FRONTESPIZIO

RELAZIONE

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 1117-A-bis

DISEGNO DI LEGGE

APPROVATO DAL SENATO DELLA REPUBBLICA
il 6 agosto 2018 (v. stampato Senato n. 717)

presentato dal presidente del consiglio dei ministri
(CONTE)

di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze
(TRIA)

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative

Trasmesso dal Presidente del Senato della Repubblica
l'8 agosto 2018

(Relatore di minoranza: D'ETTORE)

torna su

  Onorevoli Colleghi! — Il provvedimento al nostro esame, nonostante l'impegno profuso in sede parlamentare dai deputati delle Commissioni nel corso dell'esame in sede referente, si conferma come l'ennesimo provvedimento di questa legislatura che di cambiamento non ha nulla, perché la proroga dei termini, o quello che viene più banalmente e popolarmente definito provvedimento «mille-proroghe», in realtà altro non è che una consuetudine tipica delle legislature passate e dei Governi passati, oggi redatta in versione estiva, che tuttavia, in questo caso, si arricchisce di norme che, oltre a non avere nulla a che vedere con i contenuti propri di un decreto-legge recante proroga di termini, appaiono di portata oltremodo grave e inaccettabile.
  Un esempio per tutti è la norma sui vaccini contenuta nell'articolo 6 del provvedimento, su cui il Governo e la maggioranza sembravano aver fatto un passo indietro rispetto a quanto introdotto dal Senato, per finire poi a contraddirsi per l'ennesima volta con l'approvazione di una norma che, senza alcuna logica e ratio scientifica, consente alle famiglie di autocertificare le vaccinazioni obbligatorie dei bambini fino al marzo 2019.
  In questo caso, onorevoli Colleghi, gli esponenti della maggioranza e i rappresentanti del Governo hanno dimostrato di non aver neanche letto i pareri degli esperti che nell'ambito del ciclo di audizioni hanno sempre sostenuto la necessità e l'importanza delle vaccinazioni, creando ulteriore inevitabile confusione nell'ambito delle famiglie e delle scuole.
  Chiediamoci perché un genitore munito della certificazione di avvenuta immunizzazione dovrebbe presentare prima un'autocertificazione e poi, entro sei mesi, ritornare a scuola per consegnare un documento che già oggi è in suo possesso? E ancora, come si comporteranno i dirigenti scolastici che alla fine della proroga non avranno ottenuto la regolarizzazione di qualcuno?
  La certezza è che nei prossimi sei mesi vivremo un clima di dubbi e di sospetti, perché nessuno sarà in grado di impedire che nelle aule possano entrare anche studenti non vaccinati e questo non farà certo bene alle comunità scolastiche.
  Discrasie, queste, che imporrebbero una seria riflessione da parte del Governo e della maggioranza.
  Al riguardo, il gruppo parlamentare di Forza Italia sottolinea con forza che un'offerta vaccinale basata sull'incertezza e sulla sola raccomandazione comporta, come già ampiamente provato prima dell'introduzione dell'obbligo, il progressivo calo delle coperture vaccinali, mettendo in pericolo la salute dei bambini e di tutta la popolazione, specialmente dei soggetti più fragili e vulnerabili, ovvero di coloro che per particolari condizioni di salute non possono essere vaccinati e che, invece, sarebbero protetti dalla cosiddetta «immunità di gregge».
  Si pensi al riguardo all'epidemia di morbillo che dallo scorso anno coinvolge i Paesi dell'Unione europea: quasi 15.000 casi nel 2017, con 10.000 casi solo tra Italia e Romania e, purtroppo, 30 decessi che potevano essere evitati; altri due morti si sono registrati nel 2018 in Sicilia e anche in questo caso potevano essere evitati.
  Si tratta, pertanto, di una scelta irresponsabile che calpesta pesantemente evidenze scientifiche consolidate, finalizzata alla mera ricerca del consenso, ed è ovvio che il gruppo parlamentare di Forza Italia non sarà mai d'accordo con chi gioca con la salute degli italiani.
  Su un altro punto del provvedimento, abbiamo cercato di venire incontro al grido di dolore lanciato dagli enti locali e alle questioni urgenti da loro sollevate, ma non c'è stato niente da fare.
