XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Giovedì 9 dicembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, sul Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Di Maio Luigi (M5S) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 10 
Valentini Valentino (FI)  ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 11 
Garavini Laura  ... 11 
Fassino Piero , Presidente ... 11 
Berti Francesco (M5S)  ... 11 
Fassino Piero , Presidente ... 12 
Delmastro Delle Vedove Andrea (FDI)  ... 12 
Fassino Piero , Presidente ... 13 
Lucidi Stefano  ... 13 
Fassino Piero , Presidente ... 14 
Migliore Gennaro (IV)  ... 14 
Fassino Piero , Presidente ... 15 
Ferrara Gianluca  ... 15 
Fassino Piero , Presidente ... 15 
Di Maio Luigi (M5S) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 15 
Fassino Piero , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sui canali satellitari e la trasmissione diretta sulle web-tv della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto dei deputati e dei senatori, secondo le modalità stabilite dalle rispettive Giunte per il Regolamento.

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, sul Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021.

  PRESIDENTE. Anche a nome della Vicepresidente della Commissione Affari esteri del Senato, Laura Garavini, saluto il Ministro Di Maio e Lo ringrazio per la disponibilità a partecipare ai nostri lavori. L'audizione è dedicata al Trattato del Quirinale, che è stato sottoscritto una settimana fa. Aggiungo soltanto, come tutti sanno, che qualche giorno dopo è stato sottoscritto dal Presidente Fico un accordo di cooperazione parlamentare che accompagna, sul piano parlamentare, il Trattato del Quirinale.
  Come dicevo prima, una prima ricaduta di questi due atti si è avuta già ieri, quando abbiamo avuto a Parigi l'incontro bilaterale tra le Commissioni Esteri, che ha avviato un percorso di cooperazione strutturata tra le due Commissioni che proseguirà con incontri periodici e con un continuo scambio di informazioni e di consultazioni.
  Detto questo, la parola al Ministro Di Maio.

  LUIGI DI MAIO, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, presidente Fassino. Grazie, presidente Garavini. Senatrici e senatori, deputati e deputate, la firma del Trattato del Quirinale da parte del Presidente del Consiglio Draghi e del Presidente Macron alla presenza del Presidente Mattarella lo scorso 26 novembre rappresenta un momento storico nei rapporti tra Italia e Francia e un successo per la nostra politica estera. È la prima volta nella storia recente del nostro Paese che l'Italia conclude con un partner internazionale un vero e proprio accordo che crea una forma rafforzata e strutturata di cooperazione bilaterale.
  Italia e Francia intrattengono da sempre un dialogo costante, di cui sono espressione i vertici intergovernativi bilaterali che si susseguono dal 1982, giunti nel 2020 alla trentacinquesima edizione.
  Come ricorderete, nel suo discorso programmatico davanti al Parlamento, il Presidente del Consiglio Draghi aveva sottolineato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i partner con i quali la nostra economia è più integrata, indicando la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico imprescindibile con Francia e Germania.
  Il Trattato del Quirinale risponde a questo obiettivo, dotando le relazioni tra Roma e Parigi di una più solida cornice istituzionale e imprimendo un salto di qualità ad un rapporto bilaterale strategico. L'AccordoPag. 4 attribuisce forma stabile a una collaborazione che trae la sua forza da una lunga storia comune e dalla condivisione dei valori alla base del progetto europeo e dell'Alleanza atlantica.
  Prima di evidenziare i principali contenuti dell'Accordo, vorrei ricordare alcuni dati. Nel 2020 l'Italia è stato il quarto fornitore dopo Germania, Belgio e Paesi Bassi e il secondo cliente dopo la Germania della Francia. Nello stesso anno la Francia è risultata il secondo Paese investitore in Italia per valore dello stock di investimenti diretti esteri, pari a 88 miliardi di euro. Nel 2019 i flussi degli investimenti realizzati dalle imprese italiane oltralpe hanno superato quelli realizzati dalle imprese francesi nel nostro Paese. Il mercato transalpino è ormai divenuto la prima destinazione in Europa dei progetti di investimento effettuati all'estero da imprese italiane, con una marcata progressione a partire dal 2015. Sono aspetti da considerare quando ragioniamo in termini di vantaggi reciproci di questa integrazione economica così stretta.
  Nell'esagono operano oltre 2 mila imprese italiane. Dalla fusione di grandi gruppi dei due Paesi sono nati campioni industriali in settori strategici del mercato europeo e globale.
  Pur con una riduzione dell'11 per cento dovuta alla pandemia, l'interscambio nel 2020 ha raggiunto i 76 miliardi di euro, con un saldo positivo per l'Italia di oltre 13 miliardi di euro, in linea con gli anni precedenti. Infatti, il saldo commerciale è sempre stato positivo per l'Italia per valori superiori a 10 miliardi di euro. I primi nove mesi del 2021 hanno registrato un interscambio di 67 miliardi, +21,8 per cento rispetto al medesimo periodo del 2020, con un saldo positivo per l'Italia già pari quasi a 11 miliardi.
  Questi dati rivelano come i nostri due Paesi abbiano raggiunto un livello di integrazione delle rispettive economie che li rende partner irrinunciabili. La profonda complementarietà tra i rispettivi tessuti economici induce non a caso a parlare di irreversibilità della nostra integrazione economica, così come avviene con la Germania.
  Dobbiamo guardare agli ingenti investimenti pubblici in corso in Europa e favorire la creazione e lo sviluppo di grandi gruppi, meglio attrezzati per competere sui mercati.
  Il nostro è un tessuto imprenditoriale e industriale prevalentemente di piccole e medie imprese, da proteggere e far crescere. Questo obiettivo si può perseguire anche grazie ad una sempre più stretta cooperazione con i nostri partner. Dobbiamo creare dei campioni europei, poiché quelli nazionali potrebbero non bastare.
  Tuttavia, le potenzialità di una più stretta collaborazione con la Francia non si esauriscono nella sola dimensione economica. L'agenda comune include il rafforzamento dell'Unione europea, l'impegno comune nel Mediterraneo e in Africa, la transizione digitale e ambientale, la sicurezza, la cultura, l'istruzione, i rapporti tra società civili e la cooperazione transfrontaliera. È una relazione con radici profonde nel passato, ma rivolta al futuro. Il Trattato riserva attenzione alle nuove tecnologie, alla cooperazione nelle attività spaziali, allo spazio cibernetico, alle tecnologie per la transizione ecologica, al cloud e ai settori strategici.
  Vorrei sottolineare come questo Trattato sia il frutto di un'azione corale del Governo nel suo insieme. La Farnesina ha condotto un coordinamento interministeriale ad ampio raggio, reso necessario dalla varietà delle materie trattate, che abbracciano l'azione di Governo nel suo complesso. Vi hanno partecipato tutte le amministrazioni italiane per le parti di competenza, contribuendo in modo sostanziale al testo.
  Lo dimostra la rapidissima approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, venerdì scorso, del disegno di legge di ratifica del Trattato. Questo negoziato, ambizioso e complesso, ha evidenziato un'ampia convergenza sulle priorità d'azione dei due Paesi e sull'opportunità di creare forme strutturate di consultazione tra le diverse amministrazioni, adattate ai diversi contesti e alle forme di concertazione già esistenti.
  Mi soffermo ora su alcuni dei temi oggetto dell'Accordo del Quirinale. Il Trattato si compone di un preambolo e dodici articoli;Pag. 5 ciascuno dei primi dieci è dedicato ad un diverso settore di cooperazione bilaterale. Il preambolo richiama la storica amicizia dei due Paesi e il riferimento comune ai princìpi fondamentali, oltre agli obiettivi scritti nella Carta delle Nazioni Unite e nel Trattato sull'Unione europea, le nostre stelle polari. Sempre nel preambolo, viene riconosciuta l'importanza e la vitalità della cooperazione tra i rispettivi Parlamenti e il ruolo che la diplomazia parlamentare svolge nelle relazioni tra i due Paesi, auspicandone un rafforzamento attraverso forme di cooperazione permanente, in particolare tra le rispettive Commissioni. Si tratta ovviamente di un auspicio dei Governi, che saranno poi i Parlamenti a decidere se e come realizzare.
