XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 25 di Giovedì 4 giugno 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione di rappresentanti della Onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI), sulla condizione della minoranza curda in Turchia.
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 
Orkan Yilmaz , rappresentante della onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI) ... 4 
Boldrini Laura (PD)  ... 5 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 5 
Romaniello Cristian (M5S)  ... 6 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 6 
Orkan Yilmaz , rappresentante della onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI) ... 6 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 7 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 7 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 7 
Orkan Yilmaz , rappresentante della onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI) ... 7 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 7

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
IOLANDA DI STASIO

  La seduta comincia alle 13.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI), sulla condizione della minoranza curda in Turchia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca – nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni – l'audizione di rappresentanti della onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI), sulla condizione della minoranza curda in Turchia.
  Saluto e ringrazio per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il dott. Yilmaz Oorkan, portavoce dell'Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI). Ricordo che UIKI onlus è stata fondata nel maggio 1999 con l'obiettivo di fornire informazioni e ricevere sostegno da parte dell'opinione pubblica italiana circa la questione curda. L'associazione, nel corso degli anni, ha contribuito a creare momenti di confronto a carattere politico, sociale e culturale, in Italia e all'estero. Infatti, UIKI è membro del Comitato Italiano per lo Sviluppo e la Cooperazione dell'Anatolia del Sud Est (CISCASE), con sede presso la Regione Puglia, che sta avviando e portando a compimento alcuni progetti di cooperazione internazionale decentrata fra le amministrazioni locali italiane e quelle del Kurdistan Nord. UIKI fa inoltre parte della Rete italiana di solidarietà con il popolo curdo.
  Ricordo che il 25 maggio scorso, per il tramite della onlus UIKI, la Rappresentanza del Partito democratico dei popoli (HDP) in Europa ha trasmesso una lettera, di cui è stata diffusione a tutta la Commissione, recante un aggiornamento del rapporto «Il regime dei fiduciari in Turchia», nel quale si denuncia la nomina da parte del Governo turco di amministratori fiduciari per 45 delle 65 municipalità guidate dall'HDP e l'arresto di almeno 22 sindaci, centinaia di consiglieri municipali e migliaia di attivisti dell'HDP, sottoposti a misure restrittive per reati connessi al terrorismo nel contesto delle misure eccezionali adottate dopo il colpo di Stato del 2016. Peraltro, occorre rilevare che l'azione del Governo di Erdoğan nei confronti delle opposizioni ha riguardato anche i primi cittadini delle grandi città del Paese – Istanbul e Ankara – appartenenti al Partito repubblicano del popolo (CHP), per presunte illiceità nelle campagne di raccolta dei fondi a sostegno della cittadinanza colpita dall'emergenza coronavirus. Proprio le misure di controllo messe in campo dalle autorità di Ankara per contrastare la pandemia da Covid-19 hanno anche ristretto ulteriormente gli spazi di dissenso e la libertà di stampa, in un Paese in cui sono decine i giornalisti in prigione. Con l'accusa di fare disinformazione e diffondere paura e panico diversi giornalisti sono stati arrestati negli ultimi mesi per avere messo in discussione i numeri ufficiali della pandemia Pag. 4 nel Paese, cifre su cui anche l'associazione dei medici turchi ha espresso dubbi.
  Il 18 maggio scorso il portavoce dell'Alto Rappresentante per la politica estera dell'UE, Borrell, ha rilasciato una dichiarazione nella quale esprime «profonda preoccupazione per le azioni intraprese dalle autorità turche», precisando che «mentre il Governo di Ankara ha il diritto legittimo di combattere il terrorismo, è anche responsabile di garantire che ciò avvenga in conformità con lo Stato di diritto, i diritti umani e le libertà fondamentali, sancito dalla sua Costituzione e dagli impegni internazionali della Turchia». Inoltre, ha sottolineato la necessità che il Governo turco abroghi «le misure che inibiscono il funzionamento della democrazia locale, in linea con le raccomandazioni della Commissione di Venezia e con l'impegno della Turchia nei confronti della Carta europea dell'autonomia locale.»
  A tale riguardo, merita segnalare, infine, che il 19 maggio il Presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa, Anders Knape, ha ribadito che «l'uso eccessivo di procedimenti legali contro i rappresentanti eletti locali e la loro sostituzione con funzionari nominati dallo Stato non è solo un affronto a chi si candida per elezioni libere ed eque, ma è anche una grave e permanente minaccia al corretto funzionamento della democrazia locale in Turchia.»
  Fatta questa doverosa premessa, do ora la parola al dottor Orkan affinché svolga il suo intervento.

