Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Settimana parlamentare europea 2021
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari   Numero: 53
Data: 18/02/2021
Organi della Camera: V Bilancio, VI Finanze, VIII Ambiente, XI Lavoro

        

 

XVIII LEGISLATURA

 

Documentazione per le Commissioni

RIUNIONI INTERPARLAMENTARI

 

 

 

Settimana parlamentare europea 2021

 

Videoconferenza, 22 febbraio 2021

 

 

 

 

Senato della Repubblica

Servizio Studi                  Dossier europei

n. 114

Camera dei deputati

Ufficio Rapporti con l’Unione europea

n. 53

 


 

 

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Dossier n. 53

 

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INDICE

Ordine del giorno

Schede di lettura.. 1

Introduzione. 3

Sessione plenaria.. 5

Sessione introduttiva: “Investire nella nostra resilienza climatica, sociale ed economica: quali sono le principali priorità politiche?”. 5

discussione: “I preparativi dei Piani nazionali di ripresa e resilienza: a che punto siamo?”. 9

Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza. 9

I Piani nazionali per la ripresa e la resilienza. 12

Le linee guida della Commissione europea. 21

La proposta di Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. 26

Piani nazionali: cenni all'esperienza di Francia, Germania e Spagna. 35

riunione interparlamentare della Commissione per gli affari economici e monetari (ECON): “Resilienza e ripresa dalla crisi COVID-19: priorità economiche e fiscali per gli investimenti e le riforme”. 39

riunione interparlamentare della Commissione per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL): “Rafforzare e attuare la dimensione sociale: come integrare il Pilastro europeo dei diritti sociali nei Piani nazionali di ripresa e resilienza?”. 43

L’integrazione del Pilastro europeo dei diritti sociali nei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza. 45

riunione interparlamentare della Commissione per i bilanci (BUDG): “Il bilancio dell'UE al centro del Piano per la ripresa. NGEU, QFP e risorse proprie: nuove intersezioni tra le competenze del Paramento europeo e dei Parlamenti nazionali?”. 47

Il Quadro finanziario pluriennale dell’UE 2021-2027 e Next Generation EU   47

Le risorse proprie dell’UE 2021-2027. 51

Riunione interparlamentare della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI): “Il Piano di ripresa e resilienza: sinergie tra il Green Deal europeo e il percorso verso la costruzione di un'Unione europea della salute più resiliente”. 55

Il Green Deal europeo e il Piano dell'UE per la ripresa. 55

Un'Unione europea della salute. 59

 


 


Schede di lettura




Introduzione

La Settimana parlamentare europea 2021 si svolgerà nel pomeriggio di lunedì 22 febbraio, in videoconferenza.

Nell’ambito di tale iniziativa, si terranno la Conferenza sul Semestre europeo, organizzata dal Parlamento europeo, e la Conferenza interparlamentare sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione europea, copresieduta dal Parlamento europeo e dal Parlamento portoghese (il Portogallo detiene la Presidenza semestrale del Consiglio dell’UE), istituita sulla base dell’articolo 13 del Trattato c.d. Fiscal Compact.

Dopo la riunione dei gruppi politici, i lavori si avvieranno con lo svolgimento di una sessione plenaria che sarà articolata in una sessione introduttiva dal titolo “Investire nella nostra resilienza climatica, sociale ed economica: quali sono le principali priorità politiche?” cui seguirà una discussione dal titolo: “I preparativi dei Piani nazionali di ripresa e resilienza: a che punto siamo?”.

Al termine della sessione plenaria, è previsto lo svolgimento simultaneo di quattro distinte riunioni interparlamentari organizzate dalle Commissioni del Parlamento europeo competenti per materia:

1)     Commissione per gli affari economici e monetari (ECON): il tema della discussione sarà il seguente: “Resilienza e ripresa dalla crisi COVID-19: priorità economiche e fiscali per gli investimenti e le riforme”;

 

2)     Commissione per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL): il tema della discussione sarà il seguente: “Rafforzare e attuare la dimensione sociale: come integrare il Pilastro europeo dei diritti sociali nei Piani nazionali di ripresa e resilienza?”;

 

3)     Commissione per i bilanci (BUDG): il tema della discussione sarà il seguente: “Il bilancio dell'UE al centro del Piano per la ripresa. NGEU, QFP e risorse proprie: nuove intersezioni tra le competenze del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali?”;

 

4)     Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI): il tema della discussione sarà il seguente: “Il Piano di ripresa e resilienza: sinergie tra il Green Deal europeo e il percorso verso la costruzione di un'Unione europea della salute più resiliente”.

