CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 2 dicembre 2020
485.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-05101 Occhionero: Cause dell'emergenza idrica del lago di Occhito e misure per contrastarne gli effetti con particolare riguardo ai territori del Basso Molise.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, si rappresenta, in via preliminare, che l'Invaso di Occhito è stato realizzato negli anni '60 dal Consorzio per la Bonifica della Capitanata, attraverso lo sbarramento del fiume Fortore, corso d'acqua interregionale. Le acque, pertanto, sono di rilievo interregionale.
  Al riguardo, si evidenzia che, ai sensi dell'articolo 34 del decreto legislativo n. 267 del 2000, qualora si debba procedere alla definizione e all'attuazione di opere, interventi e programmi che richiedano, data la loro complessità, l'azione coordinata di più Regioni, le stesse possono procedere alla stipula di specifici Accordi di Programma. Peraltro, il processo di pianificazione, così come indicato dalla direttiva 2000/60/CE, è stato compiutamente recepito dal decreto legislativo n. 152 del 2006 che ha individuato nell'Autorità di Distretto l'organo di coordinamento delle funzioni relative al territorio idrico.
  Tanto premesso, con specifico riferimento al caso in esame, si fa presente che l'Autorità di Bacino dei fiumi Liri, Garigliano e Volturno e le Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise e Puglia, ricadenti nel Distretto dell'Appennino Meridionale hanno redatto il Piano di gestione Acque, adottato il 24 febbraio 2010. Sulla base di tale Piano, in data 6 aprile 2011, è stato sottoscritto da tutte le Regioni l'Accordo di programma Unico per il trasferimento, acquisizione e governo della risorsa idrica. Con particolare riferimento all'Accordo sottoscritto tra la Regione Molise e la Regione Puglia per l'utilizzo delle acque dell'Invaso di Occhito che prevedeva di riservare, per i fabbisogni del territorio molisano, una quota di 20 Milioni di m3 delle risorse invasate dalla diga (della capacità teorica utile di 250 Mm3) sul fiume Fortore, la Regione Molise ha fatto presente che non si è dato più corso a tale Accordo per motivi tecnici riconducibili alla assenza di dotazione infrastrutturale in territorio molisano in grado di utilizzare le acque dell'Invaso; riduzione delle superfici coltivate (e quindi calo del fabbisogno irriguo) per i territori molisani ricadenti nel comprensorio del Consorzio di Bonifica di Larino potenzialmente irrigabili dalle acque dell'Invaso; carenza idrica all'Invaso di Occhito, in quanto la Regione Puglia avrebbe destinato gran parte della risorsa all'uso idropotabile prioritario rispetto agli altri usi e quindi, in base all'accordo sottoscritto fra le Regioni, l'utilizzo per scopi irrigui della quantità di 20 Milioni di risorsa riservata alla Regione Molise non è più attuabile in quanto superata dall'utilizzo prioritario (potabile) a cui sono state destinate le acque invasate dalla diga.
  La Regione Molise ha inoltre evidenziato che l'Invaso di Occhito possiede un alto indice di vulnerabilità e bassa resilienza per i seguenti motivi: coefficiente di utilizzazione molto elevato delle risorse disponibili e, pertanto, qualsiasi modifica dei parametri climatici, che vada ad incidere sui valori medi delle risorse, si ripercuote negativamente, immediatamente ed in modo rilevante sui volumi di acqua distribuiti; l'acqua invasata costituisce la riserva comune di più settori di utenza, fra i quali esiste un oggettivo conflitto di interessi; difficoltà di programmare la risorsa su base pluriennale e, quindi di valutare e pesare opportunamente costi e benefici attuali e futuri.
  Sempre secondo quanto rappresentato dalla Regione Molise, a causa dell'alto coefficiente di utilizzazione dell'Invaso, non è Pag. 137sufficiente che le precipitazioni dell'anno successivo ritornino a valori prossimi a quelli ordinari, ma sarebbero necessari eventi di pioggia significativamente superiori alla media per poter garantire l'erogazione e contemporaneamente ricostruire le scorte.
  Anche la Regione Puglia ha confermato che l'attuale volume dell'invaso, normalmente di circa 80-100 milioni di metri cubi, risulta ridotto a causa della carenza di piogge relativamente alla stagione invernale 2019/2020. La stessa Regione ha peraltro evidenziato che i criteri di distribuzione della risorsa acqua sono disciplinati da apposite intese tra il Consorzio per la Bonifica della Capitanata e la regione Molise.