  YILMAZ ORKAN, rappresentante della onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI). Grazie cara presidente, cari onorevoli. Sono onorato di essere qui con voi. Prima di spiegare la situazione attuale dei municipi curdi e della democrazia in Turchia, vorrei fare un po' di cronologia. Come siamo arrivati a questo punto? Come sapete, nel 2011, tramite movimenti curdi, il Governo turco ha avviato dei negoziati per risolvere il problema curdi in Turchia. Fino al 2013 ha agito con la mediazione dell'HDP, una delegazione di deputati HDP ha iniziato dei negoziati diretti. Così ha continuato fino al 28 febbraio del 2015. In tale data la delegazione dell'HDP ha fatto un accordo con il Governo turco. Loro hanno organizzato una conferenza stampa con tre Ministri e i delegati HDP per risolvere il problema curdo con dieci articoli. Uno di questi articoli riguardava la lingua madre, un altro la democrazia regionale, enti locali a municipalismo.
  Tuttavia, dopo due o tre giorni il Presidente del Paese ha detto che non accettava questo accordo. La Turchia ha avviato diverse operazioni contro attivisti politici curdi, membri HDP, municipi. Però voglio sottolineare che nello stesso periodo la Turchia, durante le negoziazioni, voleva fare un accordo con i curdi in Siria. Però i curdi in Siria dovevano appoggiare la linea dei Fratelli Musulmani, così da far cadere il regime Bashar al-Assad e creare un nuovo Governo con i Fratelli Musulmani, come è successo in Egitto con Mohamed Morsi. Quando i curdi non hanno accettato di allearsi con i Fratelli Musulmani e la con Turchia, allora il Presidente del Paese non ha voluto risolvere il problema dei curdi in Turchia. Comunque, dopo si sono verificate tantissime cose in Turchia. Una politica espansionistica in tutto il Medio Oriente, nel Mediterraneo, in Africa. Adesso continua quella politica. Però noi curdi vogliamo vivere con tutti i popoli, sia in Turchia sia in Siria, sempre con la democrazia, con autonomia linguistica, municipalismo e democrazia regionale. Purtroppo non è stato risolto quel problema e nel 2016 loro hanno rimosso quasi 95 dei nostri municipi. Tutti i nostri sindaci, anche i presidenti di HDP – i membri della delegazione di mediazione – sono stati arrestati e mandati in carcere. In parte sono ancora in carcere, come Idris Baluken, Selahattin Demirtaş, eccetera. Subito dopo hanno attaccato e occupato Afrin. Nel 2019 hanno attaccato Serekaniye. Il 31 marzo 2019 siamo andati a nuove elezioni amministrative. La politica HDP è sempre stata così. «Per la parte che possiamo vincere, appoggiamo i nostri candidati. Però per la parte che non possiamo vincere, appoggiamo l'opposizione.» Così HDP ha fatto perdere almeno sette metropoli turche prima che il partito del presidente Erdoğan vincesse. Pag. 5 Invece adesso in tutte le città come Istanbul, Smirne, Ankara, Adana, Mersin, Bursa, Antalya, ha vinto il CHP, il Partito popolare repubblicano, per questi motivi due motivi importanti: in primo luogo, la vicenda della Siria; in secondo luogo, l'appoggio dell'HDP.
  Erdoğan ha detto che se vince l'HDP, con ordine della Presidenza o del Ministero dell'interno, possiamo prendere nuovamente i 45 consiglieri municipali finora rimossi. Gran parte di queste persone sono in carcere, in parte sono scappate. I membri del Consiglio la stessa cosa. Abbiamo posto questo tema anche in sede di Consiglio d'Europa. Come ricordato dalla presidente, anche il Presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa, Anders Knape, ha condannato questa cosa. Però noi sappiamo bene che con la nostra opposizione, con la nostra lotta sicuramente non possiamo fermare il Governo autoritario turco. Per questo abbiamo bisogno dell'appoggio internazionale sulla democrazia, perché la Turchia è un membro della NATO, del Consiglio d'Europa, è un Paese che sta negoziando per entrare nell'Unione europea. Sa che è un sogno, ma quel processo è ancora in corso. Un Paese come l'Italia, che ha una cultura di democrazia, secondo me insieme a tutti questi istituti internazionali può appoggiare i curdi sulla democrazia, sui diritti fondamentali come la lingua madre. Per esempio in Turchia adesso non abbiamo niente: non possiamo usare la lingua curda, neanche cantare in lingua curda. Abbiamo l'esempio di Nûdem Durak, che a diciannove anni è in carcere ed è stata condannata solo per aver cantato in lingua curda. Mi fermo qua. Se avete domande, posso rispondere. Grazie mille.

