CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 28 ottobre 2020
460.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-04077 Pastorino: Disboscamento della pineta di Procoio, sita nei territori comunali di Roma e Fiumicino.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, ed in particolare in merito ai provvedimenti abilitativi in favore dell'impresa incaricata dalla famiglia Aldobrandini dell'estrazione di legname nella Pineta di Procoio, sita nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, fermo restando che la tematica non rientra nelle dirette competenze del Ministero dell'ambiente, si rappresenta quanto comunicato dai soggetti competenti.
  In particolare, la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, nella persona del Referente unico, ha rappresentato, con nota dell'8 ottobre 2020, che, con provvedimento N. 13751 del 25 febbraio 2019, l'Organismo di gestione della Riserva, dopo attenta istruttoria, ha rilasciato Nulla Osta al progetto di messa in sicurezza antincendio del bosco di Procoio; lo stesso organismo ha fatto presente di aver successivamente collaborato con le verifiche operate dai Carabinieri Forestali ed ha trasmesso le relazioni richieste all'Autorità Giudiziaria.
  La Regione Carabinieri Forestali «Lazio» Gruppo di Roma ha, da parte sua, comunicato che, a seguito di verifica tecnica congiunta con la Sovrintendenza paesaggistica «Parco di Ostia Antica» e Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, nell'area della Pineta di Procoio sono stati riscontrati interventi difformi rispetto alle prescrizioni dettate negli atti autorizzativi.
  In particolare, secondo quanto riferito dalla suddetta Regione Carabinieri Forestali, nel mese di settembre 2019, in seguito a segnalazioni e iniziali sopralluoghi sul cantiere forestale relativo all'utilizzazione della Pineta in argomento, militari della Stazione Carabinieri Forestali di Ostia hanno riscontrato che i lavori erano attuati sulla base di specifica autorizzazione dell'Autorità forestale competente e dell'Ente gestore del Parco.
  Al fine di una verifica tecnica dell'intervento forestale sono stati interessati tecnici delle Autorità amministrative competenti, in particolare il Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale (con competenza forestale e naturalistica) e, come già detto, la Sovrintendenza Paesaggistica «Parco di Ostia Antica» del Ministero dei beni culturali, al fine di verificare il rispetto di tutte le prescrizioni forestali, naturalistiche e paesaggistiche di cui agli atti autorizzativi risultati efficaci.
  Le relazioni delle Autorità competenti hanno riscontrato violazioni alle prescrizioni, in particolare l'apertura di viabilità interna non prevista. Tali violazioni integrano gli estremi dei reati contravvenzionali di cui alla normativa forestale, naturalistica e paesaggistica.
  Conseguentemente, i responsabili del cantiere sono stati deferiti all'Autorità Giudiziaria ed è stato disposto il sequestro dell'area.
  Sono stati successivamente autorizzati alcuni interventi forestali necessari ai fini della tutela antincendio e della messa in sicurezza della Pineta realizzati sotto il controllo della Polizia Giudiziaria e dell'Autorità Amministrativa. Tali interventi, effettuati durante la stagione antincendio boschivo, sono terminati e attualmente non risulta alcuna utilizzazione dell'area.
  Sempre secondo quanto riferito dalla competente Regione Carabinieri, attualmente persiste il sequestro del cantiere essendo pendente il relativo procedimento penale.

