XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 5 marzo 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 
Del Re Emanuela Claudia (M5S) , viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 9 
Boldrini Laura (LeU)  ... 9 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 10 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 10 
Boldrini Laura (LeU)  ... 10 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 10 
Del Re Emanuela Claudia (M5S) , viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 11 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 14 
Boldrini Laura (LeU)  ... 14 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 14 
Del Re Emanuela Claudia (M5S) , viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 14 
Boldrini Laura (LeU)  ... 14 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 14 
Del Re Emanuela Claudia (M5S) , viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 15 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO

  La seduta comincia alle 10.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'audizione della viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, che saluto e ringrazio per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Credo che l'audizione di oggi sia particolarmente importante per avere delle indicazioni da parte del Governo sulle iniziative in atto.
  In particolare, oggi discuteremo del documento triennale di programmazione e indirizzo della politica di cooperazione 2019-2021. Il documento è il principale quadro di riferimento del sistema italiano della cooperazione allo sviluppo. Contiene strategie, obiettivi, criteri di intervento, priorità geografiche settoriali e, più in generale, gli indirizzi politici e strategici della nostra cooperazione sia in ambito bilaterale che in ambito multilaterale ed europeo.
  Il documento è in discussione in questo momento. Il 21 febbraio si è svolta alla Farnesina una riunione preparatoria del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS), presieduto dalla viceministra Del Re, a cui hanno partecipato i vari rappresentanti delle amministrazioni pubbliche che compongono il Comitato.
  In quell'occasione è stata illustrata la bozza del documento triennale di programmazione di indirizzo per quest'anno e per i due successivi. Il documento è particolarmente importante perché per una buona cooperazione serve una programmazione, una prevedibilità sia dei flussi finanziari, che sono stabiliti dal Documento di economia e finanza, sia delle priorità e dei settori di intervento.
  Il documento poi verrà esaminato dalle Camere con un parere che, ex lege n. 125 del 2014, verrà mandato al Governo.
  La bozza di documento è frutto di discussione e confronto fra le amministrazioni pubbliche, l'Agenzia italiana per la cooperazione, la Cassa depositi e prestiti e i soggetti della cooperazione allo sviluppo, che compongono quello che nella legge abbiamo chiamato il «sistema della cooperazione allo sviluppo». È un documento che tiene conto dei princìpi di partenariato e inclusione che informano lo spirito della legge n. 125 del 2014.
  Do la parola la viceministra affinché svolga il suo intervento.

  EMANUELA CLAUDIA DEL RE, viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, presidente.
  Il titolo dell'intervento è «Azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030: efficacia del quadro normativo nazionale e sistema italiano di cooperazione». Pag. 4
  Sono molto lieta di questo invito a parlarne con voi e spero che poi il dialogo prosegua con discussioni anche più operative, oltre a quella di inquadramento generale, perché credo che questo sia uno dei temi cruciali in cui, peraltro, l'Italia onestamente è in prima linea sempre, in maniera molto positiva e devo dire anche con successi importanti sul piano globale.
  Il tema di cui mi è stato chiesto di parlare nell'ambito di questa importante indagine conoscitiva è molto vasto, il che mi spinge a incentrare la mia presentazione su tre aspetti in particolare: una introduzione generale sulle caratteristiche innovative dell'Agenda 2030 e della sua applicazione interna, per poi mettere a fuoco la dimensione esterna dell'Agenda, di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e l'impianto normativo della legge n. 125 del 2014 di riforma del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo. Concluderò poi con qualche cenno sulla sua applicazione a livello europeo e sull'attività di stimolo e monitoraggio delle Nazioni Unite.
  Come è noto, il mondo è cambiato con l'inizio del nuovo millennio. Dal 2000 la popolazione mondiale è aumentata di un miliardo e crescerà di un altro miliardo entro il 2030. Più della metà della popolazione mondiale vive in contesti urbani e ha mutato bisogni di base e abitudini di consumo e di alimentazione. Anche il centro di gravità economica del mondo è cambiato e quei Paesi che con crescente approssimazione continuiamo a definire complessivamente «in via di sviluppo» rappresentano una parte sempre più importante del motore della crescita economica globale.
  Viviamo in un contesto internazionale più prospero e interconnesso che nel passato, ma i benefici della globalizzazione non sono accessibili a tutti. Dobbiamo sempre più confrontarci con sfide globali di carattere economico, sociale, ambientale e politico che hanno implicazioni complesse: dinamiche demografiche, modelli di produzione e consumo di difficile sostenibilità se applicati in larga scala, degrado dell'ambiente, ineguaglianza ed esclusione sociale, nonché il moltiplicarsi delle aree di conflitto che sono quasi sempre il risultato di un deficit di sviluppo e delle crisi umanitarie che causano l'aumento di flussi di rifugiati e di sfollati.
  Il differenziale di sviluppo tra il nord e il sud del mondo si è ridotto, soprattutto grazie alla crescita economica di potenze demografiche come la Cina e l'India, ma le disuguaglianze fra i Paesi permangono e quelle interne ai Paesi complessivamente aumentano.
  Povertà, ineguaglianze, disoccupazione, instabilità macroeconomica e degrado ambientale affliggono ogni Paese, indipendentemente dal grado di sviluppo. In un sistema peraltro sempre più connesso come quello attuale i problemi relativi al clima, alla scarsità di risorse naturali, all'insicurezza alimentare ed energetica hanno conseguenze di portata globale e possono diffondersi più rapidamente.
  La risposta della comunità internazionale per affrontare e risolvere tali sfide trascende oramai dalla dialettica nord-sud ed esige unità, mettendo in comune risorse, esperienze e conoscenze, capacità e innovazione.
  L'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi diciassette Obiettivi dello sviluppo sostenibile, i famosi Sustainable Development Goals (SDGs), adottati nel 2015 a New York, insieme peraltro all'Agenda sul finanziamento dello sviluppo di Addis Abeba e all'Accordo di Parigi sul clima adottati nello stesso anno, costituisce il nuovo paradigma dello sviluppo sostenibile, costruito su tre componenti fondamentali: 1) il raggiungimento e il completamento dei Millennium Development Goals (MDGs), che erano stati già identificati e varati nel 2000; 2) una nuova visione integrata dei tre pilastri (economico, sociale e ambientale) dello sviluppo sostenibile; 3) la dimensione politica e la governance istituzionale.
