TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 141 di Mercoledì 13 marzo 2019

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   PLANGGER, GEBHARD, SCHULLIAN e EMANUELA ROSSINI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   nuove disposizioni normative – introdotte dal decreto-legge n. 113 del 2018 – sulla circolazione in Italia di veicoli con targa estera, prevedono il divieto a chi risieda in Italia da più di 60 giorni di circolare con veicoli immatricolati all'estero, salvo che per alcune forme di leasing, comodato o noleggio;

   la sanzione va da 712 a 2.848 euro, fermo amministrativo del veicolo e confisca se entro 180 giorni non viene immatricolato in Italia o condotto al confine;

   la mancanza del documento che certifica il leasing, comodato o noleggio viene sanzionata da 250 a 1.000 euro, con obbligo di esibizione entro 30 giorni e fermo amministrativo del veicolo nel frattempo;

   tali norme sono state introdotte per bloccare gli abusi dei «furbetti» che, residenti in Italia, per evitare sanzioni o controlli fiscali, non pagare il bollo e per godere di tariffe assicurative più basse, circolano con targhe estere;

   contraddittoria è la tolleranza rispetto alla concessione di autovetture in leasing o in locazione ai residenti e alle imprese italiane da parte di un'impresa costituita in altro Stato dell'Unione europea, che non ha stabilito in Italia una sede secondaria o effettiva; fattispecie consentita negli altri Paesi europei, ma temperata dall'obbligo della targa nazionale;

   le nuove disposizioni stanno producendo un pesante effetto collaterale: in Italia ora è vietato guidare l'auto di un parente, di un amico o di un collega che abitano all'estero, anche occasionalmente;

   nelle zone di confine ciò comporta situazioni paradossali: si pensi ai parenti che non possono guidare l'auto perché immatricolata all'estero, mentre il proprietario è in visita di cortesia, lavoro o svago e che, per un malessere, maltempo o perché ha bevuto un bicchiere di troppo, non può essere riaccompagnato con la sua vettura a casa, magari a pochi chilometri di distanza;

   si rischia di creare situazioni inutilmente vessatorie e poco comprensibili, soprattutto ai cittadini che vivono nei territori di confine e che spesso sono abituati a oltrepassarlo frequentemente se non quotidianamente e per i frontalieri che hanno a disposizione un'autovettura di servizio della ditta estera per raggiungere dall'Italia il posto di lavoro –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare, con urgenza, le iniziative di competenza, al fine di prevedere ragionevoli e adeguate deroghe al divieto stabilito dal nuovo articolo 93 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in particolare per i residenti nelle zone di confine.
(3-00606)

(12 marzo 2019)

   PALAZZOTTO e FORNARO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   il 2 febbraio 2017 è stato sottoscritto il memorandum di intesa tra Italia e Libia;

   nel memorandum le parti si impegnano ad attivare azioni sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani e al contrabbando e del rafforzamento della sicurezza delle frontiere libiche;

   il memorandum, all'articolo 5, stabilisce che esso va realizzato nel rispetto degli obblighi internazionali e degli accordi sui diritti umani;

   per conseguire gli obiettivi del memorandum, è stato istituito un comitato misto composto da un numero di membri uguale tra le parti;

   il 2 luglio 2018 si è tenuta a Tripoli una riunione della commissione bilaterale italo-libica, dove si è affrontato il tema del passaggio dei migranti attraverso il territorio libico e, in sede di conferenza stampa, è stato definito un programma, chiamato "piano Salvini", che prevede la fornitura di gommoni, equipaggiamenti, veicoli e altro materiale per Guardia costiera, Marina e Guardia di frontiera libiche;

   il 5 marzo 2019 il Ministro interrogato ha incontrato a Roma il Vicepremier libico Ahmed Maiteeq e, nel corso dei colloqui, come indicato dal comunicato del Ministero dell'interno, si sono affrontate anche le questioni relative all'immigrazione, a conferma del ruolo fondamentale del Ministro interrogato nei rapporti con la Libia sul tema dei migranti;

   secondo un rapporto dell'Onu, del dicembre 2018, nei centri libici sono trattenuti circa 6.800 migranti e richiedenti asilo e le loro condizioni vengono definite «tendenzialmente disumane», il rapporto parla di «terribili violenze e abusi perpetrati sui migranti ed i rifugiati commessi tanto da funzionari statali quanto da gruppi armati e trafficanti di esseri umani. Le atrocità includono uccisioni, detenzioni illegali, tortura, violenze di gruppo, riduzione in schiavitù e lavori forzati»;

