XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 27 di Mercoledì 17 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA POLITICA ESTERA DELL'ITALIA PER LA PACE E LA STABILITÀ NEL MEDITERRANEO
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Hallergard Carl , Vice Direttore Esecutivo Medio Oriente e Nord Africa del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Cabras Pino (Misto-L'A.C'È)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 8 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 9 
Di Stasio Iolanda (M5S)  ... 9 
Valentini Valentino (FI)  ... 9 
Migliore Gennaro (IV)  ... 10 
Berlinghieri Marina (PD)  ... 10 
Berti Francesco (M5S)  ... 11 
Fassino Piero , Presidente ... 11 
Hallergard Carl , Vice Direttore Esecutivo Medio Oriente e Nord Africa del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) ... 11 
Fassino Piero , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Europeisti-MAIE-PSI: Misto-EUR-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di Carl Hallergard, Vice Direttore Esecutivo Medio Oriente e Nord Africa del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) con riferimento al Vicinato meridionale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla politica estera dell'Italia per la pace e la stabilità nel Mediterraneo – l'audizione, in videoconferenza, di Carl Hallergard, Vice Direttore Esecutivo Medio Oriente e Nord Africa del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) con riferimento al Vicinato meridionale.
  Buongiorno, Mr Hallergard. Grazie molte di questa opportunità. Siamo molto interessati alla Sua audizione. Le sono grato perché ho avuto modo di apprezzare la Sua relazione svolta lo scorso 3 e 4 marzo in occasione della Conferenza interparlamentare per la politica estera e di sicurezza comune. Proprio ascoltando la Sua relazione ho ritenuto che fosse utile avere la possibilità di un confronto con la nostra Commissione Esteri, perché come Lei può ben comprendere, il Mediterraneo e il Medio Oriente sono per noi un'area strategica, di cui ci occupiamo quotidianamente.
  La Sua audizione è tanto più importante perché lo scorso 9 febbraio la Commissione europea ha presentato la comunicazione sulla nuova Agenda per il Mediterraneo, finalizzata a rilanciare e rafforzare il partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi partner del Vicinato meridionale, partendo dal presupposto che a venticinque anni dalla Dichiarazione di Barcellona e dieci anni dopo le primavere arabe le sfide del Mediterraneo rimangono tuttora enormi.
  Partendo da questa considerazione l'Unione europea – come Lei ha illustrato nella Conferenza di Lisbona, – intende impostare la sua strategia su una visione a lungo termine di stabilità e prosperità della regione, specialmente nel contesto della ripresa sociale ed economica per uscire dalla pandemia da COVID-19, individuando una serie di settori prioritari: la promozione della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani, il sostegno alla creazione di economie resilienti ed inclusive che creino opportunità per tutti – soprattutto per le donne e per i giovani –, la cooperazione per favorire i processi di transizione ecologica, la gestione comune del fenomeno migratorio e la cooperazione in materia di stabilità e sicurezza, considerati i molti conflitti, le molte instabilità e le crisi che investono l'intero bacino, dallo stretto di Hormuz allo stretto di Gibilterra.
  A tal fine la nuova strategia, che Lei adesso ci illustrerà, include un apposito piano di investimenti economici: per il periodo 2021-2027 verrebbero assegnati circa 7 miliardi di euro per l'attuazione dell'Agenda, importo che potrebbe ulteriormente crescere mobilitando fino a 30 miliardi di Pag. 4euro di investimenti privati e pubblici nella regione per i prossimi dieci anni.
  Noi siamo molto interessati. Le sottolineo che la nostra Commissione sta conducendo da mesi l'indagine conoscitiva sulla stabilità del Mediterraneo. Dunque, la Sua audizione per noi è molto preziosa per questa ragione e vorremo tenere conto certamente, nel rapporto finale della nostra indagine, delle linee guida della nuova Agenda per il Mediterraneo che adesso Lei ci illustrerà.
  Detto questo, io La ringrazio ancora molto della disponibilità e Le do la parola.

  CARL HALLERGARD, Vice Direttore Esecutivo Medio Oriente e Nord Africa del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Grazie, presidente. È per me un onore essere stato invitato a questa riunione. La rispetto molto personalmente, presidente. È per me veramente un grandissimo onore essere qui quest'oggi e ringrazio anche tutti i membri della Commissione per aver trovato il tempo di incontrarmi. Questa occasione è quanto mai attuale, perché i Ministri degli Esteri dell'UE il prossimo lunedì si incontreranno per discutere del Vicinato meridionale, e quindi il vostro contributo è quanto mai importante ai fini di questa discussione. Grazie.
  Sono inoltre molto lieto di intervenire quest'oggi in Commissione presso la Camera dei deputati italiani, perché l'Alto Rappresentante domani sarà a Roma e incontrerà il Ministro degli Esteri e il Ministro della Difesa. Ci sta molto a cuore la relazione con l'Italia, con il Governo italiano, con il Parlamento italiano, e siamo molto lieti di esprimerci in questi termini entusiastici e di dare luogo a questa cooperazione in questi termini nei prossimi giorni. Veramente grazie mille per la vostra disponibilità e collaborazione.
  Concentrerò la mia presentazione odierna sulla comunicazione pubblicata il 9 febbraio. Per noi si è trattato di un momento importante, perché si tratta della prima comunicazione mai pubblicata sul Vicinato meridionale da parte della Commissione Europea e dell'Alto Rappresentante. È veramente un punto di svolta per noi e ci ha fatto piacere notare che è stata oggetto di grande attenzione e di ampio dibattito. Spero di convincervi del fatto che anche la mobilitazione e l'energia sono necessarie per questa regione e per tutti noi, affinché possiamo fare ancora meglio.
  Come ha detto già il signor presidente, sono passati venticinque anni dalla Dichiarazione di Barcellona, sono passati dieci anni dalla primavera araba, e lunedì di questa settimana, abbiamo ricordato, con numerose dichiarazioni, il decimo anno dai primi sollevamenti in Siria. Non si tratta di un anniversario allegro, tutt'altro, perché il conflitto è ancora in corso. Oggi la situazione è molto più difficile di quanto non lo fosse venticinque o anche dieci anni fa. All'epoca, venticinque anni fa, avevamo grandi speranze, un grande ottimismo per la primavera araba. Oggi l'umore è molto diverso. Ho già fatto riferimento al conflitto in Siria; negli ultimi dieci anni è crollata la Libia; abbiamo inoltre assistito all'esacerbarsi della crisi dei rifugiati e dei migranti; abbiamo visto un ampliamento, invece che una riduzione, del divario economico tra il Nord e il Sud del Mediterraneo. Questo divario si è quindi aggravato e al momento il Nord, facendo riferimento all'Unione europea, è otto volte più ricco del Sud del Mediterraneo. Questo vi dà un'idea della complicanza a cui assistiamo e degli effetti che ciò comporta.