  L'Agenda 2030 offre l'opportunità di elaborare un piano per un futuro più sostenibile e inclusivo per tutti. Dal punto di vista globale la posta in gioco sul piano politico è importante: porre termine alla povertà e alla fame, salvaguardare la natura, l'ambiente e le risorse del pianeta, costruire società eque ed inclusive, garantire Pag. 5 opportunità di benessere e prosperità per tutti.
  Per quale motivo è innovativa l'Agenda 2030? Perché riguarda tutti gli aspetti delle politiche pubbliche e va molto al di là delle esigenze di base dello sviluppo. Si riferisce a più dimensioni (economica, sociale e ambientale) in modo integrato. Insieme, infatti, esse contribuiscono a definire la prosperità e il benessere in un'accezione più ampia rispetto al reddito nazionale lordo.
  Contiene un'ulteriore dimensione, più squisitamente politica, volta alla costruzione di società pacifiche e stabili basate sulla promozione dei diritti umani, l'applicazione del principio di legalità, istituzioni e meccanismi di governo più partecipativi e democratici.
  Peraltro, si applica a tutti i Paesi indipendentemente dal grado di sviluppo. Necessita di una più efficace mobilitazione e impiego di tutte le risorse disponibili.
  L'Agenda 2030, inoltre, prescrive una maggiore correlazione fra le politiche nazionali e quelle estere, il cui spartiacque è sempre più sfumato. Ad esempio, diventa inutile finanziare programmi di accesso all'energia o al cibo se questi vengono sprecati nell'uso domestico.
  L'Agenda 2030 sottolinea anche l'esigenza di creare un clima normativo nazionale e internazionale di riferimento favorevole allo sviluppo sostenibile: dalla regolamentazione di sistemi commerciali e di investimento basati su regole comuni eque e certe alla cooperazione nel settore finanziario e fiscale, all'accesso all'innovazione e alle tecnologie, alla responsabilità sociale delle imprese.
  Per quanto riguarda la dimensione interna, l'applicazione dell'Agenda 2030 ha carattere universale ed è valida per tutti i membri delle Nazioni Unite, indipendentemente dal loro grado di sviluppo sulla base dell'assunto che la soluzione alle sfide globali potrà derivare solo dalla sommatoria di politiche di governo di tutti i Paesi che siano coerenti con i famosi diciassette SDGs.
  Essa si applica, quindi, anche a un Paese sviluppato come il nostro. L'Italia, come tutti ci riconoscono, è stata molto attiva, sia in ambito dell'Unione europea sia delle Nazioni Unite, nel processo di costruzione, sottoscrizione e lancio dell'Agenda 2030.
  Credo sia importante sottolineare come l'Agenda costituisca forse il principale successo multilaterale dell'Unione europea, in quanto è il riflesso culturale e politico di quella visione e di quegli approcci che hanno costituito nell'ultimo trentennio il faro guida dell'azione dell'Unione sia al suo interno, sia all'esterno.
  Da questo punto di vista, l'Agenda 2030 non comporta drastici cambiamenti di policy per l'Italia, quanto piuttosto rappresenta un utile stimolo alla sistematizzazione generale delle politiche settoriali in una visione di lungo periodo, al 2030 appunto, e al monitoraggio dei loro risultati.
  Direi di più: il complesso di politiche che fanno parte del dna italiano, dal dopoguerra ai giorni più recenti, in materia giuridica, sociale, energetico-ambientale, agricolo-alimentare si prestano ad essere proposte a livello internazionale quali migliori esperienze di applicazione della visione e dell'approccio dell'Agenda 2030.
  L'impegno italiano per l'Agenda 2030 si è quindi tradotto in ambito nazionale nell'elaborazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, che ha fatto seguito a un ampio e lungo percorso di consultazione interministeriale e con la società civile, e che è oggi lo strumento di coordinamento dell'attuazione dell'Agenda 2030 in Italia.
  La versione finale del documento contiene una serie di scelte strategiche e di obiettivi nazionali articolati all'interno di sei aree: persone, pianeta, pace, prosperità, partnership e vettori di sostenibilità. A questi è associato un elenco preliminare di strumenti di attuazione.
  Il testo indica anche un sistema di governance per l'attuazione della Strategia, attribuendo alla Presidenza del Consiglio dei ministri un ruolo di coordinamento e gestione, con il fondamentale contributo del Ministero dell'ambiente per la dimensione interna e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per la dimensione esterna. Al Ministero dell'economia e delle finanze è affidato il compito di raccordare l'attuazione della Pag. 6Strategia con i documenti ufficiali di pianificazione economica e di coordinare la messa a punto dei modelli per la definizione dei relativi obiettivi.
  La Strategia nazionale non contiene ancora gli obiettivi quantitativi che devono declinare per l'Italia i target dei diciassette SDGs. La loro definizione è stata rimandata a un successivo documento di attuazione. Tale documento dovrebbe specificare obiettivi numerici al 2030 e definire le ulteriori iniziative volte all'attuazione della strategia, impegnando il Governo anche ad assicurare annualmente la rendicontazione e il monitoraggio delle azioni intraprese e dei risultati ottenuti, attraverso un set di indicatori da armonizzare con gli indicatori di benessere equo e sostenibile. L'ISTAT sta lavorando attualmente agli indicatori da inserire nella Strategia.
  Nel luglio 2017 la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile è stata presentata a New York presso il Foro politico di alto livello delle Nazioni Unite, un organo di monitoraggio del processo di attuazione globale dell'Agenda 2030, da una delegazione tripartita, di cui hanno fatto parte il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministero dell'ambiente e la società civile, in particolare l'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS).
  Il 16 marzo 2018, la Presidenza del Consiglio ha emanato la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri, recante indirizzi per l'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Tale documento individua anche una struttura di governance della Strategia e istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei ministri la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un suo delegato, cui partecipano rappresentanti di tutti i ministeri e delle autorità locali.
