FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 2380

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

d'iniziativa del deputato CIRIELLI

Modifica alla XII delle disposizioni transitorie e finali della Costituzione, in materia di divieto di costituire partiti miranti all'instaurazione violenta di regimi totalitari di ideologia comunista

Presentata il 12 febbraio 2020

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  Onorevoli Colleghi! – Il Parlamento europeo, con la risoluzione sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa, approvata il 19 settembre 2019, ha affermato che «la memoria delle vittime dei regimi totalitari, il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo, nonché la sensibilizzazione a tale riguardo, sono di vitale importanza per l'unità dell'Europa e dei suoi cittadini e per costruire la resilienza europea alle moderne minacce esterne».
  La dura condanna del Parlamento europeo si inserisce in un lungo e faticoso cammino, finalizzato a sensibilizzare gli Stati membri, i loro rappresentanti e i cittadini sulle atrocità che la dittatura comunista ha perpetrato per tantissimi anni appoggiata dall'omertà di molti.
  Già nel 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, con la risoluzione n. 1481, richiamava l'attenzione sulla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti, dichiarando che «la pubblica consapevolezza dei crimini commessi dai regimi totalitari comunisti è molto scarsa. Partiti comunisti sono legali e attivi in alcuni paesi, anche se in alcuni casi non hanno preso le distanze dai crimini commessi dai regimi totalitari comunisti in passato».
  Con la medesima risoluzione, si affermava che «l'Assemblea è convinta che la consapevolezza della storia sia una delle precondizioni per evitare simili crimini in futuro. Il giudizio morale e la condanna dei crimini commessi svolge un importante ruolo nell'educazione delle giovani generazioni. La chiara posizione della comunità internazionale sul passato può essere di riferimento per le sue azioni future».
  Pertanto, gli atti europei richiamati sollecitano una ferma condanna dei regimi del totalitarismo comunista, invitando tutti i partiti comunisti e post-comunisti degli Stati membri che non l'abbiano ancora fatto a riconsiderare la loro storia e il loro stesso passato, prendendo le distanze dai crimini che il regime comunista ha commesso e condannandoli senza ambiguità, al pari di quanto già avvenuto per gli altrettanto gravi crimini posti in essere dal nazi-fascismo.
  Molto probabilmente, come alcuni storici ritengono, il comunismo rappresenta la più grande tragedia del Novecento, che ha prodotto molte più vittime del nazi-fascismo ma che, a differenza di questo, si è radicato negli anni sino ai nostri giorni celando la sua vera natura.
  Alla luce di tali considerazioni si rende urgente e improcrastinabile la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica presente e futura e di effettuare valutazioni morali e giuridiche dei crimini del totalitarismo comunista.
  L'intento non è quello semplicistico di equiparare il comunismo al regime nazista, bensì quello di evidenziare che entrambi rappresentano aspetti di uno stesso fenomeno di natura totalitaria che ha devastato l'Europa per gran parte del XX secolo. Il filo conduttore consiste, dunque, nella constatazione che il comunismo rientra senz'ombra di dubbio nell'alveo del totalitarismo e pertanto appartiene a quell'insieme di regimi che, pur partendo da ideologie diverse, hanno tuttavia prodotto i medesimi effetti, attraverso l'instaurazione di governi dittatoriali basati sulla totale negazione della democrazia e dei diritti umani.
  Invero, la caduta dei regimi comunisti nell'Europa centro-orientale non è stata mai seguita da un'indagine internazionale sui crimini da loro commessi e i loro autori non sono stati processati dalla comunità internazionale, diversamente da quanto accadde per gli altrettanto terribili crimini commessi dal nazi-fascismo, sanzionati dalle Potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale attraverso i processi di Norimberga.
