XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 27 marzo 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 3 

Audizione della viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, sullo stato delle relazioni tra l'Italia e l'Egitto anche in relazione all'accertamento delle responsabilità sulla morte di Giulio Regeni, avvenuta il 25 gennaio 2016 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)
Grande Marta , Presidente ... 3 
Del Re Emanuela Claudia (M5S) , viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 4 
Grande Marta , Presidente ... 6 
Cirielli Edmondo (FDI)  ... 6 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 7 
Cabras Pino (M5S)  ... 7 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 8 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 8 
Grande Marta , Presidente ... 8 
Del Re Emanuela Claudia (M5S) , viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 8 
Grande Marta , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, sullo stato delle relazioni tra l'Italia e l'Egitto anche in relazione all'accertamento delle responsabilità sulla morte di Giulio Regeni, avvenuta il 25 gennaio 2016.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, della viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, sullo stato delle relazioni tra l'Italia e l'Egitto anche in relazione all'accertamento delle responsabilità sulla morte di Giulio Regeni, avvenuta il 25 gennaio 2016.
  Saluto e ringrazio la viceministra Del Re per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Prima di dare la parola alla viceministra, ritengo opportuno richiamare la dichiarazione congiunta approvata in esito al vertice Unione europea-Lega araba svoltosi a Sharm El Sheikh il 24 e 25 febbraio scorsi. I leader delle due parti hanno rinnovato il proprio impegno a preservare tutti gli aspetti del diritto internazionale dei diritti umani, oltre a condannare ogni forma di incitamento all'odio, alla xenofobia e all'intolleranza.
  Nella stessa dichiarazione hanno altresì convenuto di approfondire i legami arabo-europei per migliorare la stabilità, la prosperità e il benessere delle due regioni. Una cooperazione regionale più forte è fondamentale per affrontare sfide comuni quali, in primis, conflitti e immigrazione, ma anche sicurezza e sviluppo socioeconomico in tutta la regione.
  In questo contesto hanno ribadito che la pace e la sicurezza, i diritti umani e lo sviluppo economico non sono ambiti separati, ma si rafforzano a vicenda.
  A margine del vertice, il Presidente Conte ha ribadito al Presidente egiziano al-Sisi la sensibilità del Governo e dell'opinione pubblica italiana per la soluzione del caso Regeni. Il Presidente al-Sisi, dal canto suo, avrebbe testimoniato la sua costante attenzione e il rinnovato impegno perché il caso giunga a soluzione.
  Tuttavia, nella conferenza stampa a margine della Conferenza di Sharm El Sheikh, il Presidente al-Sisi ha auspicato da parte europea il rispetto delle differenze su questioni di eminente natura culturale, annoverando tra essi il tema dei diritti umani.
  L'audizione odierna dovrebbe dunque consentirci di acquisire i necessari elementi informativi su alcune questioni preliminari, di metodo. In primis, partendo dall'analisi dello stato delle relazioni tra l'Italia e l'Egitto, vorremmo approfondire se e come, attraverso il dialogo costruttivo tra i due Governi, si possa arrivare a una soluzione per la verità giudiziaria.
  Per parte sua la Camera dei deputati, per impulso del Presidente Fico, si è già coraggiosamente attestata su una linea di Pag. 4ricerca assoluta della verità, nella consapevolezza che questa battaglia vale più di qualsiasi altra riflessione di realpolitik.
  Questa scelta di campo si è concentrata nella decisione adottata, con l'assenso di tutti i gruppi rappresentati alla Camera dei deputati, di sospendere le relazioni di questa Assemblea con il Parlamento egiziano a causa dei mancati progressi nelle indagini sulla morte di Giulio Regeni.
  Do ora la parola alla viceministra Del Re affinché svolga il suo intervento.

  EMANUELA CLAUDIA DEL RE, viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, presidente. Mi rivolgo a tutti voi, onorevoli colleghi.
  Il rapporto tra Italia ed Egitto non nasce oggi e si colloca nel solco di duraturi legami di amicizia e di estesi e diversificati interessi condivisi. I due Paesi hanno saputo nel tempo strutturare e articolare un'ampia e profonda cooperazione in tutti i settori.