 

Si ricorda che la Conferenza interparlamentare sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell'Unione (SCEG) è stata istituita sulla base dell’art. 13 del Trattato cd. Fiscal Compact, il quale stabilisce che “il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali delle parti contraenti determinino insieme l’organizzazione e la promozione di una conferenza dei rappresentanti delle pertinenti commissioni del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali ai fini della discussione delle politiche di bilancio e di altre questioni rientranti nell'ambito di applicazione del medesimo Trattato”.

Il regolamento della Conferenza ne sancisce le caratteristiche, così riassumibili:

- essa si riunisce almeno due volte l'anno, in coordinamento con il ciclo del Semestre europeo;

- è composta dalle delegazioni delle competenti commissioni dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'UE e del Parlamento europeo. Ciascun Parlamento determina la composizione e la dimensione della propria delegazione;

- opera sulla base del principio del consenso;

- il Parlamento della Presidenza può presentare conclusioni non vincolanti, in esito a ciascuna riunione. Nel primo semestre di ogni anno le conclusioni vengono presentate insieme al Parlamento europeo;

- il Presidente del Consiglio europeo, il Presidente dell’Eurogruppo e i membri competenti della Commissione Europea e di altre istituzioni dell’UE sono invitati alla Conferenza per definire le priorità e le strategie dell'UE nelle materie oggetto della Conferenza stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sessione plenaria

Sessione introduttiva: “Investire nella nostra resilienza climatica, sociale ed economica: quali sono le principali priorità politiche?”

La sessione si aprirà con gli interventi introduttivi di David Maria Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, e di Eduardo Ferro Rodrigues, Presidente dell’Assemblea della Repubblica portoghese.

A seguire, interverranno: António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite; Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale; Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo; Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea; Christine Lagarde, Presidente della Banca centrale europea.

 

La pandemia da COVID-19 ha prodotto e sta producendo effetti pesantissimi sul piano economico e sociale.

Secondo le previsioni economiche d'inverno 2021 della Commissione europea (che non includono il possibile impatto di Next Generation EU), l'economia della zona euro crescerà del 3,8% sia nel 2021 che nel 2022, dopo una contrazione del 6,8% nel 2020, mentre l'economia dell'UE crescerà del 3,7% nel 2021 e del 3,9 % nel 2022, dopo una contrazione del 6,3% nel 2020.

Per l’Italia, la Commissione europea stima una contrazione del PIL dell’8,8% nel 2020 e poi un rimbalzo del 3,4% nel 2021 e del 3,5% nel 2022. Tra le principali economie della zona euro, la Commissione stima: per la Germania, una contrazione del PIL del 5% nel 2020 e poi un rimbalzo del 3,2% nel 2021 e del 3,1% nel 2022; per la Francia, una contrazione del PIL dell’8,3% nel 2020 e poi un rimbalzo del 5,5% nel 2021 e del 4,4% nel 2022; per la Spagna, una contrazione del PIL dell’11% nel 2020 e poi un rimbalzo del 5,6% nel 2021 e del 5,3% nel 2022.

Le ultime previsioni Eurostat (febbraio 2021), inoltre, indicano una crescita del tasso di disoccupazione nell’UE dal 6,5% nel dicembre 2019 al 7,5% nel dicembre 2020.

Molto significativo, secondo le stime, l'aumento dei disavanzi e dei debiti pubblici nell’UE come conseguenza delle misure a sostegno del reddito disponibile e delle attività economiche che gli Stati membri hanno adottato sul piano nazionale.

La crisi socio-economica da COVID-19 dovrebbe comportare anche un aumento delle disuguaglianze e delle persone a rischio povertà ed esclusione sociale.

Le Istituzioni europee e gli Stati membri hanno adottato, negli scorsi mesi, una manovra di ampio spettro capace di far ricorso a una pluralità di strumenti e di impegnare ingenti risorse finanziarie per limitare le drammatiche conseguenze socioeconomiche della pandemia nonché favorire la ripresa delle società e delle economie europee.

Sono stati adottati, a livello europeo, tre strumenti del valore complessivo di 540 miliardi di euro: lo Strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (SURE), il Fondo di garanzia paneuropeo del gruppo BEI e lo Strumento di sostegno per la gestione della crisi pandemica, istituito nell’ambito del MES, volto a finanziare i costi diretti e indiretti dell'assistenza sanitaria nazionale.

Si è deciso, altresì, di autorizzare la massima flessibilità nell'applicazione delle regole dell'UE per quanto riguarda gli aiuti di Stato e le politiche in materia di finanze pubbliche e di bilancio (mediante l’attivazione, per la prima volta, della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita).

