XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 11 di Mercoledì 8 maggio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione di rappresentanti del Fronte Polisario in Italia.
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 2 
Larabas Sueidat Minetu , Segretaria Generale delle donne saharawi ... 3 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 
Fattorini Gianfranco , Rappresentante dei giuristi americani presso il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ... 4 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 6 
Boldrini Laura (LeU)  ... 6 
Incerti Antonella (PD)  ... 6 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 7 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 7 
Larabas Sueidat Minetu , Segretaria Generale delle donne saharawi ... 7 
Fattorini Gianfranco , Rappresentante dei giuristi americani presso il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ... 7 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
IOLANDA DI STASIO

  La seduta comincia alle 15.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché la trasmissione sul canale della web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Fronte Polisario in Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, di rappresentanti del Fronte Polisario in Italia.
  Do il benvenuto alla dottoressa Minetu Larabas Sueidat, Segretaria Generale delle donne saharawi, al dottor Gianfranco Fattorini, Rappresentante dei giuristi americani presso il Consiglio dei diritti umani dell'ONU a Ginevra, alla dottoressa Giulia Olmi, coordinatrice della rete italiana di solidarietà con il popolo saharawi, e alla dottoressa Fatima Mahfud, Vice Rappresentante del Fronte Polisario in Italia, che ringrazio per la loro disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Ricordo che alla fine degli anni Sessanta hanno avuto vita i primi movimenti finalizzati alla liberazione del Sahara dal giogo coloniale spagnolo, che nel 1973 si sono riuniti nel Fronte Polisario, partito che oggi governa il Sahara Occidentale e i cui membri lo rappresentano agli occhi della comunità internazionale.
  Il confinante Marocco ha sempre avuto delle mire espansionistiche nei confronti del Sahara Occidentale, mire che si sono concretizzate il 5 novembre 1975 con la cosiddetta Marcia verde, un'imponente migrazione di massa il cui scopo era di sfidare il Governo guidato da Francisco Franco ormai negli ultimi mesi della sua vita.
  Il delicato momento storico ha impedito alla Spagna di reagire con fermezza, e anzi nel giro di una ventina di giorni la Spagna ha intavolato delle trattative con Marocco e Mauritania allo scopo di cedere la propria colonia agli ultimi due stipulando il 14 novembre 1975 i cosiddetti Accordi tripartiti di Madrid, che prevedevano la divisione del Sahara in due parti, una settentrionale e una meridionale, assegnate rispettivamente a Marocco e Mauritania.
  Il Fronte Polisario ha reagito immediatamente dichiarando guerra alla Mauritania e infliggendole pesanti sconfitte, tanto da costringerla a una frettolosa pace il 5 agosto 1979, che prevedeva la restituzione al Sahara Occidentale della parte del suo territorio acquisito dalla Mauritania nonché il riconoscimento a livello internazionale da parte di quest'ultima.
  Le ostilità sono proseguite con meno fortuna nei confronti del Marocco, che è riuscito a resistere agli attacchi isolando il Fronte Polisario al di là di un imponente muro di sabbia realizzato a partire dal 1982 e tutt'oggi esistente. Esso costituisce la divisione tra territori occupati appartenenti al Marocco e collocati sulla costa e sulla prima parte dell'entroterra e territori liberati, appartenenti alla Repubblica democratica araba dei Sahrawi e collocati nell'entroterra più remoto, nella parte desertica. Pag. 3
  Le ostilità hanno provocato un esodo dei saharawi dai territori occupati. Molti saharawi vivono in campi profughi da più di quarant'anni, nel deserto della Hamada, a cavallo tra Sahara Occidentale e Algeria. Questa situazione si è cristallizzata il 29 aprile 1991, momento in cui su invito dell'ONU le parti hanno accettato di firmare il «cessate il fuoco». Con tale decisione viene altresì istituita la missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO). Essa ha per scopo principale l'indizione di un referendum finalizzato all'esercizio del diritto di autodeterminazione del Sahara in conformità con quanto stabilito dalla fondamentale Risoluzione ONU 1514 del 14 dicembre 1960.
  Da allora fino a oggi, la situazione del Sahara Occidentale non ha subito profondi cambiamenti. La MINURSO, tramite gli esponenti succedutesi nel tempo, ha proposto più piani per lo svolgimento del referendum per trovare un accordo sullo status politico del Sahara Occidentale, tutti falliti per l'opposizione delle parti in gioco.
  Nel 2017, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres ha nominato l'ex Presidente tedesco Horst Köhler nuovo Inviato personale per il Sahara Occidentale, con l'incarico di favorire la ripresa del dialogo tra le parti e raggiungere una soluzione che garantisca il rispetto del diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi.
  Fatta questa doverosa premessa di inquadramento storico, lascio ora la parola ai nostri ospiti affinché svolgano il loro intervento.