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ALLEGATO 2

5-04333 Viviani: Tempi per la conclusione del procedimento di VIA relativo alla dismissione della centrale a carbone di La Spezia e valutazione degli impatti di una riconversione della stessa in centrale a gas.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, si rappresenta, in via preliminare, che il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), in continuità con la Strategia energetica Nazionale del 2017, prevede, tra i propri obiettivi, il phase-out della produzione elettrica da carbone entro il 2025. Attualmente, in Italia risultano in esercizio 8 centrali termoelettriche a carbone, per una potenza complessiva di oltre 7.000 MW, generalmente situate in area a spiccata vocazione industriale.
  Il Piano esplicita che il phase-out avvenga garantendo la sicurezza del sistema elettrico nazionale. La valutazione delle condizioni tecniche, delle opere infrastrutturali e delle ricadute occupazionali dei singoli siti o impianti sono affrontate in appositi «tavoli» (distinti per zone di mercato elettrico), coinvolgendo operatori, Enti locali, Terna, parti sociali e associazioni ambientaliste e di categoria. Questi tavoli si tengono presso il Ministero dello sviluppo economico.
  Per garantire la copertura del fabbisogno elettrico e il mantenimento dei livelli di adeguatezza del sistema, il phase-out è abbinato alla realizzazione di nuova capacità di generazione alimentata a gas. Ciò significa che si procede ad una parziale «riconversione» che accompagna la transizione energetica, senza determinare uno sviluppo significativo delle infrastrutture: le opere di rete necessarie sono in larga parte già comprese nel Piano di Sviluppo 2018 di Terna sottoposto a procedura di VAS da parte del Ministero dell'ambiente.
  Per quanto concerne il caso specifico, la centrale di La Spezia, di proprietà di Enel S.p.a., è stata costruita negli anni sessanta con quattro unità a carbone. L'unità n. 4 è stata messa fuori servizio nel 1999, mentre i gruppi n. 1 e n. 2 sono stati messi fuori servizio nel 2016. Allo stato attuale è dunque in esercizio la sola unità n. 3 alimentata a carbone.
  Sul piano delle autorizzazioni, si fa presente che la Conferenza di Servizi del 29 ottobre 2019, convocata dal Ministero dello sviluppo economico, si è espressa favorevolmente in merito al Riesame con valenza di rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale alle condizioni di cui al Parere Istruttorio Conclusivo reso dalla Commissione IPPC che, nella parte prescrittiva prevede, al punto 6) «L'unità SP3 dovrà essere fermata definitivamente entro il 2021, fermo restando l'acquisizione delle dovute autorizzazioni ambientali ed industriali». Coerentemente con tale prescrizione per il gruppo SP3 il Gestore ha presentato in data 30 dicembre 2019 il piano di dismissione, il cui procedimento è attualmente in corso.
  Per quanto attiene, invece, alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, sul progetto di riconversione in argomento è stata avviata la procedura di VIA ordinaria.
  Più in particolare, si rappresenta che, a seguito del parere negativo di esclusione VIA del 31 gennaio 2020 da parte della Commissione VIA, il Ministero dell'ambiente ha notificato ad ENEL, in data 11 marzo 2020, il provvedimento negativo di esclusione.
  Successivamente, in data 19 marzo, l'ENEL ha presentato, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, un'istanza di valutazione dell'impatto ambientale.
  Il procedimento di VIA è stato avviato dal Ministero in data 15 maggio 2020 e, Pag. 137come previsto dalla normativa vigente, è stata regolarmente espletata anche la fase della consultazione pubblica, conclusasi il 14 luglio 2020. A seguito della suddetta fase, ENEL ha provveduto ad acquisire tutte le controdeduzioni alle osservazioni complessivamente pervenute. Si evidenzia che, tra le varie osservazioni presentate nel corso della consultazione pubblica, vi sono anche quelle della Regione Liguria che ha rappresentato la necessità di alcuni approfondimenti. In particolare, la Regione ha manifestato la necessità che il Proponente predisponga una Valutazione di Impatto Sanitario, come previsto dall'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, in conformità alle linee guida adottate con decreto del Ministro della salute del 27 marzo 2019. Gli approfondimenti sulle ricadute sanitarie e ambientali dell'impianto sono ad oggi in valutazione nella medesima procedura.
  L'istruttoria tecnica da parte della Commissione VIA è ancora in corso e al termine della stessa la Commissione esprimerà un parere in merito alla compatibilità ambientale del progetto. Solo a valle dell'acquisizione di tale parere e del concerto del Ministero per i beni e le attività culturali è per il turismo sarà dunque possibile formulare una proposta di decreto da sottoporre alla firma dei Ministri dell'ambiente e dei beni culturali.
  Si rammenta, per completezza di informazioni che la Camera dei deputati il 10 dicembre 2019 nel corso dell'approvazione del Decreto Clima ha approvato all'unanimità un ordine del giorno accolto dal Governo che chiede l'impegno del Governo stesso a garantire il rispetto del termine relativo allo stop all'utilizzo del carbone quale fonte di approvvigionamento energetico per la Centrale di La Spezia, previsto per gennaio 2021 e a dismetter per quella data, la Centrale, evitando quindi anche una eventuale riconversione a gas.
  Fermo restando quanto fin qui esposto, si rassicura che il Ministero dell'ambiente continuerà a svolgere le proprie attività di competenza, mantenendo un alto livello di attenzione nel seguire la procedura in argomento.

