XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Mercoledì 6 marzo 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 4 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 8 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 9 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 9 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 9 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 9 
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 9 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
IOLANDA DI STASIO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), ministro plenipotenziario Fabrizio Petri

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), ministro plenipotenziario Fabrizio Petri, che saluto e ringrazio per la sua partecipazione ai lavori di questo Comitato.
  Il ministro è accompagnato dalla professoressa Cristina Carletti e dalla dottoressa Concetta Trovato.
  Il CIDU, di cui quest'anno si celebra il quarantesimo anniversario dall'istituzione, è stato pensato allo scopo di assolvere in via principale agli obblighi assunti dall'Italia in esecuzione di numerosi accordi e convenzioni adottati sul piano internazionale nella materia della protezione e promozione dei diritti umani.
  Collocato nel quadro organico del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale presso la Direzione generale per gli affari politici e di sicurezza, è composto da rappresentanti di ministeri, amministrazioni ed enti che a vario titolo si occupano delle tematiche dei diritti umani, tra cui la Presidenza del Consiglio dei ministri, nello specifico i Dipartimenti per le politiche della famiglia, per le pari opportunità e l'Ufficio per la parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e sull'origine etnica-UNAR.
  Lasciando al ministro Petri l'illustrazione delle attività principali del CIDU, mi limito a segnalare che il Comitato interministeriale agisce come focal point in Italia degli organi di monitoraggio, degli organismi internazionali delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa e dell'Unione europea.
  Anche se del Comitato non fanno parte rappresentanti delle organizzazioni non governative, nel corso degli anni i contatti con la società civile si sono intensificati, sia coinvolgendo i rappresentanti delle ong nella fase di raccolta degli elementi necessari alla predisposizione dei citati rapporti, sia organizzando audizioni e incontri su alcuni temi per il cui approfondimento è apparso essenziale il contributo della società civile.
  A titolo d'esempio possono essere menzionati i seguenti settori: situazione dei Rom in Italia, ruolo dei difensori civici, razzismo e discriminazione, diritti dei minori, diritti delle donne e traffico di esseri umani.
  È da segnalare, infine, l'azione – di recente avviata dal CIDU – di ricognizione delle raccomandazioni e dei rilievi indirizzati all'Italia da parte di organismi internazionali, incaricati del monitoraggio del rispetto da parte degli Stati delle norme internazionali in materia di diritti umani. Tale attività si propone in particolare di verificare la fondatezza dei medesimi e di Pag. 4individuare, ove necessario, le eventuali misure correttive da adottare.
  Prima di dare la parola al nostro ospite, desidero sottolineare che con questa audizione il nostro Comitato riprende il consueto e assiduo rapporto con il Comitato interministeriale. Ricordo infatti che nel corso della passata legislatura è stato audito ben quattro volte il predecessore del ministro Petri, il ministro Gian Ludovico De Martino.
  Ricordo altresì che è in corso il terzo ciclo della Revisione periodica universale, che interessa il nostro Paese. Pertanto vorremmo avere al riguardo informazioni dal ministro Petri, in particolare sul ruolo che può avere il Parlamento in tale processo, oltre che nel fare il passo decisivo per avviare la Commissione nazionale indipendente sui diritti umani. Al riguardo segnalo che è stato avviato presso questo ramo del Parlamento l'esame abbinato delle proposte di legge di iniziativa dei colleghi Scagliusi ed altri e Quartapelle ed altri, che istituiscono la Commissione nazionale per la promozione e protezione dei diritti umani.
  Nella seduta del 19 dicembre 2018 la Commissione affari costituzionali ha deliberato di adottare come testo base per il seguito dell'esame la proposta di legge Scagliusi ed altri.
  Do quindi la parola al ministro Petri affinché possa svolgere il suo intervento.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie, Presidente Di Stasio per questo invito, che, come ha voluto ricordare, riprende una importante tradizione di rapporti che speriamo possa essere sempre più costruttiva e proficua.
