ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO
Seduta n. 444 di martedì 22 dicembre 2020
INDICE
ATTI DI INDIRIZZO:
Mozioni:
Zanichelli 1-00409 16741
Schullian 1-00410 16743
ATTI DI CONTROLLO:
Presidenza del Consiglio dei ministri.
Interrogazioni a risposta scritta:
Deidda 4-07870 16745
Sapia 4-07884 16745
Affari esteri e cooperazione internazionale.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Quartapelle Procopio 5-05214 16746
Ambiente e tutela del territorio e del mare.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Mazzetti 5-05215 16747
Interrogazioni a risposta scritta:
Bitonci 4-07872 16748
Potenti 4-07878 16749
Beni e attività culturali e turismo.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Occhionero 5-05213 16750
Difesa.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Tondo 5-05212 16750
Economia e finanze.
Interpellanza:
Varrica 2-01050 16751
Interrogazione a risposta scritta:
Bitonci 4-07887 16752
Giustizia.
Interpellanza:
Magi 2-01052 16752
Interrogazione a risposta in Commissione:
Migliore 5-05216 16754
Interrogazioni a risposta scritta:
Pittalis 4-07873 16754
Delmastro Delle Vedove 4-07874 16755
Palazzotto 4-07880 16756
Infrastrutture e trasporti.
Interpellanza:
Varrica 2-01053 16757
Interrogazioni a risposta scritta:
Rixi 4-07875 16758
Bartolozzi 4-07877 16758
Innovazione tecnologica e digitalizzazione.
Interrogazione a risposta scritta:
Cunial 4-07885 16759
Interno.
Interpellanza:
Ficara 2-01051 16760
Interrogazioni a risposta scritta:
Ciaburro 4-07869 16762
Zoffili 4-07871 16762
Capitanio 4-07882 16763
Muroni 4-07883 16763
Istruzione.
Interpellanza:
Aprea 2-01048 16764
Interrogazione a risposta scritta:
Occhiuto 4-07879 16765
Politiche agricole alimentari e forestali.
Interrogazione a risposta scritta:
Muroni 4-07876 16766
Salute.
Interrogazioni a risposta in Commissione:
Bendinelli 5-05208 16767
Bologna 5-05209 16768
Menga 5-05210 16768
Interrogazioni a risposta scritta:
Mazzetti 4-07865 16769
Russo Paolo 4-07866 16770
Pezzopane 4-07867 16770
Cunial 4-07886 16771
Sviluppo economico.
Interpellanza:
De Giorgi 2-01049 16772
Interrogazione a risposta orale:
Acunzo 3-01975 16773
Interrogazione a risposta in Commissione:
Vitiello 5-05211 16773
Interrogazione a risposta scritta:
Tiramani 4-07868 16774
Università e ricerca.
Interrogazione a risposta scritta:
Nitti 4-07881 16775
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
in data 9 ottobre 2020, su proposta dell'amministratore delegato, il consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti (CDP) ha dato il via libera a CDP Equity (Cdpe, società interamente partecipata da Cdp) per l'ingresso nell'azionariato di Euronext – la società mercato che raggruppa i listini di 6 Paesi europei – e per l'acquisizione da parte di quest'ultima di Borsa Italiana;
in tal modo CDP Equity, che acquisisce il 7,3 per cento del capitale azionario di Euronext, al pari della Caisse des Dépóts et Consignations, omologo di Cdp in Francia, insieme a Intesa Sanpaolo, che verrebbe a detenere una quota intorno all'1,3 per cento, entra a far parte dell'attuale gruppo, divenendo uno dei primi azionisti della società che gestirà – oltre a Borsa Italiana – altre 6 borse valori in Belgio, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo, con oltre 1.800 società quotate, per un totale di 4.400 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato; con questa operazione, l'Italia rappresenterà il singolo mercato più rilevante in Euronext, con circa un terzo dei ricavi della nuova società e degli occupati complessivi; Cdp entrerebbe inoltre a far parte del Patto dei Reference Shareholders, cui aderirebbe circa il 25 per cento del capitale di Euronext;
Borsa Italiana è un'infrastruttura finanziaria essenziale per il Paese, strategica per lo sviluppo del mercato dei capitali e fondamentale per la crescita delle imprese; rappresenta il principale punto di riferimento per la raccolta di capitale azionario e obbligazionario da parte delle imprese italiane, con 370 società quotate e una capitalizzazione complessiva superiore al 30 per cento del prodotto interno lordo nazionale e con un'ampia presenza di piccole e medie imprese (Pmi); Borsa Italiana ha altresì l'importante compito di promuovere le aziende quotate e di diffondere l'educazione finanziaria, anche in partnership con intermediari ed altre istituzioni;
Borsa Italiana è cresciuta e si è sviluppata in questi dieci anni grazie al lavoro dei dipendenti che ha portato quasi a triplicarne il valore e un management che ha creato le condizioni per questo successo;
il Gruppo Borsa Italiana comprende anche il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), una delle principali piattaforme per la negoziazione dei titoli di Stato europei, la cui gestione è essenziale per la tutela di dati sensibili per l'interesse nazionale;
secondo agenzie di stampa, l'Italia, attraverso il Gruppo Cdp, sarebbe intervenuta al fine di tutelare l'interesse nazionale di un'infrastruttura finanziaria strategica, sia per quanto riguarda Borsa Italiana nella sua interezza, sia per quanto riguarda Mts per il ruolo della società nel mercato dei titoli di Stato, tra cui quelli italiani;
l'integrazione di Borsa Italiana all'interno di un unico aggregato paneuropeo aumenta la liquidità del mercato dei capitali italiano, la visibilità degli emittenti italiani e, in generale, rafforza il ruolo dell'Italia nel mercato dei capitali europeo;
l'Italia potrà avere un ruolo di primo piano sia a livello operativo che di governance;
proprio per quanto concerne l'Mts, l'integrazione nel sistema Euronext potrà rappresentare obiettivi di crescita e sviluppo condivisi dalle parti. In particolare Mts potrà sviluppare ulteriormente la propria strategia Fixed Income Trading consolidando così la propria porzione di leadership nel contesto paneuropeo e valorizzando, in sinergia, le competenze e le potenzialità in esso presenti;
la Cassa di compensazione e garanzia, l'organismo che fornisce i servizi di controparte centrale in Italia nell'ambito degli strumenti finanziari e che assicura la solvibilità delle parti coinvolte e l'integrità del mercato, dovrebbe quindi ulteriormente rafforzarsi, assumendo il ruolo di clearing house di tutto il gruppo Euronext;
Monte Titoli, che svolge tutte le operazioni di deposito e gestione accentrata di strumenti finanziari, diventerà il più grande Central Securities Depository (CSD) del gruppo Euronext, assumendo un ruolo centrale all'interno del gruppo nella prestazione dei servizi di deposito e gestione accentrata dei titoli;
con questa operazione il sistema italiano di servizi per l'intermediazione finanziaria è valorizzato e conta su nuove opportunità di sviluppo: data center e competenze di eccellenza avranno base in Italia;
Borsa Italiana si avvale di Sia s.p.a. (Sia), società hi-tech europea leader nei servizi tecnologici e nelle infrastrutture di pagamento, controllata da Cdp tramite la controllata Cdpe, come partner tecnologico di riferimento per i servizi relativi al trading e post-trading per il Mercato telematico dei titoli di Stato e Monte Titoli;
di recente, Sia e Nexi s.p.a. (Nexi), più importante società fintech italiana per i pagamenti digitali, hanno annunciato di aver sottoscritto un memorandum of understanding (MoU) avente a oggetto l'integrazione dei due gruppi da realizzarsi tramite la fusione per incorporazione di Sia in Nexi, per la creazione di una società leader nei pagamenti digitali in Europa, definendo pertanto un'operazione che è sinergica rispetto a quella in oggetto del presente atto di indirizzo;
è necessario lavorare al fine di far diventare Borsa Italiana e le sue controllate punti di riferimento importanti nel sistema Euronext, nel quale l'Italia rappresenterà il mercato più rilevante, assumendo un ruolo di riferimento a livello continentale;
l'operazione potrà suggellare una partnership forte con altri importanti investitori europei, tra cui Caisse des Dépòts;
grazie all'operazione in corso su Euronext, Cdp amplierà la gamma di prodotti e servizi per il finanziamento delle aziende, passando dai finanziamenti e dagli interventi in equity anche alla possibilità di offrire i servizi di quotazione attraverso Borsa Italiana;
Borsa Italiana darà il contributo più rilevante al nuovo gruppo allargato. L'Italia diventerà una sede operativa di rilievo per l'entità combinata, con competenze strategiche nel gruppo allargato in termini di operatività, tecnologia, business e funzioni di supporto;
l'attività di vigilanza regolamentare su Borsa Italiana resterà invariata, consentendo a Consob e Banca d'Italia di continuare a vigilare direttamente su Borsa Italiana e le sue controllate regolamentate, compresa l'attività di compensazione della Cassa di Compensazione e garanzia (CC&G), la cui attività sarà ampliata in un contesto paneuropeo. Consob parteciperà all'indirizzo regolatorio, alla supervisione e alla vigilanza del gruppo risultante dall'operazione nella sua interezza;
economisti di vaglia hanno più volte sottolineato l'importanza di costituire, progressivamente, un'infrastruttura finanziaria che unisca quanti più mercati mobiliari nazionali. In questo contesto, Borsa Italiana assumerà un ruolo di primo piano nel sistema dei centri finanziari europei sia a livello operativo che di governance;
la società Borsa Italiana, a livello di gruppo, nel 2019 ha realizzato 464 milioni di euro di ricavi e 2.6 milioni di euro di margine operativo lordo (ebitda);
London Stock Exchange (Lse) ha accettato di vendere l'intera partecipazione in Borsa Italiana al consorzio paneuropeo di cui fanno parte anche CDP e Intesa Sanpaolo per un valore patrimoniale di 4,325 miliardi di euro, più un importo aggiuntivo che riflette la generazione di cassa fino al perfezionamento del deal, valore che denota la rilevanza raggiunta dalla società;
l'operazione deve avere l'obiettivo di aprire buone prospettive per le imprese italiane che intendano quotarsi: la prevalenza, nel nostro tessuto produttivo, di aziende di dimensioni medie e piccole si avvantaggia della presenza italiana nell'azionariato di Euronext, che avrà voce in capitolo nell'organizzazione dei listini e nei requisiti di ingresso;
l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), nel rapporto Capital markets review of Italy, pubblicato a gennaio 2020, ha sottolineato che, negli ultimi dieci anni, meno di quattro aziende all'anno si sono quotate a Piazza Affari, numero troppo ridotto per un'economia importante come la nostra. Alla fine del 2018, il valore totale delle azioni italiane quotate era pari a solo il 31 per cento del prodotto interno lordo, valore di gran lunga inferiore a quello registrato in Francia (88 per cento) e in Germania (46 per cento): un dato più che rilevante se si tiene conto dell'eccessiva dipendenza delle aziende italiane dal credito bancario,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni iniziativa utile, nell'ambito delle proprie competenze e della partecipazione azionaria in Cassa depositi e prestiti, a sua volta azionista del gruppo Euronext al fine di:
a) assegnare all'Italia, nel nuovo assetto societario, un ruolo di primo piano anche attraverso accordi parasociali, sia a livello operativo che di governance, rafforzando la presenza italiana in Euronext, in particolar modo creando le condizioni per un miglioramento delle attività di negoziazione, clearing e settlement, e tenendo in considerazione anche il più elevato valore della contribuzione di Borsa italiana all'interno del gruppo sia in termini di fatturato, che di utili;
b) vigilare affinché le piattaforme di Monte Titoli e Cassa di compensazione e garanzia mantengano la loro identità nazionale e il loro ruolo, anche a garanzia dei processi di collocamento del debito pubblico nazionale e di stabilità del mercato interbancario nazionale, con la prospettiva di concentrare in Italia le divisioni «finance» e «data center» del gruppo e, considerato che l'Italia rappresenterà il singolo mercato più rilevante della nuova Euronext, e valutare di adottare iniziative per un eventuale successivo trasferimento della sede di Euronext a Milano;
c) adottare iniziative di competenza affinché Euronext supporti un piano di investimenti e di innovazione tecnologica che rafforzi le filiere finanziarie italiane in ambito europeo e si faccia promotrice di un ampio confronto con tutti gli operatori del settore, al fine di apportare miglioramenti e innovazione in merito al funzionamento del mercato dei capitali in Italia, proseguendo il percorso di semplificazione normativa e fiscale dei processi e di contenimento complessivo dei costi sostenuti dagli emittenti, dagli intermediari e dagli investitori, e permettendo in questo modo alle piccole e medie imprese di accedere con maggiore facilità al mercato dei capitali, valorizzando i segmenti innovativi e rendendo Borsa italiana un mercato di capitali competitivo rispetto alle altre piazze finanziarie.
(1-00409) «Zanichelli, Fragomeli, Mor, Pastorino, Currò, Topo, Ungaro, Fassina, Martinciglio, Quartapelle Procopio, Maniero, Cancelleri, Giuliodori».
La Camera,
premesso che:
obiettivo fondamentale dell'Unione europea è quello di promuovere un impegno congiunto per la pace e la prosperità, riconoscendo al tempo stesso che le numerose e diverse culture, tradizioni e lingue europee rappresentano un arricchimento per tutto il continente, ma la competenza in materia di tutela delle minoranze spetta tuttora agli Stati membri;
in Europa sono circa 50 milioni le persone appartenenti ad una minoranza etnica o linguistica e molti di essi non godono di alcun tipo di tutela;
una delle iniziative più rilevanti in materia di riconoscimento delle diversità in Europa è l'iniziativa dei cittadini «Minority SafePack» (MSPI), promossa ai sensi dell'articolo 11, paragrafo 4, del Trattato sull'Unione europea e volta ad introdurre una tutela minima delle minoranze autoctone in tutta l'Unione europea, salvaguardando la diversità culturale e linguistica in Europa e rafforzando la cooperazione sostenibile al di là dei confini linguistici e culturali;
l'iniziativa «Minority SafePack» comprende nove proposte registrate presso la Commissione europea;
a) una raccomandazione del Consiglio sulla salvaguardia e la promozione della diversità culturale e linguistica;
b) l'adeguamento dei programmi di finanziamento al fine di facilitarne l'accessibilità da parte delle lingue regionali e minoritarie meno diffuse;
c) l'istituzione di un centro per la diversità linguistica;
d) l'inclusione tra gli obiettivi del Fondo europeo di sviluppo regionale della tutela delle minoranze nazionali e della promozione della diversità culturale e linguistica;
e) lo svolgimento di ricerche sul valore aggiunto che le minoranze hanno per lo sviluppo sociale ed economico in Europa;
f) il raggiungimento della parità di trattamento per le minoranze apolidi;
g) adozione di una normativa a livello dell'Unione europea sul diritto d'autore che consenta l'accesso ai media e ai servizi nella madrelingua;
h) la libertà di diffusione e di utilizzo dei contenuti audiovisivi nelle regioni in cui sono presenti minoranze;
i) il coinvolgimento incondizionato delle minoranze nei programmi di finanziamento regionali e statali per la salvaguardia della cultura, dei media e del patrimonio culturale;
nel 2017 l'Unione federale europea delle minoranze nazionali (FUEN) ha lanciato una campagna con l'obbiettivo di raccogliere 1 milione di firme in almeno sette Stati membri a sostegno della suddetta iniziativa dei cittadini europei;
l'iniziativa ha avuto successo, anche grazie alle oltre 70.000 firme provenienti dall'Italia, e a gennaio 2020 tutte le 1.123.422 firme raccolte nei vari Stati membri sono state registrate presso la Commissione europea;
il 5 febbraio 2020 l'iniziativa «Minority SafePack» è stata presentata alla Commissione europea, la quale ha assunto l'impegno a valutare le proposte avanzate dal comitato dei cittadini promotore dell'iniziativa;
la salvaguardia e la valorizzazione delle diversità culturali e linguistiche, nonché la tutela dei diritti delle minoranze linguistiche ed etniche, dovrebbero essere impegni costanti da parte delle istituzioni dell'Unione europea,
impegna il Governo:
1) a sostenere l'iniziativa dei cittadini «Minority SafePack» a livello europeo affinché la Commissione europea possa adottare tempestivamente ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, per concretizzare le misure previste nell'iniziativa stessa, al fine di rafforzare la valorizzazione delle lingue e le culture dell'Unione europea.