  Sappiamo benissimo che nell'ultimo anno la pandemia da COVID-19 ha avuto delle ripercussioni su tutti i Paesi, in particolare sull'Italia, ma in particolare i nostri partner meridionali hanno subìto delle conseguenze veramente drammatiche e le loro economie fanno veramente fatica a far fronte alle conseguenze della crisi. È crollata l'attività turistica ovunque e le loro economie fanno veramente fatica a restare a galla rispetto ai Paesi dell'Unione europea.
  Infine, devo anche dire che l'impatto dei cambiamenti climatici sulle regioni del Mediterraneo è maggiore e più sentito rispetto ad altre parti del mondo. Il riscaldamento del Mediterraneo procede a un ritmo del 20 per cento superiore rispetto ad altre zone, e questo preoccupa.
  Queste sono le informazioni di contesto. Ripeto, ci fa molto piacere che la vostra Pag. 5attenzione sia anche rivolta alla situazione nel Mediterraneo. Questo consente di convogliare una maggiore attenzione su questi temi di interesse reciproco. Ci sono diverse certezze, diversi princìpi a cui noi ci ispiriamo. Innanzitutto, è necessario adottare un ruolo più attivo, soprattutto traendo spunto dalle interdipendenze tra le due sponde del Mediterraneo. Al momento, i nostri attori internazionali e regionali sono più presenti e attivi in questa regione. Questa regione per noi riveste un interesse strategico e noi vogliamo impegnarci ulteriormente, anziché abbandonare questa regione al suo destino o lasciare l'iniziativa ad altri attori del nostro Vicinato.
  In secondo luogo, il nostro secondo principio e la nostra seconda certezza è questa: molte delle sfide che affrontiamo oggi possono essere affrontate in maniera efficace nel lungo tempo solo se lo facciamo insieme, unendo cioè la sponda Sud e Nord del Mediterraneo. Questo è essenziale per la risoluzione dei conflitti, perché sappiamo che i conflitti sono uno dei fattori più dannosi per il Mediterraneo del Sud: essi si ripercuotono sull'economia, sulle persone, sulle prospettive. Possiamo trovare una soluzione solo se lo facciamo insieme. Possiamo combattere il terrorismo solo insieme. Possiamo garantire una rapida ripresa dalla pandemia solo se operiamo insieme. Noi possiamo combattere il cambiamento climatico e possiamo gestire le migrazioni solo insieme. Dobbiamo veramente imprimere un nuovo slancio a questa nostra collaborazione; dobbiamo investire di più e procedere mano nella mano con i nostri partner; dobbiamo voltare pagina e posizionarci meglio per le sfide future.
  Ancora una volta, la comunicazione congiunta in tal senso offre una tabella di marcia globale per un maggiore impegno in vista di un Mediterraneo democratico, pacifico, stabile e più prospero. Voglio portare la vostra attenzione in particolare sul popolo del Mediterraneo, e ancora più in particolare sui giovani. I giovani sono i protagonisti di questa regione e sono coloro che fanno più fatica ad andare avanti. Soltanto in Egitto ci sono un milione di giovani che ogni anno entrano nel mercato del lavoro e non ci sono un milione di nuovi posti di lavoro in Egitto ogni anno. Lascio a voi le conclusioni da trarre da questa considerazione.
  Vorrei inoltre esprimere il nostro apprezzamento per il ruolo e il coinvolgimento attivo dei nostri Stati membri, in particolare dell'Italia, con contributi di vario tipo e documenti. Questa settimana abbiamo ricevuto un nuovo documento, elaborato congiuntamente con la Spagna e la Francia, per il dibattito in sede di Consiglio Affari esteri di lunedì. Il Governo e i Ministri italiani hanno veramente avuto un ruolo di guida. Sono una forza trainante in questi sforzi collaborativi. Noi lavoriamo molto bene con i nostri Stati membri per questa Strategia.
  Inoltre, abbiamo consultato i Paesi partner, li abbiamo incontrati a Barcellona, purtroppo la maggior parte di noi solo in modo virtuale, date le restrizioni sui viaggi. Ma abbiamo tenuto conto delle loro opinioni sul partenariato. Quali sono le opinioni dei Paesi partner? Certo, possono divergere tra Paesi e Paesi, ma le linee di base sono le stesse. Innanzitutto, i nostri Paesi partner vogliono che l'Unione europea sia più attiva, vogliono che investa di più nello sviluppo economico e nell'occupazione giovanile. Questo è forse il punto più importante sottolineato dai nostri partner. Inoltre, i nostri partner vogliono che l'Unione europea abbia un ruolo più attivo nella composizione dei conflitti e che sia più efficace. Finora non è stato il caso. Ci sono dei conflitti che durano da molti anni e conflitti nuovi, purtroppo tutt'altro che risolti.
  Inoltre, vogliono che si adotti un approccio più inclusivo nei nostri dibattiti, per esempio sull'autonomia strategica, sull'accorciamento delle catene di approvvigionamento. Questi Paesi partner vogliono lavorare con noi per propiziare un'autonomia comune e percepire un senso di solidarietà e di sostegno. Io credo che le loro opinioni siano più che chiare e abbiamo cercato di tenerne conto nella comunicazione della nuova Agenda per il Mediterraneo. Pag. 6
  Da parte nostra, l'obiettivo è mobilitare l'intero strumentario dell'Unione europea per fornire un sostegno reale ed efficace ai nostri partner meridionali, e al contempo vogliamo tener presente e rispettare i nostri valori comuni, che restano vitali, tenendo conto anche dei nostri interessi geopolitici ed economici. Vogliamo cercare di continuare a lavorare insieme in molti ambiti. Ne ho identificati cinque. Innanzitutto, lo sviluppo umano, il buon Governo e lo Stato di diritto. In secondo luogo, sul fronte economico vogliamo rafforzare la resilienza, migliorare la prosperità e cogliere le opportunità poste dalla transizione digitale. Il mondo digitale e gli investimenti digitali sono veramente uno scrigno pieno di tesori e di possibilità. Per esempio, il commercio elettronico, le piattaforme digitali: tutto ciò per il Vicinato meridionale può veramente imprimere nuovo slancio alla crescita economica. C'è un terzo punto, che riguarda la pace e la sicurezza: in tal senso dobbiamo comporre i conflitti ancora in corso. Quarto punto, migrazione e mobilità: ho già fatto riferimento all'importanza di gestire le migrazioni insieme, congiuntamente, e all'importanza di mettere in campo delle vie ordinate e legali di migrazione. Questo lo dobbiamo fare insieme. Dobbiamo mettere in campo canali di migrazione legale, e questo lo possiamo e dobbiamo fare insieme ai nostri vicini meridionali. Dobbiamo evitare qualunque tipo di migrazione irregolare. In quinto luogo, la transizione verde: per noi questa è una priorità, veramente in cima alla nostra agenda per il Sud. Questo vale per noi, ma sappiamo che il successo della nostra strategia dipende dalla collaborazione con tutti i nostri partner. C'è un po' di nervosismo nei Paesi meridionali su cosa significhi «transizione vede» in termini di relazioni commerciali, sulla loro capacità di esportare, eccetera. Queste discussioni sono attualmente in corso e proseguiranno.