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ALLEGATO 3

5-04448 Bendinelli: Sistema di depurazione del lago di Garda.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, occorre, innanzitutto, rappresentare che in data 28 dicembre 2017 è stato sottoscritto dal Ministero dell'Ambiente, dalla Regione Veneto e dalla Regione Lombardia il «Protocollo d'intesa finalizzato alla realizzazione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione del Lago di Garda». È stata altresì stipulata una Convenzione Operativa tra il Ministero dell'ambiente, la Regione Veneto, la Regione Lombardia, l'Ufficio d'Ambito di Brescia, il Consiglio di Bacino Veronese e l'Associazione temporanea di scopo Garda Ambiente per dettagliare le procedure, le modalità di trasferimento delle risorse, il monitoraggio, il controllo e la rendicontazione degli interventi. Con tale Convenzione Operativa i firmatari si sono impegnati a garantire la realizzazione coordinata del programma operativo di infrastrutturazione delle opere di collettamento e depurazione relative al servizio idrico integrato in modo da renderle adeguate alle necessità di un territorio a forte vocazione turistica è funzionali, a garantire la sicurezza ambientale e la tutela quali – quantitativa del Lago di Garda.
  Il valore della citata Convenzione Operativa è pari a complessivi 220.000.000,00 euro, di cui 100.000.00,00 euro stanziati dal Ministero dell'ambiente a valere sulle risorse dell'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016.
  Il progetto complessivo prevede che le suddette opere, per la sponda veronese del Lago, verranno attuate per il tramite del Consiglio di Bacino Veronese mentre per quanto attiene alla sponda bresciana verranno attuate per il tramite dell'Ufficio d'Ambito di Brescia.
  Pertanto, con provvedimento dirigenziale del 4 giugno 2018, il Ministero dell'ambiente ha approvato i suddetti atti e impegnato complessivi 100.000.000,00 euro, di cui:

   40.000.000,00 euro a favore del Consiglio di Bacino Veronese;

   60.000.000,00 euro a favore dell'Ufficio d'Ambito di Brescia.

