TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 486 di Mercoledì 14 aprile 2021

 
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MOZIONI SUL RUOLO DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE NELL'AMBITO DEL PROCESSO DI VENDITA DELLA SOCIETÀ BORSA ITALIANA

   La Camera,

   premesso che:

    Borsa Italiana S.p.A. è la società che si occupa della gestione del mercato azionario italiano e comprende anche Mts, lo strategico Mercato telematico dei titoli di Stato, rappresentando così un importantissimo asset per il nostro Paese;

    si evidenzia, inoltre, che Borsa Italiana S.p.A. gestisce anche una rete di dati sensibili relativi a titoli di Stato, nonché delle imprese quotate e delle migliaia di piccole e medie imprese che hanno seguito i programmi Elite di Borsa Italiana S.p.A., per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro;

    il 23 giugno 2007, con un'offerta di 1,6 miliardi di euro, è avvenuta l'acquisizione di Borsa Italiana S.p.A. da parte di London Stock Exchange Plc (la Borsa di Londra), andando a creare il London Stock Exchange Group, società holding che detiene la totalità delle partecipazioni azionarie di Borsa Italiana S.p.A. e di London Stock Exchange;

    a seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea è mutato il contesto geopolitico di riferimento, dal momento che l'hub finanziario londinese non è più realtà comunitaria con riflessi anche dal punto di vista economico-finanziario;

    pertanto, con riferimento agli sviluppi sul futuro di Borsa Italiana S.p.A., occorre considerare che l'acquisizione operata dal London Stock Exchange Group del gruppo di diffusione di dati finanziari Refinitiv, il ramo d'azienda che si occupava di finanza e risk business all'interno di Thomson Reuters Corporation, multinazionale canadese operativa nel settore dei mass media e dell'informazione, ha determinato incertezze rispetto al destino del mercato azionario italiano, data l'evidente probabilità che il core business del London Stock Exchange si sarebbe spostato da quello della gestione dei mercati borsistici a quello dei dati;

    risulta, dunque, necessaria un'azione tempestiva con riferimento alla vicenda di Borsa Italiana S.p.A. considerato che la medesima rappresenta una preziosa infrastruttura sul piano economico-finanziario, anche al fine di tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato di capitali e di proteggere il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts);

    occorre premettere che le offerte non vincolanti presentate per l'acquisto di Borsa italiana sono state avanzate da SIX Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana S.p.A., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e per la società Elite;

    il 9 ottobre 2020 è divenuta ufficiale la notizia della conclusione dell'accordo tra il consorzio franco-olandese con sede a Parigi Euronext, il cui principale azionista è la Cassa depositi e prestiti francese e che già possiede la Borsa di Parigi, e London Stock Exchange, per l'acquisto della Borsa italiana per circa 4,3 miliardi di euro, un prezzo molto più alto di quanto ipotizzato inizialmente – circa 3/3.5 miliardi di euro – e che quindi aumenterebbe il rischio che l'acquirente, per giustificare il prezzo pagato ai suoi azionisti (si ricorda che il capitale di Euronext, società quotata, è in mano per oltre il 50 per cento a grandi fondi di investimento anglosassoni), decida di attuare una politica di taglio dei costi ancora più aggressiva e tipicamente a svantaggio del mercato non domestico; il progetto prevede l'ingresso in Euronext di CDP Equity e Intesa San Paolo con un successivo aumento di capitale con un impegno per la sola Cassa depositi e prestiti di quasi un miliardo di euro;

    come riportato da un quotidiano «se la cessione della Borsa italiana fosse avvenuta tramite un'asta competitiva, con la partecipazione della borsa svizzera e di quella tedesca, la valutazione sarebbe salita a 5 miliardi. Dovremmo quindi concludere, sempre ammesso che ci fossero dubbi, che la scelta di vendere a Euronext e non ad altri è tutta politica. D'altronde come potremmo anche solo immaginare che una decisione di questo tipo, per quanto subita dalle valutazioni di London Stock Exchange, possa avvenire senza un accordo del Governo italiano o in modo ostile»;

    la vendita di Borsa italiana a Euronext, nonostante la presenza di altre offerte e in gran silenzio, infatti, non solo conferma l'interesse della Francia verso tali asset finanziari, ma, anzi, suscita preoccupazione in merito alla loro permanenza in mano italiana;

    a questo proposito uno dei temi da attenzionare è certamente la futura vendita di Monte dei Paschi di Siena da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, rispetto alla quale «Il Sole 24 Ore» ha ipotizzato un'opera di moral suasion dello Stato per indirizzare Monte dei Paschi di Siena, che rimane la quinta banca italiana per dimensioni, nonostante le problematiche degli ultimi anni, verso Unicredit, ma ora sembra emergere anche un crescente interesse della finanza francese per l'acquisto di Monte dei Paschi di Siena;

    quello dei servizi bancari e assicurativi è il settore in cui gli investitori francesi sono maggiormente presenti in Italia e la presenza delle due big è notevole: Bnp Paribas controlla Banca Nazionale del Lavoro, che risulta essere il settimo istituto per dimensione, mentre all'ottavo posto c'è proprio Credit Agricole Italia, che ha operato una strategia d'inserimento prendendo il controllo di Cariparma, Friuladria e Carispezia;

    Bnp-Paribas e CreditAgricole sono anche tra i principali attori italiani del credito al consumo, rispettivamente con Findomestic e Agos Ducato, e hanno una pervasiva presenza nel nostro debito pubblico del quale detengono Bnp Paribas 143,2 miliardi di euro, e Credit Agricole 97,2 miliardi di euro;

    in questo quadro, acquisire il controllo di Monte Paschi di Siena consentirebbe grande spazio alla finanza francese, ad esempio anche attraverso un rafforzamento della partnership con Mediobanca, che è anche advisor finanziario di Monte Paschi di Siena, all'interno del quale l'asse con gli istituti già in mano ai francesi sarebbe il viatico principale per la creazione di un terzo polo bancario;

    anche Mediobanca s.p.a., terzo gruppo bancario italiano per capitalizzazione, già oggi controllata per il 14 per cento del capitale da investitori istituzionali di origine francese, rappresenta oggi una «preda» ambita, perché dà accesso al controllo di Generali, e perché, rispetto alla quotazione massima del 10 novembre 2019, anche a causa dell'emergenza Covid-19, vale oggi poco più della metà;

    per l'intero sistema assicurativo e finanziario italiano l'indipendenza e la presenza in Italia di un soggetto di primo piano a livello internazionale come Generali, prima compagnia assicurativa italiana e terza in Europa, con 500 miliardi di euro di attività investite di cui circa 60 in titoli del tesoro italiani, appare fondamentale;

    la grande finanza francese ha già detto di essere interessata al patrimonio economico italiano e l'Italia, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non ha risposto adeguatamente in difesa degli interessi nazionali, nonostante il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, cosiddetto decreto liquidità, abbia fornito al Governo tutti gli strumenti necessari per un concreto intervento a difesa della sicurezza dei nostri asset strategici;

    il decreto-legge ha, infatti, modificato la disciplina dei poteri speciali del Governo, la cosiddetta golden power, estendendola all'acquisto a qualsiasi titolo di partecipazioni in società che detengono beni e rapporti relativi ai fattori critici di cui al regolamento (UE) 2019/452, inclusi gli acquisti di partecipazioni nel settore finanziario, quello creditizio e assicurativo, e a prescindere dal fatto che ciò avvenga a favore di un soggetto esterno all'Unione europea;

    l'articolo 8 della bozza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo delle nuove disposizioni disciplina l'esercizio dei poteri speciali per i «beni e rapporti nel settore finanziario», quali, appunto, credito, finanza, assicurazioni, piattaforme e infrastrutture operative come Borsa spa, ma anche i software, i servizi di pagamento, e la gestione di investimenti;

    il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha definito apprezzabili ma «insufficienti» le nuove norme previste dal «decreto liquidità» sul golden power, proprio per il timore di un ingresso scorretto da parte di un istituto bancario francese o anche tedesco nel nostro sistema finanziario, attraverso l'acquisto di quote azionarie decisive nell'ambito delle operazioni in corso;

    alla fine di dicembre 2019 circa il 33 per cento del debito italiano era in mano a soggetti stranieri e, come riportato nel report Foreign investors in italian government debt di Unicredit, il «primo paese investitore è la Francia al 21 per cento», i cui istituti di credito detengono una quota di 285,5 miliardi di euro di debito pubblico italiano;

    proprio in considerazione dei recenti sviluppi, risulta dunque, ancor più necessario, al fine di perseguire gli obiettivi di ripartenza del Paese e attuare un piano di investimenti che garantisca crescita e sviluppo, evitare il rischio di perdita di governance e di autonomia in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali;

    come inoltre sollevato dall'Associazione intermediari mercati finanziari (Assosim) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 ore, in data 26 settembre 2020, tale rischio determinerebbe un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa Italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari «si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle piccole e medie imprese»; la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i Pir alternativi e gli Eltif;

    sul sistema bancario italiano grava ulteriormente il rischio segnalato da Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, nel corso di un'audizione innanzi alla Commissione parlamentare sul sistema bancario, in cui ha messo in luce i rischi delle nuove normative europee sui crediti deteriorati per il nostro sistema bancario;

    il 1° gennaio 2021 sono entrate in vigore le nuove norme in materia di inadempienza bancaria dettate dall'EBA – European Banking Authority – l'Autorità bancaria europea (EBA/GL/2016/07 e EBA/RTS/2016/06), che introduce soglie più restrittive ed accentua la prociclicità, accrescendo i crediti deteriorati;

    le nuove regole europee sul credito si risolveranno in un ulteriore aggravio della condizione patrimoniale di cittadini e imprese, già duramente colpiti dalla pandemia e, in ultima analisi, incideranno in maniera molto negativa sulla stabilità dell'intero sistema economico nazionale;

    in tale quadro occorre da un lato proteggere gli asset strategici nazionali che legano l'infrastruttura finanziaria del Paese alla crescita delle nostre imprese. Dall'altro, bisogna costruire un mosaico organico di riforme, avviato con l'istituzione dei Piani individuali di risparmio (Pir) ordinari, proseguiti con i Pir alternativi, con patrimonio destinato e che va completato attraverso l'istituzione di un Fondo sovrano pubblico-privato italiano, o Fondo dei fondi, che operi con logiche privatistiche di investimento, al pari di quelle applicate alle società di gestione del risparmio private. Un fondo sovrano, gestito da Cassa depositi e prestiti con il coinvolgimento delle società di gestione del risparmio italiane e delle altre istituzioni finanziarie, in cui oltre al risparmio privato, alle risorse pubbliche e alla garanzia offerta dagli immobili pubblici e dal patrimonio artistico e culturale del Paese, possano confluire anche parte delle risorse che l'Unione europea metterà a disposizione dell'Italia con il Recovery Fund, configurandosi come un investimento paziente di lungo termine;

    quanto precede, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, rappresenterebbe il vero salto di qualità perché con la piena operatività del suddetto fondo, formato da risorse pubbliche, private e anche da una parte dei fondi del Recovery Fund, sarebbe possibile sostenere la patrimonializzazione delle imprese, per consentire loro di essere più resilienti alle sfide e conquistare i mercati internazionali;

    è in corso da tempo sui mercati una ridenominazione dei target di investimento per cui le aziende hanno bisogni di tempo e di investitori di lungo termine pazienti ed attivi per intercettare il nuovo ciclo economico e ciò comporta che la forma di finanziamento della crescita più adatta alle piccole e medie imprese, le nostre in particolare, sia quella equity e non debito; l'interazione dei private markets con i public markets sarà sempre più forte. In questo scenario Borsa Italiana Spa può diventare lo strumento per veicolare alle imprese risorse private alternative al debito pubblico e la nuova cinghia di trasmissione delle risorse finanziarie per il Paese;

    nell'ambito di tale contesto, la mancanza di ricerche indipendenti sulle piccole e medie imprese quotate è stato indicato dagli investitori istituzionali tra i primi correttivi necessari per migliorare il mercato «Alternative Investment Market» (Aim); dopo l'introduzione dei Pir da parte del Governo, che ha posto le basi per migliorare il mercato sul fronte della liquidità, è necessario lo sviluppo di una ricerca indipendente sulle aziende di piccola dimensione, per offrire informazioni qualitative e quantitative che migliorino la conoscenza del business model da parte degli investitori, generino una maggiore liquidità dei titoli più sottili e migliorino la formazione dei prezzi; gli obiettivi del coverage sono legati all'esigenza di generare maggiore liquidità dei titoli e migliorare la formazione dei prezzi o strumento di valutazione dei titoli quotati, per i fondi Pir specializzati sulle small-cap;

    il credito di imposta sul 50 per cento dei costi di consulenza sostenuti per la quotazione in borsa delle piccole e medie imprese ha agevolato l'accesso delle imprese al mercato dei capitali, attraverso lo stanziamento di 80 milioni di euro per le ammissioni del triennio 2018-2020, prevedendo un importo massimo di 500.000 euro ad azienda, destinato a piccole e medie imprese italiane secondo la definizione dell'Unione europea, che si quotano sui mercati regolamentati e non regolamentati in Italia e in Europa;

    alla luce di quanto precede appare quanto mai necessario aumentare la capitalizzazione complessiva di Borsa Italiana, come dimostra il confronto con le altre borse estere dove, a fronte di una capitalizzazione complessiva di Borsa Italiana di 630 miliardi di euro, la Borsa francese supera i 2.500 miliardi di euro, la Borsa tedesca i 2.100 miliardi di euro e quella spagnola i 710 miliardi di euro. La leva fiscale è stata decisiva per far decollare le borse negli altri Paesi, a dimostrazione che in un momento di incertezza come questo, con tassi pari a zero e pressoché negativi, solo il vantaggio fiscale può far muovere i risparmi indirizzandoli, attraverso la borsa, verso le imprese; per questo i firmatari del presente atto di indirizzo ribadiscono con forza il proprio «no» alla patrimoniale, e l'importanza, invece, di utilizzare la leva fiscale per incentivare i risparmi ad andare nell'economia reale,

impegna il Governo:

1) alla luce della vicenda della vendita di Borsa Italiana e delle criticità rappresentate in premessa, ad assumere tutte le iniziative di competenza necessarie a garantire la stabilità finanziaria dell'Italia e dei nostri titoli pubblici, evitando attacchi speculativi, e la sicurezza degli asset strategici, anche attraverso il corretto e tempestivo utilizzo delle norme sulla golden power;

2) a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, lo strategico assetto economico-finanziario di Borsa Italiana S.p.A., nonché l'autonomia della medesima, affinché sia possibile attuare i seguenti impegni:

   a) previsione di un'adeguata strategia di lungo termine nel settore dell'innovazione tecnologica, che possa essere di maggior beneficio per il sistema finanziario nel suo complesso rispetto ad ipotesi e sinergie che potrebbero determinare esclusivamente una redditività di breve periodo dell'acquirente;

   b) garanzia della valorizzazione e della trasparenza presso gli investitori delle piccole e medie imprese nella ricerca azionaria;

   c) attuazione di un procedimento di semplificazione del processo di quotazione, in particolare per le società di piccole e medie dimensioni, nonché sviluppando un programma come Elite e, al fine di consentire alle piccole e medie imprese di aumentare il loro grado di consapevolezza finanziaria e di accedere con maggiore facilità al mercato di capitali, evitando che i servizi del detto programma possano sovrapporsi a quelli già forniti dagli intermediari finanziari;

   d) rafforzamento del Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), affinché continui a rappresentare un centro di eccellenza, in grado di garantire e migliorare i servizi di monitoraggio e di cosiddetto «price equity» – fondamentali per un'efficiente gestione del debito pubblico – con l'obiettivo di aumentare la liquidità degli scambi e limitare la volatilità dei prezzi;

   e) garantire che in questa fase di transizione ci sia un presidio delle funzioni anche a livello operativo garantendo la partecipazione degli intermediari locali ai diversi tavoli di discussione che si terranno nei prossimi mesi;

   f) valutazione dei progetti di crescita e degli investimenti per le società del gruppo;

   g) individuazione di come potranno crescere e svilupparsi le funzioni di business di Borsa Italiana, posto che ad oggi si parla solo delle funzioni di staff, il finance e la gestione del data center, funzioni che non rappresentano elementi chiave per la crescita di Borsa Italiana e lo sviluppo dell'indotto;

   h) evitare che i tagli e razionalizzazioni vadano a danneggiare l'Italia;

   i) garantire agli azionisti una non uscita da Euronext, stante le indiscrezioni a mezzo stampa secondo cui le fondazioni valuterebbero un progressivo disimpegno, nei prossimi anni, di Cassa depositi e prestiti dai nuovi investimenti attualmente in corso, onde evitare quanto avvenuto nel 2011 con gli investitori italiani che uscirono da Lseg;

3) considerato che il quadro sopra descritto, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, fa emergere un approccio assai discutibile dal punto di vista della trasparenza e della tutela degli asset finanziari e creditizi nazionali, che non sembra favorire gli interessi di risparmiatori ed imprese, ad adottare con urgenza iniziative, per quanto di competenza, nelle opportune sedi europee, al fine di dare al più presto soluzione alla questione delle sofferenze bancarie e dei crediti deteriorati, che rappresenta un dramma sociale e produttivo, consentendo a cittadini e imprese il riscatto del proprio debito, anche al fine di scongiurare che finiscano preda degli usurai, sostenendo altresì, per quanto di competenza, il flusso creditizio dalle banche alle imprese, particolarmente importante in un periodo di crisi economica come quello attuale scaturito dalla pandemia da SARS-Cov-2;

4) ad adottare iniziative di competenza, anche normative, per tutelare gli asset strategici nazionali che legano l'infrastruttura finanziaria di Borsa Italia S.p.A alla patrimonializzazione delle imprese, per l'istituzione di un Fondo sovrano pubblico-privato italiano, o Fondo dei fondi, che operi con logiche privatistiche di investimento, al pari di quelle applicate alle società di gestione del risparmio private, emanando con la massima sollecitudine il decreto attuativo del comma 18-ter dell'articolo 27 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto «Rilancio») che costituisce la base normativa di riferimento per l'evoluzione del patrimonio destinato in un fondo finalizzato a sostenere la crescita economica del Paese, in conformità agli atti di indirizzo approvati dal Parlamento sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund grazie al potenziamento di nuove forme di incentivazione fiscale del risparmio, in analogia con quanto già previsto per i Piani individuali di risparmio (Pir) per favorire la patrimonializzazione delle aziende, abbattere il debito pubblico, ridurre la pressione fiscale, promuovere l'occupazione, tutelare i beni culturali, proteggere e diffondere il made in Italy e, infine, evitare l'imposta patrimoniale;

5) a porre in essere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, finalizzata a valorizzare l'assetto strategico di Borsa Italiana S.p.A., favorendo la crescita delle imprese italiane attraverso la creazione di un vero e proprio campione europeo nel mercato dei capitali che, di riflesso, rafforzi il ruolo dell'Italia a livello europeo e internazionale rendendola più forte e attrattiva anche dal punto di vista degli investimenti esteri sul piano economico e reputazionale con il trasferimento a Milano della capitale finanziaria del continente europeo;

6) nell'ottica di incentivare il ricorso al capitale equity, ad adottare ogni iniziativa normativa finalizzata alla proroga permanente del cosiddetto «bonus quotazione» introdotto dalla legge n. 205 del 2017, prevedendone l'estensione a tutte le imprese che accedono al mercato dei capitali e non solo alle società che presentino i requisiti di piccole e medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea del 6 maggio 2003, nonché alle società oggetto della business combination per le operazioni condotte dalle Special purpose acquisition company (Spac);

7) ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata a promuovere e diffondere la cultura del mercato dei capitali al fine di permettere una canalizzazione efficace della liquidità dei fondi, anche Pir, con importanti riflessi sul rilancio del nostro Paese e sulla crescita economica, oltre che sulla qualità della struttura finanziaria delle imprese italiane.
(1-00382) (Seconda ulteriore nuova formulazione) «Meloni, Giacomoni, Lollobrigida, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi, Occhiuto, Porchietto, Pella, D'Ettore, Polidori, Baldini, Torromino, Della Frera, Versace, Saccani Jotti, Pittalis, Nevi, Mazzetti, Orsini, Pettarin, Giacometto, Maria Tripodi, Marin, Cannatelli, Palmieri, Rotondi, Tartaglione, Bagnasco, Labriola, Zangrillo, Vietina, Musella, Dall'Osso».

(22 settembre 2020)

   La Camera,

   premesso che:

    Borsa Italiana, che dal 2008 fa parte del London Stock Exchange Group, è un'infrastruttura finanziaria essenziale per il Paese, strategica per lo sviluppo del mercato dei capitali e fondamentale per la crescita delle imprese; rappresenta il principale punto di riferimento per la raccolta di capitale azionario e obbligazionario da parte delle imprese italiane, con 370 società quotate e una capitalizzazione complessiva superiore al 30 per cento del prodotto interno lordo nazionale e con un'ampia presenza di piccole e medie imprese; Borsa Italiana ha altresì l'importante compito di promuovere le aziende quotate e di diffondere l'educazione finanziaria, anche in partnership con intermediari ed altre istituzioni;

    Borsa Italiana è cresciuta e si è sviluppata in questi dieci anni grazie al lavoro dei dipendenti che ha portato quasi a triplicarne il valore e un management che ha creato le condizioni per questo successo;

    il gruppo Borsa Italiana comprende anche il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), una delle principali piattaforme per la negoziazione dei titoli di Stato europei, la cui gestione è essenziale per la tutela di dati sensibili per l'interesse nazionale;

    Borsa Italiana si avvale di Sia s.p.a. (Sia), società hi-tech europea leader nei servizi tecnologici e nelle infrastrutture di pagamento, controllata da Cassa depositi e prestiti tramite la controllata Cdpe, come partner tecnologico di riferimento per i servizi relativi al trading e post-trading per il Mercato telematico dei titoli di Stato e Monte Titoli;

    la società Borsa Italiana, a livello di gruppo, nel 2019 ha realizzato 464 milioni di euro di ricavi e 2,6 milioni di euro di margine operativo lordo (ebitda);

    nell'agosto del 2020 il London Stock Exchange, per rispondere alle richieste della direzione Antitrust della Commissione europea legata all'acquisizione di Refinitiv, ha annunciato la vendita di Borsa Italiana;

    occorre premettere che le offerte non vincolanti presentate per l'acquisto di Borsa Italiana sono state avanzate da SIX Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext in partnership con CDP Equity e Intesa San Paolo e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana s.p.a., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e per la società Élite;

    in data 9 ottobre 2020, su proposta dell'amministratore delegato, il consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti ha dato il via libera a Cdp Equity (Cdpe, società interamente partecipata da Cassa depositi e prestiti) per l'ingresso nell'azionariato di Euronext – la società mercato che raggruppa i listini di 6 Paesi europei – e per l'acquisizione da parte di quest'ultima di Borsa Italiana. In tal modo, come riferito dai comunicati di Cassa depositi e prestiti e Euronext, CDP Equity, che acquisisce il 7,3 per cento del capitale azionario di Euronext, al pari della Caisse des dépóts et consignations, omologo di Cassa depositi e prestiti in Francia, insieme a Intesa Sanpaolo, che verrebbe a detenere una quota intorno all'1,3 per cento, entra a far parte dell'attuale gruppo, divenendo uno dei primi azionisti della società che gestirà – oltre a Borsa Italiana – altre 6 borse valori in Belgio, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo, con oltre 1.800 società quotate, per un totale di 4.400 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato; con questa operazione, l'Italia rappresenterà il singolo mercato più rilevante in Euronext, con circa un terzo dei ricavi della nuova società e degli occupati complessivi; Cassa depositi e prestiti entrerebbe inoltre a far parte del patto dei reference shareholders, cui aderirebbe circa il 25 per cento del capitale di Euronext;

    nel mese ottobre 2020 è stata approvata dal London Stock Exchange la cessione di Borsa Italiana al gruppo Euronext in partnership con CDP Equity e Intesa San Paolo per un valore complessivo di 4,32 miliardi di euro; proposta di cessione che ora è al vaglio delle autorità di vigilanza italiane;

    secondo agenzie di stampa, l'Italia, attraverso il gruppo Cassa depositi e prestiti, sarebbe intervenuta al fine di tutelare l'interesse nazionale di un'infrastruttura finanziaria strategica, sia per quanto riguarda Borsa Italiana nella sua interezza, sia per quanto riguarda Mts per il ruolo della società nel mercato dei titoli di Stato, tra cui quelli italiani;

    London Stock Exchange ha accettato di vendere l'intera partecipazione in Borsa Italiana al consorzio paneuropeo di cui fanno parte anche Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo per un valore patrimoniale di 4.325 miliardi di euro, più un importo aggiuntivo che riflette la generazione di cassa fino al perfezionamento del deal, valore che denota la rilevanza raggiunta dalla società negli ultimi 13 anni;

    risulta, dunque, necessaria un'azione tempestiva con riferimento alla vicenda di Borsa Italiana s.p.a., considerato che la medesima rappresenta una preziosa infrastruttura sul piano economico-finanziario, anche al fine di tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato di capitali e di proteggere il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts);

    come riferito dai comunicati di Cassa depositi e prestiti e Euronext, l'integrazione di Borsa Italiana all'interno di un unico aggregato paneuropeo, obiettivo, peraltro, in comune alle tre offerte sopra menzionate, aumenterebbe la liquidità del mercato dei capitali italiano, la visibilità degli emittenti italiani e, in generale, rafforza il ruolo dell'Italia nel mercato dei capitali europeo;

    l'Italia, rappresentando più di un terzo del fatturato e degli utili, dovrà avere un ruolo di primo piano, sia a livello operativo che di governance;

    proprio per quanto concerne l'Mts, l'integrazione nel sistema Euronext dovrà rappresentare obiettivi di crescita e sviluppo condivisi dalle parti. In particolare Mts potrà sviluppare ulteriormente la propria strategia fixed income trading, consolidando così la propria porzione di leadership nel contesto paneuropeo e valorizzando, in sinergia, le competenze e le potenzialità in esso presenti;

    la Cassa di compensazione e garanzia, l'organismo che fornisce i servizi di controparte centrale in Italia nell'ambito degli strumenti finanziari e che assicura la solvibilità delle parti coinvolte e l'integrità del mercato, dovrebbe, come riferito da Euronext, assumere il ruolo di clearing house di tutto il gruppo Euronext;