  Approfondiamo questi capitoli, innanzitutto sui valori condivisi. Questi valori sono inclusi in tutti i documenti comuni nel nostro Accordo di associazione e nelle priorità del partenariato. Non si tratta di un'Agenda da noi imposta al Mediterraneo meridionale. Questi sono valori concordati da e con loro. Li abbiamo concordati prima a livello individuale, poi a livello bilaterale, poi multilaterale e poi regionale. Tutti voi conoscete benissimo le discussioni che abbiamo tenuto e che ancora teniamo con l'Egitto. Abbiamo espresso preoccupazioni forti in seno al Consiglio dei diritti umani a Ginevra all'inizio di questa settimana, cosa che all'Egitto non è piaciuta affatto; ma noi lo abbiamo messo in chiaro: noi non siamo pronti a negoziare le condizioni della nostra assistenza all'Egitto se ci sono delle preoccupazioni che riguardano i diritti umani. Al momento la nostra assistenza è interrotta. Anche il vostro Ministro ha fatto sì che a Bruxelles si parlasse di questo punto. Noi abbiamo voluto esprimere solidarietà nei confronti del Governo e del popolo italiani e nei confronti della famiglia di Giulio Regeni. Lo abbiamo fatto per solidarietà nei vostri confronti e questa nostra posizione resterà tale. Questo è un esempio chiave di solidarietà europea su questi temi, che sono parte integrante del nostro partenariato con questi Paesi. Non è facile, ma è necessario imporre dei nostri punti di vista su temi che riguardano i nostri valori intrinseci.
  Sul piano socio-economico abbiamo più volte sottolineato l'importanza di garantire prospettive per i giovani, di favorire la governance economica in questi Paesi. Dobbiamo favorire ulteriori riforme, dobbiamo fare in modo che ci sia un reale sviluppo economico a vantaggio del popolo, dei locali. Dobbiamo, inoltre, cogliere lo spirito di ottimismo che aleggia in questi Paesi, ottimismo che è stato piegato purtroppo negli ultimi tempi per cause a noi evidenti.
  In molti non-paper italiani si è parlato dei beni comuni del Mediterraneo e dell'economia blu: questi temi, che stanno a cuore all'Italia, stanno a cuore anche a noi. Faccio riferimento al turismo, alla pesca, ai trasporti marittimi, all'eolico e al solare. Tutti questi temi rivestono un enorme potenziale per il Nord-Africa e per il Medio Oriente in generale. L'istruzione, la cultura, gli scambi, per i giovani e per la popolazione in generale: il programma Erasmus, il programma Horizon e tutti i programmi Pag. 7di scambio nel settore della ricerca per noi rivestono un'importanza veramente chiave.
  Inoltre, stiamo cercando di capire come possiamo fare per promuovere la collaborazione regionale all'interno del Vicinato meridionale, che è una delle regioni meno integrate del mondo. Il commercio tra i Paesi all'interno della regione è veramente limitato. Gli scambi commerciali avvengono per lo più con noi, mentre i numeri si abbassano notevolmente quando si parla di commercio tra di loro. Cerchiamo di promuovere, in quanto Unione Europea, i legami tra il Vicinato meridionale e l'Africa subsahariana. Ci sono problemi nella regione del Sahel, lo sappiamo benissimo. Questo è un tema di preoccupazione per i nostri partner meridionali. Poi stiamo portando avanti i negoziati sulla Grand Ethiopian Renaissance Dam tra Egitto, Sudan ed Etiopia; si tratta di una questione complessa.
  Lei, signor Presidente, ha citato il piano economico-finanziario per gli investimenti: noi vogliamo che questi Paesi continuino a portare avanti le riforme, vogliamo che migliorino le condizioni che consentono alle imprese di prosperare e di fare affari. In tal senso ribadiamo ulteriormente l'importanza di promuovere valori comuni e non soltanto interessi individuali. Fortunatamente abbiamo già tenuto una serie di riunioni e di scambi di rilievo nell'ambito dei nostri Accordi di associazione. Abbiamo i Consigli di associazione, abbiamo diversi formati per le nostre riunioni, abbiamo l'Unione per il Mediterraneo, un'importante piattaforma di scambio e di collaborazione. Tutto è partito da Barcellona. Il loro lavoro è in corso, procede in silenzio, ma è molto efficace. Noi vogliamo dare seguito a queste occasioni di scambio. Tuttavia, riteniamo che sia necessario incontrarsi più spesso a un livello politico più alto. Forse c'è bisogno di una maggiore frequenza di incontri tra i Ministri degli Esteri, o forse una volta all'anno di favorire un incontro tra l'Unione europea e il Vicinato meridionale. Dobbiamo incrementare gli incontri al più alto livello politico, proprio come facciamo con i partner orientali per il Vicinato orientale. Queste sono alcune delle idee su cui stiamo discutendo e di cui parleremo anche la prossima settimana.
  Dico anche un'altra cosa: noi operiamo sempre all'interno di un quadro più ampio, appoggiando per esempio le Nazioni Unite, che si tratti degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile o della risoluzione di conflitti. Il 30 di questo mese co-ospiteremo una conferenza sulla Siria, che sarà la V Conferenza di Bruxelles sul futuro della Siria e della regione, e speriamo di raccogliere fondi e aiutare i numerosi siriani in difficoltà, e continueremo ad adoperarci per una autentica soluzione politica in Siria, dove il conflitto è ormai in atto da troppo tempo, da oltre dieci anni.
  Abbiamo visto positivi sviluppi sulla Libia. Sono certo che avete domande sul tema: ci fa molto piacere notare che c'è un nuovo approccio da parte della nuova Amministrazione degli Stati Uniti. Auspichiamo di poter intensificare la nostra collaborazione con loro anche sui dossier del Vicinato meridionale. Vi do un messaggio importante: stiamo cercando di impegnarci di più con il Vicinato meridionale, e la dimensione parlamentare è veramente fondamentale ed essenziale. Noi incoraggiamo tutti i Parlamenti, il Parlamento europeo ma anche i Parlamenti nazionali, ad adoperarsi, a svolgere un ruolo, a dare prova del loro impegno, della loro disponibilità ad ascoltare quale sia il punto di vista dei nostri partners meridionali. Diamo prova della nostra disponibilità. C'è ancora molto da fare per far capire loro che questo partenariato che noi proponiamo è un'associazione tra pari. C'è ancora molto da fare su questo. La dimensione parlamentare in tal senso riveste un ruolo vitale.