  Dopo un lungo lavoro preparatorio il Presidente Fico ha appena firmato un'intesa per rafforzare la cooperazione tra la Camera dei deputati e l'Assemblea nazionale francese. I primi due articoli del Trattato del Quirinale impegnano le Parti a sviluppare il loro coordinamento e a favorire la sinergia in materia di affari esteri e di sicurezza e difesa. I Ministri degli Esteri e della Difesa tengono consultazioni regolari nel Consiglio italo-francese di difesa e sicurezza.
  Trattandosi dell'ambito di mia più diretta responsabilità, mi concentro con maggiore dettaglio sulla collaborazione di politica estera tra Italia e Francia. In questo settore viene creato un quadro di consultazioni rafforzate, forse il più avanzato tra quelli concepiti dal Trattato.
  Italia e Francia si impegnano a consultarsi regolarmente con l'obiettivo di stabilire posizioni comuni e agire congiuntamente su tutte le decisioni che tocchino i loro interessi, incluso, ove possibile, nei formati plurilaterali a cui partecipa una delle due parti.
  È un linguaggio che riprende quello contenuto nel Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania, andando oltre, ed è un impegno che troverà realizzazione in un quadro ben delineato di meccanismi stabili di consultazione rafforzata. Ne ho discusso a margine della firma proprio con il collega e amico Le Drian.
  Si tratta di rendere sistematico un metodo di lavoro che abbiamo adottato con successo sulla Libia dopo una fase di scarsa collaborazione. Proprio per evitare situazioni del genere, abbiamo adottato un approccio basato su un dialogo continuo, approfondito, franco e aperto, in cui le carte sono messe in tavola, anche e soprattutto quando gli interessi e le posizioni non sono coincidenti. È un metodo di lavoro che ha permesso in Libia di superare incomprensioni iniziali e di sviluppare una cooperazione efficace. Basti pensare, da ultimo, alla copresidenza del Presidente Macron e del Presidente Draghi, insieme alla Cancelliera Merkel, della Conferenza di Parigi. Questo approccio ha contribuito a una posizione europea più coesa e credibile.
  Dobbiamo applicare questo metodo ai tanti contesti in cui Italia e Francia sono chiamate ad operare assieme. Penso al Mediterraneo, al Medio Oriente, al Sahel, ai Balcani, al Vicinato orientale, alle grandi sfide dell'Africa, all'Indo-Pacifico, al rilancio di un multilateralismo basato sulle regole e in continuità con l'impegno italiano come presidenza del G20 alla lotta ai cambiamenti climatici, ma anche all'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e alla politica commerciale.
  In questo quadro, la dimensione europea affrontata all'articolo 3 dell'Accordo è al tempo stesso lo sfondo sul quale si dipana l'intero Trattato e il primo e più importante contesto per la collaborazione tra Italia e Francia. Si tratta di un punto su cui tornerò in conclusione.
  Voglio qui ricordare l'impegno chiaro e concreto assunto nel Trattato per consultazioni mirate al coordinamento delle rispettive posizioni sulle principali questioni discusse a Bruxelles nel perseguimento degli obiettivi comuni europei.
  Un ambito cruciale per i nostri due Paesi è sicuramente quello delle migrazioni e dell'asilo, affrontato all'articolo 4 sulla collaborazione nelle questioni di interni e giustizia. A questo riguardo, con il Trattato entrambi i Paesi riconoscono i princìpi di responsabilità e solidarietà condivise tra gli Stati membri dell'Unione europea come base della politica migratoria e d'asilo e Pag. 6istituiscono un meccanismo di concertazione rafforzata tra i rispettivi Ministeri degli Esteri e dell'Interno a proposito di immigrazione.
  Sempre nel settore giustizia e affari interni il Trattato prevede una cooperazione strutturata nella prevenzione e nel contrasto alle minacce criminali transnazionali, in materia di protezione civile e tra le rispettive amministrazioni giudiziarie.
  Il Trattato del Quirinale prevede una delle novità più qualificanti: la creazione di un'unità operativa italo-francese per sostenere le rispettive forze dell'ordine in funzione di obiettivi comuni. L'unità agirà, in particolare, nella gestione dei grandi eventi e delle missioni internazionali di Polizia. È un'unità – credo sia utile precisarlo – del tutto distinta dalla Brigata mista italo-francese tra le due polizie di frontiera, già istituita e menzionata solo nel programma di lavoro, dove è ricondotta esplicitamente nella prospettiva dello sviluppo della cooperazione transfrontaliera e del buon funzionamento dello spazio comune di libera circolazione, come sempre è stato nelle posizioni e negli auspici italiani.
  Ho già menzionato l'importanza della cooperazione economica e industriale tra Italia e Francia e il focus sulla transizione digitale, sulle nuove tecnologie e sui settori maggiormente strategici di sviluppo.
  Inoltre, il Trattato prevede all'articolo 5 l'istituzione di un forum di consultazione strutturato in distinti segmenti tra il Ministero dell'Economia francese – un super dicastero che riunisce le competenze in materia economico-finanziaria, industriale e digitale – e i Ministeri italiani dell'Economia e delle finanze e dello Sviluppo economico.
  Vorrei sottolineare un principio chiave per questo settore e più in generale per l'impostazione complessiva dell'Accordo: il metodo delle consultazioni rafforzate non comporta impegni sulle scelte di merito riguardanti il sistema imprenditoriale italiano.
  La collaborazione sul piano economico industriale e digitale si pone sempre all'interno del necessario contesto europeo, anche dal punto di vista normativo, e si sviluppa su un piano di reciprocità. Le iniziative comuni – viene esplicitamente previsto – avvengono in un contesto di bilanciamento dei rispettivi interessi.
  Un altro settore strategico, in cui la collaborazione tra Italia e Francia è fondamentale, non soltanto per i nostri due Paesi ma più in generale per l'Europa, è quello dello spazio. Abbiamo deciso di dedicargli un articolo specifico del Trattato – il numero 7 –, in cui Italia e Francia si impegnano a promuovere la cooperazione bilaterale a livello industriale, scientifico e tecnologico e a rafforzare la competitività dell'industria spaziale dei due Paesi, incluso l'accesso allo spazio.
  In coincidenza con la firma del Trattato i due responsabili politici competenti in materia spaziale, il Ministro Colao e il Ministro Le Maire, hanno raggiunto un'intesa importante su questioni chiave. L'intesa mira a consolidare la collaborazione nel settore dei lanciatori e ad incrementare la competitività della propulsione solida e liquida grazie a ottimizzazioni industriali nelle rispettive filiere di produzione.
  Inoltre, il Trattato dedica all'articolo 6 un'attenzione specifica allo sviluppo sociale inclusivo e allo sviluppo sostenibile. Su questi temi Italia e Francia sono in grande sintonia per sostenere, soprattutto in Europa, politiche volte alla piena parità di genere, lottare contro tutte le discriminazioni, la povertà e l'esclusione sociale, combattere il dumping sociale e rafforzare la protezione delle persone vulnerabili.
  Il Trattato sancisce poi l'impegno forte di Italia e Francia ad agire a livello nazionale, europeo e globale per sostenere la transizione ecologica, la protezione ambientale e la lotta ai cambiamenti climatici. Ci impegniamo espressamente a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Con questo obiettivo è previsto anche un dialogo strategico sui trasporti a livello di Ministri competenti per le infrastrutture e la mobilità sostenibile. L'ambiente deve restare una priorità.
  Un'altra area particolarmente qualificante è l'agricoltura, settore importantissimo per entrambi i nostri Paesi dal punto di vista economico, culturale e ambientale. Pag. 7Nel Trattato Italia e Francia si impegnano a favorire la resilienza del sistema agricolo e agroalimentare e soprattutto a proteggere e promuovere le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche registrate nell'Unione europea.
  La cultura, l'istruzione, la ricerca e l'innovazione sono tutti settori in cui i nostri legami con la Francia sono storicamente molto forti. Penso alla vicinanza del mondo accademico e della cultura che ha sempre caratterizzato la nostra storia, ma anche ai molti ricercatori che passano un periodo lungo o breve nell'altro Paese o a moltissimi giovani che studiano l'italiano in Francia e il francese in Italia.
