è una traslazione facile, non lo è stata per nessuno di noi e si hanno ancora più difficoltà quando si tratta di annotare tutti i vari servizi che vengono svolti, ma per questo abbiamo messo dei team ad hoc a contabilizzare le ore di servizio e rendere più celere possibile la corresponsione dello stipendio.
  Stessa cosa potrei dire per il cibo; non c'è un cibo diverso per chi fa Strade sicure. A volte però gli viene portato sul luogo e, quindi, non arriverà con la qualità desiderata con cui magari lascia il luogo di ristorazione. Tuttavia, adesso che me l'avete detto chiaramente, farò prestare maggiore attenzione a questo aspetto.
  Mi sembra di aver risposto a tutte le domande, spero di non aver tralasciato nulla e vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Generale Vecciarelli e tutti gli intervenuti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.20.