    Monte Titoli, che svolge tutte le operazioni di deposito e gestione accentrata di strumenti finanziari, dovrebbe diventare il più grande Central securities depository del gruppo Euronext, assumendo un ruolo centrale all'interno del gruppo nella prestazione dei servizi di deposito e gestione accentrata dei titoli; con questa operazione il sistema italiano di servizi per l'intermediazione finanziaria è valorizzato e conta su nuove opportunità di sviluppo: data center e competenze di eccellenza avranno base in Italia;

    di recente, Sia e Nexi s.p.a., più importante società fintech italiana per i pagamenti digitali, hanno annunciato di aver sottoscritto un memorandum of understanding avente ad oggetto l'integrazione dei due gruppi da realizzarsi tramite la fusione per incorporazione di Sia in Nexi, per la creazione di una società leader nei pagamenti digitali in Europa, definendo pertanto un'operazione che è sinergica rispetto a quella in oggetto del presente atto di indirizzo;

    è necessario lavorare al fine di far diventare Borsa Italiana e le sue controllate punti di riferimento importanti nel sistema Euronext, nel quale l'Italia rappresenterà il mercato più rilevante, assumendo un ruolo di riferimento a livello continentale;

    l'operazione potrà suggellare una partnership forte con altri importanti investitori europei, tra cui Caisse des dèpóts e auspicabilmente anche con altri operatori del mercato finanziario internazionale;

    grazie all'operazione in corso su Euronext, Cassa depositi e prestiti amplierà la gamma di prodotti e servizi per il finanziamento delle aziende, passando dai finanziamenti e dagli interventi in equity anche alla possibilità di offrire i servizi di quotazione attraverso Borsa Italiana;

    Borsa Italiana darà il contributo più rilevante al nuovo gruppo allargato. L'Italia diventerà una sede operativa di rilievo per l'entità combinata, con competenze strategiche nel gruppo allargato in termini di operatività, tecnologia, business e funzioni di supporto;

    l'attività di vigilanza regolamentare su Borsa Italiana resterà invariata, consentendo a Consob e Banca d'Italia di continuare a vigilare direttamente su Borsa Italiana e le sue controllate regolamentate, compresa l'attività di compensazione della Cassa di compensazione e garanzia, la cui attività sarà ampliata in un contesto paneuropeo. Consob parteciperà all'indirizzo regolatorio, alla supervisione e alla vigilanza del gruppo risultante dall'operazione nella sua interezza;

    autorevoli economisti hanno più volte sottolineato l'importanza di costituire, progressivamente, un'infrastruttura finanziaria che unisca quanti più mercati mobiliari nazionali, al fine di creare un contesto di sinergia sul piano dei mercati internazionali. In questo contesto, si auspica che Borsa Italiana possa assumere un ruolo di primo piano nel sistema dei centri finanziari europei sia a livello operativo che di governance;

    in particolare, come sollevato anche da Assosim (Associazione intermediari mercati finanziari) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore, in data 26 settembre 2020, occorre scongiurare un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa Italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari «si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle piccole e medie imprese»; la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i piani individuali di risparmio alternativi e gli European long term investments funds;

    l'operazione deve avere l'obiettivo di aprire buone prospettive per le imprese italiane che intendano quotarsi: la prevalenza, nel tessuto produttivo italiano, di aziende di dimensioni medie e piccole si avvantaggia della presenza italiana nell'azionariato di Euronext, che avrà voce in capitolo nell'organizzazione dei listini e nei requisiti di ingresso;

    l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), nel rapporto Capital markets review of Italy, pubblicato a gennaio 2020, ha sottolineato che, negli ultimi dieci anni, meno di quattro aziende all'anno si sono quotate a Piazza Affari, numero troppo ridotto per un'economia importante come la nostra. Alla fine del 2018, il valore totale delle azioni italiane quotate era pari a solo il 31 per cento del prodotto interno lordo, valore di gran lunga inferiore a quello registrato in Francia (88 per cento) e in Germania (46 per cento): un dato più che rilevante se si tiene conto dell'eccessiva dipendenza delle aziende italiane dal credito bancario;

    proprio in considerazione dei recenti sviluppi, risulta dunque ancor più necessario, al fine di perseguire gli obiettivi di ripartenza del Paese e attuare un piano di investimenti che garantisca crescita e sviluppo, evitare il rischio di perdita di governance e di autonomia in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile, nell'ambito delle proprie competenze e della partecipazione azionaria in Cassa depositi e prestiti, a sua volta azionista del gruppo Euronext, nonché a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, lo strategico assetto economico-finanziario di Borsa Italiana s.p.a. e l'autonomia della medesima, al fine di:

   a) assegnare all'Italia, nel nuovo assetto societario, un ruolo di primo piano, pari al suo peso in termine di contributo al risultato economico, anche attraverso accordi parasociali, sia a livello operativo che di governance, rafforzando la presenza italiana in Euronext, in particolar modo attribuendo ai manager di Borsa Italiana ruoli chiave nella prima linea di management del gruppo Euronext;

   b) creare le condizioni per un miglioramento delle attività di negoziazione, clearing e settlement, tenendo in considerazione anche il più elevato valore della contribuzione di Borsa Italiana all'interno del gruppo sia in termini di fatturato, che di utili, e garantire la valorizzazione e la trasparenza presso gli investitori delle piccole e medie imprese nella ricerca azionaria;

   c) vigilare affinché le piattaforme di Monte Titoli e Cassa di compensazione e garanzia mantengano la loro identità nazionale e il loro ruolo, anche a garanzia dei processi di collocamento del debito pubblico nazionale e di stabilità del mercato interbancario nazionale, con l'obiettivo di concentrare in Italia le divisioni «finance» e «data center» del gruppo e, considerato che l'Italia rappresenterà il singolo mercato più rilevante della nuova Euronext, valutare di adottare iniziative per un eventuale successivo trasferimento della sede di Euronext a Milano;

   d) rafforzare il Mercato telematico di titoli di Stato (Mts), affinché continui a rappresentare un centro di eccellenza, in grado di garantire e migliorare i servizi di monitoraggio e di cosiddetti «price equity» – fondamentali per un'efficiente gestione del debito pubblico – con l'obiettivo di aumentare la liquidità degli scambi e limitare la volatilità dei prezzi;

   e) prevedere adeguati investimenti e una strategia di lungo termine nel settore dell'innovazione tecnologica per il gruppo Borsa Italiana ed evitare che vengano attuati tagli a vantaggio di una redditività di breve periodo dell'acquirente, investimenti che potranno dare un beneficio per il sistema finanziario nel suo complesso, rispetto a ipotesi che potrebbero determinare esclusivamente una redditività di breve periodo dell'acquirente, purché tali investimenti siano finalizzati anche al miglioramento dell'innovazione del mercato dei capitali in Italia, con l'obiettivo di rendere Borsa Italiana un mercato dei capitali ancora più competitivo rispetto ad oggi per rafforzare le filiere finanziarie italiane in ambito europeo;

2) a far sì, per quanto di competenza, che Borsa Italiana si faccia promotrice di un ampio confronto con tutti gli operatori del settore, al fine di apportare miglioramenti e innovazione in merito al funzionamento del mercato dei capitali in Italia, proseguendo il percorso di semplificazione normativa e fiscale dei processi e di contenimento complessivo dei costi sostenuti dagli emittenti, dagli intermediari e dagli investitori e permettendo in questo modo alle piccole e medie imprese di accedere con maggiore facilità al mercato dei capitali, valorizzando i segmenti innovativi e rendendo Borsa Italiana un mercato di capitali competitivo rispetto alle altre piazze finanziarie;

3) a porre in essere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, finalizzata a valorizzare l'assetto strategico di Borsa Italiana spa, favorendo la crescita delle imprese italiane attraverso la creazione di un vero e proprio campione europeo nel mercato dei capitali che, di riflesso, rafforzi il ruolo dell'Italia a livello europeo e internazionale rendendola più forte e attrattiva anche dal punto di vista degli investimenti esteri sul piano economico e reputazionale con il trasferimento a Milano della capitale finanziaria del continente europeo;

4) nell'ottica di incentivare il ricorso al capitale equity, ad adottare ogni iniziativa normativa finalizzata alla proroga permanente dei cosiddetto «bonus quotazione» introdotto dalla legge n. 205 del 2017, prevedendone l'estensione a tutte le imprese che accedono al mercato dei capitali e non solo alle società che presentino i requisiti di piccole e medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea del 6 maggio 2003, nonché alle società oggetto della business combination per le operazioni condotte dalle Spac (Special purpose acquisiton company), nonché attuare un procedimento di semplificazione del processo di quotazione, in particolare per le società di piccole e medie dimensioni, sviluppando la piattaforma Élite, al fine di consentire alle piccole e medie imprese di aumentare il loro grado di consapevolezza finanziaria e di accedere con maggiore facilità al mercato di capitali;

5) ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata a promuovere e diffondere la cultura del mercato dei capitali, al fine di permettere una canalizzazione efficace del risparmio privato nell'economia reale, anche attraverso il rafforzamento di strumenti come i Pir o i fondi pubblico-privato appositamente costituiti, con importanti riflessi sul rilancio del nostro Paese e sulla crescita economica, oltre che sulla qualità della struttura finanziaria delle imprese italiane, e mantenendo il ruolo di primo piano di Borsa Italiana nella finanza ESG, da anni impegnata sui temi della sostenibilità, considerando anche l'importanza del tema nelle scelte di investimento di tutti i principali investitori mondiali.
(1-00457) «Martinciglio, Centemero, Martino, Fragomeli, Ungaro, Pastorino, Alemanno, Cancelleri, Caso, Currò, Grimaldi, Gabriele Lorenzoni, Migliorino, Ruocco, Scerra, Troiano, Zanichelli, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Ribolla, Zennaro, Angelucci, Baratto, Cattaneo, Giacometto, Porchietto, Buratti, De Micheli, Sanga, Sani, Topo, Mor».

(8 aprile 2021)

MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE A FAVORE DELL'OCCUPAZIONE, DELLA FORMAZIONE E DELL'EMANCIPAZIONE GIOVANILE

   La Camera,

   premesso che:

    a seguito della presentazione alle Camere da parte del Governo della proposta di «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr), il 31 marzo 2021 la Camera dei deputati ha approvato la Relazione all'Assemblea formulata dalla Commissione bilancio (ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento della Camera), integrata dai rilievi delle commissioni permanenti, che ha delineato un quadro di riferimento di carattere generale e metodologico nonché le indicazioni specifiche espresse dalle singole commissioni permanenti; detta Relazione è stata assunta anche all'esplicito fine di consegnare appositi atti di indirizzo al Governo prima della presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da parte del Governo alla Commissione europea; in più parti della Relazione della Commissione Bilancio è evidenziata l'esigenza e l'urgenza di intervenire con politiche a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile;

    è indubbio infatti che la crisi della pandemia da Covid-19 sta provocando in Europa un aumento della disoccupazione da cui i giovani sono colpiti in misura maggiore rispetto ai lavoratori più anziani, a ragione del fatto che molti di essi sono occupati in settori che sono stati particolarmente penalizzati dalle conseguenze della pandemia, quali il turismo, la ristorazione, l'intrattenimento, il commercio al dettaglio, le imprese creative e culturali, mentre altre ragazze o ragazzi ambiscono ad entrare nel mercato del lavoro proprio nel momento in cui tali settori non sono più in grado di assumere ed in cui, più in generale, le prospettive economiche negative impediscono nuove assunzioni; la crisi ha inoltre comportato in Italia un considerevole aumento del debito pubblico al 157,5 per cento del Pil, il livello più alto dal secondo dopoguerra, un fattore che rischia di ridurre significativamente le opportunità di sviluppo delle generazioni future; il Next Generation EU rappresenta un'opportunità storica per introdurre misure urgenti per contrastare l'emergenza giovanile e riportare l'Italia sulla via della crescita;

    è importante osservare che nessuna delle sei missioni definite nella proposta di Pnrr presentata dal Governo è dedicata specificatamente ai giovani, in quanto i giovani, al pari del Meridione e della parità di genere, sono considerate nel piano come priorità trasversali, sebbene nelle linee guida per i Pnrr emanate dalla Commissione europea il 22 gennaio 2021 fosse stato raccomandato agli Stati membri di dedicare un pilastro specifico «alle politiche per la prossima generazione, l'infanzia e i giovani»; mantenere le misure per le politiche giovanili frammentate in diverse missioni potrebbe complicare il monitoraggio, la valutazione e la quantificazione dei progetti, rischiando inoltre di pregiudicare l'allocazione effettiva dei fondi per le misure a favore dei giovani, ovvero alle persone under 35; un rischio da evitare per un paese come l'Italia che nella proposta di Pnrr sembra dedicare ai giovani un livello di risorse non proporzionato alla gravità dell'emergenza giovanile, specie se comparato a quello di altri grandi paesi europei; per questo motivo sarebbe opportuno per il Governo, nell'ambito della revisione del Pnrr delle prossime settimane, circoscrivere tra gli interventi delle diverse missioni un numero maggiore di progetti e di risorse a beneficio delle nuove e future generazioni e valutare l'opportunità di dedicare un intero pilastro ai giovani in linea con le raccomandazioni dell'Unione europea e con quanto fatto da altri Paesi europei;

    l'Italia, già nei periodi antecedenti la pandemia, a causa anche degli effetti della crisi dello scorso decennio, ha particolarmente sofferto per l'elevato tasso di disoccupazione giovanile, l'alto numero di cosiddetti Neet («not in Education, Employment or Training», giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione), oltre che di ragazze e ragazzi, al primo impiego, sottopagati ed, infine, del rinnovato fenomeno di forte emigrazione all'estero, spesso di giovani laureati che non riescono a trovare un'occupazione adeguata agli studi intrapresi che decidono di emigrare all'estero; fenomeni tutti questi aggravati da forti squilibri territoriali, tra aree metropolitane e aree interne e soprattutto tra il nord e il sud del Paese, ancora irrisolti;