  Lei ha fatto una presentazione impeccabile del CIDU, quindi, anche se avevo preparato una prima parte per presentare cosa fa il CIDU, non la farò, perché è stato già spiegato in termini perfetti.
  Riprendo immediatamente il punto della discussione in corso, su cui tornerò, relativo all'istituzione di una Commissione nazionale indipendente, ribadendo che, non essendoci in Italia ancora questo organismo, il Comitato che io presiedo, pur non essendo indipendente perché è un Comitato del Governo, svolge un'azione di supplenza sia nel quadro della promozione, sia nel quadro dei rapporti con la società civile, che, come vedrete man mano che andrò avanti con la mia relazione, su vari settori è diventata veramente qualcosa di importante nel quadro nazionale.
  Ringraziandovi ancora, anche – lo dico a titolo personale – per la presenza dell'onorevole Di Stasio alle celebrazioni dei quarant'anni del CIDU che abbiamo voluto fare il 2 ottobre scorso, in occasione della Giornata mondiale della non violenza (e vi ringrazio ancora per aver ricordato qui che il CIDU compie quarant'anni), inizierei la mia relazione ricordando quello che il nostro Comitato fa innanzitutto con la più importante organizzazione internazionale, quella a mandato generale, le Nazioni Unite.
  Il Comitato che io presiedo è infatti, come ha voluto ricordare l'onorevole Di Stasio, il focal point o, in termini più generali, il referente per il sistema internazionale dei diritti umani. Noi scriviamo ogni anno un rapporto al Parlamento, quindi non entro ora nel dettaglio delle cose che facciamo, però vorrei ricordare alcune cose molto importanti, perché sono i momenti chiave nella vita dei diritti umani a livello internazionale, ovvero quando un Paese va a rappresentare la propria posizione presso i Comitati delle Nazioni Unite.
  Nell'ultimo anno e mezzo (io ho assunto l'incarico nel settembre 2016) ho avuto la fortuna, forse perché sono diventato uno dei più esperti al mondo, di aver fatto già cinque esami (uso questa parola, non del tutto esatta). Si discute in maniera costruttiva con il Comitato delle Nazioni Unite sulla base del rapporto che viene fatto dal nostro Comitato, e il Comitato dell'ONU poi fa delle raccomandazioni.
  Il 9 e 10 marzo 2017 siamo stati al Comitato per le libertà civili e politiche, cioè il Comitato che sovrintende alla Convenzione sui diritti civili e politici (CCPR); siamo stati il 3 e il 4 luglio al Comitato per la Convenzione per la discriminazione contro le donne (CEDAW); siamo poi stati nel novembre 2017 al Comitato per la Convenzione per la lotta alla tortura, siamo stati pochi giorni fa, il 22 e 23 gennaio, al Pag. 5Comitato per l'infanzia, dove l'Italia ha discusso il Rapporto Paese relativo alla Convenzione per l'infanzia. Infine, tra qualche settimana, per la prima volta, andremo a discutere il Rapporto Paese sulla Convenzione per le sparizioni forzate.
  Tutti questi sono momenti molto complessi, in cui c'è anche il rapporto con la società civile che scrive dei rapporti ombra, e ci sono delle dinamiche per cui per due giorni, insieme a una delegazione normalmente a guida politica e, nel caso non ci sia la guida politica, guidata dal sottoscritto come presidente del Comitato, si fa una disamina completa del tema in questione.
  Ovviamente da qualche anno è subentrata la cosiddetta «Revisione periodica universale», di cui lei mi ha chiesto in che maniera il Parlamento potrebbe essere coinvolto e ovviamente vi dirò quello che noi pensiamo potrebbe essere un percorso. Ci tornerò successivamente perché la Revisione periodica universale è uno strumento innovativo e molto importante, e stiamo per accingerci al terzo ciclo.