  Parlamento e Governo sono ben coscienti che questa cooperazione ha in sé margini di ulteriore progresso e potrà realizzare il suo massimo potenziale solo quando sarà fatta piena luce sulla morte di Giulio Regeni. La ricerca della verità su questo crimine efferato rimane il nostro obiettivo prioritario, da perseguire attraverso il rafforzamento della cooperazione giudiziaria.
  Come sapete, nell'estate 2018, il caso Regeni è stato al centro dei colloqui nelle numerose occasioni di contatto con le autorità egiziane, a tutti i livelli. In occasione degli incontri avuti con il Presidente al-Sisi al margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di settembre, della Conferenza di Palermo di novembre e, da ultimo, al vertice Unione europea-Lega araba di Sharm El Sheikh, il Presidente del Consiglio Conte ha ribadito al Presidente egiziano la forte inquietudine in Italia per l'assenza di passi avanti sul caso, sottolineando altresì l'esigenza di assicurare un'efficace cooperazione giudiziaria volta a identificare, senza ulteriori indugi, i responsabili del delitto.
  Il caso è stato ampiamente discusso in occasione delle visite al Cairo del Ministro Moavero Milanesi, dei Vicepresidenti del Consiglio Di Maio e Salvini e del Presidente della Camera Fico.
  Nella nostra azione volta a raggiungere la verità, continuiamo a richiamare le autorità egiziane a rinnovare con determinazione l'impegno per pervenire a risultati concreti e significativi che consentano di fare pienamente giustizia. Desidero al riguardo ricordare il massimo impegno del nostro Ambasciatore al Cairo, Giampaolo Cantini, che conduce una costante azione di sensibilizzazione a tutti i livelli istituzionali.
  Con questo stesso spirito, il Ministro Moavero Milanesi ha convocato a fine novembre l'Ambasciatore egiziano a Roma per rappresentare la delusione e la forte inquietudine che ha destato in Italia l'esito dell'ultima riunione al Cairo fra i magistrati italiani ed egiziani, ribadendo nuovamente un fermo invito ad agire rapidamente per rispettare l'impegno, assunto ai più alti livelli politici, di giungere in tempi brevi a concreti sviluppi investigativi, quali la decisione da parte egiziana di rinvio a giudizio dei sospettati o l'ottenimento di nuove importanti evidenze investigative.
  L'Italia non è sola nella ferma richiesta di giustizia per Giulio Regeni. Su nostra iniziativa, l'Unione europea, in occasione dell'ultimo Consiglio di associazione con l'Egitto dello scorso dicembre, ha reiterato con forza l'esigenza che il Cairo garantisca una piena cooperazione nelle indagini e che assicuri alla giustizia i responsabili di questo crimine.
  La ricerca di verità e giustizia sull'omicidio di Giulio Regeni resta per noi una priorità assoluta, che non è subordinata ad altre considerazioni. Restiamo convinti che la nostra azione possa essere efficace solo se è volta ad ingaggiare, al massimo livello e in modo costante, le autorità egiziane.
  Le importanti visite compiute al Cairo da esponenti del Governo italiano, negli ultimi mesi, sono servite innanzitutto a ribadire queste nostre aspettative sul caso Regeni.
  Il Governo e il popolo egiziano sono coscienti del carattere corale di tali aspettative, che unisce e unirà anche in futuro Pag. 5tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento, le istituzioni e la società civile del nostro Paese, senza eccezioni. Il nostro impegno assoluto per la ricerca della verità sul caso Regeni non ci impedisce di riconoscere la rilevanza, anch'essa assoluta per l'Italia, della cooperazione con il Cairo. L'Egitto è per l'Italia un Paese strategico, e viceversa. Lo è per l'intensità delle relazioni bilaterali, e non solo sul piano commerciale e degli investimenti; lo è per l'interesse che ciascuno dei due Paesi annette al mantenimento di una piena stabilità dell'altro; lo è per una sostanziale comunanza di vedute sui principali dossier politici della regione.
  Onorevoli colleghi, il grande respiro della relazione italo-egiziana è esemplificato dalla presenza di una ben radicata e industriosa comunità egiziana in molte regioni del nostro Paese, che fornisce un contributo importante al nostro sviluppo socioeconomico. Non mi sembra, dunque, improprio in questa sede ricordare Rami Shehata, il ragazzo egiziano – e spero di poter dire a breve il ragazzo italiano – che con coraggio, intelligenza e determinazione ha consentito di allertare le forze dell'ordine, contribuendo a salvare la vita dei suoi compagni nel bus dirottato a San Donato Milanese. Anche questo fa parte delle relazioni italo-egiziane.
