XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (I, XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 4 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lorefice Marialucia , Presidente ... 3 

Audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Lorefice Marialucia , Presidente ... 3 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 3 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 9 
Ravetto Laura (LEGA)  ... 9 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 10 
Noja Lisa (IV)  ... 10 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 11 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 11 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 13 
Carnevali Elena (PD)  ... 13 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 14 
Legnaioli Donatella (LEGA)  ... 14 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 15 
Sportiello Gilda (M5S)  ... 15 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 16 
Gribaudo Chiara (PD)  ... 17 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 18 
Novelli Roberto (FI)  ... 18 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA XII COMMISSIONE
MARIALUCIA LOREFICE

  La seduta comincia alle 15.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti.
  Informo, inoltre, che come specificato anche nelle convocazioni, alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza. Al termine della relazione della Ministra potranno, quindi, intervenire i deputati.
  Considerando che le Commissioni hanno a propria disposizione circa un'ora e trenta minuti complessivi, chiedo di far pervenire alla Presidenza le richieste di intervento, al fine di poter meglio organizzare il prosieguo dei lavori delle Commissioni.
  Anche a nome del presidente della I Commissione, Giuseppe Brescia, e della presidente dell'XI Commissione, Romina Mura, nonché di tutti i colleghi delle Commissioni riunite, ringrazio la Ministra per la sua presenza e le cedo immediatamente la parola. Prego, Ministra.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia. Grazie, presidente. Grazie a lei, all'onorevole Mura, all'onorevole Brescia, a tutte le deputate e tutti i deputati che intervengono in questa audizione, che svolgo davvero con la convinzione della necessità di questo dialogo, da un lato, al fine di rendere conto della progettualità dell'azione di Governo, dall'altro allo scopo di favorire quel necessario mandato che il Parlamento può conferire, anche in sede di attuazione delle deleghe che mi sono state attribuite dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi.
  Se la presidente è d'accordo, procederei con un'illustrazione delle linee programmatiche riferite alle stesse deleghe, inserite all'interno dell'azione e della progettualità complessiva del Governo. Anche per l'ampiezza e la varietà dei temi che sono chiamata a trattare, cercherò di trattarli tutti proprio per dare un'esaustiva e completa analisi degli stessi. Se poi, invece, saranno necessari ulteriori approfondimenti, magari di dettagli più puntuali, sono più che disponibile a svolgere degli approfondimenti in fase di replica.
  Partirei, come inquadramento complessivo, con la necessaria individuazione di quelli che sono i tre assi fondamentali su cui la mia azione, in qualità di Ministra, si sta svolgendo – ripeto, anche su mandato del Presidente del Consiglio – e su cui credo che l'azione del Governo debba sempre più identificarsi. Il Governo stesso li ha assunti come assi strategici di intervento, sia nell'azione complessiva, sia nella proposta del Piano di ripresa e resilienza che abbiamo presentato anche a livello europeo. Pag. 4
  Le tre sfide sulle quali voglio soffermarmi, da cui partire poi nel declinare l'azione programmatica, sono le seguenti.
  Oggi non posso che non richiamare l'emergenza, ormai consolidata purtroppo negli anni, del calo demografico che sta colpendo il nostro Paese. Sono di ieri i dati più recenti dell'analisi ISTAT, che hanno confermato le previsioni, gravi, di un ulteriore abbassamento del tasso di fecondità delle donne (siamo arrivati a 1,24). Ci collochiamo davvero agli ultimi posti a livello europeo.
  Accanto a questo aspetto, si registra un saldo tra nati e morti nel 2020 che non ha avuto uguali nella storia del nostro Paese – nemmeno dopo il primo conflitto bellico eravamo arrivati a tanto – con un conseguente calo demografico, che rende non sostenibile lo sviluppo per il nostro Paese e, ancora di più, mette in evidenza una fragilità strutturale del Paese.
  Oggi, purtroppo, ci troviamo nella condizione per la quale i progetti personali e le aspirazioni personali di vita di tante giovani donne e di tanti giovani uomini non riescono poi a tradursi in scelte di vita concrete, lavorative e familiari.
  Questo calo dice che il nostro Paese ha bisogno di essere ricostruito restituendo prospettiva e certezza alle giovani generazioni, alle donne e agli uomini del nostro Paese. Ecco perché questo è un dato che ci porta ancora più convintamente a sostenere la necessità di dare attuazione a quella riforma delle politiche familiari, su cui poi entrerò con maggiore concretezza, che abbiamo assunto anche all'interno del Piano, cioè il Family Act, come riforma complessiva delle politiche familiari del nostro Paese.
  Secondo asse, che però è strettamente collegato a questo, è il tema dell'esclusione delle donne dal mondo del lavoro. I due dati per troppo tempo sono stati visti come dati disaccoppiati; in realtà la correlazione è evidente. Il nostro Paese, così come è caratterizzato da un declino demografico, sta mostrando, con ancora più forza e drammaticità, un declino di presenza del mondo femminile nell'ambito del lavoro e, più complessivamente, nell'esercizio di posizioni di leadership e di guida in tutti i livelli della società.
  Questo è un altro dei punti su cui le azioni che vado a illustrare incideranno. In particolare, l'Italia da questo punto di vista ha subito un ulteriore aggravio dopo la pandemia. Sappiamo che i dati riportano un'esclusione delle donne dal mondo del lavoro. Esse riportano una collocazione nell'ambito europeo che ci pone sotto media, non solo per quanto riguarda il numero di donne che lavorano, per tasso di partecipazione e di occupazione, ma anche tutti gli altri indicatori, nell'ambito del cosiddetto «Gender Equality Index», che ci collocano almeno di 4,4 punti al di sotto della media europea.
  Terzo asse, sempre correlato a questo, è il tema giovanile, che richiama la necessità di liberare protagonismo, attivazione e investimento sulle giovani generazioni. In particolare, le mie deleghe si rivolgono all'infanzia e all'adolescenza, quindi colgono tutta quella parte che è la nuova sfida educativa che, come Paese, dobbiamo saper affrontare, anche alla luce delle ulteriori fatiche e fragilità che la popolazione giovanile ha purtroppo dovuto vivere a causa della sospensione di alcuni servizi educativi; richiamo, ad esempio, l'esperienza della scuola vissuta per lo più in didattica a distanza durante la pandemia, con le conseguenti situazioni di disagio che stanno emergendo in modo molto significativo.
  Il Governo, di fronte a queste tre sfide, assume una visione chiara, che ha proposto e sulla quale non torno, perché è stata illustrata dal Presidente Draghi in sede di presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Voglio soffermarmi, invece, sulla declinazione degli aspetti che riguardano più le mie competenze specifiche.
  Primo tema: il Piano nazionale di ripresa e resilienza fa proprio quell'atteggiamento che vogliamo introdurre nell'ambito della prima strategia nazionale per la parità di genere. Questo è il primo asse di intervento delle mie azioni programmatiche. Dotare il nostro Paese di una strategia nazionale per la parità di genere, che è la prima che viene di fatto redatta, significa Pag. 5innanzitutto collocarci in sinergia con il livello europeo, che ha varato il primo piano strategico europeo per la parità di genere, e poi andare a individuare alcuni degli assi di intervento.
  Il primo riguarda una valutazione complessiva di tutte le politiche nel nostro Paese sull'obiettivo della promozione dell'empowerment femminile e della parità di genere. Nell'ambito del PNRR si assume questo come uno degli assi strategici, introducendo un criterio di valutazione complessiva del Piano, che è già stato anticipato nel Piano presentato, ma che verrà ulteriormente declinato nel monitoraggio in fieri dell'attuazione del Piano; inoltre, si indica in particolare, dal punto di vista del mio Ministero, la volontà di dare seguito anche alla richiesta – che è giunta con chiarezza anche dal Parlamento – di procedere all'istituzione di un Osservatorio nazionale per la parità di genere che si faccia carico in modo strutturale del compito di verificare l'attuazione di tale strategia. La stessa strutturalità di progettualità sulle politiche di genere deve andare ad attivare processi che diventino stabili non solamente nel Piano, ma anche rispetto alla progettazione delle politiche nel nostro Paese.