  Quello che però voglio dire sul rapporto che il Comitato che presiedo ha con le Nazioni Unite (questo è un punto politico) è che il lavoro del nostro Comitato ha aiutato in maniera essenziale l'elezione italiana al Consiglio dei diritti umani, avvenuta nello scorso ottobre. L'Italia è entrata nel Consiglio dei diritti umani per un triennio, cioè quest'anno, il prossimo e quello successivo. L'elezione è andata benissimo, abbiamo avuto il più alto numero di voti tra i Paesi occidentali, cosa di cui essere onorati.
  Il Comitato che presiedo, dovendo essere l'organismo che dialoga con il sistema dei diritti umani, con tutto il lavoro che vi ho detto (questi Comitati, tutte le visite che organizziamo per i Relatori Speciali, tutta una serie attività) ha contribuito in maniera veramente sostanziale al buon esito della candidatura italiana.
  È quindi molto importante che anche nel disegno di legge sull'istituzione della Commissione nazionale indipendente venga anche rafforzato il ruolo del CIDU, perché il nostro Comitato è veramente un meccanismo di follow up and reporting, che svolge una funzione essenziale per rappresentare ciò che il nostro Paese fa nel sistema delle Nazioni Unite.
  Oltre alle Nazioni Unite, il nostro Comitato lavora moltissimo con l'Unione europea e il Consiglio d'Europa. Con l'Unione europea io sono il focal point, in questo caso ho una funzione specifica di liaison officer (la professoressa Carletti accanto a me è l'altra liaison officer), presso l'Agenzia dei diritti fondamentali (Fundamental Rights Agency), che ha sede a Vienna.
  L'Agenzia dei diritti fondamentali è ovviamente un'Agenzia nuova (c'è solo da dieci anni), quindi conta molto su quello che fanno gli Stati. Il nostro Comitato ogni anno fa due eventi insieme all'Agenzia dei diritti fondamentali proprio per cercare di favorire il dialogo con le istituzioni europee di cui, per quanto riguarda i diritti umani, l'Agenzia è l'organismo di riferimento.
  Tengo a ricordare due cose che potrebbero essere suscettibili di ulteriori sviluppi, se il presidente lo riterrà. Seguendo un input della Fundamental Rights Agency stiamo facendo un enorme lavoro su communicating rights, cioè su cosa fare affinché la comunicazione sui diritti umani diventi efficace. L'Agenzia dei diritti fondamentali ha fatto un vademecum su dieci punti chiave, noi come Comitato abbiamo invitato gli amici della Fundamental Rights Agency a venire in Italia e abbiamo fatto una grossa conferenza con tutti gli attori chiave italiani, tra i quali l'Ordine dei giornalisti (non entro nel dettaglio, sono tutte cose scritte nel Rapporto al Parlamento).
  Tengo però a sottolineare che questo è forse uno dei punti più importanti per cercare di favorire un percorso culturale nel Paese attento ai diritti umani. Riprendiamo questo tema anche nel quadro dell'azione che facciamo con Business human rights, cioè imprese e diritti umani, su cui abbiamo un piano d'azione ad hoc, ma su questo tornerò successivamente.
  La seconda cosa molto importante che facciamo con l'Unione europea è un lavoro sull'arte contemporanea. La Farnesina sta lanciando l'iniziativa di una mostra, che poi dovrà andare a Vienna e a Ginevra, sui rapporti tra arte contemporanea e diritti Pag. 6umani, perché intendiamo favorire sempre di più la conoscenza dei diritti umani. Questa mostra verrà fatta dalla Collezione Farnesina di arte contemporanea e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, che è una delle più importanti al mondo, proprio perché vogliamo fare un discorso pubblico/privato.
