XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Giovedì 28 novembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Formentini Paolo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA POLITICA ESTERA DELL'ITALIA PER LA PACE E LA STABILITÀ NEL MEDITERRANEO
Formentini Paolo , Presidente ... 3 
Luciolli Fabrizio William , presidente del Comitato Atlantico italiano ... 3 
Formentini Paolo , Presidente ... 6 
Checchia Gabriele , componente del Comitato direttivo del Comitato Atlantico italiano ... 6 
Battisti Giorgio , componente del Comitato direttivo del Comitato Atlantico italiano ... 7 
Zuccarelli Simone , responsabile del programma transatlantico presso il Comitato Atlantico italiano ... 8 
Formentini Paolo , Presidente ... 8 
Orsini Andrea (FI)  ... 8 
Bianchi Matteo Luigi (LEGA)  ... 9 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 9 
Picchi Guglielmo (LEGA)  ... 9 
Formentini Paolo , Presidente ... 9 
Luciolli Fabrizio William , presidente del Comitato Atlantico italiano ... 10 
Checchia Gabriele , componente del Comitato direttivo del Comitato Atlantico italiano ... 10 
Battisti Giorgio , componente del Comitato direttivo del Comitato Atlantico italiano ... 11 
Formentini Paolo , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PAOLO FORMENTINI

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sul canale della web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Comitato Atlantico italiano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla politica estera dell'Italia per la pace e la stabilità nel Mediterraneo, l'audizione di rappresentanti del Comitato Atlantico italiano.
  Saluto e ringrazio per la loro disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il professor Fabrizio Luciolli, dal 2014 presidente del Comitato Atlantico italiano e della Atlantic Treaty Association; l'ambasciatore Gabriele Checchia, già Rappresentante permanente d'Italia presso l'OCSE a Parigi e presso la NATO; il Generale di Corpo d'armata Giorgio Battisti, che ha ricoperto incarichi al più alto livello presso l'esercito partecipando a rilevanti missioni internazionali, tra cui quella in Afghanistan di cui è stato, dal 13 febbraio al 16 giugno 2003, il primo comandante del contingente italiano; il dottor Simone Zuccarelli, coordinatore nazionale e responsabile del programma transatlantico presso il Comitato Atlantico italiano, dove è tuttora impegnato, nonché presidente di Youth Transatlantic Treaty Association-YATA Italy; e, in qualità di uditore, il tenente colonnello Gianfranco Oggiano.
  Sono molto lieto di questa audizione che, anche grazie alla particolare autorevolezza della delegazione ospite, permetterà alla Commissione di acquisire un contributo di specifica qualità assicurato da un soggetto – il Comitato Atlantico italiano – portatore di una indiscussa seniority sui temi di nostro interesse. Il Comitato Atlantico italiano svolge, infatti, da oltre sessant'anni attività di ricerca, formazione ed informazione sui temi di politica estera, sicurezza ed economia internazionali relativi all'Alleanza atlantica e al ruolo dell'Italia nella NATO. Il Comitato assicura, inoltre, la presenza dell'Italia in seno all’Atlantic Treaty Association, organismo internazionale di raccordo tra i Paesi NATO, a cui aderiscono anche i Paesi del partenariato per la pace e del dialogo mediterraneo.
  Il Comitato Atlantico italiano organizza attività di formazione per personale civile e militare nonché conferenze e dibattiti presso istituti accademici e scolastici, anche avvalendosi di una rete di associazioni denominate «Club Atlantici». Un particolare impegno è dedicato alle iniziative di approfondimento e discussione rivolte a studenti e giovani ricercatori attraverso la citata Youth Atlantic Treaty Association e lo Youth Network for Cooperation in the Mediterranean.
  Sono lieto quindi di dare la parola al presidente Luciolli e, a seguire, agli ulteriori ospiti che vorranno intervenire.

  FABRIZIO WILLIAM LUCIOLLI, presidente del Comitato Atlantico italiano. Grazie, presidente. Il mio ringraziamento non è rituale. Questo invito ci coglie in un momento particolarmente importante: da un lato, siamo a pochi giorni da un importante incontro dei Capi di Stato e di Governo Pag. 4 che si terrà a Londra, a chiusura di un anno in cui l'Alleanza atlantica ha celebrato i suoi settant'anni, qualche settimana dopo il trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino; dall'altro, perché – come accennato dal Presidente – ci avviamo l'anno prossimo a celebrare, con iniziative molto concrete, i sessantacinque anni della nostra attività su tre filoni di azione molto concreti: promuovere in questo Paese una cultura sui temi di sicurezza euroatlantica, quindi informazione; formazione, soprattutto nell'ambito militare, ma anche per alti funzionari civili non solo in Italia, ma con una proiezione all'estero, per esempio in molti Paesi dei Balcani e oggi con presenze anche nell'area di interesse di questa indagine conoscitiva (Mediterraneo e Medio Oriente); e, soprattutto, cooperazione con molti di questi Paesi.
