XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Mercoledì 27 marzo 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Grande Marta , Presidente ... 3 
Panunzi Maria Grazia , presidente Associazione italiana donne per lo sviluppo-AIDOS ... 3 
Burbo Stefania  ... 5 
Grande Marta , Presidente ... 7 
Suriano Simona (M5S)  ... 7 
Panunzi Maria Grazia , presidente Associazione italiana donne per lo sviluppo-AIDOS ... 8 
Cirillo Paola , vicepresidente Associazione italiana donne per lo sviluppo-AIDOS ... 8 
Burbo Stefania  ... 9 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 9 
Grande Marta , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'audizione di rappresentanti di AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo.
  Saluto e ringrazio per la loro disponibilità a prendere parte ai nostri lavori la dottoressa Maria Grazia Panunzi e Paola Cirillo, rispettivamente presidente e vicepresidente di AIDOS, accompagnate da Claudia Perez Martinez e Stefania Burbo, focal point dell'Osservatorio per la salute globale, che è una rete che aggrega undici ong e che sta promuovendo un progetto di studio nel Corno d'Africa con la partecipazione di alcuni parlamentari.
  Fin dalla fondazione nel 1981, AIDOS ha lavorato con progetti sul campo e con l'impegno profuso anche nelle sedi internazionali per costruire, promuovere e difendere i diritti, la dignità e la libertà di scelta di donne e ragazze. L'associazione è stata riconosciuta nel 1992 dalla Farnesina come ente idoneo a gestire i fondi pubblici per la realizzazione di progetti di cooperazione allo sviluppo.
  L'approccio di AIDOS, che lavora in partenariato con organizzazioni e istituzioni locali, nasce quindi dal dialogo ininterrotto e paritario con le organizzazioni femminili e non governative di tutto il mondo e con chi si occupa di diritti umani, diritti delle donne e delle comunità LGBT. Ha status consultivo speciale presso l'ECOSOC (Economic and Social Council) ed è partner strategico in Italia dello United Nations Population Fund.
  Con la sua attività AIDOS intende influire positivamente sulle politiche governative, per contribuire a migliorare le condizioni di vita di tutte le donne e della popolazione del Paese interessato. Per questo tutti i progetti di AIDOS prevedono anche un'importante attività di informazione e advocacy.
  Nell'ambito di queste campagne di sensibilizzazione e informazione segnalo che il prossimo 10 aprile AIDOS organizza, in collaborazione con il citato Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione e la Cattedra Unesco «Popolazione, migrazioni e sviluppo», un convegno per la presentazione del Rapporto sullo stato della popolazione del mondo 2019.
  È stata proposta dalle nostre ospiti la proiezione di un breve video preliminare all'audizione, che adesso vedremo, per poi passare loro la parola.

  (Segue proiezione video)

  MARIA GRAZIA PANUNZI, presidente Associazione italiana donne per lo sviluppo-AIDOS. Grazie mille, buonasera a tutti e a tutte, grazie per questo invito. Con la visione Pag. 4 del video siamo entrati direttamente nell'anima di questo incontro, perché durante questa audizione parleremo anche di un'attività che stiamo per organizzare in Etiopia.
  Il video è in amarico, con i sottotitoli in italiano, e verrà messo in una magnifica piattaforma, per cui potrete leggere tranquillamente i titoli in italiano, però vorrei fare un commento. Questo video nasce dall'esperienza che AIDOS ha realizzato e sta realizzando in Etiopia insieme ad altre ong italiane, con un progetto finanziato dal Ministero dell'interno; capofila del progetto è ARCS (Arci Culture Solidali). Il progetto si sviluppa sia in Etiopia sia in Senegal.
  AIDOS, grazie a questa esperienza pluriennale nel favorire i diritti delle donne, lavora nell'ambito dell’empowerment economico, quindi rifacendosi al modello degli incubatori d'impresa nati in Italia, adattandoli negli anni ai vari contesti in base ad una metodologia che si è sviluppata grazie anche al contributo di esperti internazionali. Abbiamo proposto di sviluppare anche questo progetto in Etiopia.