  Con il Consiglio d'Europa ovviamente abbiamo una serie infinita di cose, però qui vorrei citarvi tre cose importanti. La prima è che c'è una piattaforma per la protezione dei giornalisti. Come Comitato da dicembre scorso abbiamo cominciato a ragionare su questo e a dare informazioni su cosa succede per la protezione dei giornalisti. Ieri ci è arrivata la lettera che ci informa che la settimana prossima verrà in visita in Italia il Comitato per la prevenzione della tortura, che per loro disposizioni comunicano la visita solo una settimana prima.
  Tutta la settimana prossima ci sarà quindi la delegazione e ovviamente, qualora lo riteniate, possiamo chiedere a questa delegazione se sia interessata ad un dialogo con voi. Il Comitato per la prevenzione della tortura sarà in Italia perché vuole concentrarsi sul 41-bis, visitare innanzitutto il carcere di Opera a Milano. Peraltro, hanno diritto ad accedere ovunque lo ritengano, inclusi il sistema sanitario, gli ospedali psichiatrici.
  La seconda cosa di cui vi informo è che a giugno verrà in Italia la dottoressa Anna Rurka, presidente della Conferenza delle ong del Consiglio d'Europa. La dottoressa Rurka viene in Italia per fare un giro d'orizzonte su come l'Italia interagisce con la società civile, quindi se voi lo desidererete, anche alla dottoressa Rurka potremo chiedere se sia interessata ad avere un contatto con voi.
  Fatte queste premesse su quello che stiamo facendo con i principali organismi internazionali, vorrei concentrarmi su alcuni temi che il CIDU sta portando avanti, e il primo è la Revisione periodica universale (UPR), perché quest'anno l'Italia sta andando al terzo ciclo. Attualmente siamo nel secondo ciclo che è iniziato nel 2014 e finirà quest'anno, a novembre. Il 4 novembre l'Italia è chiamata a fare il cosiddetto «terzo ciclo», cioè avremo una mattinata intera di esame-Paese.
  L'UPR è un percorso estremamente complesso, qualora lo riteniate possiamo mandarvi una scheda che lo spiega nel dettaglio. La cosa fondamentale (vengo a rispondere alla sua domanda, presidente) è che il Governo italiano il 5 agosto invierà alle Nazioni Unite il Rapporto sullo stato dell'arte dei diritti umani in Italia, sulla base ovviamente del secondo ciclo, cioè delle domande che ci erano state fatte. L'Italia aveva avuto 186 raccomandazioni, di cui ne abbiamo accettate 176.
  Due anni fa, su base volontaria, l'Italia, grazie soprattutto al lavoro della professoressa Carletti, ha fatto una revisione di medio termine solo scritta, che non è un obbligo, ma che l'Italia ha fatto proprio perché c'era la candidatura al Consiglio per i diritti umani e abbiamo voluto far vedere che rispettavamo ancora di più di quanto richiesto. Sono lavori molto complessi che è importante fare insieme al Parlamento, e vi manderemo un elenco di alcuni provvedimenti che nel secondo ciclo l'Italia si era impegnata a fare e che ancora non sono stati realizzati, quindi se per caso da qui ad agosto, cioè prima di quando scriveremo il nostro rapporto, ci fossero degli avanzamenti su questi temi, sarebbe una cosa importante e un successo ulteriore.
  Il 25 marzo faremo una prima riunione di un gruppo di lavoro che abbiamo creato ad hoc con tutte le amministrazioni per redigere questo rapporto, che dovremo inviare il 5 agosto. Sono a disposizione, quando il Comitato riterrà, per venirvi a riferire dei lavori di questo gruppo di lavoro, quindi tra i mesi di giugno e il mese di luglio, quando saremo andati avanti nei lavori, al fine anche di recepire le vostre osservazioni. Tenete conto che il rapporto che viene fatto è un rapporto istituzionale del Governo, però è molto importante per noi tenere vivissimo il rapporto con tutte le vostre sensibilità, quindi qualora voi lo riteniate, come immagino, noi siamo a totale disposizione per venirvi a raccontare e nel caso coinvolgervi nelle riunioni, però questa è una cosa diversa perché sono Pag. 7riunioni molto tecniche che vengono fatte con le amministrazioni.
