XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (I, XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 12 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mura Romina , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Mura Romina , Presidente ... 3 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 3 
Mura Romina , Presidente ... 7

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE ROMINA MURA

  La seduta comincia alle 14.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti. Ricordo che, alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, i deputati possono partecipare alla seduta in videoconferenza.
  Saluto e ringrazio la Ministra Bonetti per la sua disponibilità.
  Ricordo che nella seduta del 4 maggio scorso hanno avuto luogo lo svolgimento della relazione da parte della Ministra e gli interventi dei deputati che hanno posto quesiti e svolto considerazioni. Nella seduta odierna avrà luogo la replica della Ministra Bonetti, a cui cedo la parola. Prego.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia. Grazie, presidente. Grazie, onorevoli deputate e deputati. Se alla presidente va bene, ho raggruppato le domande che mi sono state poste per analogia tematica, in modo da dare risposte integrate con riferimento a più domande. C'è stata una ampia sollecitazione, per la quale ringrazio, anche perché permette ulteriori approfondimenti e riflessioni su alcune tematiche strategiche, in particolare sul tema del lavoro femminile.
  Con riferimento a tale tema, è stato posto in evidenza come una delle possibili criticità dell'impianto complessivo del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) sia che gli investimenti europei possano essere concentrati principalmente in settori caratterizzati da una maggiore esclusione della popolazione delle lavoratrici, in particolare nell'imprenditoria. In realtà, su questo mi sento di rassicurare che sarà mia cura che questo non avvenga, sia con riferimento all'impianto complessivo del Piano sia con l'introduzione della condizionalità di azione positiva in sede di valutazione, in base alla quale i progetti devono contenere chiara volontà e concretezza rispetto all'inclusione lavorativa delle donne e dei giovani, sia nella valutazione di impatto di genere complessivo del Piano – essendo la parità di genere uno dei tre assi trasversali.
  Inoltre, come prospettiva politica di più lungo respiro, aggiungo che molte azioni nel PNRR non sono rivolte solamente a strutturare in questi anni, da qui al 2026, una maggiore presenza quantitativa e qualitativa delle donne nel mondo del lavoro, ma anche a formare competenze nuove in particolare per il mondo femminile.
  Penso ad un'azione per favorire l'apprendimento delle materie cosiddette STEM (science, technology, engineering and mathematics) sin dai primissimi cicli di formazione, proprio dalle scuole d'infanzia, e al rescheduling delle competenze anche nell'ambito Pag. 4 digitale. Infatti, il percorso di transizione digitale e di transizione ecologica, finanziato in modo significativo nell'ambito del PNRR, affiancato da forme innovative sia della ricerca di base sia della formazione, elementare, avanzata e qualificata, delle donne, porterà a un effetto ulteriormente migliorativo dei benefici sull'occupazione femminile anche in quei settori che oggi la vedono esclusa.
  Siamo consapevoli che i dati esposti nel Piano sono sottodimensionati, perché non tengono conto della strutturalità di un'azione di formazione che avrà i suoi effetti a partire dal 2026.
  C'è stata una ampia serie di domande che ha riguardato la questione della premialità e della certificazione della parità di genere anche in considerazione dell'importante lavoro che la Commissione XI sta facendo sul tema, in particolare con l'esame di un testo unificato di alcune proposte di legge abbinate, una delle quali è a prima firma Gribaudo.
  La certificazione della parità di genere, azione prevista dal Piano, prevede l'introduzione di uno strumento che possa mettere in luce e valorizzare le politiche delle imprese a favore della diversity, della promozione della parità di genere e dell'empowerment femminile, che, ovviamente, includono elementi relativi alla trasparenza salariale e indici di valutazione più ampi, non solo relativi all'occupazione femminile, ma anche alla capacità di integrare il lavoro femminile nell'ambito complessivo della strategia dell'impresa. Questo in sé non è decisivo, perché deve essere affiancato da un processo di politiche attive che, per esempio, prevedano premialità da questo punto di vista. Credo che, in particolare da questo punto di vista, possa essere auspicabile una piena sinergia con il lavoro della XI Commissione sulle proposte di legge citate, allo scopo non solo di valorizzare la sinergia tra l'attuazione del PNRR e un iter parlamentare già avviato, ma anche di portare a maturazione e a compimento percorsi differenti, offrendo così un contributo più ampio.