  Il progetto tende ad informare e sensibilizzare la popolazione etiope sui rischi della migrazione e quindi vuole favorire delle opportunità di crescita e di sviluppo economico in loco, in modo da trovare nel proprio Paese delle risorse e quindi avviare un percorso di crescita e sviluppo sia personale sia comunitario.
  Rivolgendosi alle donne, AIDOS ha cominciato quindi a lavorare in partenariato con una associazione locale, l’Organization for Women in Self Employment (WISE), molto attiva nell'ambito dell'imprenditoria femminile. Sono stati pertanto realizzati dei cicli formativi, per cui dapprima è stato formato il personale di WISE, affinché avesse delle competenze tecniche per quanto riguarda lo sviluppo delle imprese, l'accesso e la gestione del credito, e la creazione di uno sportello informativo sulle opportunità di impiego; contemporaneamente, lo staff formato e rafforzato nelle sue competenze lavora con le micro imprese, quindi donne che hanno un'idea d'impresa vengono accompagnate dallo sviluppo di un business plan all'organizzazione dell'impresa.
  Sappiamo che storicamente le donne tendono ad investire il reddito prodotto con attività commerciali in attività familiari. Invece nello sviluppo di un'impresa questo reddito va reinvestito, quindi vengono dati alle donne questi strumenti per cui le donne riescono a gestire i loro affari in modo autonomo dalla famiglia, cominciano a organizzare il bilancio di entrata, di uscita e di reinvestimento, tenendo conto anche dei costi di produzione.
  Per favorire il coinvolgimento anche di donne analfabete (in Etiopia il tasso di alfabetizzazione non è tra i più alti del mondo), abbiamo organizzato una formazione sul color accounting, una tecnica utilizzata con persone analfabete che si basa sull'utilizzo dei colori per capire i concetti della gestione finanziaria di un'impresa, quindi entrate e uscite, costi e ricavi.
  Si è trattato di una missione molto interessante, perché ha fornito alle donne, anche se analfabete, degli strumenti utili, e nell'accompagnamento di queste imprese da un punto di vista puramente gestionale c'è stato poi un accompagnamento da parte di AIDOS con esperte internazionali su alcuni prodotti, perché anche lì cerchiamo di lavorare valorizzando sia le competenze sia i prodotti locali, ma anche portando qualcosa di innovativo che renda il prodotto più appetibile sul mercato.
  Si è lavorato su due livelli, sia con imprese già create, che quindi sono state rafforzate con alcune competenze di cui avevano bisogno, sia con imprese che sono partite ex novo con il progetto, e in quasi due anni di progetto abbiamo lavorato con circa quattrocento imprese – guardo Paola Cirillo, vicepresidente di AIDOS, che è la persona incaricata del progetto, quindi molto più informata di me sui numeri – e di queste circa una cinquantina sono nate ex novo grazie al progetto.
  Per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi prodotti abbiamo creato sinergie con alcuni stilisti, che hanno prodotto delle linee nuove su richiesta delle donne che si occupavano di questo tipo di produzione; c'è stato un bel gemellaggio con il comparto femminile della Federazione italiana cuochi, con Lady Chef; due donne hanno svolto Pag. 5due missioni in tempi diversi e hanno formato imprese che si occupavano di ristorazione, non perché le donne etiopi non sapessero cucinare, ma perché con i prodotti locali le nostre Lady Chef hanno dato degli input diversi, per cui producono delle cose che magari possono arrivare con più facilità sul mercato.
  Sono state delle missioni estremamente positive: le stesse beneficiarie, quindi le donne imprenditrici, ci hanno chiesto di avere nuovamente alcuni esperti, dunque l'esperto sullo sviluppo dei prodotti ha creato con noi una linea di prodotti per l'infanzia, le chef sono state sulla panificazione e altre si sono dedicate ad altri prodotti alimentari.
  Nel video quindi vedete questa donna che comincia con un'idea d'impresa, vedete i soldi, il salvadanaio, il risparmio, come aumentano i ricavi e poi comincia invece un aspetto che riguarda più le comunità, perché in questo progetto PONTI altre ong hanno lavorato in ambito comunitario, creando delle cooperative, con il coinvolgimento anche degli uomini.