  Fermo restando quanto fin qui esposto e le rispettive competenze delle Amministrazioni regionali interessate, il Ministero dell'ambiente ha comunque provveduto a richiedere all'Autorità di Bacino dell'Appennino Meridionale una accurata disamina delle cause, eventualmente anche di carattere tecnico amministrativo, che hanno prodotto la situazione evidenziata, nonché il quadro delle iniziative programmate o adottate per porre rimedio alla medesima. Il Ministero ha chiesto, inoltre, di valutare l'opportunità di trattare l'argomento in una apposita riunione dell'Osservatorio distrettuale permanente per gli utilizzi idrici.

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ALLEGATO 2

5-05102 Pezzopane: Salvaguardia delle acque sotterranee abruzzesi, con particolare riguardo alla Piana di Pescara.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, inerenti, in particolare, lo stato di inquinamento delle acque sotterranee della Regione Abruzzo, quest'ultima ha segnalato di aver provveduto, con DGR n. 795 del 16 dicembre 2019, all'aggiornamento della perimetrazione e designazione delle nuove Zone Vulnerabili da nitrati di origine agricola; nello specifico alle due zone (Piana del Vibrata e Piana del Vomano) già individuate con DGR n. 172 del 4 marzo 2013 se ne sono aggiunte altre sei (Piana del Tordino, Piana del Saline, Piana del foro; Piana del Sangro, Piana del Sinello, Piana del Trigno). A seguito della nuova perimetrazione, è stato avviato l'iter di VAS che si è già concluso con esito positivo ed è in corso di redazione il nuovo Piano d'Azione come definito nei modi e nei tempi dall'art. 92 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  Per quanto attiene, invece, l'inquinamento industriale e la presenza nelle acque sotterranee di metalli pesanti, la Regione Abruzzo ha evidenziato di aver provveduto, con DGR n. 852 del 23 dicembre 2019, all'aggiornamento del Quadro Conoscitivo del Piano di Tutela delle Acque. Per ciascun Bacino è stato tra l'altro riportato il risultato delle analisi delle pressioni antropiche (quindi da attività agricole e industriali) nonché le specifiche misure di tutela. Alla predetta Deliberazione è stato altresì allegato il documento redatto in collaborazione con il CNR – ISE avente per oggetto la «Valutazione dello stato di compromissione, delle tendenze di inquinamento, delle proroghe e deroghe di obiettivi di qualità, dei corpi idrici sotterranei della Regione Abruzzo ai sensi del decreto legislativo n. 30 del 2009.», al fine di valutare il grado di inquinamento dei corpi idrici sotterranei.
  In detto documento, per quanto riguarda la piana del Pescara, il monitoraggio qualitativo del corpo idrico è stato basato su 30 punti di indagine, dieci dei quali rappresentativi per procedere alla valutazione delle tendenze per l'ammonio. Dalle analisi spaziali, si evince che la contaminazione da ammonio, da ritenersi di tipo diffuso, interessa in particolare il settore centrale dell'acquifero e la parte più prossima alla costa, nella zona di Pescara, con una tendenza a concentrarsi nel settore meridionale dello stesso. Non si ravvisa, invece, una contaminazione da nitrati dell'acquifero del Pescara. Ciò contrasta con la contaminazione da ammonio rilevata. Il confronto fra i pattern spaziali delle due sostanze fa supporre che le sorgenti dell'ammonio siano differenti da quelle del nitrato. Attualmente l'ARTA, in stretta collaborazione con la Regione Abruzzo, continua a monitorare sia le acque superficiali che quelle sotterranee aggiornando ogni anno i parametri da ricercare, anche in funzione dei pregressi inquinanti emersi tramite appositi screening mirati per ogni bacino idrografico regionale. Inoltre, compatibilmente con l'attuale pandemia da Covid-19, con modalità sia autonome che in collaborazione con gli organi competenti di controllo, vengono costantemente controllate la funzionalità dei depuratori e i conseguenti scarichi che devono rispondere alle Determine regionali in materia.