  Questa è una peculiarità del Comitato Atlantico italiano, che è iscritto in un elenco di enti internazionalistici sottoposti fino a qualche anno fa – e noi tuttora – alla vigilanza del Ministero degli Affari esteri; con un pizzico di presunzione, lasciatemi dire che forse il Comitato Atlantico italiano è l'unico ente che ha veramente una proiezione internazionalistica, in quanto ha come compito istituzionale quello di rappresentare l'Italia in seno all’Atlantic Treaty Association, che è qualcosa di più di una semplice associazione. È un'organizzazione e punto di raccordo fra la NATO e le pubbliche opinioni dei Paesi membri e di molti Paesi partner; è uno strumento di influenza molto importante: oggi vi sono trentasette, trentotto Paesi NATO e partner che ne fanno parte, e dal 2015 ho avuto il privilegio di essere nominato presidente e di presiedere questa organizzazione. Una presidenza non facile, nella quale ho tentato – con anche un qualche successo – di proiettare e di equilibrare i nostri interessi nazionali nell'ampio ambito di azione di questa organizzazione. Tenete presente che dall'ufficio di Bruxelles vengono coordinate annualmente circa cinquecento iniziative su temi di sicurezza euroatlantica in trentasette/trentotto Paesi; quindi, il poter inserire temi che sono di interesse del nostro Paese, equilibrare temi relativi alla cosiddetta «proiezione di stabilità», ovvero a quell'area che la vostra indagine conoscitiva oggi sta approfondendo, è stato uno sforzo non indifferente che ho cominciato a fare sin dai primi giorni della mia presidenza a Bruxelles, quando già nel 2015 abbiamo organizzato un'importantissima riunione sui temi del Mediterraneo e del Medio Oriente a Palais d'Egmont, portando all'attenzione quindi delle istituzioni euroatlantiche le sfide e le minacce interconnesse fra Paesi Nord e Paesi Sud dell'Alleanza atlantica, in un quadro di sicurezza cooperativa.
  Oggi Atlantic Treaty Association è ben più di una associazione: è un organismo molto concreto, con una influenza molto importante che viene sfruttata molto da altri Paesi, anche finanziando in maniera molto cospicua – con milioni di euro – i rispettivi Comitati Atlantici nazionali. Riusciamo a tener testa. Avrò la presidenza ancora per quest'anno e intendo organizzare la prossima assemblea generale in Italia, quasi sicuramente a Genova, non solo per dare sostegno alla città, ma per proiettare di nuovo i nostri interessi nazionali e mettere l'Italia ed i temi ad essa correlati al centro del dibattito transatlantico, anche perché Genova sta per diventare – lo è già, ma lo diventerà ancora di più – un polo importantissimo nel campo delle tecnologie avanzate per la sicurezza e la difesa. Leonardo è già lì; Fincantieri lo è per la parte militare (e presto non solo per quella parte); ci sono centri di ricerca molto importanti su aspetti avanzati di tecnologia, di intelligenza artificiale. C'è anche La Spezia che ci interessa per quanto riguarda la protezione delle infrastrutture critiche sommerse. Questo tema è importante per l'Italia, non solo perché possiamo coinvolgere nostre importanti aziende come Sparkle di TIM e così via. Quindi è un'azione molto ampia che spazia in ambito nazionale da attività che sono di informazione, oltre che di formazione, nel campo militare e che si rivolge, anche con una propria specificità e una propria articolazione, su tutto il territorio nazionale attraverso una rete di Club Atlantici, molti con una caratura prettamente giovanile. Abbiamo una rete soprattutto Pag. 5 di giovani molto articolata e presente sul territorio, abbiamo Club Atlantici da Trieste a Palermo, da Genova a Bari, con programmi condotti dal dottor Simone Zuccarelli che non si concretizzano solo nell'organizzazione di conferenze, ma sono volti a sensibilizzare e a promuovere una cultura di sicurezza nelle nuove generazioni. Quindi abbiamo programmi su tredici, quattordici università, con tutorship, con tesi di laurea che vengono seguite su temi di sicurezza euroatlantica e che si concludono – le stiamo conducendo proprio in queste settimane – con delle simulazioni che coinvolgono gli studenti in scenari di crisi, in cui gli studenti, avendo acquisito elementi di conoscenza su questi temi, possono interagire in una simulazione di Consiglio Atlantico.