  Nel mandarvi una scheda che vi spiega cosa sia l'UPR, vorrei dirvi quali sono, sulla base del secondo ciclo, le cose ancora in sospeso. Qui faccio una piccola parentesi, perché è importante ricordare che l'importanza della Revisione periodica universale è che per la prima volta i Paesi membri delle Nazioni Unite si parlano, perché prima il rapporto era solo tra le istituzioni delle Nazioni Unite, il Paese e la società civile: la società civile fa un rapporto ombra, le Nazioni Unite fanno le domande, il Paese risponde. Con la UPR ora i Paesi intervengono, quindi la Tunisia chiede qualcosa all'India, l'Italia chiede qualcosa alla Germania. Questo è l'aspetto molto interessante e innovativo della Revisione periodica universale.
  Noi arriveremo al terzo ciclo a novembre con un buon risultato, perché è stata fatta la legge sulle unioni civili su cui c'erano molte raccomandazioni, è stata fatta la legge sui minori accompagnati, abbiamo fatto la legge sulla tortura. Quindi molti dei punti che erano nel secondo ciclo sono stati portati a termine.
  Siamo invece purtroppo carenti sull'istituzione di una Commissione nazionale indipendente. Abbiamo creato il Garante per i detenuti (c'erano alcune raccomandazioni per le persone private della libertà), ma non abbiamo ancora creato la Commissione nazionale. Prendo atto, presidente, di quello che lei ha detto, il nostro auspicio sarebbe che almeno una delle due Camere la potesse approvare, però non sappiamo se ciò sarà possibile.
  Ovviamente per qualsiasi cosa voleste chiedermi sono a vostra esposizione, tenete solo conto che la mancanza di questa Commissione crea un vulnus, perché tutte le Commissioni del mondo si riuniscono e noi non ci siamo, emergono nuove idee, emerge un dialogo internazionale sui diritti umani da cui l'Italia è esclusa, è una cosa incomprensibile innanzitutto ai nostri partner.
  In più, tutte le organizzazioni delle Nazioni Unite, non avendo noi una Commissione indipendente che fa da coscienza critica e dialoga con le istituzioni, si sentono in dovere di essere ancora più severe quando esaminano l'Italia, non essendoci chi lo fa in Italia. Per tutte queste ragioni auspichiamo che venga istituita.
  Vorrei ricordare che noi abbiamo due importantissimi piani d'azione, un Piano d'azione, di cui abbiamo discusso molto questa mattina, «Donne, Pace e Sicurezza», e un piano d'azione su «Imprese e diritti umani». Per quanto riguarda il primo, per tornare anche al discorso del rapporto tra arte contemporanea e diritti umani, abbiamo realizzato un opuscolo che riproduce il Piano d'azione con abbinate delle opere d'arte della Collezione Farnesina, per portare avanti il dialogo tra arte contemporanea e diritti umani.
  Questa mattina durante la Conferenza mi è stata fatta una domanda e la Presidente Grande è stata molto gentile e ha ricordato proprio all'inizio della sessione che il Comitato interministeriale sta lavorando a redigere il nuovo Piano d'azione.
  Come lei sa, presidente, sono anche a capo di un'associazione LGBT del Ministero degli esteri: quando mi hanno dato l'incarico di presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani la prima cosa che ho dovuto fare è stato proprio fare il nuovo Piano d'azione e ho voluto fare un enorme sforzo verso la società civile, che ci è stato riconosciuto in un rapporto ombra fatto alle Nazioni Unite dalla società civile, perché per la prima volta abbiamo completamente ribaltato il rapporto e abbiamo coinvolto la società civile totalmente nella scrittura del Piano.