  MINETU LARABAS SUEIDAT, Segretaria Generale delle donne saharawi. Grazie di quest'invito. L'Unione nazionale delle donne saharawi è un'organizzazione di donne della società civile che comprende tutte le donne saharawi al di sopra dei 18 anni. È stata fondata nel 1974. Scopo della nostra Unione nazionale è promuovere la causa saharawi e il diritto all'autodeterminazione e l'indipendenza del popolo saharawi.
  La nostra organizzazione lavora anche per promuovere i diritti delle donne nella società saharawi e la loro integrazione a livello economico, sociale e politico. Io stessa sono rifugiata. Sono nata e ho vissuto tutta la mia vita in un campo di rifugiati. Sono stata recentemente eletta per questo nuovo incarico. Io rispecchio l'identità di una generazione che ha sofferto molto di questo oblio a livello internazionale.
  Noi donne abbiamo sofferto molto per questo. Abbiamo fatto tanto per promuovere la resistenza pacifica nei territori occupati e ci impegniamo anche per promuovere la solidarietà e l'armonia a livello sociale nei campi dei rifugiati: i nostri sforzi contribuiscono al mantenimento della pace nel Sahara occidentale.
  Purtroppo, oggi la nostra generazione ha visto che la comunità internazionale ci dà per scontati, dà tutto per scontato. Non abbiamo visto nessun passo concreto, nessuna proposta di soluzione né intenzioni autentiche volte a risolvere la causa dei saharawi, a darci la possibilità di votare, di fruire della possibilità normale dell'autodeterminazione.
  Con la nostra Unione, quindi, promuoviamo sì lo status delle donne, però cerchiamo anche di svolgere campagne di sensibilizzazione in una serie di campi, per migliorare ad esempio le condizioni sanitarie delle donne e dei campi, viste tutte le carenze in tanti campi e le circostanze così difficili di un campo di rifugiati. Cerchiamo di garantire un minimo di dignità.
  Non siamo rifugiati perché ci manca il pane. Noi abbiamo bisogno solo di volontà politica, non di aiuti materiali. Le risorse naturali della nostra zona possono garantire la nostra piena e soddisfacente alimentazione, addirittura contribuire ad affrontare la fame nel mondo. Quello che chiediamo è volontà politica per darci l'autodeterminazione, per darci legittimamente un nostro ruolo nella comunità internazionale e la possibilità di condividere la nostra esperienza di resistenza pacifica e di promozione di solidarietà e di armonia sociale.
  Grazie di quest'invito. Ovviamente, risponderò molto volentieri alle vostre domande.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al dottor Gianfranco Fattorini.