  Sul piano più prettamente politico-diplomatico, vorrei ricordare la centralità dell'Egitto nello scacchiere africano, esemplificata dalla presidenza di turno dell'Unione africana che il Cairo sta esercitando. In ambito multilaterale, basti ricordare la presidenza egiziana del gruppo G77, che si è appena conclusa ieri pomeriggio.
  L'Egitto riveste un ruolo di primo piano nella regione. Sui principali dossier di politica estera, condividiamo con il Cairo l'esigenza di ricercare il superamento delle varie crisi nel Mediterraneo allargato, attraverso la promozione di processi politici e del rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità di tutti gli Stati della regione. Condividiamo altresì l'impegno nel promuovere un'agenda positiva nella regione, che attraverso opportunità concrete, volte a favorire crescita, occupazione (in particolare quella giovanile) e inclusione sociale, possano rilanciare il bacino del Mediterraneo, contrastando le cause profonde che alimentano l'estremismo e il radicalismo. In tale contesto, non va dimenticato l'impegno di esponenti egiziani nella promozione del dialogo e della tolleranza religiosa nel mondo arabo.
  I continui sforzi del Cairo nel processo di riconciliazione tra le fazioni palestinesi e nel mantenimento di una tregua a Gaza, soprattutto in questa fase dove si odono purtroppo nuovi venti di guerra, fanno dell'Egitto un partner imprescindibile anche nell'ottica di un auspicato rilancio del processo di pace in Medioriente. Necessaria è la nostra cooperazione sulla Libia, laddove la collaborazione egiziana, a livello sia tecnico sia politico, si è rivelata particolarmente utile nella preparazione della Conferenza di Palermo.
  Condividiamo la comune volontà di sostenere la Libia fino alla conclusione della lunga fase di transizione, in linea con gli sforzi portati avanti dal Rappresentante speciale delle Nazioni Unite Salamé.
  Parimenti cruciale risulta essere l'intensificazione del dialogo sul fronte della lotta al terrorismo, il cui contrasto efficace non può prescindere da un reciproco rafforzamento dei contatti, in particolare nell'ambito dello scambio di informazioni e dell'identificazione di foreign fighters.
  Naturalmente, la stabilità in Egitto passa anche per la società civile, il rispetto della libertà e così via. Pertanto, l'Italia segue con attenzione la situazione dei diritti umani in Egitto ed è attiva, in stretto coordinamento con gli altri partners dell'Unione europea e internazionali, per sensibilizzare le autorità egiziane su questo importante tema.
  La nostra azione si sviluppa con discrezione, incoraggiando le autorità del Cairo attraverso un dialogo costruttivo e basato sul rispetto reciproco. Il forte impegno profuso dalle autorità egiziane nel contrasto ai traffici illeciti e nella gestione dei flussi migratori ha reso l'Egitto un interlocutore essenziale con cui collaborare in un'ottica di prevenzione e gestione di tali fenomeni. Ciò ha permesso, negli ultimi anni, di azzerare Pag. 6 gli arrivi provenienti dalle coste egiziane, unico caso tra i Paesi partner dell'Italia nella sponda sud del Mediterraneo. In tale quadro, l'Italia coopera con il Cairo anche nei progetti «Support and Increase Healthcare Access for migrants and vulnerable Egyptian host community members» e anche l’International Training Center at Egyptian Police Academy, programmi finalizzati al rafforzamento delle capacità di controllo e gestione del fenomeno migratorio da parte delle autorità di frontiera di ben ventuno Paesi africani.
  Lo sviluppo delle risorse energetiche rappresenta altresì un fattore chiave per la stabilità del Mediterraneo. Il recente annuncio egiziano del lancio di un Foro regionale del gas dimostra la determinazione dell'Egitto a divenire quanto prima un hub di gas naturale liquefatto nel Mediterraneo orientale e di porsi come leader regionale in tale ambito.