  Certamente le circostanze attuali ci ostacolano, ci impediscono di avere dei contatti umani o comunque fisici. Le circostanze attuali riducono le opportunità di incontro, e questo si aggiunge alle sfide che dobbiamo affrontare insieme. Ma noi siamo a vostra disposizione, vogliamo partecipare ai vostri sforzi di natura parlamentare, perché questo è il messaggio che noi vogliamo far passare: il messaggio di generosità, di disponibilità a sostenere tutti gli Pag. 8sforzi. Da un lato ci sono le sfide, le criticità ancora esistenti, ma dall'altro ci sono passi in avanti positivi.
  Detto questo, mi fermerei qui, Presidente. La ringrazio molto per l'attenzione. Ringrazio gli onorevoli deputati e sono pronto a rispondere alle vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie molte. Colgo subito l'occasione per dirLe che la nostra Commissione sta sviluppando da tempo un'attività di diplomazia, di dialogo parlamentare, con le Commissioni Esteri dei Paesi mediterranei, e che abbiamo avuto, giusto nel mese di dicembre, in occasione dei MED Dialogues organizzati dall'Italia, un incontro tra diciannove presidenti delle Commissioni Esteri dei Paesi del Mediterraneo. Inoltre, stiamo curando i rapporti con le Commissioni bilateralmente, così come stiamo lavorando per dare un formato parlamentare al formato intergovernativo 5+5. Questo nella direzione, che Lei ha auspicato, di una forte azione parlamentare che si affianchi e accompagni l'azione intergovernativa.
  Detto questo, io direi che possiamo cominciare la nostra discussione. Sono molti i parlamentari che hanno chiesto di parlare. Io chiederei a tutti di essere sintetici e di porre questioni. Onorevole Cabras, prego.

  PINO CABRAS (intervento da remoto). Ho apprezzato la relazione perché ha cercato di restituire una visione d'insieme ai problemi del Mediterraneo, in una prospettiva che noi riconosciamo molto, di Mediterraneo allargato, un Mediterraneo che ha spostato il suo limes, il suo confine, molto più in profondità di un tempo, perché le tecnologie oggi consentono (interruzione dell'audio) potenzialità della tecnologia, gli spostamenti degli esseri umani e anche delle azioni che svolgono all'interno delle loro aree di riferimento, aree che si estendono in cerchi che interagiscono fra di loro.
  Rimane secondo me un difetto della costruzione europea di questi anni: dopo la stagione in cui ci sono stati alcuni grandi slanci, che volevano federare molte energie nel Mediterraneo, non ha fatto un'autocritica sugli errori gravi che sono stati compiuti. Io credo che, ad esempio, due dei temi che si sono affacciati oggi e che hanno avuto dieci anni fa il momento di esplosione più grave con degli strascichi che arrivano sino ad oggi, cioè la Siria e la Libia, sono altrettanti...

  PRESIDENTE. Non ti sentiamo più, Pino, si è interrotta la connessione. In attesa che l'onorevole Cabras ritorni fra noi, do la parola all'onorevole Formentini.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie, presidente. Ho ascoltato con attenzione l'intervento, ma quello che vorrei chiedere è come rendere la politica estera europea, con particolare riguardo al Mediterraneo orientale e al Medio Oriente, più efficace, più presente. Noi vediamo in quell'area una crescente assertività della Turchia. Lo abbiamo visto anche nei confronti di concessioni petrolifere italiane e francesi. Sto parlando delle acque territoriali di Cipro che – qui in Commissione lo diciamo sempre – sono anche acque territoriali dell'Unione europea. Sì, c'è stata una pronuncia; sì, ci sono stati degli annunci; ma quali sono a suo avviso i modi, le tecniche, i provvedimenti da attuare per rendere la posizione europea più forte e più unitaria? Penso, ad esempio, anche a quanto avvenuto per lunghi anni in Libia, dove si sono viste su fronti contrapposti delle potenze europee, tra cui anche l'Italia, appoggiare opposti Governi. Certo, anche lì la situazione sembra stia migliorando, però come facciamo a prevenire in futuro tali situazioni?
  Ancora, Le chiederei una riflessione, se possibile, anche fino a quel grande Mediterraneo allargato, al Sahel, al Corno d'Africa. Noi da italiani percepiamo quanto sia importante interagire con questi Paesi. C'è una domanda che mi sono posto a lungo visitando alcuni di questi Paesi: sì, l'Unione europea c'è, è presente nella cooperazione, è comunque presente con propri uffici, propri rappresentanti; però quello che si vede – penso ad esempio al caso dell'Etiopia – è la grande presenza della Cina, della Turchia, dei Paesi del Golfo, mentre si vede Pag. 9poco la presenza europea. Anche qui, come si può renderla più efficace, proprio a difesa di quei valori europei nei quali tutti crediamo?
  In ultimo, volevo un Suo giudizio sul futuro degli accordi di Abramo. Grazie.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (intervento da remoto). Due cose sul Mediterraneo: la prima riguarda quanto sta accadendo in Libano e in Siria, dove la moneta si è fortemente deprezzata. Il Governo libanese ieri ha fatto sapere che, a fronte di questo deprezzamento, di una crisi seria di valuta in quel Paese, non è più in grado di erogare sussidi, tra cui sussidi anche per i carburanti e altri sussidi essenziali. Che tipo di valutazione Lei dà e che tipo di interventi immagina il Servizio di azione esterna dell'Unione europea?
  La seconda domanda è una domanda che immagino faranno anche altri colleghi e verte sulla situazione in Libia. Sicuramente gli sviluppi sono positivi e rinforzano quello che in tanti abbiamo sempre detto e l'Italia ha sempre detto: la soluzione della crisi libica è una soluzione politica e negoziata. Al tempo stesso, il tempo perso e le difficoltà di coordinamento tra gli Stati membri hanno lasciato spazio ad altri attori, Turchia e Russia in particolare, che si sono affacciati in Libia e che oggi è difficile contenere. Quali tipi di iniziative il Servizio di azione esterna intende promuovere per favorire un maggiore coordinamento tra gli Stati membri e quindi evitare altre fughe in avanti o competizioni che indeboliscono la presenza europea? Grazie.