(1-00410) «Schullian, Gebhard, Plangger, Emanuela Rossini».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
DEIDDA, CIABURRO e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 7 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020 rubricato «Obblighi di dichiarazione in occasione dell'ingresso nel territorio nazionale dall'estero», prevede espressamente che chiunque faccia ingresso in Italia, per un periodo di qualsiasi durata, da Stati o territori esteri di cui agli elenchi B, C, D, ed E dell'allegato 20, è tenuto a consegnare al vettore, all'atto dell'imbarco, e a chiunque sia deputato ad effettuare controlli, una dichiarazione resa ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2020;
la suindicata dichiarazione deve recare, tra le altre cose, l'indicazione:
a) dei Paesi e territori esteri nei quali la persona ha soggiornato o transitato nei quattordici giorni anteriori all'ingresso in Italia;
b) dei motivi dello spostamento conformemente all'articolo 6, nel caso di ingresso da Stati e territori di cui all'elenco E dell'allegato 20;
c) nel caso di soggiorno o transito nei quattordici giorni anteriori all'ingresso in Italia in uno o più Stati e territori di cui agli elenchi D ed E dell'allegato 20: sia dell'indirizzo completo del luogo in cui sarà svolto il periodo di isolamento; sia del mezzo di trasporto privato utilizzato per raggiungere il predetto luogo; sia di un recapito telefonico presso cui ricevere le comunicazioni durante il periodo di isolamento;
le norme suindicate non rappresentano certo una novità ma, anzi, sono assolutamente analoghe a quelle previste fin dall'inizio dell'emergenza sanitaria e, nonostante ciò, recentissimamente, diversi passeggeri provenienti dall'estero – pur avendo gli stessi scrupolosamente rispettato le suindicate prescrizioni, tra cui il possesso di un certificato attestante l'esecuzione, nelle quarantotto ore antecedenti l'ingresso nel territorio nazionale, di un test negativo, molecolare o antigenico, per mezzo di tampone – hanno lamentato l'assenza di controlli all'arrivo;
fin dall'inizio dell'emergenza, il controllo preventivo dei viaggianti è stato sollecitato dal gruppo di Fratelli d'Italia, in quanto unica misura utile a controllare e limitare la diffusione del virus in Italia e affinché le medesime prescrizioni producano gli effetti sperati devono essere accompagnate da un serio e idoneo sistema di controllo;
il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e, in particolare, se siano state date opportune indicazioni al personale degli scali aeroportuali per lo svolgimento dei citati controlli, nonché quante verifiche siano state eseguite a tutt'oggi, e, in caso contrario, quali iniziative si intendano assumere al fine di rendere effettive le misure in esame.
(4-07870)
SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
nella puntata di Report del 21 dicembre 2020 è stata trasmessa un'intervista con il ricercatore dell'Oms Francesco Zambon, coautore di un rapporto relativo al piano pandemico dell'Italia, pubblicato nel maggio 2020 e appena dopo ritirato;
la procura di Bergamo ha avviato un'inchiesta sulla cosiddetta prima ondata della pandemia, chiedendo di ascoltare Zambon che, per quanto nel complesso riportato da Report e dalla trasmissione di La7 «Non è l'Arena», sarebbe stato invitato dall'Oms a utilizzare la sua posizione in seno alla diplomazia al fine di non testimoniare e dunque di evitare il coinvolgimento dell'Organizzazione mondiale della sanità in possibili vicende mediatiche e politiche e, soprattutto, in richieste risarcitorie da parte di familiari di vittime del Covid-19;
a Report Zambon ha dichiarato: «Se ho ricevuto minacce? Mi telefonò Ranieri Guerra (dal 2013 dg per alcuni anni della Prevenzione sanitaria nazionale, nda) e mi disse che era sulla porta del direttore generale e che se non avessi modificato il testo come richiesto, avrebbe detto che c'ero io dietro la puntata di Report che metteva sotto accusa l'Oms. Ma io della puntata di Report di quella sera non sapevo assolutamente niente. E solo, poi guardandola, capii perché: si facevano pesanti accuse sui legami tra Cina, Etiopia e altre cose e c'era anche una parte dedicata al piano pandemico. A Ginevra (sede dell'Oms, nda) c'era una grandissima apprensione per l'inchiesta e quindi anche Tedros certamente lo sapeva, cosa che ovviamente mi avrebbe messo in una posizione estremamente difficile, potevo essere licenziato in qualsiasi momento»;
Zambon ha quindi raccontato a Report che non cambierebbe di una virgola il contenuto del rapporto in cui definì la gestione italiana della pandemia «improvvisata, caotica e creativa», aggiungendo di andare «molto fiero dei contenuti del rapporto», che auspicava «fosse letto dalla gente e non solo da ministri e decisori politici», e soprattutto sperava servisse a salvare vite umane;
Zambon ha altresì informato che dopo la pubblicazione del rapporto sul piano pandemico italiano «si è innescato un incendio in varie istituzioni di Roma»;
Report ha perfino mostrato una e-mail del direttore dell'Oms Europa Hans Kluge, in cui questi esprimeva preoccupazione per la reazione del Ministro della salute italiano, tanto da scrivere che era «la questione chiave», la sua «relazione con il Ministro che era molto infastidito» e da aggiungere: «Scriverò al Ministro che istituiremo un gruppo di esperti Ministero/Istituto Superiore di Sanità/Oms per rivedere il documento»;
come noto, l'Oms, interna all'Onu, ha per sua natura (e in riferimento alle questioni sanitarie) un ruolo indipendente, che nella fattispecie risulterebbe invece venuto meno;
«più volte Ranieri Guerra, sia via mail che per telefono, mi ha chiesto – ha specificato Zambon – di modificare la datazione del piano pandemico italiano, lui voleva che io scrivessi nel rapporto che il piano, dal 2006, era stato aggiornato, usando proprio le parole updated and reconfirmed», benché detto piano non fosse stato aggiornato e indicarlo come tale avrebbe invece costituito un falso;
«È stata ritirata una pubblicazione dell'Oms (approvata a tutti i livelli, compreso il Chief Scientist) – scriveva Zambon il 28 maggio a Tedros (direttore generale dell'Oms, nda) – danneggiando di fatto la credibilità dell'Oms», avvertendo del rischio di danni catastrofici in termini di indipendenza e trasparenza se una versione «censurata» della pubblicazione fosse modificata;
di fatto l'Italia si è trovata impreparata nell'affrontare la prima ondata pandemica, sprovvista di dispositivi di protezione individuale e di un piano aggiornato, malgrado le epidemie virali degli anni precedenti –:
se non ritenga opportuno invitare il Ministro Speranza a rassegnare le dimissioni dall'incarico, in considerazione di quanto illustrato in premessa e di quali informazioni disponga circa le eventuali responsabilità dirigenziali nel Ministero della salute.
(4-07884)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
dalle 16.54 del 20 dicembre 2020, l'Italia ha sospeso i voli da e verso il Regno Unito fino al 6 gennaio (con margine di proroga), al fine di prevenire la diffusione della nuova variante del Coronavirus. Al netto delle esigue informazioni sull'impatto della mutazione, il Governo italiano, così come molti altri Paesi europei, ha optato per la strada «della massima prudenza», chiudendo – in blocco, a eccezione dei voli cargo e per emergenze sanitarie – i collegamenti con il Regno Unito;
nel Regno Unito vivono circa 700 mila connazionali, di cui la metà nella sola Londra, la sesta città italiana per abitanti, molti di essi si erano preparati per far rientro in Italia per il Natale, ma sono rimasti bloccati in aeroporto;
una situazione di stallo che sta creando parecchi problemi, soprattutto a chi non risiede a Londra e non può nemmeno pernottare in hotel, visto che sono chiusi a causa della crisi sanitaria. Sembrerebbe, infatti, che siano oltre 200 i connazionali rimasti bloccati in aeroporto ma che non risiedono in Inghilterra e che, da oltre 24 ore, non avrebbero notizie ufficiali dal Governo italiano, dall'ambasciata, dal consolato;
Alitalia, difatti, ha scelto di eseguire immediatamente l'ordinanza del Governo: «Quando Di Maio – fanno sapere fonti dell'Alitalia – ha scritto quel post ci trovavamo con un volo in partenza da Roma verso Londra. Ancora non era stato pubblicato l'atto formale, anche se sapevamo dai media che era alla firma di Speranza. Lui stesso l'ha dichiarato, ospite di Lucia Annunziata su Rai3. Abbiamo comunque fatto decollare quell'aereo pur sapendo che sarebbe potuto tornare vuoto. Alle 16,54 è uscita la “Notam” dell'Enac che ha effetto immediato e che ha sospeso ogni volo da e per il Regno Unito»; mentre ad esempio la Germania, ha emesso lo stesso provvedimento dando il via all'attuazione a partire dalla mezzanotte, consentendo così a chi si trovava in aeroporto di tornare a casa;
al momento, il consolato ha risposto ai nostri connazionali: «non abbiamo informazioni su voli di rimpatrio. Tenete monitorati il nostro sito internet e i profili social del Consolato Generale». E ci sarebbero anche molte difficoltà a contattare il numero dell'unità di crisi;
intanto, l'Europa continentale ha bloccato i collegamenti con il Regno Unito. Lo stop ai voli è stato deciso anche dalla Germania che, come presidente di turno dell'Unione europea, si è attivata per fare il punto della situazione con i partner. Convocando una videoconferenza, a cui hanno partecipato Angela Merkel, Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen e Charles Michel (assente l'Italia). L'orientamento generale sembra essere quello di uno stop ai voli con Londra da parte di tutti i 27 Paesi dell'Unione europea, anche con una limitazione dei traghetti e dei collegamenti stradali attraverso il tunnel sotto la Manica, mentre solo il trasporto merci continuerà a funzionare normalmente. Anche se Francia e Irlanda sono già andate oltre, interrompendo tutti i collegamenti «per almeno 48 ore» –:
quali siano le iniziative che il Governo intenda intraprendere per fornire assistenza immediata ai nostri connazionali bloccati negli aeroporti inglesi e consentire quanto prima il loro rientro in Italia in sicurezza;
come intenda attivarsi il Governo nelle sedi europee per attivare un tempestivo coordinamento sulle misure, affinché siano uniformi e condivise.
(5-05214)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MAZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
come confermato dall'Arpat, l'Agenzia per l'ambiente della regione Toscana, sono otto gli esemplari di delfini, tutti della specie Stenella, trovati spiaggiati dall'inizio di ottobre 2020 nella regione: sei casi solo nelle ultime settimane: quattro delfini sono stati trovati all'Elba, gli altri a Vada, Calambrone, Piombino e Grosseto;
la stampa ha reso noto che, su di un esemplare, è stata eseguita la necroscopia ad inizio ottobre 2020, e altri cinque verranno campionati prossimamente presso l'università di Siena. Al momento, non si conoscono le cause di morte, che potranno essere accertate solamente dopo le analisi dell'ateneo sulla contaminazione e dei veterinari dell'istituto zooprofilattico di Toscana e Lazio, i cui risultati non saranno disponibili in tempi brevi;
nel 2019, sempre in Toscana, già si verificò una moria di delfini, con 40 casi, a causa del virus Cemv, il Mobillivirus dei cetacei, ma le analisi evidenziarono anche la presenza di Ddt e Pct che potrebbero aver contribuita al diffondersi della malattia –:
quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare per verificare le cause della morte di questi esemplari di delfini, e quali iniziative di competenza si intendano mettere in atto al fine di implementare la tutela di queste bellissime specie animali presenti nel nostro mare.
(5-05215)
Interrogazioni a risposta scritta:
BITONCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
giovedì 17 dicembre 2020, il Comitato tecnico Via della provincia di Padova ha espresso parere di non assoggettabilità a Via per il progetto «Nuova linea tramviaria nella città di Padova – SIR 3» presentato da Aps Holding Spa; l'amministrazione provinciale si è dichiarata soddisfatta e ha annunciato sul sito internet provinciale che nei prossimi giorni adotterà il provvedimento conclusivo della pratica;
la linea SIR 3 di 5,7 chilometri, unisce la stazione ferroviaria di Padova con Voltabarozzo, con 12 fermate e un nuovo ponte, ed è stata interamente finanziata per 56 milioni di euro dal decreto ministeriale di riparto del Fondo statale per infrastrutture della legge di bilancio per il 2016;
l'opera è alquanto importante e lascia perplessi l'assenza di impatti aggiuntivi e significativi, condizione questa indispensabile per evitare la Via in quanto la tramvia attraversa il tessuto cittadino, le zone dell'ospedale policlinico e dell'università, dell'ospedale Sant'Antonio e di numerosi istituti scolastici nonché del parco Iris;
come dichiarato dall'amministrazione provinciale sul sito internet provinciale, il parere ha tenuto conto dell'interesse di pubblica utilità dell'opera e la ha esclusa dalla procedura di Via per abbreviare i tempi di approvazione del progetto;
infatti, il parere prot. n. 18606 del 24 luglio 2020 sul progetto della competente Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio, a seguito ad una serie di osservazioni, conclude con la richiesta di sottoporre le opere ad una vera e propria procedura di Via che ovviamente comporterebbe tempi molto più lunghi per l'estensione dello studio ambientale e la valutazione del progetto;
il Comitato «No Rotaie» ha stigmatizzato duramente la decisione della provincia di Padova, che non sottopone il progetto ad una vera e propria valutazione ambientale, trascurando sia la richiesta della Soprintendenza, sia le richieste dei cittadini;
nel Gazzettino di Padova del 20 dicembre 2020, la portavoce del Comitato «No Rotaie» annuncia un ricorso al Tar, definendo la scelta della provincia «erronea, oltre che presa al termine di un procedimento viziato sotto al profilo amministrativo» e «frutto di una strategia molto aggressiva adottata dalle Amministrazioni locali, le quali sembrano determinate a realizzare l'opera in parola ignorando tutte le irregolarità e le gravi violazioni evidenziate formalmente dal Comitato No Rotaie nel corso degli ultimi anni»;
il Comitato «No Rotaie» precisa, inoltre, che a questa prima azione giudiziaria altre faranno seguito, sul piano amministrativo, civile e penale, e anche contro gli espropri di appezzamenti di giardini privati ai fini del passaggio del tram;
il progetto della tramvia è infatti fortemente contestato dai cittadini, considerato obsoleto, poiché utilizza il mezzo su rotaia rivelatosi un «flop», anche a causa dei continui guasti e deragliamenti che interrompono il servizio; peraltro, il progetto è stato criticato anche perché sembrerebbe redatto su planimetrie del 2005, che non corrispondono all'attuale tessuto urbano, e sarebbe senza un piano di emergenza in caso di guasti o incidenti –:
se i Ministri interrogati intendano esaminare il caso della «Nuova linea tramviaria nella città di Padova – SIR 3», che ora verrebbe realizzata in assenza di una procedura vera e propria di Valutazione di impatto ambientale, e adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, allo scopo di dare risposte ai cittadini sulla correttezza della spesa, senza sprechi inappropriati delle risorse ministeriali, anche tramite un sopralluogo da parte del Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente o dell'Ispra per verificare lo stato di fatto dei luoghi dove dovrebbe essere realizzata la nuova linea tramviaria.
(4-07872)
POTENTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il giorno 9 dicembre 2020 è stata data comunicazione sul sito del dipartimento ARPAT di Livorno che i tecnici dell'Agenzia, sollecitati dalla Protezione civile a seguito delle segnalazioni di cattivi odori da parte di un cittadino del comune di Collesalvetti, hanno effettuato un intervento presso la centralina fissa per il monitoraggio della qualità dell'aria attiva H24 installata nel 2018 in località Stagno, in prossimità della raffineria Eni, riscontrando «un possibile malfunzionamento di uno strumento con valori del parametro “benzene” registrati di circa 50 μg/m3 (fisso) nella giornata di sabato 5 dicembre 2020 e nella giornata di domenica 6 fino alle ore 12 circa»;
la centralina è stata inaugurata per garantire il monitoraggio nell'area di monossido di carbonio, biossido di zolfo, ossidi di azoto e benzene toluene e xileni a seguito delle ripetute segnalazioni della cittadinanza per la lamentata presenza di maleodoranze di idrocarburi nelle vicinanze dello stabilimento;
nel soprammenzionato comunicato dell'Arpat si afferma che «dopo aver verificato la situazione anemologica della zona, i tecnici dell'Agenzia si sono recati a Stagno e a partire dalle ore 12:40 hanno effettuato un sopralluogo nelle varie vie della zona senza riscontrare odori molesti», aggiungendo, inoltre, che – durante il sopralluogo presso lo stabilimento – il «referente ENI presente sul posto dichiarava che non erano emersi problemi di carattere ambientale in raffineria e che l'impianto di trattamento e stoccaggio delle acque stava funzionando regolarmente»;
da articolo pubblicato su il quotidiano «Il Tirreno» a firma di Lucia Aterini si apprende, però, che «sui dati online di Arpat sono stati registrati buchi nelle rilevazioni» non solo il 5 e 6 dicembre 2020 ma anche «il 9» e «dal 10 al 13 per tutti gli inquinanti». A ciò si aggiungono rilevazioni anomale di livelli di benzene che il giorno 18 dicembre 2020 alle ore 19.00 ha sforato il limite di legge di 5 microgrammi con un tasso misurato di 5,8 microgrammi –:
se possa fornire ogni elemento utile sull'attuale stato dell'impatto ambientale della raffineria Eni di Stagno;
se sia a conoscenza dei malfunzionamenti della centralina fissa per il monitoraggio della qualità dell'aria installato in località Stagno, comune di Collesalvetti, nelle vicinanze dello stabilimento Eni;
se non ritenga di dover intervenire, per quanto di competenza, con la massima sollecitudine affinché vi sia una spiegazione più completa ed accurata rispetto a quella fornita a proposito della mancanza di dati sugli inquinanti accertata dai tecnici e messa in evidenza dal quotidiano «Il Tirreno».