  In tale settore, l'inaugurazione del giacimento di Zohr da parte di Eni ha messo in mostra tutto il potenziale della cooperazione economica tra Italia ed Egitto, un potenziale che, sappiamo bene, non è stato del tutto esplorato e potrebbe coinvolgere molte imprese italiane al di là dell'Eni.
  Onorevoli colleghi, per un pieno sviluppo della cooperazione con l'Egitto, la giustizia e la ricerca della verità sull'omicidio di Giulio Regeni restano una condizione imprescindibile. Il nostro pieno interesse a collaborare con il Cairo, tanto in un'ottica di stabilizzazione della regione quanto sul piano della cooperazione bilaterale nei principali ambiti sopra menzionati, non fa deflettere in alcuna maniera il nostro impegno, che resta massimo e prioritario, nel richiedere alle autorità egiziane di fare giustizia su questa barbara uccisione. Ciò nella piena consapevolezza che la cooperazione italo-egiziana non è un accidente della storia: esiste ed esisterà anche in futuro, giacché, oltre che nella storia, essa è scritta anche nella geografia, che ha collocato i due Paesi l'uno di fronte all'altro nel Mediterraneo, alle due estremità di uno spazio comune, il cui avvenire sia l'Italia sia l'Egitto vogliono all'insegna della pace, della stabilità e della prosperità socioeconomica, per tutti i propri cittadini. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio la viceministra Del Re per questa panoramica.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  EDMONDO CIRIELLI. Grazie, signora viceministra, grazie a Lei, al Governo e anche al Presidente della Camera per aver posto finalmente la centralità di un grave fatto che riguarda un italiano all'estero. È un preciso dovere da parte delle autorità del nostro Stato difendere i nostri cittadini, dovunque essi si trovino, soprattutto quando capitano vicende così gravi.
  Tuttavia, per andare oltre la vicenda mediatica interna, pretendendo, come è giusto che sia data l'importanza delle relazioni tra Italia ed Egitto che Lei stessa ha sottolineato, un accertamento giudiziario chiaro, trasparente, degno di un Paese civile e comunque, in ogni caso, degno dei rapporti che abbiamo e che devono essere improntati anche al rispetto della nostra sovranità e dei nostri cittadini, credo che l'Italia debba fare anche qualcosa di più.
  È notorio che l'Egitto è una terra di scontro di spie, anche per gli interessi importanti che Lei ha segnalato sul piano delle risorse strategiche. Ci sono due potenze alleate dell'Italia che in Africa svolgono una funzione spesso neocoloniale, l'Inghilterra e la Francia, che si contendono la presenza su quella nazione da tempo. È un fatto storico, chi conosce la storia e anche la storia delle relazioni diplomatiche lo sa. Ma, senza scomodare la storia, basta leggere i giornali per capire il ruolo giocato dalla Francia in Libia e i contrasti con l'Inghilterra.
  Una cosa che non si comprende è come mai si chieda con forza questa chiarezza all'Egitto – come è giusto che sia – e sinora non si sia chiesto niente all'Inghilterra. Dico all'Inghilterra perché Regeni lavorava per un'università inglese, raccogliendo una serie di informazioni per un non meglio precisato programma di studi sociologici. Parlo di esplorare e chiedere conferma – e Pag. 7abbiamo gli strumenti non solo giuridici e politici ma anche investigativi e informativi – seguendo anche la strada di quello che sanno della vicenda i servizi segreti francesi e inglesi, perché è notorio che i servizi segreti francesi sono legatissimi a quelli egiziani. Quindi, visto che il tema è il ruolo svolto dai servizi segreti egiziani nella vicenda di Regeni, è poco credibile che i servizi segreti francesi non sappiano, e quindi lo Stato francese non sappia quello che è accaduto. Così come è poco credibile che una missione culturale universitaria dell'Inghilterra si muova in un Paese così sensibile dal punto di vista della dinamica di quello che ho definito in maniera cruda il «gioco delle spie» e che i servizi segreti inglesi non sapessero cosa faceva Regeni in Egitto, per conto di un'istituzione governativa inglese.
  Le chiedo formalmente – sono venuto apposta, visto che qualche altra volta l'ho accennato in Commissione, senza nessun esito, nella scorsa legislatura, e speriamo che in questa legislatura ci sia un Governo che del cambiamento e della trasparenza fa giustamente una bandiera (e non ho motivo di dubitare di questa volontà positiva) – di svolgere un'azione di verifica anche tramite i nostri servizi di informazione e di capire bene che ruolo hanno avuto i nostri alleati in questa vicenda, se l'hanno avuto, o se sanno qualcosa, come è molto probabile che sia.