  Adesso (è questo un annuncio che voglio fare qui), per preparare il nuovo Piano abbiamo deciso di fare un ulteriore salto di qualità (badate che questa cosa non la fa nessun Paese al mondo) e abbiamo deciso di convocare il 20 marzo una riunione metodologica, in cui chiamiamo la società civile a dirci in che maniera vorrebbe elaborare il Piano. Poi non è detto che lo faremo come vogliono loro, però vogliamo instaurare un dialogo che va alla radice di come strutturare il Piano per poter arrivare alla fine dell'anno o all'inizio dell'anno prossimo (perché la buona notizia è che il Parlamento ha deciso di prorogare per un Pag. 8anno i finanziamenti al Piano attuale, e abbiamo tempo), anche per la mancanza di una Commissione nazionale indipendente, avendo realizzato un enorme lavoro con la società civile, e questo lavoro è vero, è sul terreno.
  Chiediamo loro di dirci come concepirebbero il piano al posto nostro, per voler dialogare nella maniera più trasparente e costruttiva possibile con la società civile. Questo per quanto riguarda il Piano d'azione «Donne, pace e sicurezza».
  L'altro Piano d'azione, che riguarda un settore in enorme crescita, è quello su impresa e diritti umani. A questo riguardo noi abbiamo fatto una pubblicazione curata dalla professoressa Carletti con il forward del professor Giovannini, anche questa con le opere della Collezione Farnesina, in cui abbiamo messo tutte le più importanti normative in tema di impresa e diritti umani. Questo tema è totalmente collegato all'Agenda 2030. Il nostro Piano d'azione parte proprio con il collegamento con l'Agenda 2030, si basa sul principio numero 8 dell'Agenda 2030, il lavoro dignitoso, vuole mirare a sostenere le categorie vulnerabili e ha dentro tutto il discorso ambientale, quindi è un piano d'azione molto ampio.
  In più, l'anno scorso l'Italia è stato il primo Paese che ha fatto una revisione di medio termine. L'abbiamo fatta ascoltando ottanta voci (imprese, mondo accademico, società civile) in quello che si chiama approccio multi-stakeholder, abbiamo fatto tre sessioni ascoltando oltre ottanta voci, un lavoro enorme di cui le Nazioni Unite ci hanno chiesto di parlare a novembre dell'anno scorso, quando siamo andati al Forum Business and human rights delle Nazioni Unite: ci hanno fatto parlare come primo Paese proprio perché è stata un'esperienza per ora unica. Anche questa la ricordo per sottolineare il dialogo con la società civile.
  I giornali e la televisione sono imprese, quindi abbiamo deciso, su input anche di «Ossigeno per l'informazione», la più importante associazione di giornalisti indipendenti italiana, di mettere nel Piano d'azione revisionato una norma che prevede la formazione dei giornalisti nel campo dei diritti umani. Andrò a Perugia il 3 aprile al Festival del giornalismo per parlare di questo tema.
  La seconda cosa è quella che diceva lei, presidente, cioè il Piano d'azione «Imprese e diritti umani»: è uno strumento volontario, però sta suscitando un enorme interesse a livello globale (il Giappone se ne vuole dotare ed è venuto a trovarci, l'India se ne vuole dotare, la Corea se ne vuole dotare, i Paesi occidentali lo hanno già), sta diventando uno strumento sempre più forte e le grandi imprese italiane (noi lavoriamo con Generali, ENEL, ENI) stanno tutte facendo veramente uno sforzo.
  Anche sui temi che lei diceva noi siamo a totale disposizione, il Piano di azione è un work in progress, quindi può essere ulteriormente modificato e applicato in maniera interpretativa. Noi siamo a totale disposizione sui temi che lei citava per dialogare.