  LAURA BOLDRINI. Ringrazio per questa interessante audizione. Ringrazio il dottor Yilmaz Orkan, portavoce dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia, che conosciamo da molti anni e ringraziamo per il suo impegno. Effettivamente, il quadro che ci ha presentato è di estrema preoccupazione perché ci parla di amministratori che vengono sottratti alla loro funzione, di arresti di sindaci. Ci parla di centinaia di consiglieri municipali e di attivisti dell'HDP che sono sottoposti a misure restrittive, cioè di uno Stato che non risponde più ai principi dello Stato di diritto.
  Con il pretesto del terrorismo, sappiamo bene che si possono fare molte cose, si possono mettere in discussione i pilastri democratici. Anche per l'Italia questa involuzione è sicuramente motivo di preoccupazione. Noi abbiamo visto come il Presidente Erdoğan abbia man mano stretto le libertà democratiche nel proprio Paese, al punto da rimetterle sostanzialmente in discussione. Questo dopo il tentativo di colpo di Stato, sul quale ci sarebbe molto da parlare, perché da più parti molti osservatori hanno dimostrato anche scetticismo riguardo a quanto accaduto. In ogni caso questa Commissione è interessata sicuramente a fare la sua parte in termini di tutela dei diritti. Quindi vorrei sapere da Lei come la nostra Commissione possa in qualche modo rilanciare un dialogo. Io penso che alla fine il Parlamento dovrebbe essere il luogo dove si tiene vivo il dialogo, perché rappresenta un'ampia gamma di posizioni e opinioni. Allora, secondo Lei oggi ci sono gli estremi per poter portare avanti un dialogo con il Parlamento turco, dato quello che sta accadendo e quanto ci ha riportato? È possibile, sarebbe utile? Oppure Lei ritiene che non ci sono più i presupposti perché questo possa accadere? La ringrazio.