La Banca centrale europea ha attivato un programma temporaneo di acquisto di titoli del settore privato e pubblico denominato "Programma di acquisto per l’emergenza pandemica" (PEPP) del valore di 1.850 miliardi di euro.

Inoltre, è stato approvato il nuovo bilancio pluriennale dell’UE 2021-2027 il quale, integrato da Next Generation EU, costituirà lo strumento principale per favorire la ripresa dell’Unione europea in risposta alle conseguenze socioeconomiche della pandemia.

La pandemia da COVID-19 ha evidenziato l’esigenza di rafforzare la resilienza dell’UE e dei suoi Stati membri, vale a dire la capacità non soltanto di far fronte alle sfide, ma anche di avviare processi di transizione in modo sostenibile, equo e democratico.

La resilienza, nelle sue diverse dimensioni (sociale ed economica, verde, digitale e geopolitica), è pertanto diventata la nuova bussola per le politiche dell'UE.

La resilienza sociale ed economica si riferisce alla capacità di affrontare gli shock economici e conseguire cambiamenti strutturali a lungo termine in modo giusto e inclusivo.

La resilienza verde consiste nel conseguire la neutralità climatica entro il 2050, contestualmente all'adattamento ai cambiamenti climatici e alla mitigazione dei loro effetti e alla riduzione dell'inquinamento, mentre la resilienza digitale nel garantire che il modo di vivere, lavorare, imparare, interagire e pensare nell'era digitale preservi e rafforzi la dignità umana, la libertà, l'uguaglianza, la sicurezza, la democrazia e gli altri diritti e valori fondamentali europei.

Infine, la resilienza geopolitica è legata al rafforzamento dell’autonomia strategica aperta dell'Europa e del suo ruolo di leadership a livello mondiale.


 

 

discussione: “I preparativi dei Piani nazionali di ripresa e resilienza: a che punto siamo?”

La discussione sarà introdotta dagli interventi di tre membri di Parlamenti nazionali (André Berghegger - Germania; Miguel Matos - Portogallo; Branislav Raji? - Slovenia), cui seguiranno quelli dei tre relatori del Parlamento europeo sulla proposta di regolamento che istituisce il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Siegfried Mure?an (PPE, Romania), Eider Gardiazabal Rubial (S&D, Spagna) e Drago? Pîslaru (Renew, Romania).

Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza

Con 672,5 miliardi di euro (360 in prestiti e 312,5 in sovvenzioni), il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility - regolamento) rappresenta il più importante strumento previsto nell’ambito di Next Generation EU (quasi il 90% della dotazione totale - Vedi infra).

Il Dispositivo sosterrà gli investimenti e le riforme degli Stati membri nell'ambito del Semestre europeo, il quadro per il coordinamento delle politiche economiche e sociali dell’Unione, che sarà temporaneamente adattato proprio per rispondere alle esigenze del Dispositivo.

Il 70% delle sovvenzioni (218,7 miliardi di euro) dovrà essere impegnato nel 2021 e nel 2022 secondo criteri di assegnazione predeterminati (popolazione, inverso del PIL pro capite e tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni rispetto alla media UE 2015-2019), mentre il 30% nel 2023 tenendo conto del calo del PIL nel 2020 e nel periodo cumulato 2020- 2021 (criterio che sostituirebbe quello della disoccupazione).

L’erogazione dei prestiti, da richiedere entro il 31 agosto 2023, è subordinata alla stipula di un accordo tra lo Stato membro e la Commissione.

Il volume massimo dei prestiti per ciascuno Stato membro non dovrà superare il 6,8% del suo Reddito nazionale lordo (RNL) nel 2019, ma tale limite può essere aumentato in circostanze eccezionali da valutare caso per caso.

È prevista, inoltre, la possibilità di ottenere prefinanziamenti che verrebbero versati nel 2021, previa approvazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, per un importo pari al 13%.

 

 

Fonte: Consiglio dell’UE

 

Saranno ammissibili le misure avviate a partire dal 1º febbraio 2020.

In ogni caso, il sostegno finanziario del Dispositivo:

- non può sostituire la spesa nazionale ricorrente di bilancio, se non in casi debitamente giustificati;

- deve rispettare il principio di addizionalità dei finanziamenti dell’Unione, ossia può aggiungersi al sostegno fornito da altri fondi e programmi dell’Unione a condizione di non coprire lo stesso costo;

- deve sostenere misure che rispettano il principio di "non arrecare un danno significativo" agli obiettivi ambientali dell’Unione (do no significant harm principle).