  IOLANDA DI STASIO (intervento da remoto). Prima si parlava di posizionamento: noi abbiamo assistito negli ultimi anni a questo ruolo svolto attraverso la geopolitica del mare, in particolare con le zone economiche esclusive. Penso per esempio a Cipro, alla Turchia, all'Algeria e anche alla Francia. Mi chiedevo se Lei pensa che questo tipo di strumento, dal punto di vista del diritto internazionale, possa essere utile a sedare quelle controversie dovute, per esempio, all'approvvigionamento energetico di gas e petrolio, come diceva prima anche il collega Formentini. Volevo avere delle notizie in merito a questo strumento, sempre più utilizzato da alcuni Paesi in prossimità del Mediterraneo. Grazie.

  VALENTINO VALENTINI (intervento da remoto). La mia domanda si colloca nel solco delle domande poste dai colleghi. Abbiamo detto che sono dieci anni dalla primavera araba, venticinque anni dalla Dichiarazione di Barcellona. La comunicazione della Commissione del 9 febbraio è molto interessante, e io chiedo al Direttore cosa c'è di diverso in questa comunicazione, che può garantire che non ci troviamo di fronte, nuovamente, a dieci anni come quelli che abbiamo passato. Vale a dire: gli eventi nel Nord Africa hanno effetti importanti sull'Europa; abbiamo visto che sono altre potenze globali e regionali che hanno determinato il corso degli eventi. Gli interessi europei riguardano migrazione, anti-terrorismo, rotte commerciali che devono rimanere aperte, rotte energetiche. Come possiamo garantire, come Unione europea, maggiore stabilità? Soprattutto, come finalmente il Servizio europeo per l'azione esterna della Commissione riuscirà effettivamente a svolgere il proprio ruolo, che non deve essere quello di comprimario, non deve essere quello di andare dietro agli Stati membri che operano una loro politica? Scusate la franchezza, ma credo che a questo punto sia anche opportuno dirci le cose chiaramente. Come finalmente l'Unione europea e il Servizio europeo per l'azione esterna possono veramente giocare un ruolo di valore aggiunto, possono veramente cercare di armonizzare quelli che abbiamo visto essere gli interessi, a volte, dei singoli Stati membri, che in questa occasione si sono rivelati sempre meno efficaci rispetto a uno scenario nel quale il soft power lascia spazio all'hard power, dove la soluzione negoziata politica arriva dopo un armistizio militare? Come, quindi, l'Europa può trovare, magari con coalizioni più ristrette, magari cercando anche di trovare una maggiore fermezza, di svolgere il proprio ruolo?
  In altri termini, in questa zona o l'Europa esiste o non esiste. Il Servizio europeo per l'azione esterna è messo sempre in Pag. 10difficoltà. Volevo chiedere al nostro ospite, che è così gentile da essere con noi, quali sono in realtà le cose non dette e quali sono le strategie che si vogliono mettere in atto per fare in modo che realmente si possa avere un embrione di politica comune, soprattutto in questo momento. Grazie.

  GENNARO MIGLIORE. Grazie per l'intervento. Vorrei anch'io, nella scia di quello che è stato detto dai miei colleghi, fare alcune rapide considerazioni. La prima riguarda il generale assetto della politica estera europea relativamente al Mediterraneo in rapporto alla nuova Amministrazione Biden, e come viene valutata la presenza di una nuova Amministrazione rispetto a quelle che sono le scelte che sono state compiute invece dall'Amministrazione precedente Trump.
  Per la seconda domanda mi rifaccio a quello che è stato detto dai colleghi, in particolare da ultimo il collega Valentini, come il soft power, che noi stiamo cercando di implementare da molti anni – onestamente con scarsi risultati – può intervenire nella relazione con attori che hanno una proiezione globale nel Mediterraneo – certamente la Turchia, ma anche Cina e Russia –, in particolare in alcune aree di conflitto, dove sono presenti anche dal punto di vista militare?
  La terza questione riguarda il tema della sicurezza: volevo sapere se questa comunicazione potrà avere degli effetti concreti anche sulla collaborazione e sulla condivisione di informazioni relative alla sicurezza dei nostri Stati, cioè se esiste un progetto, un programma, un intento per realizzare un coordinamento delle informazioni relative alla sicurezza, anche per la prevenzione di atti di natura terroristica nei rispettivi Paesi, perché – come sappiamo – gli atti terroristici sono molto frequenti nell'area del Sud del Mediterraneo e purtroppo anche in quelli dei nostri Paesi del Nord.
  Infine, Lei ha parlato molto dei giovani: volevo sapere se ci sono programmi concreti di promozione relativa ai giovani. Si era parlato in passato di una sorta di Erasmus mediterraneo, volevo sapere se questi programmi, queste possibilità, sono ancora in campo.
  Infine – mi scuso per aver parlato troppo – qual è la funzione in questo momento non solo degli accordi di Abramo, ma anche della relazione dell'Unione europea con l'Iran in relazione alle sanzioni e alla nuova politica dell'Amministrazione Biden.

  MARINA BERLINGHIERI (intervento da remoto). Grazie al nostro ospite, che ci ha dedicato tempo per questo confronto. Io vorrei focalizzare l'attenzione su uno degli aspetti che Lei ha citato nel ragionamento che ha condiviso con noi, cioè rispetto al tema della necessità di cogliere lo spirito di ottimismo della società civile in quelle regioni. Credo che questo sia un elemento importante da tenere in considerazione, anche per noi che in realtà spesso ci occupiamo più degli assetti istituzionali e di governance economica piuttosto che istituzionale.
  Se uno apre un po' lo sguardo su quelli che sono i movimenti culturali di queste regioni – penso al Nord Africa ma non solo, a tutta l'area mediterranea – vede che c'è un elemento di creatività, di esperienze, di attività anche economiche che cominciano a prendere piede nella narrazione anche dei nostri giornali e quotidiani che vanno poi su larga scala, rispetto a raccontare di quelle aree non solo ciò che c'è di negativo e di problematico, ma anche di quanto vi sia un fermento rispetto alla costruzione di un'identità e di una società che parte dal basso. Io vado un po' nella direzione della sottolineatura che ha fatto il collega Migliore prima di me rispetto alle giovani generazioni: l'idea dell'Erasmus per il Mediterraneo che coinvolge tanti giovani è ancora sul tavolo, è possibile oppure è stata archiviata? Altra cosa: quali possono essere le modalità più concrete che noi abbiamo come Unione europea per sostenere questi movimenti, questi fermenti culturali positivi di quell'area, in modo da aiutare a costruire una narrazione – sia in Europa sia anche all'interno di questi Paesi – che pone l'attenzione su aspetti diversi da quelli usuali e che sono invece quelli su cui bisognerà puntare? Grazie.