  AIDOS lavora principalmente per favorire i diritti delle donne e quindi favorire l'accesso delle donne a tutta una serie di ambiti per i quali hanno dei limiti. Mi riferisco per esempio all'accesso al credito, perché le donne, non essendo titolari di diritti di proprietà, non possono accedere a crediti perché non hanno proprietà da dare come garanzia oppure non hanno gli strumenti anche dal punto di vista della conoscenza delle possibilità di credito.
  Grazie al progetto c'è una persona esperta che si occupa di indirizzare le donne su canali di credito adeguati alle loro imprese. Il nostro quindi è un approccio che riguarda tutti gli ambiti della vita di un'impresa, ma ci occupiamo anche di considerare degli aspetti della salute delle donne, perché avere uno stato di salute buono vuol dire anche lavorare diversamente e produrre di più.
  Ci siamo accorti, infatti, che alcune donne non erano sempre attente durante le sessioni formative: spesso si trattava di donne vittime di violenza, come è emerso parlando con loro, oppure rientrate dai Paesi arabi dove erano emigrate e avevano subìto violenze. Per cui abbiamo pensato insieme al partner locale di inviare un'esperta che lavorasse su questo, per formare lo staff ad identificare alcune problematiche, in quanto non erano le donne che non riuscivano a fare le cose, ma, avendo subìto dei traumi, era più difficile la concentrazione.
  AIDOS spesso cerca di unire l'aspetto sanitario con l'aspetto di empowerment economico, e dicendo queste cose ho già citato una serie di Obiettivi di sviluppo sostenibile, perché ho parlato della salute delle donne con l'Obiettivo quattro; dell'aiuto all'accesso al credito e quindi del superamento della violenza (Obiettivo cinque); l'Obiettivo quattro dell'educazione, quando mi sono riferita alla formazione; poi ci sarebbero anche tutti gli altri, quelli sul partenariato, come l'Obiettivo diciassette.
  Mi fermerei qui e passerei a la parola a Stefania Burbo, che rappresenta forse l'unica rete tematica esistente in Italia a livello di ong. Sulla base del Fondo globale nasce questa rete delle ong che si occupano di AIDS, poi nel tempo questa rete si trasforma fino a cambiare nome e diventare un Osservatorio sulla salute globale, perché dobbiamo vedere i fenomeni sempre nella loro globalità, perché la salute non è solamente settoriale.
  AIDOS fa parte dell'Osservatorio sin dalla sua costituzione, siamo nel Comitato di gestione e ora stiamo organizzando insieme una missione di parlamentari; due di voi, l'onorevole Suriano e l'onorevole Ehm, parteciperanno ad una missione in Etiopia, per valorizzare la cooperazione italiana in prospettiva del terzo Obiettivo di sviluppo sulla salute.

  STEFANIA BURBO, focal point dell'Osservatorio per la salute globale. Grazie alla presidente Marta Grande per l'invito e a voi per essere qua oggi pomeriggio. Come diceva Maria Grazia Panunzi, io lavoro per questa rete, che è costituita da undici organizzazioni non governative e opera dal 2002.
  Non mi dilungo perché Maria Grazia ha già introdotto la rete ed entro nel merito dell'Etiopia per dire che l'Osservatorio insieme ad AIDOS sta realizzando un progetto Pag. 6 di sensibilizzazione sulla salute globale, che si occupa anche di Fondo globale. Una delle attività del progetto è questa visita ad un Paese prioritario per la cooperazione italiana, quindi abbiamo individuato l'Etiopia. Si svolgerà nella prima settimana di maggio, hanno dato la loro disponibilità le onorevoli Suriano ed Ehm, che ringraziamo, e recentemente si è aggiunto anche il senatore Alessandro Alfieri.
  Qual è l'obiettivo della missione? Ne abbiamo già fatta una analoga nel 2016, l'obiettivo è quello di favorire la conoscenza dell'azione della cooperazione italiana allo sviluppo in un Paese prioritario, e anche far vedere come si muove la società civile locale etiope, i progetti che mette in campo a favore della salute e della tutela dei diritti umani e anche l'impatto del Fondo globale, un meccanismo finanziario istituito nel 2002, quando ci si rese conto che le risorse necessarie per contrastare queste terribili epidemie, AIDS, tubercolosi e malaria, non erano sufficienti.