(4-07878)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO
Interrogazione a risposta in Commissione:
OCCHIONERO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
lungo l'antica via Francigena, nel borgo di Radicofani (provincia di Siena), venne edificata nel corso del Cinquecento la cosiddetta «Osteria Grossa», per volere del Granduca Ferdinando I de’ Medici. I lavori di costruzione iniziarono intorno al 1584, seguendo il progetto dell'architetto granducale Bernardo Buontalenti;
l'edificio, collocato in un sito Unesco, è ricco di storia e di elevatissimo pregio artistico. Si tratta di una grande struttura, la cui facciata presenta un duplice loggiato di sei arcate, l'uno sul piano stradale e l'altro al piano superiore. Si compone di quattro piani. Al piano semi interrato si trovano le enormi cantine, al piano terra le stalle, i saloni d'ingresso con le cucine, le sale da pranzo, la dogana cinquecentesca e le stanze delle guardie. Salendo al piano primo, due grandi saloni, uno dei quali si affaccia sul grande loggiato, l'appartamento dei gestori, la cappella regia della S.S. Annunziata e le camere principali. Al piano secondo si trovano due saloni, stanze adibite alla servitù e camere per l'ospitalità più semplice;
l'enorme edificio fu usato come stazione di posta e per il cambio cavalli fino alla fine dell'Ottocento, quando divenne dimora privata della famiglia Bologna;
già nelle descrizioni dei contemporanei, la cosiddetta «Osteria Grossa» era però molto di più, configurandosi quale luogo di ricezione di ospiti e viaggiatori di alto lignaggio; il Carandini, a metà degli anni ‘60 del XX secolo, la definisce «il primo albergo d'Italia»;
in questo edificio hanno soggiornato alcuni dei personaggi storici più importanti dell'epoca: i Papi Pio VI e Pio VII, i Granduchi Ferdinando I, Cosimo II, Leopoldo II, Mozart in viaggio per Roma, lo scrittore Thomas Gray, l'imperatore Giuseppe II d'Austria, William Beckford, il gran maresciallo svedese Axel Von Fersen, Giacomo Casanova, il marchese De Sade, Stendhal, François René de Chateaubriand, John Ruskin, Charles Dickens ed altri;
attualmente però la struttura è in totale abbandono ed in questi giorni è caduto anche un muro di recinzione perimetrale; tale situazione è, a ogni evidenza, inammissibile, considerato il valore storico-culturale e il pregio artistico –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare in misura adeguata la tutela e la valorizzazione della cosiddetta Osteria Grossa di Radicofani.
(5-05213)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante, con interrogazione n. 5-03086 ha chiesto al Ministero della difesa se non intendesse rendere noti i protocolli della documentazione sanitaria riferita a Francesco Rinaldelli, deceduto nel 2008;
in risposta, il sottosegretario Tofalo ha affermato che la domanda non poteva essere accolta in quanto tutta la documentazione sanitaria, ovunque esistente presso strutture pubbliche e private, è stata sottoposta a decreto di sequestro, aggiungendo che erano attesi sviluppi della vicenda sui quali sviluppare una positiva interlocuzione;
l'interrogante, con interrogazione n. 5-03349, chiedeva se il Ministero della difesa fosse in possesso della documentazione prima del sequestro;
in risposta il Ministero ha affermato che la documentazione era disponibile presso gli uffici del centro documentale (ex distretto militare) di Ancona;
con Pec datata 18 febbraio 2020, Andrea Rinaldelli, padre di Francesco Rinaldelli, ha fatto relativa domanda di accesso a tale documentazione;
con nota di protocollo n. 2452 del 17 aprile 2020 del Comando militare dell'Esercito Marche, veniva consegnata la totalità della documentazione sanitaria disponibile relativa a Francesco Rinaldelli, ad Andrea Rinaldelli, per il tramite del suo avvocato;
l'8 gennaio 2004 Francesco Rinaldelli aveva eseguito un esame emocromocitometrico completo, nel quale si evidenzia una lieve leucocitosi neutrofila e lievemente ancora presente anche negli esami pre-chemio del 15 novembre 2004;
nel parere medico-legale dello Stato Maggiore della difesa n. 0101401 in data 11 agosto 2017, viene ribadito che: «[...] non risulta che il Rinaldelli abbia allegato in sede di visita di incorporamento e né successivamente tale esame» e «Né in sede di incorporamento è previsto che vengano effettuati accertamenti ematochimici»;
all'interrogante risulta che, nei bandi di concorso per l'arruolamento per il 2004, pubblicati nel corso del 2003, con i quali Francesco Rinaldelli è stato arruolato, venivano disposti accertamenti fisio-psico-attitudinali, da parte del Ministero della difesa, tra i quali un emocromo completo, ed anche che tale documentazione non sia stata formalmente richiesta al momento della convocazione per la visita medica propedeutica all'arruolamento;
l'interrogante, nel confrontare la documentazione consegnata ad Andrea Rinaldelli, con quanto richiesto nell'interrogazione e quanto di sequestrato dalla procura, non riscontra la presenza di documentazione medico-sanitaria inerente ad un emocromo completo o comunque ad esami ematochimici;
Andrea Rinaldelli ha provato a chiedere un incontro ufficiale al sottosegretario Tofalo con esito negativo –:
per quali motivazioni non sia stato disposto nei riguardi di Francesco Rinaldelli, come illustrato in premessa, l'emocromo completo come previsto dai bandi di concorso, dal personale addetto incaricato, al momento dell'arruolamento e se non intenda alla luce di questo e di tutto quanto rappresentato in premessa, adottare iniziative, per quanto di competenza, per fornire chiarimenti in merito, in particolare incontrando ufficialmente Andrea Rinaldelli.
(5-05212)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
il 28 dicembre 2018 è stato siglato un protocollo d'intesa tra Fincantieri e presidente dell'autorità portuale della Sicilia occidentale con lo scopo di rilanciare il cantiere navale di Palermo e conferirgli il ruolo di polo della navalmeccanica del Mediterraneo, con importanti ricadute produttive e occupazionali;
in attuazione di tale accordo, al fine di realizzare i necessari interventi infrastrutturali sono stati stanziati 120 milioni di euro con delibera Cipe n. 47 del 24 luglio 2019 e con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 353 del 13 agosto 2020;
il 15 dicembre 2020 è stata siglata un'ulteriore intesa tra Fincantieri e autorità portuale della Sicilia occidentale che prevede una concessione demaniale fino al 2057 e la realizzazione degli investimenti infrastrutturali già finanziati per costruire le navi a Palermo entro i prossimi anni;
alla luce del percorso sopra descritto è necessario favorire una sempre più marcata e diffusa specializzazione della manodopera in loco, incrociando le nuove prospettive occupazionali dei giovani con percorsi di formazione mirati e di qualità che rappresentino un ulteriore punto di forza per la strategicità della cantieristica a Palermo –:
se intendano promuovere con Fincantieri ogni interlocuzione utile alla creazione a Palermo di un centro di eccellenza per la formazione tecnico-professionale nel settore della navalmeccanica e/o alla realizzazione di iniziative che possano garantire in maniera permanente percorsi di formazione funzionali al fabbisogno di manodopera specializzata nella navalmeccanica che dovrà crescere in maniera importante a partire dai prossimi anni.
(2-01050) «Varrica».
Interrogazione a risposta scritta:
BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
secondo un'indagine della Banca d'Italia nel 2019 la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta di 1,6 euro rispetto all'anno precedente, attestandosi a 88,5 euro, ma con un aumento più forte per quelli online;
l'indagine è stata compiuta su un campione di 12.705 conti correnti bancari, 900 conti correnti postali e 698 conti on line non riferibili a sportelli;
nello specifico, si attesta che «la commissione per la messa a disposizione dei fondi (MDF) applicata nei contratti di apertura di credito in conto corrente è stata pari all'1,8 per cento del credito accordato, in modesta crescita rispetto all'anno precedente (1,7 per cento)», quindi in crescita rispetto a quella dell'anno precedente, allorché la spesa crebbe di 7,5 euro;
le spese fisse, «che rappresentano circa i due terzi della spesa complessiva ed ammontano a 57,6 euro, sono aumentate di 2,1 euro. La crescita è ascrivibile ai canoni di base, per i quali è stato riscontrato un maggiore canone annuo (da 52,7 a 53,2 euro) ed una maggiore quota di clienti tenuti al pagamento del canone stesso (dal 66 al 69 per cento)». Nondimeno, sono aumentate anche le «altre spese fisse», nelle quali confluiscono servizi eterogenei e residuali come quelli per la tenuta dei titoli o per la liquidazione periodica;
la modalità cashless, così come fortemente indotta anche dalle recenti disposizioni governative, rappresenta un inevitabile e ingiustificato rincaro per i fruitori del servizio stesso; si tratta, in realtà, di un costo complessivo di non poco conto, considerato che le nuove strategie degli istituti di credito hanno trasformato le loro filiali fisiche in virtual Banking –:
di quali elementi disponga il Governo sulla situazione di cui in premessa e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere considerato in particolare l'attuale contesto emergenziale e le relative ricadute finanziarie su famiglie e imprese.
(4-07887)
GIUSTIZIA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
in data 8 marzo 2020 presso la casa circondariale «Sant'Anna» di Modena scoppiava una rivolta dei detenuti, durante la quale, secondo quanto riportato da alcuni presenti, gli agenti di polizia penitenziaria di Modena (cui si sono aggiunti poliziotti da Bologna e Reggio Emilia) hanno messo in pratica dei metodi coercitivi e particolarmente violenti (calci, pugni, manganellate, sputi, insulti, persino spari ad altezza uomo), non solo contro gli iniziatori della sommossa, ma anche nei confronti di coloro i quali non opponevano resistenza alle forze dell'ordine intervenute, nonché di coloro i quali si trovavano in condizioni di alterazione psicofisica e per questo non in grado di difendersi;
secondo quanto riportato dai mezzi di informazione (tra gli altri Repubblica e il Dubbio) a seguito della rivolta, sei detenuti sono morti; sui quotidiani è apparsa la notizia che questi decessi fossero da imputarsi all'abuso di metadone, tuttavia secondo quanto affermato da testimoni, le cause sarebbero da ricercarsi nelle percosse ricevute;
a seguito della rivolta, i detenuti reclusi presso la casa circondariale di Modena sono stati trasferiti in altre strutture. Alcuni di questi sono stati tradotti presso la casa circondariale «Marino del Tronto» di Ascoli Piceno e, secondo quanto riportato dai detenuti stessi, durante il tragitto ed il giorno seguente gli agenti hanno nuovamente usato violenza su di loro. Uno di questi, Salvatore Piscittelli, si trovava in uno stato di alterazione tale, a causa dell'assunzione di farmaci ottenuti durante il saccheggio all'infermeria avvenuto durante la sommossa, che non era in grado di deambulare autonomamente. Nonostante la situazione precaria del detenuto e le successive sollecitazioni degli altri compagni che richiedevano agli agenti un intervento del personale sanitario, non è stato predisposto il suo ricovero in ospedale rendendo di fatto inevitabile il decesso, avvenuto nella sua cella il giorno seguente, il 9 marzo 2020. Il garante dei detenuti nonché alcuni agenti, secondo quanto riportato dagli altri detenuti, avrebbero tuttavia affermato che il decesso fosse avvenuto in una struttura ospedaliera;
il 20 novembre 2020 cinque detenuti testimoni di quanto sopra descritto hanno presentato un esposto presso la procura generale della Repubblica di Ancona, denunciando oltre alle violenze subite, anche il fatto che nessuno di loro sia stato ascoltato come persona informata sui fatti da parte della direzione; al contrario la narrazione ufficiale degli avvenimenti di marzo si è basata sulle sole dichiarazioni delle direzioni stesse. A questo si aggiunga il fatto che i cinque detenuti che hanno presentato l'esposto sono stati tradotti nuovamente presso l'istituto penitenziario di Modena, dove sono stati posti in isolamento e con il divieto di colloqui con gli avvocati e famigliari, scelta di dubbia legittimità sia che si faccia riferimento all'isolamento sanitario dovuto all'emergenza COVID-19, sia che si tratti di una scelta disciplinare;
se quanto sopra descritto trovasse conferma si paleserebbe la violazione, oltre che di diverse norme penali, (articolo 608 codice penale abuso di autorità contro arrestati o detenuti, articolo 575 codice penale omicidio, articolo 593 codice penale omissione di soccorso), anche di norme di rango costituzionale e internazionale. Si fa riferimento in particolare all'articolo 27 della Costituzione che fa divieto dell'uso di pene «contrarie al senso di umanità» nonché all'articolo 28 che riconosce i funzionari e i dipendenti dello Stato come «direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti», cui si somma la chiara e palese violazione dell'articolo 32 della Costituzione che riconosce «la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo». Si prospetta in tal senso una duplice violazione, sia a causa della mancata tutela dell'integrità psico-fisica dei detenuti, sia a causa del mancato riconoscimento del diritto all'accesso ai trattamenti sanitari che sono garanzia della dignità umana. Inoltre, il comportamento degli agenti di polizia penitenziaria sembra violare l'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (firmata in Roma il 4 novembre 1950, ratificata con legge il 4 agosto 1955, n. 848) che statuisce il divieto assoluto «di sottoporre a tortura o pene o trattamenti inumani o degradanti» –:
dove sia morto Salvatore Piscittelli;
se il Ministero della giustizia sia a conoscenza di questi fatti che, se confermati, risulterebbero estremamente gravi, e se sia stata predisposta un'indagine interna volta ad accertare i fatti sopra riportati;
se il Ministero della giustizia abbia messo in campo iniziative concrete, per quanto di competenza, in ordine alle responsabilità di questi atti violenti e come intenda agire affinché non abbiano luogo nuovamente.
(2-01052) «Magi».
Interrogazione a risposta in Commissione:
MIGLIORE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa si apprende che nel fascicolo relativo al processo Consip sarebbero emersi comportamenti anomali da parte degli attori della inchiesta;
in particolare, il maggiore Scafarto avrebbe avuto l'incarico di effettuare il giorno 7 dicembre 2016 una perquisizione presso l'abitazione e gli uffici di Marco Gasparri, ex funzionario Consip, e, a tal fine, seguendo una procedura del tutto anomala, lo stesso avrebbe convocato il Gasparri presso i suoi uffici per avvertirlo dell'imminente operazione. Il Gasparri avrebbe, dunque, dagli uffici dello stesso maggiore, telefonato alla moglie avvertendola. Nella medesima circostanza Gasparri avrebbe passato la comunicazione al maggiore Scafarto che tranquillizzava la moglie di Gasparri, dicendole che le forze dell'ordine non sarebbero arrivate prima di mezz'ora e nel frattempo lei «facesse ciò che andava fatto»;
dalle stesse fonti giornalistiche si apprende che lo stesso Gasparri telefonò all'avvocato Siddi il quale gli avrebbe risposto di stare tranquillo, poiché già a conoscenza della cosa, trovandosi in quel momento nell'ufficio del pubblico ministero Woodcock, raccomandandosi di «non fare cazzate» e di nominarlo subito quale «difensore di fiducia»;
infine, si riferisce la circostanza della fissazione della deposizione di Gasparri che, a detta dello stesso, gli era stata comunicata per il giorno 12 dicembre, mentre l'avvocato Siddi, peraltro non ancora nominato quale suo difensore di fiducia, avrebbe saputo che la stessa avrebbe avuto luogo il giorno 16 dicembre, come poi effettivamente avvenne;
risulta sconcertante e di estrema gravità il fatto che l'incaricato di una perquisizione avverta in maniera preventiva l'indagato concordandone le modalità;
particolarmente anomala appare poi la circostanza che un amico dell'indagato, peraltro ancora non nominato suo avvocato di fiducia, fosse a conoscenza della data esatta di convocazione per la deposizione di Gasparri –:
quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione ai fatti esposti in premessa e in particolare se intenda adottare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari in questione.