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  FRANCESCO BERTI (intervento da remoto). La mia domanda riguarda la difficoltà che il Servizio per l'azione esterna dell'Unione europea ha nell'affrontare le varie sfide che gli Stati dell'UE hanno nel Mediterraneo. Dal 1992, con il Trattato di Maastricht, quando si è deciso che questi temi venissero affrontati con il metodo intergovernativo, sicuramente si è creato un incentivo a non cooperare per i Paesi dell'Unione europea, che non sono – come è stato detto – gli unici attori del Mediterraneo. Io volevo chiedere se c'è, a livello di dialogo con i vari Stati dell'Unione, la prospettiva o la percezione da parte del Servizio dell'azione esterna di comunitarizzare, oltre quello che è la cooperazione rafforzata, il pilastro della politica estera, soprattutto quanto meno in uno scenario come quello del Mediterraneo, dove gli interessi strategici potrebbero divergere nel breve periodo, ma sicuramente nel lungo periodo non conviene a nessuno attuare strategie diverse.
  Il tema della politica estera e della difesa è un tema che, come è stato detto, viene posto in secondo piano rispetto ai temi economici, però poi da lì derivano tanti altri temi che sicuramente a livello di strategia sono prioritari rispetto magari ad altri che in questo periodo monopolizzano il dibattito dell'Unione europea. Grazie.

  PRESIDENTE. Bene, grazie. Abbiamo concluso gli interventi. Prima di dare la parola all'Ambasciatore Hallergard voglio porre anch'io due questioni. Sono due questioni di ordine più generale rispetto a quelle poste. La prima: il continente africano è sempre più un unico continente. Come la Commissione intende stabilire una complementarietà tra la strategia mediterranea e le politiche per l'Africa? Io credo che bisogna superare un approccio, che è l'approccio che storicamente c'è stato, che ci ha visto sempre avere due diverse politiche, una per il Mediterraneo e una per l'Africa subsahariana. Io credo che, invece, è sempre più necessario avere una visione unitaria del rapporto col continente africano. Come costruire una relazione tra la strategia euro-mediterranea, che oggi la Commissione europea intende varare, e le politiche per il continente africano?
  La seconda questione che volevo porre è questa: Lei ha parlato, come tutti i nostri colleghi, delle tante crisi che investono il Mediterraneo. Dallo stretto di Hormuz allo stretto di Gibilterra è una sequenza di crisi: l'Iran, la fragilità dell'Iraq, la guerra civile in Siria, l'instabilità del Libano, la guerra in Yemen, la Libia, il Corno d'Africa, il Sahel, eccetera. Quello che mi sembra per ora non risolto è questo tema: non abbiamo un sistema multilaterale di governance del Mediterraneo. Di fronte ad ogni crisi noi siamo costretti a correre dietro a queste crisi cercando di vedere cosa si può fare, ma non abbiamo un sistema multilaterale di governance. L'Atto di Helsinki e la Conferenza sulla sicurezza europea sono del 1975, quindi di un tempo assolutamente lontano, di un altro mondo; la politica euro-mediterranea di Barcellona è del 1995. Io penso che questa nuova strategia debba porsi questo obiettivo: favorire la costruzione di un sistema multilaterale di governance del bacino mediterraneo, proprio per ricondurre nel Mediterraneo quelle politiche di sviluppo e di stabilità che Lei ha richiamato e che sono le finalità e gli indirizzi che la nuova strategia europea si pone. Volevo sapere il suo parere su questo. A Lei la parola, Ambasciatore.

  CARL HALLERGARD, Vice Direttore Esecutivo Medio Oriente e Nord Africa del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Molte grazie, Presidente. Vorrei ringraziare anche tutti gli onorevoli deputati per aver posto le domande giuste. Farò del mio meglio per rispondere a ciascuno di voi.
  Innanzitutto l'onorevole Cabras, che è di nuovo collegato: entrambi concordiamo sul potenziale tecnologico. Come ho detto, le nuove tecnologie digitali rappresentano un'opportunità storica per i Paesi del Mediterraneo orientale. Possono veramente fare un balzo in avanti in termini di prospettive e crescita economica. Le nuove tecnologie digitali sono anche una preziosa fonte di informazione e di comunicazione, soprattutto per i giovani.
  Ciò è stato sottolineato dall'onorevole Berlinghieri, che ha fatto riferimento alla Pag. 12creatività della società civile, dei giovani, delle popolazioni di questi Paesi. Le nuove tecnologie facilitano questi processi creativi, comunicativi, e devo dire che su questo concordo. Quando si parla con i giovani si ha veramente il senso dell'ottimismo per il futuro. Percepiamo ottimismo più nel nostro dialogo con i giovani che non quando dialoghiamo con i Governi. C'è tanto potenziale e noi continueremo a sostenere la società civile; questa è una componente fondamentale del lavoro che le nostre delegazioni svolgono in quei Paesi. Certo, ci sono dei limiti. Noi siamo ospiti nel loro Paese; dobbiamo rispettare le disposizioni in vigore a livello nazionale, dobbiamo rispettare la loro sovranità nazionale, ma facciamo del nostro meglio per collaborare con la società civile, perché la società civile ci ispira. Noi stiamo preparando la Conferenza sulla Siria e le riunioni con la società civile sono quelle che ci danno le maggiori speranze per una conclusione del conflitto e un futuro migliore. Per i siriani certamente sì, ma anche per l'intera regione.
  Avete parlato di cosa poter fare rispetto ai nostri punti ancora deboli e avete chiesto se abbiamo riflettuto a sufficienza sui nostri errori. L'onorevole Formentini e l'onorevole Valentini hanno parlato di quello che dobbiamo ancora fare. Certo, dobbiamo riflettere su quello che è accaduto negli ultimi dieci o venticinque anni, su cosa avremmo potuto fare meglio, dove avremmo potuto essere più efficaci, più persuasivi, più efficienti. Bene, io come rappresentante del SEAE devo dire che la risposta non è difficile da dare: di cosa abbiamo bisogno? Innanzitutto, quello che conferisce forza all'Unione europea nella politica estera e nelle relazioni esterne è l'unità. Noi abbiamo bisogno di più unità. Dobbiamo essere più coesi, più uniti, e questo consentirà all'Unione di essere più efficace. Questo vale per molti luoghi nel mondo, ma vale più che mai per questa regione.
  Ho poi preso nota della domanda dell'onorevole Berti circa l'eventualità di utilizzare il metodo comunitario o meno. Forse un giorno potremo farlo in politica estera ma, con gli strumenti a nostra disposizione attualmente e tenendo presente che gli Stati membri hanno le loro politiche nazionali, noi dobbiamo fare proposte, perché questo dopo tutto è il nostro lavoro. Il nostro Servizio ha il compito di elaborare proposte e formulare suggerimenti. Dobbiamo cercare di costruire unità sulla base di quelli che sono i nostri interessi comuni, le nostre opportunità comuni di essere influenti. Il nemico dell'unità è la divisione, questo lo abbiamo già visto. Dove c'è meno presenza europea, dove c'è meno influenza, ci sono sviluppi negativi, ci sono sviluppi in una direzione che a noi non piace. Questa è la nostra analisi e questo è molto chiaro.