  Inoltre, credo che ci sarà un effetto sociale implicito, perché per le aziende promuovere politiche con impatto sociale positivo ha un effetto positivo, che può essere ulteriormente migliorato anche in un'ottica di investimento di sviluppo nel nostro Paese, e perché le politiche di premialità, per esempio, fiscale o di incentivo all'innovazione e alla formazione dei dipendenti possono sostenere e accelerare maggiormente la virtuosità di questo elemento.
  Dal punto di vista della pubblica amministrazione, ricordo anche il grande lavoro fatto nell'ambito del bilancio di genere per le pubbliche amministrazioni, uno strumento che, in un'ottica di coerenza complessiva, ritengo debba essere ulteriormente rafforzato e reso adattabile a situazioni diverse.
  Sia per quanto riguarda le imprese sia per quanto riguarda la pubblica amministrazione, è evidente che questi devono diventare non solo strumenti di semplificazione, non orpelli burocratici, nell'ottica di una maggiore incisività nell'indirizzare le politiche pubbliche o private anche sugli investimenti, ma anche strumenti utili di progettazione, anche per avere una politica di migliore qualità.
  Questo significa anche avere uno strumento duttile e versatile per la varietà della tipologia delle imprese italiane. L'Italia non è certamente un Paese in cui possiamo classificare i modelli di impresa, banalmente, in base alle dimensioni, alla tipologia o al territorio. Pertanto, ci deve essere uno strumento che abbia elementi unificanti, ma, nello stesso tempo, adatti alle diverse situazioni. Altrettanto, questo deve valere per le valutazioni per il bilancio di genere nelle pubbliche amministrazioni.
  Queste erano alcune domande che si riferivano a questo tema.
  Connesse al tema del lavoro, ci sono state richieste di approfondimento sul tema dello smart working. Questo è un tema che non riguarda soltanto me come Ministra, ma nemmeno – mi permetto di dire – soltanto il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, poiché è una materia di tale e ampia complessità che davvero richiede una riflessione complessiva. Pag. 5
  Penso che l'esperienza, purtroppo forzata e drammatica, che abbiamo vissuto abbia messo in luce limiti e potenzialità dello strumento e, nello stesso tempo, la necessità di codificarlo come uno strumento di riorganizzazione del lavoro, cambiando un po' anche il paradigma, al quale abbiamo fatto riferimento per troppo tempo, sulla base del quale il lavoro e la vita fuori dal lavoro sono considerati due elementi da conciliare, antitetici, per i quali è esclusa la possibilità di creare un ponte. Sappiamo che questo non è nel vissuto di nessuna donna, di nessun uomo, di nessuna lavoratrice o nessun lavoratore sia nel divenire della carriera, ma anche nella vita quotidiana.
  La nuova forma di lavoro che dobbiamo pensare in fase di riorganizzazione e di ripartenza, anche grazie agli investimenti del PNRR, è un lavoro nel quale l'armonizzazione tra la vita personale e l'esperienza lavorativa trovi pieno compimento.
  Lo smart working è uno strumento di organizzazione del lavoro che può rendere efficiente questa armonizzazione, ma per farlo deve essere innanzitutto davvero smart e non semplicemente la traslazione dell'ufficio a casa senza nemmeno i contesti dell'ufficio.
  Inoltre, bisogna dire con chiarezza che esso comporta una riorganizzazione complessiva: i tempi dello smart working a casa devono essere compatibili, per esempio, con i tempi della scuola dei figli dei lavoratori; gli spazi devono essere riorganizzati; le città e le imprese si devono riorganizzare in modo tale da favorire spazi di coworking e smart working, integrati sia nel tessuto urbano sia nei tempi della città. È una forma anche più umanizzata del lavoro, che però deve comprendere tutti questi elementi. Certamente questa è una parte che non si può non scrivere insieme alle parti sociali e che oggi costituisce una delle sfide sulle quali siamo impegnati.
  Nell'ambito del tema della famiglia, in un provvedimento che oggi è all'attenzione della Commissione XII, c'è un punto specifico che riguarda la promozione di forme innovative di riorganizzazione del lavoro aziendale, proprio per favorire questo tipo di processo di miglioramento, anche nell'ottica di rendere il lavoro stesso più inclusivo rispetto alle scelte personali e di carriera delle donne e degli uomini.