  In ambito nazionale potrei illustrare quante attività facciamo. Lo spettro è particolarmente ampio. Se posso dire, magari in maniera non molto elegante: cerchiamo di andare oltre un «conferenzificio» di maniera, guardando a programmi molto concreti, che vanno da programmi di formazione – di cui si parlerà tra poco – a programmi destinati alle giovani generazioni.
  Molto importante è l'attività e la proiezione sull'estero. Un'attività più incentrata sulla sicurezza cooperativa. Moltissimo è stato fatto nei decenni passati dal Comitato Atlantico italiano nella regione balcanica con programmi di formazione molto importanti, a supporto e sostegno quindi dell'azione del nostro Governo, in stretto coordinamento con gli uffici competenti del Ministero degli affari esteri, della difesa e anche delle Agenzie di riferimento. Adesso a questa azione si sono aggiunti programmi sui temi del contrasto al terrorismo o altri temi di sicurezza rilevanti con Paesi come la Giordania, Israele, ma anche il Marocco. Quindi c'è quest'area mediterranea e mediorientale che per noi ora è oggetto di prioritaria attenzione. Posso dire anche che stiamo seguendo un processo molto delicato in Libia, che potrebbe riguardare presto aspetti di disarmo, «demobilization e reintegration» di coloro che attualmente stanno combattendo sui due opposti fronti in Libia. È un tema, quello della proiezione internazionale, molto importante, da sempre seguito dal Comitato Atlantico, in stretta sinergia, a supporto e seguendo gli orientamenti dei competenti uffici dei Ministeri degli affari esteri e della difesa.
  Io vorrei fermarmi qui e lasciare a voi la possibilità di porre quesiti o magari chiederci di approfondire alcuni temi. Mi sento solo di chiudere dicendo che un elemento molto importante delle nostre iniziative in ambito nazionale è quello di offrire spunti e stimoli all'azione di governo e promuovere il ruolo dell'Italia all'interno della NATO. Questo viene fatto con una cadenza non annuale, ma quasi biennale – dipende dagli eventi –, con una riunione che si chiama Consiglio Atlantico italiano che riunisce tutti gli organi dirigenti centrali e periferici del Comitato stesso, insieme ad autorità politiche, diplomatiche, militari, accademiche, dei media e così via in due o tre giorni di brainstorming sui temi di maggiore rilevanza e attualità per il nostro Paese. Poi chiudiamo con una giornata a porte chiuse, in cui, individuati i punti cardinali, il Comitato Atlantico non ha mai inteso lasciare sospese le conclusioni, ma ha sempre cercato di tradurre in azioni concrete per supportare e sostenere l'azione di governo. L'ultima riunione di questo genere ha avuto luogo in due/tre giorni a Velletri lo scorso maggio, e abbiamo individuato quattro punti cardinali di azione per la politica estera e di sicurezza nazionale che abbiamo offerto con alcuni appunti ai Ministeri competenti. Il primo di questi, in cui l'Italia potrebbe e dovrebbe agire, è quello sul rafforzamento del rapporto transatlantico. L'Italia ha una necessità, ma anche un'opportunità straordinaria di rafforzare il rapporto transatlantico e consolidare stabilmente la sua collocazione transatlantica nel quadro geopolitico e strategico in cui ci troviamo oggi, in cui con la Brexit, con la nostra collocazione, ruolo e peso che attualmente incontra alcune difficoltà per esempio nelle Istituzioni europee, è attraverso lo snodo transatlantico che l'Italia può riacquisire il peso che le compete, anche all'interno delle stesse Istituzioni europee. Quindi riteniamo che Pag. 6la finestra di opportunità sia data soprattutto da un'azione molto forte dell'Italia all'interno della NATO, perché teniamo presente che all'interno della NATO la Francia non ha la forza che ha all'interno dell'Unione europea; anche la Germania per ora – e per poco – non è ancora così influente nella NATO come nell'Unione europea. Ci sono diversi motivi per cui l'Italia può giocare un ruolo sul secondo punto cardinale che abbiamo sviluppato all'interno del Comitato Atlantico, ovvero promuovere un dialogo con la Federazione russa senza con questo tenere negletta la parte di deterrenza e difesa all'interno della NATO. Ma è certo che vada recuperata anche la seconda «D», oltre alla deterrenza: quella del dialogo con la Federazione russa.