  IVAN SCALFAROTTO. Intervengo molto brevemente anche perché, e me ne scuso, dovrò fuggire in Giunta per le autorizzazioni e il dono dell'ubiquità – ahimè – non ce l'hanno ancora conferito.
  Vorrei ancora una volta esprimere il mio rammarico per il fatto che – ahimè – oggi è il 27 marzo e noi speravamo di essere il 25 marzo in Aula, ma non ci siamo riusciti e siamo ancora in Commissione. L'auspicio, nei confronti di tutta l'istituzione, dei gruppi e dei colleghi, è di fare in modo che riusciamo ad approvare quanto prima la legge che prevede l'istituzione della Commissione d'inchiesta. Peraltro, questo potrebbe essere uno strumento estremamente utile al fine di rispondere a tutti gli interrogativi che sono sul tappeto, ivi compresi quelli che il collega Cirielli sollevava. Quindi, il Parlamento potrebbe darsi lo strumento non soltanto per porre questioni ma anche per provare a rispondere a quelle questioni. Ogni ulteriore indugio ovviamente spiace registrarlo e francamente qualche volta sembra che ci sia qualche manovra dilatoria rispetto a questo disegno di legge.
  Ho soltanto una domanda puntuale per la ministra, quella relativa alla nomina della figura specifica sulla cooperazione giudiziaria che si era detto che sarebbe stata affiancata all'Ambasciatore Cantini per poter dotare appunto la missione diplomatica in loco anche di una figura specifica che possa occuparsi a tempo pieno di questo caso.
  Non ci risulta ancora che questa specifica figura sia stata nominata e quindi, data la presenza della viceministra, che peraltro ringrazio per essere qui con noi questa mattina, chiedo se per caso ci sono novità in materia. Mi farebbe piacere saperlo. Grazie.

  PINO CABRAS. All'inizio degli anni duemila ci fu una definizione che fu usata per un Paese molto particolare, il Pakistan: il Paese più pericoloso del mondo. Ora, non so se sia il più pericoloso del mondo, ma ci sono alcuni Paesi che possono contendere questa definizione: Paesi difficili, complessi, dove ci sono dinamiche sociali, politiche, militari e di intelligence estremamente intrecciate con estremismi che si confrontano eccetera.
  Uno di questi Paesi è sicuramente l'Egitto. Si dà il caso, però, che anche l'Egitto sia un Paese di straordinario interesse diretto per l'Italia, per una serie di ragioni legate alla geografia e ai rapporti intrecciati nel corso della storia degli ultimi decenni e anche a vicende di relazioni e affari a livello internazionale che rendono importantissimo questo rapporto.
  In questi casi, quando ci sono difficoltà come quelle che nascono dal caso Regeni, dobbiamo fare la fatica di tenere insieme l'importanza di queste relazioni, che vanno preservate, rafforzate, tutelate da tanti pericoli, perché sono utili innanzitutto per la pace, e la necessità di fare luce su episodi Pag. 8controversi. Mi viene in mente qualche altro caso di Paesi importantissimi, con cui abbiamo relazioni di vasta portata – come l'India per il caso dei marò o gli Stati Uniti per il caso Cermis – casi in cui dobbiamo tutelare alcuni interessi specifici nazionali, difendere la giustizia per i cittadini italiani e, allo stesso tempo, tenere conto di relazioni molto complesse.
  Questo è uno di quei casi, quindi dovremo fare ogni sforzo necessario per far avanzare la ricerca della verità sul caso Regeni e la tutela dei rapporti internazionali. Su questo non vorrei ripetermi.
  Sulla questione della ricerca della verità: questa non è una pista calda, è uno di quei casi che possono durare anche decenni prima che si dipani una chiarezza del fatto, che va collocato in una situazione politica complessa. Quindi, non dobbiamo avere fretta, ma dobbiamo perseguire un obiettivo a lungo termine, altrimenti saremmo troppo indulgenti anche verso noi stessi. Ci sono questioni dell'Italia che datano decenni e che non sono mai state chiarite, misteri lunghi, che hanno richiesto un lavoro molto paziente per essere ricollocate storicamente. Penso a tante vicende legate allo stragismo oppure a episodi molto particolari della storia italiana.