  Il Trattato prevede un impegno a favorire la mobilità in questi ambiti: istruzione, formazione, ricerca e innovazione, diffusione e apprendimento delle rispettive lingue.
  I due Paesi si impegnano a una cooperazione sempre più stretta tra sistemi di istruzione, rafforzando la collaborazione universitaria e potenziando i rapporti nell'ambito delle grandi infrastrutture di ricerca nel segno dell'innovazione e della competitività. Ogni due anni viene previsto un incontro interministeriale che associa università e altri attori pubblici e privati del settore della ricerca e dell'innovazione.
  Italia e Francia si impegnano, inoltre, ad agire insieme a tutela del patrimonio culturale. Vogliamo promuovere e intensificare la collaborazione nell'ambito dell'industria culturale e creativa, a favore della mobilità degli artisti e degli autori dei due Paesi.
  Sempre nel contesto dei rapporti tra le due società civili, il Trattato prevede un'iniziativa rivolta ai nostri giovani e quindi al nostro futuro: l'istituzione di un servizio civile italo-francese. Un protocollo d'intesa con i dettagli operativi è quasi finalizzato e verrà firmato nelle prossime settimane dagli organismi competenti italiano e francese.
  Il Trattato prevede anche, all'articolo 10, la creazione di un comitato di cooperazione frontaliera presieduto dai Ministri competenti e chiamato a svolgere funzioni propositive e consultive per promuovere l'avvicinamento tra le popolazioni e il miglioramento dei servizi a loro disposizione alle regioni italiane e francesi di confine. Il comitato riunisce rappresentanti di autorità locali, collettività frontaliere e organismi di cooperazione frontaliera dei parlamentari e delle autorità centrali. È un'iniziativa fortemente innovativa, ispirata dall'esperienza franco-tedesca, e che auspichiamo conduca a un significativo sviluppo della cooperazione tra le regioni poste al confine dei due Paesi, con un impatto positivo sulla qualità di vita delle popolazioni locali.
  A questo proposito vorrei anche rassicurare che il Trattato del Quirinale non affronta in alcun modo questioni che attengono ai confini marittimi né terrestri tra Italia e Francia. Non vi è alcuna relazione tra il Trattato del Quirinale e il mai ratificato Trattato di Caen o la questione dei confini sul Monte Bianco.
  Evidenziati i principali contenuti del Trattato, concludo con qualche considerazione generale sugli strumenti e sulla dimensione europea. È previsto un meccanismo per cui almeno una volta ogni trimestre, in alternanza, un Ministro di una delle due parti partecipa al Consiglio dei Ministri dell'altra parte. Si tratta di un impegno molto forte, analogo a una disposizione del Trattato franco-tedesco di Aquisgrana, che illustra anche simbolicamente il livello di dialogo a cui aspiriamo.
  L'attuazione concreta del Trattato sarà assicurata da un comitato strategico paritetico presieduto dai Segretari Generali dei due Ministeri degli Esteri – italiano e francese – da tenersi annualmente prima dei vertici intergovernativi. Questo comitato costituirà il quadro in cui verrà aggiornato e affinato il programma di lavoro che accompagna il Trattato, declinando a livello operativo gli impegni e le iniziative previste dal programma.
  Anche per questo il programma di lavoro è concepito come uno strumento agile, mirato a tradurre in iniziative operative gli obiettivi di cooperazione stabiliti nel Trattato. Il programma di lavoro è aggiornabile periodicamente sulla base dei risultati e delle priorità emerse. È una dichiarazione che impegna politicamente i due Governi, senza Pag. 8però creare obblighi di diritto internazionale, a tutela delle nostre scelte sovrane.
  Questo documento vivo, da far evolvere nel tempo – anche abbastanza rapidamente –, contiene molte iniziative settoriali di grande interesse, quali la creazione di un Grand Tour per favorire la circolazione degli artisti europei. Il programma di lavoro dedica, inoltre, grande spazio all'ambiente, con iniziative quali il gruppo di lavoro sulle questioni europee relative alla mobilità e alle infrastrutture sostenibili, per trovare sinergie nel quadro del Green Deal, in linea con i rispettivi Piani nazionali di riprese e resilienza.
  Infine, torno sulla dimensione europea del Trattato del Quirinale, che ne rappresenta un aspetto centrale qualificante, in linea con la speciale responsabilità verso l'Unione europea che Italia e Francia hanno in qualità di Paesi fondatori e di rappresentanti di circa il 30 per cento della popolazione e del prodotto interno lordo.
  Il nostro auspicio, il nostro obiettivo, è che la strutturazione del dialogo bilaterale permetta a Italia e Francia di sfruttare appieno nel quadro europeo le sinergie tra le rispettive posizioni e allo stesso tempo prevenire o risolvere possibili divergenze. Roma e Parigi possono, anzi devono fare la differenza in Europa attraverso la loro azione comune. Lo ha dimostrato l'esperienza del negoziato sul Next Generation EU, un risultato che verrà visto – ne sono convinto – come un momento decisivo nella storia del progetto di integrazione europeo. Non era scontato in un frangente così drammatico come quello della pandemia e delle sue conseguenze devastanti che l'Europa trovasse la forza per scegliere di agire insieme, sulla base della solidarietà e della responsabilità. Se l'ha fatto, si deve anche all'azione che Italia e Francia hanno saputo condurre congiuntamente con altri partner che, come noi, hanno respinto la tentazione degli egoismi nazionali, egoismi incompatibili non solo con la storia e lo spirito del processo di integrazione europeo, ma anche con la portata della sfida che abbiamo di fronte.
  Un Trattato per una cooperazione rafforzata tra Italia e Francia non può che mirare a imprimere una decisa accelerazione al processo di integrazione europeo.
  Oggi più che mai serve un'Europa forte. Viviamo in una fase storica difficile, piena di sfide che definiranno il nostro mondo per generazioni e che solo un'Europa più unita può affrontare. Penso alla pandemia, all'esigenza di far ripartire l'economia e dare stabilità a un mondo attraversato da forti tensioni geopolitiche.
  Il rilancio degli investimenti, soprattutto in ambiti strategici e innovativi, la transizione digitale ed energetica e la costruzione di una vera difesa europea sono i principali obiettivi su cui lavorare con i partner europei per rafforzare l'Unione e dotarla di strumenti compatibili con le nostre ambizioni e con le aspettative dei nostri cittadini.
  Grazie a una collaborazione più strutturata, Italia e Francia vogliono essere motori di rinnovamento e impulso per il progetto europeo. Una prima opportunità sarà la presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea nel primo semestre del 2022.
  Una lezione fondamentale degli ultimi anni, dalla crisi finanziaria alla pandemia, è che il rafforzamento dell'Unione passa necessariamente per un rafforzamento del dialogo bilaterale tra i Paesi membri. Rapporti bilaterali più solidi rafforzano non solo l'Unione, ma anche la stessa capacità dell'Italia di difendere i propri interessi in Europa e proiettarsi nel mondo.
  In questo senso il Trattato del Quirinale non può essere certo interpretato come teso a escludere qualcuno. Non si tratta di creare assi preferenziali. Lo sviluppo del rapporto bilaterale con la Francia non toglie nulla ai rapporti con altri partner europei, ma aggiunge qualcosa all'Italia e dunque all'Europa. Siamo inclusivi e lo resteremo.
  Per questo l'Italia è da tempo impegnata a rafforzare la cooperazione anche con altri importanti Paesi europei come la Germania. Ad esempio, stiamo lavorando proprio in questo periodo a un piano d'azione per rafforzare i rapporti bilaterali con Berlino. Contatti in questo senso sono già in corso da alcuni mesi a livello tecnico e proprio in quest'ottica vedrò questo fine Pag. 9settimana a Liverpool la nuova Ministra degli Esteri tedesca.