  È evidente che, nel momento in cui diventasse semplicemente la nuova forma del part-time involontario, lo smart working risulterebbe un ghetto nel quale le donne rischierebbero di trovarsi ulteriormente recluse e questo non è accettabile, in quanto non sarebbe uno strumento innovativo e di sviluppo sia per il lavoro femminile sia per la nostra dimensione sociale. Lo smart working – come ho detto prima – deve essere uno strumento di piena armonizzazione per le donne e gli uomini, avendo effetti positivi anche sulla qualità e sulla produttività stessa dei lavoratori, una volta che sia organizzato secondo criteri corretti.
  Sono state fatte alcune puntualizzazioni sul tema delle discriminazioni, in particolare sul tema delle discriminazioni multiple, con particolare riferimento alla discriminazione di genere e di disabilità amplificata nell'ambito del tema della violenza contro le donne. Questo tema, che mi è particolarmente presente, richiede uno sguardo ampio sia nell'ambito della strategia per la parità di genere, sia nell'ambito di tutte le politiche inclusive per le donne. Quando parlo di inclusione, intendo creare un luogo nel quale le donne possano abitare da protagoniste, portando il proprio contributo.
  Questa dimensione deve essere ulteriormente curata con scelte e strategie puntuali per quanto riguarda le donne che vivono anche la disabilità, ma devono essere scelte che riguardano anche la salute e le strutture sanitarie. Questo significa investire nella medicina di genere, ma anche nella strumentazione adeguata, che consenta percorsi di prevenzione della salute, per esempio, per le donne che vivono anche la disabilità.
  Siamo altrettanto impegnati anche nella stesura del nuovo Piano strategico nazionale di contrasto alla violenza maschile contro le donne e nel tema della disabilità. È un lavoro che stiamo facendo con la Ministra Stefani proprio per riuscire a colpire la violenza esercitata nei confronti di Pag. 6donne disabili, non solo nel caso di disabilità fisica, ma anche di disabilità psicologica o intellettiva, perché è chiaro che, considerando violenza anche la violenza psicologica, se il soggetto è particolarmente fragile, a volte è ancora più difficile intercettarla e per questo bisogna mettere in campo azioni ancora più specifiche.
  Su questo vi sono sollecitazioni interne importanti, su cui anche nella prossima strategia saremo particolarmente concentrati.
  Sempre sul tema della famiglia, mi è stato chiesto di fornire precisazioni sull'investimento in asili nido, anche a fronte di alcune interpretazioni della stampa. Il progetto che è stato presentato, ovvero l'investimento di 4,6 miliardi di euro, riguarda solo i servizi educativi per la scuola d'infanzia per la fascia 0-6 anni – come ha avuto modo di ribadire anche il Presidente Draghi – e non i servizi alla famiglia. La nostra stima degli effetti dell'investimento di questi 4,6 miliardi è stata estremamente prudenziale, considerando un costo maggiore di 16 mila euro per un nuovo posto in asili per la prima infanzia. Con questa quantificazione si arriva a 228 mila posti complessivi. In una prima versione era stata fatta una distinzione tra le fasce di età 0-3 e 3-6 anni, ma, in un'ottica di più ampio respiro, abbiamo preferito riferire il progetto al sistema relativo alla fascia di età 0-6 anni, che è il sistema oggi codificato dalla normativa. Tuttavia, l'obiettivo è di sanare il gap che riguarda i posti nelle strutture per la prima infanzia nell'ambito della fascia 0-6 anni.
  La tipologia di azioni finanziabili è altresì diversificata, perché un conto è costruire un nuovo asilo nido e un conto è riqualificare una scuola dell'infanzia per farla diventare un servizio integrato per la fascia di età 0-6 anni. Questo dipende dal contesto dell'ente territoriale che metterà in atto il progetto e, quindi, ci aspettiamo di avere più di 230 mila posti. Con 230 mila posti arriveremo al 45 o al 46 per cento della copertura, ma in realtà ci aspettiamo di arrivare al 50 per cento, secondo l'obiettivo della proposta di legge parlamentare.
  C'è già stato un primo bando di più di 400 milioni, che si aggiungono ai 4,6 miliardi di euro già previsti, per la scuola d'infanzia e per gli asili nido, ma in questo caso sono previste anche azioni integrative, come i servizi per le famiglie, ma non è il PNRR, bensì è un bando che oggi è aperto e già in essere.