(5-05216)
Interrogazioni a risposta scritta:
PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
è intento dell'interrogante portare all'attenzione del Ministro interrogato la difficile situazione operativa in cui versa, ormai da circa un anno, l'ufficio del giudice di pace di Macomer; situazione che, peraltro, rispecchia quella di altre realtà situate in zone più interne o meno intensamente popolate, traducendosi in una inammissibile differenziazione, sul territorio nazionale, nell'accesso dei cittadini alla giustizia;
a seguito dell'emanazione del decreto legislativo n. 156 del 7 settembre 2012, che ha disposto la riduzione degli uffici del giudice di pace, l'Unione di comuni Marghine – nell'ambito di un più ampio progetto di contrasto al triste fenomeno dello spopolamento che, come noto, continua in maniera sempre più preoccupante a interessare le aree interne della Sardegna – ha deciso di riaprire l'ufficio del giudice di pace di Macomer;
la riapertura dell'ufficio, in origine soppresso, è avvenuta – secondo quanto consentito dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 156 del 2012 – ad integrale spesa dei comuni aderenti all'Unione, che hanno messo a disposizione i propri dipendenti e le loro risorse finanziarie;
specie nell'ultimo anno, però, il sopraggiungere di una serie di criticità e, in particolare, il fattore «esogeno» rappresentato dall'apertura, nel territorio di Macomer, del Centro di permanenza per il rimpatrio (C.p.r.), mettono seriamente a repentaglio, già per l'immediato futuro, la sostenibilità del servizio;
l'ufficio in questione è composto da un solo giudice, a quanto consta all'interrogante, oggi collocato a riposo e sostituito da un facente funzione, e da due soli dipendenti comunali in posizione di cosiddetto «comando» presso l'Unione di comuni Marghine, che, attualmente, svolgono funzioni di cancelliere e di funzionario giudiziario, e ciò sebbene non verrebbe riconosciuta loro, sempre a quanto consta all'interrogante, la relativa indennità;
una struttura così esigua può soddisfare le esigenze della giustizia di prossimità, assorbendo le istanze fisiologiche delle comunità territoriali di riferimento, ma non può che andare al repentino collasso, là dove – come è avvenuto – le si imponga di far fronte alle innumerevoli, e sempre crescenti, incombenze per le pratiche e il contenzioso legato al nuovo Centro di permanenza per il rimpatrio (C.p.r.), a cominciare dalle udienze di convalida;
ad ogni evidenza, i comuni dell'Unione Marghine si trovano a dover sostenere, con le proprie risorse, una funzione che esula di gran lunga dal perimetro delle competenze, e delle risorse, delle istituzioni locali, e che, in definitiva, si sostanzia in un'opera di surrettizia supplenza dello Stato centrale; attività che, senza l'intervento del Ministero (volto ad assicurare l'assunzione di nuovo personale e la nomina di un nuovo magistrato onorario) presto non potrà essere più garantita –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per fronteggiare le difficoltà organizzative in cui versa l'ufficio del giudice di pace di Macomer.
(4-07873)
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nel 2021, molti ordini professionali e consigli nazionali delle professioni tecniche in scadenza saranno chiamati a rinnovare gli organi associativi. Tra questi, vi sono i consigli provinciali dell'ordine degli ingegneri;
la situazione pandemica impone un bilanciamento, la garanzia dell'esercizio del diritto di autodeterminarsi delle professioni e quello di tutelare la salute di chi prenderà parte alla tornata elettorale;
in base alle regole ordinistiche, la mancanza di comuni regole sulle procedure da seguire per la sicurezza delle operazioni di voto in tutta Italia e la sanificazione degli ambienti potrebbe portare ad un aumento dei contagi;
è ampiamente prevedibile che vi possano essere assembramenti in strada in prossimità dei seggi, con i candidati ancora in campagna elettorale che accolgono gli elettori;
assembramenti possono verificarsi anche per l'affluenza nelle parti comuni degli stabili che accolgono i seggi, mentre sono inevitabili le code di elettori in strada e immediatamente fuori dai locali che accolgono il seggio;
assembramenti si potranno verificare anche durante le operazioni di apertura e chiusura del seggio, al fine di verificare la regolarità delle operazioni, nonché in sede di spoglio delle schede;
il decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 (cosiddetto decreto «Ristori»), all'articolo 31, prevede alcune disposizioni che interessano proprio le prossime elezioni degli organi territoriali e nazionali degli ordini professionali;
il decreto «Ristori» prevede la possibilità di svolgere le elezioni per il rinnovo degli organi associativi in remoto, con modalità da stabilirsi entro 60 giorni dalla entrata in vigore del presente decreto-legge, mediante un apposito regolamento adottato dal consiglio nazionale dell'ordine interessato;
con lo stesso regolamento, il consiglio nazionale può prevedere e disciplinare modalità telematiche di votazione anche per il rinnovo della rappresentanza nazionale e dei relativi organi, ove previsto in forma assembleare o con modalità analoghe a quelle stabilite per gli organi territoriali;
appare, quindi, necessario un rapido intervento del Governo al fine di evitare che la consultazione elettorale esponga i partecipanti e le risorse interne all'ordine a rischi per la salute e determini un pericolo di ulteriore diffusione del contagio, e al fine di prevenire, allo stesso tempo, contenziosi elettorali, nonché di consentire la più ampia partecipazione alle consultazioni elettorali –:
se il Governo intenda emanare un protocollo di gestione per le prevedibili criticità o, diversamente, se intenda adottare iniziative per differire le elezioni degli ordini territoriali fino alla data di approvazione del regolamento che disciplina le elezioni con modalità telematiche introdotte dal decreto-legge n. 137 del 2020.
(4-07874)
PALAZZOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
durante le rivolte della scorsa primavera hanno perso la vita tredici detenuti, cinque nel carcere di Modena, quattro subito dopo l'arrivo, da Modena, presso altri istituti, uno alla Dozza di Bologna e tre nell'istituto penitenziario di Terni. Decessi attribuiti all'abuso di sostanze stupefacenti trafugate durante la rivolta;
il carcere di Modena ha una percentuale di sovraffollamento pari al 152 per cento, la capienza regolamentare è di 369 detenuti e in quel momento ne erano presenti 560;
le rivolte di marzo/erano esplose a seguito di una circolare dell'amministrazione penitenziaria che prevedeva il divieto di colloqui tra familiari e detenuti per contenere il rischio di contagio da Covid e circa settanta furono le carceri in tutto il territorio nazionale interessate dalle rivolte;
come riportato dall'Agi in un articolo del 15 dicembre 2020, cinque dei detenuti che erano nel carcere di Modena l'8 marzo 2020, quando in piena pandemia, durante una rivolta morirono 9 persone, in un esposto rivolto alla procura di Ancona (visto il loro successivo trasferimento ad Ascoli), raccontano di un «pestaggio di massa» e di soccorsi negati ai loro compagni di cella che, dopo aver ingerito farmaci, accusavano malori;
la stessa ricostruzione dei fatti era stata resa nel mese di agosto 2020 da altri due reclusi attraverso altrettante lettere spedite all'Agi e che hanno dato l'avvio a un'indagine della procura di Modena per omicidio colposo a carico di ignoti;
i detenuti dichiarano di aver assistito ai metodi coercitivi messi in atto da parte degli agenti della polizia penitenziaria di Modena e successivamente di Bologna e Reggio Emilia, intervenuti come supporto. Ossia l'aver sparato ripetutamente con le armi in dotazione anche ad altezza uomo, l'aver caricato detenuti in palese stato di alterazione psicofisica dovuta ad un presumibile abuso di farmaci, a colpi di manganellate al volto e al corpo, alcuni dei quali sono deceduti e la loro morte è stata attribuita all'abuso di metadone senza riferimento ad ulteriori possibili cause quali le lesioni e i traumi subiti. Loro stessi sostengono di essere stati picchiati selvaggiamente e ripetutamente dopo essersi consegnati spontaneamente agli agenti, dopo essere stati ammanettati e privati delle scarpe, senza aver posto resistenza alcuna. Sarebbero stati oggetto di minacce, sputi, insulti e manganellate, un vero pestaggio di massa a loro dire;
nell'articolo pubblicato dall'Agi si fa riferimento alla vicenda di Salvatore Piscitelli, il 40enne sulla cui morte esistono versioni contrastanti: la direzione e il Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria sostengono che sia deceduto in ospedale dopo essere stato soccorso in cella, mentre in una relazione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, in una comunicazione del Ministro di giustizia si dice che è morto «presso il carcere» di Ascoli Piceno, subito dopo il trasferimento da Modena. Secondo i compagni di cella non solo sarebbe morto in carcere, all'interno della sua cella, ma non sarebbe stato né soccorso né curato;
dei presunti pestaggi, denunciati dai detenuti, non c'è traccia nelle relazioni del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e secondo quanto si conosce sulle prime autopsie, non sarebbero emerse violenze, ma solo l'abuso di farmaci e metadone;
il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale si è costituito come parte offesa in questa vicenda;
i cinque detenuti che hanno denunciato il presunto pestaggio, la scorsa settimana sono stati trasferiti nuovamente nel carcere di Modena e temerebbero per la loro incolumità tornando negli stessi luoghi delle presunte violenze subite –:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per accertare le violenze ai danni dei detenuti del carcere di Modena anche al fine di ricostruire, per quanto di competenza, le esatte responsabilità e la catena di comando che avrebbe deciso e determinato quelle violenze ai danni di decine di detenuti.
(4-07880)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
l'ex centro di soccorso aereo a mare a Sferracavallo (comune di Palermo) (noto come «ecomostro») è un manufatto edificato nel 1988, mai entrato in funzione a causa del mancato finanziamento delle opere di protezione a mare della banchine di attracco dei mezzi nautici di soccorsi; il manufatto versa in uno stato di degrado assoluto e solo grazie ai recenti interventi urgenti promossi dal Provveditorato alle opere pubbliche Sicilia e Calabria, è temporaneamente in sicurezza;
il manufatto deturpa paesaggisticamente una delle borgate marinare e turistiche più importanti di Palermo;
negli ultimi anni sono stati portati avanti diversi tavoli di lavoro tra le varie amministrazioni competenti, sia per dirimere un contenzioso legato alla proprietà dell'immobile sia per valutare le eventuali opzioni di riqualificazione dell'immobile; ciò ha consentito di accertare la competenza statale, definendo come opzione da percorrere la demolizione dell'immobile, vista «l'assenza di conformità urbanistica e titolarità edilizia al fine di un cambio di destinazione d'uso», come dichiarato dal comune di Palermo durante la conferenza di servizi del 22 ottobre 2019;
nel verbale della sopracitata conferenza di servizi tenutasi presso la direzione marittima della Sicilia occidentale il 22 ottobre 2019, la regione ha dichiarato la propria disponibilità a riprendere in consegna l'area di sedime, previa la demolizione dell'immobile e messa in pristino dello stato dei luoghi;
in data 3 dicembre 2019 l'Agenzia del demanio – direzione regionale Sicilia ha espresso il parere di competenza per procedere all'individuazione della più opportuna fonte di finanziamento per i lavori di demolizione dell'ex centro di soccorso aereo a mare a Sferracavallo (comune di Palermo);
in data 11 novembre 2019 il provveditorato interregionale alle opere pubbliche Sicilia e Calabria ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali e il personale), nell'ambito del «Programma triennale delle opere marittime 2020-2022», una richiesta di finanziamento per l'annualità 2020 di 300.000 euro destinati ai lavori di demolizione dell'ex centro di soccorso aereo a mare a Sferracavallo (comune di Palermo) che non è stata accolta;
analoga richiesta è stata presentata nuovamente dal provveditorato in data 11 dicembre 2020, al fine di ottenere il finanziamento per l'annualità 2021 –:
se si intendano stanziare le risorse in risposta all'istanza da parte del provveditorato alle opere pubbliche Sicilia e Calabria al fine di demolire l'ex centro di soccorso a mare sito a Sferracavallo.
(2-01053) «Varrica».
Interrogazioni a risposta scritta:
RIXI, VIVIANI, DI MURO e FOSCOLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la strada statale 456 del Turchino è un importante collegamento tra l'Alessandrino, l'entroterra e la costa ligure, di competenza del demanio della provincia di Alessandria, per il tratto piemontese, e di Anas (dal 2018), per il tratto ligure;
a fine novembre 2019 si è verificata una frana in località Gnocchetto, in provincia di Alessandria, ampio movimento franoso si è verificato in prossimità della strada statale 456 al chilometro 73.300;
da quando si è verificato il citato movimento franoso, la strada statale 456 è stata chiusa e riaperta diverse volte, da ultimo nel giugno 2020, e poi ancora all'inizio di dicembre 2020, con disagi inenarrabili per la viabilità, dal momento che la statale del Turchino è l'unica strada alternativa alle autostrade A26 e A7;
il tratto della strada statale 456, in località Gnocchetto, dalla frana del novembre 2019, è percorribile solo a senso unico alternato, salvo i casi di allerta meteo durante i quali il tratto viene chiuso; da dicembre 2020, a seguito di un ampliamento del movimento franoso, tale tratto è stato chiuso definitivamente;
i problemi di manutenzione della strada del Turchino sono dovuti alla diatriba in atto tra i due gestori della strada (la provincia di Alessandria ed Anas), per sbloccare la quale è necessario il passaggio alla competenza di Anas della gestione dell'intera strada; tuttavia, per entrare nella gestione del tratto alessandrino, Anas ha richiesto agli enti territoriali circa 3,5 milioni di euro per le operazioni di verifica sulle strutture stradali esistenti, ma i medesimi enti non sono in grado di sostenere una spesa del genere e, pertanto, il passaggio di gestione si trascina nel tempo con continui rimandi; prima la data indicata era l'estate trascorsa, poi rimandata a ottobre 2020 e in ultimo slittata ad aprile del 2021;
inoltre, nell'ottobre 2019, un altro movimento franoso ha travolto la chiesa edificata in prossimità della strada statale 456 al chilometro 86,600, interessando l'intera carreggiata e costringendo Anas alla chiusura del tratto tra Masone e Campo Ligure. Successivamente, tale tratto della strada statale 456 è agibile solo a senso unico alternato –:
quali iniziative di competenza, anche normative, intenda attivare:
a) per ripristinare la viabilità sulla strada statale 456 del Turchino;
b) per prevedere l'esenzione temporanea dal pagamento del pedaggio autostradale sul tratto della A26 compreso tra Masone e Ovada fino al pieno ripristino della viabilità sulla strada statale 456;
c) per consentire il passaggio dell'intera strada statale 456 del Turchino alla competenza di Anas, senza oneri particolarmente gravosi per gli enti territoriali interessati.
(4-07875)
BARTOLOZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
come riportato dalle notizie di stampa, due nuovi treni Pop sono stati consegnati da Trenitalia (gruppo Fs italiane) alla regione siciliana;
salgono così a 12 i nuovi treni Pop in circolazione sulle linee Palermo-Messina e Messina-Siracusa mentre Trenitalia, per sostenere la ripartenza e stimolare il turismo di prossimità, durante l'estate 2020, d'intesa con la regione, ha introdotto i servizi di Cefalù line e Barocco line, per raggiungere in comodità e sicurezza, nei giorni festivi, alcune delle mete più rinomate della Sicilia;
ad avviso dell'interrogante, in considerazione degli interventi appena menzionati, la provincia di Agrigento è stata totalmente dimenticata, a conferma di quanto accade da sempre, essendo la zona maggiormente bistrattata dalle politiche infrastrutturali;
secondo quanto riportato da Italpress, il contratto di servizio sottoscritto a maggio 2018 da regione siciliana e Trenitalia prevede investimenti per oltre 426 milioni di euro di cui circa 325 milioni destinati all'acquisto di 43 nuovi treni, per potenziare la mobilità regionale e metropolitana nell'isola;
si tratta di un investimento fondamentale per le infrastrutture della regione che deve necessariamente coinvolgere tutte le zone dell'isola, compresa la provincia di Agrigento;
peraltro, la provincia di Agrigento, unica ad essere tagliata fuori dall'anello autostradale, in assenza di uno scalo aeroportuale, bistrattata dagli investimenti del Recovery Fund, è una zona che, ad avviso dell'interrogante, deve essere valorizzata nel più breve tempo possibile –:
quali interventi il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di potenziare la rete infrastrutturale della provincia di Agrigento.