  La capacità di indirizzare il futuro secondo il nostro volere si rafforza con la gestione condivisa delle sfide comuni. Solo con relazioni tra Paesi europei capaci di rappresentare fondamenta solide l'Unione europea diventerà definitivamente integrata al suo interno e quindi protagonista a livello globale.
  Grazie, signori presidenti. Resto a disposizione per le domande.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Prima di avviare gli interventi, vorrei comunicare – come credo alcuni già sanno – che nella giornata di oggi la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione nei confronti dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e si conclude così positivamente una vicenda che è durata dieci anni. Il vostro applauso testimonia la nostra solidarietà e vicinanza a questi nostri due militari.
  Apriamo gli interventi. Abbiamo un tempo limitato dall'Aula, perché l'Aula alle 15.30 riprende i suoi lavori. Chiederei a tutti di stare entro i tre o quattro minuti, ponendo più domande che non interventi.
  Ricordo che il Trattato va in sede di ratifica all'esame delle Commissioni, dove ci sarà tutto lo spazio per una discussione anche più ampia. Questa non è l'unica discussione esaustiva sul Trattato dal Quirinale, oltre al fatto che poi il Trattato andrà in Aula eccetera, quindi ci sono tutti gli spazi e i tempi per la discussione. Oggi è un'audizione di inquadramento, se mi permettete questa espressione, come quella che ha esposto il Ministro.
  Chiederei a ciascuno di stare entro i tre o quattro minuti e al terzo minuto io darò un segnale per chiedere di chiudere. Ha chiesto la parola l'onorevole Formentini, della III Commissione della Camera, prego.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie, presidente. Signor Ministro, anche alla luce della missione che abbiamo appena concluso come Commissione Esteri a Parigi, io le rivolgo ancora una volta l'invito da parte di tutta la Lega alla massima condivisione sui contenuti, poiché ricordiamo che esistono anche degli allegati di cui oggi noi non abbiamo notizia, se non a mezzo stampa. C'è l'impegno del Presidente Fassino a compiere un percorso di audizioni sui singoli articoli, almeno su quelli di maggior rilievo del Trattato. Noi chiediamo che davvero si operi a livello parlamentare con la massima trasparenza possibile, perché la firma è arrivata un po' frettolosamente e una condivisione maggiore con il Parlamento sicuramente avrebbe giovato all'Accordo stesso.
  Si parla di un'Europa forte, di queste relazioni bilaterali che servono a rilanciare quel multilateralismo europeo, però ci scordiamo che oggi l'Europa di Bruxelles non è più tutta l'Europa. Infatti, c'è un'Inghilterra che è al di fuori e non possiamo trascurarla, anche per i rilevanti rapporti commerciali, basti pensare alla nostra industria della difesa. In più l'Inghilterra è nell'Alleanza atlantica.
  Stiamo attenti – questo è l'appello che Le rivolgo con il cuore – a non illuderci di creare un soggetto che sia alternativo rispetto all'Alleanza atlantica, un soggetto che si ponga in contrapposizione a delle scelte in difesa della democrazia e della libertà che stanno compiendo proprio gli Stati Uniti e l'Inghilterra.
  Colgo questa occasione per rivolgerLe dal profondo del cuore un appello perché l'Italia consideri di aderire al boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi di Pechino, così come hanno fatto Stati Uniti, Australia, Canada, Inghilterra e come faranno molti altri Paesi.
  Se questo Accordo serve a difendere dei valori, dei princìpi e le nostre democrazie è assolutamente il benvenuto; se serve a rilanciare la nostra industria, altrettanto. Ricordiamo che sì, è vero – come ha ricordato – che noi esportiamo molto di più di quello che importiamo dalla Francia, con un avanzo che prima della pandemia era addirittura di 15 miliardi e l'anno scorso di 13,5 miliardi; però è anche vero che gli investimenti sono assolutamente sbilanciati e su questo bisognerà lavorare e fare chiarezza.
  Tanti sono gli interessi comuni: sul Mediterraneo e le migrazioni abbiamo visto veramente toccare il fondo. In questa relazionePag. 10 Lei ne ha accennato, ma con bonomia io sarò un po' più duro e dirò che in Libia ci siamo fatti la guerra e che a Ventimiglia e Bardonecchia abbiamo dato un pessimo spettacolo, poiché lì abbiamo visto morire l'idea di Europa.
  Si può fare molto, possono sicuramente migliorare le relazioni, è interesse tanto di Parigi quanto di Roma, però partiamo da una base che in anni recenti è stata drammatica e ne abbiamo visto le conseguenze, perché un'azione che non è riuscita ad essere comune – e dovrà esserlo, pensiamo alla task force Takuba nel Sahel – dovrà far sì che tutte quelle sfide o quelle minacce che provengono da Sud, come il traffico illegale di esseri umani, il terrorismo e il traffico di armi e droga, possano essere debellate insieme.
  Se c'è davvero questa volontà è un'ottima notizia. La Francia per prima, essendo una potenza anche dell'Indo-Pacifico con i territori d'oltremare, della Polinesia francese e della Nuova Caledonia, sta provando sulla propria pelle cosa voglia dire l'influenza cinese. Addirittura i kanak, gli abitanti originari della Nuova Caledonia, vengono contattati dalla Cina – in questa terra ricca di nichel che fa gola a questa superpotenza emergente – perché si spera che nel prossimo referendum del 12 dicembre si voti per l'indipendenza e magari si riesca a fare della Nuova Caledonia quello che si è tentato di fare alle Isole Salomone.
  Le preoccupazioni sono tante e l'Occidente deve essere unito. Da questo bilateralismo, da un multilateralismo o nocciolo di multilateralismo europeo tra Francia, Italia e Germania deve scaturire la spinta ideale a tenere unito l'Occidente e non a cercare vie alternative, autonomie strategiche forse impossibili.
  Se si dice: «Il Mediterraneo, il Sahel e la Libia sono terreni di intervento comune e sono terreni dove vi può essere una complementarietà tra Europa e l'Alleanza atlantica», questo trova assolutamente il nostro appoggio. Se, invece, si dice: «Serve una terza via su Pechino, che ignori i milioni di uiguri imprigionati nei campi di concentramento», noi non ci siamo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Formentini. Cedo la parola a Valentini, della III Commissione della Camera.

  VALENTINO VALENTINI. Grazie, presidente. Sarò molto più breve e cercherò di attenermi al tema in questione. Come Lei dice, in audizione avremo tempo di esaminare e approfondire i contenuti del Trattato, quindi non ho alcun timore che vi siano aspetti reconditi o sconosciuti.
  Mi consenta soltanto fare due osservazioni di carattere generale. La prima è che i piccoli Paesi hanno relazioni estere, hanno foreign relations, che talvolta diventano foreign relationships, mentre i grandi Paesi hanno una politica estera. I piccoli Paesi modificano le loro posizioni a seconda della convenienza politica, di chi è al Governo e delle loro simpatie, mentre i grandi Paesi basano la loro politica su interessi immutevoli che vengono decisi e vengono difesi, e questo si fa spesso proprio attraverso degli strumenti come il Trattato che abbiamo dinanzi a noi.
  Ritengo che questo Trattato costituisca un esempio di politica estera, un passo in avanti da parte della nostra diplomazia, però allo stesso tempo ritengo che sia anche un salto di qualità per il quale dobbiamo farci trovare preparati. È un qualcosa che ci interpella, come dicono in francese, un qualcosa che ci sfida.
  Ritengo che ci servirà per creare non assi preferenziali esclusivi – come ha detto giustamente il Ministro – ma servirà per creare gli assi portanti della nostra politica estera e dell'intera attività dell'Unione europea.
  Il mio è un plauso per questa iniziativa e un auspicio che iniziative analoghe vengano ripetute nei confronti di altri Paesi per creare veramente quegli assi portanti necessari per tenere unito l'Occidente, per poter andare avanti e allo stesso tempo anche per rafforzarci, perché dobbiamo essere all'altezza del gioco nel quale siamo entrati. È un salto di qualità e noi dobbiamo esserne all'altezza.