  Secondo tema importante, che riguarda la promozione dell'empowerment femminile è introdurre delle azioni di sistema positive nel favorire e indurre processi che portino alla maggiore presenza – numerica e di qualità – delle donne nel mondo del lavoro. C'è bisogno di azioni positive che cambino l'inerzia del sistema. Qui si tratta davvero di riconoscere che se c'è un gap, questo gap verrà sanato se noi abbiamo il coraggio – e lo abbiamo avuto – di introdurre elementi di condizionalità, cioè elementi che nell'ambito dei progetti, nell'ambito dei bandi, premino quei soggetti che sono in grado di promuovere assunzioni, condivisione e vera parità di genere anche all'interno delle imprese.
  A questo farà seguito in modo significativo l'azione prevista in tema di creazione di una certificazione sulla parità di genere per quanto riguarda il mondo delle imprese, che si affianca al già importante lavoro iniziato – su cui invece continuiamo a operare anche con le altre amministrazioni di altri Ministeri competenti – nell'ambito delle politiche pubbliche, a partire dal bilancio di genere.
  Il tema del lavoro è un tema essenziale, su cui andare a investire. Noi abbiamo introdotto già alcune azioni positive in questo senso; penso alla decontribuzione per l'assunzione delle donne. È chiaro che oggi serve fare un passo ulteriore. Questo può avvenire seguendo due vie, e su queste siamo impegnati.
  Da un lato siamo impegnati sulla promozione di politiche attive per il lavoro femminile, che sono di competenza prioritaria del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, ma col quale siamo in coordinamento e in sinergia. È previsto un investimento sull'imprenditoria femminile. Il fondo innovativo, dotato inizialmente di 40 milioni, grazie al PNRR, viene implementato di 200 milioni per l'imprenditoria in generale, più 200 milioni per le start up innovative. È poi previsto un fondo che sia dedicato all'accesso al credito, a cui si affianca anche una forma, già in essere, di accesso al credito agevolato per l'imprenditoria femminile, di formazione, di tutoring e di promozione del sostegno della cultura dell'imprenditoria femminile. Questo per avere un effetto moltiplicativo di tutte le altre azioni di investimento, che nel Piano ci sono, rivolte in generale all'imprenditoria, soprattutto in quei settori dove c'è prevalenza di impiego femminile.
  L'altro elemento deve riguardare le politiche del lavoro, la maggiore armonizzazione della presenza delle donne nel mondo del lavoro e la possibilità di un'armonizzazione della carriera. In questo senso il Family Act prevede esattamente un capitolo specifico per il sostegno e la promozione del lavoro femminile, sia per quanto riguarda la possibilità di una maggiore armonizzazione di carriera per le donne che sono in maternità, che favorisca il rientro delle donne dopo la maternità, che favorisca il recupero e la valorizzazione delle competenze personali anche dopo la maternità, per evitare un'esclusione dal mondo del lavoro, che sostenga le imprese nel Pag. 6mettere in campo azioni che garantiscano questo processo positivo, sia per quanto riguarda la necessità di introdurre e di dotare il nostro Paese di quei servizi e di quelle infrastrutture sociali necessarie per sostenere il carico di cura familiare che oggi, purtroppo, è prioritariamente, di fatto, sostenuto dalle donne.
  Accanto al tema delle azioni sul lavoro, c'è un tema di investimento educativo; quindi più sul lungo periodo, ma è necessario. Il nostro Paese o fa adesso questo salto di qualità o non lo farà mai più. Significa promuovere in particolare la formazione delle donne, delle ragazze e delle bambine a partire dai primissimi anni di vita nell'ambito delle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Su questo c'è una proposta importante su cui stiamo lavorando, che riguarda sia la formazione degli insegnanti sia la formazione su queste competenze a partire dai primi anni di vita e dai servizi della prima infanzia.
  Accanto a questo, come dicevo, l'altra sfida importante che abbiamo davanti è il tema educativo e il tema demografico. Questi temi (educazione, demografia e impiego ed empowerment femminile) sono i tre assi portanti della visione strategica del Family Act. Il Family Act viene proposto come riforma di accompagnamento al PNRR, riconoscendo che a queste sfide si deve dare una risposta integrata e integrale.
  Il primo passaggio parlamentare, che si è già concluso e che ha portato all'approvazione dell'assegno unico universale – è stato approvato lo scorso 30 marzo in via definitiva al Senato – ci vede oggi, come Governo, impegnati nella costruzione dello strumento e dei decreti che sono conseguenti. Penso sia doveroso dare conto del lavoro che sto svolgendo insieme al Ministro dell'economia e finanze, Daniele Franco, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, proprio per dare seguito a questo impegno.
  Confermo l'impegno del Governo di realizzare, a partire dal mese di luglio, questo strumento, introducendo – siamo in questo impegnati – una misura che a livello tecnico, di fatto, si configura come una misura ponte, perché la parte dell'assegno che corrisponde a detrazioni fiscali, se fosse oggi impegnata a metà anno, rischierebbe di creare disagio alle famiglie italiane in un momento in cui riteniamo che non sia opportuno arrecare ulteriori disagi. Disagi nel senso che le detrazioni fiscali sono, magari, già state percepite, per cui bisognerebbe provvedere a dei conguagli.
  Al contrario, però, c'è l'intenzione di andare a sistema dal 1° gennaio, partendo con il nuovo schema e con la chiarezza del nuovo strumento già dalla metà di quest'anno.
  La seconda parte del Family Act è oggetto in questo momento di dibattito parlamentare, in particolare nella Commissione XII e prevede misure che riguardano l'educazione. Tra queste ne ricordo una, anticipata nella sua attuazione sulla parte degli asili nido.
  Attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza investiamo 4,6 miliardi per la fascia 0-6 anni, con l'obiettivo di arrivare – speriamo – al 50 per cento. Noi abbiamo dato una cifra prudenziale di 230 mila posti, che immaginiamo saranno in realtà maggiori, perché dipende poi dai costi attuativi dei comuni. A questi si aggiunge già uno stanziamento effettivo sul tema della fascia 0-6 anni di quasi 500 milioni su un bando che è appena uscito, con la volontà del Governo di introdurre come livelli essenziali di prestazione proprio i servizi educativi della prima infanzia, e quindi poi anche un investimento ulteriore di risorse per la gestione degli stessi.
  L'altro elemento fondamentale che si evidenzia, anche alla luce dell'esperienza recente, è la riforma dei congedi parentali. Siamo arrivati, grazie anche all'azione del Parlamento, ad avere dieci giorni obbligatori di congedo di paternità, che ci portano al raggiungimento dell'obiettivo europeo, anche con un anno di anticipo, ma è evidente che non può bastare. Non possono bastare i dieci giorni di congedo obbligatorio di paternità, perché sono pochi.
  Bisogna innanzitutto arrivare a una visione più paritaria della dimensione della condivisione della responsabilità educativa, ma io ritengo che si debba introdurre una Pag. 7riforma dei congedi parentali che vada nell'ottica della flessibilità, della condivisione tra uomo e donna e quindi della premialità rispetto a questa condivisione, che accompagni la cura dei genitori nei confronti dei figli, non solo per i primi anni di vita. L'abbiamo visto nel periodo COVID-19, introducendo congedi straordinari estesi ai 14 anni di età, che è l'età rispetto alla quale è prevista la custodia genitoriale.
  L'altro elemento è che i congedi parentali devono essere riformulati anche in modo adatto per essere utili al sostegno della genitorialità per tutte le categorie di lavoratrici e lavoratori, non solo per i lavoratori dipendenti.
  Sul tema del lavoro femminile ho già detto.
  L'altro elemento che ritengo importante, sempre presente nel Family Act, riguarda la parte dei giovani: la promozione del protagonismo, dell'attivazione di progettualità di vita formative e di lavoro, e anche il tema abitativo. Su questo, in particolare, delle prime azioni già verranno messe in campo per quanto riguarda il sostegno all'abitazione e l'accesso al mutuo, come è stato anticipato dal Presidente del Consiglio.