   quanto sopra descritto è stato da ultimo raccontato nella trasmissione Piazzapulita su La 7, del 7 marzo 2019, con un approfondito reportage sulle condizioni dei migranti trattenuti nei campi di prigionia libici, nel quale, attraverso le testimonianze dirette dei migranti e dei loro carcerieri, sono state evidenziate continue e sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate attraverso torture, stupri e uccisioni –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, alla luce dei fatti esposti in premessa, per quanto di competenza, di adottare iniziative per rivedere gli accordi Italia-Libia, sospendendone l'esecuzione fino a quando il Governo libico non sarà in grado di garantire il rispetto dei diritti umani, evitando che l'Italia possa essere considerata complice delle violazioni sopra menzionate.
(3-00607)

(12 marzo 2019)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   stando a quanto riportato ampiamente dalla stampa e per effetto delle politiche finora attuate dall'attuale Governo in tema di immigrazione, rispetto agli scorsi anni negli ultimi mesi si è assistito ad un drastico calo di ingressi illegali di migranti sulle coste italiane a seguito degli sbarchi, con una conseguente diminuzione anche del numero dei morti durante le traversate;

   tra le diverse misure adottate per contrastare l'immigrazione illegale e il traffico di esseri umani ad esso strettamente connesso, occorre sicuramente citare il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, e approvato in via definitiva dall'Assemblea della Camera dei deputati il 28 novembre 2018;

   tale provvedimento si è reso necessario per le gravi criticità di natura economico-sociale e per le rilevanti ricadute per la sicurezza del nostro Paese, evidenziatesi in questi ultimi anni a seguito di incontrollati e consistenti arrivi illegali di migranti sulle coste italiane;

   tra le numerose misure in esso previste, sono state introdotte, in particolare, nuove disposizioni sia in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, sia in tema di protezione internazionale, anche al fine di assicurare tempestiva, effettiva ed idonea protezione a chi ne ha diritto ed evitare un uso strumentale e distorto del diritto di asilo;

   è di tutta evidenza che il nuovo approccio alla gestione del fenomeno migratorio si sia reso necessario anche per le numerose istanze e richieste avanzate negli scorsi anni da parte degli enti locali per le difficoltà e il pesante impatto sui loro territori dovuti non solo all'elevato numero di sbarchi, ma anche al numero e alla prolungata presenza di richiedenti asilo in attesa dell'esito dell'esame della loro domanda da parte delle commissioni territoriali –:

   quali siano gli effetti delle misure finora adottate in tema di immigrazione, tra cui in particolare quelle contenute nel decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, avuto riguardo sia al numero degli arrivi sulle coste italiane, sia al numero e agli esiti delle domande di protezione internazionale esaminate finora dalle commissioni territoriali competenti.
(3-00608)

(12 marzo 2019)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   sono sempre più numerosi i Paesi arabi, ma anche Turchia e Marocco, che, in particolare, finanziano con milioni di euro la costruzione di moschee in Italia;

   soltanto il Qatar, attraverso la Qatar charity foundation, per anni ha finanziato progetti per la costruzione di moschee e centri di indottrinamento e il suo progetto prevedeva 43 centri islamici, partendo dalla Sicilia;

   altri sono gli Stati interessati a finanziare progetti di islamizzazione in Italia, come Marocco, Turchia e Arabia Saudita e questo, chiaramente, anche per uno scopo politico e confessionale: avere moschee pagate dai sauditi significa avere centri di propagazione di una specifica ala islamica, conservatrice e profondamente legata alla monarchia wahabita;

   molte delle monarchie che stanno finanziando la diffusione del culto di Allah, per quanto consta agli interroganti, sostengono più o meno ufficialmente l'Isis e il terrorismo (sono noti, per esempio, i rapporti tra il Qatar e i Fratelli musulmani e altri gruppi islamisti in Medio Oriente), oltre a essere loro stessi Paesi in cui il concetto di democrazia e il rispetto dei diritti umani sono infinitamente lontani dalla nostra cultura;