  Signor Ministro, è qui che La interpello: La invito come Ministro a fare di tutto affinché la nostra Farnesina, che è sicuramente un'eccellenza all'interno della nostraPag. 11 Amministrazione, faccia un ulteriore salto di qualità e sia all'altezza del nuovo gioco nel quale mi sembra che adesso si comincia ad essere protagonisti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Valentini. La senatrice Garavini, della III Commissione del Senato. Prego.

  LAURA GARAVINI. Grazie, presidente Fassino. Signor Ministro, io sono fortemente convinta del fatto che questo Trattato faccia bene all'Italia e al contempo non soltanto alla Francia, ma anche all'Europa.
  Condivido le Sue considerazioni: non è contro qualcuno, non è per privilegiare un asse piuttosto che un altro, ma anzi è un nocciolo, un nucleo fondamentale che può essere di grande supporto per il rilancio del processo di integrazione europea.
  Proprio a questo proposito ritengo e sono convinta del fatto che sarebbe opportuno già iniziare le premesse per mettere in campo un analogo Trattato anche con la Germania. Come Lei giustamente diceva, questo Trattato parte sulla scia di quello che era inizialmente il Trattato dell'Eliseo – stilato addirittura nel 1963, ma rinnovato nel 2019 con il Trattato di Aquisgrana –, un Trattato che nel corso dei decenni ha dato grande lustro e grande capacità strategica ai due Paesi firmatari – sia la Germania da un lato, sia la Francia dall'altro – di essere motore anche all'interno dell'Europa.
  Proprio in una fase post-COVID-19, dopo che l'Europa è riuscita a mettere in campo misure così strategiche e così valide a seguito della pandemia, quindi in una fase nella quale l'Europa è chiamata a dare un po' le fondamenta di quello che sarà il futuro dell'Europa stessa, rispetto ad un passaggio così importante che pone l'Italia ad essere protagonista all'interno delle politiche per l'Europa e delle politiche internazionali, io credo che sia seriamente da prendere in considerazione l'ipotesi di creare un ulteriore tassello di supporto e di amplificazione di quello che è e che è destinato ad essere il Trattato del Quirinale con analoghe misure con la Germania.
  Tra l'altro – concludo, presidente – anche quanto stilato e accordato all'interno dell'Accordo di coalizione dell'appena insediatosi Governo con il cancellierato Scholz, io vedo anche prospettive che possano andare a una positiva conclusione in questo senso, perché si tratta di un Governo fortemente europeista, che addirittura fa dell'ipotesi di Stati Generali dell'Unione europea uno dei capisaldi del programma di Governo, che cita espressamente il Trattato di Aquisgrana, ma che formula anche in qualche modo aperture nell'ipotesi di cooperazioni rafforzate con determinati Paesi proprio per rilanciare il processo di integrazione europea.
  In questo senso saluto molto positivamente il fatto che dicesse che ha già in programma di incontrare la Ministra Baerbock e ipotizzare anche un piano per il futuro, ma io credo che quello del Trattato possa essere anche oggetto di disquisizione. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie. In questo contesto voglio dire che la Commissione Esteri la prossima settimana avrà in audizione l'Ambasciatore tedesco. Mentre incardiniamo il lavoro di ratifica del Trattato, affrontiamo anche un momento di confronto con l'Ambasciatore tedesco su questo tema. La parola all'onorevole Berti, della III Commissione della Camera.

  FRANCESCO BERTI. Grazie, presidente. L'aver stipulato un Trattato del Quirinale con la Francia, che ricordiamo essere una potenza nucleare, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, un Paese che per Costituzione ha anche dei territori oltremare e cittadini all'estero ed è abituata a ragionare di una politica mondiale, è molto importante per l'Italia, anche in vista della politica estera che questo Governo vuole fare su scenari molto importanti per il nostro Paese: sono già stati citati la Libia e il Sahel, la nostra ex collega Emanuela Del Re, come Rappresentante Speciale per l'Unione, sta segnalando – anche nell'audizione che abbiamo avuto in Commissione non più di una settimana fa – la necessità di un maggiore impegno del nostro Paese nella missione Takuba. Per questo vorrei chiedere al Ministro qual è la Pag. 12prospettiva del Governo italiano sul rinnovo delle missioni che ci sarà a breve.
  Un altro tema di importanza capitale nei rapporti con la Francia è la riforma dell'Unione europea. Nonostante il Next Generation EU, l'Unione europea, per una serie di motivi istituzionali, è bloccata nella riforma da veti e controveti. Con il COVID-19, oltre al Next Generation EU, abbiamo avuto anche di fatto una sospensione di tutto l'impianto di austerity firmato e stipulato trenta anni fa, che era ormai quindi obsoleto. Volevo chiedere al Ministro se si è arrivati a un consenso, seppur di massima, di una riforma del Patto di stabilità e crescita e anche della vigilanza bancaria che, per come poi si è sviluppata, non si applica in maniera omogenea a tutti i Paesi dell'Unione europea.
  Un altro tema, come è stato detto, è quello dell'autonomia strategica: noi italiani dovremmo intendere l'autonomia strategica europea – come ha detto anche Lei, Ministro – come complementare alla NATO e non come sostitutiva, dato che comunque gli Stati Uniti si stanno disimpegnando in tutta una serie di scenari, come quello della Libia e del Sahel, per non parlare anche della Siria. Trovare una politica autenticamente europea anche nel Mediterraneo: la Francia ha fatto anche un Trattato militare con la Grecia che fa avanzare la difesa europea, seppure in maniera bilaterale.
  Concludo dicendo che per avere un impegno italiano autentico per una riforma dell'Unione europea e per un potenziamento della politica estera dell'Unione servirebbe, come ha detto anche la presidente Garavini, un Trattato bilaterale con la Germania che si affianchi al Trattato del Quirinale, al Trattato dell'Eliseo del 1963 e al Trattato di Aquisgrana del 2019, che vada nella direzione di trovare un nucleo fondamentale di riforma dell'Unione europea di interesse tra i Paesi più importanti dell'Unione, estendibile anche a un quadrilatero con la Spagna. Tra l'altro sottolineo – e concludo – che esiste già un triangolo di Montecitorio – parlamentare – tra Italia, Francia e Germania, stipulato il 25 febbraio 2020, che prevede una collaborazione fra Italia, Francia e Germania. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Berti. La parola all'onorevole Delmastro, della III Commissione della Camera.

  ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE. Grazie, presidente. Mi dispiace dover introdurre un clima molto meno entusiasta in relazione al Trattato. Intanto c'è un problema di metodo, poiché credo sia grave che ancora oggi taluni allegati non siano a nostra disposizione. Per quanto si sapesse che aleggiasse il Trattato del Quirinale, ne abbiamo scoperto i contenuti solo dopo la firma e non vi è stata alcuna discussione che abbia coinvolto le forze parlamentari.
  So bene qual è la litania e il disco rotto con cui si risponde: «Funziona così.» Quando faccio il Trattato di cooperazione giudiziaria con l'Uruguay per il trasferimento delle persone detenute, arriverà un Accordo fatto dal Governo e lo ratificheremo ai sensi dell'articolo 80 della Costituzione, mentre qui noi cerchiamo di dire che rilanciamo il progetto europeo, ma anche su questo mi farei una sonora risata. Se dopo tutti questi anni l'Europa ha bisogno di un Trattato bilaterale per essere rilanciata, siete voi che avete certificato la fine dell'Unione europea – per essere chiari – perché poi bisogna cercare che non sia spudorata anche la retorica. Ritengo che semmai Trattati bilaterali che disegnano un'Europa a più velocità, ne certifichino al limite la dissisoluzione o facilitino la dissoluzione.
  Oggettivamente è grave che si sia arrivati in queste condizioni a sottoscrivere questo Trattato che ci dice che Europa vogliamo, con chi vogliamo un rapporto privilegiato, quale sia il rapporto sul fronte dell'immigrazione, quale sia anche il rapporto sull'eurobond, quale sia il rapporto sulla visione economica europea.
  Debbo dire che comprendo quanto diceva il collega Valentini di Forza Italia: i grandi Paesi hanno una politica estera; e drammaticamente lo ha ancora una volta dimostrato la Francia, che grazie a noi è il fulcro degli equilibri europei. Infatti, dopo aver fatto un Trattato di Aquisgrana con la Germania, ha fatto il Trattato del Quirinale Pag. 13con l'Italia ed oggi la Francia è il fulcro degli equilibri europei.