  YANA CHIARA EHM. Ringrazio anch'io Yilmaz Orkan per essere qui oggi e ringrazio anche per la documentazione fornita, che tra l'altro dà un quadro importante su quello che è la base della democrazia, ovvero la rappresentatività, e di come questa può essere potenzialmente lesa quando non vengono garantite nemmeno le minime rappresentanze, specialmente nelle municipalità. Ringrazio anche la collega Boldrini che ha già fatto una domanda molto pertinente. Quindi vado direttamente alla seconda domanda, che riguarda invece i diritti delle donne. Lei ha fatto un riferimento al caso di Nûdem Durak, una giovane detenuta che è nel carcere di Bayburt. È stata condannata alla reclusione fino al 2034 per terrorismo, e tra l'altro c'è stato anche un aumento di pena. Prima, se non erro, la pena era di quindici anni, poi è stata aumentata senza alcun processo aggiuntivo. Pag. 6 Quindi ci sono comunque delle ombre su questo caso. Sicuramente ci sono interrogativi inquietanti, data la motivazione principale della sua condanna, che era quella di aver cantato dei canti popolari nella sua lingua madre, cioè il curdo. Anch'io personalmente – giusto per informazione – mi sono molto interessata a questo caso. Ho scritto alla nostra Ambasciata in Turchia per aggiornarmi su questa vicenda, anche in qualità di membro delle delegazioni dell'Unione per il Mediterraneo e dell'Assemblea parlamentare per il Mediterraneo, la cui Presidenza nel 2020 è detenuta dalla Turchia. Ho voluto – ovviamente anche con i miei colleghi – dare riscontro a tale questione. Oggi approfitto della sua presenza, per chiederLe di fornirci qualche aggiornamento sulla questione di Nûdem, ma sicuramente anche su tante storie come la sua, di persone che sono attualmente detenute e condannate per aver violato, secondo la Turchia, alcune norme, che in verità ledono, di fatto, i diritti umani. Grazie.

  CRISTIAN ROMANIELLO. Io volevo ringraziarLa per questi documenti interessanti che ci ha portato e anche per la relazione. In generale quello che posso dirLe, in quanto commissario di questa Commissione, è che noi siamo interessati ad approfondire il tema. La domanda che voglio farLe è questa: come sta rispondendo attualmente la Comunità internazionale a questi vostri appelli? Grazie.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che intendono intervenire, do la parola al nostro ospite affinché possa intervenire in sede di replica.

  YILMAZ ORKAN, rappresentante della onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI). Molte grazie. Inizio con i nuovi negoziati. Noi sappiamo bene che se una guerra dura anche cento anni, alla fine si devono fare negoziati politici per risolvere il problema. Per questo per i curdi la porta è sempre aperta. Per esempio, se dovesse entrare un soggetto terzo per mediare tra curdi e turchi, i curdi sono sempre disponibili a quella possibilità. Però in questo momento per la Turchia di Erdoğan è molto difficile. Lui e il suo Governo hanno fatto tantissime correzioni. Tantissimi agganci con i jihadisti, una rete mondiale di jihadisti. Ha contatti quasi con tutti: Boko Haram, al-Shabaab, Daesh, al-Qaeda, eccetera. Per questo non so se loro sono disponibili. Per quanto riguarda i curdi, noi siamo sempre disponibili. Dobbiamo discutere e risolvere politicamente il problema curdo, non con la guerra. La questione delle donne è sicuramente fondamentale: la religione islamica è molto patriarcale, non c'è democrazia. Abbiamo visto la guerra di Daesh. Secondo me non c'è un Islam moderato. L'Islam, quando diventa politico, è subito più radicale. Per questo adesso l'AKP, il partito di Erdoğan, rappresenta la linea dell'Islam politico. Non è una religione normale, come quella di mio padre e mia madre che pregano. Non è così. Certo, adesso non c'è il colonialismo classico come nel periodo Ottomano. Però lui vuole creare tantissimi diversi Governi, sulla linea dei Fratelli Musulmani. Vuole gestire così questa cosa. Per questo in Turchia, purtroppo, le donne non hanno diritti. Adesso hanno fatto un decreto in base al quale, per esempio un uomo può sposare due o tre donne. Non è una legge, ma fanno questa cosa con un decreto.
  Poi c'è la questione dei musicisti come Nûdem Durak, o Helin Bölek di Grup Yorum, che ha fatto uno sciopero della fame per tantissimi giorni e purtroppo è scomparsa. In quel momento abbiamo fornito un documento sui detenuti politici. Soprattutto l'HDP ha fatto questa cosa. Loro hanno fatto un'amnistia per più novantamila persone. Quelli che loro hanno rilasciato erano in parte mafiosi, ladri, corrotti, eccetera. Però i detenuti politici sono rimasti in carcere. Per questo motivo noi sicuramente la prossima settimana – lunedì – vogliamo iniziare a rilanciare una campagna di libertà per tutti i detenuti politici.
  Un'altra cosa, la comunità internazionale. Purtroppo quando è stata creata la comunità internazionale, le Nazioni Unite e altri istituzioni internazionali, sono sempre state create con la mentalità di Stato-nazione. Noi come curdi non abbiamo rappresentanti alle Nazioni Unite o in qualsiasi altra istituzione. Noi abbiamo solo qualche deputato, i presidenti dei municipi, Pag. 7rappresentanti al Consiglio d'Europa, all'Assemblea parlamentare, anche al Congresso degli enti locali. Nell'Unione europea non abbiamo niente. Abbiamo solo rappresentanti in Belgio e in altri Paesi. Noi lavoriamo così. Purtroppo non abbiamo istituti statali, perché non abbiamo un Paese indipendente. In Turchia non abbiamo nemmeno un'autonomia, niente. Per questo, purtroppo, è molto difficile dialogare con la comunità internazionale. Anche tante istituzioni internazionali lavorano direttamente con noi, ogni tanto come Assemblea parlamentare, come Congresso degli enti locali, facendo appello a tante cose e condannando la Turchia. Però, purtroppo, abbiamo solo questi strumenti. Abbiamo bisogno sicuramente di un appoggio internazionale per risolvere il problema dei curdi, altrimenti sarà molto difficile.