  Noi dobbiamo, e questa è la seconda parte della mia risposta, mettere in comune in maniera più efficace le nostre risorse, noi come istituzioni europee e decisori a Bruxelles. A Bruxelles noi abbiamo molti strumenti, molte risorse a nostra disposizione, che sono importanti; ma anche gli Stati membri hanno all'attivo strumenti e relazioni bilaterali. Noi dobbiamo cercare di capire come mettere in comune queste risorse per avere maggiore peso e influenza. A Bruxelles noi chiamiamo questo approccio «Team Europe», abbiamo lavorato in questa direzione negli ultimi mesi nell'ambito della nostra azione finalizzata alla lotta alla pandemia. La cosa importante è che questo stesso messaggio vada applicato anche alla politica estera. Gli Stati membri sono molti molto attivi e influenti. L'Italia è certamente tra questi Paesi e, avendo una presenza attiva e forte nella regione, ha molte conoscenze e molti strumenti. Dobbiamo essere capaci di utilizzare gli strumenti degli Stati membri in modo tale da rendere più incisiva l'azione comune dell'Unione europea. Questo è un obiettivo facile da presentare ma difficile da conseguire, è un progetto su cui certamente dobbiamo lavorare. È un grande edificio che richiede molto lavoro graduale, ma ora lo vediamo in maniera più chiara rispetto al passato. Come abbiamo detto, lo dobbiamo fare perché non c'è alternativa, o meglio l'alternativa è davanti ai nostri occhi.
  Concordo con l'onorevole Formentini e con altri onorevoli deputati circa quello Pag. 13che sta accadendo nel Corno d'Africa e nel Sahel e sulla necessità di provvedere affinché la voce europea sia ascoltata. Dobbiamo fare in modo che il nostro messaggio arrivi. Dobbiamo contrastare la presenza nella regione di altri Stati del Golfo, della Cina e della Russia. Dobbiamo essere più incisivi e garantire che il nostro messaggio sia effettivamente veicolato.
  Onorevole Quartapelle, condivido con Lei la preoccupazione sulla situazione in Libano. Al momento c'è una maggiore attenzione nei confronti del Libano e questo è un bene. Che cosa si può e si deve fare dal nostro punto di vista? Mi sembra chiaro: l'economia è in caduta libera, la valuta si sta deteriorando e quindi l'economia ha bisogno di una stabilizzazione in via urgente e questo per noi deve passare per un accordo con l'FMI. Il Fondo monetario internazionale ha chiesto alla Banca centrale del Libano di procedere ad una revisione dei conti per chiarire la situazione, ma la Banca ha rifiutato di farlo ed è difficile capire il perché. Il Paese è tenuto in ostaggio da questa situazione. Speriamo che ci sia presto una soluzione e che ci sia un nuovo Governo quanto prima. Le decisioni da prendere saranno dolorose, ma l'assenza di decisioni si rivelerebbe ancor più dolorosa per il Libano.
  Molti di voi mi hanno posto delle domande sulla Libia. Devo dire che su questo mi fa piacere vedere che c'è unità. Abbiamo sostenuto le Nazioni Unite nel loro lavoro e continueremo su questa strada, ma vediamo anche maggiori opportunità per il ruolo dell'Unione europea sul fronte libico, perché in Libia occorre costruire le istituzioni statali e noi siamo molto bravi in questo, siamo perfettamente in grado di contribuire a rafforzare le istituzioni statali. Sappiamo che la Libia ha una lunga storia di divisioni e servono istituzioni forti per tenere insieme il Paese. Con la presenza di queste istituzioni e con l'esistenza di un sistema economico, in Libia le prospettive per il futuro sono veramente promettenti e noi come europei dobbiamo fare di più. Lo faremo, ora che la fase militare del conflitto – si spera – si è conclusa. Speriamo che gli Stati membri continuino a dare il proprio contributo a favore di uno Stato unificato, uno Stato più forte con un unico esercito, un unico corpo di polizia, un unico apparato di sicurezza e un unico set di istituzioni nazionali.
  Per quanto riguarda l'onorevole Di Stasio, sull'importanza del mare e del diritto internazionale, abbiamo in corso dei dibattiti sulla Turchia in seno al Consiglio europeo e si prenderanno delle decisioni importanti su questo fronte nell'ambito del Consiglio per gli Affari Esteri, ma la nostra posizione è sempre stata chiara: questa controversia deve essere composta nel novero del diritto internazionale e ora il vento a nostro favore.
  Onorevole Valentini, Lei ha chiesto che cosa è cambiato adesso e come possiamo evitare di fare gli stessi errori del passato e degli ultimi anni. Questa è la domanda che noi ci poniamo sempre e quello che ci diciamo in poche parole è che noi abbiamo compreso che dobbiamo mobilitare più energie, dobbiamo essere più uniti come Unione europea, dobbiamo collaborare di più con i Paesi e non abbiamo posto sufficiente attenzione. Questo è forse l'insegnamento che ne abbiamo tratto: dobbiamo investire di più, dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione, dobbiamo immaginare nuovi ambiti di intervento.
  Presidente, Lei ha fatto riferimento al tema del digitale, che per noi è un tema fondamentale, che può recare vantaggi a questa regione. Ci sono molte potenzialità nella transizione verde per questa regione, soprattutto per quanto riguarda le rinnovabili e dobbiamo investire di più in tal senso. Se saremo coesi, riusciremo a fare tutto questo. Su questo punto c'è molto potenziale, come Unione europea possiamo fornire un enorme contributo.
  Onorevole Migliore, stiamo seguendo i primi passi dell'Amministrazione Biden, li seguiamo da vicino e siamo in contatto con le nuove cariche, tra cui il nuovo Inviato per lo Yemen, nonché il nuovo Rappresentante che si occupa dei palestinesi e del processo in Medio Oriente. Questi rappresentanti hanno adottato una serie di passi importanti: infatti, è stata ripristinata l'assistenza ai palestinesi, così come è stato Pag. 14riaperto l'ufficio a Gerusalemme ed è stata autorizzata la riapertura dell'ufficio palestinese di Washington. Siamo ottimisti sul fatto che ci sarà una nuova energia e misure che consentiranno di portare avanti il processo di pace. Questo è uno dei passaggi chiave positivi che abbiamo visto finora. Vedremo che cosa emergerà poi dalle elezioni, sia in Israele sia in Palestina, ma finora ai nostri occhi i passi sono stati positivi. Ci auguriamo di poter lavorare maggiormente con gli Stati Uniti anche sul fronte della Siria. Sul fronte della Libia sono stati un po' più discreti, ma noi vogliamo lavorare con gli Stati Uniti per sostenere il nuovo Governo libico e il nuovo Stato unificato della Libia.