  Il ruolo di coordinamento tecnico delle attività è affidato al Dipartimento per la programmazione economica, e ciascun Ministero, nell'ambito delle rispettive competenze, attua la Strategia e persegue gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Ad oggi, la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile non ha ancora avuto modo di riunirsi, ma, come affermato dal Presidente del Consiglio Conte pochi giorni fa, in un incontro promosso dall'ASviS alla Camera dei deputati, alla presenza del Presidente Fico, è intenzione del Governo porre il tema dello sviluppo sostenibile al centro della propria agenda politica. Il Presidente Conte ha altresì assicurato la sua massima disponibilità a coordinare la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.
  Consentitemi di aggiungere che personalmente ritengo che il ruolo del Parlamento nello stimolo all'applicazione dei diciassette SDGs sia oltremodo importante e che in tale opera Governo e Parlamento, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo istituzionale, non possano che unire le forze e collaborare.
  Vorrei ora soffermarmi sulla dimensione esterna dell'Agenda 2030, soprattutto in connessione con le politiche di cooperazione allo sviluppo. Per un Paese donatore come l'Italia, infatti, l'Agenda 2030 ha anche una dimensione esterna, che si sostanzia nell'aiutare i Paesi partner a raggiungere gli stessi SDGs che dobbiamo realizzare al nostro interno.
  Dirò subito, riferendomi al titolo scelto per questa audizione, che ritengo che il quadro normativo nazionale, rappresentato essenzialmente dalla legge di riforma n. 125 del 2014, sia assolutamente adeguato all'applicazione dell'Agenda 2030, così come credo che il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo che esso delinea presenti una struttura articolata ed efficace, sia pure con le difficoltà pratiche che ne hanno caratterizzato l'avviamento.
  L'attività di elaborazione dell'Agenda 2030 ha infatti parzialmente coinciso con l'adozione della legge di riforma n. 125 del 2014, e ha potuto anticiparne l'applicazione di alcuni principi base. Tra questi, il coordinamento e l'integrazione intersettoriale fra le attività di cooperazione dei vari ministeri, come avviene ora attraverso il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS); la promozione di un dialogo robusto con tutti gli attori della cooperazione, come avviene ora nel Pag. 7dialogo con la società civile, il settore privato e l'accademia attraverso il Consiglio nazionale della cooperazione allo sviluppo (CNCS); la coerenza fra le politiche nazionali interne e quelle esterne.
  L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sta influendo sulle politiche di sviluppo, superando l'orientamento geografico settoriale, affermando la necessità di una visione integrata e trasformativa e di un'attenta opera di monitoraggio e valutazione delle politiche e degli interventi, basata su una più ampia raccolta di dati.
  L'azione ad ogni livello deve partire dagli ultimi e dai più vulnerabili. Il concetto di sostenibilità implica un cambio di passo concettuale, dalla considerazione del profitto e del benessere del singolo a una visione più ampia e circolare, in cui tutti possono e devono contribuire al miglioramento della società verso uno sviluppo condiviso. Il rapporto tra Paese donatore e Paese beneficiario è bidirezionale ed è caratterizzato dall'interdipendenza dei benefici che producono per entrambi i Paesi i risultati dell'azione di cooperazione.
  È a tali princìpi che si ispira la periodica attività di revisione del documento di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, demandata dalla legge n. 125 del 2014: dall'approfondimento del dialogo fra tutti gli attori, governativi e non, al rafforzamento dei nessi causali fra sviluppo sostenibile, diritti umani, pace e sicurezza, alla trasversalità del tema dell’empowerment delle donne, al rafforzamento del nesso tra interventi di emergenza e politiche di sviluppo, alla centralità delle politiche a favore dei giovani, all'importanza della collaborazione internazionale nel settore fiscale e della tassazione, alla necessità di coinvolgere il settore privato nelle attività di cooperazione, alla definizione di un quadro condiviso e responsabile di gestione dei flussi migratori e di azione sulle cause profonde che li originano, al ruolo delle diaspore come attori importanti di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di origine.
  Le scelte strategiche contenute nel documento triennale si stanno inoltre riflettendo nella revisione, con il concorso del CNCS, delle linee guida settoriali, che guidano l'attività di elaborazione e di esecuzione dei progetti della nostra cooperazione. È un necessario corollario l'attuale opera di rafforzamento costante dell'attività di monitoraggio e valutazione delle nostre attività, finalizzata all'aumento della loro efficacia.
  L'Agenda 2030 è quindi diventato il primo e più importante riferimento di policy per il documento di programmazione e indirizzo triennale della cooperazione allo sviluppo italiana, nel cui ambito i settori prioritari di intervento sono stati riorganizzati alla luce della struttura degli SDGs. Si tratta di un processo di cambiamento graduale non facile, ma che sta già producendo buoni frutti.
  Da questo punto di vista, la revisione del documento di programmazione e indirizzo triennale è sempre più un esercizio collegiale, coordinato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Esso è da considerarsi un documento vivente, che va aggiornato anche sulla base della continua evoluzione del dibattito internazionale sullo sviluppo, che il forte cambiamento di paradigma di riferimento rappresentato dalla nuova Agenda sta comportando.
  Io stessa ho convocato e presieduto circa due settimane fa, come ha detto la nostra presidente, una riunione preparatoria del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS), che sta lavorando a una nuova versione del documento triennale.
  Su un piano più generale, la rilevanza della cooperazione allo sviluppo nell'applicazione degli SDGs è altresì confermata dal fatto che una sintesi dei principali aspetti del documento triennale è stata inclusa nella Strategia nazionale di sviluppo sostenibile e di fatto costituisce il capitolo partenariato della stessa, che si riferisce appunto alla dimensione esterna dell'applicazione da parte italiana dell'Agenda 2030.
  Sottolineo la parola «partenariato», perché applicare l'Agenda 2030 significa anche passare progressivamente da una logica assistenziale della riduzione della povertà a un approccio per assicurare prosperità sostenibile Pag. 8 per tutti, in una visione di co-sviluppo, dove le politiche e gli interventi sono decisi di comune accordo e portano risultati frutto di condivisione.