  Per tale ragione, tutt'oggi si rileva una scarsa presa di coscienza pubblica sui crimini del totalitarismo comunista, che continuano a restare un tabù, anche in Italia, ove l'allora partito comunista italiano, ispirato all'ideologia totalitaria sovietica, è stato coinvolto in crimini analoghi, in taluni momenti della sua storia, e ha sostenuto la stessa dannosa ideologia.
  Tali azioni non hanno mai determinato un'aperta condanna nei riguardi del partito comunista, probabilmente perché esso restava celato dietro le vesti di una organizzazione politica democratica o forse per considerazioni di mera opportunità determinate dal consenso elettorale e dal contesto storico.
  Dall'analisi storica, svolta anche e soprattutto grazie ai lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi e della Commissione parlamentare di inchiesta concernente il «dossier Mitrokhin» e l'attività d’intelligence italiana, è emerso che il partito comunista italiano, il quale apparentemente propugnava ideali pacifisti e democratici, contenne al proprio interno organizzazioni che costituivano una vera e propria minaccia per la democrazia italiana: l'apparato paramilitare clandestino, comunemente conosciuto come «Gladio rossa», e un sistema di spionaggio con strutture direttamente collegate e istruite dal KGB sovietico e da altri servizi segreti degli Stati comunisti del blocco orientale.
  In particolare, l'apparato paramilitare della «Gladio rossa», denominato anche «Apparato di vigilanza» o «Quinta colonna», era una struttura clandestina e illegale, costituita da ex partigiani e militanti del partito comunista italiano, finanziata dal partito comunista dell'Unione sovietica (PCUS) e dal KGB e finalizzata a sovvertire lo Stato democratico, qualora il Cremlino l'avesse ordinato, o a fiancheggiare un'eventuale invasione militare dell'Italia.
  L'azione sovversiva e rivoluzionaria che avrebbe potuto essere svolta dal partito comunista italiano indusse, all'epoca, lo stesso Ministro Mario Scelba a chiedere più volte di dichiarare illegale il partito comunista italiano a causa dei programmi sovversivi derivanti dalla sua ideologia.
  Molti Stati europei che hanno subìto direttamente o indirettamente la dittatura dei regimi comunisti hanno deciso di bandire i partiti comunisti: tra essi si annoverano l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Bulgaria e la Romania.
  In paesi quali la Polonia, la Repubblica ceca, la Slovacchia, l'Ungheria, la Georgia e l'Ucraina è stato previsto il reato di apologia del comunismo e dei suoi simboli. Del resto, una norma generale è contenuta nell'articolo 21, comma 2, della Costituzione della Repubblica federale di Germania, secondo cui «I partiti, che per le loro finalità o per il comportamento dei loro aderenti mirino ad attentare al libero e democratico ordinamento costituzionale o a sovvertirlo o a mettere in pericolo l'esistenza della Repubblica federale di Germania sono incostituzionali. Sulla questione di incostituzionalità decide la Corte costituzionale federale». Su questa base venne disposto lo scioglimento, nel 1952, della Sozialistische Reichspartei, avente orientamento nazionalsocialista, e, nel 1956, del Partito comunista di Germania, di ideologia stalinista.
  In questa direzione è volta la presente proposta di legge costituzionale che, rimarcando le atrocità commesse dai regimi comunisti non meno che da quelli nazisti e fascisti, si prefigge l'obiettivo di demitizzare l'esaltazione e la propaganda dei princìpi della dittatura comunista.
  Il comunismo, nelle sue realizzazioni e nei suoi effetti, ha rappresentato una delle dottrine più perniciose della storia.
  Partendo da una suggestione ideologica, ossia l'obiettivo di realizzare una società di eguali che avrebbe dovuto eliminare le differenze sociali ed economiche, il comunismo ha provocato centinaia di milioni di morti. Tranne l'America settentrionale e l'Australia, non c'è stato continente del mondo che non abbia subìto, a seguito di questa malefica ideologia, non solo disastri economici e sociali ma soprattutto violenze, assassinii e violazioni dei diritti umani.