  Vorrei concentrarmi sull'Etiopia e darvi due riferimenti sulla cooperazione italiana in questo Paese, perché l'azione della cooperazione italiana si sviluppa all'interno di un programma triennale e l'ultimo, che è ancora in corso, comprende il triennio 2017-2019 e prevede un insieme di risorse, sia a credito sia a dono, pari a 125 milioni di euro.
  Questo quindi è l'investimento della cooperazione italiana in Etiopia. Ma non solo, perché a questi 125 milioni bisogna aggiungere i contributi agli organismi multilaterali e ai programmi che vengono promossi dalle ong, gli interventi di emergenza e anche quelli che comprendono tutta la regione del Corno d'Africa.
  Quali sono le aree prioritarie della cooperazione allo sviluppo in Etiopia? Sono il settore agricolo e industriale, i servizi di base – idrosanitari, accesso all'acqua, educazione e salute; in particolare, per quanto riguarda la salute, lo sviluppo dei sistemi informativi sanitari – buon governo, migrazione, e poi abbiamo settore privato e uguaglianza di genere, che sono aree altrettanto prioritarie e trasversali, quindi rientrano in tutti i progetti sostenuti e finanziati dalla cooperazione italiana in un Paese, l'Etiopia, che è in crescita e la cui economia è migliorata.
  Io stessa sono stata a distanza di anni ad Addis e non l'avevo riconosciuta, ci sono più gru che case, è veramente in crescita, ma, nonostante questo, l'impatto sulla povertà per il momento è modesto. L'Etiopia continua infatti ad essere uno dei Paesi più poveri al mondo, nel 2017 occupava il 173° posto su 189 Paesi nella classifica dell'indice di sviluppo umano.
  Siccome in missione andremo per lo più a visitare progetti che riguardano la salute, vorrei darvi una breve panoramica sul sistema sanitario in Etiopia, perché è un sistema secondo noi abbastanza vincente.
  L'Etiopia, come la maggior parte dei Paesi dell'Africa subsahariana, è un Paese che ha delle grandi città, ma, al di là di queste, è un Paese prevalentemente rurale. Essendo un Paese povero, non è in grado di fornire in maniera capillare delle strutture sanitarie che si possano chiamare tali, insomma ospedali in grado di soddisfare la richiesta di accesso alle cure della popolazione, quindi come ha investito le risorse domestiche e internazionali, visto che l'Etiopia riceve sostegno anche da importanti donatori bilaterali come l'Italia o il Fondo globale? Mettendo a punto un programma di estensione sanitaria, l’Health Extension Program.
  Sono state assunte migliaia di operatrici sanitarie di comunità. Non sono persone che hanno studiato medicina o scienze infermieristiche, ma sono state formate per avere informazioni di base a livello sanitario e quindi per fornire cure di base alle comunità che abitano nei villaggi. Loro devono realizzare una vera e propria rivoluzione culturale, perché devono far capire alla popolazione dei villaggi che è importante recarsi nei cosiddetti «centri sanitari» o dispensari.
  Il Governo etiope ha investito sulla creazione di questi centri, che sono strutture sanitarie molto piccole, non possono essere definite ospedali, dove però una donna può andare a partorire in maniera decisamente più sicura rispetto al parto in casa. Questo operatrici sono anche in grado di monitorare Pag. 7 che le persone aderiscano alla terapia, perché sappiamo che se la terapia contro l'HIV o la tubercolosi non è assunta regolarmente, si sviluppa resistenza. Da allora la salute materno-infantile è migliorata notevolmente e si sono ridotti i tassi di infezione da HIV, malaria e tubercolosi.
  L'altro aspetto positivo è sul genere, perché si parla di 42 mila operatrici di comunità che hanno avuto un lavoro e quindi hanno un ruolo diverso all'interno del proprio villaggio, senza dimenticare l'impatto sull'economia, perché sono persone che producono reddito. Questi miglioramenti hanno fatto sì che negli ultimi dieci anni l'aspettativa di vita sia salita dai 54 ai 64 anni.