    come recentemente affermato dal Governatore della Banca d'Italia, il nostro Paese è al primo posto nell'Unione europea per la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione: un drammatico spreco di potenzialità a livello non solo economico, con conseguenze particolarmente gravi sul piano sociale: «è urgente rispondere» – ha affermato il Governatore – «e da questo soprattutto dipende il futuro del Paese e, in ultima istanza, il rientro da un debito pubblico molto elevato e la sicurezza del mantenimento degli impegni sul fronte previdenziale»;

    secondo gli ultimi dati Istat riferiti al quarto trimestre del 2020, in Italia il tasso di disoccupazione giovanile, nella fascia 15-24 anni, si attesta al 31 per cento – nel giugno 2020 si attestava al 24,7 per cento mentre i Neet di età compresa tra i 15 e i 29 anni sono 2.066.000, ovvero il 23 per cento del totale dei giovani della stessa età, donne per oltre la metà dei casi. Secondo Eurostat, nella fascia di età 20-34 anni, l'Italia è il paese con il più alto numero di Neet dell'Unione europea, il 27,8 per cento contro una media dell'Unione europea del 16,4 per cento; i dati Istat, poi, evidenziano che nel solo anno 2019 hanno lasciato l'Italia oltre 126.000 italiani – di cui almeno 30.000 laureati – con un aumento dell'8 per cento sul 2018;

    sempre i dati Eurostat del 2019 mostrano quanto i giovani italiani nella media siano quelli che abbandonano il nucleo familiare d'origine più tardi rispetto ai coetanei europei; questi ultimi infatti vanno via di casa intorno ai 26 anni, mentre in Italia siamo in media sopra i 30 anni, a dimostrazione delle forti difficoltà che i giovani italiani devono affrontare per emanciparsi e inserirsi nel mondo del lavoro. Più esattamente, occorre riconoscere che il lavoro è condizione necessaria ed essenziale per l'autonomia esistenziale delle persone, per la realizzazione dei loro talenti e per fondare sostenibili progetti di vita anche familiare;

    gli effetti della diminuzione dell'occupazione giovanile sono aggravati dalla crisi dell'istruzione universitaria e dalla riduzione progressiva del numero degli immatricolati, verificatasi negli ultimi anni e causata, a partire dalla crisi dello scorso decennio, anche dalla riduzione delle risorse a disposizione delle famiglie appartenenti a contesti socio-economici più fragili e in condizioni di povertà tali da trovarsi nell'impossibilità di sostenere i costi degli studi universitari; è ancora da verificare l'effettivo impatto della più recente crisi determinata dall'emergenza epidemiologica;

    una situazione, quella giovanile, sicuramente aggravata dall'emergenza sanitaria ed economica, ma che permane da troppo tempo nel nostro Paese, e che pertanto negli anni è stata oggetto di particolare attenzione anche dal punto di vista legislativo. Così, a titolo di esempio, può ricordarsi la prevista decontribuzione per i primi 3 anni di assunzione che ha contribuito ad innalzare l'indice degli occupati tanto che nel periodo 2014-2018 il tasso di disoccupazione giovanile, tra i 15-24 anni, è diminuito del 10,5 per cento (dati Istat). E ancora la misura «Resto al Sud» introdotta dal decreto-legge n. 91 del 2017, potenziata dalla legge di Bilancio del 2018, che ha riscosso notevole interesse, tanto che è stato via via rafforzata elevando dapprima l'età dei soggetti beneficiari e successivamente aprendo ai liberi professionisti;

    ciononostante, l'accesso al lavoro rimane difficile, tanto da suggerire di rinnovare talune di queste iniziative, come la decontribuzione per i nuovi assunti under 35 inclusa nella Legge di bilancio 2021, e focalizzare l'attenzione su fattori di contesto in grado di agevolarne l'ingresso e sui servizi, pubblici e privati, necessari allo scopo; si tratta di misure di contrasto alla disoccupazione generalmente calibrate su incentivi economici, diretti o indiretti, deputati a ridurre il costo del lavoro ovvero su sostegni, anch'essi economici, per l'avvio di attività professionali o imprenditoriali. Tuttavia, la riduzione progressiva della relativa efficacia dimostra in modo evidente l'esigenza e l'urgenza di adottare una strategia di contrasto alla disoccupazione giovanile e di promozione dell'occupazione, con rapporti di lavoro stabili e dignitosi, che tenga conto delle cause del fenomeno che si vuole contrastare, al fine di assicurare che a fenomeni complessi e multifattoriali si diano risposte adeguate e coerenti, e perciò esse stesse caratterizzate da una integrazione multifattoriale;

    peraltro, la recente comunicazione COM(2020)276 della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni recante «Sostegno all'occupazione giovanile: un ponte verso il lavoro per la prossima generazione», del 1° luglio 2020, sottolinea l'importanza che gli Stati membri e le istituzioni europee rivolgano la loro attenzione verso la prossima generazione; la medesima comunicazione individua le principali linee di indirizzo che Unione europea e Stati membri devono attuare: rafforzare le garanzie per i giovani, rafforzare l'istruzione e la formazione professionale anche nell'ottica di una competitività sostenibile, rafforzare con correttivi l'equità sociale e la resilienza, fornire nuovo impulso agli apprendistati affinché contribuiscano a creare occupazione giovanile;

    la comunicazione contiene una proposta di raccomandazione relativa alla Garanzia per i giovani (COM(2020)276), volta a sostituire la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 22 aprile 2013 che ha istituito tale Garanzia, non solo per contribuire ad attenuare l'impatto della crisi da Covid-19 è prevenire un'ulteriore crisi dell'occupazione, ma anche al fine di integrarvi le trasformazioni in atto nel mercato del lavoro, nonché la duplice transizione verde e digitale. Tra le novità introdotte l'ampliamento della fascia di età dei beneficiari della Garanzia, per includere i giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni, la raccomandazione agli Stati membri di strutturare i loro sistemi di garanzia per i giovani in quattro fasi (mappatura, coinvolgimento, preparazione e offerta) e di organizzarli conformemente alle situazioni nazionali, regionali e locali, tenendo presente il genere e la diversità dei giovani ai quali sono destinate le misure nell'ambito di precisi obiettivi quantitativi;

    gli obiettivi per l'attuazione della Garanzia in Italia appaiono allo stato lontani dall'essere conseguiti; anzi, difficilmente conseguibili senza un radicale intervento di riforma che assicuri effettivamente una integrale revisione dei sistemi di politiche attive del lavoro valorizzando le modalità di contatto e presa in carico da parte di strutture in grado di lavorare con puntuali informazioni sulle dinamiche dei mercati del lavoro e sostenute dalla presenza di personale fortemente specializzato, utilizzando a tal fine una migliore e più adeguata integrazione dei dati raccolti con le piattaforme informatiche per le politiche attive di carattere nazionale e regionale, nonché delle piattaforme di incrocio di domanda e offerta di lavoro. Inoltre, per assicurare un maggiore grado di effettività, sarebbe auspicabile integrare i compensi previsti nei percorsi della Garanzia giovani con una copertura contributiva, con risorse dedicate e nelle forme e modalità scelte dai Paesi membri;

    e tuttavia, nonostante gli impegni pregressi, è ragionevole ipotizzare che la crisi economica ridurrà ulteriormente le opportunità di lavoro e formazione per i giovani e pertanto è compito del Governo farvi fronte valutando l'attuazione di un piano straordinario di attivazione, che potrebbe essere definito «Piano AttivaGiovani», rivolto ai giovani Neet che preveda il pieno finanziamento di un periodo di lavoro e formazione presso le imprese, analogamente a quanto intrapreso da altri Paesi europei; i giovani lavoratori potrebbero essere selezionati dalle imprese in base alle loro esigenze mentre il compenso per l'attività prestata sarebbe interamente a carico dello Stato; le imprese potranno far domanda a condizione che si tratti di nuovi posti di lavoro e che assicurino un'esperienza formativa per i giovani Neet;

    la crisi offre però anche l'opportunità di ridefinire il nostro modello produttivo all'insegna della salvaguardia ambientale e dello sviluppo sostenibile, un'eventualità che potrebbe generare nuove opportunità lavorative per i giovani, i cosiddetti Green Jobs. Sia il Green New Deal, il piano per la rivoluzione verde e la transizione ecologica della Commissione europea, che il Next Generation EU pongono come priorità degli investimenti dei prossimi anni la green economy. Ne segue che ogni strategia per l'occupazione e la formazione giovanile dovrà tenere conto delle opportunità occupazionali della rivoluzione verde, della ricerca scientifica connessa all'economia sostenibile o diretta alla tutela dell'ambiente, all'agricoltura o al turismo eco-sostenibile fino agli interventi di efficientamento energetico; in questa prospettiva, il paradigma tradizionale degli interventi sull'occupazione giovanile, focalizzato sull'incremento dei livelli di accesso al lavoro di un cluster di popolazione identificato su base anagrafica, deve essere ripensato nella prospettiva di fornire un supporto essenziale per la ristrutturazione del sistema produttivo, nella prospettiva della transizione ecologica e dell'innovazione digitale degli ecosistemi imprenditoriali;

    anche per queste ragioni è necessario favorire processi avanzati di digitalizzazione dei luoghi di lavoro unitamente alla flessibilità oraria che, attraverso nuovi percorsi tecnologici, possano coniugare le esigenze produttive dell'impresa con i bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici soprattutto nel contesto di investimenti; in questo contesto sarà importante adattare gli ammortizzatori e le tutele alle peculiarità dei lavoratori delle piattaforme digitali e dell'economia collaborativa (sharing economy e gig economy). In altri termini è necessario che la transizione ecologica e digitale trovi un modello di intervento che sia in grado di assicurare una coerente integrazione delle azioni a sostegno dell'innovazione nei sistemi organizzativi e produttivi con correlate azioni di sostegno alla formazione e riqualificazione delle risorse umane, valorizzando in modo particolare l'ingresso nel mercato del lavoro delle giovani donne e dei giovani uomini;

    per superare la crisi, il Paese ha bisogno di un importante investimento sulle competenze dei lavoratori, promuovendo la formazione continua e permanente nell'ottica di un reskilling professionale mirato e la formazione universitaria e postuniversitaria, nella prospettiva del lifelong learning, soprattutto nelle materie scientifiche (Stem), che sappia intercettare le trasformazioni del mercato del lavoro conseguenti alla pandemia soprattutto nella direzione dell'economia digitale e dell'economia circolare e che quindi sappia sostenere i processi di innovazione e riorganizzazione dei sistemi produttivi. A conferma di ciò può ricordarsi il Fondo Nuove Competenze, istituito presso l'Anpal ai sensi dell'articolo 88, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e dotato di 730 milioni di euro, la cui finalità è di innalzare il livello del capitale umano offrendo ai lavoratori (in questo caso già assunti) l'opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle nuove condizioni del mercato del lavoro, sostenendo le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi determinati dall'emergenza epidemiologica da Covid-19. Benché riferito ai lavoratori assunti, nulla esclude che strumenti simili possano essere pensati per sostenere l'accrescimento mirato delle competenze dei ragazzi in cerca di occupazione. In questo senso potrebbe essere utile seguire esempi positivi presenti in altre esperienze e introdurre percorsi formativi a favore del «Second Skilling», ovvero lo sviluppo di nuove capacità necessarie a trovare una nuova occupazione senza lasciare ancora il proprio lavoro, idonee ad aiutare i lavoratori a prepararsi a un mondo del lavoro in continua evoluzione; diversi studi evidenziano come molti degli studenti saranno impiegati in mestieri che oggi ancora non esistono sottolineando l'importanza di promuovere un nuovo modello formativo basato non solo sulle nuove competenze tecniche ma soprattutto sulle competenze trasferibili, come le capacità di relazione e presentazione, l'alfabetizzazione economica e digitale, lo sviluppo di uno spirito critico indipendente, le cosiddette soft skills; in questo modo i giovani saranno meglio equipaggiati per affrontare le sfide future del mondo del lavoro, già oggi caratterizzato da una crescente automazione dei processi produttivi e dalla precarietà delle forme contrattuali, facilitando la ricerca di quei percorsi professionali che soddisfano le proprie aspirazioni di auto-realizzazione, una caratteristica tipica della generazione Y e dei Millenials, spesso motivati da cause morali e spirito di servizio;

    particolare rilevanza deve essere riservata alle giovani lavoratrici e all'avvio di nuove imprese al femminile. Servono misure per ridurre i divari e favorire l'empowerment femminile delle giovani donne in termini di formazione, occupabilità e autoimprenditorialità, con progetti volti a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di categorie fragili, anche attraverso il potenziamento del Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese femminili. A tal fine, il disegno di legge n. 2561 all'articolo 5 prevede una specifica delega per il sostegno di tali attività soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Sarà fondamentale includere nel Pnrr una valutazione degli impatti di genere dei vari interventi se non proprio un forte potenziamento dei servizi, a volte preferibili a misure come la decontribuzione e gli sgravi fiscali. La scarsità in alcune zone del paese, specie il Mezzogiorno, di servizi per l'infanzia e di asili nido, unita al divario salariale tra uomini e donne – nel nostro Paese un rapporto che sfiora il 25 per cento – obbliga troppe giovani madri a lasciare il proprio lavoro o a optare per contratti part-time. L'Inps ha stimato che dopo 15 anni dalla maternità chi ha fatto questa scelta ha un salario lordo inferiore di 5.700 euro l'anno rispetto alle colleghe che non hanno fatto questa scelta. In questo senso un serio intervento a favore della parità salariale ma anche un intervento per la valorizzazione dei periodi di maternità in costanza di rapporto di lavoro agli effetti pensionistici, non è più rinviabile;