  Con riferimento alle province non è accaduto niente di particolarmente significativo per cercare di superare la riforma Delrio, che tanti problemi ha creato, nella considerazione che le disposizioni previste in questo provvedimento confermano, anche per il 2018, le modalità di riparto del Fondo sperimentale di riequilibrio a favore delle province e delle città metropolitane, confermando una disorganica e dannosa sovrapposizione fra le competenze affidate a tali enti.
  Con riferimento ai comuni si è fatto ancora peggio, se solo si considera la norma approvata al Senato che differisce al 2020 l'efficacia delle convenzioni riguardanti i progetti finanziati in favore di 96 comuni e città metropolitane, di fatto intervenendo su rapporti convenzionali in corso sulla cui base sono stati assunti oneri, effettuate gare e avviati lavori.
  Una perdita immane di risorse, onorevoli Colleghi, che minerà profondamente lo sviluppo economico e sociale del Paese, trattandosi di risorse destinate alle periferie che sono, come noto, le zone più degradate della nostra Italia.
  Parliamo di 96 enti beneficiari diretti, 87 comuni capoluogo di provincia, 9 città metropolitane, 1.625 interventi che riguardano un totale di 326 comuni e che coinvolgono 19.803.099 cittadini per un valore complessivo degli investimenti bloccati pari a 2, 7 miliardi di euro.
  Senza contare che, in esecuzione degli obblighi convenzionali e a seguito dell'invio dei progetti esecutivi, molti comuni hanno già chiesto l'anticipazione del 20 per cento dell'importo dovuto e ammesso a finanziamento, senza ricevere riscontro, e che molti comuni, per il solo finanziamento delle spese iniziali di progettazione, hanno usufruito dell'apposito fondo rotativo costituito dalla Cassa depositi e prestiti.
  Quindi, i comuni, facendo legittimo affidamento sulla piena ed effettiva titolarità del finanziamento e dell'efficacia degli obblighi convenzionali, hanno già provveduto a bandire gare di appalto per i lavori da realizzare e in alcuni casi hanno realizzato lavori.
  Veramente non si comprende la superficialità con cui è stata affrontata tale questione, anche alla luce del fatto che il taglio di risorse colpirà principalmente i comuni del Sud, che in assenza di risorse aggiuntive saranno costretti a rimodulare quelle già previste a legislazione vigente dal Fondo per lo sviluppo e la coesione: il che significa spendere necessariamente meno per fare altre cose.
  Come ben evidenziato dall'ANCI, in sede di audizione presso le Commissioni riunite, era stata adottata una misura di ampiezza nazionale, il cosiddetto bando periferie a favore dei comuni capoluogo di provincia e delle città metropolitane, con l'obiettivo di realizzare interventi nelle periferie, intese come aree più disagiate, insicure e degradate delle aree urbane; risanare, rigenerare porzioni del territorio, spazi pubblici e infrastrutture e dar vita a progetti condivisi di gestione dei beni comuni, coinvolgendo in particolare i giovani, con progetti complessi capaci anche di creare occupazione; restituire pienamente alla comunità, contrastando il degrado e l'abbandono, spazi pubblici per innalzare il senso civico e la qualità della vita nelle nostre città, per favorire l'aggregazione sociale, la costruzione insieme del senso di comunità, la possibilità di guardare con occhi nuovi l'ambiente intorno a noi.
  Idee e azioni che nascono dal dialogo con i cittadini e le associazioni e attraverso un percorso dal basso, dal territorio, che vede il comune e il sindaco protagonista e decisore responsabile di cosa è giusto fare, secondo un rapporto trasparente con i propri cittadini e l'esercizio concreto di una democrazia partecipata.
  Non investimenti sul territorio decisi dai Ministeri, ma proposte avanzate in autonomia dai sindaci.
  Ma tutto questo l'attuale Governo, evidentemente, non lo ha considerato, mostrandosi analogamente disinteressato ad altre importanti questioni relative ai comuni medio-piccoli, rispetto alle quali il gruppo parlamentare di Forza Italia è intervenuto in Commissione.
  E ancora, abbiamo proposto di porre rimedio ai guasti che la direttiva Bolkestein sta provocando ai tanti esercenti attività commerciali sulle spiagge italiane o sulle aree pubbliche. Ma anche in questo caso non c'è stato nulla da fare.
  Abbiamo cercato di sensibilizzare il più possibile la maggioranza e il Governo ad affrontare con questo decreto questioni della massima urgenza legate al crollo del ponte Morandi di Genova avvenuto il 14 agosto scorso.