  Ministro Di Maio, in questo caso non riesco a fare critiche nei Suoi confronti, poiché credo che Lei sia il «caro estinto» di questo Trattato, semmai le più sentite partecipazioni. Lei c'entra poco o nulla, poiché sono altri – lo sanno anche le pietre –, sono quelli della Legion d'onore, del PD che hanno gestito questo Trattato con queste modalità da XVIII secolo, solo che da una parte c'era il «Re Sole» Macron e dalla nostra parte forse c'era il marchese del Grillo, che non ha ancora neanche capito che abbiamo dato centralità alla Francia.
  Lei dice: «Vi garantisco che non abbiamo parlato dei confini marittimi dell'Accordo di Caen e non abbiamo parlato del Monte Bianco.» Mi permetta di dirlo, Ministro, che è gravissimo, anche se Lei sorride. Già che diamo centralità alla Francia, potevamo almeno chiarire il Monte Bianco e l'Accordo di Caen?
  Noi siamo al fianco – alcuni direbbero «al desco» – della Francia, dandole centralità e neanche siamo riusciti a dire che deve essere stracciato il Trattato di Caen e che non gli cederemo mai più le acque della Sardegna, della Liguria e della Toscana che interessano il Trattato di Caen. Avevamo un'occasione splendida: «Ti consegniamo la centralità in Europa, ci lasci le nostre acquette?.» No, neanche quello!
  Lei ci ha tenuto a precisarlo, dicendo: «Non ne abbiamo parlato, così come non abbiamo parlato del Monte Bianco.» Immagino che non abbiamo parlato della Libia, non abbiamo parlato di assetti X, non abbiamo parlato delle acquisizioni predatorie di Lactalis sulle aziende agroalimentari italiane, ma invece era il momento per farlo.
  Onestamente ritengo che oggi, se avessimo dovuto rilanciare l'Europa, con l'uscita di scena dell'Inghilterra e con l'uscita di scena della Merkel, potevamo eventualmente porci a capofila di coloro che non credono a Trattati bilaterali che parlano di un'Europa a doppia velocità e che consegnano la centralità alla Francia all'interno dell'Europa che – grazie a noi e alla nostra sindrome di Stoccolma con la quale abbiamo sottoscritto il Trattato del Quirinale – potrà giocare una politica del pendolo. Questo è chiaro. È chiaro anche al collega Valentini che la Francia potrà giocare la politica del pendolo, utilizzando ciò che c'è nel Trattato di Aquisgrana anche contro l'Italia e utilizzando ciò che c'è nel Trattato del Quirinale anche contro la Germania.
  Noi abbiamo conferito centralità alla Francia e non siamo neanche riusciti in limine mortis a dire: «Quantomeno stracciate il Trattato di Caen e definiamo la partita del Monte Bianco.»
  Collega Valentini, sì, c'è qualcuno che ha una grande politica internazionale che mette al centro i suoi interessi, e sono i francesi, e c'è qualcuno che crede nelle foreign relations – in quello che per me è la sindrome di Stoccolma nei Trattati internazionali – ed è ahimè l'Italia, che non ha neanche colto l'occasione per questo.
  In conclusione, per quanto mi riguarda – La ringrazio, presidente, poiché so di essermi dilungato oltremodo –, la critica da parlamentare rimane forte e serrata su un Trattato che non è stato preventivamente discusso con le forze parlamentari, ma è stato formalizzato e discusso con le metodologie del XVIII secolo.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Delmastro. Il senatore Lucidi, prego.

  STEFANO LUCIDI. Grazie, presidente. Grazie, Ministro. È un'audizione importante su un tema tutto sommato atteso, nel senso che, quando qualche semestre fa arrivò la notizia del Trattato di Aquisgrana, fummo un po' tutti spiazzati da questa novità a livello europeo. Forse questa è un po' anche l'occasione per dare un maggiore sostanza alla nostra presenza nel perimetro europeo.
  Come giustamente Lei, Ministro, ha ricordato, il Trattato tocca tutta una serie di punti. Io mi fermerei su due punti per me importanti, che sono uniti fra loro, ovvero il tema industriale e spaziale, che nascono da una sostanziale necessità del nostro Paese di riacquisire un proprio spazio contro anche un'egemonia francese in determinatiPag. 14 settori. Magari è proprio il contesto di questo Trattato che può darci questo spazio.
  I temi principalmente sono due: nella questione industriale credo che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi dovremo essere molto attenti a quello che potremmo fare per aiutare e per agevolare quelle intenzioni che sono riportate nel Trattato, su un settore in particolare che è quello dei semiconduttori, che non viene citato espressamente nel Trattato, ma che nei prossimi anni e decenni sarà un punto critico e fondamentale, perché probabilmente è il settore di maggiore investimento a livello mondiale e uno dei settori nei quali l'Italia può fare la differenza non per investimenti, non per market, ma sicuramente come know-how.
  Quello che dovremmo fare in questo settore è capire come l'Italia possa a piazzarsi in maniera vincente in questo spazio nei confronti dei competitor mondiali ed europei – quindi francesi – molto più forti di noi.
  Il secondo tema è quello dello spazio: anche in questo caso nei prossimi mesi e nelle prossime settimane dovremo andare a capire come ci poniamo rispetto a questo tema, in particolare su due fronti: il ruolo della nostra agenzia spaziale ASI (Agenzia spaziale italiana) rispetto al CNES (Centre national d'études spatiales), l'Agenzia spaziale francese, soprattutto rispetto al tema dei fondi del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), dato che giusto una settimana fa il Comitato interministeriale per lo spazio ha assegnato una parte sostanziosa – circa la metà – direttamente all'ESA (European Space Agency).
  Secondo me questi temi dovranno essere sviscerati in un contesto di un Trattato che va in una direzione di miglioramento della posizione italiana, ma andranno declinati nella maniera giusta, non soltanto nel contesto del Trattato stesso, ma soprattutto di tutte quelle prospettive che poi dovranno essere accompagnate a livello sia industriale sia politico. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. L'onorevole Migliore, della III Commissione della Camera.

  GENNARO MIGLIORE. Grazie, signor presidente. Mi scusi per il fuor d'opera, ma approfittavo della presenza del Ministro Di Maio per congratularmi per l'azione diplomatica relativa anche all'ultima vicenda che ha riguardato Patrick Zaki. Ci tenevo a farlo per l'impegno profuso da molti soggetti all'interno di questa vicenda, non ancora conclusa.
  Rispetto alla questione del Trattato, io condivido molti degli accenti e degli interventi che sono già emersi all'interno della discussione e vorrei fare alcune sottolineature.
  In primo luogo, il Trattato di cooperazione tra Italia e Francia è un passaggio che io non ritengo scollegato all'evoluzione dell'Europa nel suo complesso, un'evoluzione che si è data una decisa accelerata a seguito di un evento catastrofico come quello della pandemia.
  Dal mio punto di vista non esiste l'idea che ci sia una storia lineare dei processi di unificazione e di integrazione senza che questi vengano toccati da eventi straordinari, anche se ovviamente le negoziazioni sono partite prima e anche se c'era stato il precedente del Trattato di Aquisgrana.
  Io considero la forma del Trattato – condivido l'opinione della collega Garavini – importante da estendere anche esattamente nella forma di una cooperazione rafforzata. Se noi ci troviamo in una condizione nella quale abbiamo visto tutti i limiti anche di un'unificazione europea nella quale ci sono Paesi – che magari sono più simpatici ad altri colleghi – che preferiscono prendere i soldi e non rispettare quelli che sono i princìpi fondanti che, invece, vedono l'Italia, la Francia, la Germania e gli altri Paesi che adottano le regole dello Stato di diritto fondamentale, io penso che queste forme di cooperazione rafforzata vadano intraprese con sempre maggiore determinazione e spero anche in una rapida approvazione di questa ratifica in relazione al Trattato.