  Naturalmente AIDS, malaria e tubercolosi la fanno da padrona. Abbiamo una stima di 800 mila persone con l'HIV, laddove il virus rappresenta la seconda causa di morte nel Paese dopo le infezioni alle vie respiratorie; nella classifica mondiale dei Paesi colpiti dalla tubercolosi l'Etiopia vanta il nono posto e si registra anche un elevato tasso di co-infezione TBC-HIV, che è pari al 10 per cento. Per quanto riguarda la malaria il Paese registra quasi 3 milioni di casi all'anno.
  Volevo riportarvi questo caso, perché per la società civile il coinvolgimento delle comunità, sia attraverso gli operatori, sia nei processi decisionali, è fondamentale, e nelle nostre raccomandazioni compare sempre. Qui mi volevo collegare al Fondo globale, che investe molto in Etiopia, perché è un esempio di coinvolgimento delle comunità sul campo, ma anche a livello centrale, perché il Fondo globale nel proprio board, quindi Consiglio di amministrazione, ha i Paesi donatori, quindi l'Italia – uno dei principali Paesi donatori – gli Stati Uniti, il Giappone e l'Unione europea, ma anche la società civile, rappresentanti delle comunità colpite dalle tre malattie, che hanno lo stesso potere decisionale degli altri.
  Nel Paese il Fondo globale non ha succursali, perché sostiene i programmi nazionali di ciascuno Stato e ci sono i cosiddetti Country Coordinating Mechanisms, che sono costituiti da rappresentanti del Ministero della salute, di organizzazioni internazionali, della società civile, rappresentanti delle persone colpite dalle malattie, che insieme preparano una proposta di finanziamento al Fondo globale e si occupano anche di monitorare l'esecuzione delle attività. Questo è anche un ottimo modo per coinvolgere le comunità.
  Ad ottobre di quest'anno ci sarà il sesto rifinanziamento del Fondo globale, quindi l'Italia insieme agli altri Paesi sarà chiamata a dichiarare il proprio impegno finanziario. Il Fondo globale ha stimato che sarebbe ottimale arrivare ad investire per i prossimi tre anni almeno 14 miliardi di dollari: questo consentirebbe di contrastare efficacemente le tre epidemie e non solo, perché il Fondo globale lavora molto anche per la costruzione di sistemi sanitari sostenibili nei Paesi più poveri.
  Auspicheremmo che l'Italia confermasse almeno il proprio contributo e che, in linea con questa richiesta di 14 miliardi, ci potesse essere un minimo incremento del 15 per cento. L'Italia è molto coinvolta nel Fondo globale, ha stipulato con esso un accordo, per cui per il triennio 2017-2019 il 5 per cento del contributo italiano, che in quei tre anni è stato di 140 milioni di euro, viene trattenuto per attività – realizzate da società italiana e mondo accademico italiani – di assistenza tecnica ai programmi del Fondo globale. Questo è un modo intelligente per unire sostegno bilaterale e multilaterale e anche per dare visibilità all'Italia nei Paesi in cui opera.
  Faremo questa missione e ci piacerebbe, se fosse possibile, poter tornare qui con le parlamentari che hanno partecipato, affinché non sia io a parlare, ma siano loro a riportare la loro testimonianza. Pensiamo che possa essere molto utile, quindi ci piacerebbe dare seguito. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

  SIMONA SURIANO. Ringrazio le relatrici, Maria Grazia Panunzi e Stefania Burbo, per averci esposto le loro attività, anticipandoci quello che vedremo in missione.
  Mi incuriosiva approfondire il progetto sul microcredito: come funziona, da chi è Pag. 8elargito questo microcredito, di che somme parliamo e soprattutto quali sono le attività che vengono sviluppate, cioè qual è il settore principale che viene finanziato, quali sono i progetti di formazione. Lei parlava dei progetti di formazione sugli aspetti negativi dell'emigrazione: ho saputo che questo progetto sta andando bene, quindi vorrei sapere in cosa consiste, perché mi hanno detto che in Etiopia è molto capillare.