    è fondamentale quindi, alla luce dei dati fin qui esposti, che il Governo adotti riforme e interventi, anche strutturali, sia in merito al mercato del lavoro e delle politiche attive, che in merito all'istruzione, la formazione e l'apprendistato, tali da poter validamente accompagnare la strategia di rilancio; in tale contesto diventa estremamente importante potenziare le sinergie tra scuola, sistema delle imprese e mondo del lavoro al fine di aumentare le possibilità di una più adeguata professionalizzazione degli studenti anche per ottimizzare l'orientamento al termine del percorso scolastico; risulta fondamentale riconoscere la centralità della relazione tra sistema scolastico e universitario e sistema produttivo, e rivalutare, rivedendone la disciplina, i percorsi di alternanza scuola-lavoro, nella prospettiva di un affinamento che tenga conto dell'importanza dell'esperienza del lavoro come fattore importante nel percorso formativo dell'adolescente e nella costruzione della sua stessa personalità; occorre su questo fronte monitorare i soggetti coinvolti in modo da conciliare al meglio le attività formative proposte e lo specifico corso di studio dello studente; in tale contesto, occorre prevedere l'introduzione di lauree abilitanti, il contrasto ai tirocini non retribuiti quale forma elusiva di rapporti di lavoro remunerati e di nuove forme contrattuali per i giovani lavoratori delle piattaforme digitali;

    serve una profonda revisione e un adeguato potenziamento dei programmi di istruzione tecnica superiore come strumento di accesso al mercato del lavoro e alle professioni. Appare necessario costruire un sistema duale capace di offrire percorsi formativi che già presentano un tasso di occupabilità molto elevato, in media superiore all'80 per cento. Nella prospettiva multifattoriale prima indicata, la revisione della formazione tecnica dovrà tenere conto della necessità di valorizzare la dimensione applicativa della ricerca per l'innovazione di processo e di prodotto e la formazione di competenze professionali coerenti ed adeguate; e cioè per sostenere i processi produttivi orientati alla transizione ecologica e digitale;

    occorre potenziare le attività di orientamento scolastico al fine di aumentare l'accesso all'istruzione universitaria e di conseguenza accrescere le immatricolazioni, accelerare l'ampliamento e la diffusione delle lauree professionalizzanti, promuovere e velocizzare il riconoscimento delle lauree e dei titoli di studio conseguiti all'estero per sostenere il rientro attivo e qualificato dei giovani espatriati, o l'arrivo di laureati e ricercatori internazionali, valorizzando la «circolarità» delle esperienze formative e di lavoro in particolare facilitando il rientro di laureati italiani nel nostro Paese nell'ambito di una generale riqualificazione delle modalità di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro;

    anche in questa prospettiva è ancora opportuno adottare una normativa comune per le modalità di tirocinio curriculare ed extra-curriculare, garantendo un compenso ai tirocinanti, che tenga conto del valore del percorso formativo intrapreso e delle condizioni dell'azienda di riferimento, così come espresso recentemente nella Risoluzione approvata al Parlamento europeo il giorno 8 ottobre 2020. Su questo fronte sarebbe preferibile costruire un percorso per pervenire a un vero e proprio equo compenso per tutti i tirocinanti e valutare una riforma dei tirocini extra-curriculari per limitarne la durata massima o ricondurli nella fattispecie dell'apprendistato;

    sempre su questo fronte è necessario intervenire sul reddito di cittadinanza, strumento ad oggi principalmente di welfare ma che è necessario rendere efficace anche e soprattutto come strumento di politica attiva per il mercato del lavoro. Sarà necessario rinforzare i centri per l'impiego, i controlli e le piattaforme digitali per assicurare una maggiore precisione e celerità nella fase di incrocio di domanda e offerta e poi dell'accettazione dell'offerta del lavoro. La mancanza di controlli ha evidenziato l'impossibilità di monitorare coloro i quali, pur in presenza di un'offerta di lavoro, l'hanno rifiutata ed è mancata un'analisi puntuale sulla domanda e l'offerta di lavoro, che consenta di comprendere di quale tipo di lavoratori abbiano bisogno le imprese. In quanto servizi, oltre ai centri per l'impiego occorre rilanciare anche le agenzie per il lavoro accreditate, componente fondamentale di un sistema integrato pubblico-privato;

    l'emancipazione giovanile è un processo multidimensionale che va oltre i temi dell'occupazione della formazione. A tal fine, è importante porre attenzione anche ai temi della famiglia per venire incontro alle esigenze delle giovani coppie che già affrontano i disagi di un non facile ingresso nel mondo del lavoro. In tale contesto è utile ricordare l'introduzione dell'assegno unico universale per i figli a carico, una legge che semplifica e potenzia il sostegno alla genitorialità e alla natalità approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati, e la proposizione del Family Act, atto Camera 2561 Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, che all'articolo 6 prevede specifiche misure volte a sostenere le famiglie e l'autonomia finanziaria dei giovani, tramite detrazioni fiscali per i costi di locazione di abitazione delle coppie under 35 e dei figli maggiorenni iscritti a corsi universitari e per l'acquisto di libri di testo universitari; peraltro, oggi, la necessità di un intervento straordinario da parte dello Stato per il sostegno alle famiglie, ed in particolare alle giovani coppie, è emersa più forte non appena, a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, è stata decisa la sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado; gli interventi indicati sinteticamente rappresentano dunque una risposta di carattere strutturale che oltre ad intervenire sul complesso delle norme che oggi rappresentano una risposta segmentata alle famiglie, riunificandole in un unico intervento che accompagna la crescita dei bambini dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni, intende intervenire tramite un sostegno fondamentale alle famiglie, alle giovani coppie, alle donne, sul terremo della formazione, dell'inserimento nel mondo del lavoro, del sostegno alla crescita dei bambini e delle bambine anche attraverso il potenziamento delle strutture educative;

    quanto esposto nella presente premessa dovrebbe essere parte della definizione dei progetti da sottoporre nell'ambito del Next Generation EU e del Piano per la Ripresa e la Resilienza, in assenza di un apposito pilastro dedicato ai giovani, sarà fondamentale aumentare il livello delle risorse da destinare a specifici interventi in favore delle nuove e future generazioni per sostenere l'occupazione, la formazione e l'emancipazione giovanile,

impegna il Governo:

1) a definire una strategia specifica e un piano straordinario per promuovere la formazione e l'occupazione dei giovani in funzione della loro emancipazione personale che tenga conto della necessità di un approccio multifattoriale capace di integrare in un insieme coerente misure di sostegno e di promozione del lavoro giovanile, nella prospettiva della necessaria transizione ecologica e dell'innovazione digitale nel sistema delle imprese, assicurando una sempre maggiore e controllata correlazione tra formazione e lavoro, anche mediante la implementazione di adeguate politiche di attivazione e di rinnovati servizi per l'impiego;

2) ad assumere iniziative per introdurre, nell'ambito di detta strategia, una specifica azione attiva giovani che preveda per giovani Neet, o comunque giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione, la possibilità di svolgere un periodo di lavoro e formazione, presso le imprese, con contestuale erogazione di un ristoro economico;

3) ad assumere iniziative per introdurre uno strumento equivalente a una «dote universale» per facilitare l'emancipazione giovanile in maniera tale che ogni cittadino, al compimento della maggiore età, possa ricevere un emolumento da investire in corsi di formazione, progetto imprenditoriale o altre iniziative idonee a rafforzare percorsi di autonomia;

4) a facilitare la transizione scuola/università-lavoro rafforzando i servizi di orientamento e l'attivazione di reti orizzontali e verticali tra istituzioni scolastiche e universitarie e imprese, finalizzate ad accompagnare l'uscita dalla scuola verso il primo impiego, anche con l'obiettivo di individuare il fabbisogno dei diversi ambiti professionali, al fine di informare i giovani sulle prospettive di occupazione reale dei vari percorsi di studio;

5) a potenziare, anche nell'ambito della riforma più organica delle politiche a sostegno della famiglia avviata con l'introduzione del Family Act e dell'assegno unico universale per i figli a carico, le misure idonee ad assicurare sostegno in termini di servizi anche e soprattutto per l'infanzia, nell'ambito di adeguate politiche di conciliazione, al fine di assicurare condizioni adeguate per agevolare l'accesso o la permanenza al lavoro di giovani coppie e contrastare la povertà infantile attraverso una «dote educativa», un pacchetto di servizi offerti da scuole, comuni ed enti statali, per accompagnare i minori alla maggiore età;

6) a rilanciare gli interventi a favore dell'autonomia abitativa dei giovani, facilitando l'accesso a mutui agevolati per l'acquisto della prima casa da parte di giovani coppie under 35, gli investimenti in progetti di cohousing per giovani lavoratori precari o giovani coppie, nonché rivedendo le attuali agevolazioni per il contributo affitto, valutando inoltre l'opportunità di destinare in comodato d'uso gratuito per due anni una parte del patrimonio immobiliare amministrato dall'Agenzia del demanio a giovani under 35 titolari di imprese o start-up per svolgere la propria attività imprenditoriale;

7) a rivalutare e modificare il programma «Garanzia Giovani» per renderlo più efficace in linea con la proposta di raccomandazione della Commissione europea COM(2020)276 e prevedendo l'anticipo di parte delle erogazioni per evitare problemi di liquidità ai giovani di famiglie più svantaggiate;

8) ad adottare iniziative per realizzare una riforma dell'apprendistato professionalizzante attraverso la semplificazione dei numerosi oneri burocratici vigenti e forme di incentivazione economica in maniera tale che l'apprendistato diventi la via maestra per accedere al mondo del lavoro;

9) ad adottare iniziative per regolare i tirocini curriculari per assicurare che siano esperienze realmente formative e non soltanto atti dovuti all'interno del percorso di istruzione e a contrastare il fenomeno dell'uso improprio dei tirocini extra-curriculari, anche valutando l'opportunità di introdurre agevolazioni per le imprese che attribuiscono un rimborso spese o un'indennità ai tirocinanti o che trasformano il tirocinio in contratto di lavoro;

10) ad adottare iniziative per semplificare l'accesso alle professioni, anche grazie all'introduzione di lauree abilitanti e professionalizzanti, e introdurre misure affinché siano attribuiti rimborsi spese e indennità minime per praticantati e tirocini, al fine di scongiurare forme di sfruttamento;

11) nell'ambito di un più generale rilancio e potenziamento delle politiche attive del lavoro, orientato a correlare in modo sempre più proattivo il rafforzamento delle competenze e il sostegno all'innovazione, anche assicurando in questa prospettiva una più funzionale definizione della filiera istituzionale soprattutto tra l'Anpal e le regioni e un adeguato investimento finanziario in termini di servizi informatici e formazione delle risorse umane, a potenziare i centri per l'impiego tramite l'istituzione di aree specializzate nell'ambito delle quali personale comprovatamente esperto possa flessibilmente adottare le migliori pratiche e le migliori metodologie operative utili a promuovere idonei percorsi di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, anche assicurando più continui e stabili canali di condivisione informativa ed incontro formativo tra i diversi sistemi interessati (scolastico, formazione professionale, imprese) necessari per implementare politiche di attivazione individualizzate; a promuovere, ai medesimi fini, l'azione delle agenzie private, assicurando un incentivo specifico per ogni unità di personale accompagnato all'assunzione;

12) ad adottare iniziative per sostenere con adeguate misure il lavoro dei giovani con partita Iva attraverso sgravi e benefici, coniugando tutele e diritti, che possano andare a compensare la precarietà del loro lavoro e la forte crisi cui stanno facendo fronte;

13) a procedere, dopo la fine della pandemia da Covid-19, alla valutazione delle restrizioni e degli incentivi connessi con l'uso delle varie forme contrattuali e delle misure a favore dell'occupazione giovanile e del contrasto alla precarietà;

14) a incrementare e rafforzare i percorsi di formazione tecnica e professionale valorizzando le esperienze degli enti formativi per realizzare nei territori percorsi professionalizzanti brevi, «vocational master», che nascano dal continuo dialogo con le aziende e che consentano di rispondere in tempi rapidi all'esigenza di competenze delle imprese;

15) a rilanciare, potenziandola, l'Istruzione tecnica superiore (Its), a cui va conferita una specifica autonomia formativa con l'obbiettivo di declinarla come luogo di incontro tra ricerca applicata e imprese innovative a sostegno dell'innovazione di processo, di prodotto e di un serio trasferimento tecnologico;

16) a definire sul fronte delle competenze un piano strutturato per promuovere lo studio a livello universitario delle materie scientifiche (Stem), specie tra le giovani donne, del multilinguismo e impartire nozioni base a tutti gli studenti del ciclo superiore e universitario nelle discipline economico-finanziarie in sostegno dell'alfabetizzazione economica delle future generazioni;

17) a investire adeguate risorse in un progetto strategico nazionale orientato alla formazione e allo sviluppo delle competenze digitali dei giovani, sia in ambito scolastico, a partire dalla scuola primaria, sia in ambito lavorativo tenendo conto della necessità di promuovere e sostenere l'innovazione organizzativa in azienda come condizione necessaria per assicurare l'integrazione proattiva tra formazione e occupazione giovanile;

18) a sostenere l'ingresso nel mondo del lavoro delle giovani donne, favorendo l'empowerment femminile in termini di formazione, occupabilità e autoimprenditorialità, e preveda il potenziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese femminili;