  Partenariato, sviluppo condiviso, cooperazione internazionale: si tratta di concetti per la nostra azione internazionale, su cui ritengo che il tempo per un dibattito sereno, costruttivo e partecipato a livello nazionale sia maturo.
  È necessario un breve cenno al quadro europeo, con il quale il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale interagisce, che resta per noi un riferimento importante. A Bruxelles, la Farnesina ha portato le stesse istanze di stimolo a un'applicazione dell'Agenda 2030, prodigandosi per un adeguamento all'Agenda 2030 anche delle strategie di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea.
  In modo analogo a quanto accaduto a livello nazionale, a livello europeo le conclusioni sul nuovo consenso europeo sullo sviluppo, adottate dal Consiglio dell'Unione europea nel 2017, forniscono un rinnovato quadro di riferimento, volto ad adeguare e a garantire un approccio comune alle politiche di cooperazione allo sviluppo, nel quale princìpi e obiettivi dell'Agenda 2030 sono considerati in modo integrato e prioritario. Esso sottolinea l'interazione tra lo sviluppo, la pace e la sicurezza, gli aiuti umanitari, l'emigrazione, l'ambiente e il clima.
  L'applicazione è trattata in maniera globale, basandosi anche sul quadro convenuto nel 2015 nel Programma di azione di Addis Abeba, nel quale gli aiuti sono combinati con altre risorse, pubbliche e private, internazionali e domestiche.
  Le nuove generazioni, la parità di genere, la mobilità e la migrazione, le fonti di energia sostenibile e i cambiamenti climatici, gli investimenti agli scambi, il buon governo, la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani, un dialogo innovativo con i Paesi in via di sviluppo, la mobilitazione e l'utilizzo delle risorse interne sono al centro del nuovo consenso europeo per lo sviluppo, oltre ad altri settori già molto rilevanti e consolidati, quali istruzione e salute.
  Per quanto riguarda l'applicazione interna, mi limito a segnalare, infine, che dall'autunno 2018 è stato istituito nel Consiglio dell'Unione europea un gruppo di lavoro sull'Agenda 2030, e che il 30 gennaio scorso la Commissione europea ha pubblicato un documento di riflessione sull'applicazione interna dell'Agenda 2030, che individua opzioni alternative ad ambizione crescente e che sarà oggetto di dibattito a vari livelli nelle istituzioni e tra i vari Paesi membri.
  Termino la mia relazione riferendomi al quadro delle Nazioni Unite, dove l'Agenda 2030 ha un proprio meccanismo di stimolo e monitoraggio dell'applicazione, che si sostanzia nelle riunioni annuali nel mese di luglio del Foro politico di alto livello delle Nazioni Unite. Tale Foro esamina ogni anno un gruppo di SDGs ed ospita le presentazioni volontarie nazionali dei singoli Paesi, che possono così condividere con tutta la membership la propria esperienza.
  Un meccanismo simile esiste anche per il monitoraggio del Piano d'azione di Addis Abeba sul finanziamento dello sviluppo, che vede un Forum apposito riunirsi ogni anno in aprile. Quest'anno, che chiude il primo quadriennio di applicazione di entrambi i documenti, i due fora si riuniranno anche a livello di Capi di Stato e di Governo nel mese di settembre, nel quadro della settimana ministeriale della nuova sezione dell'Assemblea Generale.
  L'Italia, in linea con la sua tradizionale vocazione multilateralista, sostiene il fondamentale ruolo di stimolo delle Nazioni Unite nell'applicazione dell'Agenda 2030 e, dopo aver presentato la propria Strategia nazionale nel 2017 e aver partecipato attivamente a tutte le edizioni dei due fora, ospiterà quest'anno nel mese di maggio (stiamo definendo le date in questi giorni) una riunione preparatoria al Foro politico di alto livello, dedicata in particolare all'applicazione del SDG 16.
  Si tratta del più politico tra gli SDGs, che si riferisce specificamente alla costruzione di società stabili e pacifiche, basate su processi decisionali partecipativi, sulla trasparenza, sul rispetto dei diritti umani, Pag. 9sull'accesso alla giustizia e la certezza del diritto.
  L'applicazione dell'Agenda 2030 è stata anche all'origine dell'impulso riformatore del Segretario Generale Guterres, che si rivolge innanzitutto al modus operandi del sistema Nazioni Unite per lo sviluppo e ne stimola una maggiore integrazione orizzontale, ai fini di aumentarne l'efficacia. Si tratta di uno sforzo riformatore culturale ed organizzativo molto importante, che gode del pieno sostegno politico e finanziario del nostro Paese.
  Concludo in modo sintetico osservando che l'Agenda 2030 offre l'opportunità di un faro guida di medio-lungo periodo per l'agenda riformatrice italiana, per aumentare l'integrazione e l'efficacia delle nostre attività di cooperazione allo sviluppo e della nostra politica estera, e per offrire al nostro Paese l'opportunità di continuare ad essere un protagonista autorevole, positivo ed apprezzato nel dibattito multilaterale sullo sviluppo sostenibile.
  È su queste basi che mi adopererò nell'ambito della responsabilità che mi è stata assegnata e auspico di avere con questo Comitato una collaborazione ampia, trasparente e proficua. Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Grazie mille, viceministra. Per quanto riguarda l'ultimo punto, cioè gli auspici con cui la viceministra ha concluso il suo speech, da parte del Comitato c'è interesse a collaborare nel modo più ampio possibile per l'attuazione dell'Agenda 2030 in Italia e nelle politiche di cooperazione.
  Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA BOLDRINI. La ringrazio, presidente. Signora viceministra, come Lei potrà immaginare, per andare al cuore delle questioni bisogna sempre leggere tra le righe, e questo è il nostro lavoro in questa Commissione: non siamo qui per recepire supinamente quanto ci viene esposto, ma per elaborare un'interlocuzione che sia quanto più possibile costruttiva.