  Per quanto concerne la Direttiva Europea 60/2007/CE con la quale era stato stabilito che entro il 2015 tutti i fiumi e le acque sotterranee avrebbero dovuto raggiungere lo stato ambientale definito buono, secondo la Regione bisogna tener conto di diversi fattori di pressione ambientale, tra cui: lo stato vetusto degli impianti di depurazione e la caratteristica dei fiumi abruzzesi connotati da scarse portate che non favoriscono i fenomeni naturali di autodepurazione Pag. 139 unitamente ai cambiamenti meteoclimatici di questi ultimi anni, con scarsissime piogge che non alimentano adeguatamente le sorgenti dei fiumi stessi. Per affrontare tali problematiche, secondo quanto evidenziato dalla Regione Abruzzo, sono state introdotte nuove tecnologie di depurazione, accentrando gli impianti di depurazione ed evitando così i piccoli impianti diffusi, per loro natura poco efficienti, ed aumentando anche il dimensionamento impiantistico tenuto conto dell'aumento della crescita demografica avvenuta negli anni passati.
  Per quanto attiene, infine, alla presenza di cloruro di vinile, la Regione ha precisato che nell'impiantistica acquedottistica non sono mai state usate tubazioni in PVC in quanto non presentano le caratteristiche strutturali e di resistenza necessarie per sostenere la pressione di distribuzione, per la intrinseca fragilità del materiale. Viceversa, le tubature ad uso potabile sono costituite da Polietilene ad alta densità che non può rilasciare tali contaminanti.
  In passato è stata rilevata la presenza di solventi alogenati, sostanze differenti dal cloruro di vinile, nei pozzi di captazione delle acque potabili di Piane Santangelo e, a seguito di indagini, fu scoperta la ormai nota Discarica Tremonti e la successiva individuazione delle aree contaminate attualmente allocate all'interno del SIN di Bussi sul Tirino. A seguito di tali scoperte, i pozzi di captazione sono stati chiusi e l'ARTA attualmente prosegue le attività di controllo delle fasi di caratterizzazione e bonifica del sito stesso, sotto la guida e il coordinamento del Ministero dell'Ambiente.

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ALLEGATO 3

5-05103 Alberto Manca: Misure di contrasto al dissesto idrogeologico nel nord della Sardegna, anche alla luce del recente eccezionale evento alluvionale avvenuto nel territorio del comune di Bitti nel nuorese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, occorre premettere, in via generale, che la Sardegna risulta essere sottoposta a pericolosità da frana di grado «elevato» e «molto elevato» per una superficie complessiva di circa 1500 kmq pari al 6,2 per cento del territorio regionale. La stessa Regione risulta essere sottoposta a pericolosità da alluvione di grado «elevato» e «molto elevato» per una superficie complessiva di oltre 857 kmq pari al 3,6 per cento del territorio regionale.
  Per tali ragioni, il Ministero dell'Ambiente e la Regione Sardegna hanno siglato, il 23 dicembre 2010, un Accordo di Programma finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico. Sono stati successivamente siglati rispettivamente in data 4 settembre 2013, 3 dicembre 2013, 29 maggio 2015, 10 maggio 2018 e 4 novembre 2020 cinque Atti integrativi al predetto Accordo. Per l'attuazione degli interventi finanziati è stato individuato, quale Commissario straordinario delegato, il Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 10, comma 1, della legge n. 116 del 2014.
  Per quanto attiene, nello specifico, il Comune di Bitti, si segnala che, già a seguito dell'evento calamitoso del 18 novembre 2013 che aveva interessato, tra l'altro, i centri abitati di Olbia e Bitti, sono stati finanziati, con il 2° Atto integrativo all'AdP 2010, interventi di mitigazione del rischio idraulico nelle predette città, con fondi di bilancio del Ministero dell'ambiente, per un importo di euro 5.998.000,00. Successivamente, con il IV atto integrativo all'AdP del 2010, tale intervento è stato suddiviso in lotti, separando gli interventi relativi ai due Comuni interessati ed integrando la dotazione finanziaria con euro 14.400.000,00 di provenienza regionale, con il parere positivo della competente Autorità di Distretto e del Dipartimento di Protezione Civile.