  Il terzo punto cardinale che abbiamo individuato nel Consiglio Atlantico italiano è quella di una presenza rafforzata, più coerente con una visione strategica d'insieme, per quanto riguarda la regione dei Balcani. Abbiamo notato un'azione un po’ più scoordinata e il rafforzamento, anche alla luce della presenza di altri Paesi all'interno di questa regione per noi molto importante, ritengo che sia fondamentale. Questo ci porta all'ultimo punto: quello della regione che voi state approfondendo con questa indagine conoscitiva, ovvero il Mediterraneo e il Medio Oriente, dove l'Italia può e deve giocare un ruolo fondamentale, soprattutto partendo dai problemi della Libia.
  Questi sono temi che affronteremo in un Atlantic Forum e nell'assemblea generale che pensiamo di tenere a Genova la prossima primavera, su cui magari lascerei dire ai colleghi qualcosa di più.

  PRESIDENTE. Purtroppo devo farvi presente che adesso sta iniziando l'Aula, quindi abbiamo veramente poco tempo. Devo invitarvi alla massima sintesi, magari concentrandosi proprio sull’hub di Napoli, il fianco sud e il ruolo della NATO nel Mediterraneo.

  GABRIELE CHECCHIA, componente del Comitato direttivo del Comitato Atlantico italiano. Grazie. Se mi è consentito, un ringraziamento a tutti gli onorevoli e al presidente che ci hanno invitato in audizione. È un onore per noi.
  Non ho molto da aggiungere alle considerazioni e agli elementi forniti dal presidente Luciolli. Il Comitato Atlantico italiano è compatto nel sostenere questo programma.
  Alcune notazioni brevissime. Uno degli elementi fondamentali citati dal presidente Luciolli è quello dell'importanza del legame transatlantico. Il legame transatlantico – ho avuto occasione di evidenziarlo anche io ho la scorsa settimana in una conferenza al Centro Alti Studi per la Difesa proprio nella mia veste di presidente del Comitato scientifico del Comitato Atlantico – è qualcosa che non va dato per acquisito e le recenti vicende ci inducono a credere che ci siano dei rischi che questo legame si possa attenuare, per un motivo o per l'altro. Ricordiamo anche ai giovani, tramite l'azione di informazione che il Comitato Atlantico italiano svolge con Simone Zuccarelli, presidente della YATA, che l'assenza degli Stati Uniti dal suolo europeo è stata in qualche misura all'origine delle due tragedie delle guerre mondiali. Qualcosa che le nuove generazioni probabilmente non sanno, ma che deve essere costantemente tenuto vivo nella memoria. Al di là delle tensioni più o meno forti che si manifestano periodicamente nel rapporto transatlantico – le vediamo oggi – basta ricordare la vicenda di Suez, quando gli Stati Uniti intervennero con unità della sesta flotta per dissuadere l'azione franco-britannica. Mi pare che la NATO viva un momento difficile, ma ne ha vissuti di non meno difficili in passato.
  Sul versante mediterraneo certamente il Comitato è molto impegnato nel valorizzare l’hub di Napoli, tant'è vero che lo scorso dicembre – se non erro – come Comitato Atlantico e Club Atlantico di Napoli abbiamo organizzato il primo evento di proiezione verso la società civile napoletana dell’hub. Quindi non è l’hub che riceve autorità accademiche, giovani studenti napoletani, laureandi: è l’hub che va verso la società civile napoletana, con una bellissima iniziativa che è stata realizzata Pag. 7in collaborazione con l'Università Parthenope, con la presenza di autorevoli relatori, tra cui il comandante del Comando NATO di Napoli, l'ammiraglio Foggo, grande amico dell'Italia, che ci ha illustrato le priorità. Questa occasione ci ha fornito l'opportunità di presentarci come Comitato Atlantico e come raccordo tra i valori dell'atlantismo e la società civile napoletana e italiana. È stata una giornata molto frequentata da giovani, da accademici, quindi direi che si stanno facendo i compiti, come si dice in un gergo ormai entrato nel linguaggio comune.