  Ricordo che negli anni scorsi il discorso dell'Agenda 2030 si è incentrato anche sulle modalità con le quali il Parlamento può affrontare questo tema: ricordo che convocai i capigruppo per ragionare con i presidenti di Commissione, per capire se a loro avviso sarebbe stata immaginabile l'ipotesi di inserire in ogni Commissione un Comitato per l'Agenda 2030.
  Ritenevo infatti che essa fosse di competenza di ogni Commissione, non solo della Commissione affari esteri, perché per ogni materia che andiamo ad affrontare ci deve essere una lettura che tenga presente quali sono i nostri impegni in termini di sostenibilità. Il feedback che ottenni fu quello di essere più pragmatica, magari meno idealista, e di concentrarci su qualcosa che avrebbe potuto fare da raccordo di tutta la materia in un solo forum, quindi siamo arrivati a questa decisione.
  A me sembra che tutto stia andando estremamente a rilento. Nella scorsa legislatura, con molte interlocuzioni con l'allora Ministro Padoan, riuscimmo ad inserire nella legge di bilancio il BES (Benessere Equo e Sostenibile). Non era scontato, l'Italia fu il primo Parlamento che elaborò l'introduzione di un concetto di riscontro del benessere che non passasse per il PIL, e per noi fu fonte di grande soddisfazione. Scegliemmo tra i vari punti quelli che realisticamente potevano essere gli indicatori perseguibili.
  Sappiamo che l'Agenda 2030 (è la grande novità, la notizia) riguarda tutti i Paesi, nord e sud, quindi riguarda anche l'Italia; ma da quanto lei dice, cercando di leggere tra le righe, vedo che non sappiamo ancora come facciamo a valutarlo, cioè non abbiamo ancora deciso quali sono gli indicatori da introdurre nella strategia.
  La Commissione nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, che insistemmo per avere ed ottenemmo, non si è ancora riunita. Non si sa come andiamo a definire gli obiettivi quantitativi, quindi siamo ancora «a carissimo amico». La esorto quindi più che vivamente, viceministra, perché ci fu un grande sforzo con il professor Giovannini, facemmo decine e decine di riunioni, avviammo i lavori dell'ASviS, cioè fu lanciata alla Camera dei Deputati quella bella alleanza di società Pag. 10civile. Ci fu un'ottima interlocuzione con le istituzioni, che erano a disposizione di questo lavoro, riuscimmo a inserire il BES nella legge di bilancio. Adesso io apprendo che per il resto è tutto fermo.
  Non solo. Il 27 febbraio (Lei lo ha nominato), qui alla Camera, nella buona tradizione che mi fa piacere che il Presidente Fico abbia voluto fare sua, c'è stata la presentazione del Rapporto dell'Alleanza per lo sviluppo sostenibile. Se, come immagino, Lei ha letto il report, quanto scritto (i colleghi e le colleghe lo devono sapere) dall'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile è che «sulla cooperazione allo sviluppo si evidenziano passi indietro rispetto al recente passato. Così facendo, non si raggiungerà l'obiettivo dello 0,7 per cento del reddito nazionale lordo». Inoltre «i fondi vengono riorientati verso i controlli alle frontiere, a discapito di progetti di cooperazione nei Paesi terzi. Vengono ridotti i fondi all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che peraltro da mesi è senza direttore».
  Dopo questo quadro che ho cercato di tratteggiare vorrei sapere se il Governo quest'anno intende correggere questa tendenza al ribasso, e, per quanto riguarda l'Agenzia italiana per la cooperazione, che istituimmo attraverso una legge nella scorsa legislatura, vorrei capire quale sia lo stallo, quale sia il problema. C'è stata una selezione, è stato fatto il bando, è passato quasi un anno, quindi o si inficia quel concorso oppure qualcosa bisognerà fare, perché un'Agenzia senza qualcuno che la porti avanti secondo me va a detrimento non solo dei lavori, ma anche della possibilità di riuscire a seguire questi obiettivi che ci siamo posti con qualche ambizione nel breve e medio termine. Vorrei avere da Lei qualche riscontro in merito al cuore delle cose, sapere se si cambierà quest'anno il tipo di finanziamento e se siamo in procinto di avere una figura a capo dell'Agenzia per la cooperazione. La ringrazio.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Ringrazio molto la viceministra per averci dato un quadro generale e anche teorico su quelli che l'Agenda 2030 si prefigge come obiettivi.
  Vorrei entrare nel merito, sulla necessità di cambiare visione sullo sviluppo, perché parliamo di paradigmi totalmente diversi dal passato, parliamo di conflitti spesso causati da motivi ben diversi, con la conseguente necessità di dare risposte diverse.
  Credo che oggi la cooperazione allo sviluppo sia il mezzo più importante, perché è la risposta più efficace ad un mondo che sta subendo e sostenendo diverse sfide importanti a livello di conflitti, di clima, di migrazione.
  Vorrei fare un breve accenno ai Paesi prioritari nella lista. Sono lieta di vedere tra questi l'Iraq, un Paese che nel passato, ma anche nel presente, ha avuto conflitti estremamente rilevanti, ma che vede una società civile che vuole ripartire e tornare alla normalità. È lì che la cooperazione può avere un impatto incredibile, e, come ribadisco sempre volentieri, ho avuto modo di vedere con i miei occhi i lavori di cooperazione in quel Paese e mi sono resa conto di come la cooperazione riesca in modo sostenibile a dare dei risultati e una linea guida per riuscire a tornare ad essere un Paese che può svilupparsi, crescere e tornare normale.
  Credo che questa sia la strada giusta per dare delle risposte sia a breve che a lungo termine. Grazie.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che vogliono intervenire, ne approfitterei io. Credo che la collega Ehm si riferisse alla lista dei Paesi prioritari del documento, che però noi non abbiamo avuto.

  LAURA BOLDRINI. Se posso, presidente, non ho capito quale lista.

  PRESIDENTE. Presidente, vorrei finire. Immagino che il documento verrà reso disponibile a tutti i parlamentari. Se non è quello, sarebbe interessante capire a quale lista si riferisse la collega.