  Per quanto riguarda invece la sanità, presumo che ci saranno anche progetti relativi all'informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili. Quanti sono? Come funzionano?
  Vorrei sapere infine se il Governo sta investendo sulle infrastrutture. Noi veniamo da una missione in Tunisia, dove le sacche di povertà o di emarginazione dipendono spesso anche dalla mancanza di infrastrutture e dalla difficoltà di raggiungere un ospedale o una scuola. Sapete se lo Stato etiope sta cominciando a investire anche in questo settore? Grazie.

  MARIA GRAZIA PANUNZI, presidente Associazione italiana donne per lo sviluppo-AIDOS. Comincio io. Per quanto riguarda tutto il programma di microcredito che gestiamo noi, lascerò la parola a Paola Cirillo, che segue il progetto e quindi sarà molto più precisa di me.
  Volevo fare una battuta sui progetti per quanto riguarda le malattie a trasmissione sessuale. Sicuramente tutti i progetti avviati in ambito sanitario che coinvolgono il materno-infantile presumo che tratteranno anche uno di questi aspetti. Purtroppo AIDOS non lavora per ora in ambito sanitario in Etiopia, anche se abbiamo cercato di introdurre in questo progetto il profilo della violenza, perché si trattava di donne che tornavano da processi migratori verso i Paesi del Golfo. L'idea alla base del progetto è quella di potenziare alcune risorse locali, in modo che le persone, piuttosto che prendere la via dell'emigrazione, che diventa poi una via di violenza e di morte, trovino nel proprio Paese la possibilità di sviluppare, a partire da se stessi, un progetto di crescita.
  Lascerei la parola a Paola Cirillo sul microcredito. Grazie.

  PAOLA CIRILLO, vicepresidente Associazione italiana donne per lo sviluppo-AIDOS. Il programma di microcredito non è gestito da noi, perché in Etiopia le ong non possono sviluppare programmi di microcredito, ma viene gestito da cooperative di crediti e prestiti, Saving and Credit Cooperatives. Pertanto, le donne possono chiedere dei prestiti che al primo ciclo sono di cifre abbastanza limitate, dai 20 mila ai 30 mila Birr, quindi poche decine di euro, che servono per testare la capacità della donna di realizzare il progetto e restituire il prestito.
  Le donne che vogliano accedere a un prestito più elevato, quando hanno restituito il primo, possono poi chiedere il prestito alla Union di queste Savings and Credit Cooperatives (SACCOs), quindi avere accesso a un prestito più alto.
  Con il progetto PONTI avevamo anche un fondo per il microcredito, proprio per finanziare delle idee imprenditoriali più importanti, per cui le donne potevano accedere anche a prestiti più elevati, in modo tale da poter avviare delle attività che non fossero di semplice sussistenza. Erano donne che avevano già dimostrato di essere in grado di gestire un'impresa e di restituire il prestito.
  Le imprese finanziate sono di solito in ambito tessile, di produzione alimentare o di servizi e anche molto sul pellame, che è uno dei settori molto importanti in Etiopia. Sono le imprese che abbiamo sostenuto con il progetto PONTI.
  Per quanto riguarda l'altra domanda sull'immigrazione, Maria Grazia Panunzi ha accennato al progetto che si è svolto non solo ad Addis Abeba, ma anche al nord e al sud con altre ong che fanno parte di questa cordata. Ci sono state delle attività trasversali che hanno riguardato le migrazioni, è stato fatto un lavoro trasversale di sensibilizzazione sul tema delle migrazioni irregolari; un'altra ong coinvolta nel progetto, il CIES, ha svolto un lavoro di formazione di promotori e promotrici sociali delle associazioni coinvolte in questo progetto, ma anche di sensibilizzazione e formazione di istituzioni locali, in modo da favorire il dialogo tra società civile e istituzioni Pag. 9 locali, ma anche creare istituzioni e autorità locali più attente a questo tema.