  Aggiungo che come Comitato Atlantico ci stiamo adoperando al meglio per far comprendere l'azione di partenariato che l'Alleanza atlantica promuove – un'alleanza che noi valorizziamo sempre più con organismo politico e di sicurezza condivisa, al di là dell'aspetto difensivo, che resta pure importante –, proiettando nel Mediterraneo i valori propri delle nostre democrazie, ancora in larga misura non metabolizzati, non tanto dalle opinioni pubbliche quanto da alcune dirigenze dell'area nordafricana, e ancora a scendere verso il Golfo e verso Israele. Questo perché uno degli aspetti fondamentali che desideriamo veicolare è quello della priorità del potere civile e della subordinazione dello strumento militare alla guida del potere civile, che è un elemento cardine dei valori dell'Alleanza. Stiamo cercando di farlo metabolizzare e di diffonderlo sempre più anche a livello delle opinioni pubbliche e dei Governi dei Paesi partner. Mi sembrano tutti elementi importanti. L'Italia peraltro ospita a Cesena il Centro di assistenza per le forze di sicurezza locali: è qualcosa che come Comitato Atlantico facciamo conoscere, per far sì che le autorità di Paesi particolarmente travagliati come vicenda politica interna – Nord Africa e Medio Oriente – sappiano che l'uso ingiustificato e ingiustificabile della violenza nel contrastare certi fenomeni alimenta il terrorismo. Non è così che si contrastano le radicalizzazioni. Bisogna che tutto sia inquadrato nel rispetto di valori e di principi, che sono quelli delle democrazie che costituiscono l'Alleanza atlantica.
  Su tutti questi versanti ed altri ancora siamo impegnati, ma il tempo manca, quindi grazie.

  GIORGIO BATTISTI, componente del Comitato direttivo del Comitato Atlantico italiano. Io sarò brevissimo, anche perché i due terzi dei miei argomenti sono già stati anticipati da chi mi ha preceduto, come spesso capita a chi parla per ultimo.
  Quello che vorrei dire dal punto di vista militare è che il Comitato Atlantico italiano dispone di un valore aggiunto, che è dato dalla credibilità dei suoi componenti, soprattutto in campo militare, e dalla credibilità nell'ambito Alleanza, che è data dall'esperienza comune che noi militari abbiamo maturato sulle varie aree di crisi, da contatti consolidati che sono stati creati nel tempo e legami maturati sul campo.
  Detto questo, dal punto di vista militare – come è stato già accennato –, quello che ha sviluppato il Comitato Atlantico è stato fornire assistenza ad alto livello ad istituzioni sia politiche sia militari dei Paesi alleati e partner. Cito quello che oggi è un main topic non appartenenti all'Alleanza atlantica: lo SFAC (Security Force Assistance Command), ossia assistere i Paesi partner non dell'Alleanza per creare una cultura della difesa, dove per difesa si intende la sottomissione politica delle forze militari, attraverso due centri di eccellenza NATO, uno a Cesano di Roma, gestito dall'esercito, il secondo a Vicenza presso il Centro di eccellenza per le Unità di polizia di stabilità (CoESPU), gestito dall'Arma dei Carabinieri. Sulla base di questo vengono condotti diversi corsi e diverse attività, workshop di informazione e di formazione sia in Italia, anche grazie a università, a enti e a Comandi militari italiani e NATO presenti in Italia, sia all'estero, come è stato fatto con la NATO Training Mission in Iraq e i vari corsi di International Security Organization Course nei Balcani.
  Il Comitato Atlantico può rappresentare l'Italia senza particolare impegno istituzionale; rappresenta l'Italia per diffondere la cultura e la conoscenza euroatlantica, che è il nostro perimetro operativo finalizzato a garantire la stabilità regionale, soprattutto sul fronte sud, da dove in questo momento Pag. 8provengono le minacce più immanenti e consistenti.

  SIMONE ZUCCARELLI, responsabile del programma transatlantico presso il Comitato Atlantico italiano. Come ricordato dal presidente, il Comitato pone particolare enfasi sulla dimensione giovanile; come YATA noi ci adoperiamo per sviluppare nei giovani una coscienza critica e una discussione sui temi riguardanti la sicurezza nazionale, la politica internazionale e sull'importanza dei valori fondanti delle nostre liberaldemocrazie.
  La peculiarità del nostro network giovanile è che è attivo a livello nazionale su tutto il territorio, ma ci permette di proiettare anche giovani italiani a livello internazionale. Quindi abbiamo organizzato eventi in tutta Europa, dalla Lituania al Portogallo, alla Turchia, ai Balcani, e in queste occasioni abbiamo sempre portato avanti le dinamiche importanti per l'Italia, discutendo degli interessi italiani, delle sfide alla sicurezza per l'Italia, portando i temi di interesse del nostro Paese a tutti i giovani su scala internazionale. Ad esempio, a metà dicembre abbiamo organizzato un evento molto importante in Albania, dove parteciperemo anche come giovani italiani, ci saranno giovani presenti da tutta Europa e si discuterà proprio di sicurezza mediterranea. Quindi come Italia porteremo avanti tutti i temi più importanti. Stessa cosa abbiamo fatto anche in Serbia.
