FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
          Articolo 1

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 143

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

d'iniziativa del deputato PAOLO RUSSO

Modifica dell'articolo 9 della Costituzione, in materia di tutela dell'ecosistema e delle biodiversità

Presentata il 23 marzo 2018

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  Onorevoli Colleghi! — Per la storia del nostro pianeta, l'epoca che stiamo vivendo rappresenta un momento critico in cui l'umanità dovrà scegliere il proprio futuro.
  Alla fine della prima metà del secolo scorso nessuno pensava che la mano dell'uomo potesse diventare distruttiva per la sua stessa sopravvivenza e per ogni altra specie vivente.
  Terminato il secondo conflitto mondiale, una rinnovata fiducia nell'intelligenza umana animò di speranza il fare di ognuno e la voglia di costruire un mondo nuovo sulle ceneri della guerra.
  Eppure quell'entusiasmo sincero si è rivelato a distanza la più incontrollabile opera di devastazione che l'uomo abbia mai operato al pianeta.
  La società fondata unicamente sull'economia di mercato se da un verso ha portato maggior benessere, distribuito in un numero sempre maggiore di individui, oggi subisce un'implosione nel suo centro avendo erroneamente e per troppo tempo considerato i beni della Terra un fattore di produzione alla stregua di un semplice bene strumentale da cui attingere risorse in maniera inesauribile.
  Questa concezione – ossia non considerare le risorse del pianeta come un «sistema finito», che in quanto tale presenta dei vincoli – ha portato all'impoverimento e al depredamento dei suoli, all'erosione, all'inquinamento delle falde, all'eutrofizzazione dei mari, alla deforestazione.
  Senza contare che i vantaggi dello sviluppo non sono stati distribuiti equamente ed il divario tra ricchi e poveri è diventato sempre più profondo. L'ingiustizia, la povertà, l'ignoranza e i conflitti violenti in tutto il mondo si sono largamente diffusi a causa di questo modello di produzione e delle conseguenze che ha sviluppato.
  Le forze della natura rendono l'esistenza, oggi più che mai, un'avventura ardua ed incerta, ma la Terra ha fornito le condizioni essenziali all'evoluzione della vita.
  La sfida per il futuro è bloccare questo sistema autodistruttivo e costruire una società che sappia coniugare la tutela dell'ambiente allo sviluppo sociale ed economico delle comunità locali e conduca ad un'equa distribuzione delle risorse per le future generazioni.
  Creare una «società ecologicamente sostenibile» si profila la scelta più importante ed indispensabile del nuovo millennio. Una società globale sostenibile fondata sul rispetto della natura e dei diritti umani universali.
  La capacità di recupero della comunità vivente e il benessere della persona dipendono dalla preservazione di una biosfera sana con tutti i suoi ecosistemi, di una ricca varietà di piante e animali, di suoli fertili, di acque pure ed aria pulita. L'ambiente mondiale e le sue risorse non rinnovabili sono una preoccupazione condivisa da tutta l'umanità ed è una sacra responsabilità dalla quale non possiamo esimerci.
  Serve una nuova «cultura del rispetto». Le conoscenze scientifiche e tecnologiche di questi ultimi decenni non sono valse a salvaguardare la salute del sistema ma, paradossalmente, la scienza può essere l'unica a salvare la Terra dall'uomo, creando alternative ai processi di produzione e di sviluppo.
  Possediamo le conoscenze e le tecnologie adatte a provvedere a tutti e per ridurre l'impatto sull'ambiente.
  «Energie rinnovabili» al posto della «società in crescita»: è questo, in breve, il tentativo dell'economia ecologica. Ci si riferisce all'energia eolica, all'energia geotermica, all'energia delle biomasse, all'idroelettricità. Non serve allora condannare l'economia. Lo sbaglio è stato imporre le leggi del sistema economico al sistema ecologico.
  La perdita delle biodiversità è causa degli squilibri dei cicli vitali del carbonio e dell'ossigeno, nonché dei cambiamenti dei climi che stanno procurando in tutto il mondo, Italia inclusa, enormi e sempre più frequenti catastrofi.