Pag. 4

  GIANFRANCO FATTORINI, Rappresentante dei giuristi americani presso il Consiglio dei diritti umani dell'ONU. Grazie mille. Il mio nome è Gianfranco Fattorini e sono Rappresentante dell'Associazione americana dei giuristi presso l'ufficio delle Nazioni unite a Ginevra. Da più di vent'anni lavoro nell'ambito ONU e dei meccanismi dei diritti umani.
  Vorrei ringraziare l'onorevole presidente del Comitato per l'invito e approfittarne solo per fare una piccola correzione alla sua presentazione, che tra l'altro mi permette di accorciare la mia.
  Sulla questione tecnica dice che i luoghi che vedono la presenza marocchina sono territori appartenenti al Marocco: vorrei semplicemente correggere col termine giuridico di «occupazione». Il territorio è occupato dal Marocco.
  In effetti, il Sahara Occidentale è sulla lista dei territori non autonomi dell'Assemblea Generale delle Nazioni unite dal 1963. Già a partire dal 1966, l'Assemblea Generale richiedeva alla potenza amministratrice, la Spagna, di organizzare il referendum. Sono più di cinquant'anni, adesso.
  Con la partenza della Spagna, nel febbraio del 1976, il Sahara Occidentale è divenuto l'unico territorio non autonomo che non ha una potenza amministratrice ed è l'unico dei sedici nella lista dell'Assemblea Generale sotto occupazione militare illegale.
  Al termine del conflitto, nel 1991 il Consiglio di sicurezza ha istituito la MINURSO, come giustamente ha detto l'onorevole presidente. Vorrei semplicemente ricordare il significato di questa sigla. Si tratta della Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale. Secondo il piano adottato dal Consiglio di Sicurezza su proposta del Segretario Generale dell'epoca e con l'accordo delle due parti in conflitto, il Reame del Marocco e il Fronte Polisario, il referendum avrebbe dovuto tenersi nei nove mesi successivi.
  Qual è la situazione attuale? Il territorio, come giustamente ha detto l'onorevole presidente, è diviso da un muro di 2.700 chilometri, disseminato da milioni di mine anti-persona. Amministrativamente, il territorio è sotto occupazione militare ed è stato annesso illegalmente dal Reame del Marocco, questo in termini legislativi e amministrativi. Vuol dire che il territorio occupato dal Marocco è stato suddiviso in regioni, e attiro la vostra attenzione di deputati sul fatto che nelle elezioni legislative marocchine ci sono attualmente membri del Parlamento che rappresentano il territorio occupato, il che in diritto internazionale non ha alcun senso, è completamente illegale. Questi parlamentari partecipano anche a incontri con dei parlamentari europei e nazionali, d'Europa, d'Africa e altro.
  Allo stesso modo, vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che – io direi purtroppo – il Consiglio di Sicurezza da qualche anno felicita il Consiglio Nazionale per i diritti umani marocchino per le attività svolte nel territorio occupato. Come ben si sa, il mandato di qualunque istituzione nazionale dei diritti umani si ferma al territorio nazionale, e non si estende a un territorio occupato.
  A partire dal conflitto, dalla fine del 1975, fino al cessate il fuoco del 1991, ci sono state evidentemente, come in tutte le guerre, delle violazioni gravi del diritto internazionale umanitario, violazioni che proseguono ancora oggi, consistano esse nella tortura o nel trasferimento di popolazioni civili, proibite dalla quarta Convenzione di Ginevra.
  Per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, prima di tutto vorrei fare menzione della situazione dei rifugiati: quarant'anni in campi profughi in mezzo al deserto. Si può immaginare la violazione di tutti i diritti umani, economici, sociali e culturali, a parte quelli civili e politici. Nei territori occupati, poi, le violazioni dei diritti umani sono sistematiche. Vuol dire che fanno parte del sistema di amministrazione della potenza occupante. L'occupazione non può persistere che grazie alla presenza massiccia dell'esercito marocchino, delle forze di sicurezza marocchine.
  Parliamo di violazione del diritto alla libertà di manifestazione, d'associazione, d'opinione, d'espressione, parliamo di pratica della tortura, che anche il Comitato Pag. 5contro la tortura delle Nazioni Unite ha già rilevato, così come il Relatore Speciale contro la tortura del Consiglio dei diritti umani. D'altra parte, c'è il caso che concerne uno dei condannati per i fatti di Gdeim Izik, la grande manifestazione del 2010, condannato a trent'anni di prigione. Altri sono stati condannati all'ergastolo, o altrimenti, la maggioranza, a venti, venticinque, trent'anni di detenzione. Il caso di questa persona, Ennaama Asfari, è ancora oggi davanti al Comitato contro la tortura, e le autorità marocchine continuano a negare.