  Per quanto riguarda il merito, io considero aperti tutti i dossier che Lei ha illustrato, che approfondiremo in Commissione, ma vorrei sottolineare anche l'importanza di una cooperazione molto stretta Pag. 15in relazione al protagonismo che in particolare nel Nordafrica e Medio Oriente la Francia sta assumendo, in particolare in quest'ultimo periodo. È evidente che lì ci sono interessi comuni, che ci sono anche interessi non sempre convergenti e che noi abbiamo la necessità – anche nell'idea che io sostengo di un quadro di sicurezza comune a livello europeo – di avere sul piano della sicurezza, ma anche sul piano delle opportunità e degli investimenti, una gestione coordinata.
  Credo che su questo l'iniziativa di cui la Farnesina, il suo Ministero, la Presidenza del Consiglio e soprattutto anche dall'inizio la Presidenza della Repubblica hanno assunto questa importante decisione, possa declinarsi in maniera sempre più strutturata e possa anche fare della diplomazia parlamentare uno strumento di accompagnamento forte, perché, come ha dimostrato anche l'ultimo scambio di visite tra le nostre due Camere, si tratta di interloquire anche su processi legislativi, visto che ci sarà un'interlocuzione sul piano dei Ministri e sulla partecipazione dei Ministri al Consiglio dei Ministri e credo che questo possa essere – lo dico più ovviamente al presidente che a Lei, ma è evidente che questa è materia comune – un intervento che ci possa vedere fortemente impegnati.

  PRESIDENTE. Grazie. L'ultimo intervento del senatore Ferrara.

  GIANLUCA FERRARA. Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per la Sua esaustiva relazione per questo importante Trattato per la transizione ecologica, l'agricoltura e la prospettiva della difesa comune in tutta l'Unione europea; però ho la sensazione che questo accordo tra Francia e Italia, al di là dei legami culturali economici, abbia un duplice obiettivo strategico.
  Il primo è di natura economica, perché nell'opinione pubblica tedesca è ancora radicata l'idea che la Germania stia aiutando troppo i cosiddetti «Paesi indebitati», quindi anche l'Italia e la Francia. La classe dirigente tedesca potrebbe a breve mettere fine a queste politiche espansive che sono vitali per noi, specialmente in questo periodo. Questo Trattato tra Italia e Francia è un modo per mitigare queste pulsioni.
  Il secondo obiettivo è geopolitico. Mi riferisco al Nordafrica, alla Libia in particolare, dove l'influenza turca è sempre più forte proprio in questo quadrante che storicamente è di nostra competenza e di competenza francese.
  Al di là della bontà di questo Trattato, volevo sapere se queste interpretazioni sono corrette, chi può trarre maggiore vantaggio tra Francia e Italia – io auspico che ne possa trarre vantaggio tutta l'Unione europea – e infine se questo Trattato può tradursi positivamente circa la Libia, che ha rappresentato un fronte critico in passato proprio nei rapporti tra Italia e Francia. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti i colleghi che sono stati molto scrupolosi nel rispettare i tempi. La parola allora Ministro Di Maio.

  LUIGI DI MAIO, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor presidente. Prima di ogni cosa voglio rispondere ad alcune questioni che non sono vere su questo Trattato, perché altrimenti discutiamo di cose non vere. Non esistono allegati segreti, esiste solo un piano di lavoro che è stato pubblicato contemporaneamente al testo del Trattato. Ho dato io personalmente disposizioni alla Farnesina di pubblicarlo un attimo dopo la firma del Trattato, con una velocità che credo non sia stata la stessa di altri Trattati di tanto tempo fa. Dal mio punto di vista voglio precisare che non esistono allegati segreti.
  Non c'è niente di segreto su questo Trattato, anche perché è un Trattato di cooperazione rafforzata che deve creare il clima e le condizioni affinché anche quando non siamo d'accordo, abbiamo i luoghi e i metodi per affrontarli.
  La seconda cosa è il metodo. Quale Trattato nell'ambito della negoziazione tra Governi è stato mai discusso in Parlamento prima d'ora? Io lo dico rispettando tutte le prerogative del Parlamento, però Governi di tutti i colori hanno firmato Trattati in Pag. 16questo Paese e nessuno l'ha portato prima, per una ragione di interesse nazionale, perché se c'è un negoziato serrato che si è chiuso la notte prima della firma – come è normale che sia – quando ne dai pubblicità, indebolisci il potere negoziale delle due Parti, in particolare la Parte interessata che è l'Italia.
  Sinceramente – lo dico con il pieno rispetto di tutte le prerogative – se si continua con questo dibattito sul metodo che ha escluso il Parlamento o addirittura che stiamo nascondendo degli allegati, non facciamo un favore all'Italia nella maturità che dovrebbe dimostrare quando sottoscrive un Accordo di questa portata con un partner, un attore europeo e internazionale come la Francia.
  È logico che in un Trattato di cooperazione rafforzata non ci siano fatti specifici, avendo sentito parlare di industria o cose del genere. Prima ci si accusa di aver dato troppa centralità alla controparte e poi veniamo accusati di non aver messo dentro ad un Trattato, che ci lega sostanzialmente a doppio filo quasi per sempre, questioni specifiche, che invece sono nel programma di lavoro. Queste azioni specifiche sono nel programma di lavoro proprio perché abbiamo la possibilità di aggiornarle e modificarle in corso d'opera senza richiedere la procedura rafforzata della modifica del Trattato e della ratifica.
  Il Trattato di Caen non è in vigore, non è mai stato ratificato, quindi non dispiega effetti né nel nostro ordinamento né in quello internazionale, perché non si è deciso di ratificarlo. Se per negoziare il Trattato del Quirinale, dovevo accelerare sul Trattato di Caen e magari raggiungere un compromesso che non ci dava la piena soddisfazione, credo che anche in quel caso non avremmo fatto un piacere all'Italia. Il Trattato di Caen sta sulla sua direttrice, la Farnesina se ne sta occupando da quando la questione è stata sollevata anche a livello parlamentare in un'altra legislatura e non riguarda questo Trattato. Io l'ho detto non perché dobbiamo andare a modificarlo perché è in vigore, ma l'ho detto proprio per rassicurare il Parlamento sul fatto che quella partita riguarda un Trattato non in vigore che sarà in vigore quando soddisferà entrambe le Parti.
  Per quanto riguarda il Monte Bianco, noi siamo sempre stati molto attenti sulla questione e ricordo che noi abbiamo sempre posto argomentazioni ad autorità locali che muovevano dei passi che erano confliggenti con i nostri interessi; però anche il Trattato del Quirinale rappresenta una metodologia di lavoro e di coordinamento rafforzato per affrontare tutte le questioni che magari in questo momento ci vedono non d'accordo.
  Per quanto riguarda il tema del ruolo dell'Italia, emerso da tanti interventi, proprio in questo periodo abbiamo ricevuto e iniziato un meccanismo di consultazioni e di dialogo con la Germania per avviare un programma di lavoro che ci consenta di raggiungere un quadro di cooperazione rafforzato anche con la Germania.
  È stata citata l'Inghilterra – io sono d'accordo con la sensibilità dell'onorevole Formentini –, ma noi stiamo negoziando degli MOU (memorandum of understanding) importanti anche con il Regno Unito. Infatti, un MOU sta per arrivare alla conclusione – ne ho parlato con Elisabeth Truss a Riga la settimana scorsa – sull'export e sulle relazioni economiche.
  Con la Spagna negli ultimi due anni, anche grazie alle sensibilità del Governo Sanchez, abbiamo messo in moto dei meccanismi di cooperazione rafforzata come il vertice di Palma di Maiorca che c'è stato un anno fa.
  Io credo che in questo momento dobbiamo guardare il quadro complessivo. Il quadro complessivo, citando tutti questi casi, per me vede l'Italia al centro, non qualcun altro. In una piena lealtà con i nostri partner europei, abbiamo firmato questo Trattato con la Francia anche perché vogliamo rafforzare la nostra azione comune in Europa e questo non è scontato.