  In generale questi sono gli elementi che sono legati al tema del Family Act.
  All'interno delle mie deleghe vorrei entrare un po' maggiormente nel dettaglio di alcuni punti specifici. Uno di questi non può che riguardare il tema della violenza contro le donne, sul quale mi voglio soffermare, anche riconoscendo una sensibilità molto forte che questo Parlamento ha dimostrato. Credo che sia un passaggio importante nei confronti del Paese proprio nel contrasto a questo fenomeno, partendo dall'idea che proprio la rimozione delle disuguaglianze, di cui ho appena detto, è uno degli elementi necessari per rimuovere quel terreno di discriminazione sul quale, purtroppo, ancora oggi nel nostro Paese si innesta uno stereotipo di subcultura e di prevaricazione nei confronti delle donne, che degenera in violenza psicologica, fisica, sessuale ed economica.
  Il tema della violenza economica è strettamente collegato al tema dell'emancipazione femminile, della presenza femminile nel mondo del lavoro e della necessaria riqualificazione delle competenze femminili per poter accedere al mondo del lavoro in modo autonomo. È in fase di redazione il nuovo Piano strategico nazionale per il contrasto alla violenza maschile contro le donne. Anche su questo intendo – sempre raccogliendo sollecitazioni emerse in Parlamento – proporre una normativa che lo renda strutturale in modo triennale e che costituisca conseguentemente un osservatorio che ne sia competente. Oggi c'è una governance composta da una Cabina di regia, il livello istituzionale, e un Comitato tecnico composto dalle associazioni e dalle parti sociali, dai centri antiviolenza, dalle case rifugio.
  Questo è uno degli obiettivi prioritari. Siamo anche in fase di revisione dei criteri di accreditamento per i centri antiviolenza. Ho appena ricostituito la Cabina di regia dopo la formazione del nuovo Governo e questo tipo di percorso consolida ormai un lavoro che ha dato frutti di interazione a livello locale e territoriale importanti e significativi e che deve diventare strutturale come azione sistemica e sinergica di contrasto alla violenza maschile contro le donne.
  Su questo intendo anche, in collaborazione con la Ministra Cartabia, dare seguito a una riflessione su cui siamo stati più volte sollecitati dagli operatori che agiscono in questo settore, che è quella della presa in carico giudiziaria, cioè l'interazione tra il livello penale e civile e la parte minorile, che sono ambiti correlati nella presa in carico di queste situazioni e che richiedono di essere affrontati in modo coeso, coerente e integrato.
  Sul tema della violenza economica ricordo in particolare l'attuazione del microcredito di libertà, un fondo di accesso al credito garantito al 100 per cento per le donne vittime di violenza per riattivare una loro autonomia, nonché l'intervento parlamentare, che viene reso strutturale, del reddito di libertà per le donne che escono da percorsi di violenza, che devono costruire percorsi di autonomia e che si trovano in situazioni economiche svantaggiate. Pag. 8
  Sempre nell'ambito del Dipartimento pari opportunità, per quanto riguarda le mie deleghe, sono impegnata già in questo momento nella stesura e redazione del nuovo Piano di contrasto alla tratta degli esseri umani. Su questo è stato appena emanato un bando per le associazioni di circa 25 milioni per quest'anno. I 30 milioni destinati al contrasto alla violenza sono adesso in discussione in vista del riparto, ma abbiamo già erogato quelli dell'anno precedente.
  Sempre nell'ambito delle pari opportunità, c'è poi un capitolo che riguarda il contrasto alla discriminazione. In particolare, riguardo a questo, ricordo il tema di una strategia nazionale su cui siamo impegnati per il contrasto alla discriminazione per le persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Su questo ho riunito più di 60 associazioni; abbiamo fatto un lavoro, con le stesse associazioni, su temi nell'ambito della nuova strategia e, sempre in questo contesto, abbiamo costituito una Cabina di regia tra tutte le amministrazioni, i Ministeri e i livelli amministrativi competenti per arrivare alla stesura del nuovo Piano.
  Nell'ambito dell'educazione, oltre a quello che ho già avuto modo di ricordare, vorrei soffermarmi innanzitutto su una situazione che sta diventando agli occhi di tutti una situazione di emergenza. Il nostro Paese sta vivendo veramente un'emergenza di carattere educativo, perché il disagio psicologico, emotivo, di prospettiva dei bambini e degli adolescenti si sta manifestando in tutta la sua gravità, probabilmente in forma anche più grave di quello che avremmo potuto immaginare. Ci stanno arrivando dati di disagio diffuso, che non riguarda solo il tema delle competenze rispetto al percorso scolastico, ma più in generale il fatto che questa parte della nostra popolazione è stata privata del suo habitat naturale di crescita e di vita, che è un habitat di relazioni tra pari, di relazioni col mondo adulto, di socialità, di esperienze di gioco, di esperienze di apprendimento, quindi di un'esperienza fattiva e concreta.
  Questo ci porta e ci ha portato a un'assunzione di maggiore responsabilità, innanzitutto con il nuovo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, che ormai è in via di definitiva approvazione da parte dell'Osservatorio, che poi seguirà i passaggi di approvazione parlamentare previsti tramite la Commissione per l'infanzia e l'adolescenza. È un piano che lavorerà su tre assi: equità, educazione ed empowerment. Questo perché l'esperienza che abbiamo vissuto, di ampia divaricazione territoriale e sociale nell'ambito giovanile, ci impone oggi di dare risposte concrete a una necessità di maggiore equità, a un'assunzione di corresponsabilità educativa, che integri il ruolo fondamentale della scuola, e che coinvolga territori, servizi sociali, amministrazioni, terzo settore e mondo dell'educazione in senso lato.
  C'è anche il tema dell'empowerment, cioè un tema di maggior coinvolgimento che dia voce a un settore della nostra popolazione che troppo spesso è lasciato un po' ai margini dei processi decisionali. Per questo, sempre all'interno di questo piano, ci sarà una proposta di linee guida per il coinvolgimento e la partecipazione attiva per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti.
  Oltre a questo, ricordo un'opportunità importante per il nostro Paese, ovvero un progetto che è stato selezionato come uno dei progetti pilota per la Child Guarantee europea. Su questo con Unicef siamo impegnati a portare avanti progetti sperimentali sul contrasto alla povertà educativa, a favore dei giovani, dell'inclusione dei minori nei processi sociali e per la presa in carico di quelle situazioni particolarmente vulnerabili che presentano disagi multidimensionali sia di carattere familiare sia di carattere sociale.
  È stato ricostituito l'Osservatorio nazionale di contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia con azioni, anche qui, concrete. In questo caso una delle prime azioni su cui ci sentiamo impegnati è la costituzione di una raccolta dati che sia efficace rispetto a un disagio e a un fenomeno, purtroppo, di violenza, che si sta manifestando anche attraverso processi di nascondimento, causa l'esasperazione dell'utilizzo del web da parte dei minori. Pag. 9
  L'ultimo punto riguarda la delega di cui sono titolare in qualità di Presidente della Commissione per le adozioni internazionali. Do conto di un continuo impegno da parte di questa Commissione nell'accompagnamento puntuale, famiglia per famiglia – insieme al MAECI (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale), per la parte che riguarda il necessario rapporto di diplomazia internazionale; durante il periodo della pandemia, proprio durante il lockdown, essa ha dovuto operare puntualmente, situazione per situazione, per aiutare e sostenere il rientro in Italia o comunque la possibilità di entrata in Italia da parte dei minori. Alla fine, si tratta di 64 minori solo nel periodo di chiusura rispetto agli altri Stati.