  Si fa presente, inoltre, che, al fine di favorire l'efficace avanzamento delle attività progettuali esecutive delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico e provvedere così a rendere le stesse immediatamente cantierabili, l'articolo 55 del cosiddetto Collegato Ambientale ha istituito, presso il Ministero dell'Ambiente, il «Fondo progettazione». A valere sulle risorse del suddetto Fondo è stata finanziata con Decreto Direttoriale del 22 novembre 2017 la progettazione fino al livello esecutivo dell'intervento di messa in sicurezza del centro abitato di Bitti. Tale progettazione esecutiva finanziata si riferisce ad un primo lotto, per un importo di euro 32.405.060, relativo all'intervento complessivo finanziato per un importo pari ad euro 52.403.060.
  A ciò si aggiunga che il 14 dicembre 2016 è stata sottoscritta la Convenzione Quadro tra il Ministero dell'Ambiente, il Commissario di Governo per il dissesto idrogeologico nella Regione Sardegna e Sogesid per l'affidamento a quest'ultima delle attività inerenti la realizzazione degli interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico. Successivamente, in data 17 ottobre 2017, è stata sottoscritta la Convenzione attuativa tra la Regione e la Sogesid che prevede l'attuazione, in stretto coordinamento con il Commissario Straordinario, dei seguenti interventi: a) Realizzazione di sovralzi arginali e interventi di pulitura e risagomatura alveo del fiume Cedrino; b) Interventi per la mitigazione del rischio idraulico del bacino Pag. 141del Rio Posada a valle della diga Maccheronis; c) Interventi di mitigazione del rischio idraulico nel Comune di Bitti; d) Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia; e) Interventi di sistemazione dei rii San Nicola e Seligheddu. Per quel che riguarda il Comune di Bitti, la Sogesid, nell'ambito delle attività previste dalla predetta Convenzione, ha bandito il 3 settembre 2020 una gara europea da euro 2.876.700,89 per la progettazione degli interventi necessari a mitigare il rischio idrogeologico nel territorio del predetto Comune. Nel Disciplinare di Gara è specificato che gli interventi aventi ad oggetto le attività bandite sono finanziati per:

   euro 3.998.000,00 a valere sulle risorse regionali dell'Accordo di Programma tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Autonoma della Sardegna, per la realizzazione degli «Interventi di mitigazione del rischio idraulico nel Comune di Bitti»;

   euro 14.400.000 a valere sul mutuo di cui alla Legge Regionale 9 marzo 2015, n. 5, a copertura delle spese destinate alla realizzazione di opere e infrastrutture di competenza ed interesse regionale (il cosiddetto Piano regionale delle infrastrutture) stanziate con deliberazione di Giunta regionale n. 39/12 del 9 agosto 2017;

   euro 1.079.436,62 a valere sul «Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico» istituito, presso il Ministero dell'ambiente, con l'art. 55 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, in virtù del Decreto Direttoriale del 22 novembre 2017. Il termine per la presentazione delle offerte è scaduto lo scorso 26 ottobre.

  Si segnala, infine, con specifico riferimento alle iniziative normative finalizzate alla semplificazione delle procedure per velocizzare l'attuazione dei programmi di intervento, che nel «decreto semplificazioni» è stata introdotta una norma apposita diretta ad estendere ai Commissari per il dissesto le modalità e le deroghe già previste per i Commissari straordinari, per gli interventi infrastrutturali di particolare complessità progettuale o difficoltà attuativa, nonché la possibilità di avvalersi di assistenza tecnica, con oneri ricompresi nel quadro economico dell'opera. Con il medesimo decreto, si è esteso il ricorso alle Conferenze dei servizi anche alla programmazione 2020 delle risorse per il dissesto. Il Ministero dell'ambiente si è, altresì, attivato affinché anche i soggetti attuatori delegati potessero avvalersi di ulteriori soggetti: dalle analisi e dai monitoraggi effettuati è emerso, infatti, che in alcune Regioni i Comuni assumono il ruolo di soggetti attuatori e, non disponendo degli strumenti messi a disposizione dai Commissari, possono incontrare difficoltà attuative. Inoltre, nella proposta di Collegato ambientale è stato incluso un Capo dedicato a delineare il quadro normativo in tema di tutela del suolo anche al fine di porre termini certi per le attività endoprocedimentali dirette alla formazione dei Piani per il dissesto, nonché ulteriori misure acceleratorie e di rafforzamento delle Strutture Commissariali.