  Nel Trattato ci impegniamo ai princìpi di responsabilità e solidarietà sull'immigrazione, che sono i due princìpi su cui noi come Italia stiamo portando avanti il Patto delle migrazioni e dell'asilo e che non hanno sempre visto tutti i partner europei sulla stessa linea d'onda. Con questo Accordo Pag. 17avviciniamo in maniera considerevole le posizioni di Francia e Italia, che sappiamo che su una parte erano pienamente corrispondenti e in altre no.
  Lo dico anche perché poi il Parlamento, come ha detto il presidente Fassino, avrà tutto il tempo per la ratifica, come è giusto che sia. Auspichiamo che possa arrivare il prima possibile perché sarà un segnale importante a tutta l'Europa sulla velocità con cui anche noi processiamo Trattati così complessi.
  Prima è stato citato l'aerospazio: il primo MOU, che è conseguenza di questo Trattato, è stato firmato tra Bruno Le Maire e il Ministro Vittorio Colao. Tutti i dettagli su questo specifico MOU potrete averli dal Ministro Colao, che riguardano ovviamente la cooperazione spaziale, ma – lo ripeto a me stesso – un Trattato internazionale di qualsiasi tipo non può assolutamente condizionare le dinamiche economiche tra privati. Questo deve essere chiaro, altrimenti non sarebbe possibile.
  Andando avanti, confermo la collaborazione e l'interlocuzione forte con la Germania che abbiamo in corso.
  Per quanto riguarda la Francia in Libia, in Sahel e anche in altre parti dell'Africa e del Mediterraneo allargato, per quanto mi riguarda, quando sono arrivato alla Farnesina a settembre del 2019, Italia e Francia erano praticamente su due posizioni totalmente opposte sulla Libia, poiché ci riconoscevamo in due idee di Libia completamente differenti. Grazie al lavoro di tutte le istituzioni, da tutte e due le parti, anche quelle parlamentari e non solo quelle di Governo, noi oggi facciamo ogni sei mesi una riunione tra le nostre due intelligence in cui condividiamo le informazioni delle intelligence, anche quelle classificate, e a tutti i livelli – a livello delle Nazioni Unite, a livello dell'Unione europea, a livello della Conferenza di Berlino e ora della Conferenza di Parigi – abbiamo la stessa posizione sulla Libia e su quale deve essere il futuro della Libia sia nel sostegno al Governo di unità nazionale sia nel processo che abbiamo fatto in due anni per arrivare al Governo di unità nazionale. Su questo modello, che è nato da azioni bilaterali non codificate, abbiamo costruito il Trattato del Quirinale.
  Vorrei anche sfatare un altro mito. Il Trattato del Quirinale non è nato ieri. La prima volta in cui se ne è parlato è stata nel 2017 al vertice di Lione e da lì si è iniziato a parlare del Trattato del Quirinale, perché Macron disse: «Esiste il Trattato dell'Eliseo con la Germania, facciamo il Trattato del Quirinale con l'Italia.». Al vertice di Napoli nel 2020 con la Francia si è dato annuncio del fatto che stavamo negoziando quel Trattato e poi siamo arrivati alla firma qualche settimana fa. È un percorso che ha attraversato addirittura due legislature, che ha visto un ampio dibattito e un'ampia trasparenza. Il testo è pubblico e sfido chiunque a vedere lì dentro un rapporto non di parità tra Italia e Francia.
  Andando velocemente, presidente, perché dobbiamo concludere, il Sahel è un'area fondamentale nella quale, dopo il vertice di Napoli il Ministro della Difesa Guerini aveva annunciato la partecipazione alla task force Takuba e la Francia era presente con la missione Barkhane in Sahel, ma dobbiamo dirci che adesso tutti e due – Italia e Francia – stiamo lavorando per scongiurare questo rapporto che sta per nascere tra il Governo del Mali e la compagnia di mercenari Wagner, che tende a riempire un vuoto nel Sahel dopo che, nonostante la presenza rimanga nel Sahel, il Governo francese e in particolare il Presidente francese ha annunciato un ridimensionamento della missione Barkhane.
  Anche in questo caso stiamo lavorando tutti insieme affinché si eviti che attori geostrategici – come è successo in Libia, quando eravamo divisi – si insinuino in queste realtà di crisi dove prolifera il terrorismo e in cui anche i cambiamenti climatici hanno un effetto sull'andamento economico, e che si possa fare la forza.
  Io sono d'accordo anche su quello che è stato detto sui semiconduttori. Sui semiconduttori noi stiamo discutendo non solo con la Francia, ma a livello di Alleanza occidentale, poiché non è neanche più solo una questione europea. Alcuni quadri regolatori europei a volte creano più difficoltà per creare giganti dei semiconduttori Pag. 18che ci consentano di fronteggiare, ad esempio, la concorrenza cinese. Su questo tutto il lavoro che cercheremo di fare e che stiamo cercando di fare anche in ambito G7 – questo weekend si terrà la ministeriale esteri del G7 a Liverpool – è quello di rafforzare la nostra cooperazione sui semiconduttori, dove servono investimenti e non solo buone intenzioni.
  Per quanto riguarda, invece, il tema della Turchia, io credo che il rapporto che noi – Italia e Francia – stiamo avendo nei principali quadranti del Mediterraneo, ci consenta anche di portare avanti i valori europei nell'approccio a questi dossier. Più noi siamo uniti, più riusciremo anche a rafforzare uno schema valoriale, non solo uno schema di intervento.
  Giusto per andare agli ultimi punti che sono stati posti, io credo che il salto di qualità, come diceva l'onorevole Valentini, rappresenterà la nuova sfida perché, come tutti sappiamo, il Trattato è una cornice entro la quale poi vanno implementate delle specifiche iniziative.
  Come ha detto l'onorevole Valentini, a volte noi dobbiamo evitare anche di sottovalutarci, perché a mio parere è vero che in passato il rapporto degli investimenti francesi rispetto a quelli italiani, vedeva un saldo positivo verso la Francia, ma nel 2019 il saldo è stato positivo per noi negli investimenti, mentre per l'export lo è sempre stato.
  Questa è una ragione in più per continuare nella strada che stiamo tracciando, perché più si rafforzano i rapporti, più la nostra economia ne gioverà, ma questo Trattato non va da nessun attore economico, pubblico o privato, a dire che cosa deve fare nei rapporti con il mercato, anche perché sappiamo che abbiamo società quotate, un mercato e le regole europee, quindi non è che possiamo rifugiarci dietro a delle dietrologie che comunque non starebbero in piedi rispetto alle dinamiche di mercato. Certo è che dobbiamo cogliere delle opportunità e credo che la diplomazia parlamentare, presidente, possa fare molto.
  Credo che sia stata altrettanto importante anche sul caso Zaki, perché è un lavoro sempre di grande sinergia che facciamo, e credo che potremo fare un lavoro importante anche nell'implementazione di questo Trattato, perché il Parlamento può raccogliere tutte quante quelle che sono anche le istanze del mondo economico e permetterci di sfruttare, come ha fatto il Ministro Colao con l'MOU sull'aerospazio, opportunità per incrementare le occasioni del nostro tessuto economico, industriale e finanziario.
  È chiaro che insieme alla Francia, in Europa, abbiamo due grandi sfide: l'accordo sulla migrazione e la discussione sui parametri finanziari di bilancio. Queste due cose sono contenute, dal punto di vista valoriale, nel Trattato e ci consentono di avere un approccio comune rispetto a questi due dossier. Ovviamente ancora una volta starà a noi sfruttare al massimo queste opportunità. Grazie.

  PRESIDENTE. Voglio dire al Ministro e alla Commissione che, in piena consonanza con le cose che il Ministro ha detto e di cui Lo ringrazio, appena sarà insediata la Commissione Esteri del Bundestag, avvieremo il rapporto che abbiamo avviato la Commissione Esteri francese e che dal 15 al 20 di gennaio sarà in visita alla Commissione Esteri italiana la Commissione Esteri spagnola delle Cortes spagnole, nella direzione di costruire quelle relazioni più stringenti e rafforzate con i principali partner di cui ha parlato anche il Ministro.
  Grazie a tutti e grazie al Ministro. Ricordo che l'Aula è convocata immediatamente. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.