Le risorse assegnate agli Stati membri in regime di gestione concorrente possono, su loro richiesta, essere trasferite al Dispositivo; inoltre, il Piano potrà includere, entro un determinato massimale, contributi ai comparti degli Stati membri nell'ambito del programma InvestEU e allo Strumento di sostegno tecnico.

L'attuazione del Dispositivo sarà coordinata da un’apposita task force della Commissione europea per la ripresa e la resilienza (RECOVER) in stretta collaborazione con la Direzione generale degli Affari economici e finanziari (DG ECFIN). RECOVER riferisce alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Per ottenere le risorse loro assegnate, gli Stati membri dovranno predisporre dei Piani nazionali per la ripresa e resilienza (vedi infra), in cui sarà definito il programma di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026, che saranno valutati dalla Commissione europea e approvati dal Consiglio dell’UE.

Sulla base delle previsioni economiche di autunno 2020 della Commissione europea, l’accordo contiene un ricalcolo dell’importo del contributo finanziario massimo per Stato membro a titolo di sovvenzioni, come riporta la tabella seguente.

Il contributo finanziario massimo per l’Italia, a titolo di sovvenzioni, ammonterebbe a circa 68,9 miliardi di euro, dei quali 47,93 miliardi da impegnare nel biennio 2021-2022 e i restanti 20,96 miliardi nel 2023. Tra le principali economie europee, le sovvenzioni sarebbero pari a: 25,62 miliardi di euro per la Germania; 39,38 miliardi di euro per la Francia; 69,53 miliardi di euro per la Spagna.

I Piani nazionali per la ripresa e la resilienza

Ciascuno Stato membro dovrà predisporre un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR - Recovery and Resilience Plan) per definire un pacchetto coerente di riforme e investimenti pubblici per il periodo 2021-2026, che può includere anche regimi pubblici finalizzati a incentivare gli investimenti privati, purché in linea con la disciplina degli aiuti di Stato.

La Commissione europea ha pubblicato dei modelli di orientamento settoriali, che potranno essere aggiornati, per assistere gli Stati membri nell’elaborazione dei Piani in conformità delle norme in materia di aiuti di Stato.

Il piano deve essere debitamente motivato e giustificato e dovrà in particolare:

- spiegare come rappresenti una risposta globale e adeguatamente equilibrata alla situazione economica e sociale dello Stato membro e dettagliare i progetti, le misure e le riforme previste nelle seguenti aree di intervento riconducibili a sei pilastri: 1) transizione verde; 2) trasformazione digitale; 3) crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, che comprenda coesione economica, occupazione, produttività, competitività, ricerca, sviluppo e innovazione e un mercato interno ben funzionante con PMI forti; 4) coesione sociale e territoriale; 5) salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, anche al fine di rafforzare la capacità di risposta e la preparazione alle crisi; 6) politiche per la prossima generazione, l’infanzia e i giovani, come l’istruzione e le competenze;

- essere coerente con le sfide e le priorità specifiche per Paese individuate nel contesto del Semestre europeo, e segnatamente nelle raccomandazioni specifiche per Paese e nella raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona Euro (per gli Stati membri la cui moneta è l’euro);

- essere, altresì, coerente con le informazioni contenute nei Programmi nazionali di riforma nell'ambito del Semestre europeo, nei Piani nazionali per l'energia e il clima, nei Piani territoriali per una transizione giusta, nei Piani nazionali per l’attuazione della Garanzia Giovani e negli Accordi di partenariato e nei programmi operativi a titolo dei fondi dell'Unione;

- dedicare almeno il 37% della dotazione al sostegno della transizione verde, compresa la biodiversità;

- destinare almeno il 20% alla trasformazione digitale; se necessario, per gli investimenti nelle capacità e nella connettività digitali, individuare eventuali problemi di sicurezza e specificare in che modo tali questioni saranno affrontate al fine di conformarsi alla pertinente normativa nazionale e dell'Unione;

- fornire una dettagliata spiegazione delle modalità con le quali il Piano rafforza il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza sociale, istituzionale ed economica, anche attraverso la promozione di politiche per l’infanzia e la gioventù, e attenua l'impatto sociale ed economico della crisi COVID-19, contribuendo all’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e migliorando così la coesione sociale, economica e territoriale e la convergenza all’interno dell’Unione;

- indicare se le misure incluse comprendono o meno progetti transfrontalieri o multinazionali;

- indicare, se del caso, informazioni sul finanziamento dell'Unione esistente o previsto;

- definire le misure di accompagnamento che possono essere necessarie;