  Si rappresenta, da ultimo, che il Ministero dell'ambiente è attualmente impegnato, di concerto con il Ministero delle infrastrutture, nell'aggiornamento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 maggio 2015, concernente l'individuazione dei criteri e delle modalità per stabilire le priorità di attribuzione delle risorse agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Da tale attività di revisione normativa scaturiranno ulteriori semplificazioni procedurali che contribuiranno a velocizzare l'attuazione dei programmi d'intervento.
  Infine e non certo per ordine di importanza segnaliamo che stiamo predisponendo come Ministero dell'Ambiente un decreto-legge sul dissesto che approderà in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni dopo il concerto con gli altri ministeri cointeressati.
  È oltremodo necessario. Ci sono lungaggini nelle procedure che risultano incompatibili con l'esigenza di intervenire con urgenza sul dissesto. L'ultimo caso è avvenuto a Bitti. Ho chiesto di avviare un chiarimento in sede ministeriale a fronte del fatto che dall'ottobre 2017, sono trascorsi Pag. 142oltre due anni dalla sottoscrizione di una Convenzione tra il Commissario per gli interventi della Regione Sardegna e la società di Servizi Sogesid per arrivare alla pubblicazione del bando di gara per la progettazione di interventi pari a venticinque milioni di euro finanziati dal Ministero per l'Ambiente e dalla Regione Sardegna.
  Bitti ci richiama ad una drammatica realtà. È un'ulteriore conferma delle lentezze di un sistema operativo troppo dilatato. Per questo serve un decreto-legge che agisce in tre direzioni: netto sfoltimento delle procedure amministrative per varare gli interventi, semplificazione e chiarezza delle responsabilità, potenziamento delle strutture tecnico-operative del Ministero, degli Enti locali e delle Autorità Distrettuali. La lotta al dissesto non si fa discutendo all'infinito di modelli organizzativi. Non può essere materia di visibilità politica di questo o quel partito. Occorre invece rendere veloce ed efficiente il sistema operativo.
  Mi auguro che il Parlamento accompagni attivamente l'indirizzo del Governo e si arrivi ad approvare presto misure urgenti di lotta al dissesto che innovino rispetto a quelle esistenti.

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ALLEGATO 4

5-05104 Lucchini: Verifica dell'impatto ambientale conseguente alla realizzazione di un impianto di produzione di biometano nella zona industriale di Capoferro, a Voghera.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, occorre rilevare, in via preliminare, che le stesse rientrano nella diretta competenza della Provincia di Pavia. Conseguentemente, il Ministero dell'ambiente ha provveduto a richiedere elementi informativi agli Enti interessati.
  In particolare, secondo quanto emerso dalla Conferenza dei Servizi del 16 giugno 2020 inerente la richiesta di Autorizzazione Unica relativa all'impianto biogas in questione, la Provincia ha evidenziato, innanzitutto, che il decreto interministeriale 2 marzo 2018 promuove l'uso del biometano e degli altri biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti e rappresenta un provvedimento strategico che mira a favorire l'utilizzo delle fonti rinnovabili nei trasporti, anche attraverso lo sviluppo di iniziative di economia circolare e di gestione dei rifiuti urbani e degli scarti agricoli. Tale decreto ha, dunque, come obiettivo, la promozione sempre maggiore del biometano nei trasporti, anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi posti all'Italia dalle Direttive Europee.
  Fermo restando quanto precede, in merito alla valutazione tecnica inerente la documentazione presentata dalla Green Energy Società Agricola S.r.l. per la costruzione e l'esercizio dell'impianto in argomento, l'ARPA ha provveduto ad analizzare e valutare tale documentazione e a fornire specifiche prescrizioni. Conseguentemente, nella propria Relazione, l'Agenzia ha fatto presente, innanzitutto, che il biometano verrà ottenuto dall'upgrading del biogas proveniente dalla fermentazione anaerobica di matrici organiche. Il digestato in uscita dall'impianto, stimato in circa 40.104 t/anno, per una quota pari a circa 5.969 t/anno verrà sottoposto a separazione per ottenere una quota a bassa sostanza organica (circa 5.000 t/anno), da ricircolare in testa all'impianto di digestione secondo necessità, per fluidificare la massa in fermentazione. La rimanente parte del digestato e la parte solida ricavata saranno avviate a compostaggio.