19) a presentare uno specifico progetto per l'imprenditorialità giovanile, che comprenda anche l'imprenditorialità sociale e promuova e sostenga mediante una specifica disciplina start-up, spin-off e piccole e medie imprese innovative, con particolare riguardo, tra l'altro, all'attrazione di investimenti privati di business angel, venture capital, fondi pensione ed assicurativi, alla previsione di strumenti e forme di affiancamento e accompagnamento all'imprenditorialità, mediante servizi di incubazione, consulenza, mentoring e coaching per i giovani, e acceleratori per integrare l'offerta finanziaria con nuovi strumenti a sostegno dell'innovazione organizzativa e dello sviluppo del capitale umano;

20) a promuovere la definizione di un contesto normativo idoneo ad assicurare il rafforzamento e l'estensione della possibilità dei giovani di svolgere attività lavorativa, anche al di fuori dei contesti formativi formali, mediante interventi mirati e diversificati di flessibilizzazione affidati all'autonomia regolativa delle parti sociali da realizzare in via sperimentale e da sottoporre a valutazione periodica, anche da parte di organismi indipendenti, per accertarne gli effetti, al fine di impedire ogni forma di precarizzazione professionale e di diffusione di non adeguate condizioni di lavoro, economiche e normative;

21) a prevedere strumenti per promuovere il rientro attivo e qualificato dei giovani espatriati, valorizzando la «circolarità» delle esperienze formative e di lavoro da sostenere con adeguate strategie formative, senza escludere strumenti di incentivazione mirati per settore e per aree territoriali;

22) a valutare l'istituzione di un portale gestito dal Dipartimento per le politiche giovanili, in raccordo con la Carta giovani nazionale, quale piattaforma unica e omnicomprensiva per promuovere l'informazione e l'attivazione delle misure a favore dei giovani e svolgere la funzione di banca dati delle esperienze e delle competenze acquisite quali la certificazione delle attività svolte, anche attraverso il Servizio civile universale, o la creazione di un «curriculum vitae digitale» personale;

23) a valorizzare forme e modalità di coordinamento tra i Ministri impegnati nell'adozione e implementazione delle diverse misure, iniziative e opportunità destinate ai giovani, anche al fine di massimizzarne la relativa efficacia introducendo allo scopo strumenti di analisi e verifica sistematica dell'impatto delle politiche pubbliche in questione.
(1-00392) (Ulteriore nuova formulazione) «Ungaro, Viscomi, Invidia, Zangrillo, Giaccone, Epifani, Rizzetto, Gribaudo, Tuzi, Cannatelli, Luciano Cantone, D'Alessandro, D'Arrando, Gallo, Occhionero, Lacarra, Lepri, Mor, Musella, Mura, Rizzone, Soverini, Toccafondi, Toccalini, Segneri».

  (22 ottobre 2020)

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE DI COMPETENZA IN RELAZIONE AL NUOVO QUADRO NORMATIVO IN MATERIA DI INADEMPIENZA BANCARIA E CREDITI DETERIORATI

   La Camera,

   premesso che:

    il 1° gennaio 2021 sono entrate in vigore le nuove norme in materia di inadempienza bancaria dettate dall'Eba – European banking Authority – l'Autorità bancaria europea (EBA/GL/2016/07 e EBA/RTS/2016/06), che introducono soglie più restrittive ed accentuano la prociclicità, accrescendo i crediti deteriorati;

    le esposizioni verso una banca o un intermediario finanziario sono classificate come deteriorate se il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni consecutivi (180 giorni per le amministrazioni pubbliche) e, al contempo, l'obbligazione è considerata rilevante, ovverosia abbia superato una prefissata soglia di materialità; dal 1° gennaio 2021 tale soglia è diventata, per l'appunto, più stringente, comportando una nuova nozione di default o «credito deteriorato» che individua lo stato di inadempienza di un cliente verso la banca;

    nello specifico, il nuovo quadro normativo prevede che la classificazione a «default» avvenga automaticamente quando un debito scaduto considerato rilevante superi tutte e due le soglie previste dal regolamento, ovvero:

     a) la soglia assoluta di 100 euro per le esposizioni al dettaglio e di 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio;

     b) la soglia relativa dell'1 per cento dell'esposizione verso una controparte;

    allorquando, dunque, lo sconfinamento supera la soglia di rilevanza, vale a dire superi contemporaneamente entrambe le soglie a) e b) testé citate, e si protrae per oltre 90 giorni consecutivi, è automatica la classificazione in default, con la conseguenza che il cliente correntista finirebbe nella categoria di cattivo pagatore e tutta la sua esposizione verso la banca verrebbe etichettata come «non performing loan» (npl); soltanto dopo ulteriori 90 giorni consecutivi di «buon stato di salute» il correntista ritorna «in bonis»;

    altra novità rispetto al passato riguarda le compensazioni tra diverse esposizioni del debitore verso la banca e la possibilità – un tempo consentita – di compensare gli importi scaduti con le linee di credito aperte e non utilizzate (cosiddetti margini disponibili); tale eventualità non è più ammessa e dal 1° gennaio 2021 è necessario, in questi casi, che il debitore si faccia parte attiva utilizzando eventuali margini disponibili per far fronte al pagamento scaduto;

    Unimpresa prevede un quadro allarmante per i risparmiatori italiani, sottolineando il pericolo di un improvviso arresto a tutta una serie di pagamenti e la criticità «per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie, di non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia COVID-19, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui»;

    protesta e preoccupazione unanime da tutte le associazioni di categoria: Confartigianato Veneto stima un aumento del 15 per cento del credito deteriorato nel solo settore artigiano; per Ascom Padova il rischio «non è tanto di finire fra gli inadempienti quanto di vedere migliaia di imprese, anche sane, chiudere i battenti ingrossando le fila di un'ecatombe che porterà con sé conseguenze drammatiche per occupazione, consumi e così via»; per Cna Padova «cento euro di scoperto su un conto corrente è una cosa che può capitare a tutti (...) con queste regole si punisce una piccola svista con la dannazione creditizia (...)»; per Confesercenti «con un irrigidimento così eclatante delle norme sugli scoperti di conto, il rischio è davvero quello di creare un disastro senza precedenti per l'intero sistema economico del Paese»;

    i timori, peraltro, non riguardano solo l'eventuale blocco dei depositi bancari, bensì anche gli effetti sulle concessioni di prestiti e sulla necessità di liquidità per molte imprese, partite Iva, famiglie;

    è evidente l'alto rischio di una fortissima stretta al credito, quale inevitabile conseguenza delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli sconfinamenti;

    la classificazione di un'impresa in stato di default, difatti, anche in relazione ad un solo finanziamento, comporta il passaggio in default di tutte le esposizioni nei confronti della banca, con probabili ripercussioni negative anche su altre imprese ad essa economicamente collegate ed esposte nei confronti del medesimo intermediario finanziario;

    la Banca d'Italia, dal canto suo, ha emesso una nota e pubblicato una sezione di Faq sul proprio sito, ove ha precisato che i nuovi requisiti, sebbene più stringenti, non introducono un vero e proprio divieto per gli istituti bancari e intermediari finanziari sullo sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto corrente, ovvero oltre il limite dell'eventuale fido, giacché la possibilità di sconfinare non è un diritto del cliente, bensì una facoltà concessa dalla banca e che le nuove regole non modificano la sostanza delle segnalazioni alla centrale dei rischi, poiché riguardano esclusivamente il modo in cui le banche e gli intermediari finanziari devono classificare i clienti a fini prudenziali, ossia ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali;

    tale nota di Banca d'Italia, tuttavia, non risulta essere rassicurante, poiché nel momento in cui cambia il modo in cui le banche devono classificare i clienti, ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali, è ragionevolmente certo presumere che le banche avranno un diverso approccio di trattamento dei loro clienti rispetto al passato in termini di considerazione della sofferenza e delle gravi difficoltà non temporanee nella restituzione del debito; inevitabilmente, la condizione di default sarà per la banca sinonimo di cattiva qualità del credito e rifletterà negativamente sul relativo costo;

    a conferma che il paventato timore è tutt'altro che infondato, si segnala la posizione dell'Abi – Associazione bancaria italiana che, per il tramite di un articolo di stampa a firma del suo vicepresidente, ha tenuto a ribadire la propria contrarietà al nuovo quadro normativo sin dal 2015, quando le nuove regole erano state proposte;

    all'uopo si evidenzia che le stesse nuove regole sono state formalizzate nel 2019, vale a dire in uno scenario ben diverso dal contesto socio-economico attuale, caratterizzato da una forte crisi economica ed occupazionale per effetto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 tuttora in corso; se dunque le medesime regole potevano già essere penalizzanti in un contesto economico di «normalità», a maggior ragione diventano oltremodo nuocenti in una fase post pandemica in cui per la ripresa è inevitabilmente necessaria maggiore semplicità e facilità di accesso al credito;

    si evidenzia che la Lega Salvini Premier, per il tramite dei suoi delegati eletti al Parlamento europeo, ha scritto una missiva al Commissario europeo per i servizi finanziari, stabilità finanziaria e Unione dei mercati e dei capitali, Ms. Maired Mc Guiness, ed al vice presidente esecutivo Economy that works for people, Mr. Valdis Dombrovskis, nella quale, nel porre l'accento sul grande shock economico e sociale provocato dalla pandemia e sul coinvolgimento delle banche europee per sostenere famiglie e imprese in questo particolare momento, mediante moratorie, prestiti ed altri tipi di assistenza finanziaria correlata all'emergenza COVID-19, ha sottolineato l'importanza di garantire non soltanto un certo volume di credito, ma anche una certa flessibilità al credito medesimo e, a tal fine, la necessità di sospendere, allentare o ricalibrare, almeno temporaneamente, la nuova regolamentazione sui non performing loan, la cui attuale rigidità rischia una massa di non performing loan per la spaventosa cifra di 1.400 miliardi di euro nell'Unione europea,

impegna il Governo:

1) ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa di competenza al fine di sostenere famiglie, imprese e partite Iva nell'accesso al credito e nell'esigenza di liquidità;

2) a promuovere, in raccordo con gli istituti creditizi, una capillare campagna informativa sulla mutata normativa europea;

3) ad assumere ogni utile iniziativa di competenza, in tutte le sedi opportune, atta a sospendere e rivedere la nuova definizione di default ed innalzare le soglie di segnalazione – scoperto di 100 euro per piccole e medie imprese o persone fisiche e di 500 euro per società – per i conti correnti in rosso;

4) in particolare, a farsi promotore, in sede europea, di una revisione della definizione di default, nell'ottica di un prolungamento del termine di 90 giorni consecutivi utilizzati come trigger per la classificazione delle esposizioni «past due» (scadute e sconfinanti) e di una sospensione temporanea del «calendar provisioning», stante la situazione in molti Paesi europei di perdurante lockdown, causa pandemia, la conseguente attività ridotta o ferma di molti tribunali civili, con posticipo e ritardi delle procedure di esecuzione delle garanzie, e il correlato rischio di una crescita esponenziale della crisi economica, dei fallimenti di imprese e della perdita di posti di lavoro.
(1-00413) «Bitonci, Molinari, Centemero, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Tarantino».

(7 gennaio 2021)

   La Camera,

   premesso che:

    la crisi innescata dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha colpito duramente quasi tutti i settori dell'economia;

    secondo le stime dell'ultimo World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, la contrazione dell'economia globale nel 2020 sarebbe pari al 3,3 per cento, mentre per la zona Euro il calo del prodotto interno lordo 2020 è pari al 6,6 per cento e per l'Italia al 8,9 per cento. Secondo la capoeconomista del Fondo, il peso di questa recessione ricadrà in particolare su lavoratori meno qualificati, donne, giovani, addetti nei settori che necessitano di presenza fisica (come il turismo) e nell'economia informale;

    l'Organizzazione mondiale del commercio – Wto, ha attestato la caduta degli scambi nel 2020 intorno al 10 per cento rispetto all'anno precedente e anche gli investimenti diretti esteri a livello globale hanno fatto registrare una brusca caduta, con riflessi sul commercio internazionale;

    in Italia le politiche pubbliche intraprese nell'ultimo anno sono riuscite in qualche modo a moderare gli effetti negativi della crisi evitando il fallimento di intere filiere produttive e salvaguardando in parte molti posti di lavoro;

    la liquidità a fondo perduto concessa ai privati nel 2020 ha inteso evitare il fallimento di molte imprese a causa di una crisi di liquidità dovuta al calo delle vendite determinando un prolungamento degli effetti dello shock; i mancati pagamenti potrebbero infatti amplificare il contagio finanziario ad altre imprese, con un effetto a catena sull'intera economia, coinvolgendo anche i pochi settori non colpiti da questa crisi e in poco tempo, riprenderebbero a crescere i crediti deteriorati coinvolgendo anche il settore finanziario;

    il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, il cosiddetto decreto «liquidità», ha predisposto, con il consenso dell'Unione europea nell'ambito delle nuove regole sul Temporary Framework, un piano da oltre 750 miliardi di euro complessivi per assicurare la necessaria liquidità alle famiglie e alle imprese; tale piano ha delineato uno schema di garanzie straordinarie e transitorie sui finanziamenti bancari alle imprese, incentrato sul ruolo di Sace S.p.A. e del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese;

    secondo i dati diffusi dalla task force per l'efficiente e rapido utilizzo delle misure di supporto alla liquidità il 24 marzo 2021, si attestano ad oltre 2,7 milioni, per un valore di circa 294 miliardi, le domande di adesione alle moratorie sui prestiti e superano quota 149 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese; attraverso «Garanzia Italia» di Sace i volumi dei prestiti garantiti raggiungono i 22,3 miliardi di euro, su 1.699 richieste;

