FRONTESPIZIO

RELAZIONE

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 3166-A-bis

DISEGNO DI LEGGE

APPROVATO DAL SENATO DELLA REPUBBLICA
il 17 giugno 2021 (v. stampato Senato n. 2207)

presentato dal presidente del consiglio dei ministri
(DRAGHI)

e dal ministro dell'economia e delle finanze
(FRANCO)

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti

Trasmesso dal Presidente del Senato della Repubblica
il 18 giugno 2021

(Relatrice di minoranza: LUCASELLI )

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  Onorevoli Colleghi! — Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi deputati, ciascun gruppo di opposizione valuterà, alla fine dei nostri lavori, quale giudizio dare del provvedimento in esame, anche alla luce della disponibilità di Governo e maggioranza ad accogliere quanto meno gli ordini del giorno, nel caso oramai certo e anticipatamente annunciato di piena, quanto ingiustificata, indisponibilità ad accogliere proposte emendative.
  E ciascuno lo farà con le proprie specifiche motivazioni e in coscienza.
  Il gruppo di Fratelli d'Italia ha già espresso, durante i lavori delle Commissioni, se così si possono considerare, il proprio giudizio sull'iter legislativo, del tutto irrituale, per non dire illegittimo, che sta accompagnando alla sua approvazione definitiva il disegno di legge in esame.
  Anche in questa sede, vogliamo segnalare le ripetute e gravi violazioni delle prerogative del Parlamento a cui abbiamo assistito in queste ore, perché di giorni non si può parlare, di esame in Commissione.
  In primis, vogliamo denunciare il mancato rispetto del ruolo riservato dalla Costituzione al Parlamento nel procedimento di formazione delle leggi. L'articolo 70 della Costituzione affida la funzione legislativa alle due Camere e il successivo articolo 72 regola i meccanismi di presentazione ed approvazione dei progetti di legge, configurando un doppio passaggio di esame, in commissione e in Aula. Tutto ciò per consentire al meglio a tutte le forze politiche, di maggioranza e di minoranza, di svolgere in pieno la loro funzione, e permettere alle stesse e ai singoli parlamentari che ne fanno parte di espletare la relativa attività legislativa ed emendativa. E tutto ciò deve valere, a maggior ragione, per l'esame dei provvedimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, laddove si decide il futuro dell'Italia e delle prossime generazioni, secondo priorità che esprimono precise scelte e sensibilità politiche, che non dovrebbero essere appannaggio esclusivo del Governo.
  Nulla di tutto questo si ritrova nella attuale discussione sul provvedimento in esame, che viene di fatto proposto blindato e impermeabile alle proposte di modifica avanzate dalle opposizioni.
  Altro modus operandi di dubbia legittimità, e sul quale si chiede una seria riflessione, riguarda la constatazione che in più occasioni, e non vorremmo diventasse una consuetudine implicitamente consentita, abbiamo assistito a forme di «intreccio» tra più provvedimenti d'urgenza contemporaneamente all'esame delle Camere che sono suscettibili di alterare l'ordinario iter di conversione (in questo caso, mi riferisco al decreto-legge n. 59 esaminato dal Senato, parallelamente all'esame del decreto-legge n. 77 in corso di esame alla Camera).
  Passando al merito del provvedimento, il decreto-legge n. 59 è piuttosto snello, essendo composto di soli 6 articoli del valore complessivo di 30,6 miliardi di euro. Tuttavia, esso si presenta con numerose lacune che emergono anche dai dossier redatti dal Servizio del bilancio Camera/Senato, organo che non è certo espressione della minoranza. È singolare che persino il dossier che accompagna il provvedimento rilevi come anche il Parlamento non sia stato messo nelle condizioni di poter operare concretamente. Nei commenti all'articolo 1, comma 5, si rileva infatti che le Commissioni parlamentari sono destinatarie di comunicazioni relative agli aggiornamenti delle stime inerenti al superbonus; comunicazioni che vengono definite dai tecnici che hanno redatto i documenti come mere informative, mentre invece viene suggerito nel testo stesso, che cito testualmente, di valutare: «l'opportunità di accompagnare l'aggiornamento delle stime con una relazione tecnica e prevedere in proposito l'espressione di un parere parlamentare». In pratica anche i tecnici notano che il Parlamento è stato relegato al ruolo di spettatore rispetto alle decisioni del Governo.
  È singolare quanto riportato rispetto ai contenuti dell'articolo 3, relativo ad ulteriori disposizioni finanziarie su Transizione 4.0. L'analisi nota che, sebbene l'impatto in termini di fabbisogno e indebitamento netto è già considerato nelle previsioni tendenziali del Documento di economia e finanza (DEF) 2021, qui – di nuovo cito testualmente –, «occorre dare riscontro circa l'impatto di ogni singola disposizione, non potendo ritenersi sufficiente la generica rassicurazione che la misura è già stata inclusa nelle previsioni tendenziali senza che ne sia fornita separata evidenza».
  Concetti simili sono riportati anche rispetto all'articolo 4, relativo agli interventi di finanziamento in materia di linea ferroviaria ad alta velocità, inerente in particolare alla linea Verona-Padova e alla linea Salerno-Reggio Calabria. Rispetto a questi interventi mancano i dati e gli elementi posti alla base della quantificazione dell'onere; pertanto, anche in questo caso, pur trattandosi di investimenti limitati, non risulta ancora possibile una valutazione esaustiva in tal senso.
  È però all'articolo 5 che bisogna prestare attenzione perché quel che si evince leggendo i dossier di documentazione è che per gli oneri da finanziare per l'anno 2021 mancherebbe una copertura pari a 50 milioni di euro, in quanto gli articoli 1, 3 e 4 stimano oneri pari a 6,340 miliardi che diventano 6,290 miliardi nel citato articolo 5. Dove li prenderemo questi 50 milioni mancanti o dove li perderemo non è dato saperlo e questo qualcuno del Governo dovrà anche spiegarcelo.
  Come minoranza abbiamo presentato emendamenti migliorativi, alcuni dei quali potevano trovare una copertura semplicissima abolendo il cashback, miliardi di euro buttati. Abbiamo proposto, ad esempio, di aiutare con i soldi del cashback le imprese del turismo e del settore Horeca (Hotellerie-Restaurant-Café); ancora, abbiamo chiesto di dare maggiori risorse a Roma Capitale per poter gestire al meglio le sue funzioni istituzionali, ma probabilmente Governo e maggioranza ritengono che Roma sia da trattare alla stregua di un capoluogo di provincia.
  In conclusione, signor Presidente, viste le criticità che ho elencato, c'era un ampio margine per migliorare il provvedimento, se solo il Governo non si fosse chiuso in se stesso: ciò fa sì che Commissione e Aula si debbano per l'ennesima volta misurare con un provvedimento molto lacunoso.
  Per concludere, signor Presidente, mi permetta di riassumere il mio intervento in una preoccupazione e sollecitazione, condivisa anche dal mondo produttivo e sociale: non vanifichiamo la riuscita del PNRR e del "fondone", ricapitalizziamo le imprese, lavoriamo per garantire che i soldi che investiamo in Italia possano garantirci lo sviluppo necessario per uscire finalmente da questa difficile situazione di crisi.

Ylenja LUCASELLI,
Relatrice di minoranza.

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