  Il tema della gestione è importante, così come il tema della formazione degli operatori. Gli investimenti nell'ambito dei percorsi universitari vanno anche in questa direzione. Accanto a questo nel Governo stiamo lavorando alla proposta di introdurre i LEP (livelli essenziali di prestazione) – come ho detto anche nella scorsa seduta – per quanto riguarda i servizi educativi per la prima infanzia. Questa è una delle azioni proposte dal nuovo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, che è in via di approvazione presso l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e che verrà poi trasmesso alle Commissioni parlamentari competenti.
  Il tema del ricorso a sistemi alternativi, come le Tagesmütter e altri servizi educativi, è certamente un tema che deve essere affrontato e integrato. Penso che, nell'ambito della proposta riguardante i servizi per la fascia di età 0-6 anni, siamo chiamati a mettere a sistema e a sostenere le diverse forme di servizi territoriali che si possono individuare per garantire il diritto all'educazione e al sostegno delle famiglie.
  È stata fatta una domanda sull'assegno unico universale e sulla clausola di salvaguardia, di cui già avevo parlato. Sapete meglio di me che la clausola di salvaguardia non era prevista nella legge delega, ma l'impegno politico che ci siamo assunti come Governo, sollecitati dal Parlamento, è quello di introdurre una misura che non penalizzi le famiglie. Tecnicamente non so se questo comporterà l'introduzione della clausola di salvaguardia o di un meccanismo differente, in base al quale l'assegno verrà costruito in modo tale da evitare la riduzione delle sue potenzialità, ma siamo in una fase di costruzione di una «misura ponte», che partirà da luglio e che, nella prima fase, non toccherà le detrazioni fiscali, le quali saranno tutte fatte confluire nella misura Pag. 7definitiva che entrerà in vigore da gennaio. Tuttavia, già la misura di luglio avrà i tratti e le caratteristiche dei princìpi deleganti, a cui decreti delegati si devono riferire.
  Sul lavoro domestico, la necessità di emersione del lavoro nero degli assistenti familiari è un tema importante. Infatti, nel Family Act prevediamo la decontribuzione del lavoro domestico proprio per favorire questo tipo di sostegno alle famiglie. Ritengo che un investimento sullo snellimento della procedura e la trasparenza sul tema del lavoro domestico in senso lato possano favorire in questa fase anche una maggior riattivazione del lavoro femminile, consapevoli che questo tipo di intervento avrebbe un effetto moltiplicativo favorevole anche rispetto all'occupazione complessiva, perché è chiaro che aiuterebbe le donne non solo a rientrare nel mondo del lavoro dopo la maternità, ma anche, più in generale, a rimanere nel mondo del lavoro perché supportate anche da un sostegno del carico familiare.
  Tuttavia, dobbiamo pensare che questa misura debba essere affiancata alla riforma dei congedi parentali in senso paritario che ha l'obiettivo di fare condividere tra l'uomo e la donna il carico di cura familiare.
  Sono state fatte alcune domande che hanno riguardato materie che non sono prettamente di mia esclusiva competenza, riguardando i minori non accompagnati, oppure la raccolta dei dati dei minori allontanati dalla famiglia, che è uno degli obiettivi su cui sono impegnata insieme agli altri Ministri competenti.
  Complessivamente, con riferimento a tali temi, che vanno dai minori allontanati dalla famiglia ai minori non accompagnati, si registrano fenomeni di discriminazione trasversali rispetto ai nostri territori e alle nostre amministrazioni. Una banca dati unica, che permetta di identificare e tracciare l'andamento di questi fenomeni, e non solo il dato statico in se stesso, è ritenuta uno strumento necessario proprio per mettere in atto azioni di contrasto, di prevenzione, ma anche di supporto. L'investimento che abbiamo previsto nella digitalizzazione complessiva della pubblica amministrazione va esattamente in questa direzione.
  Mi sembra di aver risposto a tutto. Era stata fatta anche una domanda sulla procreazione assistita, che rientra nel tema della salute e della medicina di genere. Al di là dei costi, la tutela normativa della salute della donna che accede a questo tipo di percorso è un argomento che ci vede e ci vedrà impegnati proprio nell'ottica della piena tutela dei diritti e della salute della donna, che deve essere, ovviamente, accompagnata nella scelta di tali percorsi.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente la Ministra Bonetti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.