    tuttavia, il prolungarsi della crisi sanitaria determinata dalla diffusione del Covid-19, che incide negativamente sulle prospettive di ripresa, impone un contestuale prolungamento delle misure di sostegno finanziario in favore dell'economia, poiché si prospetta il rischio tangibile che molte imprese non saranno nelle condizioni di ripagare il debito contratto;

    in questa fase di contrazione economica è vitale fare ogni sforzo per scongiurare che gli effetti sull'economia reale si trasferiscano al settore del credito, in una spirale foriera di ulteriori impatti negativi su famiglie, imprese ed enti locali (e quindi sui servizi di prossimità), oltre che sul sistema finanziario;

    nel contesto di politiche di bilancio anticicliche i deficit nazionali potrebbero essere più sostenibili di elevati livelli di indebitamento privato;

    lo stock di passività detenute da società non finanziarie, famiglie e istituzioni senza scopo di lucro (debito privato), presentato sul sito della Banca dei regolamenti internazionali (Bri), si attestava a fine 2019 al 109,3 per cento del Prodotto interno lordo ed è salito nel terzo trimestre 2020 al 119 per cento del Prodotto interno lordo (di cui il 41 per cento è relativo alle famiglie ed il 69 per cento alle imprese);

    la centralità delle istituzioni europee nell'affrontare con coraggio la sfida in atto è dimostrata dalla decisione della Commissione europea del mese di marzo 2021 di attivare la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita (PSC) nell'ambito della strategia posta in essere per rispondere in maniera rapida, decisa e coordinata alla pandemia che consente agli Stati membri di adottare misure per reagire alla crisi in modo adeguato, discostandosi dagli obblighi di bilancio che normalmente si applicherebbero in forza del quadro di bilancio europeo;

    a distanza di un anno, il 3 marzo 2021, la Commissione europea ha adottato una comunicazione che fornisce agli Stati membri orientamenti generali sulla conduzione della politica di bilancio nel periodo a venire ricordando che l'attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza avrà anche importanti implicazioni per le politiche di bilancio nazionali; nei prossimi anni infatti le spese finanziate con sovvenzioni del dispositivo per la ripresa e la resilienza daranno un notevole impulso all'economia, senza aumentare i disavanzi e il debito nazionali;

    nella stessa occasione il commissario per l'economia, Paolo Gentiloni, ha commentato sottolineando la determinazione della Commissione nell'affrontare la pandemia e nel sostenere l'occupazione e le imprese con la consapevolezza che la battaglia contro l'epidemia non è ancora vinta, auspicando il necessario sostegno di bilancio anche per il 2022;

    alla luce di queste considerazioni, risultano, pertanto, necessari un coinvolgimento, in prospettiva, dei singoli Governi nazionali e delle istituzioni europee atto a contrastare la caduta del reddito del settore privato intervenuta durante questo anno di pandemia anche attraverso un aumento dell'indebitamento pubblico volto ad assorbire parte del debito privato contratto nel 2020 e la proroga, nell'immediato, delle misure straordinarie in materia di moratoria dei prestiti per famiglie e imprese e di potenziamento del Fondo centrale di garanzia, verificando, in tale contesto, la possibilità di allungare a 15 anni la tempistica di restituzione dei prestiti garantiti dallo Stato;

    le linee guida Eba sull'applicazione della definizione di default (EBA/GL/2016/07) e il Regolamento delegato (UE) n. 171/2018 della Commissione europea del 19 ottobre 2017, che individua la soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato, hanno innovato dal 1° gennaio 2021 i criteri per identificare le esposizioni in stato di default prudenziale da parte delle banche; tali provvedimenti, come ricordato dal Governatore della Banca d'Italia in una audizione alla Camera il 10 febbraio 2021, sono frutto di un processo complesso, caratterizzato da un intenso dibattito tra le autorità europee e nazionali;

    secondo le nuove regole in particolare, l'inadempienza di un'impresa si verifica quando la stessa è in arretrato di pagamento, per oltre 90 giorni, su importi di ammontare superiore a 500 euro (complessivamente, riferiti a uno o più finanziamenti) e che rappresentino più dell'1 per cento del totale delle esposizioni di un'impresa. Per le persone fisiche e le piccole e medie imprese, esposte nei confronti di una banca per finanziamenti inferiori a 1 milione di euro, l'importo del pagamento scaduto che fa scattare la classificazione a default è di 100 euro (purché superiori alla soglia dell'1 per cento dell'esposizione totale);

    l'entrata in vigore della nuova disciplina è coincisa con un periodo di incertezza economica legata alla pandemia da Covid-19 e proprio in considerazione del periodo di difficoltà economica si rilevano una serie di criticità, che vanno affrontate per evitare una restrizione dell'offerta di credito, assolutamente deleteria nel contesto attuale, ed impatti sociali sulle famiglie e sulle imprese; sarebbe auspicabile pertanto un intervento per modificare e adattare temporalmente la normativa per garantire il massimo supporto all'economia reale e la tenuta del tessuto produttivo,

impegna il Governo:

1) a promuovere l'attuazione a livello comunitario di politiche e di strumenti comuni, sostenuti dall'emissione di titoli europei, volti a concorrere all'assorbimento delle perdite e al consolidamento dei debiti del settore privato determinati dalla pandemia nei bilanci pubblici e a sostenere la capitalizzazione delle imprese;

2) ad adottare iniziative per continuare ad assicurare liquidità alle imprese e garantirne la solvibilità:

   a) verificando con le competenti istituzioni europee la possibilità di modificare il Temporary Framework sugli aiuti di Stato al fine di estendere la durata del limite temporale per gli aiuti sotto forma di garanzia sui prestiti a quindici anni dagli attuali sei;

   b) prorogando dal 30 giugno 2021 fino al 31 dicembre 2021 sia la moratoria in favore delle micro, piccole e medie imprese relativamente all'apertura di credito e concessione di prestiti non rateali o prestiti e finanziamenti a rimborso rateale, sia l'operatività dell'intervento straordinario in materia di garanzie erogate dal Fondo di garanzia per le Piccole e medie imprese a supporto della liquidità delle piccole e medie, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 23 del 2020;

   c) potenziando le misure esistenti e introducendone di nuove per concorrere all'assorbimento delle perdite, alla capitalizzazione e al consolidamento del debito delle imprese colpite dalla pandemia;

3) ad adoperarsi con le autorità competenti al fine di:

   a) introdurre una temporanea flessibilità alle norme Eba sui crediti deteriorati, in vigore dal 1° gennaio 2021, che tenga conto della crisi in corso causata dalla pandemia e dalle chiusure generalizzate delle attività economiche in tutti i Paesi dell'Unione;

   b) concertare in sede europea una revisione della nuova definizione di default;

   c) promuovere una campagna informativa nei confronti della clientela sulla mutata normativa europea, in coerenza con la strategia nazionale per l'educazione finanziaria.
(1-00459) «Boccia, Serracchiani, Ubaldo Pagano, Fragomeli, Buratti, Dal Moro, De Micheli, Madia, Navarra, Sanga, Sani, Topo, Frailis, De Filippo, Pellicani, Rossi, Orfini, Carnevali, Berlinghieri, Bruno Bossio, Cenni, Lattanzio, Pezzopane, Incerti, Viscomi, Lacarra, De Maria, Mura, Boldrini, Ciampi, Morani, Prestipino, Siani, La Marca, Piccoli Nardelli, Carla Cantone».

(12 aprile 2021)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   D'ATTIS, OCCHIUTO, CANNIZZARO, LABRIOLA, TORROMINO, ELVIRA SAVINO, GIANNONE, MARIA TRIPODI e D'ETTORE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza pandemica ha fortemente messo sotto stress il servizio sanitario nazionale e la sua capacità di rispondere adeguatamente all'emergenza sanitaria;

   alcune regioni mostrano un'estrema difficoltà a gestire la diffusione del virus e a procedere efficacemente alle vaccinazioni;

   sotto questo aspetto, la situazione della regione Puglia nella gestione e nel controllo della diffusione della pandemia è di vero allarme;

   dopo oltre un anno dall'inizio della pandemia e dopo questi mesi di nuove restrizioni, la realtà è che la regione non riesce a tenere sotto controllo la ripresa dei contagi e degli ammalati, fino al punto in cui è ora, con gli ospedali sotto pressione, i posti che mancano, la riattivazione dei reparti COVID non ancora operativi e il virus che si è diffuso in maniera preoccupante nella regione;

   la campagna vaccinale è l'emblema di un'inefficienza preoccupante. La Puglia ancora oggi è una delle ultime regioni per numero di somministrazioni giornaliere e le terapie intensive pugliesi sono in soglia critica, oltre quella del 30 per cento stabilita dal Ministero;

   quella che appare agli interroganti la fallimentare gestione da parte del presidente della regione e, in particolare, dell'assessore alla sanità Pier Luigi Lopalco mostra la necessità di procedere tempestivamente alla nomina di un commissario che possa agire nell'esclusivo interesse dei cittadini;

   ulteriore esempio di pessima gestione della pandemia è certamente quello della regione Calabria, la cui sanità è sottoposta a commissariamento;

   uno dei casi più evidenti di pessima gestione dell'emergenza è quello dell'ospedale di Cosenza, il centro ospedaliero più grande a cui fanno riferimento i cittadini di tutti i comuni limitrofi. Negli ultimi mesi su 400 posti letto complessivi, 157 sono diventati posti letto COVID. Invece di creare, come è stato fatto in tanti territori nel Paese, un COVID hospital dedicato, si è deciso di far diventare il principale ospedale dell'area un enorme potenziale focolaio, impedendogli di garantire i servizi sanitari e le richieste ordinarie che arrivano dal territorio;

   a ciò si aggiunga la situazione dell'ospedale Giannettasio dell'area urbana di Rossano (Cosenza), che sta subendo anch'esso la scelta del commissario di allocare all'interno della struttura un centro COVID, con la conseguente forte riduzione del livello essenziale di assistenza ospedaliera –:

   quali iniziative di competenza si intendono adottare per dare soluzione alle gravissime criticità esposte in premessa, al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute e la rapida piena attuazione della campagna vaccinale in tutto il Paese.
(3-02183)

(13 aprile 2021)

   PASTORINO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto dell'Istat «L'inclusione scolastica degli alunni con disabilità – anno scolastico 2019-2020» rileva che nell'anno scolastico 2019-2020 aumenta ancora il numero di alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, il 6 per cento in più rispetto all'anno precedente per un totale pari al 3,5 per cento degli iscritti. Risulta in crescita anche il numero di insegnanti per il sostegno, ma si sottolinea che il 37 per cento non ha le competenze adeguate, trattandosi di docenti individuati per rispondere alla carenza di insegnanti per il sostegno e che non possiedono una formazione specifica per supportare al meglio l'alunno con disabilità;

   dunque, il numero di insegnanti specializzati è ancora insufficiente, ciò nonostante vi siano più di 13 mila docenti risultati idonei ma non vincitori alle selezioni del V ciclo tirocinio formativo attivo (tfa) sostegno, concorso obbligatorio per accedere al corso di specializzazione che permette di entrare nella graduatoria dedicata;

   suddetti insegnanti, costituitisi in un coordinamento nazionale, chiedono di poter completare la loro formazione prima possibile per poter essere operativi già a settembre 2021. A tal fine domandano l'ammissione in sovrannumero al VI ciclo (ex articolo 4 del decreto ministeriale n. 92 del 2019) con accesso al corso di specializzazione entro giugno 2021 e l'inserimento con riserva nelle graduatorie di luglio dello stesso anno, in coda alla prima o alla seconda fascia sostegno, comunque con chiamata prima delle graduatorie incrociate. Inoltre, chiedono di poter partecipare al corso di specializzazione attivato nel proprio ateneo di riferimento e, qualora lo stesso non preveda di bandirlo, che l'ateneo provveda comunque alla specializzazione dei soprannumeri o, laddove vi sia una reale impossibilità, conceda il nullaosta affinché i propri candidati idonei possano partecipare al corso in altro ateneo, individuandolo sulla base del criterio della vicinanza territoriale;

   la pandemia ha aggravato la situazione degli studenti disabili: tra aprile e giugno 2020 oltre il 23 per cento non ha preso parte alle lezioni; è urgente rispondere ai soggetti più vulnerabili nell'ottica di un approccio all'inclusione che abbia l'obiettivo di mettere realmente al centro la persona e i suoi diritti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di permettere ai candidati, già risultati idonei alle selezioni del V ciclo tirocinio formativo attivo sostegno, di specializzarsi affinché sia colmata la grave carenza di insegnanti di sostegno qualificati e, sin dal prossimo anno scolastico, sia garantito a ciascun alunno con disabilità di svolgere il proprio percorso formativo opportunamente affiancato e con continuità didattica.
(3-02184)

(13 aprile 2021)