  PRESIDENTE. Grazie. C'è un secondo giro di interventi. Onorevole, prego.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie, presidente. Quest'anno ricorrono i cento anni dal Trattato di Sèvres, che aveva previsto la nascita di un Kurdistan libero. Voi che prospettive vedete per il popolo curdo nel 2020? Io sono della Lega, noi siamo molto interessati all'approfondimento della distinzione tra Islam politico e Islam radicale. Visto che ha accennato al problema, le chiedo di fornirci qualche approfondimento in merito.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, direi di passare nuovamente la parola al nostro ospite.

  YILMAZ ORKAN, rappresentante della onlus «Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia» (UIKI). Quasi il 45 per cento di noi curdi siamo musulmani sunniti. L'altro 55 per cento in parte sono cristiani, ebrei, yazidi, aleviti e sciiti. Per questo noi siamo tolleranti, perché abbiamo sette o otto diverse religioni. Invece l'Islam in generale, per esempio nel periodo ottomano, vedeva un califfato governato sulla base del Corano. Oggi, quando andiamo a vedere Paesi che gestiscono il Paese con il Corano, come l'Iran o l'Arabia saudita, vediamo che non c'è democrazia, non ci sono diritti umani, diritti delle donne, niente. Nel Corano non c'è questa cosa, non c'è nella religione. Nel XXI secolo secondo me non è possibile gestire un Paese, un popolo, con la religione.
  Le famiglie, le persone musulmane pregano. Questa è una cosa molto normale. Non proviamo antipatia per questa cosa, non solo riguardo ai musulmani, ma anche rispetto a cristiani, ebrei, a tutte le religioni. Però quando una religione diventa politica e questa politica è dettata da un libro, una Bibbia, allora diventa molto pericolosa. Il problema con Erdoğan è questo. È lo stesso problema che hanno i Fratelli Musulmani, i jihadisti, i salafiti e gli altri gruppi radicali dell'Islam. È sempre questa cosa: secondo loro, solo loro sono musulmani e Dio vuole solo loro, non altri, perché sono musulmani. Il mondo è stato creato per loro, non per altre persone. Per questo se altre persone non accettano la loro offerta, loro possono anche ucciderli. Per questa ragione quando Erdoğan ha chiesto ai movimenti curdi in Siria di aiutarlo a mandare via Bashar al-Assad per creare un nuovo Stato islamico sunnita, i movimenti curdi non hanno accettato. Per questa scelta hanno pagato tanto a Kobane, e stanno ancora pagando. Sicuramente non sono contro l'Islam, non sono islamofobo, però l'Islam politico è sempre pericoloso.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Orkan per l'intervento, ringrazio i colleghi intervenuti e dichiaro conclusa all'audizione.

  La seduta termina alle 14.20.