- definire i traguardi e gli obiettivi previsti e un calendario indicativo dell'attuazione delle riforme e degli investimenti, da completare al più tardi entro la fine di agosto 2026; inoltre, indicare i progetti di investimento previsti e il relativo periodo di investimento e riportare una stima del costo totale delle riforme e degli investimenti spiegando come ciò sia in linea con il principio dell'efficienza sotto il profilo dei costi e commisurato all’impatto sociale ed economico nazionale atteso;

- spiegare come contribuisce alla parità di genere e alle pari opportunità per tutti, come pure all'integrazione di tali obiettivi, in linea con i principi 2 e 3 del Pilastro europeo dei diritti sociali, nonché con l'obiettivo di sviluppo sostenibile dell'ONU 5 e, ove pertinente, la strategia nazionale per la parità di genere;

- indicare le modalità per il monitoraggio e l'attuazione efficaci del Piano, compresi i traguardi e gli obiettivi proposti e i relativi indicatori;

- dare conto in sintesi del processo di consultazione delle autorità locali e regionali, delle parti sociali, delle organizzazioni della società civile, delle organizzazioni giovanili e di altri portatori di interessi per la preparazione e, ove disponibile, l'attuazione del Piano;

- dare conto del sistema nazionale predisposto per prevenire, individuare e correggere la corruzione, la frode e i conflitti di interessi nell'utilizzo dei fondi forniti nell'ambito del Dispositivo e le modalità volte a evitare la duplicazione dei finanziamenti da parte del Dispositivo e di altri programmi dell'Unione.

L’iter di approvazione e l’attuazione 

Il Piano dovrà essere trasmesso, anche in un unico documento integrato insieme al Programma nazionale di riforma, in via ufficiale, di norma, entro il 30 aprile (lo Stato membro può presentare un progetto di Piano dal 15 ottobre dell'anno precedente).

Per l’anno in corso, gli Stati membri potranno iniziare a presentare ufficialmente i propri Piani alla Commissione europea a partire dal 19 febbraio, data di entrata in vigore del regolamento che istituisce il Dispositivo per la ripresa e la resilienza.

Il Piano può anche essere modificato, su richiesta dello Stato membro interessato, se non può più essere realizzato, in tutto o in parte, a causa di circostanze oggettive.

Nella preparazione o nella modifica dei Piani gli Stati membri possono anche richiedere assistenza nell'ambito dello Strumento di sostegno tecnico che ha l’obiettivo di assistere le autorità nazionali nella preparazione, la modifica, l’attuazione e la revisione dei Piani.

Una volta presentato, il Piano sarà valutato dalla Commissione europea (vedi infra per i criteri per la valutazione) entro due mesi (anche se lo Stato membro interessato e la Commissione possono concordare di prorogare tale termine per un periodo di tempo ragionevole, se necessario) e successivamente approvato dal Consiglio dell’UE, a maggioranza qualificata entro 4 settimane dalla proposta della Commissione.

La valutazione positiva da parte della Commissione delle richieste di pagamento (che possono essere presentate dagli Stati membri su base semestrale) sarà subordinata al raggiungimento di pertinenti traguardi e obiettivi. In merito al soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali, la Commissione europea terrà conto del parere del Comitato economico e finanziario.

Qualora, in via eccezionale, uno o più Stati membri ritengano che vi siano gravi scostamenti dal soddisfacente conseguimento dei pertinenti traguardi e obiettivi, può essere attivata la procedura che è stata definita “freno d'emergenza”, chiedendo che il Presidente del Consiglio europeo rinvii la questione al successivo Consiglio europeo. I rispettivi Stati membri dovrebbero inoltre informare il Consiglio senza indebito ritardo, che dovrebbe a sua volta informare immediatamente il Parlamento europeo. In tali circostanze eccezionali, nessuna decisione relativa al pagamento del contributo finanziario e, se del caso, del sostegno sotto forma di prestito sarà presa fino a quando il prossimo Consiglio europeo non avrà discusso in modo esaustivo la questione. Di norma, tale processo non dovrà richiedere più di tre mesi dal momento in cui la Commissione ha chiesto il parere del Comitato economico e finanziario.

Se, invece, la Commissione stabilisce che i traguardi e gli obiettivi non sono stati rispettati in modo soddisfacente, il pagamento di tutto o parte del contributo finanziario può essere sospeso. Lo Stato membro interessato può presentare le sue osservazioni entro un mese dalla comunicazione della valutazione della Commissione.