  Per quanto riguarda la sicurezza e la cooperazione sul tema della lotta al terrorismo, i Paesi della regione sono molto interessati a questo aspetto e l'Unione europea ha un ruolo da svolgere in questo senso. Abbiamo la nostra cooperazione anti-terrorismo interna e dovremmo estenderla anche a questa regione. La condivisione delle informazioni e la prevenzione degli attacchi terroristici dipendono dalla fiducia tra i Paesi, tra i vari dipartimenti e tra i vari Ministeri. La fiducia si costruisce con il tempo, ma ci sono tutte le ragioni per poter creare fiducia e dare seguito a questa collaborazione, perché sappiamo che questo problema è tutt'altro che risolto.
  Lei ha fatto anche una domanda sul programma Erasmus Mundus: noi continueremo a tenere in piedi questo programma, le risorse di bilancio per questo programma sono state incrementate e continueremo a difendere questo progetto, perché veramente si tratta di uno degli strumenti più efficaci, anche dal punto di vista dei costi, con cui possiamo costruire ponti e migliorare la comprensione delle relazioni all'interno del Mediterraneo. Con questo programma possiamo investire nel futuro. Questo è stato un successo veramente straordinario, su cui continueremo a lavorare.
  In merito agli accordi di Abramo, alle relazioni con l'Iran e alle sanzioni, si tratta di un tema di enorme portata. Abbiamo accolto con favore gli accordi di Abramo insieme agli Emirati Arabi Uniti, al Bahrain, al Marocco e al Sudan e ci auguriamo che possano avere successo per promuovere i viaggi e gli scambi e ci auguriamo che questa energia possa servire anche per migliorare la situazione con i palestinesi. Non riteniamo che gli accordi possano essere un'alternativa alla soluzione della questione palestinese, ma sicuramente un passo verso quell'obiettivo. Siamo molto focalizzati su questo. Per quanto riguarda l'Iran, per il momento – come sapete – ci stiamo concentrando affinché tutti i firmatari del Piano d'azione possano promuovere il rispetto del Piano. Tra i firmatari sono inclusi anche gli Stati Uniti, che hanno manifestato la propria intenzione di tornare, e di questo siamo molto lieti. Ed è incluso anche l'Iran, che non sta rispettando più tutti gli impegni assunti. Questo è un negoziato di grande intensità ed è ancora in corso. La piena ottemperanza comporta anche l'abolizione delle sanzioni da parte di tutti i firmatari, come previsto dall'accordo.
  Infine, Presidente, Lei ha chiesto se dobbiamo trattare il continente africano nel suo insieme: sì, dovremmo, ci sono molti motivi a favore di questa posizione, così come ce ne sono a favore di un approccio unitario nei confronti dell'intero Vicinato meridionale. Cerchiamo quindi di combinare le due modalità. C'è un interesse sempre crescente tra i Paesi dell'Africa settentrionale a partecipare all'Unione africana. Negli ultimi anni abbiamo avuto il ritorno del Marocco nell'Unione Africana. Il fatto che il Marocco non fosse membro creava un'imbarazzante confusione in quanto bisognava distinguere tra le due parti. Siamo molto attivi per quanto riguarda le nostre relazioni con l'Unione africana, che abbraccia tutto il continente africano e quindi siamo molto lieti che vi sia anche una nuova Commissione per l'Unione africana, che include autorevoli rappresentanti dell'Africa settentrionale, con cui siamo lieti di poter lavorare per costruire un forte partenariato Africa-Europa. Speriamo di riuscire a organizzare presto il nostro vertice, che purtroppo abbiamo dovuto cancellare pochi mesi fa. Pag. 15
  Ho già citato i negoziati con l'Etiopia, con il Sudan e con l'Egitto. Per quanto riguarda l'Etiopia – che avete menzionato anche voi – ci sono una serie di problemi, ma ci preoccupano anche i problemi del Sahel. Stiamo facendo il nostro meglio per collaborare con i nostri colleghi sulle questioni africane.
  È stato sollevato un punto molto importante: se riusciamo ad operare tutti insieme, con un unico approccio; ebbene, non si può dire che sia così. Ci sono situazioni particolari nell'Africa del Nord, per cui forse dobbiamo mantenere sempre una certa distinzione. Noi siamo molto favorevoli all'unità espressa tramite la Lega Araba, ma non vogliamo minare alla base o comunque creare problemi.
  Si dovrebbe pensare a un sistema di gestione multilaterale delle crisi per il Mediterraneo, come è stato fatto, per esempio, per l'Europa orientale? Penso alla Conferenza di Stoccolma, alla creazione degli Accordi di Helsinki che hanno portato all'OSCE. Se il processo di Barcellona abbia fatto qualcosa di simile... non ho una risposta immediata alla sua domanda, ma comunque dobbiamo riflettere ulteriormente proprio sul fatto che i conflitti nel Mediterraneo non sono stati risolti. Per cui dobbiamo cercare di capire perché e capire cosa possiamo fare e come possiamo intervenire.
  Una caratteristica che pesa sulle prospettive future delle società e dei Paesi di questa regione è proprio la questione dei conflitti della Libia, della Siria, il processo di pace, la situazione del Sahara occidentale. Se riusciamo a risolvere questi problemi, allora veramente potremo risollevare questi Paesi. Penso che la Sua sia una domanda molto valida, anche se non sono in grado di dare una risposta soddisfacente, ma senz'altro è un aspetto su cui noi, come comunità internazionale, ma soprattutto come europei, dobbiamo riflettere attentamente. Noi abbiamo sempre supportato la presenza e il coinvolgimento delle Nazioni Unite. Questo è sempre stato l'auspicio delle parti, in Libia così come nel Sahara occidentale: dare visibilità alle Nazioni Unite. Dovremmo essere più attivi, dobbiamo trovare delle modalità per collaborare in modo ancora più stretto. Quindi, è una domanda su cui rifletterò e vediamo come si possono trovare delle risposte.
  Avete fatto delle domande molto interessanti. Sono molto grato di avere avuto questa occasione e per il fatto che abbiamo potuto ricevere da voi degli stimoli molto importanti e di grande valore per il lavoro che continueremo a fare. È sempre importante collaborare e lavorare insieme e quindi vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, Ambasciatore. È stata un'audizione per noi molto interessante. Poiché su tutte queste questioni – come può ben comprendere – l'Italia è direttamente investita e la nostra Commissione ha questi temi come una delle priorità del proprio lavoro e della propria azione, ci auguriamo di poter avere ancora altre occasioni di incontro con Lei, per verificare insieme il prosieguo di questa Agenda e come continuare a lavorare insieme su questi temi.
  La ringraziamo tutti della Sua cortesia e Le auguriamo una buona giornata. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.10.