(4-07877)
INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
CUNIAL. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:
dal 5 settembre 2019 Paola Pisano è il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Governo Conte II in quota Movimento 5 Stelle;
suo marito Marco Toledo, insieme al fratello Enrico Toledo, è un imprenditore;
Enrico Toledo è amministratore delegato di Carioca Spa, e la controlla interamente mediante la partecipazione azionaria del 100 per cento della Zico Holding, controllata a sua volta da Tefim, holding che fa capo alla famiglia Toledo. In azienda Marco Toledo ha le deleghe alla gestione finanziaria e patrimoniale;
la Fibering Spa, nata a Torino nel 2014 dall'esperienza decennale di Dialogic, è capitanata dal socio di maggioranza e attuale Chief Executive Officer (Ceo) Elio Romagnoli e dal Chief Financial Officer (Cfo) Ilenia De Bortoli, e ha registrato due nuovi soci nel board. L'8 gennaio 2020, Enrico Toledo diventa socio dell'azienda e presidente. L'azienda dispone di una infrastruttura di rete su tutto il territorio nazionale, che permette l'erogazione di servizi in fibra ottica, sia condivisa che dedicata, rame, wireless, 4 e 5G, satellitare, cloud, VoIP e cloud PBX con copertura dell'intera area italiana;
Fibering Spa, con Open Fiber, che sta realizzando una rete FTTH in tutto il Paese, lancia il «Progetto Genova», un piano innovativo di collegamento di tutta l'area metropolitana di Genova, che si avvale dell'infrastruttura a banda ultra larga posata da Open Fiber, utilizzando il suo marchio Fiberwide;
Open Fiber S.p.a. nasce per realizzare l'installazione, la fornitura e l'esercizio di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica FTTH su tutto il territorio nazionale. L'assetto azionario della società è costituito – dal dicembre 2016 – da una partecipazione paritetica tra Enel S.p.a. e Cdp Equity S.p.a. (Cdpe), società del gruppo Cassa depositi e prestiti. Entrambe le società vedono la partecipazione azionaria dello Stato Italiano, rispettivamente del 23,59 per cento in Enel Spa e del 82,77 per cento in Cassa depositi e prestiti. Entrambi gli amministratori delegati delle due aziende sono stati espressioni del Governo Conte;
lo scopo di Open Fiber S.p.a. è quello di cablare tutta l'Italia con una rete unica;
all'interno del «Progetto Genova» vi è anche il progetto «Ospedale Diffuso e Altamente Connesso» ideato dall'Istituto Pediatrico Gaslini di Genova e reso possibile appunto da Fibering Spa sfruttando la capillarità della rete in fibra ottica posata da Open Fiber. Il 24 novembre 2020 la Ministra interrogata ha presenziato all'evento di presentazione insieme a Elio Romagnoli ed Elisabetta Ripa (AD Open Fiber), per promuovere «l'autostrada digitale», che, a suo dire, servirà ad aprire nuove frontiere nel campo della telemedicina, dell'intelligenza artificiale e della robotica;
il 19 dicembre 2018 la deputata Macina, del gruppo M5S, ha presentato il progetto di legge 1461 per l'adeguamento della disciplina del conflitto di interessi, al cui articolo 5 comma 1 vi è scritto: «Le cariche di Governo statali, [...] sono incompatibili con la proprietà, il possesso o la disponibilità, da parte del titolare della carica, del coniuge o dei parenti o affini entro il secondo grado, [...] con il titolare della carica di governo, anche per interposta persona o attraverso società fiduciarie, di partecipazioni superiori al 2 per cento del capitale sociale di un'impresa che svolge la propria attività in regime di autorizzazione o concessione rilasciata dallo Stato, [...], di un'impresa che sia titolare di diritti esclusivi o che operi in regime di monopolio, [...], nonché di altre imprese di interesse nazionale»;
a parere dell'interrogante, che condivide il contenuto dell'articolo citato, la Ministra interrogata ricadrebbe esattamente nella fattispecie citata;
si segnala che l'interrogante ha già sollevato una questione analoga, con l'interrogazione n. 4-07652 –:
se la Ministra interrogata non intenda, a seguito dei rilievi posti in premessa, rassegnare le proprie dimissioni dall'incarico.
(4-07885)
INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:
da mesi a Siracusa è in corso un acceso confronto riguardante la richiesta in prestito del dipinto del Caravaggio «Il Seppellimento di Santa Lucia», di inestimabile valore, conservato nella Chiesa Santa Lucia alla Badia, da parte del Mart di Rovereto;
in città è forte il dissenso allo spostamento dell'opera, soprattutto per la poca chiarezza che ha contraddistinto la vicenda. Lo stesso sindaco ha dichiarato di aver appreso dai giornali del prestito e della necessità di un urgente restauro, per il quale il Mart avrebbe messo a disposizione 350 mila euro, per trasporto, intervento conservativo, installazione teca e realizzazione di copia del dipinto;
tuttavia, a seguito del sopralluogo del 22 e del 24 giugno 2020 dell'Istituto centrale per il restauro (Icr), emergeva che l'opera era in buono stato di conservazione e per il completamento del monitoraggio sarebbe stato necessario il trasferimento temporaneo presso i laboratori di Roma, salvo poi apprendere dalla nota del centro regionale progettazione e restauro, inviata alla Soprintendenza a luglio 2020, che le analisi e l'intervento manutentivo si sarebbero potute effettuare in loco, e che sarebbe stata una questione di costi e i tempi non apparivano compatibili con l'eventuale trasferimento per la mostra;
ulteriori aspetti poco chiari riguardano l'autorizzazione alla riproduzione del dipinto e le parole del presidente del Mart che, a mezzo stampa il 10 agosto 2020, avrebbe dichiarato di avere la certezza (anche se non ufficialmente) del prestito a seguito di un non meglio definito contatto con il Ministro dell'interno;
il 24 settembre 2020, al fine di provare a fare chiarezza sulla questione, l'interrogante predisponeva richiesta di accesso agli atti al Fondo edifici di culto (Fec), dalla quale emergeva che:
il 21 gennaio 2020 veniva predisposta richiesta prestito da parte del Mart per l'esposizione della tela tra giugno/ottobre 2020, con allegato foglio di prestito. Il Fec, tuttavia, specificava che non era stato stipulato alcun contratto di prestito e che la concessione era stata formalizzata, al termine dell'iter istruttorio, con lettera di autorizzazione ministeriale. Da essa si evinceva un non meglio precisato intervento dell'Icr sull'opera e la necessità di effettuare una seconda copia della stessa. Non venivano forniti all'interrogante foglio e/o scheda conservativa di prestito. Il 15 giugno 2020 veniva acquisita al protocollo Fec richiesta di autorizzazione ad eseguire copia dell'opera da parte del Mart, alla quale veniva dato riscontro negativo, vincolandone la realizzazione agli esiti di procedura del prestito, non ancora conclusa;
il 24 giugno 2020 venivano autorizzate operazioni di scansionamento della Factum Foundation «funzionali alla realizzazione di modelli che l'ICR andrà a realizzare» ma, pare, mai l'autorizzazione alla realizzazione della (prima) copia con precisazione che il materiale elaborato doveva essere trasmesso al Fec;
il 10 settembre 2020 il dipinto giungeva a Roma per le indagini previste (non si faceva riferimento al restauro, solo alla scansione in corso di elaborazione che «costituirà un parametro di verifica oggettivamente preciso dello stato conservativo attuale, rendendo ridondante una mappatura grafica...») e l'Icr esprimeva parere favorevole sulla trasportabilità a Rovereto. A questo punto, sfugge all'interrogante quali siano le ulteriori analisi presso i laboratori romani e, ad oggi, l'Icr rappresenta all'interrogante che «diagnostica e attività effettuate nei laboratori ICR... sono tutt'ora in corso di elaborazione»;
alla seconda richiesta di chiarimenti dell'8 ottobre 2020, il Fec precisava di non aver acquisito alcuna documentazione concernente l'affidamento dell'incarico da parte del Mart per la digitalizzazione dell'opera, per cui non è chiaro se fosse a conoscenza delle modalità di scansione. Quanto alla richiesta di chiarimenti sulla necessità di eseguire una seconda copia, dalla nota prot. 0008080/18 settembre 2020 emergeva che il consiglio di amministrazione del Fec, nella seduta del 18 settembre 2020 aveva deliberato di autorizzare il prestito «al termine degli interventi dell'ICR... fino al... 4 dicembre», «considerato che, in occasione delle indagini ancora in corso presso la propria sede l'ICR, ha rilevato necessità di procedere ad un intervento conservativo... (braccio di uno dei seppellitori), il CdA ha richiesto che, a conclusione del restauro, codesto MART provveda a far eseguire... una nuova scansione... sulla base della quale si realizzerà la copia digitale». Solo a seguito di una seconda richiesta di chiarimenti, pertanto, si veniva a conoscenza del restauro, per il quale e solo a seguito di una terza richiesta, l'interrogante veniva a conoscenza del fatto che «la necessità dell'intervento conservativo è emersa dopo il trasferimento del dipinto nella sede romana dell'ICR dove le sofisticate attrezzature hanno consentito di completare le indagini avviate a Siracusa e rilevare l'opportunità dell'intervento, per il quale non è stata redatta alcuna relazione». Rimane ancora il dubbio secondo l'interrogante sulla tipologia di analisi effettuate per decidere per il restauro, atteso che nella nota prot. 00026545/15 settembre 2020 (dell'Icr ma comunque fornita all'interrogante), l'indagine sul dipinto sembrerebbe essersi fermata alla «scansione (...) in corso di elaborazione...», forse, eseguita in maniera diversa rispetto a Siracusa;
quanto riportato, assieme ad ulteriori aspetti, è stato oggetto di esposto da parte del Dracma, associazione di promozione sociale di Siracusa, alla procura di Siracusa;
all'interrogante, non venivano comunque forniti atti relativi all'iter istruttorio conclusosi col parere favorevole al prestito da parte del consiglio di amministrazione del Fec, più volte richiesti, con la precisazione del Fec che «non rientra nelle competenze della Direzione fornire atti emessi da soggetti diversi dalla Scrivente»;
infine, la copia (forse non l'unica) che sarebbe dovuta giungere a Siracusa per il periodo di permanenza a Rovereto dell'originale, è stata esposta al Mart per permettere il confronto con l'originale il giorno dell'inaugurazione della mostra ed è giunta in città solo a novembre 2020 –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritengano opportuno chiarire, per quanto di competenza, ogni aspetto della vicenda al fine di verificare il corretto svolgimento delle procedure di prestito dell'opera in questione da parte del Fec se sia stato rispettato il quadro normativo di riferimento, soprattutto con particolare attenzione al coinvolgimento o meno di tutti gli attori necessari all'iter di rilascio dell'autorizzazione al prestito e rispetto alla documentazione che sembrerebbe lacunosa.
(2-01051) «Ficara, Casa».
Interrogazioni a risposta scritta:
CIABURRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
come lamentato in più sedi da diversi anni, i piccoli comuni hanno notevoli difficoltà nella gestione del servizio di segreteria comunale a causa della carenza di segretari comunali, con evidenti ripercussioni sulla capacità degli enti stessi di erogare servizi ai cittadini;
il decreto del Ministro dell'interno 21 ottobre 2020, recante modalità e disciplina di dettaglio per l'applicazione dei nuovi criteri di classificazione relativi alle convenzioni per l'ufficio di segretario comunale e provinciale, all'articolo 2, in merito alla classificazione delle convenzioni per l'ufficio di segreteria, ha disposto testualmente che: «Possono partecipare ad una medesima convenzione fino a cinque enti»;
tale norma, introducendo il numero massimo di cinque Comuni per le convenzioni di segreteria, ha aggravato le complessità tecniche già incombenti sulle amministrazioni dei piccoli comuni –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per disporre una deroga al limite di cui in premessa per i comuni sotto i 5.000 abitanti.
(4-07869)
ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dalla stampa, sulle coste del Sulcis, nel sud della Sardegna, con il miglioramento delle condizioni atmosferiche sono ripresi, a ritmo ancor più serrato, gli sbarchi di immigrati clandestini;
più recentemente sono stati intercettati dai Carabinieri sulla strada fra Sant'Anna Arresi e Giba quattro immigrati clandestini che, pare, fossero sbarcati solo un paio di ore prima nella località di Porto Pino, dove infinite volte si sono registrati gli sbarchi di migranti in questi ultimi mesi;
come di consueto, i quattro immigrati, di nazionalità algerina, sono stati presi in carico dai Carabinieri e poi consegnati alle autorità preposte per il trasferimento, secondo prassi consolidata, al centro di accoglienza di Monastir, già congestionato a causa del sovraffollamento degli ultimi mesi;
quanto sopra rappresenta l'ennesimo episodio allarmante che, da una parte, dimostra la grande professionalità del nostro apparato di sicurezza, purtroppo costretto a farvi fronte con gravissime carenze di uomini e mezzi, e, dall'altra, ribadisce ancora la totale assenza di specifiche misure da parte del Governo per tutelare i confini marittimi e prevenire le partenze, anche mediante l'esercizio della necessaria autorità diplomatica nei confronti dei Paesi di partenza del Nord Africa;
stante quanto sopra, è opinione comune l'esistenza di un concreto pericolo che, entro la fine dell'anno, possano verificarsi ulteriori sbarchi nel territorio costiero sardo –:
quali iniziative urgenti i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di competenza, intendano adottare al fine di fermare immediatamente i flussi migratori illegali verso le coste della Sardegna.
(4-07871)
CAPITANIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il comando provinciale dei vigili del fuoco di Monza è privo di un terzo dell'organico, nonostante il Governo, a quanto risulta all'interrogante avesse promesso l'invio di ben 193 pompieri, attualmente in servizio ce ne sono solo 140 in una provincia estesa com'è quella di Monza e della Brianza;
la questione è nota dall'inizio dell'anno 2020, quando il viceministro dell'interno, Matteo Mauri, ha incontrato il prefetto della provincia di Monza e della Brianza, Patrizia Palmisani, e i vertici del sistema provinciale della sicurezza, senza incontrare, invece, le organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco che, tuttavia, hanno provveduto ad inviargli una lettera nella quale hanno elencato tutte le criticità del comando di Monza, prima fra tutte la necessità di organizzare meglio tutta la struttura del comando di Monza e Brianza, per renderlo autonomo da Milano e dalla direzione regionale;
nel frattempo, il Governo ha provveduto, invece, in tutta fretta a smantellare i «decreti sicurezza» del precedente Governo, aumentando l'insicurezza nel nostro Paese e ci sono, invece, ambiti delle forze dell'ordine che gridano aiuto, inascoltati;
nel disegno di legge di bilancio per il 2021, presentato dal Governo, sono state stanziate apposite risorse anche per il personale del corpo nazionale dei vigili del fuoco –:
come intenda al più presto risolvere il noto problema della carenza di organico presso il comando provinciale dei vigili del fuoco di Monza.