  Abbiamo sostenuto gli enti con il rimborso dei costi straordinari, che abbiamo dovuto sostenere proprio a causa della pandemia. È stato cambiato il meccanismo di erogazione dei rimborsi alle famiglie, raddoppiandolo e rendendolo universale per tutte le famiglie. Su questo intendo, nel prossimo futuro, in sinergia con la Commissione, proseguire nel sostenere il meccanismo del percorso delle adozioni sia per quanto riguarda un maggior sostegno economico rispetto alle famiglie che decidono di intraprendere questo tipo di percorso, sia anche per quanto riguarda l'integrazione e l'accompagnamento, una volta conclusa la parte adottiva. Le famiglie hanno bisogno spesso di sostegni, di cure specifiche per i propri figli, di cure di carattere sanitario, di carattere psicologico, e quindi c'è la necessità di costruire un percorso di accompagnamento e di sostegno di questa iniziativa.
  Io, presidente, mi fermerei qui. Mi sembra di aver trattato tutti i punti. Rimango a disposizione per qualsiasi richiamo o approfondimento fosse ritenuto necessario.

  PRESIDENTE. La ringrazio, Ministra. Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni. Vi chiedo la gentilezza di contenere gli interventi in tempi ragionevoli, in modo tale da dare possibilità alla Ministra di replicare già in questa sede.

  LAURA RAVETTO. Grazie, Ministro, della sua presenza. Sarò rapida, perché voglio lasciare spazio alle colleghe. Sono contenta di vedere presenti non solo colleghe, ma anche colleghi. Sono certa che anche al suo tavolo di discussione ci saranno anche degli uomini a discutere dei temi della parità e delle donne, perché credo che questo sia determinante.
  Sono d'accordo con lei: il PNRR è l'ultima occasione per affrontare determinate tematiche. Da questo punto di vista vedo delle grandi possibilità e positività. Come sa, la Lega è molto propositiva in questo. Mi permetto tuttavia di farle notare che va benissimo la riattivazione del fondo sull'imprenditoria femminile, che ammonta a 400 milioni, però probabilmente questa cifra deve essere un inizio, considerato che si parla di fondi che vengono spalmati nell'ambito di molte annualità e che questo PNRR porterà delle risorse su settori – Ministro, lei lo sa benissimo – quali la tecnologia, il green, che sono importantissimi da sostenere ma nei quali, purtroppo, le donne, soprattutto a livello di vertice, ma anche, in generale, di occupazione, non sono ancora molto presenti. Dunque, il PNRR è una grande occasione, però facciamo in modo che le risorse che arrivano non vengano veicolate per la maggior parte in settori dove poi, di fatto, non si riesce realmente a promuovere l'imprenditoria femminile.
  Vanno quindi giudicati positivamente gli stanziamenti, come anche il discorso che ha fatto Draghi sulla clausola di trasversalità. Su questo, Ministro, da lei vorrei però un po' più di chiarezza. Che cos'è esattamente? Si tratta di iniziare, magari, un percorso di premialità, per esempio, nella destinazione dei fondi a quei settori, a quelle imprese, che dimostrino la volontà o la programmazione nell'incentivare il ruolo della donna all'interno delle loro strutture o che promuovano la parità salariale? Noi riteniamo che questo possa essere un buon passaggio.
  La premialità va bene, alcuni parlano di condizionalità. Su questo punto probabilmente trova me e il mio partito un po' più resistenti, perché è chiaro che bisogna dare Pag. 10il tempo alle aziende di organizzarsi, è chiaro che non si può condizionare oggi l'erogazione di fondi a una piccola azienda alla parità di assunzioni tra uomo e donna, questo sarebbe inaccettabile. Dunque, avete in mente un percorso di premialità?
  Nel PNRR viene introdotto il concetto di certificazione. Ritengo sia un concetto importante, però va esteso anche al pubblico, perché siamo sempre bravi a ragionare sul privato: sono state imposte alcune misure nel privato, mi riferisco ad esempio alle quote nei consigli di amministrazione, poi però il pubblico non fa mai niente, si è sempre bravi a dare agli altri le lezioni di parità di genere. Pertanto, le chiedo: ciò che è previsto nel PNRR varrà anche per la pubblica amministrazione? Per esempio, quando si discuterà del codice degli appalti, questa certificazione sarà anche un presupposto per ragionare sulla premialità nei confronti delle amministrazioni, anche per quanto concerne gli appalti e le imprese?
  Passando alle politiche per la famiglia, lei ha parlato del problema delle culle vuote: è un problema che dobbiamo affrontare, e lei ha chiarissimo il fatto che è un problema connesso anche all'attività lavorativa delle donne. È positivo lo stanziamento di 4,6 miliardi di euro, però va chiarito in che modo tali fondi saranno destinati ad asili, scuole dell'infanzia e servizi. Si tratta di un aspetto importante: sono andata a vedere le poste e ho visto che prima erano distinte fra asili e scuole dell'infanzia, da un lato, e servizi, dall'altro, mentre ora vi è un'unica dicitura. Le chiedo di spiegarlo bene, perché è importante, perché bisogna capire come i fondi vengono distribuiti, se sono destinati solo agli asili o, invece, anche alle altre scuole, e come.
  Naturalmente aspettiamo il suo Family Act con ansia, perché è chiaro che nel PNRR non si può fare tutto. Pensiamo alle defiscalizzazioni. La Lega crede molto in questo, Ministro: più figli fai, meno tasse devi pagare, dobbiamo trovare un sistema, poi chiariamoci sulla formula, su come lo vogliamo chiamare, alcuni lo vogliono chiamare in un modo, altri in un altro; però dobbiamo trovare il modo, dobbiamo incentivare la maternità. Dobbiamo parificare i congedi parentali: il datore di lavoro quando assume non deve porsi il tema che poi la donna sta di più a casa rispetto all'uomo, ed è anche l'uomo che chiede di rimanere con il figlio.
  Quanto all'assegno unico, condivido le sue iniziative. Mi raccomando, Ministro, noi ci teniamo che ci sia la clausola di salvaguardia, l'assegno unico generalizzato che «cade a terra», che arriva, quindi meno burocrazia, e non che qualcuno si trovi poi a prendere di meno perché nella riorganizzazione di tutte queste cose si eliminano delle altre forme di finanziamento.
  Lei ha parlato di cabina di regia. Le chiedo di dirci dove la pensa questa cabina di regia: presso il suo Dipartimento? Al MEF? A Palazzo Chigi? Io immagino quasi una struttura, non dico come la Ragioneria dello Stato, ma molto autonoma, cioè una struttura che ci faccia poi un quadro serio sul punto in cui siamo con la parità salariale in Italia. Penso a una struttura quasi autonoma, che interagisca con più Ministeri, ma attendo di conoscere la sua posizione al riguardo.

  PRESIDENTE. Grazie. Hanno chiesto di intervenire ancora sei colleghi. Iniziamo dall'onorevole Noja e, a seguire, dall'onorevole Bellucci. Prego, onorevole Noja.

  LISA NOJA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Ringrazio la Ministra per il quadro ampiamente esaustivo che ci ha fornito. Preliminarmente, volevo sottolineare che, come ha rilevato anche la Ministra, è indispensabile fare procedere insieme l'assegno unico e il Family Act, che contiene una serie di misure di promozione, che possiamo definire proprio «politiche attive».
  Su questo credo che sia importante che anche il Parlamento proceda con tempistiche compatibili con tale doppio binario.
  Molto rapidamente, vorrei sottolineare alcuni punti che la Ministra ha toccato e che ci soddisfano molto. Da un lato, ha sottolineato l'importanza delle politiche volte a promuovere la parità di genere, nonché Pag. 11quella di tener conto anche di tutte quelle categorie di lavoratrici che svolgono attività autonoma, quindi delle professioniste e di coloro che non appartengono alla categoria delle lavoratrici dipendenti. La Ministra ha assicurato il suo impegno su tale punto e, quindi, le chiediamo di avere un occhio particolarmente attento, perché si tratta di categorie che davvero oggi sono molto meno tutelate e garantite delle altre.