  Nella suddetta Relazione tecnica, l'ARPA ha inoltre evidenziato l'opportunità che l'azienda tenga un registro delle matrici in ingresso utilizzate nell'impianto di biogas, dovranno essere tenuti a disposizione i certificati di analisi e la relativa documentazione attestante la qualifica di sottoprodotto ai sensi della normativa vigente, la filiera del compost prodotto dovrà essere conforme a quanto previsto dal decreto legislativo n. 75 del 2010. A tal proposito, ha prescritto che venga inserito il controllo qualitativo e quantitativo del compost prodotto ed immesso sul mercato e descritta la filiera produttiva. L'ARPA ha segnalato, altresì, al gestore dell'impianto di biogas di completare il piano di monitoraggio con la misura di alcuni parametri di gestione del processo anaerobico ed ha ricordato allo stesso che i rifiuti generati dall'impianto dovranno essere gestiti rispettando quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006. Le aree dedicate allo stoccaggio dei rifiuti dovranno essere impermeabilizzate e realizzate in modo tale da garantire la salvaguardia delle acque di falda e da facilitare la ripresa di eventuali sversamenti. I recipienti fissi e mobili dovranno essere provvisti di accessori e dispositivi atti ad effettuare in condizioni di sicurezza le operazioni di riempimento e svuotamento. Le aree adibite allo stoccaggio dei rifiuti devono essere di norma protette dall'azione delle acque meteoriche. Al fine di tutelare la falda freatica dal possibile rischio di Pag. 144inquinamento derivante dalla percolazione di sostanze contaminanti, la rete di monitoraggio dovrà essere costituita da almeno tre piezometri, di cui uno a monte e due a valle dell'impianto e dell'allevamento, disposti secondo la direzione di flusso della falda.
  Nella propria Relazione tecnica l'Agenzia ha, inoltre, disposto specifiche prescrizioni in merito alle acque reflue, alle emissioni di origine convogliata e alle emissioni diffuse ed ha, infine, prescritto una manutenzione periodica degli impianti tecnologici oltre a una valutazione strumentale post operam comprensiva di un ciclo di misure fonometriche al fine di verificare che la rumorosità emessa sia mantenuta nei limiti imposti dalla normativa vigente. Tali valutazioni post operam dovranno essere tenute a disposizione per eventuale attività di controllo.
  A conclusione delle proprie verifiche tecniche, l'ARPA ha, comunque, evidenziato che qualora si verificassero difformità tra quanto indicato nella Relazione e lo stato d'essere dei luoghi nei quali l'attività è insediata o le modalità di esecuzione dell'attività stessa, la valutazione tecnica effettuata si intende decaduta.
  Alla luce delle considerazioni esposte, fermo restando le competenze degli Enti interessati, si rassicura comunque che il Ministero dell'ambiente continuerà a tenersi informato sull'iter procedurale in argomento, senza ridurre in alcun modo il livello di attenzione sul tema.

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ALLEGATO 5

5-05105 Mazzetti: Tempi, modalità e risorse per l'attuazione delle misure di messa in sicurezza del territorio, con particolare riguardo al rischio idrogeologico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, inerenti la prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico sul territorio nazionale, si rappresenta che sono state previste, nel recente periodo e per quanto di competenza del Ministero dell'ambiente, una serie di attività. Al riguardo, si segnala, innanzitutto, l'articolo 55 del cosiddetto Collegato Ambientale che ha istituito, presso il Ministero il «Fondo progettazione», diretto a favorire l'efficace avanzamento delle attività progettuali delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico e provvedere a rendere le stesse immediatamente cantierabili. Nel Fondo, come previsto dall'articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 luglio 2016, affluiscono 100 milioni di euro assegnati dal CIPE con delibera n. 32/2015, al fine di garantire l'avanzamento della progettazione fino al livello esecutivo di interventi contro il dissesto.
  Si ricorda, inoltre, il Piano Nazionale per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico, il Ripristino e la Tutela della Risorsa Ambientale, adottato con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 febbraio 2019. L'articolo 2, comma 1, di detto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede che, ai fini di un tempestivo avvio ed elevazione di livello di operatività, le competenti amministrazioni predispongono e sottopongono alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Cabina di Regia Strategia Italia anche in coordinamento con la Struttura di missione Investitalia, ed al CIPE, un Piano stralcio 2019 recante elenchi settoriali di progetti e interventi immediatamente eseguibili già nel 2019, aventi carattere di urgenza e indifferibilità.