  Credo che questa pazienza sia necessaria anche per il caso Regeni.

  PAOLO FORMENTINI. Ringrazio la viceministra e anche i colleghi perché credo che stamattina siano emersi dei temi sempre sfiorati, accennati, ma che soprattutto il collega Cirielli ha invece esposto in modo molto chiaro. Ho apprezzato, nell'intervento della viceministra, il fatto che si siano sottolineati i comuni interessi delle due sponde del Mediterraneo, quello spazio comune, come è stato giustamente detto, quindi lo sviluppo delle risorse energetiche, la lotta al radicalismo, al terrorismo, la collaborazione nel ruolo di mediazione nel conflitto israelo-palestinese che continua anche in queste ore e, al contempo, la delusione per i recenti non sviluppi sul caso Regeni.
  Mi unisco al collega Cabras nel chiedere pazienza e riflessione, perché, come si è visto, lo scenario è estremamente complesso e delicato.

  YANA CHIARA EHM. Ringrazio ovviamente la viceministra per questa relazione e anche tutti i colleghi per aver fatto una riflessione su questa tematica. Concordo sul fatto che stiamo parlando di un tema e di una situazione estremamente delicati. Credo che sia effettivamente opportuno ribadire l'importanza dell'Egitto non solo in questo ambito, ma negli scenari regionali che anche in queste ore continuano a delinearsi.
  Vorrei soffermarmi su un punto che secondo me è molto importante. Qui stiamo parlando ovviamente dell'Egitto, ma in primis di Giulio Regeni. L'episodio è successo nel Paese Egitto, è successo in circostanze non ancora chiarite, quindi credo che sia fondamentale in questo ambito spostare il focus non tanto sull'Egitto, che ovviamente è chiamato in causa, ma più sul caso della persona Giulio Regeni.
  C'è un altro punto che vorrei citare oggi. Al-Sisi, che al summit di Sharm El Sheikh ha incontrato il Presidente Conte, ha detto con molta franchezza «non ci detterete quale debba essere la nostra umanità: noi abbiamo la nostra umanità, noi abbiamo i nostri princìpi, noi abbiamo la nostra moralità; voi avete i vostri, noi li rispettiamo e per questo vi chiediamo di voler rispettare i nostri princìpi e costumi, come noi rispettiamo i vostri». Ecco, credo che questo sia uno dei punti più importanti: il rispetto reciproco tra i due Paesi, ma anche il rispetto nostro, perché in questo caso parliamo di un cittadino italiano e noi chiediamo il rispetto verso questo cittadino che è stato torturato e ucciso in quel Paese. Credo che, in virtù di quello che ci siamo detti questa mattina, sia importante considerare la questione non tanto puntando il dito contro qualcuno ma piuttosto dicendo che vogliamo arrivare alla verità per Giulio Regeni, qualsiasi essa sia. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola alla viceministra Del Re per la replica.

  EMANUELA CLAUDIA DEL RE, viceministra degli affari esteri e della cooperazione Pag. 9 internazionale. Onorevoli colleghi, vi ringrazio tutti per questi importanti commenti e considerazioni, che sono spunto di riflessione ulteriore per il Governo, nonostante alcune delle risposte fossero già contenute nella mia introduzione.
  Certamente – parto dalla considerazione della collega Ehm – è giusto ribadire fortemente che la centralità della persona, e quindi del singolo caso, è fondamentale. Non a caso, ho più volte ripetuto nel mio discorso che è assolutamente una priorità per noi riuscire a raggiungere una condizione di verità per quanto riguarda il caso Regeni. Qualunque altra considerazione possa essere fatta da politici egiziani, ovviamente nella massima libertà di espressione, non può in nessun modo distoglierci dalla nostra finalità e chiaramente in nessun modo noi potremo abdicare ai princìpi costituzionali che per fortuna guidano il nostro Paese, in un ambito di assoluto rispetto dei diritti umani e di ricerca costante della verità, soprattutto in casi come questo.