   secondo le dichiarazioni di Mohammad Ben Abd Ul-karim Al-Issa, segretario della Lega musulmana mondiale, si tratterà di moschee ufficiali, ma i dubbi restano, soprattutto per la rete di legami internazionali che potrebbero celarsi dietro i muri di questi luoghi di culto;

   ogni moschea ha uno Stato finanziatore e ogni Stato finanziatore ha una sua idea di Islam che serve per portare avanti una sua politica;

   in assenza di una normativa severa contro il finanziamento estero delle moschee, l'istituzione di un albo degli imam e l'obbligo delle preghiere in lingua italiana, l'Italia rischia di diventare un laboratorio di guerre intestine alla fede musulmana;

   incidentalmente è di questi giorni la notizia dell'ingresso dell'Arabia Saudita nell'assemblea dei soci del Teatro alla Scala, a fronte di un finanziamento da 15 milioni di euro;

   in base a ciò che verrà deciso nelle prossime settimane, Mohammad bin Salmān, sotto accusa per le ripetute violazioni dei diritti umani, potrebbe entrare come socio fondatore privato anche di un'altissima istituzione culturale quale la Scala di Milano, che da sempre ricopre la funzione pubblica di ambasciatore della cultura italiana nel mondo –:

   di quali elementi disponga il Governo e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, abbia adottato o intenda adottare per evitare possibili indebite ingerenze da parte di Stati arabi, o comunque apparentemente interessati a finanziare progetti di islamizzazione, con particolare riferimento ai luoghi di culto.
(3-00609)

(12 marzo 2019)

   ASCANI, DE FILIPPO, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, FRANCESCHINI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, ROSSI, CAMPANA, CARNEVALI, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, cosiddetto «decreto vaccini», ha portato il numero di vaccinazioni obbligatorie nell'infanzia e nell'adolescenza da quattro a dieci, al fine di contrastare il progressivo calo delle vaccinazioni che ha determinato una copertura vaccinale media al di sotto del 95 per cento, la soglia raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità per garantire la cosiddetta «immunità di gregge», per proteggere, cioè, indirettamente anche coloro che, per motivi di salute, non possono essere vaccinati;

   il rispetto degli obblighi vaccinali è diventato un requisito per l'ammissione all'asilo nido e alle scuole dell'infanzia, mentre dalla scuola primaria in poi bambini e ragazzi possono accedere comunque a scuola, ma, in caso non siano stati rispettati gli obblighi, viene attivato dall'azienda sanitaria locale un percorso di recupero della vaccinazione ed è possibile incorrere in sanzioni amministrative da 100 a 500 euro;

   qualche giorno prima del 10 marzo 2019, entro la quale data, secondo la normativa attualmente in vigore, i dirigenti scolastici trasmettono alle aziende sanitarie locali l'elenco degli iscritti fino a 16 anni per l'anno scolastico successivo, il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'interno Matteo Salvini, in una lettera indirizzata alla Ministra della salute, chiedeva il differimento degli obblighi in scadenza, al fine di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell'infanzia;

   nonostante sia stata rispettata la scadenza del 10 marzo 2019 le dichiarazioni del Governo continuano a preoccupare;

   la Ministra della salute ha dichiarato a la Repubblica di essere contro l'obbligo, ma che nella nuova legge verrà previsto solo in caso di coperture basse o epidemie;

   145 portavoce del MoVimento 5 Stelle di comuni e regioni hanno firmato un appello anti-obbligo promosso dal consigliere regionale del Lazio, Barillari, che su Facebook invita a segnalare al movimento e al garante dell'infanzia ogni abuso da parte di dirigenti scolastici che giocano a fare gli sceriffi;

   continua a diffondersi la preoccupazione di non voler tenere conto dei bimbi più fragili, ma di sostenere la posizione ideologica contraria alle vaccinazioni;

   i dati sulle coperture del 2018 dimostrano un incremento delle vaccinazioni –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato in merito alle intenzioni più volte annunciate dall'Esecutivo di rivedere l'obbligo vaccinale quale requisito per l'ammissione a scuola.
(3-00610)

(12 marzo 2019)