  Lo scenario è quello dell'innalzamento della temperatura media del pianeta con eventi meteorologici talvolta estremi in rapida intensificazione, come inondazioni e dissesti idrologici che, tra l'altro, in Italia sono concausa dell'aumento delle portate dei corsi d'acqua nel nord. Infatti, lo «zero termico» – quota oltre la quale le precipitazioni diventano nevose – amplia la superficie sulla quale piove e conseguentemente il loro «deflusso» verso valle.
  Le emissioni di carbonio in atmosfera sono aumentate ogni anno. Anche il livello degli oceani è salito mettendo a rischio di sommersione una trentina di arcipelaghi del Pacifico meridionale e dell'Oceano indiano e la perdita di miliardi annui di metri cubi di ghiaccio nella sola Groenlandia.
  L'Italia, che si era posta l'obiettivo di ridurre al 6,5 per cento le emissioni climalteranti entro il 2010, al contrario ha registrato un aumento.
  Il tasso annuo di deforestazione solo negli anni novanta è stato compreso tra gli 11,5 (fonte FAO) ed i 14,5 (fonte WWF) milioni di ettari, equivalenti a circa la metà della superficie dell'Italia e pari a circa il 10 per cento delle foreste planetarie.
  Altro significativo problema è costituito dal progressivo impoverimento delle risorse idriche: già ora un miliardo di persone non dispone di risorse idriche sufficienti alla vita e si prevede che nel 2025 oltre tre miliardi saranno le persone che vivranno in situazioni a rischio (fonte WWF).
  Le specie oggi stanno scomparendo ad un ritmo sempre più sostenuto. Si stima che nel 2020 oltre un quinto delle specie vegetali e animali potrebbe essere scomparso o condannato a prematura estinzione.
  Purtroppo, riguardo alla biodiversità, l'Italia detiene un triste primato. Ha contribuito in maniera rilevante alla perdita di questo patrimonio principalmente per le specie animali visto che il numero di razze autoctone che il nostro Paese ha perso dall'inizio del secolo scorso ad oggi è elevatissimo e, percentualmente, il più alto in tutta Europa (fonte WWF – Dipartimento scienze università di Torino).
  La fragilità che caratterizza lo scenario del mondo odierno porta con sé un futuro di grandi rischi, ma anche di possibili cambiamenti.
  Per questo siamo convinti che vincolare a livello di precetto costituzionale, nel novero dei princìpi fondamentali, la tutela dell'ecosistema e di tutte le specie viventi del pianeta sia un monito per creare una «cultura del valore dell'ambiente» nell'intento di risvegliare la coscienza di ogni individuo, di ogni famiglia e di ogni comunità e soprattutto l'impegno rivolto alle nuove generazioni per consentire loro in futuro di adempiere pienamente e coscientemente al fondamentale compito di creare una società sostenibile.
  Nel 1993 uno dei personaggi più eminenti del nostro Paese nello scenario mondiale, la professoressa Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e fisiologia nel 1986 e senatrice a vita per nomina dell'allora Presidente della Repubblica Ciampi, ha lanciato un appello per salvare il pianeta dai pericoli che lo minacciano – quali appunto la compromissione degli equilibri della biosfera – promovendo una «Magna Charta dei doveri umani». Un codice di etica e di condivisione di responsabilità che reca un messaggio ben preciso: «La Terra è la casa nella quale viviamo popolata da una straordinaria varietà di culture e forme di vita ma sempre e comunque in un'unica comunità terrestre con un destino comune».
  Il primo dovere dell'uomo planetario è quindi quello di rispettare ciò che lo ha preceduto ed ha permesso la sua formazione ed evoluzione perché la modifica irreversibile della biosfera non solo danneggia l'equilibrio dell'ambiente, ma, essendo la vita un insieme unico, ogni alterazione offende e minaccia il tutto. Senza contare che l'estinzione di una specie trascina con sé ad «effetto cascata» tutte le altre popolazioni sopravvissute.
  La Carta dei doveri umani si pone l'obiettivo di risvegliare una «responsabilità universale dell'uomo» andando oltre le comunità locali e identificandosi con l'intera comunità terrestre, in quanto siamo contemporaneamente cittadini di nazioni diverse e di un unico mondo. Questo è il concetto di «unità della biodiversità».
  È quindi dovere della specie umana:

   istituire e salvaguardare parchi e riserve per la biosfera realizzabili, comprese zone selvagge e marine, per proteggere i sistemi che sostengono la vita della Terra, mantenendo le biodiversità e la nostra eredità naturale;

   promuovere il recupero delle specie e degli ecosistemi in pericolo;

   controllare e sradicare gli organismi non indigeni o geneticamente modificati dannosi per le specie autoctone e per l'ambiente e impedire l'introduzione di tali organismi dannosi;

   gestire l'uso delle risorse rinnovabili quali acqua, suolo, prodotti della foresta e della vita marina in modo da non superare il ritmo naturale di rigenerazione;

   gestire l'estrazione e l'uso di risorse non rinnovabili quali minerali e combustibili fossili secondo modalità che consentano di ridurre al minimo lo sfruttamento;

   prevenire l'inquinamento di qualsiasi parte dell'ambiente e l'accumulo di sostanze tossiche o di altre sostanze pericolose;

   utilizzare l'energia in modo efficace ed efficiente, scegliendo in misura sempre più crescente le fonti rinnovabili;

   promuovere lo sviluppo, l'adozione e l'equo trasferimento di tecnologie ecocompatibili;

   proteggere gli animali domestici dalla crudeltà e dalle sofferenze a cui sono esposti;

   proteggere gli animali selvaggi dai metodi di cattura, di caccia e di pesca che causano condizioni di sofferenza estreme, prolungate o inutili;

   prevenire quanto più possibile la cattura e la distruzione indiscriminata di specie animali;

   sostenere i giovani delle nostre comunità per consentire loro di adempiere pienamente il fondamentale compito di creare società sostenibili.

  Da questa «Carta delle responsabilità» è nato, insieme alla collaborazione della stessa professoressa Levi Montalcini, uniti dalla stessa comunione di intenti, l'impegno di sviluppare tali princìpi in una sorta di «dichiarazione programmatica» da suggellare nella Carta costituzionale italiana, che dovrà vincolare le scelte future e soprattutto dare impulso ai giovani per la nascita di valori nuovi e di ideali da difendere e da perseguire con entusiasmo.
  Quello che per anni non abbiamo capito è che avevamo un capitale in prestito da restituire integro alle generazioni future.
  Se non si porrà subito freno a questo meccanismo non rimarrà altra alternativa che quella basata su una tecnologia in grado di creare un «ambiente Terra» artificiale che fornisca energia, aria ed alimenti sintetici.
  Dobbiamo, allora, lasciarci alle spalle quell'antropocentrismo che metteva l'uomo su un gradino superiore nell'ecosistema, sostituendolo con una consapevole coscienza del posto che l'uomo occupa nel vasto ordine delle cose, nel rispetto del mistero dell'esistenza, affinché «l'umiltà prevalga sull'arroganza e l'altruismo sulla logica dell'ognun per sé» – come ebbe ad affermare il Ministro della cultura del Mali, Aminata Traoré, al vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, organizzato dalle Nazioni Unite nel 2002 a Johannesburg – per lasciare alle future generazioni il compito di reinventare un nuovo mondo più costruttivo, che possa gestire la pace e la protezione di tutte le specie vegetali ed animali, uomo compreso.

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

  1. L'articolo 9 della Costituzione è sostituito dal seguente:

   «Art. 9. – La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura, della ricerca scientifica e tecnica; tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione.
   Riconosce l'ecosistema come bene inviolabile della Nazione e del pianeta, appartenente a tutto il genere umano, e ne incentiva la protezione dalle alterazioni e dalle contaminazioni ambientali.
   Garantisce il rispetto degli animali e delle biodiversità».

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