  Ho fatto un quadro abbastanza articolato, ovviamente noi trattiamo tantissime altre cose, quindi siamo a disposizione per qualsiasi domanda, però questi sono quelli su cui stiamo intervenendo. Tenete conto che si tratta di temi trasversali, per cui nel piano «Imprese e diritti umani» ci sono dentro i migranti, l'infanzia, il lavoro delle donne, LGBT, la disabilità (noi facciamo un enorme lavoro con la disabilità, con il viceministro Zoccano stiamo lavorando tantissimo). Anche il Piano d'azione «Donne, pace e sicurezza» è trasversale, dentro ci sono le donne difensori dei diritti umani, i bambini.
  L'altro tema per noi fondamentale sono le categorie vulnerabili e i difensori dei diritti umani, tema che ovviamente sta diventando sempre più importante, quindi ci sono questi temi trasversali su cui come Comitato ci applichiamo quando trattiamo i singoli argomenti.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi, desidero fare una piccola precisazione inerente la Commissione indipendente, perché non è materia di competenza di questa Commissione, ma della Commissione affari costituzionali. Tuttavia, sarà compito di questo Comitato sollecitare affinché Pag. 9 si concluda quanto prima l'iter di approvazione.
  Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  IVAN SCALFAROTTO. Solo per ringraziare il ministro per essere qui; ci conosciamo da un po’ per precedenti esperienze mie di governo e anche per interessi comuni su questa materia.
  Vorrei sottolineare che prendiamo in carico anche noi come gruppo del Partito democratico questa sollecitazione per la creazione della Commissione indipendente, perché credo che questa sia una delle questioni pendenti rispetto al lavoro di UNAR. Si è spesso discusso di chi controlli il controllore, perché evidentemente, nel momento in cui l'Agenzia o la Commissione che si occupa di fare le pulci all'autorità politica è controllata dall'autorità politica, la sua capacità di elaborare e di approfondire diventa molto più complicata.
  Vorrei approfittare dell'occasione, poiché sono anche il segretario del Comitato e ho sentito la presidente dichiarare che ci faremo parte diligente per sollecitare la Commissione affari costituzionali. Chiedo peraltro se lei, presidente, sappia se sia stato già presentato un disegno di legge.

  PRESIDENTE. Sì, a prima firma Scagliusi.

  IVAN SCALFAROTTO. Benissimo, perché auspicherei che questo disegno di legge fosse firmato da più componenti politiche; sarebbe bello se noi ci facessimo carico di questa iniziativa bipartisan, posto che riguarda temi che non sono partigiani, ma hanno a che fare con la civiltà giuridica del Paese. Penso che sarebbe un bel segnale di unità se tutte le forze politiche fossero coinvolte e non fosse soltanto una iniziativa governativa.
  Questo darebbe anche una maggiore legittimazione e una maggiore autorevolezza al disegno di legge, e forse anche in termini di speditezza dell’iter legislativo questa sarebbe una garanzia che in Conferenza dei capigruppo avremmo una maggiore attenzione nel calendarizzare questa iniziativa.
  Per il resto vorrei soltanto ringraziare per quello che fate. Conosco le attività del presidente Petri su Globe, il network di dipendenti LGBT della Farnesina, che credo sia assolutamente una best practice. Non credo che altre amministrazioni ospitino una simile iniziativa, ma penso che sia molto importante anche perché, per i dipendenti della Farnesina, l'incarico diplomatico comporta trasferimenti all'estero, e quindi interpretazioni del concetto di nucleo familiare le più ampie possibili servono anche a fare in modo che i nostri diplomatici possano viaggiare sicuri e possano, nei quattro anni che magari diventano otto che trascorrono all'estero, giustamente condividerli con i loro cari.
  Questa mi pare una cosa giusta, che ci mette al pari di altri Paesi che hanno policy simili. Penso che sia una best practice per l'Italia e quindi volevo ringraziarvi, oltre che per tutto il lavoro, anche per questo.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che intendono intervenire, do la parola al ministro Petri per la replica.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie, presidente. Chiedo scusa se mi sono espresso in maniera inappropriata, sapevo ovviamente che si tratta della Commissione affari costituzionali.