  C'è poi la questione delle sparizioni. Sono migliaia i casi di saharawi spariti, casi che le autorità marocchine per anni hanno negato, fino all'arrivo della MINURSO nei territori, quando finalmente hanno riconosciuto un certo numero di casi. Anche in anni recenti, anche l'anno scorso, un collettivo di esperti spagnoli ha rinvenuto delle fosse comuni nel territorio sotto amministrazione del Fronte Polisario. Ancora centinaia di casi di sparizione, però, restano irrisolti. La sparizione viene anche considerata, rispetto ai familiari delle persone scomparse, come una forma di tortura.
  Che cosa si può fare concretamente? L'Alto Commissariato per i diritti umani nel 2006 ha inviato una missione che ha reso un rapporto che le autorità marocchine non hanno mai accettato che sia pubblicato, ma che si trova sul web. Per capire il contesto, i funzionari dell'Alto Commissariato dicono chiaramente nella prima delle loro conclusioni che tutte le violazioni dei diritti umani nel Sahara Occidentale, da una parte all'altra del territorio, come nei campi, proprio perché non possono vivere normalmente sul loro territorio, traggono origine dal fatto che non si può applicare il diritto all'autodeterminazione.
  Questo è il punto di partenza, che è stato ripetuto anche dal Comitato per i diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite e dal Comitato per i diritti civili e politici, rispettivamente nel 2015 e nel 2016, analizzando l'applicazione dell'articolo uno comune alle due Convenzioni e invitando le autorità marocchine a mettere in atto questo diritto all'autodeterminazione, e quindi ad accettare di organizzare il referendum.
  C'è un altro aspetto che concerne praticamente tutti gli Stati: quello delle risoluzioni adottate ogni anno dall'Assemblea Generale, per consenso, sulla questione dei territori non autonomi. Una di queste risoluzioni verte sulle attività economiche nefaste per i popoli dei territori non autonomi. Tra le disposizioni di questa risoluzione, si richiede a tutti gli Stati di mettere in opera atti legislativi, amministrativi e di altra natura per impedire le attività economiche nefaste per le popolazioni dei territori non autonomi.
  Immagino che conosciate tutto l’iter davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea relativo agli accordi tra l'Unione europea e il Marocco in materia di facilitazioni doganali, di pesca, che la Corte di giustizia ha dichiarato non applicabili al territorio del Sahara Occidentale proprio perché, secondo la risoluzione 2625 dell'Assemblea generale, i territori non autonomi hanno una personalità giuridica separata e distinta da quella delle potenze amministranti. Poi qui si parla di una potenza occupante.
  Nelle vostre relazioni di deputati con il vostro Governo effettivamente potreste chiedere quali atti legislativi, amministrativi e di altra natura il Governo italiano pone in essere per impedire le attività economiche delle persone fisiche e morali italiane nel territorio non autonomo.
  Per finire, a Ginevra abbiamo organizzato anche un gruppo di appoggio per la promozione e la protezione dei diritti umani nel Sahara Occidentale, gruppo che oggigiorno conta più di 180 organizzazioni della società civile mondiale. Tra le altre attività, abbiamo anche mandato delle lettere aperte all'Inviato speciale del Segretario Generale poco prima del primo round di negoziazioni nel mese di dicembre dell'anno scorso; recentemente, nel mese di marzo, ai membri del Consiglio di Sicurezza, prima dell'adozione dell'ultima risoluzione.
  A parte la focalizzazione sugli aspetti storici e giuridici della situazione del territorio, nelle nostre conclusioni facciamo anche delle proposte concrete per delle Pag. 6misure di confidence building tra le parti in conflitto, tra cui l'integrazione della componente dei diritti umani nella missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale e le visite regolari dei rappresentanti dell'ufficio dell'Alto Commissariato ai diritti umani.
  Un'altra delle risoluzioni dell'Assemblea Generale si focalizza sull'aiuto che il sistema delle Nazioni Unite intero e tutte le agenzie specializzate dovrebbero portare alle popolazioni dei territori non autonomi. Suggeriamo la creazione di una cooperazione tecnica nel campo dei diritti umani tra le Nazioni Unite, i rappresentanti legali, riconosciuti dall'Assemblea Generale, del territorio del Sahara Occidentale, ovvero il Fronte Polisario, e la Commissione nazionale dei diritti umani saharawi.