Come già previsto nell’accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo a luglio, l’accordo provvisorio disciplina misure per collegare il dispositivo a una sana governance macroeconomica (cd. condizionalità macroeconomica). Tali meccanismi, che sono allineati alle norme comuni sui fondi strutturali, prevedono che la Commissione proponga al Consiglio una sospensione, totale o parziale, degli impegni o dei pagamenti qualora uno Stato non abbia adottato misure efficaci per correggere il disavanzo eccessivo, a meno che non sia stato determinato da una grave recessione economica per l'Unione nel suo insieme.

L’obbligo di proporre al Consiglio la sospensione, secondo quanto precisato nelle premesse dell’accordo, “dovrebbe essere sospeso fintanto che è attivata la cosiddetta clausola di salvaguardia generale nell'ambito del Patto di stabilità e crescita” (allo stato attuale, si è stabilito che la clausola resterà attiva per tutto il 2021).

La Commissione può inoltre proporre al Consiglio una sospensione parziale o totale degli impegni o dei pagamenti in relazione a uno dei seguenti casi:

a) se il Consiglio adotta due raccomandazioni successive nella stessa procedura per gli squilibri eccessivi, nelle quali giudica insufficiente il piano d'azione correttivo presentato dallo Stato interessato;

b) se il Consiglio adotta due decisioni successive nella stessa procedura per gli squilibri eccessivi, nelle quali si constata che uno Stato membro non ha adottato l’azione correttiva raccomandata;

c) se la Commissione conclude che uno Stato membro non ha adottato misure per ristabilire o assicurare una situazione sostenibile della bilancia dei pagamenti e, di conseguenza, decide di non autorizzare l'erogazione del contributo finanziario nel quadro del meccanismo di sostegno finanziario a medio termine delle bilance dei pagamenti;

d) se il Consiglio decide che uno Stato membro non rispetta il programma di aggiustamento macroeconomico o le misure richieste da una decisione del Consiglio adottata ai sensi dell’articolo 136, paragrafo 1, del TFUE (al fine di rafforzare il coordinamento e la sorveglianza della disciplina di bilancio, nonché elaborare gli orientamenti di politica economica vigilando affinché siano compatibili con quelli adottati per l'insieme dell'Unione, e garantirne la sorveglianza).

La Commissione europea terrà informato il Parlamento europeo circa l’attuazione del predetto meccanismo.

La portata e il livello della sospensione dovranno essere proporzionati, rispettare la parità di trattamento tra gli Stati membri e tenere conto delle circostanze economiche e sociali dello Stato membro interessato. Inoltre, la sospensione degli impegni sarà soggetta a una percentuale massima (il valore inferiore tra il 25% degli impegni o lo 0,25% del PIL nominale), che potrà essere superata in caso di persistente inosservanza.

Al sostegno finanziario del dispositivo si applica, inoltre, il regime generale di condizionalità per la protezione del bilancio dell’Unione, disciplinato dal regolamento (UE, Euratom) 2020/2092 in caso di violazioni dei principi dello Stato di diritto in uno Stato membro, che compromettono o rischiano seriamente di compromettere in modo sufficientemente diretto la sana gestione finanziaria del bilancio dell’Unione o la tutela degli interessi finanziari dell’Unione.

Qualora siano riscontrate violazioni, all’esito di una procedura fissata dal regolamento, le Istituzioni europee possono adottare diverse misure di protezione nei confronti dello Stato membro interessato, tra cui la sospensione dei pagamenti dal bilancio dell'UE e il divieto di assumere nuovi impegni giuridici.

Nelle conclusioni del 10 e dell’11 dicembre 2020 gli Stati membri riuniti nel Consiglio europeo hanno convenuto sull'esigenza che, prima della concreta messa in opera del meccanismo di condizionalità, la Commissione elabori e adotti linee guida sulle modalità con cui applicherà il regolamento, compresa una metodologia per effettuare la propria valutazione circa la sussistenza di una violazione dello Stato di diritto. Tali linee guida, che la Commissione, in una dichiarazione allegata alla decisione del Consiglio sul regolamento si è impegnata a elaborare in stretta consultazione con gli Stati membri, qualora venga introdotto un ricorso di annullamento ai sensi dell'art. 263 TFUE, saranno messe a punto solo successivamente alla sentenza della Corte di giustizia, in modo da incorporarvi eventuali elementi pertinenti derivanti da detta sentenza.

Dialogo di ripresa e resilienza e monitoraggio dei progressi

Si prevede un regolare “dialogo di ripresa e resilienza”, che consentirà al Parlamento europeo di invitare la Commissione europea ogni due mesi a discutere di diversi aspetti relativi al Dispositivo. Per facilitare questa discussione, la Commissione europea trasmetterà i Piani degli Stati membri contemporaneamente al Parlamento europeo e al Consiglio.