  Per quanto riguarda le altre considerazioni che sono state espresse, certamente la questione dell'esplorazione e della comprensione del ruolo, per esempio, della Gran Bretagna è assolutamente presa in considerazione. Dobbiamo anche ricordare che si tratta di un ambito, come è stato detto più volte, delicato che implica una serie di fattori che non arrivano immediatamente al dominio pubblico, per ovvie motivazioni di opportunità in caso di indagini così complesse. Certamente c'è stato un forte impegno da parte dell'Ambasciatore in Gran Bretagna a sensibilizzare e coinvolgere, e sicuramente si darà seguito anche a quell'aspetto di indagine, che è fondamentale e che nel tempo emergerà come importante.
  Ricordiamo anche che l'Italia, per quanto riguarda l'Unione europea, sta agendo per sensibilizzare fortemente le istituzioni europee, quindi c'è un atteggiamento più globale, per fare in modo che il caso specifico di Giulio Regeni, che peraltro è un caso purtroppo emblematico, resti centrale proprio nell'agenda dell'Unione europea rispetto all'Egitto. Bisogna dire che siamo molto concentrati e concretizziamo i nostri sforzi anche nell'ambito dell'Unione europea, quindi anche nei riguardi della Gran Bretagna, per quanto sia in via di uscita (ma naturalmente questo riguarda per ora l'Unione europea), allo scopo di inserire un riferimento al caso Regeni nel discorso pronunciato dall'Unione europea, su base semestrale, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Anche questo è un altro elemento.
  Per quanto riguarda, invece, la questione della Commissione d'inchiesta, è un'iniziativa parlamentare sicuramente meritevole di essere approfondita. Tale decisione, però, spetta al Parlamento. Il Governo rispetterà quello che il Parlamento delibererà. Ciò va da sé, nella piena consapevolezza che esiste un'inchiesta della magistratura in corso e che l'obiettivo del Governo è arrivare a una verità giudiziaria sul caso Regeni, da perseguire – lo ripeto – attraverso il rafforzamento della cooperazione giudiziaria.
  Per quanto riguarda la nomina sulla cooperazione giudiziaria, stiamo lavorando d'intesa con la procura e chiaramente seguiamo indicazioni, per quanto riguarda il Governo, che riguardano soprattutto delle pratiche giudiziarie e delle procedure che ci vengono anche indicate. Siamo in assoluto e costante contatto, di conseguenza il lavoro e l'impegno sono assolutamente assidui e, secondo me, continuando su questa strada potrebbero portare a una verità.
  Per quanto riguarda la pazienza, ringrazio l'onorevole Cabras di averla richiamata. Certo, è un termine che per i genitori è difficile da accettare, obiettivamente, e che naturalmente coinvolge un po’ tutti noi. Quello che può portarci ad accettare di dover essere pazienti è sicuramente la consapevolezza di trovarci di fronte a un interlocutore che, come ha ricordato l'onorevole Ehm, ci sfida su terreni in cui noi abbiamo delle certezze veramente granitiche. Su questo punto, posso dire che la pazienza forse può avere un senso morale, pensando che con questo lungo percorso, con questo impegno costante e con questo ribadire continuo da parte dell'Italia che la questione del caso Regeni non è soltanto un Pag. 10caso singolo, ma rappresenta un intero approccio nei confronti di questioni giudiziarie così delicate, probabilmente la pazienza viene premiata in qualche modo dall'idea che forse questo nostro atteggiamento potrà portare effettivamente un cambiamento anche nell'universo della mentalità egiziana rispetto a casi di questo tipo, andando a dare una risposta diretta a quello che ha detto il Presidente al-Sisi e che l'onorevole Ehm ha riportato.
  Forse quello che può ripagare un omicidio così terribile e un episodio così spaventoso, che resterà nella memoria dell'umanità, è l'idea che effettivamente da questo possa scaturire un atteggiamento diverso e una consapevolezza maggiore sull'importanza di casi come questo in un Paese come l'Egitto, che resta per noi, comunque, un Paese amico, un Paese con cui vogliamo portare avanti progetti importanti, che resta un Paese alleato, un Paese che su molti fronti è sicuramente impegnato in maniera eccellente e sta sicuramente portando avanti anche dei princìpi di stabilità e pace nella regione che in questo momento si rivelano assolutamente fondamentali e cruciali.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente la viceministra e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.10.