  Per quanto attiene alla sponda veronese, con Deliberazione dei Comitato Istituzionale n. 25 del 2 luglio 2020, il Consiglio di Bacino Veronese ha approvato il progetto definitivo «Interventi di riqualificazione del sistema di raccolta dei reflui nel bacino del lago di Garda – sponda veronese».
  Per quanto, attiene, invece, le scelte progettuali sulle opere da realizzare nella sponda bresciana in una prima ipotesi con impianto di depurazione terminale collocato a Visano, all'esito del confronto di alcuni scenari alternativi operato da uno studio commissionato all'Università di Brescia, è stato redatto nel 2018 un progetto preliminare di fattibilità tecnica ed economica.
  La soluzione inizialmente presentata dall'Ufficio d'Ambito di Brescia, ossia la realizzazione del depuratore terminale a Visano, infatti, aveva evidenziato una serie di criticità tra cui la mancata disponibilità del sito per il depuratore di Visano. Inoltre, anche l'ipotizzato ampliamento del depuratore di Peschiera presentava diffuse e importanti criticità nella realizzazione del collettamento verso l'impianto di tutta la parte lombarda: nonché la necessità di acquisire un'area del demanio militare.
  Il Gestore, pertanto, ha ritenuto di proporre l'ulteriore soluzione dei due depuratori a Gavardo e Montichiari che, come riferito dall'ATO di Brescia, è stata esaminata, valutata e portata alla approvazione del Consiglio di amministrazione. Nella seduta della Conferenza dei Comuni, tenutasi Pag. 139il 23 ottobre 2018, veniva data comunicazione delle variazioni intervenute ed approvate dal predetto Consiglio di amministrazione. Sempre secondo quanto riferito dall'ATO, il verbale è stato inviato a tutti i Sindaci, dei Comuni interessati e non sono mai state sollevate questioni o richieste di rettifica dopo l'invio.
  La decisione di procedere ad una variazione della soluzione depurativa allegata all'Accordo con il Ministero dell'ambiente era stata peraltro, anticipata alla Cabina di Regia del 9 ottobre 2018 a causa delle incertezze dovute alla disponibilità dell'impianto e delle aree di Visano oggetto di vicende giudiziarie. Come emerso nel corso: della Cabina di Regia, in seguito alla valutazione da parte dell'Ufficio d'Ambito di Brescia delle alternative progettuali attraverso uno studio commissionato all'Università di Brescia, si è giunti alla diversa soluzione prospettata che prevede, oltre all'adeguamento dell'esistente sistema di collettamento, la costruzione di un nuovo impianto di depurazione nel Comune di Gavardo, a servizio dei Comuni rivieraschi dell'alto lago, la realizzazione di un nuovo collettore tra Lonato e Montichiari e il potenziamento dell'attuale depuratore di Montichiari a servizio dei Comuni bresciani del medio e basso lago, ad eccezione di Sirmione e Desenzano (collettati a Peschiera insieme ai Comuni della sponda veronese).
  Questo scenario, che prevede come recapito finale dell'affluente dal depuratore di Gavardo il fiume Chiese o il Naviglio Bresciano e, per quello che verrà costruito a Montichiari, il fiume Chiese, consentirebbe la dismissione in tempi brevi del collettore sublacuale, già al termine del primo stralcio realizzativo, ovvero il collettamento dell'alto Garda lombardo, al contrario della prima ipotesi del collettamento all'impianto di Visano, che avrebbe consentito tale dismissione solo al completamento di tutti i lavori. Il nuovo scenario è stato inoltre ritenuto preferibile da parte degli Enti proponenti anche a seguito dell'analisi sui siti alternativi per l'ubicazione degli impianti di depurazione ai fini della VIA. Tale valutazione integrata ha considerato aspetti impiantistici, economici, ambientali e vincolistici, aggiornando e integrando, rispetto al precedente studio preliminare del 2018, l'incidenza dei costi, stante il completamento del progetto, nonché quanto emerso circa lo stato di consistenza della condotta sublacuale a seguito dei riscontri e dei lavori di manutenzione straordinaria eseguiti nel frattempo.
  Il Ministro dell'ambiente, al fine di verificare le preoccupazioni emerse sulla realizzazione dell'opera in oggetto da parte dei Comuni afferenti la sponda bresciana lungo il fiume Chiese, il 20 febbraio scorso ha incontrato alcuni Sindaci e successivamente a tale incontro e a seguito della riunione della Cabina di Regia del 27 febbraio, è stato istituito il 1° giugno 2020 un Tavolo tecnico a latere della stessa Cabina di Regia. Occorre al riguardo precisare che l'obiettivo del Tavolo è stata la verifica dei possibili impatti ambientali delle opere di collettamento e depurazione di Gavardo e Montichiari nella sponda bresciana sui corpi idrici recettori ed in particolare del fiume Chiese, onde individuare eventuali prescrizioni tecniche da riportare in Cabina di Regia e da far recepire nelle successive fasi progettuali delle opere per mitigare gli impatti ambientali e non la verifica circa la correttezza della scelta comparativa effettuata sulla localizzazione dei depuratori, riservata all'ATO di Brescia, in ossequio alla normativa regionale vigente. A questo Tavolo hanno partecipato, oltre ai firmatari della Convenzione Operativa e del Protocollo di Intesa, l'Autorità di Bacino del Distrettuale del fiume Po, l'Arpa Lombardia, il Consorzio di bonifica Chiese, il Consorzio di bonifica Garda Chiese, due rappresentanti designati dai Comuni del bacino del fiume Chiese, nonché i Sindaci dei Comuni di Montichiari, Gavardo e Muscoline.
  Al riguardo, il Ministero dell'ambiente, ad aprile scorso, ha richiesto informazioni all'Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po sulle iniziative in corso, sugli aspetti ambientali che le nuove opere di collettamento e depurazione previste nella parte bresciana avranno sui corpi idrici recettori, in particolare sulla qualità del fiume Chiese Pag. 140e sulla sua portata, nonché informazioni sugli scarichi abusivi presenti nel territorio. L'Autorità di Bacino ha evidenziato la necessità, di realizzare soluzioni efficaci ed urgenti, in funzione di alcuni aspetti ambientali, ossia: la precarietà dello stato in cui versano le condutture sublacuali dei due collettori; le procedure di infrazione comunitaria per un elevato numero di agglomerati della provincia di Brescia, causate da carenze nel collettamento e nella depurazione, che potrebbero essere risolte anche mediante la riorganizzazione del collettamento in impianti di depurazione progettati o ammodernati secondo le tecnologie più all'avanguardia, a beneficio anche di un miglioramento della qualità delle acque del fiume Chiese; la carenza quantitativa di acqua, soprattutto per uso irriguo, che si manifesta nel periodo estivo nel bacino del fiume Chiese, la quale potrebbe essere in parte compensata dalla progettazione del nuovo impianto di depurazione e del riuso diretto e/o indiretto in agricoltura delle acque depurate, così come già previsto dal progetto e in linea con gli indirizzi strategici della Commissione Europea in merito.
  Nel corso dell'ultima seduta del Tavolo tecnico, all'esito degli approfondimenti istruttori svolti dai tecnici ed esperti del Ministero, sulla base di tutta la documentazione agli atti, è emersa la compatibilità della soluzione adottata dei depuratori a Gavardo e Montichiari per la sponda Lombarda, con il corpo idrico ricettore del Chiese. Dai contributi forniti, in particolare dal Distretto del Po e dai Comuni interessati, sono emerse, comunque, delle criticità dello stato ambientale del fiume Chiese, indipendenti dalla realizzazione dei depuratori, dovute sia alla forte pressione antropica, sia al considerevole utilizzo della risorsa ed alla necessità di dare adeguata sistemazione a tutti gli scarichi sul corso d'acqua nel tratto a valle del lago d'Idro e fino alla posizione prevista dell'impianto di Montichiari. Si è pertanto ritenuto necessario formulare, nel quadro della compatibilità del fiume Chiese a ricevere gli scarichi dei due depuratori in progetto, delle prescrizioni che sono state portate all'attenzione della Cabina di Regia.
  Si è dunque all'inizio di un percorso che prevede dei procedimenti autorizzatori all'interno dei quali potranno essere rappresentate e risolte le ulteriori criticità manifestate dai territori.