   TOCCAFONDI, OCCHIONERO, MOR, MARCO DI MAIO, FREGOLENT, UNGARO e VITIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il settore dello spettacolo, del teatro, della musica dal vivo e dello spettacolo itinerante è stato duramente colpito dal lockdown e dalle restrizioni per contrastare la pandemia e, nonostante le linee guida, anche lo spettacolo itinerante è stato duramente colpito con l'annullamento di numerosi eventi che hanno messo in ginocchio oltre 5 mila imprese;

   il 10 ottobre 2020 500 bauli erano in Piazza Duomo a Milano per denunciare la crisi del mondo dello spettacolo: migliaia di operatori del settore, vestiti di nero, in rappresentanza dei circa 570 mila lavoratori, mostravano la difficoltà dell'intero settore;

   secondo i dati Inps, sono circa 142 mila i lavoratori del settore dello spettacolo: attori, registi, musicisti e danzatori, oltre a tutti coloro che operano dietro le quinte, come tecnici, distributori, assistenti, sarti, imprese, scenografi, truccatori, facchini;

   le misure per sostenere il reddito di tali lavoratori sono state utili nel primo periodo, ma adesso risultano insufficienti,

   la fase di riapertura da giugno sino ad ottobre 2020 ha dimostrato come la gestione del pubblico negli eventi di spettacoli culturali non abbia creato particolari criticità. L'andamento incoraggiante degli ultimi dati sulla pandemia, nonché il profilarsi della stagione estiva rendono compatibile la possibilità di una riapertura degli eventi in presenza in sicurezza, non solo di cinema e teatro, ma anche dei concerti e della musica dal vivo, sostenuta anche dagli stessi operatori del settore nonché da eminenti personalità della cultura e dello spettacolo;

   in questo contesto l'ipotesi di un tetto massimo di capienza appare del tutto irragionevole, non tenendo conto dell'effettiva capacità dei luoghi di cultura sia al chiuso che all'aperto, in rapporto al quale è possibile calcolare il numero massimo di spettatori, né dell'eventuale partecipazione dei componenti dello stesso nucleo familiare che non necessitano del distanziamento;

   l'ipotesi di prevedere l'acquisto dei biglietti on line, l'obbligo di mascherina, nonché la possibilità di delineare percorsi guidati per l'ingresso e l'uscita finalizzati ad evitare qualsiasi tipo di assembramento sono solo alcune regole in base alle quali sarebbe possibile consentire la riapertura dei luoghi della cultura in sicurezza –:

   se non ritenga, tenendo conto delle considerazioni esposte in premessa, in accordo con il Comitato tecnico-scientifico, di dover assumere con urgenza tutte le iniziative utili per il riavvio delle attività legate al mondo dello spettacolo, che consentano alle manifestazioni culturali in presenza di riprendere in sicurezza, con una data certa e regole condivise con le rappresentanze degli operatori del settore.
(3-02185)

(13 aprile 2021)

   BENAMATI, LACARRA, BONOMO, GAVINO MANCA, MANCINI, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comparto dell'acciaio è strategico per la manifattura nazionale e la siderurgia italiana è la seconda siderurgia europea, prima nell'uso del forno elettrico e nel recupero del rottame, con oltre 200.000 dipendenti diretti e indiretti e 40 miliardi di euro fatturato, di cui oltre un terzo diretto alle esportazioni;

   lo sforzo che Governo e Parlamento hanno posto in essere, sia prima dell'epidemia sia adesso, con l'impegno di forti risorse per assicurare continuità a occupazione e produzione, è risultato determinante ma ancora non risolutivo per il sostegno e il rilancio del settore dell'acciaio e per la ripresa della produzione dell'impianto ArcelorMittal di Taranto, asset fondamentale per il settore e per le filiere italiane che fanno uso dell'acciaio;

   l'ammodernamento impiantistico e l'ambientalizzazione dello stabilimento, la cui produzione ha segnato per il 2020 un livello pari a 3,2 milioni di tonnellate con diversi impianti fermi e quasi l'intera forza lavoro in cassa integrazione, sono gli obiettivi da continuare a perseguire per attuare il piano industriale originario che prevedeva una produzione a regime, nel 2025, di 8 milioni di tonnellate con il conseguente impiego della totalità della forza lavoro;

   le organizzazioni sindacali denunciano da mesi una condizione di sicurezza impiantistica fortemente compromessa a causa della mancata manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, con frequenti incidenti, l'ultimo il 5 aprile 2021;

   il 2021 avrebbe dovuto essere, per il polo siderurgico di Taranto, l'anno del rilancio, con il ritorno della produzione a 5 milioni di tonnellate annue, l'avvio di investimenti in impianti e ambiente e l'ingresso rapido dello Stato nel capitale di Am Investco;

   il rilancio della siderurgia nazionale appare assolutamente strategico alla luce dei rincari record e della carenza di materiali che si sta registrando a livello mondiale e che comporta forti difficoltà di approvvigionamento e la necessità per le aziende della manifattura nazionale di rivedere piani e previsioni di produzione nel breve-medio periodo: la Cina è diventata un importatore netto di acciaio e alluminio, la crisi dei container marittimi sta avendo pesanti ripercussioni sulle supply chain e la mancata produzione dell'ex-Ilva di Taranto sono alcune delle cause della carenza dei materiali e del trend di crescita dei prezzi in Italia e in Europa –:

   quali iniziative intenda porre in essere il Governo per assicurare una produzione ambientalmente sostenibile dell'acciaio a Taranto e il pieno rilancio della siderurgia nazionale.
(3-02186)

(13 aprile 2021)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la perdurante crisi socio-economica correlata all'emergenza pandemica da COVID-19 ed il prolungamento delle misure restrittive per il contenimento del contagio hanno reso quantitativamente insufficienti le risorse finora messe in campo in favore delle imprese in difficoltà;

   la previsione di un sistema rinnovato e potenziato quale risposta alle esigenze economiche dei soggetti maggiormente colpiti dalla crisi, basato su un calcolo dei contributi a fondo perduto in misura percentuale rispetto alla differenza di fatturato rilevata, rappresenta indubbiamente un elemento di novità che, tuttavia, necessita di ulteriori aggiornamenti applicativi al fine di garantire un efficace sostegno economico alle imprese;

   si evidenzia un aspetto certamente positivo, in netta controtendenza con le decisioni prese in passato, ovvero la scelta dal superamento – fortemente voluto dal gruppo della Lega – del meccanismo di riconoscimento delle risorse basato sul sistema dei codici Ateco, che aveva determinato numerosi problemi in ragione della difficoltà di predisporre un'elencazione omnicomprensiva delle attività beneficiarie, con la diretta conseguenza che alcuni operatori economici rimanevano esclusi dagli aiuti previsti;

   secondo notizie stampa, risulta di prossima emanazione un ulteriore provvedimento economico, finanziato da un nuovo scostamento di bilancio che il Governo si appresta a chiedere al Parlamento, verosimilmente destinato in gran quota a supportare operatori economici e attività produttive ancora vittime delle chiusure emergenziali –:

   se, in vista del nuovo scostamento di bilancio sopra menzionato, in sede di calcolo dei contributi a fondo perduto per aziende e lavoratori titolari di partita Iva, non ritenga opportuno definire i relativi importi sulla base dei costi fissi gravosamente sostenuti.
(3-02187)

(13 aprile 2021)

   LUPI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dopo tre mesi di intenso dialogo attraverso incontri, email, documenti di presentazione, analisi di mercato, tra Antitrust dell'Unione europea e Governo per far decollare Italia trasporto aereo (Ita), una newco pubblica creata per rilanciare l'ennesima volta Alitalia, ci si trova ai negoziati finali;

   47 aerei per trasporto passeggeri è l'ultima proposta avanzata dalla newco alla direzione generale della concorrenza, oltre 2/3 aerei cargo e al massimo 4.800 unità dipendenti: un'operazione che non dovrebbe superare 1,8 miliardi di euro di finanziamento, sui 3 miliardi di euro stanziati;

   ci sono tanti e troppi i nodi sollevati dall'Unione europea che frenano il decollo della newco: tra questi il passaggio della parte «aviation», parte volo, da Alitalia a Ita: secondo l'Unione europea questo passaggio dovrebbe avvenire con una gara, cosa che richiederebbe almeno 5 mesi di tempo, troppi per far decollare l'operazione nell'autunno 2021;

   altri nodi emersi riguardano il programma fedeltà MilleMiglia, l'handling, la manutenzione, oltre ai diritti di decollo e atterraggio a Milano e Roma;

   la linea dura dell'Unione europea riguarda, inoltre, il marchio, ritenuto segno evidente di continuità aziendale, che, secondo l'Antitrust, non dovrebbe assolutamente andare a Ita, proprio a dimostrazione della discontinuità che la nuova newco dovrà necessariamente avere;

   il mercato aereo nazionale, proprio in queste ultime settimane, vede tante importanti compagnie aeree «depredare» le nostre principali rotte: Easyjet, Ryanair, Wizzair, Volotea e Lufthansa annunciano aumenti delle prenotazioni persino del 337 per cento, con nuovi piani di sviluppo e decine di nuove rotte sul nostro territorio;

   secondo l'interrogante non è possibile attendere ulteriormente nuove imposizioni da parte dell'Unione europea: il Governo deve avere la volontà di difendere il patrimonio Alitalia o Ita e procedere con decisione e fermezza con il nuovo piano di rilancio –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda difendere il piano presentato all'Unione europea e procedere con fermezza evitando ulteriori imposizioni da parte dell'Unione europea.
(3-02188)

(13 aprile 2021)

   MASI, ALEMANNO, SUT, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica in corso causata dalla diffusione del COVID-19 e le specifiche misure restrittive di contrasto e contenimento disposte dal Governo, volta per volta e in base allo scenario di rischio e di contagio corrispondente, hanno impattato pesantemente sulle attività commerciali, della ristorazione ma non solo, alcune delle quali scontano chiusure da ben 14 mesi;

   gli effetti prodotti dalle misure varate a fine 2020 e ad inizio 2021 avevano creato l'aspettativa di una prossima riapertura dei pubblici esercizi già nel mese di febbraio 2021: con il contributo delle associazioni di categoria erano stati aggiornati i protocolli di sicurezza – sottoposti alla valutazione dell'allora Ministro Patuanelli e al Comitato tecnico-scientifico – per consentire la riapertura delle attività prendendo in considerazione anche le caratteristiche strutturali dei locali e le tipologie di servizio reso;

   tuttavia la risalita dell'indice di contagio nazionale connessa alla diffusione delle varianti del virus COVID-19 nel mese di marzo 2021 ha impedito al Governo di procedere sulla via di caute riaperture, facendo ripiombare nuovamente gli operatori del settore in una situazione di incertezza;

   pur nella consapevolezza dello sforzo enorme fatto dal precedente Governo e delle ingenti risorse economiche messe in campo per dare risposte in una situazione di pandemia, gli operatori del comparto dei pubblici esercizi hanno da tempo richiamato l'attenzione sulla situazione di impossibile quotidianità in cui versano e sull'urgenza di poter tornare a svolgere la propria attività in sicurezza con un certo grado di regolarità;

   anche a seguito della disponibilità, a febbraio 2021, del Comitato tecnico-scientifico di misurare in modo differente i diversi profili di rischio all'interno del variegato settore economico-produttivo, il Governo sta valutando l'intenzione di convocare questa settimana la cabina di regia per valutare l'allentamento di divieti e restrizioni e dunque procedere alla programmazione di possibili riaperture di alcune attività, sulla base di un eventuale miglioramento dei dati epidemiologici, relativi sia all'indice di contagio che al numero delle vaccinazioni effettuate, certificati dal Comitato tecnico-scientifico –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, e con quali modalità, per programmare il percorso di riapertura delle attività economico-produttive, con il necessario criterio oggettivo rispetto ai dati, tenendo nella dovuta considerazione i protocolli di sicurezza elaborati dalle associazioni di categoria dei pubblici esercizi.
(3-02189)

(13 aprile 2021)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, RIZZETTO, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DE TOMA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda di Air Italy si trascina da anni e ha visto una moltitudine di manovre societarie: a partire dalla società Alisarda diventata Meridiana dal settembre 1991, poi divenuta Meridiana Fly in seguito all'acquisizione del vettore Eurofly, per far nascere, infine, Air Italy dalla joint venture tra Alisarda spa come socio di maggioranza e Qatar Airways, con una partecipazione azionaria pari al 49 per cento; si tratta del primo e più importante vettore aereo privato nazionale per numero di passeggeri trasportati, rotte e numero di dipendenti;

   Air Italy, attualmente in liquidazione, sta vedendo uno dei peggiori epiloghi nel panorama delle compagnie aeree nazionali ed internazionali, per le pesanti ripercussioni sia sui numerosi lavoratori coinvolti, sia sull'indotto che interessa in primo luogo il territorio sardo e quello lombardo, per le due basi operative di Olbia e Malpensa;

   una settimana fa Air Italy ha deciso di avviare le procedure di licenziamento per quasi 1.400 lavoratori e ha dichiarato di essere indisponibile a prorogare la cassa integrazione per i propri dipendenti;

   i rappresentanti dell'ex Meridiana hanno, inoltre, annunciato che entro l'estate 2021 gli ultimi due Boeing 737 Max verranno messi fuori flotta e sarà formalmente chiesta la cancellazione del certificato di operatore aereo;

   se si andrà avanti con i licenziamenti le conseguenze in termini sociali a danno di lavoratori e famiglie saranno le più gravi mai verificatesi in Italia nel settore del trasporto aereo, nella già drammatica situazione dovuta all'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   lavoratori e sindacati chiedono un tavolo di crisi permanente sul trasporto aereo per individuare delle soluzioni ragionevoli e tutelare i lavoratori, quanto meno con il riconoscimento di ammortizzatori sociali per far fronte alla crisi;

   è necessario salvaguardare i posti di lavoro individuando iniziative nell'ambito di un tavolo di concertazione tra tutti i dicasteri competenti, anche per valutare la possibilità di applicare per Air Italy i poteri speciali della cosiddetta golden share, trattandosi di un settore strategico per il nostro Paese –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per gestire la crisi di Air Italy e tutelare i lavoratori coinvolti, anche attraverso la convocazione del tavolo di concertazione di cui in premessa.
(3-02190)

(13 aprile 2021)