  A livello nazionale, ad esempio, abbiamo domani a Roma una simulazione importante, che coinvolge più di trenta giovani. Questa simulazione la portiamo a quattordici università differenti su tutto il territorio, e domani lo scenario di crisi sarà proprio nell'area mediterranea, quindi i giovani si cimenteranno nel capire le dinamiche e cercare di risolvere queste questioni.
  Come YATA siamo molto operativi anche sui social network, quindi cerchiamo di portare le tematiche NATO e le sfide all'Italia anche tra i giovani, attraverso questi nuovi strumenti, e cerchiamo sempre più di spostarci su quella che è la multimedializzazione dei contenuti in modo da arrivare a un pubblico sempre più giovane. A questo proposito abbiamo iniziato un programma di informazione anche per i giovani delle scuole superiori, quindi chiuderemo questo giro di simulazioni in giro per tutta Italia a Velletri con circa trecento giovani delle scuole superiori, per poter avviare fin dai diciotto anni, alle scuole superiori, l'informazione sui temi di cui si occupa il Comitato Atlantico.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  ANDREA ORSINI. Grazie, presidente. Ci tengo a ringraziare i nostri ospiti per questo incontro e per l'attività preziosa che svolgono. Io stesso in anni lontanissimi sono stato tra i fondatori a Milano, con il professor De Leonardis, di un Club Atlantico e ricordo che – parlo dell'inizio degli anni Ottanta – abbiamo portato diverse volte dei giovani universitari a Bruxelles, presso il Quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa (SHAPE), ed è stata un'esperienza molto interessante.
  Credo che in generale nei nostri Paesi, ma in Italia in particolare, far conoscere le ragioni non solo militari ma politiche e – direi – culturali che stanno alla base dell'Alleanza atlantica sia un compito importantissimo, anche perché nel nostro Paese temo – e vorrei un riscontro su questo da parte vostra – ci sia poca sensibilità. Ne trovo molta di più in altri Paesi, soprattutto nei Paesi che più recentemente sono entrati nell'Alleanza atlantica, come i Paesi dell'Europa orientale.
  Mi domando anche se oggi la minore attenzione verso l'Alleanza atlantica non nasca dal fatto che la ragione storica per cui è nata l'Alleanza – la contrapposizione al Patto di Varsavia – è ovviamente venuta meno dagli anni Novanta, perché il quadro geopolitico è cambiato completamente.
  Il Mediterraneo è una delle aree della nuova e diversa mission dell'Alleanza atlantica; zone di crisi del Medio Oriente, che tra l'altro l'Ambasciatore Checchia – con il quale io ho antica consuetudine – conosce bene, essendo stato anche Rappresentante dell'Italia in Libano in anni molto delicati: Pag. 9a che punto è la riflessione sulla ridefinizione dei compiti dell'Alleanza atlantica, dal vostro punto di vista?

  MATTEO LUIGI BIANCHI. Io ringrazio i relatori e mi auguro che ci possa essere anche in futuro una seconda possibilità con un po’ più di tempo rispetto al calendario dell'Aula, che quest'oggi ci lascia veramente pochi spazi di ragionamento.
  Ho ascoltato con attenzione, condividendo le opinioni e le riflessioni sul tema del dialogo con la Federazione russa, sul tema della posizione nella regione balcanica, fino ad arrivare alla questione legata al Mediterraneo; abbiamo compreso che il Comitato Atlantico tende, tra le sue funzioni, a sviluppare delle pubbliche opinioni nei Paesi membri dell'Alleanza atlantica; credo tuttavia che una questione rilevante quest'oggi per il nostro Paese, connessa anch'essa con il tema del Mediterraneo, sia l'influenza cinese nel continente africano che ovviamente, di riflesso, spinge i flussi migratori verso nord e quindi verso il Mediterraneo, verso il nostro Paese. Dico questo perché la posizione del nostro Governo, soprattutto della Farnesina, nei confronti della Repubblica popolare cinese è poco chiara, quindi dobbiamo comprendere, grazie anche al vostro aiuto, rispetto alle vostre conoscenze e alla vostra posizione, se dal punto di vista della sicurezza, soprattutto la cyber-sicurezza, la Cina rappresenta un Paese con cui si può dialogare o uno Stato dal quale mantenere una distanza di sicurezza, perché potenzialmente pericoloso. Vista anche la posizione dei nostri partners storici come gli americani.