  Esso infatti si realizzò concretamente nell'instaurazione di un sistema politico che, proprio sulla base di quella suggestione ideologica, ignorava e negava i più elementari e naturali concetti dell'umanità: la famiglia, la religione, il pensiero libero, la democrazia e i diritti individuali; un sistema che arrivò a spingere i minori a denunciare i propri genitori; insomma un disastro senza precedenti nella storia dell'uomo!
  La sua affermazione tramite un colpo di Stato, seguìto alla rivoluzione in Russia, fu l'avvenimento storico che rese possibile ovunque la diffusione e la forza del «socialismo reale».
  Il comunismo, infatti, sviluppò un potere militare ed economico che ha influenzato tutto il mondo, giovandosi delle immense risorse del vasto impero russo e consolidando la sua influenza mondiale con il sacrificio dei popoli che lo abitavano.
  Dall'Unione sovietica, infatti, arrivarono non solo soldati per occupare militarmente i territori, ma anche denaro per comprare l'appoggio e l'asservimento dei popoli, solitamente tramite partiti satelliti e governanti eterodiretti da Mosca.
  Da lì, come un veleno, grazie anche agli errori e all'arrendevolezza degli Stati Uniti d'America e delle democrazie europee, il comunismo si diffuse come una piaga quasi universalmente. In alcune nazioni crebbe e si radicò per effetto collaterale della seconda guerra mondiale, come avvenne nell'Europa orientale. In altre, come l'Italia, esso poté svilupparsi grazie all'asservimento di traditori, uomini politici o intellettuali senza scrupoli che, per denaro o speranzosi del potere che avrebbero ottenuto nell'ipotesi di un'occupazione militare, vendettero l'anima al «diavolo rosso» militando nei partiti comunisti nazionali o sostenendone l'azione in modo occulto. Sfruttando sentimenti perniciosi come l'invidia sociale e la frustrazione degli ultimi, quegli individui riuscirono anche a conseguire un certo consenso, certamente aiutati anche dal denaro e dall'appoggio politico proveniente da Mosca.
  Gli stessi movimenti del ’68 europeo, spacciati come rivoluzioni culturali, libertarie o pacifiste, e quelli di un ventennio più tardi, come per esempio quelli contro l'installazione degli euromissili difensivi negli Stati dell'Alleanza atlantica, furono ispirati e finanziati dai servizi segreti del Patto di Varsavia. Si pensi, inoltre, all'influenza e alla frequente collaborazione dei servizi segreti dell'Europa orientale con i movimenti terroristici rossi, in Europa e in tutto il mondo.
  In sostanza, gli strumenti che partivano dall’«Impero del Male» – come il blocco sovietico fu brillantemente definito negli anni ’80 dal Presidente americano Ronald Reagan – furono il denaro, la violenza e la denigrazione.
  Il «sistema» si resse per settant'anni con una brutalità inaudita e sistematica, che non si nutriva solo di assassinii e terrore, ma si manifestava anche con il controllo sociale maniacale, la repressione delle rivendicazioni nazionali, i ricatti, la disgregazione familiare, le sottrazioni di minori, le deportazioni e gli internamenti in ospedali psichiatrici. Si trattò, in definitiva, di una violazione dei diritti umani così organizzata da non avere eguali nella storia dell'uomo. Si può definire, anzi, una vera aberrazione dallo spirito di umanità e dai diritti più elementari della persona.
  Su queste basi il Parlamento europeo, grazie alla presenza di molti parlamentari delle nazioni dell'Europa orientale che maggiormente hanno patito il cosiddetto «socialismo reale», ha condannato il comunismo equiparandolo giustamente al regime altrettanto feroce della Germania nazionalsocialista che si basava, invece, sul terrore e sulla tesi della supremazia razziale di un popolo su tutti gli altri.