  Un altro aspetto che la Ministra ha toccato e che riguarda più le politiche relative alle pari opportunità è il contrasto alla violenza e alle discriminazioni. Io le chiedo, Ministra, ma so che su questo c'è una grande sensibilità da parte sua, di prestare molta attenzione al tema delle discriminazioni multiple, in particolare al tema dell'intersezione tra la discriminazione di genere e quella legata alla disabilità. Quando parliamo del problema dell'occupazione femminile e di come il COVID abbia aggravato la situazione delle donne, se andiamo a vedere i dati riguardanti le donne con disabilità ci accorgiamo che sono ancora più sconvolgenti di quelli relative alle donne in generale.
  Così come, passando al tema della violenza, credo che, nell'ambito della Cabina di regia e del piano su cui voi state lavorando, sia importante – anche perché sono impegni che il Governo ha assunto in relazione alle mozioni di cui sono stata promotrice – avere un occhio molto attento rispetto alle modalità con le quali i fattori di discriminazione si possano sommare e moltiplicare. Io su questo chiedo un'attenzione che sono sicura lei avrà, anche perché i dati ci dicono che molti centri antiviolenza, molte case rifugio, non sono accessibili, il che comporta una difficoltà enorme a farsi avanti per le donne con disabilità che subiscono violenze.
  Ricordo anche tutta l'attività che verrà fatta nell'ambito del Recovery Plan e di cui lei ci parlava, di monitoraggio sugli indici sulla parità di genere, per avere anche, come dire, un'angolazione che tenga conto della condizione delle donne con disabilità. Spesso i dati relativi alla disabilità e alle donne vengono trattati diversamente e non emerge questo fattore di discriminazione multipla, che comporta che chi somma un fattore di discriminazione a un altro è, in realtà, molto più svantaggiato. Credo sia importante che anche noi abbiamo una visione molto chiara su questo. Parlo dell'intersezione tra disabilità e genere, ma, in realtà, il discorso riguarda anche altri fattori intersezionali.
  Su questo sono sicura che ci sarà attenzione. Tra l'altro è un argomento su cui il nostro Paese potrebbe essere particolarmente progressista e innovativo anche rispetto a quello che fanno altri Paesi. Siamo in fondo il primo Parlamento che ha recepito molte delle indicazioni delle risoluzioni del Parlamento europeo. Su questo tema sarebbe bello se nella fase di attuazione del PNRR ci fosse un'attenzione particolare, perché emergerebbero, credo, situazioni di discriminazione molto più profonde e molto più gravi di quello che oggi possiamo percepire dai dati disaggregati che riguardano le diverse categorie dei soggetti svantaggiati.
  Io la ringrazio e le chiedo, in primo luogo, se, con riguardo al Family Act, lei concorda sulla necessità di attrezzarci per avere due binari che vadano insieme, e, in secondo luogo, con riguardo al tema della discriminazione multipla, lei conferma che ci sarà un'attenzione particolare. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Cedo la parola all'onorevole Bellucci e poi, a seguire, all'onorevole Carnevali. Prego.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Grazie, presidente. Intanto la ringrazio, Ministra, anche per la velocità con cui ha reso disponibile ai membri della Commissione il mare magnum di competenze che le sono state affidate e che la mettono anche in una situazione di difficoltà, che comprendo, perché occupandosi di famiglia, di parità di genere, di minori, inevitabilmente lei ha la necessità di spingere gli altri Ministri di altri Dicasteri a collaborare con lei per arrivare a una piena tutela e promozione delle politiche per la famiglia.
  Detto questo, comprendendo le difficoltà del lavoro che lei ha davanti e l'estrema difficoltà con la quale si trova a Pag. 12dover fare i conti, cioè quella della natalità, che, come ha detto bene lei, è ai minimi storici – l'ISTAT, negli ultimi dati disponibili, ha certificato una nuova diminuzione a 1,24 figli per donna – le chiedo di farci capire come intende andare avanti, soprattutto sulla base di quello che è stato fatto fino a ora, perché noi di Fratelli d'Italia non possiamo che condividere la proposta che lei ha fatto. Anzi, fra l'altro, abbiamo sostenuto i provvedimenti sottoposti all'esame dell'Aula, pur essendo forza di opposizione, senza esitare un momento e abbiamo voluto dare un segnale chiaro di coerenza, in quanto crediamo che il punto fondamentale oggi in Italia sia promuovere la natalità e, quindi, la nascita di bimbi.
  Ma ciò che mi colpisce è che, invece, negli ultimi provvedimenti, nonostante il Governo sia lo stesso, nonostante le difficoltà causate dall'emergenza COVID, nonostante le disposizioni riguardanti i congedi familiari e il sostegno dei lavoratori, abbiamo visto interventi abbastanza timidi, che, in alcuni casi, assolutamente non hanno rispettato il diritto dei genitori di stare accanto ai propri figli in un momento di grandissima difficoltà.
  Da una parte, io credo alle sue parole, ai suoi intendimenti e anche alle iniziative che vuole portare avanti, però, dall'altra, non posso che prendere atto del fatto che pochi giorni fa la Camera ha approvato un provvedimento recante anche iniziative a sostegno del ruolo genitoriale, provvedimento che, proprio in epoca Coronavirus e pandemia, non è stato fatto come sarebbe stato doveroso farlo. Mi riferisco, per esempio, all'assenza di indennità per i genitori che hanno figli di 14, 15 e 16 anni, come anche al riconoscimento, del tutto insufficiente, perché pari al 50 per cento, per coloro i quali hanno figli minori di quattordici anni.
  Io mi aspetto che lei ci faccia capire in che maniera intende far valere le sue idee e i suoi programmi all'interno del Consiglio dei ministri, per portare avanti una modalità di azione diversa da quella che abbiamo visto finora, memori anche del fatto che nel PNRR, come lei giustamente ha sottolineato, non sono stati stanziati i fondi, che invece avrebbero dovuto essere stanziati, a fronte di più di 220 miliardi di euro a disposizione, proprio per supportare la natalità, le famiglie e per risolvere le criticità che lei sottolineava.
  Oltre a questo, dato che i minuti a nostra disposizione sono sempre pochi e non potrò trattare tutto ciò che vorrei, ci tengo ad aprire uno spaccato sui minori fuori famiglia. Certamente, i genitori oggi in Italia costituiscono un'emergenza, ma certamente costituiscono un'emergenza anche le famiglie più sfortunate, più in difficoltà. Su questo, le chiedo di inserire nei suoi programmi un riferimento a questo tema, a quello delle famiglie più in difficoltà, a quello dei minori più in difficoltà, cioè a quei minori che vengono allontanati dalle famiglie italiane, di cui, come lei sa benissimo, non si conosce il numero esatto perché non c'è un monitoraggio nazionale.
  Chiedo a lei, e non solo a lei, di preoccuparsi di sanare questa stortura drammatica, che consiste nella mancanza di un monitoraggio puntuale a livello nazionale, che ci dica quanti minori vengono allontanati dalle famiglie oggi in Italia. E le chiedo di elaborare un piano strategico e, ormai, emergenziale per far sì che la legge in Italia venga applicata, perché i minori che vengono allontanati dalla famiglia e che permangono fuori della famiglia per più di 24 mesi sono oggi un numero estremamente alto, pari al 30 per cento, e soprattutto, perché i minori che vengono allontanati per motivazioni di carattere economico raggiungono quasi il 50 per cento.
  Il combinato disposto di queste due variabili – ma gliene potrei citare anche altre – è un dolore per chiunque – per lei in particolare, Ministra, che si occupa di promozione della famiglia – si trovi a dover tutelare e promuovere il pieno e supremo interesse dei bambini. Ci sono sicuramente tante fragilità, ma io credo che le persone più fragili siano le persone di minore età, rispetto a qualsiasi altro disagio, perché chiunque, quando è adulto, può lottare per il riconoscimento dei propri diritti, mentre un minore no, un minore è affidato ad adulti che esercitano la responsabilità genitoriale. Pag. 13
  Allora non ci sono altre priorità per uno Stato giusto e non credo che ci siano altre priorità per lei che se ne deve occupare. Questo è il mio modesto parere. Lo dico sommessamente, però lo dico anche fortemente e convintamente, perché, purtroppo, nella sua relazione non ho visto un riferimento o un passaggio su questo tema. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, do la parola all'onorevole Carnevali e poi, a seguire, all'onorevole Legnaioli. Prego, onorevole Carnevali.