  Detto questo, ringrazio molto la viceministra per la relazione utile anche come introduzione ai temi del lavoro del Comitato. Su una cosa vorrei capire il pensiero della viceministra. Pag. 11
  Gli obiettivi sono tanti, siamo tutti d'accordo sul fatto che l'Italia debba essere all'avanguardia sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Condivido l'opinione della collega Boldrini che questo accordo necessita di una volontà politica reale, che non sempre c'è stata. In questo metto anche le iniziative dei Governi precedenti, ad esempio una delle proposte dell'ASviS a mio giudizio più efficaci, quella della creazione di una cabina di regia sull'Agenda 2030 a Palazzo Chigi, è stata adottata solo a conclusione della scorsa esperienza governativa. Quindi uno strumento operativo estremamente efficace è arrivato forse tardi e ha ancora bisogno di essere implementato: la decisione è stata presa, ma non si capisce la natura di questa cabina di regia, chi la coordinerà e il suo livello di importanza Difficoltà che ci sono state prima e che continuano ad esserci, per cui c'è un problema di volontà politica effettiva di innalzare questa Agenda 2030 al livello di priorità politica effettiva.
  Una delle cose che può aiutarci a implementare l'Agenda 2030 è il suo punto centrale. L'Agenda 2030 dice sostanzialmente che i problemi del sud del mondo sono anche problemi italiani, sono anche problemi del nord del mondo, quindi vanno affrontati insieme.
  La domanda è questa: quali sono gli obiettivi su cui l'Italia può dare un contributo maggiore in questo senso, cioè quali sono i problemi che l'Italia condivide maggiormente con i Paesi in via di sviluppo o sui quali ha un valore aggiunto? Se pensiamo da subito di dare priorità a tutti gli obiettivi, alla fine non si darà priorità a nessuno, invece, scegliendo una o due questioni su cui il Ministero degli esteri può essere guida perché l'esperienza italiana può essere utile o perché l'Italia ha bisogno di un aiuto maggiore su alcuni di questi obiettivi, si può partire da uno o due obiettivi, provare a vedere su questi obiettivi quali sono i meccanismi istituzionali e di dialogo che funzionano, e poi estenderli ai diciassette obiettivi. Grazie.
  La parola alla viceministra.

  EMANUELA CLAUDIA DEL RE, viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie per questi stimoli molto importanti, che vanno nella direzione dell'impostazione generale che ho dato con la mia breve relazione. Partirei da quest'ultima osservazione, che mi sembra molto importante e che si ricollega anche all'osservazione dell'onorevole Boldrini.
  Considerando la conoscenza che ho al momento dell'azione italiana, in particolare nella cooperazione allo sviluppo – vorrei rispondere all'onorevole Ehm che ho sempre ripetuto che la cooperazione allo sviluppo in questo momento sicuramente è il braccio operativo più importante della politica estera e di conseguenza dobbiamo puntare moltissimo su questo – però in questo senso direi che l'Italia è già presente con un'infinità di azioni ed è molto difficile rappresentare con poche parole quante azioni stiamo portando avanti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo e quanto siano trasversali a tutti gli SDGs.
  Siamo presenti infatti in tutti gli ambiti e anche con successo, in alcuni forse ancora di più, per esempio nella difesa di alcuni settori particolari come il disarmo, la lotta per l'abolizione della pena di morte, una serie di elementi che riguardano l’empowerment femminile, un'infinità di azioni volte a creare comunità economiche sostenibili, per non parlare degli obiettivi SDGs che sono concatenati.
  Ad esempio, un'azione di intervento in ambito sanitario in un Paese in cui siamo presenti, che rappresenta uno dei famosi Paesi prioritari (noi non siamo presenti solo nei Paesi prioritari, ovviamente reagiamo anche a richieste di aiuto laddove ci vengano presentate), ovviamente può avere un'infinità di conseguenze sul piano della comunità, sul rasserenamento di alcune fasce vulnerabili, sulla protezione e non soltanto sullo sviluppo, perché se si risolve un problema sanitario, c'è poi la possibilità di creare all'interno delle comunità innovazione e altro.
  È vero che come Italia siamo particolarmente champions (l'ho detto recentemente alle Nazioni Unite) in alcuni settori, e dico con orgoglio che questa è una tradizione italiana ormai da decenni, che ci Pag. 12rappresenta come profilo Paese, un altro elemento su cui dobbiamo puntare, rafforzando questa immagine importante che ci siamo ritagliati in questo settore; ma, al di là dei settori specifici in cui siamo molto presenti, la trasversalità del nostro intervento è un valore aggiunto molto importante. Dalla filiera del caffè alla costruzione del padiglione di cardiologia in Eritrea, alla lotta contro le mutilazioni genitali femminili, a tutti i programmi di istruzione per i giovani che abbiamo, obiettivamente mi sembra che gli SDGs siano coperti.
  Andiamo ai problemi interni, perché sulla proiezione esterna potremmo certamente fare molto di più se avessimo le risorse, però siamo già molto strutturati, soprattutto a partire dalla legge 125 del 2014 che ha permesso una sistematizzazione operativa molto efficace.
  Sulla questione interna accolgo molto volentieri i commenti che sono stati fatti, perché sono d'accordo che l'Agenda 2030 debba rappresentare, così come peraltro nel suo principio ispiratore, un punto di riferimento in tutti i settori della società del Paese che la adotta, in questo caso l'Italia. Sono d'accordo che tutte le Commissioni dovrebbero effettivamente occuparsi degli SDGs e farne un riferimento concettuale importante, declinandolo nel contesto, quindi contestualizzando l'operatività dell'ambizione di ottenere un certo SDG.
  Credo che la proporrò come discussione generale per la partecipazione del Parlamento all'ottenimento degli SDGs, perché credo che la discussione debba coprire tutti gli ambiti in quanto costituisce un'architettura generale assolutamente fondamentale, che peraltro ci collega ad un sistema di pensiero globale che in questo momento ci deve vedere in prima linea e indurci a comprendere l'importanza di rientrare in una direzione generale, che ha come obiettivo quello di migliorare le condizioni del pianeta.