  Tutto ciò, per fortuna, è stato spazzato via quasi totalmente. Tuttavia, il comunismo resiste ancora in alcuni Stati come violenta dittatura, più per giustificare la permanenza al potere dei componenti del vecchio partito che per reale convinzione ideologica; resiste, altresì, in alcune nazioni democratiche come la nostra per giustificare gli enormi vantaggi personali, lavorativi ed economici che tale sistema ha assicurato a molti suoi esponenti anche grazie all'appoggio economico dell'Unione sovietica e all'azione dei suoi servizi segreti.
  Invero, l'accumulo di potere e di denaro proveniente da quel regime ha influenzato profondamente la vita dell'Italia dal 1945 al 1989 e ha consentito a molti suoi adepti di ricoprire ruoli di potere in Italia alterando la formazione del consenso nelle libere elezioni parlamentari e locali.
  Per tali motivi è necessaria un'iniziativa legislativa che ristabilisca la verità storica, restituisca almeno giustizia morale alle vittime del comunismo e non disperda la memoria di questa tragedia.
  Indubbiamente sarebbe giusto istituire una Commissione parlamentare di inchiesta al fine di scoprire se taluno si sia arricchito, abbia fatto carriera, abbia rivestito importanti ruoli sociali e istituzionali grazie al sistema di potere creato dal partito comunista italiano, che dalla Russia era direttamente finanziato e politicamente influenzato in misura variabile nel corso dei tempi, determinante ai tempi di Togliatti, rilevante nell'epoca berlingueriana, sufficiente fino alla fine degli anni ’80 e fino all'epoca della svolta promossa da Achille Occhetto. Tale potere ebbe termine soltanto dopo la fine del comunismo in Russia.
  Sarebbe altresì importante esaminare la documentazione raccolta dalla Commissione parlamentare di inchiesta concernente il «dossier Mitrokhin» e l'attività d’intelligence italiana per verificare quanti potenti italiani del passato e di oggi abbiano ricevuto denaro dai sovietici tradendo l'Italia e violando le sue leggi penali oltre che morali, atteso che, quali italiani, avrebbero dovuto servire solo l'Italia, anche e soprattutto in considerazione dell'alleanza con gli Stati Uniti d'America nell'ambito del Patto atlantico.
  Tuttavia, non vuole essere questo lo scopo della presente proposta di legge costituzionale.
  Essa mira invece a tutelare la memoria delle vittime e la verità storica e a condannare formalmente un'ideologia che ha arrecato tanto male all'Italia.
  Bisogna ricordare infatti che in nome del comunismo molte persone sono state assassinate sul finire della seconda guerra mondiale e immediatamente dopo la sua conclusione da membri del partito comunista. Ciò non accadde soltanto nelle terre dell'Emilia-Romagna note come «triangolo rosso», ma anche in tutta l'Italia settentrionale, dove i comunisti disponevano di molte armi e di una fortissima organizzazione militare per effetto della Resistenza e dove, con il pretesto della guerra e della lotta al fascismo, si compirono, a guerra finita, centinaia di omicidi, molto spesso anche in danno di cittadini che non erano stati fascisti: preti, imprenditori, politici democratico-cristiani e liberali e perfino partigiani non comunisti (a volte anche comunisti dissidenti) furono barbaramente assassinati come preparazione di una rivoluzione comunista che invece, per fortuna, non avvenne mai.
  Come non citare, inoltre, il dramma delle foibe, l'epurazione etnica e il conseguente esodo degli italiani dalle terre orientali dell'Istria e della Dalmazia che andarono perdute a causa della guerra. Tutto ciò accadde nell'indifferenza collaborativa del partito comunista italiano, indottrinato dai suoi vertici che invece agivano scientemente su ordine di Mosca. Tra questi spicca senza dubbio l'opera di Palmiro Togliatti, il cosiddetto «Migliore» per il dittatore Stalin. Il capo del partito comunista italiano fu anche direttamente o indirettamente consapevole e politicamente connivente nell'assassinio di comunisti italiani residenti in Russia, commesso a causa del loro atteggiamento critico o dissidente, nonché nella sorte di decine di migliaia di soldati italiani prigionieri in Russia, allo scopo di ingenerare l'odio dei familiari verso la cosiddetta «guerra fascista» e di delegittimare i Governi democratici e filo-atlantici di quegli anni.