  È stata citata la presenza degli Stati Uniti nelle due guerre mondiali: di fronte a una così importante influenza e aggressività cinese dal punto di vista commerciale – ma non solo –, l'esperienza della Prima guerra mondiale che ha portato al suicidio dell'Europa, dei grandi imperi della tradizione, lo spostamento delle diplomazie internazionali da Londra, Parigi, Vienna verso Washington, io dico meno male che sono arrivati gli Stati Uniti! Però cerchiamo di non peggiorare la situazione un secolo dopo, quindi facciamo in modo che l'Italia, grande Paese del G8, possa avere una politica estera chiara soprattutto nei confronti dell'Alleanza atlantica rispetto anche alla sovrapposizione dei temi della difesa, ma anche e soprattutto rispetto a quegli Stati che con aggressività tentano di minare ulteriormente la nostra posizione all'interno dello scacchiere geopolitico mondiale.

  YANA CHIARA EHM. Brevemente, due considerazioni. O, meglio, una considerazione e una domanda. Io faccio parte di due delegazioni che lavorano sul Mediterraneo – l'Unione per il Mediterraneo e l'Assemblea per il Mediterraneo –, e credo che effettivamente sia questi Comitati che le delegazioni di cui fanno parte i miei colleghi possano riuscire a creare effettivamente dei progressi nello scacchiere del Mediterraneo, che attualmente ci vede molto impegnati, e che secondo me deve vedere l'Italia ancora più protagonista. Effettivamente a volte c'è una sfera nazionale, ma noi facciamo parte del Mediterraneo, quindi per noi devono essere dei temi prioritari.
  A questo collego la mia domanda: vorrei una vostra opinione sulla questione dell'invasione turca nel nord-est della Siria, che ha fatto sorgere degli interrogativi circa il ruolo della NATO nei rapporti con un suo membro che si è reso protagonista di un intervento militare contro un altro Paese. Come lo vedete e cosa pensate della presa di posizione italiana a riguardo.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie per il lavoro che svolgete, il contributo che avete fornito oggi è stato assolutamente utile per la nostra indagine conoscitiva.
  Rispetto alla minaccia della Cina quanta consapevolezza c'è all'interno della NATO? La necessità di ridefinire l'Alleanza su tanti aspetti – come ha ricordato il collega Orsini – è fondamentale, però mi sembra che la prossima sia una sfida globale, la Cina pone una sfida globale: quanto è pronta l'Alleanza per questo?

  PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste, do la parola agli auditi per le repliche. Ricordo ancora che alle 10 noi purtroppo dobbiamo riprendere i lavori d'Aula. Qualora non esaurissimo le tematiche proposte, Pag. 10 vi chiedo la disponibilità per continuare in una successiva audizione.

  FABRIZIO WILLIAM LUCIOLLI, presidente del Comitato Atlantico italiano. Vi ringrazio, anche per questa offerta di ulteriore, eventuale intervento.
  Io cercherò di dire solo una pillola guardando a questi temi dalla prospettiva dell'incontro – così chiamato, non è un vertice – di Londra. E qui già si risponde a una prima domanda, ovvero sulla prospettiva, la visione strategica o meno della NATO. Londra è un incontro, non è un summit, ha un'agenda un pochino più ridotta che spiega anche il perché si stia discutendo delle future strategie della NATO, se includere o meno, e quanto includere le sfide che provengono dalla Cina in quanto siamo in una fase in cui non tutti gli alleati ritengono sia questo il momento per definire un nuovo concetto strategico. O magari è solo il momento per mettere insieme un panel di esperti per tenere aggiornata la NATO.
  La NATO – ricordiamocelo – è sempre un'organizzazione difensiva, quindi non guarda alla Cina, ma indubbiamente è la Cina che sta arrivando da noi e pone delle sfide, se non delle minacce, perché comunque una vocazione imperiale la Cina ce l'ha nel dna. Di questo l'Italia in primis dovrebbe tenere conto nel momento in cui vediamo che questa Via della Seta tende a cinturarci da un lato anche per via acquea: vediamo il porto di Genova, per citare alcuni aspetti, e non solo quello del Pireo. Ma non dimentichiamoci anche un ulteriore elemento che dibatteremo a Londra, ovvero la Cina nello spazio. Lo spazio è diventato nuovo dominio operativo dopo acqua, aria, terra e spazio cibernetico, quindi sicuramente Londra, che raccoglie anche le decisioni di due recenti ministeriali – Esteri e Difesa – guarda avanti, guarda al tema della Cina, guarda anche e soprattutto all'utilizzo – e qui rimaniamo sempre in ambito cinese – delle nuove cosiddette tecnologie disruptive che possono anche portare al collasso delle nostre infrastrutture critiche.
  La Turchia è un alleato fondamentale della NATO. La NATO si caratterizza proprio per essere un insieme di alleati diversi, e di essere l'unico e fondamentale tavolo di consultazione transatlantica sui temi di sicurezza. Quindi, proprio quando ci sono delle divergenze nei comportamenti tra un alleato e un altro, la NATO serve come camera di compensazione per trovare quel consensus e per procedere e andare avanti.