  A ciò si aggiunga che, in applicazione dell'articolo 54, comma 2, del decreto-legge n. 76 del 2020, convertito con legge n. 120 del 2020, è in corso la definizione del Piano stralcio 2020 degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico rapidamente attivabili, a valere su risorse di bilancio del Ministero dell'ambiente.
  Si ricorda, infine, con specifico riferimento alle iniziative normative finalizzate alla semplificazione delle procedure per velocizzare l'attuazione dei programmi di intervento, che nel «decreto semplificazioni» è stata introdotta una norma apposita diretta ad estendere ai Commissari per il dissesto le modalità e le deroghe già previste per i Commissari straordinari, per gli interventi infrastrutturali di particolare complessità progettuale o difficoltà attuativa, nonché la possibilità di avvalersi di assistenza tecnica, con oneri ricompresi nel quadro economico dell'opera. Con il medesimo decreto, si è esteso il ricorso alle Conferenze dei servizi anche alla programmazione 2020 delle risorse per il dissesto. Inoltre, come già noto, nella proposta di Collegato ambientale è stato incluso un Capo dedicato a delineare il quadro normativo in tema di tutela del suolo anche al fine di porre termini certi per le attività endoprocedimentali dirette alla formazione dei Piani per il dissesto, nonché ulteriori misure acceleratorie e di rafforzamento delle Strutture Commissariali.
  Si rappresenta, altresì, che il Ministero dell'ambiente è attualmente impegnato, di concerto con il Ministero delle infrastrutture, nell'aggiornamento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 maggio 2015, concernente l'individuazione dei criteri e delle modalità per stabilire le priorità di attribuzione delle risorse agli Pag. 146interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Da tale attività di revisione normativa scaturiranno ulteriori semplificazioni procedurali che contribuiranno a velocizzare l'attuazione dei programmi d'intervento.
  Da ultimo, per quanto attiene alle risorse che potranno essere rese disponibili tramite il Recovery Fund, il Ministero dell'ambiente si è prontamente attivato redigendo, nell'ambito del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), delle proposte preliminari di interventi per la messa in sicurezza degli abitati e dei bacini idrografici esposti a dissesto idrogeologico e di contrasto al cambiamento climatico, che prevedono il finanziamento di opere ricadenti in tutto il territorio nazionale. Complessivamente, la proposta avanzata, ora al vaglio della Cabina di regia nazionale, ammonta a circa 12 miliardi di euro.
  Al contempo stiamo predisponendo come Ministero dell'Ambiente un decreto-legge sul dissesto che approderà in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni dopo il concerto con gli altri ministeri cointeressati.
  Si prenda l'ultimo tragico evento avvenuto nel comune di Bitti in Sardegna sul quale ho chiesto di avviare un chiarimento in sede ministeriale a fronte del fatto che dall'ottobre 2017, sono trascorsi oltre due anni dalla sottoscrizione di una Convenzione tra il Commissario per gli interventi della Regione Sardegna e la società di Servizi Sogesid per arrivare alla pubblicazione del bando di gara per la progettazione di interventi pari a venticinque milioni di Euro finanziati dal Ministero per l'Ambiente e dalla Regione Sardegna.
  Bitti ci richiama ad una drammatica realtà. È un'ulteriore conferma delle lentezze di un sistema operativo troppo dilatato. Per questo serve un decreto-legge che agisce in tre direzioni: netto sfoltimento delle procedure amministrative per varare gli interventi, semplificazione e chiarezza delle responsabilità, potenziamento delle strutture tecnico-operative del Ministero, degli Enti locali e delle Autorità Distrettuali. La lotta al dissesto non si fa discutendo all'infinito di modelli organizzativi. Non può essere materia di visibilità politica di questo o quel partito. Occorre invece rendere veloce ed efficiente il sistema operativo.
  Mi auguro che il Parlamento accompagni attivamente l'indirizzo del Governo e si arrivi ad approvare presto misure urgenti di lotta al dissesto che innovino rispetto a quelle esistenti.