  ELENA CARNEVALI. Grazie. Anch'io ringrazio la Ministra, perché davvero ha fatto uno sforzo e ha dimostrato anche capacità di sintesi per riuscire a mettere a sistema – io lo definisco sempre così – questo faticoso lavoro di conciliare trama e ordito tra le deleghe che le sono affidate e le competenze che si integrano con quelle degli altri Dicasteri, facendo lo sforzo di cercare di avere coralità di intenti.
  Io credo peraltro che, sui temi che lei ha trattato, il Partito Democratico – io parlo per la forza politica che rappresento – l'Intergruppo delle donne e il Gruppo dell'infanzia e dell'adolescenza, che le ha consegnato un piano educativo per l'infanzia e l'adolescenza, abbiano avuto un ruolo di sostegno anche con l'approvazione di atti di indirizzo, che sono un patrimonio al quale teniamo molto.
  Io credo che lei sia giustamente partita dal tema demografico, che ha definito «emergenziale», ma ha fatto bene a dire che esso, è, in realtà, una condizione strutturale. Io insisto sull'esigenza di un'onda d'urto, di una potenza di fuoco, se posso usare un termine che forse non è il più appropriato. Davvero l'augurio è che si parta con molta determinazione con l'assegno, iniziando con una misura transitoria per garantirne la strutturalità a partire dal prossimo 1° gennaio. Da parte nostra non potrà che trovare un grande sostegno e aiuto.
  Poi c'è il tema, di cui abbiamo sempre parlato, di fare in modo che in questo Paese si abbia un più alto tasso di natalità, un maggior desiderio di maternità e paternità. E il desiderio di genitorialità parte dalla realizzazione delle precondizioni, precondizioni non facilitate in questo Paese. Innanzitutto, mi verrebbe da dire che liberare le donne dal lavoro di cura è un'esigenza molto importante, che abbiamo sentito anche durante le audizioni svolte in occasione dell'esame del Family Act.
  Questo incide anche sugli indirizzi politici. Mi rendo benissimo conto che il raggio di azione è limitato dalle esigenze di natura economica e finanziaria, ma penso che saremo molto bravi se riusciremo a superare l'obiettivo dei dieci giorni di congedo parentale, non solo per allinearci allo standard minimo dell'Unione europea, ma anche perché abbiamo l'esigenza di conciliare di più e, soprattutto, condividere di più il lavoro di cura. Peraltro, abbiamo visto che le evoluzioni dell'organizzazione del lavoro, con l'introduzione dello smart working, non si prestano a una misura di conciliazione, anche in questo caso condizionata dalle risorse economiche che avevamo a disposizione. Penso che tutti noi avremmo voluto vedere la messa in campo anche di misure a sostegno dei cambiamenti nell'organizzazione del lavoro. Questo è l'altro tema che mi permetto di porre alla sua attenzione.
  Da questo punto di vista, siccome credo che in una sede come questa dobbiamo parlare anche delle differenze tra i punti di vista, io non la penso come la collega Ravetto, perché, ogni volta che introduciamo nuove possibilità – la gradualità è una misura di buonsenso – dobbiamo utilizzare anche gli strumenti di misurazione, valutazione, premialità, gradualità, chiamiamola come vogliamo. Personalmente, penso che, altrimenti, continueremo a stare qua a parlare di cambiamenti e misure che, magari, negli altri Paesi sono avvenuti e sono state adottate da trent'anni.
  Naturalmente questo è compatibile con il contenuto del Piano nazionale di ripresa e resilienza che riguarda soprattutto le funzioni educative, in particolare, il diritto dei minori di essere educati, di essere seguiti, quindi le misure che riguardano i Pag. 14servizi di asili nido e i servizi all'infanzia. Il PNRR ha un obiettivo molto forte.
  A questo proposito, pongo alla sua attenzione un tema di cui abbiamo parlato tante volte, è inutile che ce lo nascondiamo. È sicuramente da perseguire l'obiettivo della strutturalità dei servizi e delle infrastrutture sociali, che abbiamo definito «permanenti». Sarà anche un compito nostro – come Partito Democratico siamo convinti di questo – continuare a garantire il personale necessario perché questo si realizzi. Si tratta di un punto che dovremmo condividere con gli enti locali. Credo che questa sia l'altra parte della discussione che rimane sul piatto.
  Vado veloce per non portare via altro tempo. Abbiamo visto e misurato che la pandemia ha purtroppo fatto fare un passo indietro alle donne, direi anche in modo molto tangibile. Non mi soffermo sui temi del lavoro, che toccheranno molto meglio di me le colleghe della XI Commissione. Ci tengo però a parlare di un'altra questione rilevante, che riguarda sempre il sostegno. Io ho visto che, sempre nel PNRR, per esempio, si fa un accenno alle agevolazioni fiscali contenute nel Family Act con riguardo alle spese sostenute per il lavoro di cura attraverso le assistenti familiari. Le chiedo di approfondire il contenuto delle proposte di legge già depositate, su cui abbiamo lavorato, riguardanti diversi temi, dall'emersione del lavoro nero alla garanzia di maggiori tutele per le lavoratrici e per le famiglie, perché noi abbiamo, anche in questo caso, l'esigenza di consentire quella formazione a largo raggio di cui lei parlava prima, anche se è un target specifico.
  Io penso, e chiudo su questo, che l'inversione di marcia avviene se noi facciamo di quei tre assi trasversali che abbiamo descritto nel PNRR (disparità territoriale, genere e giovani) il Vangelo – uso una parola veramente forse inopportuna – ovvero la matrice su cui concentrarci, senza possibili flessioni, da oggi fino all'attuazione, non solo del PNRR, ma anche delle misure che noi sosteniamo con le nostre risorse e con i nostri progetti.
  Dobbiamo consentire soprattutto ai giovani e alle nuove generazioni di riuscire ad avere un lavoro stabile.
  Il Presidente Draghi ci ha ricordato pochi giorni fa in Aula tre condizioni. Ha parlato di welfare, di lavoro stabile e ha parlato anche delle condizioni di sostenibilità che noi dobbiamo riuscire a generare. Un altro tema riguarda la casa. Anche su questo punto, mi permetto di dire: bene la questione del mutuo agevolato e con garanzia totale a carico dello Stato. Non dimentichiamoci una cosa, e chiudo davvero: il lavoro dei giovani non è sempre un lavoro stabile, ma è un lavoro che cambia, che cambia sede, che cambia città, che cambia. Non guardiamo solo al problema del mutuo, che può presentarsi quando si crea una famiglia in modo stabile, ma guardiamo anche alle politiche dell'affitto, perché io credo che anche queste siano importanti, soprattutto per le nuove generazioni.

  PRESIDENTE. Ci sono ancora quattro iscritti a parlare. Onorevole Legnaioli e a seguire Sportiello. Prego, onorevole.

  DONATELLA LEGNAIOLI. Grazie, presidente. Ringrazio la Ministra per la sua relazione. Partendo proprio da qui, vorrei toccare un tema caro che è sempre stato importante per il mio partito, la Lega: gli asili nido. Già nel PNRR si parla di potenziare non solo gli asili nido statali, ma anche quelli aziendali. Tuttavia, ci sono altre forme di aiuto alle mamme per conciliare la vita, il lavoro, che escono dagli schemi e permettono alla donna di avere più flessibilità.
  Una di queste forme di aiuto sono le Tagesmütter. Da una parte, una nuova forma di lavoro imprenditoriale per le donne e, dall'altra, un aiuto concreto per le mamme lavoratrici, che non hanno orari prefissati e vogliono far crescere comunque il proprio bimbo in un ambiente familiare con altri bambini. Tuttavia, non esiste una legge nazionale che regoli i progetti Tagesmütter; il tutto è lasciato in mano alle province, alle regioni. In particolare non esiste una legislazione nazionale che stabilisca i requisiti Pag. 15che una Tagesmütter deve avere per poter aprire un nido in casa. Essi sono disciplinati in maniera diversa da regione a regione, favorendo molto spesso le cooperative e non tutelando le donne imprenditrici. Ministra, se su questo argomento ci potesse dare la sua opinione le saremmo grati.