La Commissione europea sarà inoltre tenuta a pubblicare ogni sei mesi un quadro di valutazione (Scoreboard) e una relazione annuale per fornire informazioni sui progressi compiuti nell’attuazione del Dispositivo e dei Piani nazionali; dovrà infine presentare una relazione intermedia sull'attuazione del programma (entro il 31 luglio 2022).

Gli Stati membri dovranno riferire su base semestrale nel processo del Semestre europeo in merito ai progressi compiuti nella realizzazione dei Piani nell’ambito dei Programmi nazionali di riforma.

Di seguito, un grafico riassuntivo (Fonte Consiglio dell’UE) sulla governance del Dispositivo:

 

 

I criteri di valutazione dei Piani

La Commissione europea valuta il Piano di ripresa e di resilienza o, se del caso, il suo aggiornamento, entro due mesi dalla presentazione ufficiale, e formula una proposta di decisione di esecuzione del Consiglio.

In sede di valutazione, la Commissione agisce in stretta collaborazione con lo Stato membro interessato e può formulare osservazioni o richiedere informazioni supplementari.

Nel valutare il Piano e nel determinare l'importo da assegnare allo Stato membro interessato, la Commissione tiene conto delle informazioni sullo Stato membro disponibili nel contesto del Semestre europeo, nonché degli elementi forniti dallo Stato membro interessato e di ogni altra informazione pertinente, tra cui, in particolare, quelle contenute nel Programma nazionale di riforma, nel Piano nazionale per l'energia e il clima dello Stato membro interessato come pure nei piani territoriali per una transizione giusta a titolo del Fondo per una transizione giusta, nei piani di attuazione della Garanzia per i giovani.

La Commissione valuta la pertinenza, l'efficacia, l'efficienza e la coerenza del Piano sulla base di una lista di criteri, che saranno applicati conformemente all'allegato II del regolamento.

A seguito del processo di valutazione, la Commissione attribuisce al Piano un rating in base a ciascuno dei criteri di valutazione. A fini di semplificazione ed efficienza, il sistema prevede rating compresi tra A (punteggio più alto) e C (punteggio più basso).

È specificato che i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale, istituzionale ed economica dello Stato membro, contribuendo all’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, dovrebbero ottenere il punteggio più alto nella valutazione; inoltre, che l'effettivo contributo alla transizione verde e digitale dovrebbe rappresentare una condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva.

Di seguito i criteri di valutazione:

Pertinenza: la Commissione valuta se il Piano:

- rappresenta una risposta completa e adeguatamente equilibrata alla situazione economica e sociale, contribuendo adeguatamente alle citate sei aree di intervento, considerate le sfide specifiche e la dotazione finanziaria dello Stato membro interessato;

- è in grado di contribuire ad affrontare in modo efficace tutte o un sottoinsieme significativo delle sfide individuate nelle raccomandazioni specifiche per paese, inclusi gli aspetti di bilancio, e, se del caso, nelle raccomandazioni formulate (ai sensi dell'articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011) sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici o in altri documenti pertinenti adottati ufficialmente dalla Commissione nel contesto del Semestre europeo;

- è in grado di contribuire efficacemente a rafforzare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economica, istituzionale e sociale, contribuendo all'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, anche attraverso la promozione delle politiche per l’infanzia e la gioventù, e di attenuare l'impatto economico e sociale della crisi COVID-19, migliorando in tal modo la coesione economica, sociale e territoriale e la convergenza all'interno dell'Unione;

- non arrechi un danno significativo agli obiettivi ambientali. La Commissione fornirà a tal fine orientamenti tecnici agli Stati membri;

- contiene misure che contribuiscano efficacemente alla transizione verde, inclusa la biodiversità, con almeno il 37% della dotazione totale (i coefficienti di sostegno agli obiettivi climatici possono essere aumentati fino ad un importo complessivo del 3% della dotazione totale del Piano per singoli investimenti al fine di tenere conto delle misure di riforma correlate che ne aumentano credibilmente l'impatto sugli obiettivi climatici, fatto salvo l'accordo della Commissione), e alla transizione digitale, con almeno il 20% della dotazione totale (i coefficienti di sostegno agli obiettivi digitali possono essere aumentati per i singoli investimenti al fine di tener conto delle misure di riforma correlate che ne aumentano l'impatto sugli obiettivi digitali).