  Su questo sono assolutamente d'accordo e credo che potremo insieme, soprattutto in questo Comitato, lavorare per trasmettere questo messaggio.
  Ci sono poi problemi interni all'Italia. Proprio ieri ho ricevuto il Comitato del peer review dell'OCSE-DAC, che si è complimentato. Il lavoro può essere criticato, le critiche quando sono costruttive sono sempre bene accette, però devo dire che l'azione della cooperazione allo sviluppo in questo momento è un'azione estremamente corposa e significativa, siamo presenti in tutti gli ambiti (bilaterale e multilaterale), siamo tra i maggiori donatori in assoluto di tutte le agenzie più importanti nella cooperazione allo sviluppo; abbiamo moltissimi progetti e il terzo settore ci sta stimolando a identificare le best practices portate avanti per tanto tempo, che adesso potrebbero diventare modelli di intervento, essendo state sperimentate nel tempo. Quindi la visione diacronica, secondo me, è molto importante.
  Ci sono dei problemi relativi alla parte operativa e, per quanto riguarda il direttore dell'AICS, vi annuncio che il nominativo verrà dato entro questa settimana. A me dispiace quando si dice che non c'è il direttore. Il direttore finora c'è stato e non vorrei togliere nessun merito al dottor Carmenati, che ha svolto finora un lavoro eccellente, pur essendo un direttore ad interim. L'Agenzia ha continuato a lavorare regolarmente, quindi vorrei evidenziarlo.
  Conosciamo la motivazione, il processo è stato un po’ rallentato perché sono state chieste delle verifiche e dei pareri all'Avvocatura dello Stato, per avere la certezza che le procedure fossero corrette. Siamo arrivati alla conclusione, avremo un direttore, ma la cosa importante è che nel frattempo il lavoro dell'Agenzia è proseguito.
  Sapete che ho convocato un comitato congiunto ogni mese e abbiamo con grande soddisfazione dato un nostro contributo estremamente significativo al benessere del mondo in generale, e questo sinceramente ci riempie di grande soddisfazione come Italia, anche perché – come ho detto brevemente nella relazione – questo è un meccanismo estremamente articolato, a cui concorrono molte parti sociali, in cui c'è un controllo che però non ha l'obiettivo del Pag. 13controllo ostruttivo, ma di un controllo per il miglioramento assoluto del processo.
  Dal punto di vista della questione dell'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) sollevata dall'onorevole Boldrini, è vero, dovremmo riflettere approfonditamente. La riflessione è già cominciata l'altro giorno, quando abbiamo fatto questa riunione interministeriale sul piano triennale, che ovviamente è pubblica e il documento è in divenire, tanto che abbiamo raccolto i suggerimenti e le proposte dei vari ministeri, anche perché il documento triennale ha l'ambizione di essere rappresentativo di un processo consensuale di tutto il Paese, quindi di tutte le parti che contribuiscono e portano avanti un principio comune.
  È vero, c'è un problema di APS rispetto all'obiettivo che ci siamo posti e che abbiamo accettato di raggiungere, lo 0,7 per cento entro il 2030. Finora eravamo in anticipo sulla tabella di marcia e questo era un punto di orgoglio, credo che per il 2019 rimarremo su quel livello, dovremo preoccuparci del futuro.
  È una riflessione che dovremo portare avanti, anche con il vostro aiuto, con l'aiuto del Parlamento, di cui peraltro faccio parte, e credo che questo dovrà tenere conto di tutta una serie di cambiamenti che ci sono stati e che ovviamente potranno essere oggetto di una riflessione ampia.
  In generale però vorrei dire che molto spesso ci domandiamo che tipo di ruolo l'Italia possa ricoprire sul piano internazionale: dalla prospettiva della cooperazione internazionale allo sviluppo noi continuiamo ad essere effettivamente un Paese leader (lo dico con grande soddisfazione) non soltanto per il grande volume dei progetti che abbiamo in campo, ma anche perché questo costituisce effettivamente la rappresentazione di un Paese molto integrato.
  Considerate che il meccanismo della cooperazione implica non soltanto una decisione politica, che ovviamente è anche necessaria, ma la decisione politica è una decisione scorporata in un comitato che vede un'agenzia indipendente, un ministero e tutte le parti sociali coinvolte, e comporta una relazione strettissima, importantissima e produttiva con tutte le altre parti sociali, per esempio tutte le ong, le diaspore, le università. È un meccanismo e un esercizio di collaborazione sul piano nazionale che secondo me è estremamente efficace ed importante, e, come vediamo dai risultati, soprattutto per quanto riguarda i progetti portati avanti da noi in tanti Paesi (abbiamo 22 Paesi prioritari, di cui 11 in Africa), certamente è un esercizio molto importante.
  Concludo dicendo che l'Italia è anche sede di numerose Agenzie delle Nazioni Unite. Io sono stata a visitare il polo di Torino di cui si parla molto poco, che invece va estremamente valorizzato, il polo di Brindisi.
  Considerate che Brindisi è la città da cui parte la maggior parte degli aiuti nel mondo, una città che vorrei valorizzare al massimo, e non ci rendiamo conto (ci adopereremo per fare in modo che ci sia più conoscenza) di quanto l'Italia sia leader anche in questo settore.
  Sul multilateralismo investiamo moltissimo nel donare ad Agenzie come l'UNHCR, il World Food Programme, l'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), anche attraverso donazioni che vengono utilizzate non soltanto con erogazione di fondi, ma anche mettendo a disposizione delle basi come quella di Brindisi per la distribuzione degli aiuti. La base di Brindisi è utilizzata da tante nazioni, vi vengono depositati aiuti dell'Irlanda come del Giappone o di qualunque altro Paese, perché è un veicolo di distribuzione degli aiuti nel mondo estremamente interessante.