(4-07882)
MURONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
il complesso agricolo denominato «La Balzana» sito in Santa Maria La Fossa, costituito da circa 200 ettari di terreni, 20 abitazioni coloniche e 14 edifici rurali, risulta essere uno dei più importanti patrimoni recuperati alla criminalità organizzata d'Italia;
l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) ha assegnato il complesso al comune di S. Maria La Fossa nel dicembre 2017, destinandolo per finalità istituzionali dell'ente, sociali e produttivi;
la giunta comunale del comune di S. Maria la Fossa, in data 24 aprile 2019, ha deliberato di concedere in uso gratuito il complesso agricolo alla società consortile a responsabilità limitata Agrorinasce Scrl, costituita dai comuni di Casal di Principe, Casapesenna, S. Cipriano d'Aversa, S. Marcellino, S. Maria La Fossa e Villa Literno;
Agrorinasce Scrl ha predisposto uno studio di fattibilità per realizzare sul complesso un «Parco agroalimentare dei prodotti tipici della Campania»;
il progetto, per un importo complessivo di circa 30 milioni di euro, è stato finanziato dal Cipe con delibera del 24 luglio 2019, con una prima assegnazione dell'importo di 15,114 milioni di euro, attribuita all'Agenzia per la coesione territoriale, per la copertura degli investimenti della prima fase del progetto di riqualificazione de «La Balzana»;
Agrorinasce ha indetto una procedura di evidenza pubblica per la concessione provvisoria e onerosa ad operatori agricoli che operano sul territorio di S. Maria La Fossa, che pagano euro 400,00 annui per ettaro;
con delibera n. 38 del 26 novembre 2020, il consiglio comunale del comune di Santa Maria la Fossa ha deliberato di fuoriuscire da Agrorinasce e tra le motivazioni, suffragate da un dettagliato parere legale, vi sono la presunta illegittimità del comodato d'uso della Balzana e, a quanto consta all'interrogante, l'uso lucrativo dei terreni concessi ad operatori agricoli locali, ritenuto non compatibile con il dettato dell'articolo 48, comma 3, del cosiddetto codice antimafia e delle linee guida dell'Anbsc e, inoltre, criticità sul rispetto degli obblighi relativi alle stazioni appaltanti da parte di Agrorinasce;
se risultassero fondate le presunte irregolarità, c'è il fondato rischio di pregiudicare la ristrutturazione della cittadella agricola e di vanificare gli obiettivi di sviluppo del finanziamento;
il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, col coinvolgimento attivo delle organizzazioni del terzo settore, è un'opera fondamentale di restituzione alle comunità e rilancio socio-culturale-economico dei territori, come dimostrano le tante esperienze presenti proprio nella provincia di Caserta –:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, nel caso, se si intenda promuovere, per quanto di competenza, una ulteriore riflessione tecnica al fine di garantire una gestione del bene «La Balzana» che ne permetta un recupero e un rilancio considerato il suo valore simbolico nella lotta alla criminalità;
quali iniziative abbia intrapreso l'Anbsc per garantire l'effettivo riutilizzo sociale della Balzana, anche in riferimento alla destinazione dei proventi derivanti dal fitto dei terreni e quali interventi l'Anbsc e l'Agenzia per la coesione territoriale intendano attuare per evitare il rischio di pregiudicare la valorizzazione sociale di quel bene;
se il Governo intenda chiarire, nel rispetto delle competenze degli enti coinvolti, se sia in atto una riflessione atta a far assolvere il ruolo gestionale del piano di valorizzazione della Balzana all'Agenzia per la coesione territoriale, evitando così i rischi di incompatibilità di Agrorinasce nel ruolo di stazione appaltante ed ente strumentale del comune di S. Maria La Fossa;
quali iniziative si intendano promuovere, nel rispetto delle specifiche competenze degli enti coinvolti, per garantire un concreto riutilizzo sociale del bene che possa basarsi anche sulla centralità del terzo settore che in provincia di Caserta vanta esperienze d'eccellenza nell'uso sociale dei beni confiscati.
(4-07883)
ISTRUZIONE
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri Conte e la Ministra dell'istruzione Azzolina hanno dato il 18 dicembre 2020 l'avvio ad un ciclo di incontri denominato «Ripensare l'educazione del XXI secolo: incontri per riflettere, proporre, agire», che avranno luogo fino alla primavera prossima;
tali incontri dovrebbero costituire un momento di riflessione educativa finalizzata alla costruzione della scuola del futuro;
la situazione determinata dall'emergenza Covid-19 è tale che ancora oggi, a quasi un anno dall'inizio dell'emergenza, molte scuole sono chiuse, i ragazzi stanno perdendo parte anche del secondo anno di formazione e istruzione di qualità, la ripresa delle lezioni a gennaio 2021 è a rischio perché l'emergenza sanitaria e dei trasporti non sono state e, tuttora, non vengono affrontate con le dovute e improrogabili misure;
in un panorama estremamente critico in cui si sta muovendo la scuola, cercando di ridurre il danno che si sta determinando con il mero trasferimento delle lezioni in presenza sulle piattaforme digitali, si prevede che l'ascolto delle conferenze sarà valutato come attività di formazione in servizio;
l'iniziativa ricorda gli Stati generali avviati a giugno 2020 dal Presidente del Consiglio dei ministri Conte che non hanno lasciato traccia visibile, se non quella delle tante passerelle, con l'aggravante che oggi si hanno appuntamenti urgenti, quali la predisposizione del piano per il Recovery Fund che deve essere presentato entro un mese in Europa con progetti e investimenti cospicui su obiettivi chiari, definiti e misurabili;
tale progettualità deve rimandare a visioni e scelte del prossimo futuro già effettuate e sul quale il Governo ha avuto un anno di tempo per riflettere;
a questo si aggiunge che il dibattito sulla scuole del futuro è già da molto tempo vivace e cospicuo tra gli addetti al lavoro e numerosi sono i progetti avviati nei territori da chi la scuola la fa tutti i giorni direttamente sul campo, e non sembra oggi, nella fase di emergenza che si sta affrontando, il momento più adatto per prendere tempo e per dilungarsi in incontri: al contrario, è il tempo di agire prevedendo, innanzitutto, seri e articolati piani di formazione dei docenti, con valutazione ex ante ed ex post per poter contare su una nuova generazione di insegnanti sempre più tutor e sempre più coach abilitati ad utilizzare le nuove metodologie didattiche e digitali –:
se non ritenga opportuno, data la situazione della scuola italiana, rinviare a tempi migliori incontri di natura culturale e impegnarsi ad assumere, al contrario, le iniziative di competenza più urgenti e indifferibili per far tornare a scuola studentesse e studenti e predisporre, come da tempo richiesto dal gruppo Forza Italia, un piano di formazione dei docenti all'utilizzo delle metodologie didattiche improntate all'utilizzo delle tecnologie digitali.
(2-01048) «Aprea, Casciello, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Vietina».
Interrogazione a risposta scritta:
OCCHIUTO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
il comma 94 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015 ha previsto, per il triennio 2016-2018, la possibilità di conferire incarichi temporanei di livello dirigenziale non generale con funzioni ispettive di durata non superiore a tre anni, a supporto delle istituzioni scolastiche impegnate nell'attuazione della riforma, nonché per la valutazione dei dirigenti scolastici e la realizzazione del sistema nazionale di valutazione;
lo stesso comma 94 ha anche disposto che tali incarichi devono essere conferiti mediante valutazione comparativa dei curricula e previo avviso pubblico da pubblicare sul sito del Ministero dell'istruzione al fine di rendere conoscibile il numero di posti e la ripartizione tra amministrazione centrale e uffici scolastici regionali, nonché il criterio sulla base del quale effettuare la valutazione comparativa;
il comma 3 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 126 del 2019 ha autorizzato il Ministero dell'istruzione a bandire un concorso per l'assunzione, a partire dal 1° gennaio 2021, di 59 dirigenti tecnici e di ulteriori 87 a partire dal 1° gennaio 2023. Il comma 4, nelle more dello svolgimento del concorso, ha disciplinato l'ulteriore finanziamento del comma 94 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015, sopra citato, per l'attribuzione di incarichi temporanei di durata non superiore a tre anni fino al 31 dicembre 2020, termine prorogato al 31 dicembre 2021 con l'articolo 230-bis del decreto-legge n. 34 del 2020;
con decreto ministeriale n. 3 del 2020 il Ministero dell'istruzione ha avviato tali procedure assegnando all'ufficio scolastico regionale per la Calabria n. 3 posti, come da ripartizione indicata nell'allegato A al decreto ministeriale citato;
con nota n. 7254 del 3 giugno 2020 l'ufficio scolastico regionale della Calabria ha dato avvio con avviso pubblico alla procedura per il conferimento dei tre incarichi dirigenziali non generali con funzioni tecnico-ispettive;
con nota n. 19239 del 20 novembre 2020, l'ufficio scolastico regionale della Calabria ha reso noto i nominativi dei tre candidati individuati a conclusione della procedura comparativa nella selezione di cui sopra;
risulta all'interrogante che le procedure non siano state del tutto rispettate in quanto la comunicazione da parte dell'ufficio scolastico regionale della Calabria della conclusione della procedura comparativa, con conseguente assegnazione degli incarichi, non sarebbe stata contestualmente pubblicata anche sul sito del Ministero dell'istruzione come disciplinato dalla normativa di riferimento;
per quanto consta all'interrogante, dubbi sarebbero sorti, inoltre, anche in merito alla corrispondenza dell'esperienza professionale pregressa di due dei tre soggetti individuati con procedura comparativa – di natura soprattutto amministrativa – con quanto previsto dalla normativa in merito a detta tipologia di selezione del personale e in particolare con quanto disposto dal comma 1 dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che dispone che «ai fini del conferimento di ciascun incarico di funzione dirigenziale si tiene conto, in relazione alla natura e alle caratteristiche degli obiettivi prefissati ed alla complessità della struttura interessata, delle attitudini e delle capacità professionali del singolo dirigente, dei risultati conseguiti in precedenza nell'amministrazione di appartenenza e della relativa valutazione, delle specifiche competenze organizzative possedute, nonché delle esperienze di direzione eventualmente maturate all'estero, presso il settore privato o presso altre amministrazioni pubbliche, purché attinenti al conferimento dell'incarico» quale principio prioritario che sottende l'affidamento di incarichi dirigenziali –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, per quanto di competenza, avviare le necessarie verifiche in merito alla possibile violazione dei principi fondamentali delle norme in materia di affidamento di incarichi dirigenziali e sull'eventuale sussistenza di incoerenza tra la natura amministrativa delle pregresse esperienze lavorative di due dei tre soggetti individuati e le funzioni tecnico-ispettive di natura psico-pedagogiche che con l'articolo 1, comma 94, della legge 13 luglio 2015, n. 107, si intendono perseguire.
(4-07879)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
MURONI e BOLDRINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
nel 2014 è comparso sul territorio italiano un insetto parassita molto aggressivo e contagioso, la Toumeyella parvicornis (cocciniglia tartaruga), originario del Nord America, che attacca prevalentemente il pino domestico (Pinus pinea) nutrendosi della sua linfa e ricoprendone le chiome con una melata su cui si sviluppa un fungo crostoso di colore nero (fumaggine) che imbratta massicciamente le piante ospiti, impedendone la fotosintesi e portandole alla morte. Questo parassita si riproduce esponenzialmente: dopo aver devastato la Campania ed aggredito la maggior parte dei pini di Roma e del litorale laziale, si dirigerà verso Toscana, Emilia-Romagna (che ha già decretato lo stato di emergenza), Liguria e Francia. Entro la prossima primavera si schiuderanno milioni di uova del parassita e se non si interviene subito sarà troppo tardi per salvare un immenso patrimonio arboreo di enorme valore biologico, storico, paesaggistico e monumentale;
esiste una cura efficace, provata scientificamente, economica e di semplice esecuzione: l'endoterapia, un'iniezione nel tronco di un principio attivo insetticida già autorizzato per altri parassiti come la processionaria del pino. Il Servizio fitosanitario nazionale ha riconosciuto la necessità di contrastare la Toumeyella parvicornis ma non ha ancora decretato le azioni concrete necessarie. Il Ministero della salute ha iniziato l'iter per l'approvazione della deroga all'uso delle molecole per la lotta al parassita, tuttavia il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali non ha ancora emanato il decreto di lotta obbligatoria e non sono state ancora stanziate le risorse economiche necessarie per la cura dei pini, per evitare di farli morire e poi doverli abbattere;
è in atto in Italia un attacco ingiustificato agli alberi ed al pino domestico in particolare, ritenuto pericoloso. Tuttavia, è ampiamente dimostrato che gli schianti sono dovuti ai danneggiamenti subiti dalla pianta a seguito di interventi manutentivi errati quali tagli di radici e capitozzature, mentre esistono provate tecniche di contenimento delle radici per evitare danni alle sedi stradali ed ai marciapiedi;
salvare i pini è un dovere verso l'ambiente, la salute e la nostra identità storica. Specialmente in ambiente urbano, svolgono numerose funzioni benefiche quali l'elevato assorbimento di CO2 e polveri sottili, l'azione rinfrescante (fino a -5 gradi) di copertura dal sole nella stagione calda, la funzione di habitat per diversi animali e come corridoio ecologico della fauna aviaria. Importanti studi scientifici dimostrano che in loro assenza aumenterebbero significativamente patologie e morti precoci;
incorniciando monumenti e ruderi, i maestosi pini ad ombrello secolari sono protagonisti identitari dei paesaggi italiani, conferendo un'atmosfera unica alle nostre città d'arte. Parchi e giardini storici, definiti dalla Carta internazionale di Firenze «musei viventi», hanno negli alberi il loro elemento più importante. Privare Roma e l'Italia dei suoi pini secolari intorno ai monumenti, lungo strade, viali e piazze, nelle ville storiche, nei parchi archeologici e nelle riserve sarebbe un disastro ambientale, paesaggistico ed artistico di proporzioni immani. Non si può più aspettare, occorre intervenire subito –:
se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza abbiano assunto o intendano assumere al fine di porre termine all'irreparabile danno al patrimonio arboreo del comune di Roma e di tante altre città italiane;
se intendano adottare urgentemente iniziative di competenza, anche normative, finalizzate alla cura dei pini con le quali, oltre allo stanziamento dei fondi per aiutare gli enti interessati, siano date direttive di tutela paesaggistica e di rispetto dei vincoli.
(4-07876)
SALUTE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BENDINELLI, DE FILIPPO, ROSTAN, FERRI e OCCHIONERO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
da giorni, ormai, il Veneto è diventata la regione italiana con il maggior numero di casi di nuovi contagi da Covid-19;
la zona più colpita è quella della provincia di Verona, ove i morti sono arrivati, al 15 dicembre 2020, a 1.252 unità, un quarto di tutti i 4.896 decessi del Veneto;
la situazione, a livello generale della regione, e a livello particolare del territorio veronese, è ormai drammatica, con gli ospedali sovraffollati e le terapie intensive al collasso;
alla base di questa impressionante tendenza stanno senz'altro fattori causali meritevoli di approfondimento e riflessione ulteriore da parte del Ministro interrogato, sul quale la Commissione XII (Affari sociali) dovrà prontamente essere informata;
non può ignorarsi come le difficoltà nella gestione della pandemia derivino, specie nella provincia di Verona, anche da tagli alle strutture sanitarie e al personale medico e infermieristico, più volte segnalate dai sindacati e dalle altre associazioni rappresentative del settore –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per riportare alla normalità una situazione che appare ormai fuori controllo, in cui il diritto fondamentale alla salute dei cittadini appare gravemente, e intollerabilmente, compromesso.
(5-05208)
BOLOGNA e RIZZONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la pandemia Covid-19, come confermato da numerose indagini, ha avuto un impatto particolarmente gravoso sui pazienti oncologici, per i quali il decorso dell'infezione da Covid-19 risulta più sfavorevole sotto il profilo di necessità di terapia intensiva e dell'incidenza di decessi, con un tasso di mortalità complessivo pari al 25,6 per cento;
nei pazienti con malattie ematologiche maligne contagiati dal virus la mortalità raggiunge il 37 per cento (European Journal of Cancer);
da quando è iniziata la pandemia, la mortalità per Covid-19 di pazienti oncoematologici è di 2,4 volte superiore rispetto alla popolazione generale e 4,3 volte superiore rispetto ai pazienti oncoematologici pre-pandemia (Ail);
la diagnosi di cancro è tra le concause più frequenti che contribuiscono alla morte dei pazienti (Rapporto Istat-Iss 2020);
a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19, le diagnosi e le biopsie relative a patologie oncologiche sono diminuite del 52 per cento, le visite settimanali del 57 per cento e si sono registrati ritardi per il 64 per cento degli interventi chirurgici (Iqvia);
nei primi 5 mesi del 2020, in Italia si registrano più di un milione di esami di screening oncologici in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 (Aiom);
si è registrata una riduzione delle nuove diagnosi di tumore della mammella (2.099 in meno) e del colon-retto (611 in meno), delle lesioni del colon-retto (quasi 4000 adenomi del colon-retto non diagnosticati) e del cancro della cervice uterina (circa 1670 lesioni Cin o più gravi non diagnosticate) (Aiom);
le diagnosi ritardate o mancate, i trattamenti sospesi o rimandati e gli interventi rinviati rischiano di avere conseguenze potenzialmente infauste, soprattutto per quanto concerne i pazienti oncoematologici per i quali l'ambiente ospedaliero deve rimanere un luogo sicuro dove recarsi;
il decreto del Ministro della salute n. 70 del 2015 e da ultimo l'accordo Stato-regioni del 17 aprile 2019, ha indicato la Rete quale migliore modello organizzativo per la presa in carico del paziente oncologico, nella prospettiva di garantire un adeguato livello di accoglienza, di integrazione tra assistenza territoriale e assistenza ospedaliera, nonché l'armonizzazione dei percorsi, anche in funzione dell'appropriatezza e dell'equità nell'accesso alle cure su tutto il territorio nazionale;
il recente documento emanato dal Ministero della salute sulle «Indicazioni nazionali per l'erogazione dei servizi di telemedicina» è un atto di riferimento unitario nazionale per l'implementazione dei servizi di telemedicina e la conseguente innovazione organizzativa nel processo aziendale –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per favorire la realizzazione e il monitoraggio del rinnovamento organizzativo delle attività sanitarie per la continuità assistenziale e il miglioramento della qualità dell'assistenza del paziente oncologico e onco-ematologico anche in relazione alle prestazioni di telemedicina e alla sua applicazione nei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali.