  Ma anche in questo caso, con profondo rammarico, abbiamo dovuto constatare l'assenza di qualsiasi apertura e sensibilità, mentre latita la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto ad hoc che il Governo ha annunciato per Genova.
  In particolare avevamo proposto, in considerazione della straordinaria necessità e urgenza di intensificare gli interventi volti a favorire la ripresa e lo sviluppo delle attività imprenditoriali direttamente e indirettamente interessate dai danni conseguenti al crollo del ponte Morandi di Genova, che le disposizioni di cui all'articolo 4 del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, in materia di istituzione di zone economiche speciali (ZES) si applicassero anche in relazione all'intero perimetro portuale e retroportuale del comune di Genova, fino a comprendere gli interporti di Rivalta Scriva, Alessandra e Piacenza.
  E ancora la costituzione di una zona franca urbana, interventi per la viabilità, misure di sostegno immediate per la popolazione e le imprese operanti su quel territorio.
  Ma nulla da fare.
  Sono tante altre le questioni delle quali ci siamo occupati durante l'esame di questo provvedimento.
  Abbiamo cercato di venire incontro soprattutto alle esigenze delle vittime del terremoto, nei cui confronti si è consumato un vero e proprio tradimento da parte di questo Governo.
  Con l'articolo 9 del provvedimento in esame, infatti, solo parzialmente viene presa in considerazione l'esigenza di andare incontro alle tante imprese per le quali era stata sospesa l'erogazione dei tributi nel periodo del terremoto, perché sono state messe in ginocchio centinaia di imprenditori, ai quali abbiamo il dovere di dare risposte.
  Su questo articolo abbiamo proposto una serie di altri emendamenti coerenti con la proroga di termini e, quindi, con la competenza per la quale erano stati presi in considerazione i nostri terremotati, ritenendo assolutamente prioritario venire incontro alle loro esigenze, alle esigenze di chi in questo momento sta soffrendo per un evento naturale che lo ha messo in ginocchio, lo ha piegato, gli ha sottratto la casa e la possibilità di lavoro.
  Eppure quel che risulta in modo evidente è che nel 2009, col Governo Berlusconi, quando c'è stato il terremoto dell'Aquila, che ha causato tanti morti e tanti danni, c'è stata una risposta dell'esecutivo assolutamente efficiente, efficace e al fianco delle popolazioni terremotate, e invece oggi non si è riusciti neanche ad approvare un nostro emendamento sulla proroga della gestione commissariale e l'ampliamento dei benefìci previsti in favore della popolazione colpita dal terremoto di Ischia dello scorso anno.
  Abbiamo cercato anche di intervenire sulla questione degli investitori coinvolti nelle crisi bancarie, ma non abbiamo ricevuto risposte concrete.
  Eppure oggi, nonostante gli annunci, ad oltre sei mesi dall'entrata in vigore della legge di bilancio 2018 con la quale si è introdotto un fondo di ristoro finanziario per quei risparmiatori che hanno subìto un danno ingiusto a seguito delle crisi bancarie, non è ancora stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri necessario a consentirne l'operatività.
  Anzi, con l'approvazione del decreto cosiddetto milleproroghe al Senato, il termine ultimo per la sua emanazione è slittato a fine ottobre.
  Si tratta di una situazione che abbiamo a più riprese denunciato e, per fare fronte all'esigenza concreta dei risparmiatori, il nostro gruppo parlamentare ha presentato emendamenti specifici in favore degli investitori coinvolti nella crisi delle banche e che versano in condizioni d'indigenza o comunque di vulnerabilità economica o sociale conseguenti all'azzeramento del valore dei titoli posseduti, considerato in ogni caso il diritto all'integrale rimborso. Il nostro gruppo parlamentare, come sempre e anche in questa circostanza, ha dimostrato la consueta attenzione e sensibilità nei confronti dei cittadini che si sono visti danneggiati nei propri diritti.
  Concludo, onorevoli Colleghi, ribadendo una valutazione fortemente contraria sul provvedimento in esame.

Maurizio Felice D'ETTORE,
Relatore di minoranza.

torna su