  Come vedete, si tratta di un mondo articolato, che ha questa dimensione esterna molto importante e di successo. Il timone deve essere mantenuto dritto perché c'è una riflessione più generale su come investire in questo settore, ma credo che l'indicazione del Governo sia quella di investire nella cooperazione allo sviluppo, quindi la discussione continuerà. Certamente sul piano interno ci vuole una riflessione ulteriore, perché l'Agenda 2030 entri nel dibattito quotidiano per quanto riguarda tutti i settori. Questo certamente è un compito Pag. 14che potremmo assumerci noi, questo Comitato in particolare. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la viceministra. La collega Boldrini ha chiesto di intervenire nuovamente.

  LAURA BOLDRINI. Grazie, signora viceministra, giusto una domanda per avere riscontro in merito a quanto Lei ha accennato solamente. Volevo sapere se è il/la nuovo/a direttore/direttrice sia tra i tre selezionati o abbiate invece deciso diversamente.
  Penso che sia utile a questa Commissione, visto che parliamo di un Paese leader, come dice Lei, fare delle comparazioni con gli investimenti di altri Paesi europei in merito all'aiuto allo sviluppo. Non devo dire a lei quanto la AFD francese investe nell'aiuto allo sviluppo, così come le agenzie del Regno Unito e della Germania, quindi io mi sento un po’ a disagio, proprio perché ho lavorato per venticinque anni nel multilaterale, quando Lei mi dice che siamo un Paese leader. Per essere Paese leader non solo bisogna avere una buona idea di principio, ma bisogna anche avere adeguati investimenti.
  Affinché i colleghi e le colleghe possano avere un quadro completo, sarebbe assolutamente utile avere dei termini di comparazione e capire come possiamo sostenere il suo sforzo, perché so che Lei è dalla parte della cooperazione, per avere stanziamenti che siano vagamente competitivi con i nostri partner europei.
  L'altra cosa che volevo dire è che la base di Brindisi è estremamente utile all'aiuto internazionale, specialmente degli organismi multilaterali, è un valore aggiunto per l'Italia. Penso che questo Comitato, signora presidente, possa anche immaginare di fare una visita alla base di Brindisi, perché credo che qui dentro non si sappia, perché non se ne parla nel Paese – non per carenze individuali – quanto quella base sia utile e sia un hub regionale da cui, come Lei diceva, partono gli aiuti. Occorre quindi sottolineare cosa significa per Brindisi avere questa presenza, perché c'è una parte militare e c'è una parte umanitaria, come Lei ha visto.
  In tante occasioni io sono partita da quella base e credo che non se ne sappia abbastanza nel Paese, quindi mi augurerei che questo Comitato possa fare in modo che ci sia una presa d'atto, almeno in seno a questo Comitato, dell'importanza che essa riveste, oltre al fatto che si potrebbe anche immaginare di visitare le sedi del World Food Programme, della FAO, dell'IFAD, che sono basati in Italia, perché l'Italia rappresenta un polo alimentare a livello globale affatto valorizzato. È una proposta che faccio a Lei, signora presidente.

  PRESIDENTE. Grazie. Come abbiamo discusso anche in sede di programmazione dei nostri lavori, sono in preparazione visite sia a Brindisi sia al polo alimentare di Roma e ad altre agenzie con sede a Roma. Eventualmente avevamo anche previsto una missione a Torino più avanti nel tempo e poi al Centro Internazionale dell'Acqua a Perugia. C'è un elenco e ne avevamo discusso in sede di ufficio di presidenza di questo Comitato.
  Do la parola alla viceministra per la risposta alle ultime domande.

  EMANUELA CLAUDIA DEL RE, viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Molto brevemente. Non a caso, come avete visto, sto seguendo proprio questo percorso, sto cercando di valorizzare tutte le Agenzie delle Nazioni Unite in Italia, di fare in modo che ci sia maggiore coesione, maggiore partecipazione, e questo fa parte di un programma.
  Naturalmente se poi seguiranno vostre visite, questo sarebbe l'ideale, perché certamente è un'ulteriore dimostrazione di interesse e di partecipazione a questo sistema integrato, che tra l'altro l'Italia ospita.
  Per quanto riguarda il nominativo, credo che spetti al Presidente Conte annunciarlo. Aspettiamo che sia lui a farlo.

  LAURA BOLDRINI. Non chiedevo il nome.

  PRESIDENTE. La domanda era precisa, se sia scelto dalla lista o se si sia deciso di eliminare la lista.

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  EMANUELA CLAUDIA DEL RE, viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale. È stato scelto all'interno della rosa dei tre candidati, però l'annuncio spetta al Presidente Conte. C'è una normativa che stabilisce che sarà il Presidente Conte a decretarlo.
  Sono molto contenta di questa discussione, e vi ringrazio di avermi invitato, proprio perché vedo innanzitutto linee convergenti. È vero che c'è necessità di fare un'azione comparativa, però siamo sempre tra i Paesi leader, siamo un Paese leader (continuo a dirlo) anche nei princìpi.
  Questa non è una cosa da sottovalutare perché, soprattutto in questo momento storico, il fatto che molti Paesi nel mondo possano avere come riferimento un Paese come il nostro, che porta avanti dei princìpi solidissimi per quanto riguarda alcune battaglie fondamentali che noi stiamo conducendo, non è soltanto una grande responsabilità per noi, chiamati poi a mantenere questa direzione, ma è certamente un motivo di grande orgoglio e di capacità di trasmettere un nostro modello che finora ha dato sempre grande consolazione anche per quanto riguarda le questioni sociali, politiche ed economiche del mondo.
  È vero, possiamo fare un'analisi comparativa, però è vero anche che nel caso dell'analisi comparativa dovremmo tenere conto di moltissime variabili e vedere effettivamente quali variabili poi sono migliori da una parte e carenti dall'altra e fare un quadro più complessivo.
  Certamente l'ambizione, l'abbiamo detto prima, è quella di fare in modo che la cooperazione allo sviluppo, che – oramai lo dico come uno slogan – secondo me è il braccio operativo più importante della politica estera in questo momento, sia in ottima salute, possa essere addirittura incrementata e possa continuare a costituire quel luogo di dialogo, di inclusione e di cooperazione vera tra tutte le parti sociali, com'è in questo momento e come sicuramente sarà in futuro.
  Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Ringrazio la viceministra e tutti i partecipanti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.05.