  PRESIDENTE. Prima di cedere la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, preavviso che purtroppo alle 15.50 dovremo concludere per esigenze legate ai lavori d'Aula.

  LAURA BOLDRINI. Voglio felicitarmi per la presenza della dottoressa Sueidat come Segretaria Generale delle donne saharawi. Le do il benvenuto in questa Camera. Fa molto piacere vederla qui e ascoltare quello che ci ha detto. È stato importante anche perché è stata una donna a dircelo.
  Ringrazio il dottor Fattorini per l'impegno, per avere inquadrato anche storicamente la questione non facile. Mi permetto di portare all'attenzione anche uno dei temi che forse non sono stati messi a fuoco.
  Non sono molto aggiornata, lo ammetto, ma prima di lasciare l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ricordo che esisteva un progetto tra i più utili per il popolo saharawi, quello di realizzare il ponte aereo tra i territori occupati e i campi di Tindouf. Questo ponte aereo aveva consentito ai nuclei familiari di continuare ad avere un rapporto, alle persone di non perdersi.
  Vorrei capire da voi se quel ponte aereo esiste ancora oggi, se è sottoposto a delle limitazioni. Vorrei avere da voi informazioni circa la libertà di movimento della popolazione saharawi a Tindouf, sapere se c'è ancora limitazione di movimento, se c'è la libertà e l'autorizzazione a poter lavorare in Algeria. Dei dettagli, perché so che le situazioni sono fluide, aiuterebbero questa Commissione a capire in quali condizioni di vita si vive sotto occupazione, ma anche nei campi profughi, laddove si sta in un altro Paese costretti dagli eventi della storia e da una situazione che da decenni vive una impasse generale anche a causa del mancato impegno della comunità internazionale.

  ANTONELLA INCERTI. Saluto con piacere e do il benvenuto alla rappresentante delle donne saharawi, la dottoressa Sueidat, al dottor Fattorini, alla dottoressa Olmi, a Omar Mih e a Fatima. Credo sia molto importante. Io parlo a nome dell'Intergruppo di amicizia con il popolo saharawi. Insieme a me ci sono altri colleghi, come Sarli, Olgiati, Zordan, che da qualche mese lavorano proprio per portare all'attenzione del Parlamento la situazione saharawi, che non ripercorro perché è stata ben illustrata dal dottor Fattorini.
  Il nostro impegno – anche questa è un'occasione per ribadirlo – c'è. C'è una risoluzione depositata presso questa Commissione di cui attendiamo un'eventuale calendarizzazione. Tra le altre cose, giustamente, vogliamo mettere in risalto il tema dei diritti umani, e insieme a tutte le altre indicazioni chiediamo – sintetizzo molto, visto che ho poco tempo – di adottare da parte del Parlamento italiano ogni iniziativa possibile per verificare quali sono le situazioni dei detenuti saharawi, quali le libertà di movimento, per avere la possibilità che anche rappresentanti internazionali possano accedere alla visita dei territori occupati.
  Si tratta di rilanciare a livello internazionale, insieme ai partner europei e ad altri organi e istituzioni comunitari, ogni iniziativa sul piano diplomatico che possa favorire la libertà di accesso, così come quei passaggi che venivano ricordati che riguardano appunto l'autodeterminazione del popolo saharawi. Pag. 7
  Dottor Fattorini, dal dicembre scorso abbiamo avuto un passaggio importante, sono ripresi i negoziati tra il Marocco e il Fronte Polisario. Ci sono stati due incontri, mi sembra uno a dicembre e uno a marzo, ma mi pare che siamo fermi. Chiedo un aggiornamento. Noi guardiamo con molta attenzione, perché questo è stato un passaggio comunque molto positivo in ogni caso. Credo, infatti, che da sei anni non ci fossero minimi contatti tra le due parti. Credo che quello sia un tavolo di grande importanza per trovare una possibile soluzione. Sappiamo che l'Inviato Köhler sta lavorando in modo positivo, ma chiedo al dottor Fattorini un aggiornamento.

  IVAN SCALFAROTTO. Intervengo soltanto per venti secondi per dire che la risoluzione di cui parlava la collega Incerti porta la mia prima firma e per mettermi a disposizione per tutto quello che sarà necessario anche per il prosieguo dei lavori.

  PRESIDENTE. Invito i nostri ospiti a intervenire in sede di replica.