  Le ong che sono state formate hanno poi realizzato un lavoro di sensibilizzazione delle comunità con varie attività molto incentrate sul teatro, in cui si metteva in scena tutta una serie di possibili situazioni in cui le persone che migrano irregolarmente possono trovarsi, e anche attraverso testimonianze dirette di persone che avevano avuto esperienza di migrazione irregolare. Ci sono diverse retournistes che sono tornate dai Paesi arabi con grandi traumi e grandi sofferenze, triplici perché hanno lasciato il loro Paese, quindi hanno abbandonato la famiglia, sono andate via e hanno fallito, sono ritornate dopo aver subìto grandi violenze, quindi hanno anche il doppio blaming della comunità. Diverse donne hanno dato quindi la loro testimonianza alle altre persone che partecipavano a questa sensibilizzazione proprio come esperienza diretta di quanto avevano vissuto, e questo è stato fatto sulle tre regioni.
  Di questo video che avete visto, che è molto breve, abbiamo fatto una versione di cinque minuti, che verrà utilizzata proprio per le sensibilizzazioni, in modo che le persone possano immedesimarsi. Abbiamo scelto la forma dell'animazione e non del video-documentario per semplificare la comunicazione e non dare un vero volto a queste testimonianze.

  STEFANIA BURBO, focal point dell'Osservatorio per la salute globale. La prevenzione è un punto cardine, quindi le operatrici sanitarie di comunità hanno ben presente che, nel momento in cui fai prevenzione, hai ottenuto un ottimo risultato, per cui è sicuramente un punto importante che sta alla base dei progetti sia del Governo etiope, sia delle ong. Uno dei progetti che andremo a visitare viene realizzato nelle scuole etiopi, quindi sono progetti di educazione sanitaria ma anche di educazione sessuale e riproduttiva.
  Sappiamo che purtroppo nei Paesi meno sviluppati l'HIV colpisce in percentuale più donne che uomini, e uno dei motivi è che le donne e le ragazze hanno meno accesso all'istruzione, quindi la scuola è un ottimo luogo in cui informare e prevenire; quindi è molto importante realizzarla nelle scuole e naturalmente garantire l'accesso all'educazione a bambine e bambini.
  Il Fondo globale stesso sostiene in maniera significativa programmi di prevenzione e andremo a vedere delle attività realizzate da comunità di persone sieropositive, che fanno prevenzione per cercare di evitare il contagio, informano sulle malattie, quindi sono attività molto importanti.
  Per quanto riguarda le infrastrutture, purtroppo è difficile nell'Africa subsahariana avere delle buone infrastrutture. Per questo motivo il Governo etiope, consapevole delle difficoltà e che, una volta usciti da Addis Abeba, ci sono delle strade relativamente buone, ma poi non ci sono più (comunque gli etiopi non hanno mezzi propri), ha investito fondi per realizzare dei dispensari, avvicinandosi quindi ai villaggi perché la popolazione non può intraprendere un viaggio e andare ad Addis o nelle altre città principali.
  Le priorità della cooperazione italiana che ho elencato prima sono assolutamente in linea con le priorità del Governo etiope, per cui i progetti di accesso all'acqua devono prevedere un minimo di infrastrutture. Sicuramente ci saranno anche dei progetti in questo senso, poi in Etiopia avremo modo di approfondire.

  YANA CHIARA EHM. Vorrei ringraziare anch'io le relatrici per l'intervento esaustivo e per averci dato una visione delle sfide da affrontare. Considero l'Etiopia un Paese estremamente rilevante, di cui abbiamo spesso parlato in questi mesi grazie alla pace raggiunta con l'Eritrea.
  Quando esistono questi progressi si corre però il rischio di dimenticare che dobbiamo essere ancora più attivi per sostenerli, e sia l'Etiopia che l'Eritrea hanno un rilevante bisogno di sostegno per raggiungere l'obiettivo finale.
  Credo che la missione che a maggio ci porterà a constatare la realtà con i nostri occhi sarà molto importante. Ritengo infatti che, per capire al meglio quanto sta succedendo e come riuscire ad essere più attivi, sia necessario conoscere a fondo la questione, quindi vi ringrazio ancora per la Pag. 10vostra presenza oggi e per la possibilità che ci avete dato di conoscere i progetti in loco.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, ringrazio nuovamente le nostre ospiti per averci illustrato questi progetti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.