  Il secondo punto è il tema del gender gap. In Commissione Lavoro è in discussione la direttiva europea sul gender pay gap, che evidenzia come ci siano ancora differenze enormi di salario tra uomini e donne e da un Paese a un altro. Il principio della parità retributiva, però, continua a non trovare un'effettiva attuazione, come dimostrano i dati sul divario retributivo di genere, ossia la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne, in base al quale le donne guadagnano in media il 14,1 per cento in meno all'ora rispetto agli uomini. Questo è un dato del 2019.
  Vi sono notevoli differenze fra gli Stati membri. Si va dall'1,3 per cento in Lussemburgo al 21,7 per cento in Estonia. L'Italia si attesta al 4,7 per cento, e non è poco. Ci sono Paesi, come l'Islanda o l'Inghilterra, che hanno deciso di normare la questione sul divario salariale introducendo la parità salariale obbligatoria per i dipendenti delle organizzazioni, sia pubbliche sia private, con più di 25 assunti e prevedendo sanzioni in caso contrario. Chiedo alla Ministra cosa si intende fare a livello italiano su questo tema, perché non è solo una questione di salario, ma anche di differenze, soprattutto di differenza di vita e di trattamento. Bisogna infatti considerare il tempo non retribuito dedicato alla cura domestica e dei familiari nel caso delle donne. Nel 2014 era oltre il 19 per cento della giornata contro appena poco più del 7 per cento nel caso degli uomini.
  Anche nella politica italiana il divario di genere è tutt'altro che risolto, perché tutti ne parliamo ma poi di fatto rimane. Tra i membri dei consigli regionali, solo uno su cinque è donna e solo il 14 per cento dei comuni italiani ha un sindaco donna. Poi non ci si dovrebbe sorprendere, purtroppo, in questa prospettiva, del fatto che commenti sessisti, offensivi, piovono sulle pagine delle politiche italiane. Oppure basta guardare ai problemi che si hanno qui in Parlamento, quando una donna va in maternità o vuole allattare. Anche le imprenditrici donne, le lavoratrici donne in posizioni altamente strategiche e manageriali, rappresentano una minoranza in Italia, nonostante, tra l'altro, nel tempo si siano moltiplicati misure e incentivi pensati ad hoc.
  Che il gender gap sia innanzitutto un problema culturale lo dimostra, più che la difficoltà ad accedervi, la vera e propria mancanza di misure di welfare adeguate, che non siano semplicemente assistenziali ma che incentivino le donne, per esempio, alla maternità. Il problema è proprio quello, a nostro avviso. Si parla di culle vuote e poi non si fa nulla per incentivare il ritorno della donna al lavoro dopo la maternità.
  La ringrazio, Ministra, per l'attenzione che vorrà dedicarci. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Sportiello, a seguire Gribaudo.

  GILDA SPORTIELLO. Grazie, presidente. Ringrazio innanzitutto la Ministra Bonetti, perché davvero lei ha un incarico che riguarda tante tematiche molto delicate e soprattutto alcune che interessano dei nodi mai risolti della nostra società. Se già prima della pandemia bisognava operare per risolvere certe questioni davvero annose e gravi per il punto in cui sono arrivate, adesso il suo compito e il nostro compito non è assolutamente semplice, anche perché per molti di questi temi, purtroppo, non basta una norma per risolverli, ma è necessario un lavoro sinergico, è necessario agire su più fronti, su molte dimensioni, per poter davvero operare un cambio di paradigma, una rivoluzione culturale che possa dare degli effetti, anche se non nell'immediato presente, quantomeno per iniziare a invertire la rotta e invertirla davvero.
  La denatalità, lo ha detto lei, è uno dei temi principali. Io però non credo che la maternità vada incentivata. Bisogna mettere le donne in condizioni di poter scegliere liberamente, e il problema è proprio Pag. 16questo: in mancanza della possibilità di un sostegno dello Stato alle famiglie, alle donne, che possa farle sentire libere e in condizioni di poter pensare a un proprio progetto di vita in piena sicurezza e senza sentirsi costrette in condizioni di fragilità, di disagio, non per scelta personale ma per costrizione, a dover fare delle rinunce nel proprio progetto di vita, allora lì abbiamo un problema serio. Noi non possiamo che farcene carico e mettere subito in campo delle misure per poter sostenere le famiglie, le donne e soprattutto i bambini, che in questo momento sappiamo essere particolarmente provati dalla pandemia.
  Per questo è importantissimo che si operi per garantire un'abitazione, l'accesso al mutuo per i più giovani, ma, come diceva la collega Carnevali, pensare anche a soluzioni che possano sostenere tutte quelle coppie, quei giovani e quelle donne che sono in affitto. È assolutamente prioritario intervenire in questo senso.
  L'altro problema gravoso, che fa sentire il suo effetto pesantissimo sul progetto di vita, è quello del lavoro, della discriminazione e della differenza ancora troppo forte per le donne sul mercato del lavoro. Anche qui, già prima della pandemia non era semplice risolvere una questione così radicata, che purtroppo è lo specchio di una cultura e di una società che fa ancora fatica a liberarsi da certi schemi frutto di una visione patriarcale e anche un po' misogina, da cui purtroppo nessun contesto è immune, neanche il Parlamento.
  Bisogna mettere in campo quelle azioni che lei diceva. Il congedo di paternità va allungato, assolutamente sì. Il traguardo dei dieci giorni è importante. Non basta, ma noi saremo al suo fianco come Movimento 5 Stelle. So che vi è una sensibilità diffusa anche tra altre forze politiche per portare avanti un progetto che possa allungare il congedo di paternità, che si è rivelato anche in altri contesti uno strumento importante per combattere le differenze salariali.
  L'infanzia è un tema di cui soprattutto la Commissione di cui faccio parte, la Commissione XII, si sta occupando anche in questo momento, per fare fronte a tutte quelle patologie che in questo momento, soprattutto sul piano della salute mentale, stanno investendo moltissimo i bambini. Stiamo discutendo una risoluzione, stiamo lavorando tutti trasversalmente per poter offrire delle soluzioni e delle misure su cui poter investire immediatamente.
  Non è facile parlare di infanzia come di un comparto quasi separato da tutto il resto. Qui c'è bisogno di misure sinergiche. Quando vogliamo parlare di servizi educativi e di asili nido, dobbiamo preoccuparci anche di tutte quelle figure professionali che devono far leva sull'educazione, sulle competenze pedagogiche. Penso alla miriade di professionisti, di ragazzi e di ragazze che si laureano e che investono nella formazione con una forte vocazione pedagogica e che purtroppo non sempre nel nostro Paese riescono a trovare una collocazione per poter lavorare e per poter mettere a frutto tutto quello che hanno imparato.
  È un discorso molto ampio e che investe anche le differenze territoriali. Le faccio le ultime due domande. Una riguarda le differenze sul territorio. È emerso sia durante le discussioni sul PNRR sia su altri provvedimenti che ci sono delle aree del nostro Paese – penso soprattutto agli enti locali in dissesto o in pre-dissesto – dove gli indici di deprivazione materiale e sociale parlano chiaro. C'è una forte diseguaglianza; quindi le chiedo se ci saranno dei criteri per poter prima portare l'Italia alla stessa velocità e poi aumentare tutti insieme, perché sappiamo che al momento la differenza è drammatica.
  Infine, l'integrazione sociosanitaria. Purtroppo molte condizioni di fragilità non vengono neanche intercettate perché non c'è una fortissima integrazione sociosanitaria che va invece costruita, quindi le chiedo se questo è un criterio che si sta adottando per poter porre in atto le misure di cui ci ha parlato. Grazie.