(5-05209)
MENGA e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'emergenza epidemiologica in atto, il mancato riconoscimento della professione sanitaria di informatore scientifico del farmaco (Isf) e l'assenza di un univoco inquadramento contrattuale di tale categoria da parte delle diverse aziende farmaceutiche, hanno concorso alla paralisi dell'attività di questi professionisti;
sia pure in un'ottica di prevenzione della diffusione del Covid-19, la disomogeneità dei provvedimenti adottati dalle singole regioni, aziende sanitarie locali (Asl) e aziende ospedaliere ha fortemente influenzato le dinamiche dell'informazione medico-scientifica;
l'assenza di linee guida condivise e univoche, vigenti sull'intero territorio nazionale, è stata già segnalata a mezzo dell'ordine del giorno n. 9/02463/152, presentato al cosiddetto «Decreto Cura Italia» ed accolto con parere positivo di questo Governo, ciononostante, a tutt'oggi, la situazione denunciata è rimasta immutata;
per esemplificare quanto riportato, si segnala la vigenza di alcuni provvedimenti dal contenuto antitetico non solo tra le diverse realtà regionali, bensì all'interno di strutture sanitarie insistenti sul medesimo territorio: in Campania, la circolare prot. 19232, con decorrenza dal 14 settembre 2020, ha vietato l'accesso degli Isf presso l'azienda ospedaliera «A. Cardarelli», mentre l'Asl Napoli 1 Centro, con delibera prot. 9711 del 28 settembre 2020, ha disposto le modalità per l'accesso degli Isf presso «l'Ospedale del Mare»; nel Lazio, a mezzo della circolare prot. 40084/20 è stato vietato l'accesso agli Isf, Key Account Manager e Regional Account Manager presso il «Policlinico Gemelli», mentre l'Asl di Frosinone ha autorizzato l'ingresso ai soli informatori purché ricevuti dal personale medico al di fuori dei reparti ospedalieri, e così via discorrendo per ogni singola regione;
a tale complesso e nebuloso quadro dispositivo vanno ad aggiungersi le variegate prescrizioni e politiche adottate dalle aziende farmaceutiche, con cui tali professionisti hanno in essere rapporti di lavoro, determinando tra loro inique disparità all'interno del medesimo ambito lavorativo, solo perché operanti in diverse regioni, all'interno di diversi presidi sanitari e alle dipendenze di diverse aziende del comparto farmaceutico –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e, conseguentemente, se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad elaborare indirizzi per la regolamentazione e il coordinamento delle modalità di lavoro degli informatori scientifici del farmaco per tutta la durata dell'emergenza Covid-19, anche al fine di garantire un'uniformità nell'aggiornamento e nell'informazione continua dei medici operanti sull'intero territorio nazionale.
(5-05210)
Interrogazioni a risposta scritta:
MAZZETTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'emergenza dovuta alla diffusione del Coronavirus è sempre più seria e più estesa a livello mondiale: ad oggi in Italia si contano 1.843.712 di casi confermati di contagio e 64.520 morti. Ma questi sono dati del tutto provvisori: invero, la probabilità di infezione da SARS-CoV-2 durante le prossime festività è considerata molto alta sia per la popolazione generale sia per gli individui clinicamente vulnerabili;
come è noto, la regione Toscana ospita una delle comunità cinesi più numerose del territorio italiano; solo nella città di Prato, che conta 195.000 abitanti, vivono tra i 30 e i 40.000 cinesi, il numero purtroppo è «inquinato» da irregolari non censiti;
da qualche giorno, in questa città, nel parcheggio di via Viareggio, sono stati filmati decine di cittadini cinesi che salgono e scendono da bus turistici con grandi bagagli. Spesso, quelli in arrivo, salgono su taxi non regolari;
sono pressanti e legittime le preoccupazioni sulla sicurezza e la regolarità dei trasferimenti di queste persone che, data la presenza di voluminosi borsoni e valigie, fanno pensare a spostamenti ben oltre i confini comunali, provinciali e regionali. Di questa gente non si conosce la provenienza, la destinazione e, soprattutto, se sia mossa e sia stata oggetto dei controlli, nel rispetto delle attuali misure di prevenzione per il COVID-19;
ciò, quando in quasi tutta l'Italia, ivi inclusa la Toscana, è vietato e sanzionato anche lo spostamento fra comuni, sovente separati da soli pochi metri di distanza;
è più che mai necessario, alla luce dei menzionati dati sulla diffusione della pandemia e dell'elevata densità della popolazione cinese nel Pratese, monitorare questi transiti e verificare se avvengano nel rispetto delle misure di sicurezza previste dall'attuale normativa emergenziale –:
se il Governo sia a conoscenza del fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per la tutela della salute pubblica.
(4-07865)
PAOLO RUSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il piano per vaccinazione anti-Covid elaborato dal Governo ha individuato, tra le altre cose, le priorità nella somministrazione delle prime dosi di vaccino;
al fine di sfruttare l'effetto protettivo diretto dei vaccini, sono state infatti identificate le tre categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali: gli operatori sanitari e sociosanitari, sia pubblici che privati accreditati; i residenti e personale dei presidi residenziali per anziani; le persone di età avanzata, dove sono maggiori i fattori di rischio clinici, visto che la prevalenza di comorbidità aumenta con l'età;
con l'aumento delle dosi di vaccino si provvederà quindi a sottoporre a vaccinazione le altre categorie di cittadini;
quello che emerge dal piano vaccinazioni anti-Covid, relativamente alle priorità di somministrazione delle prime dosi di vaccino, è l'esclusione, tra la categoria degli operatori sanitari, dei tantissimi medici libero professionisti – solo gli odontoiatri sono 5000 – che rischia così di restare esposta al contagio e di diventare involontario veicolo di possibile trasmissione;
come ha ricordato il presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, Silvestro Scotti, chi è iscritto all'ordine ha doveri deontologici ma anche diritti, e tra questi vi è sicuramente quello di poter avere somministrato il vaccino al pari degli altri medici, ed essere quindi messo in condizione di lavorare in piena sicurezza –:
quali iniziative intenda adottare affinché tra gli operatori sanitari, già individuati come categoria da vaccinare in via prioritaria, siano inclusi anche i medici libero professionisti e i medici pensionati.
(4-07866)
PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
da fonti di stampa si apprende la notizia che la clinica L'Immacolata di Celano, in provincia dell'Aquila, a distanza di pochi giorni dalla risoluzione della convenzione con la quale è stata posta la parola fine sulla possibilità di ospitare i pazienti Covid nella struttura, ancora non vede riprendere le attività dei ricoveri ordinari, non avendo comunque mai interrotto l'impegno degli ambulatori;
appare assurdo e grave che, in una situazione così delicata per la sanità in provincia dell'Aquila, vi sia una struttura di fatto ferma con gli operatori sanitari in ferie forzate che, invece, potrebbe assistere pazienti con patologie diverse, in grado quindi di garantire un servizio sanitario importante per il territorio;
la regione Abruzzo e la Asl n. 1 della provincia dell'Aquila devono chiarire questi aspetti anche alla luce delle ispezioni nella struttura celanese, avvenute nei giorni scorsi (al momento, delle ispezioni, non si conoscono gli esiti);
è importante sapere quali siano gli ostacoli che impediscano una riapertura a pieno regime anche se si apprende che, proprio in queste ore, sono attive interlocuzioni per concedere il disco verde alla ripresa delle attività di ricoveri e il contestuale rientro a lavoro del personale sanitario, oltre 100 persone tra interni e p.i.;
pur non avendo al momento alcuna certezza è importante che giunga al più presto la conferma della riapertura e che si faccia chiarezza su quanto sta accadendo riguardo alla clinica di Celano, sul futuro dei suoi dipendenti e sui servizi che da sempre ha offerto con grande professionalità al territorio –:
alla luce dei fatti soprariportati, e per quanto di competenza, quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di fare chiarezza sulla situazione in atto.
(4-07867)
CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
a marzo 2020 è partita una discussione in merito alla possibilità di utilizzare l'idrossiclorochina per trattare i pazienti COVID-19;
l'idrossiclorochina è un farmaco antimalarico facente parte dei farmaci antireumatici modificanti la malattia e utilizzato nella terapia, oltre che della malaria, anche dell'artrite reumatoide e del lupus eritematoso sistemico;
Donald Trump e Bolsonaro sono stati i due presidenti che hanno, con la loro visibilità, dato credito sin dall'inizio a questa possibilità di cura farmacologica al COVID-19;
il 31 marzo 2020 la Bill and Melinda Gates Foundation commissiona lo studio studio randomizzato, multicentrico, equivalente al placebo (acido ascorbico), in cieco controllato di Hcq Pep per verificare se il farmaco potesse prevenire l'infezione da Sars-Cov-2 negli adulti esposti al virus: il n°NCT04328961. I risultati sono stati pubblicati l'8 dicembre 2020 con lo studio dal titolo: «Idrossiclorochina come profilassi post-esposizione per prevenire l'infezione da Coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta grave». Lo studio conclude la non efficacia dell'idrossiclorochina per la prevenzione dell'infezione da Sars-Cov-2;
il 29 aprile 2020 Aifa divulgava il razionale dell'uso del farmaco;
l'interrogante con diverse interrogazioni si è occupata del conflitto di interesse di Bill Gates;
a fine maggio l'Oms decide di, sospendere l'uso della idrossiclorochina e subito dopo, in accordo con l'Ema, l'Aifa sospende l'autorizzazione all'utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento del COVID-19 al di fuori degli studi clinici, sostenendo che «al momento attuale tuttavia, nuove evidenze cliniche relative all'utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da Sars-Cov-2 (seppur derivanti da studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata) indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti»;
la comunità scientifica nel frattempo ha prodotto 197 studi Hcq dei quali 132 in peer review, sull'uso di questo farmaco nella sua azione contro la tempesta di citochine che causerebbe il Sars-Cov-2. Nel trattamento precoce il 100 per cento degli studi riporta effetti positivi e il 64 per cento è il miglioramento mediano. Mentre, nel trattamento tardivo solo il 77 per cento degli studi riporta effetti positivi;
dopo che il Tar Lazio ha respinto l'istanza di sospensione cautelare della nota Aifa di sospensione della somministrazione dell'idrossiclorochina l'11 dicembre 2020 il Consiglio di Stato, con l'ordinanza n. 07097/2020 Reg. Prov. Cau. su ricorso n. 09070/2020 Reg. Ric sezione terza, decide di accogliere il ricorso, pronunciandosi nel senso della sospensione dell'efficacia delle note di Aifa che vietano l'uso dell'idrossiclorochina nei pazienti non ospedalizzati, consentendo la prescrizione di tale sostanza, sotto precisa responsabilità e dietro stretto controllo del medico, alle condizioni precisate nelle motivazioni;
con l'ordinanza, dunque, si attesta la possibilità di utilizzo off label a carico del Servizio sanitario nazionale, in deroga a quanto previsto dalla legge n. 648 del 1996 e si afferma il principio che la cura non è un valore metafisico e lontano dal paziente, che egli non può comprendere e far proprio, non è «un principio autoritativo, un'entità astratta, oggettivata, misteriosa o sacra, calata o imposta dall'alto o dall'esterno, che ciò avvenga ad opera del medico, dotato di un elevato e inaccessibile sapere specialistico, o della struttura sanitaria nel suo complesso» ma deve essere costruita per la persona e con la persona, nel rispetto della dignità umana e che la scienza delle evidenze scientifiche non è uno strumento fine a sé stesso, ma deve garantire la cura della singola persona, in sé e per sé considerata, che è il centro e il fine ultimo del rapporto terapeutico –:
se non intenda intraprendere un percorso verso la gestione dell'epidemia in via ordinaria anche tramite l'uso dell'idrossiclorochina come farmaco, al posto di un vaccino sperimentale, per un ritorno alla normalità quotidiana.
(4-07886)
SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
la città di Taranto, sul cui territorio insistono colossi industriali come lo stabilimento siderurgico ex Ilva e la raffineria Eni, è da anni ritenuta teatro di una gravissima emergenza sanitaria;
i risultati di importanti studi epidemiologici hanno evidenziato che, sino ad oggi, i cittadini dell'area Tarantina sono stati privati di tutele concrete ed immediate in materia di salute umana e di ambiente, situazione che ha comportato, soprattutto per ciò che riguarda la fascia d'età pediatrica, l'incremento di tumori di ogni tipo, l'allarmante eccesso di mortalità per tutte le cause e l'ospedalizzazione a seguito di malattie respiratorie acute;
nel corso del 2020 i dati di Arpa Puglia hanno evidenziato che, anche a fronte di una produzione fortemente ridotta a causa della crisi del mercato, agenti cancerogeni come benzene, PM10 e PM 2,5 sono aumentati in particolar modo nel quartiere cittadino «Tamburi», che è locato a ridosso dello stabilimento siderurgico ex Ilva;
è ormai chiaro a tutti che, per salvaguardare, da un lato, l'occupazione ed i livelli retributivi riconosciuti ai dipendenti (sia dello stabilimento siderurgico sia dell'indotto) e, dall'altro, la salute dei cittadini e l'ambiente, sia necessario soppiantare immediatamente i modelli industriali inquinanti operanti nell'area tarantina;
lo Stato italiano ed il gruppo franco-indiano Arcelor-Mittal hanno siglato nel dicembre del 2020 un accordo che prevede la cogestione dello stabilimento siderurgico che, è bene ricordarlo, anche nel caso rispettasse alla lettera i prescritti obblighi ambientali, rappresenta sempre un rischio per la salute umana in ragione della specificità di un'attività industriale altamente inquinante;
l'intesa a cui sono giunti lo Stato italiano ed Arcelor-Mittal prevede investimenti per 2,1 miliardi di euro in 5 anni con spese per interventi ambientali, acquisti di forni elettrici e manutenzioni, il tutto per raggiungere nel 2025 il dichiarato obiettivo di una produzione di acciaio pari ad 8 milioni di tonnellate affiancata dal pieno impiego di tutti i dipendenti di Arcelor-Mittal Italia (si parla di 10.700 unità);
come ammesso dai suoi firmatari, il patto in questione resta soggetto all'approvazione dell'Unione europea che, dal canto suo, potrebbe anche non autorizzarlo. Ma non solo. Al di là dei dubbi che gravano sulla fattibilità del piano a livello economico, tecnologico ed ambientale, va evidenziato che Arcelor-Mittal ha vincolato il perfezionamento dell'accordo a tre «condizioni sospensive» quali «la modifica del piano ambientale esistente per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale; la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto; e l'assenza di misure restrittive – nell'ambito dei procedimenti penali in cui Ilva è imputata – nei confronti di AM InvestCo»;
si è in attesa che vengano illustrati elementi in grado di dimostrare la sostenibilità sul piano economico, tecnologico ed ambientale dell'accordo di cogestione dello stabilimento siderurgico –:
quali iniziative intendano adottare i Ministri interpellati per garantire il perfezionamento dell'accordo di cogestione dello stabilimento siderurgico nei tempi e nei modi previsti qualora non dovessero realizzarsi le citate «condizioni sospensive».
(2-01049) «De Giorgi».
Interrogazione a risposta orale:
ACUNZO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
in questi mesi di pandemia causata dal COVID-19, la crisi che ne è derivata sta interessando tutti i settori produttivi del nostro Paese;
molte realtà industriali sono presenti nel nostro Paese, con prodotti di eccellenza;
tra queste eccellenze spicca quella della «Fibre Ottiche Sud» (F.o.s. s.r.l.), che opera nella città di Battipaglia, appartenente al Prysmian Group, società leader mondiale del settore;
altri Paesi dell'Unione europea, come la Francia, hanno deciso di affidare la produzione della fibra ottica, alla luce del prossimo Recovery Fund, al solo Gruppo Prysmian, di cui la F.o.s. di Battipaglia fa parte;
tale prodotto d'eccellenza, realizzato in Italia anche da altre pregevoli società, sarebbe garanzia di qualità nella digitalizzazione del nostro Paese –:
quali siano le iniziative che intende adottare, alla luce delle prossime provvidenze e del Recovery Fund, per sostenere il settore della produzione italiana delle fibre ottiche di qualità e il loro utilizzo nella digitalizzazione del territorio nazionale, valutando l'opportunità di seguire una linea di tutela già adottata da altri Paesi europei.