  Il Comitato che presiedo, già prima di me ma, per le ragioni che ho esposto, anche grazie al mio impulso, svolge un'azione di supplenza per la mancanza in Italia di una Commissione nazionale indipendente. Tuttavia è una supplenza limitata solo all'aspetto promozione e al rapporto con la società civile, mentre la presenza in Italia di una Commissione simile avrebbe ben altra portata.
  Mi permetto di ricordare che è un percorso che si lega a qualcosa di molto italiano, di molto profondo, perché riguarda la cosiddetta «sottrazione dell'individuo dagli abusi di potere», che era cominciata con Cesare Beccaria con l'abolizione della tortura e della pena di morte, e questo percorso Pag. 10 ha fatto sì che adesso i Paesi più avvertiti sul piano dei diritti umani si siano resi conto che bisogna dotarsi di una coscienza critica, che possa garantire sempre di più che l'individuo sia sottratto agli eventuali abusi di potere, e in questo senso è stata creata la Commissione.
  Questa idea della NHRI, National Human Rights Institution, che si può chiamare authority o Commissione indipendente, è un'idea che è nata vent'anni fa e che ormai è diventata un'idea universale, ma è legata ad un percorso profondamente italiano. Questo è un aspetto molto importante.
  Ringrazio l'onorevole Scalfarotto per alcune osservazioni che ha fatto, ovviamente uno dei fronti nuovi che negli ultimi anni si sono sviluppati a livello internazionale sui diritti umani è il fronte dei diritti delle persone LGBT. Su questo fronte ci sono tanti aspetti e il Comitato che presiedo cerca di fare un'azione di mainstreaming, quindi di portare il tema LGBT laddove ogni volta si tocca un tema settoriale dei diritti umani, quindi per esempio nel quadro del piano d'azione su «Diritti umani e impresa» ci sono dentro disposizioni a favore di quello che le imprese possono fare per i dipendenti LGBT.
  Questo è stato fatto nel 2016, mentre le Nazioni Unite solamente l'anno dopo, nel 2017, hanno varato una strategia per le imprese nel campo dei diritti umani delle persone LGBT. La stessa cosa stiamo facendo con le persone con disabilità, stiamo lavorando tantissimo con le associazioni delle persone con disabilità, a iniziare da quella che presiedeva il viceministro Zoccano prima di assumere l'incarico di governo, e con tutte le altre. Stiamo facendo questo lavoro per favorire il mainstreaming dei temi legati alle disabilità in tutti i vari settori, quindi di nuovo Business and Human Rights, Donne Pace e Sicurezza. Ogni volta che trattiamo un tema di diritti umani mettiamo dentro anche le categorie vulnerabili, come ad esempio le persone con disabilità, le donne, l'infanzia, le persone LGBT, le categorie dei migranti, e questo è un grosso sforzo che noi facciamo.
  In tempi più recenti anche le Nazioni Unite su alcune materie come il tema LGBT hanno cominciato a battere dei colpi (prima non c'era nulla) ed è stata creata una figura ad hoc di Inviato Speciale, esperto indipendente per quello che si chiama SOG, Sexual orientation gender identity, che le Nazioni Unite hanno creato tre anni fa, figura con cui come Comitato dialoghiamo.
  In generale dialoghiamo con tutte le procedure speciali delle Nazioni Unite, e voi lo sapete bene perché quando vengono in Italia poi vengono sempre in audizione. L'ultima è stata la Relatrice Speciale per le moderne forme di schiavitù, Urmila Bhoola, e adesso ci sono per il Consiglio d'Europa le due visite che vi ho citato, che sicuramente saranno ulteriori occasioni.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Petri per la disponibilità a collaborare con questo Comitato e per gli spunti di lavoro che ci ha fornito.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.