  PRESIDENTE. Restano due interventi e dieci minuti, perché alle 17 riprende l'Assemblea, quindi chiedo ai colleghi rimasti di fare in modo che entrambi gli interventi possano essere svolti. Do la parola all'onorevole Pag. 17 Gribaudo e poi chiudiamo con l'onorevole Novelli. Prego, onorevole.

  CHIARA GRIBAUDO (intervento da remoto). Grazie, presidente. Grazie, Ministra, per questa audizione molto importante. Ci tengo davvero a ringraziarla per i passaggi di cambiamento culturale che ha citato. Parto da questi.
  Penso al tema dei congedi. Ha fatto molto bene, la ringrazio per aver sottolineato un passaggio culturale molto importante. Passiamo dall'idea della conciliazione, perché la conciliazione è troppo spesso solo al femminile, a un'idea di condivisione. Molto bene, andiamo avanti. Noi avevamo chiesto, come anche altre forze politiche, nella scorsa legge di bilancio di arrivare a dieci giorni e di anticipare per l'Italia la direttiva europea. Molto bene se si va avanti. Il Partito Democratico ha chiesto fino a cinque mesi di congedo parentale. Benissimo lavorare in questa direzione, anche perché questa è un'occasione, insieme al PNRR, di cambiare il Paese, non una scusa per continuare come abbiamo fatto finora.
  Io su questo sarò molto netta anche rispetto a quello che è contenuto nel Piano. Intanto si è data un po' più di concretezza a questo elemento di trasversalità delle misure del PNRR. Mi permetto di fare un passaggio sul tema della proposta di certificazione che ho letto nel PNRR, che segue la linea del lavoro che è stato svolto da noi in Commissione Lavoro – ci tengo a sottolinearglielo, Ministra – votato all'unanimità proprio il 4 novembre sul gender pay gap europeo, da tutte le forze politiche, compreso chi oggi sta all'opposizione; era un altro Governo. Aspettiamo che quel cammino si incroci con il suo rispetto a quanto scritto nel PNRR, però questa proposta è in Parlamento e tiene conto del fatto che le leggi sul tema della parità salariale fino ad oggi non sono state applicate. Non solo, va oltre. Va oltre perché parla di presenza femminile nei Consigli di Amministrazione delle società pubbliche e delle società pubbliche partecipate.
  Credo sia giusto ricordare che con la Commissione Lavoro tutta – ringrazio i colleghi e le colleghe – abbiamo provato a presentare all'attenzione del Governo, per quanto anche di sua competenza e anche di altri Ministeri – naturalmente ci dobbiamo interfacciare sia con lei sia col Ministro del lavoro – una proposta molto articolata, molto complessa, che merita di essere ripresa, e così infatti da domani faremo in Commissione.
  È molto importante e ci troverà sicuramente a lavorare in questa direzione, perché – è già stato ricordato – sappiamo benissimo come i dati dell'occupazione femminile sono strazianti. Sono strazianti perché le donne sono state quelle più esposte al rischio di malattia, sono le prime che hanno perso il lavoro insieme ai giovani, e sono quelle che faticheranno di più ad avere di nuovo un lavoro e un lavoro di qualità. Ecco che cosa abbiamo chiesto con questa condizionalità.
  Nessuno ha intenzioni punitive, ma questi fondi che arrivano non devono essere erogati a chi magari al colloquio chiede alle donne se hanno intenzione di diventare madri, perché questo succede ancora nell'Italia del 2021. Noi abbiamo bisogno che su questo ci sia, come sui congedi, signora Ministra, lo stesso cambio di paradigma forte e radicale. Le donne sono quelle che hanno i contratti più precari e più a tempo determinato, quindi quelli che finiscono prima. Abbiamo bisogno di favorire un'occupazione di qualità per giovani e donne.
  Infine, mi permetto ancora un passaggio sul tema dello smart working. Io ci tengo su questo a chiarire, perché mi sembra che ancora siamo lontani dal comprendere che lo smart working non è uno strumento di conciliazione ma un vero e proprio metodo di lavoro. Come tale, lo smart working deve essere riaggiornato nella sua normativa recente. Necessita di alcuni diritti fondamentali che devono essere scritti, per evitare ciò che è successo in questa pandemia, perché non si trattava di smart working, ma si trattava di home working, nella migliore delle ipotesi.
  Però chi ne ha pagato il prezzo sono state prevalentemente le donne. Quelle che ancora avevano un lavoro, magari, dovevano sobbarcarsi anche la didattica a distanza dei loro figli e tutto il lavoro di Pag. 18gestione familiare. Ecco perché è importante che passi anche questo concetto di un cambio di paradigma culturale forte. Ripeto, lo smart working non è uno strumento di conciliazione, ma uno strumento di lavoro, e dobbiamo attenzionare in modo particolare come effettivamente questo ricade sulle spalle delle donne, perché non vorrei che dopo questa pandemia si peggiorasse in questo senso. È uno strumento che, invece, può essere molto utile e anche rivoluzionario per poter lavorare in altre condizioni.
  Questi sono almeno tre argomenti grandi, oltre a quelli che sono stati toccati dalle mie colleghe e che sottoscrivo pienamente, che vanno attualizzati e inseriti in un contesto di ripensamento di un welfare che parli di più in maniera universale a tutte le donne, indipendentemente se lavorano a tempo determinato, indeterminato, se sono dipendenti o sono autonome.
  Anche su questo mi pare che le linee che ci ha tracciato oggi sono significative. Quello che vogliamo dirle è che certamente, su questa linea definita e che prova a essere più moderna e più capace di raccogliere quello che davvero è successo in questo anno di pandemia, ci troverà a lavorare con lei. Grazie.

  PRESIDENTE, Grazie. Onorevole Novelli, ha cinque minuti. Spero che bastino. Prego.

  ROBERTO NOVELLI. Mi basteranno sicuramente. Grazie presidente e signora Ministra. Io mi permetto solo di fare un intervento che è più che altro una segnalazione, una segnalazione per una sua importante condivisione con il Ministro della salute. Il tema della denatalità è un tema trasversale. C'è un aspetto che peraltro è analizzato in questo momento da un intergruppo parlamentare sulla procreazione medicalmente assistita.
  La relazione del Ministro della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge, che contiene norme in materia di procreazione medicalmente assistita, evidenzia che ci sono importanti squilibri relativi ai centri specializzati in tecniche di procreazione medicalmente assistita nel nostro Paese.
  Ci sono importanti squilibri anche dal punto di vista dei costi che le coppie devono sostenere se decidono di ricorrervi. Nel 2016 – è un dato «anzianotto», ma credo che si possa riprodurre anche adesso – hanno visto la luce 13.582 bambini grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Senza il contributo delle nascite da PMA (procreazione medicalmente assistita), il calo della natalità registrato sarebbe stato sostanzialmente il doppio. Secondo alcune stime, l'aumento di un terzo dei cicli di PMA comporterebbe una spesa di circa 100 milioni di euro per lo Stato e ridurrebbe di un terzo il calo demografico che si registra ogni anno.
  Le dico questo perché ci sono molte coppie affette da sterilità che vorrebbero mettere al mondo dei figli ma non sono nelle condizioni di poterlo fare, sia in termini logistici, cioè si trovano lontani dai centri dove si attua la procreazione medicalmente assistita, sia anche in termini di costi da sostenere. Ecco quindi che noi avremmo la possibilità, lavorando in sinergia, in condivisione, in modo trasversale, di porre maggiore attenzione a questo argomento, in modo tale che anche questo decremento di natalità possa essere compensato da chi vorrebbe avere dei figli ma non è nelle condizioni di farlo per i motivi che ho detto poc'anzi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Sono rimasti tre minuti e poi inizia la seduta dell'Assemblea con voti immediati; quindi non riusciamo, Ministra, a procedere con la sua replica. Se lei è d'accordo, concorderemo una data per poter concludere l'audizione con la sua replica. Al momento grazie per la disponibilità. Rinvio, quindi, il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 17.