   SCUTELLÀ, SALAFIA, SAITTA, D'UVA, PIERA AIELLO, ASCARI, BARBUTO, CATALDI, DI SARNO, DI STASIO, DORI, D'ORSO, GIULIANO, PALMISANO, PERANTONI e DIENI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   la magistratura onoraria da tempo riveste un ruolo complementare di fondamentale importanza nell'amministrazione della giustizia, vedendosi assegnata un grande carico di lavoro e intervenendo in modo decisivo anche nella gestione dell'arretrato che, come noto, caratterizza soprattutto l'area civile;

   in questo contesto, la riforma avviata con il decreto legislativo 13 luglio 2017, n.116, pur mettendo mano alla materia, presenta diverse criticità, tra le quali, ad esempio, la forte tassazione dei compensi sull'intero importo percepito, il pagamento trimestrale dei compensi, l'assenza di misure previdenziali, il limite di durata dell'incarico, la mancata previsione di trasferimenti e, soprattutto, l'irragionevole unificazione dei ruoli, che non tiene conto minimamente delle funzioni svolte fino a quel momento, pregiudicando così le aspettative lavorative dei magistrati onorari in servizio e il loro legittimo affidamento su una professione svolta con continuità fino a quel momento;

   nel contratto per il governo del cambiamento, come noto, si prevede il riconoscimento del ruolo dei magistrati onorari tramite la modifica della cosiddetta «riforma Orlando», nonché misure concrete quanto al trattamento ad essi spettante –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato quanto alla delicata situazione illustrata in premessa e, in particolare, le iniziative urgenti che ritenga di adottare al fine del riconoscimento del ruolo dei magistrati onorari.
(3-00611)

(12 marzo 2019)

   COSTA, GELMINI, BARTOLOZZI, CASSINELLI, CRISTINA, FERRAIOLI, PITTALIS, SIRACUSANO e ZANETTIN. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   in questi mesi il Governo in carica ha basato la propria attività legata alla «lotta alla corruzione» sulla produzione di norme ad avviso degli interroganti demagogiche finalizzate ad aumentare le pene e a scardinare il «doppio binario» previsto dall'ordinamento, riconducendo alle logiche del binario mafioso-terroristico (ampie misure d'interdizione e prevenzione, misure sanzionatorie drastiche) i reati contro la pubblica amministrazione;

   ciò che sembra sfuggire all'attenzione dell'Esecutivo è che la lotta alla corruzione e al malaffare passa, soprattutto, attraverso una robusta azione di riduzione della burocrazia: da una parte, la complessità delle innumerevoli procedure per l'utilizzo delle risorse pubbliche e, dall'altra, le numerose disfunzioni e inefficienze del sistema amministrativo-burocratico rendono, infatti, la macchina statale particolarmente complessa e facile «preda» di agenti esterni, che certamente non operano per il bene dei cittadini;

   proprio sul fronte della semplificazione, il Governo ha disatteso tutte le promesse di questi mesi. Sulla riforma del codice degli appalti, necessaria per agevolare gli investimenti e accelerare il rilancio del settore delle costruzioni, ai continui annunci non ha fatto sino ad ora seguito alcun provvedimento: da ultimo, si ricorda il tentativo – fallito – di inserire alcune disposizioni all'interno del «decreto semplificazioni»;

   già nell'autunno 2018 era stato annunciato – da parte del Vice Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Luigi Di Maio – un taglio di «400 leggi inutili per semplificare la vita alle imprese» e, entro l'estate 2019, il «testo unico del lavoro»: anche su questo fronte, non si è visto nulla;

   sul tema della giustizia penale, dopo l'intervento in materia di prescrizione, ad avviso degli interroganti assolutamente irragionevole nell'economia del processo penale, si è ancora in attesa di una necessaria proposta di riforma per assicurare una ragionevole durata dei procedimenti e la tutela dei diritti individuali della persona che subisce il processo: ad oggi, non esiste alcuna commissione di studio ad hoc costituita presso il Ministero della giustizia, né testi ufficiali depositati, ma solo alcune bozze che circolano e che contengono deleghe praticamente «in bianco», a giudizio degli interroganti affatto rispettose del Parlamento e del ruolo del legislatore primario in materia penale –:

   nel quadro di più complessive esigenze di semplificazione, quali siano le linee di azione del Ministro interrogato in riferimento alle semplificazioni in materia di giustizia, con particolare riguardo al tema della giustizia penale.
(3-00612)

(12 marzo 2019)