  Vi è poi tutto il capitolo del terrorismo comunista che ha insanguinato l'Italia negli anni ’70 e ’80 e ancora all'inizio degli anni ’90. Partecipò a esso una costellazione di organizzazioni terroristiche, la più famosa delle quali fu senz'altro quella delle «Brigate rosse», che si rese colpevole di vili attentati e omicidi commessi per lo più contro persone inermi.
  È ampiamente risaputo come in tali organizzazioni fossero infiltrate spie dei servizi segreti dell'Europa orientale su mandato dell'Unione sovietica e come esse siano state inizialmente tollerate o giustificate da esponenti politici comunisti e da pseudo-intellettuali di sinistra.
  Molti storici hanno ritenuto che taluni affiliati alle Brigate rosse provenissero dalla struttura paramilitare detta «Gladio rossa» e che fossero stati perciò istruiti oltre confine, in campi di addestramento sovietici.
  Anche per onorare la memoria delle centinaia di vittime e per rispetto dei loro familiari e discendenti, la dottrina nefasta che veniva addotta da questi criminali come motivazione dei loro misfatti va condannata e bandita senza esitazioni dall'Italia.
  Nonostante tutto quanto si è fin qui descritto, dobbiamo constatare come ancora oggi molti giovani ignari o, piuttosto, ignoranti inneggino al comunismo non rendendosi conto del male che esso ha fatto nel corso della sua storia. D'altro canto, abbondano in Italia occasioni di esaltazione del comunismo e dei suoi adepti: intitolazioni di strade, convegni, finanziamenti pubblici per eventi e persino fondi stanziati nella legge di bilancio per celebrare il centenario della fondazione del Partito comunista italiano.
  È necessario porre un freno a tutto ciò. Occorre dire basta!
  La nostra Nazione, quale Stato democratico di diritto, dovrebbe condannare qualsivoglia forma di totalitarismo realizzatasi nel passato, al fine di scongiurare future possibili reviviscenze dei princìpi che hanno sorretto le dittature.
  La verità della storia, sia nazionale sia mondiale, ci impone di riflettere sui drammi del comunismo al pari di quanto è già stato fatto per il fascismo e di condannare ogni forma di totalitarismo che direttamente o indirettamente ha conculcato la democrazia e i valori morali posti a fondamento della nostra società.
  I motivi sin qui esposti e la doverosa memoria degli oltre cento milioni di vittime provocate dall'ideologia totalitaria comunista rappresentano ragioni sufficienti per riflettere sulla necessità, sollecitata anche a livello europeo, di bandire nella nostra Costituzione tanto il fascismo quanto il comunismo, vietando la costituzione di partiti politici ispirati ai princìpi antidemocratici del totalitarismo.
  A tale fine, mediante la presente proposta di legge costituzionale si chiede di modificare la XII delle disposizioni transitorie e finali della Costituzione nel senso di estendere il divieto di riorganizzazione del partito fascista, ivi già previsto, alla costituzione di partiti che, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica, si propongano l'instaurazione di regimi totalitari di ideologia comunista. Successivamente, ove l'iniziativa sia approvata, potrà provvedersi alla sua attuazione in via legislativa, comprendendo, con i necessari adattamenti, la costituzione di tali partiti nell'ambito di applicazione delle disposizioni della legge 20 giugno 1952, n. 645 (cosiddetta legge Scelba), recante norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione.

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

  1. Dopo il primo comma della XII delle disposizioni transitorie e finali della Costituzione è inserito il seguente:

   «È vietata la costituzione, sotto qualsiasi forma, di partiti che, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica, si propongano l'instaurazione di regimi totalitari di ideologia comunista».

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