  MINETU LARABAS SUEIDAT, Segretaria Generale delle donne saharawi. Vi ringrazio delle vostre domande.
  Per quanto riguarda la libertà di circolazione nei campi dei rifugiati, ho già detto che ho vissuto tutta la mia vita in un campo e non ho constatato nessun cambiamento sotto nessun aspetto. Le persone sono libere di andare, di muoversi, di uscire, di andare a est del muro, di cercare un'occupazione.
  Ovviamente, come rifugiati abbiamo delle limitazioni per quanto riguarda le possibilità di lavoro. Alcune organizzazioni umanitarie ci hanno offerto delle possibilità, ma sinceramente la maggior parte dei giovani è contraria a una normalizzazione della vita nei campi.
  Noi sappiamo che la nostra terra è ricca, in particolare di fosfato. Da solo, il valore del fosfato è pari al bilancio annuale dell'UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees). Non è giusto che ci siano dei progetti gestiti dall'esterno per migliorare il nostro sostentamento, quando noi sappiamo che la nostra terra, le nostre risorse vengono sfruttate. Questo, ovviamente, porta a uno stato psicologico di depressione generalizzata, soprattutto tra i giovani.
  Ci sono delle opportunità, ma non è quello che il nostro popolo vuole. Noi vogliamo istituzioni stabili, vogliamo lavori stabili con contratti stabili. Non vogliamo dei lavoretti informali. Vorremmo essere in grado di perseguire una carriera normalmente, come tutti coloro che vivono nel mondo libero.
  Quanto alle misure per il rafforzamento della fiducia – come gli incontri tra le famiglie nei territori occupati, il ponte aereo – c'è stata un'interruzione e sono ferme da qualche anno. Si parla di rimetterle in funzione.
  Ovviamente, noi apprezziamo ogni iniziativa che ci mantenga in contatto con le nostre famiglie, con i nostri parenti, come gli sforzi per un progresso del negoziato, tutte le azioni dell'ONU e le prese di posizione per la tutela dei diritti fondamentali. Il diritto «più fondamentale» di tutti, però, è l'autodeterminazione.

  GIANFRANCO FATTORINI, Rappresentante dei giuristi americani presso il Consiglio dei diritti umani dell'ONU. Vedo che sono già le 15.50, quindi cercherò molto rapidamente di rispondere alle domande.
  Un po’ più di un anno fa, avevamo incontrato l'Alto Commissario Grandi e avevamo affrontato anche questa questione. La sua risposta è stata che ci vuole la volontà politica di ambo le parti. Sappiamo che c'è la volontà del Fronte Polisario, quindi ne abbiamo dedotto che è dall'altra parte che ci sono dei problemi.
  Quanto ai prigionieri, sì, anche quella è una violazione persistente del diritto internazionale umanitario nella misura in cui i detenuti politici, in caso di occupazione straniera, devono essere giudicati e detenuti sul territorio occupato. Questa gente è stata giudicata ed è detenuta nel territorio del Regno del Marocco.
  Quanto all'accesso al territorio, si sa che sono tanti anni che un certo numero di missioni (di parlamentari, giuristi, avvocati, giornalisti, ong) è stato impedito dalla potenza Pag. 8 occupante. D'altra parte, anche il Segretario Generale nel suo ultimo rapporto al Consiglio di Sicurezza fa notare che c'è un'assenza di sorveglianza dei diritti umani e di rapporti.
  Quanto alle negoziazioni, in ogni caso è un punto positivo che abbiano ripreso. Anche lì sappiamo che ci sono degli ostacoli. Comunque, è positivo che sia già nell'agenda un terzo appuntamento tra le parti.
  Per noi, fondamentalmente, ribadisco che si tratta di un territorio non autonomo sulla lista dell'Assemblea Generale, quindi sotto sorveglianza del Comitato speciale dell'Assemblea Generale per l'applicazione della risoluzione 1514, che verte sulla concessione dell'indipendenza ai popoli e ai territori coloniali.
  Le negoziazioni devono proseguire. Fondamentalmente, sta poi al popolo saharawi decidere. Questa missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale dovrà finalmente poi organizzare questo referendum. È una discussione che abbiamo anche con gli ambasciatori marocchini a Ginevra. Loro sostengono che i saharawi non vogliono più l'indipendenza; allora, perché non organizzare il referendum? Il Fronte Polisario ha già dichiarato che, se il popolo saharawi decide di far parte del territorio del Reame, lascerà libera la scelta al popolo.
  Per contro, il Segretario Generale nel suo rapporto del 2016 al Consiglio di Sicurezza ha fatto rilevare che l'allora Ministro degli affari esteri marocchino dichiarava che la questione del Sahara Occidentale era già regolata nella misura in cui il territorio apparteneva al Reame.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti della partecipazione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.