  Però io su questi temi chiederei, soprattutto in ragione del particolare osservatorio che l'Ambasciatore Checchia ha creato ad Istanbul in questi ultimi mesi, se intende accennare qualcosa anche su questo.

  GABRIELE CHECCHIA, componente del Comitato direttivo del Comitato Atlantico italiano. Condivido le tue riflessioni. Con riferimento alla vicenda turca è indubbio che la geografia detti spesso la geopolitica e anche la sicurezza: la Turchia è in uno spazio cruciale per tanti equilibri mondiali, il rapporto dell'Alleanza con Ankara in questo momento è difficile, è il meno che si possa dire. Voi sapete che il Trattato istitutivo non contempla clausole di esclusione, quindi è un problema serio – è innegabile – che va gestito politicamente.
  Quello che io noto adesso vivendo – per motivi di famiglia – a Istanbul più che a Roma è che questa scelta di Erdoğan di intervenire nel nord della Siria senza consultazioni, perlomeno ufficiali con gli alleati – non escludo che qualche telefonata con alcuni Capi di Stato vi sia stata, non solo con il Presidente Trump, non ci verrà mai confessato, ma lo ritengo plausibile –, ha potuto ricompattare intorno alla sua leadership – io direi – il 70 per cento dell'elettorato turco, anche dei partiti kemalisti di opposizione. Quindi è qualche cosa che è difficile non prendere in considerazione.
  L'altro elemento che noi dovremmo ricordare, in un'ottica di realpolitik – perché i sentimenti contano ma contano anche le realtà – è che Erdoğan possiede questa carta, per noi devastante, dell'apertura o chiusura di alcuni rubinetti migratori. Noi sappiamo che lui dichiara – poi vedremo – che vorrebbe fare di quest'area liberata dal PKK una sorta di zona tampone per ospitare buona parte dei rifugiati siriani in Turchia (adesso ne hanno circa quattro milioni, in larghissima misura siriani), che Pag. 11stanno creando grandi problemi a livello di opinione pubblica. Quindi, se lo vogliamo vedere cinicamente, è anche – lui dice – uno strumento per alleggerire eventuali pressioni migratorie ulteriori sull'Europa. È triste dirlo, ma credo che, nell'analizzare il fenomeno turco, dobbiamo avere un quadro veramente d'insieme. Senza parlare di altri aspetti strategici come la base di Incirlik, dove ad oggi credo che ancora qualche testata nucleare resti. Quindi direi, usando una terminologia anglosassone, «handle with care», però restando fedeli ai nostri principi, in un quadro di dialogo politico, perché un problema politico va affrontato – e rubo una frase felice del generale Battisti – con strumenti politici.
  Resterà un partner, un interlocutore molto difficile. Non dobbiamo tradire i nostri valori, ma dobbiamo avere presenti – io credo – il quadro complessivo, con i pro e con i contro. Ce ne sono tanti, sia di contro che di pro. Mi fermerei qua.

  GIORGIO BATTISTI, componente del Comitato direttivo del Comitato Atlantico italiano. Per quanto riguarda la Turchia, fermo restando che noi dobbiamo essere sempre grati ai curdi – che hanno combattuto come la fanteria della coalizione anti-Daesh in questi anni – il panorama curdo non è fatto solo da chi ha combattuto contro Daesh: ci sono alcune formazioni curde che combattevano con Daesh, altre che stavano a guardare. Quindi non è una situazione così semplice, e bisogna cercare di osservarla senza troppi sentimenti affettivi. Del resto il terrorismo curdo sono decenni che è presente in Turchia. Vi ricordate di Öcalan? Öcalan, da sempre etichettato come un terrorista, è stato, in un modo abbastanza bizzarro, allontanato dall'Italia. Quindi bisogna avere questa visione globale, senza dimenticare che i curdi sono quelli che si sono sacrificati per la nostra libertà anche qua in Italia.
  Per quanto riguarda la Cina, se mi permettete questa battuta, ero quest'estate in Macedonia del Nord e la Turchia lì sta un po’ reinvestendo in moschee, in centri di cultura islamica e così via, e un tassista – la saggezza dell'uomo semplice – ha detto: «Le truppe di occupazione prima o poi se ne vanno, chi compra rimane per sempre». Grazie.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio davvero per l'estrema sintesi nelle risposte, auspicando – come ho già detto prima – che continui il dialogo magari con ulteriori audizioni, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.55.