(3-01975)
Interrogazione a risposta in Commissione:
VITIELLO e MIGLIORE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
all'alba del 18 dicembre 2020 una guardia giurata della fabbrica di Castellammare di Stabia Meridbulloni, incaricata dai vertici del Gruppo Fontana di bloccare la produzione e sgomberare la fabbrica, ha interrotto il turno lavorativo dichiarando che la fabbrica era chiusa e ha conseguentemente ordinato lo spegnimento del forno di fusione;
in più occasioni la proprietà aveva avanzato l'ipotesi di delocalizzare il sito per spostarlo dalla zona costiera e ricollocarlo, sempre nell'area di crisi stabiese-torrese, in una zona interna, ipotesi che non aveva mai trovato ostacoli da parte delle amministrazioni coinvolte;
la decisione del 18 dicembre 2020 è sorprendente perché del tutto inaspettata. Senza alcun preavviso la proprietà ha comunicato la chiusura del sito stabiese e la ricollocazione dei lavoratori in una azienda del gruppo, scaturita da un processo di fusione e con sede a Torino;
al momento della decisione, erano presenti gli operai dell'unico reparto, quello dei forni che si occupa del trattamento termico dell'acciaio, necessario per produrre i bulloni, poi venduti in ogni angolo del mondo dalla holding di Milano;
le commesse dell'azienda non mancano: la società, appena poche settimane fa, ha completato una cinquantina di nuove assunzioni negli stabilimenti del Nord Italia, programmando giornate di lavoro anche alle vigilie di Natale e Capodanno. La giornata di cassa, che ha coinvolto i lavoratori dello stabilimento il 18 dicembre, coincideva con una riunione già in calendario tra i sindacati e i vertici della società, presieduta da Giuseppe Fontana, che doveva presentare il piano industriale;
fino a quel momento, il clima era stato sempre sereno. Gli stipendi e la tredicesima erano arrivati regolarmente, l'azienda ha sempre ribadito che lo stabilimento di Castellammare «è il fiore all'occhiello del gruppo», in termini di produttività e professionalità, con un tasso di assenteismo tra i più bassi del Sud Italia. Una vera e propria «isola felice», in un territorio devastato dalla desertificazione industriale, capace di far registrare un attivo di 320mila euro nell'ultimo anno;
nella riunione programmata con i sindacati, i vertici aziendali annunciano inaspettatamente che lo stabilimento di Castellammare di Stabia verrà chiuso, in vista di un accorpamento con la Ibs di Torino, e che circa 80 lavoratori campani verranno trasferiti in blocco nel capoluogo piemontese. Un duro colpo per i lavoratori e le loro famiglie costrette ad un drastico cambio delle condizioni di vita e di lavoro senza alcun preavviso e alcun tipo di concertazione con le rappresentanze sindacali;
questa chiusura rappresenta l'ultimo duro colpo a tutta la comunità stabiese che sta assistendo, negli ultimi anni, a una vera e propria desertificazione industriale e giovanile: non sfuggirà che la perdita di posti di lavoro di un'azienda florida e storica come questa rischia di aggiungersi alla crisi che, negli anni, ha devastato il comparto industriale di Castellammare e della sua area. Motivo per il quale diventa necessario conoscere i piani industriali dell'azienda per evitare che, oltre ai disastri economici causati dalla pandemia, questa città debba fare i conti con altre famiglie ridotte sul lastrico –:
se corrispondano al vero le decisioni dell'azienda Meridbulloni riportate in premessa;
se il Governo non ritenga di convocare con urgenza i vertici aziendali e le rappresentanze dei lavoratori al fine di avviare un confronto per una positiva e concordata soluzione della situazione esposta in premessa al fine di tutelare le condizioni di lavoro ed il livello occupazionale dei circa 80 lavoratori coinvolti.
(5-05211)
Interrogazione a risposta scritta:
TIRAMANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
come riportato dalla stampa locale da mesi l'ufficio postale di Borgosesia effettua aperture a orario ridotto e senza la possibilità di fissare un appuntamento. Chiusure e razionalizzazioni parziali, tuttora in essere, che hanno diminuito la capillarità della presenza e peggiorato la qualità del servizio sul territorio;
con l'entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020 che ha imposto un nuovo lockdown al Piemonte gli spostamenti da un comune all'altro sono diventati più complicati aumentando il disagio della popolazione;
considerando che i fruitori degli sportelli postali sono in particolar modo gli anziani, la decisione di ridurre l'orario di apertura appare inopportuna sia dal punto di vista del servizio ai cittadini, che da quello del rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza sanitaria;
per venire incontro alle esigenze della popolazione sarebbe stato utile almeno diversificare i giorni di apertura, per un deflusso più ordinato degli utenti. Poste ha installato in diverse località i postamat che però non possono supplire integralmente agli uffici postali;
i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 (cosiddetta «seconda direttiva postale») e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde ad un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;
il decreto legislativo n. 261 del 1999 rappresenta a tutt'oggi il testo di riferimento per la disciplina generale del servizio postale, con specifico riferimento alla fornitura del servizio universale. Tale decreto ha recepito i contenuti della direttiva 97/67/CE ed è stato successivamente modificato dal decreto legislativo n. 384 del 2003, che ha recepito la «seconda direttiva postale», 2002/39/CE, e dal decreto legislativo n. 58 del 2011, che ha recepito la «terza direttiva postale», la direttiva 2008/6/UE del 20 febbraio 2008. Fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste Italiane S.p.a. per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);
il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane S.p.a. fino al 30 aprile 2026, sulla base del contratto di programma 2020-2024 firmato il 30 dicembre 2019 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane S.p.a., nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;
a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140 mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese» –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché sia garantito un capillare servizio sull'intero territorio nazionale, e in particolare venga disposta nel più breve tempo possibile l'immediata riapertura integrale dell'ufficio postale di Borgosesia.
(4-07868)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta scritta:
NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
con decreto del direttore generale per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica, emanato il 14 dicembre 2020, il Ministero dell'università e della ricerca ha ripartito il fondo di istituto per le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, stanziando, all'articolo 2, la somma di 11.628.583,00 euro e suddividendola a favore delle singole istituzioni Afam secondo gli importi contenuti nella tabella allegata;
secondo quanto riferito da diversi direttori, a quanto consta all'interrogante, la ripartizione del Fondo d'istituto non risulta, tuttavia, essere stata precedentemente comunicata alle istituzioni destinatarie del provvedimento, né attraverso la piattaforma Caronte, né attraverso avvisi specifici sul sito istituzionale del Ministero dell'università e della ricerca, né attraverso precedenti e-mail istituzionali;
le somme in questione, come hanno segnalato numerosi direttori di conservatorio e di accademie, sono state inserite direttamente sul portale NoiPA il giorno successivo all'emanazione del decreto di riparto, dunque il 15 dicembre 2020, e le istituzioni hanno pertanto avuto solo pochissime ore a disposizione per inserire tutti i conteggi e i dati loro richiesti sulla piattaforma, che è risultata chiusa già alle ore 14 del giorno stesso;
alle ore 14 del giorno 15 dicembre 2020, la piattaforma, a quanto risulta all'interrogante, infatti risultata già inaccessibile e diverse istituzioni hanno lamentato, nella breve finestra temporale loro concessa per espletare le operazioni, disservizi sia per la connessione alla piattaforma, sia in merito alla rilevazione delle somme disponibili, che apparivano e scomparivano;
alle ore 14 del 17 dicembre 2020 la direzione generale per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica ha comunicato via posta elettronica alla presidenza della conferenza dei direttori dei conservatori di musica e alle singole direzioni delle istituzioni Afam una proroga fino alle 15:30 del giorno stesso per il caricamento dei dati sulla piattaforma, sottolineando l'assenza di ulteriori proroghe;
anche in questo caso, a causa della tempistica così serrata, di un preavviso non sufficientemente congruo e di nuovi ulteriori disservizi riscontrati sulla piattaforma, le istituzioni non hanno potuto completare le operazioni di inserimento dei dati;
una mancata erogazione del Fondo d'istituto alle singole istituzioni farebbe tornare i fondi non erogati al Ministero dell'economia e delle finanze, per vederli poi riaccreditati entro il mese di luglio dell'anno seguente. Ciò comporterebbe che il personale di queste istituzioni sarebbe retribuito per un lavoro già svolto, dopo numerosi mesi, con eventuali aggravi causati dal cumulo di tali cifre con i guadagni percepiti l'anno successivo –:
se il Ministro interrogato non intenda predisporre l'apertura di una nuova finestra di accesso alla piattaforma NoiPa con il dovuto preavviso, comunque entro il 29 dicembre 2020, per consentire alle istituzioni di espletare correttamente tutte le operazioni necessarie o, in alternativa, una nuova finestra di pagamenti a gennaio.
(4-07881)
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Tateo n. 5-05179, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 dicembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Turri.
L'interrogazione a risposta scritta Carnevali e Martina n. 4-07856, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 dicembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Maria.
TATEO, TURRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
è notizia acclarata quella della forte protesta dei magistrati onorari, precari della giustizia da anni che rivendicano il diritto sacrosanto di lavorare in condizioni di vita migliori, riforme e riconoscimento di diritti fondamentali. Una protesta che sta dilagando in tutta Italia e che a Palermo ha spinto tre magistrati onorari a iniziare uno sciopero della fame. Le problematiche sono tante e i magistrati onorari hanno subito come una forte offesa le parole del Ministro della giustizia in risposta ad una interrogazione parlamentare;
la questione più spinosa è l'inattività del Governo a risolvere i problemi della magistratura onoraria italiana. Prova di questo è l'ulteriore rinvio, a gennaio 2021, dell'esame, in Commissione giustizia del Senato, di un testo di legge riformatore della materia. «Il suddetto testo, peraltro, tende a precarizzare ulteriormente la categoria assommando il rapporto di lavoro onorario a quello autonomo, contrariamente a quanto dettato dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, che, nel luglio scorso, ha riconosciuto ai magistrati onorari italiani la qualifica di Giudici europei e di lavoratori, la cui disapplicazione, da parte del Governo italiano, comporterebbe l'avvio della procedura d'infrazione, con conseguente grave danno economico per l'intero Paese»;
a questo si aggiunge la risposta del Ministro della giustizia all'interrogazione parlamentare, nella quale ha dichiarato che la magistratura onoraria, oltre ad essere caratterizzata dalla spontaneità della adesione e dai caratteri di precarietà e temporaneità, ha la finalità di «contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale»;
le associazioni di categoria della magistratura onoraria segnalano e ribadiscono che i magistrati onorari stanno assolvendo ogni giorno, in questi ultimi mesi, caratterizzati dal dilagare dell'epidemia da Covid-19, nei tribunali italiani, allo svolgimento delle udienze civili e penali loro delegate dai capi degli uffici, senza alcuna tutela economica e previdenziale, e senza alcuna misura di sostegno o ristoro al reddito, in caso di assenza dal lavoro, previste per la maggior parte dei lavoratori dipendenti ed autonomi;
«Nell'offenderci – si legge nel comunicato della Consulta della magistratura onorari che ha la rappresentanza delle diverse associazioni –, per la prima volta, non si alza il vessillo dell'invarianza finanziaria» ormai poco credibile, a «fronte di somme – anche maggiori degli 80 milioni necessari a uscire dall'impasse – stanziate, esemplificativamente, per bonus risciò e monopattini», ma si afferma semplicemente che il magistrato onorario «è immeritevole di tutele, che non è un lavoratore e che non esiste per l'Ordinamento, poiché funzionale non all'efficienza del Sistema e al buon andamento della “res publica” bensì allo status della magistratura togata»;
persino il contributo di solidarietà di 600 euro, previsto per tre mensilità, «è stato, in moltissimi Uffici, negato per la fase successiva all'11 maggio o decurtato delle misere indennità percepite per i pochi giorni di attività prestata, quasi a punire il magistrato virtuoso» –:
quali siano le iniziative normative adottate e adottande dal Ministro interrogato per la rapida soluzione delle problematiche enunciate nelle premesse ed a favore di una tempestiva ed efficace risoluzione della precaria situazione in cui versa l'intera magistratura onoraria italiana prima che il sistema tracolli;
se intenda valutare anche il ricorso a iniziative normative urgenti per mantenere in servizio i magistrati onorari a tempo pieno e fino a 70 anni e riconoscere loro i diritti previdenziali, assistenziali e retributivi «compatibili con le funzioni esercitate».
(5-05179)
CARNEVALI, MARTINA, DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 28 settembre 2020 il consiglio comunale di Dalmine (BG) ha approvato a maggioranza una mozione, presentata dai gruppi consiliari «Noi siamo Dalmine», «Lega Salvini Lombardia» e «Dalmine insieme si può», dal seguente contenuto: «mozione di integrazione della mozione sui valori della Resistenza antifascista e dei principi della Costituzione»;
la mozione fa «riferimento alla deliberazione n. 74 del consiglio comunale del 18 dicembre 2017, nella quale si dava mandato all'amministrazione di adeguare i regolamenti comunali a quanto espresso dall'atto di indirizzo, subordinando la concessione di suolo pubblico, spazi e sale di proprietà del comune a una dichiarazione esplicita di rispetto dei valori antifascisti sanciti dall'ordinamento repubblicano»;
e specifica che «in data 25 gennaio 2006, con la risoluzione n. 1481, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa richiamava l'attenzione sulla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi del totalitarismo comunista;
in data 19 settembre 2019, il Parlamento europeo approvava una risoluzione in cui equiparava nazismo, fascismo e comunismo;
i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni causando, nel XX secolo, perdite umane e di libertà di una portata inaudita»;
la mozione impegna quindi «il Sindaco e la giunta ad autorizzare le richieste di occupazione del suolo pubblico, spazi e sale di proprietà del Comune sostituendo la dichiarazione di “rispetto della Costituzione italiana e dei valori antifascisti e antinazisti” con una dichiarazione di “rispetto della Costituzione italiana e di condanna di tutti i regimi e le ideologie ispirate al nazismo, al fascismo e al comunismo nonché ai radicalismi religiosi, rifiutando perciò ogni forma di difesa o apologia degli stessi”»;
a seguito dell'approvazione di tale atto l'amministrazione comunale ha dichiarato di voler procedere ad una revisione del regolamento che disciplina la concessione degli spazi pubblici al fine di adeguarlo alle condizioni sopra esposte;
contro tale mozione si sono espressi la consulta delle associazioni di Dalmine, l'Anpi locale, oltre alle associazioni e partiti ascrivibili all'area del centrosinistra;
l'atto adottato, ove attuato, verrebbe a determinare una limitazione delle libertà costituzionali sancite agli articoli 17,18, 21 e 48 della Costituzione;
si rileva al proposito che, secondo pronunce del giudice amministrativo, «allorquando si richieda di esercitare attività di propaganda politica ed elettorale in spazi pubblici, sottraendoli, sia pure temporaneamente, all'uso pubblico per destinarli all'utilizzo privato, non appare irragionevole che l'amministrazione richieda (...) l'adesione ai valori fondanti l'assetto democratico della Repubblica italiana, quali quelli dell'antifascismo e della Resistenza» (Tar Piemonte, sentenza n. 447/2019);
la possibilità di subordinare l'utilizzo di spazi pubblici al rispetto della Costituzione e il perseguimento di obiettivi con essa compatibili trova quindi piena legittimazione nel nostro ordinamento, laddove diversamente una analoga previsione che si estenda ad altre condizioni ostative (nella specie l'adesione all'ideologia comunista) integranti espressioni del libero pensiero e rappresentative di un pezzo della nostra storia non trova nessun riscontro in alcuna fonte normativa;
nel caso di specie, è evidente come sia del tutto evanescente, ad avviso degli interroganti, l'interesse pubblico che verrebbe a giustificare l'obbligo di chi chiede uno spazio pubblico nel comune di Dalmine di rinnegare il pensiero di matrice comunista, idee che non possono essere interdette da una malintesa equiparazione tra ideologie poiché iscritte nella stessa Costituzione e portate innanzi da uomini e donne che hanno reso lustro al nostro Paese, come Gramsci, Terracini, Berlinguer o Iotti –:
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in relazione ai fatti di cui in premessa e se sia a conoscenza di fatti simili avvenuti anche in altri comuni;
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per far sì che vengano garantite, anche alla luce delle determinazioni poste in essere dal consiglio comunale e dalla giunta del comune di Dalmine, le fondamentali libertà costituzionali afferenti alla sfera politica.
(4-07856)