Efficacia: la Commissione valuta se:

- il Piano è in grado di avere un impatto duraturo sullo Stato membro interessato;

- le modalità proposte dallo Stato membro, compresi calendario, traguardi e obiettivi previsti e relativi indicatori garantiscono un monitoraggio e un'attuazione efficaci del Piano;

Efficienza: la Commissione valuta se:

- la giustificazione fornita dallo Stato membro in merito all'importo dei costi totali stimati del Piano è ragionevole e plausibile ed è in linea con il principio dell'efficienza sotto il profilo dei costi e commisurata all'impatto atteso sull’economia e l’occupazione;

- le modalità proposte dallo Stato membro sono tali da prevenire, individuare e correggere la corruzione, la frode e i conflitti di interesse quando si utilizzano i fondi del Dispositivo, comprese le disposizioni volte a evitare il doppio finanziamento di altri programmi dell'Unione;

 

Coerenza: la Commissione valuta se il Piano prevede misure per l'attuazione di riforme e di progetti di investimenti pubblici che rappresentano azioni coerenti.

 

A seguito del processo di valutazione e tenendo conto dei rating:

Il Piano soddisfa i criteri di valutazione se il rating finale si configura nel modo seguente:

- una A per i criteri concernenti le raccomandazioni specifiche per Paese e le altre nell’ambito del Semestre europeo, il contributo al rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale, istituzionale ed economica dello Stato membro, compresa l’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, e l'effettivo contributo alla transizione verde e digitale;

- e per gli altri criteri: tutte A oppure nessuna maggioranza di B rispetto ad A e assenza di C.

 

Il Piano non soddisfa i criteri di valutazione se il rating finale si configura nel modo seguente:

- nessuna A per i criteri concernenti le raccomandazioni specifiche per Paese e le altre nell’ambito del Semestre europeo, il contributo al rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale, istituzionale ed economica dello Stato membro, compresa l’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, e l'effettivo contributo alla transizione verde e digitale;

- e per gli altri criteri: una maggioranza di B rispetto ad A oppure almeno una C.

Le linee guida della Commissione europea

Il 22 gennaio 2021 la Commissione europea ha aggiornato la Guida agli Stati membri per la predisposizione dei Piani (disponibile soltanto in lingua inglese), che era stata presentata lo scorso 17 settembre contestualmente alla "Strategia annuale per una crescita sostenibile 2021" (COM(2020)575), al fine di allinearla al testo dell’accordo sulla proposta di regolamento che stabilisce il Dispositivo per la ripresa e la resilienza.

Anche la Strategia annuale per una crescita sostenibile fornisce degli orientamenti sulla redazione dei Piani e sui progetti da presentare ai fini del finanziamento. Sostiene, in particolare, che in fase di valutazione dei progetti la Commissione attribuirà una grande importanza alla circostanza che siano indicati tappe ed obiettivi specifici, misurabili, raggiungibili, realistici e con scadenze precise, con relativi indicatori rilevanti e solidi.

La Guida, strutturata in quattro parti, delinea orientamenti aggiuntivi e più specifici e un modello standard (anch’esso disponibile soltanto in lingua inglese) per la predisposizione dei Piani.

Se ne dà conto di seguito in estrema sintesi, mentre per gli approfondimenti si rinvia alla Guida stessa.

- PARTE I (obiettivi generali e coerenza del Piano): In questa sezione tra l’altro gli Stati membri sono invitati a:

1) predisporre una sintesi del Piano, accompagnata da elementi chiave e cifre che quantifichino l’impatto complessivo stimato e la sua sinergia con altri strumenti di programmazione, descrivendo anche in che modo esso affronta le principali sfide individuate e come contribuisce al miglioramento della situazione dello Stato membro per ciascuno dei sei pilastri strategici di intervento individuati dal regolamento (Vedi supra);
per ciascun pilastro, gli Stati membri sono invitati a illustrare come il Piano affronta determinati aspetti specifici;

2) fornire una spiegazione dettagliata di come le misure proposte affrontano tutte o una parte significativa delle raccomandazioni specifiche per paese, in particolare quelle del 2019 e del 2020;
Se del caso, la spiegazione dovrebbe coprire anche gli aspetti di bilancio inclusi nelle raccomandazioni, nonché questioni relative agli squilibri macroeconomici per gli Stati membri che li hanno riscontrati; inoltre, per gli Stati dell’Eurozona, anche la coerenza del Piano con le sfide individuate nella più recente raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro;

elencare, altresì, quali progetti faro europei, tra quelli individuati nella Strategia annuale per la crescita sostenibile 2021, beneficeranno dei finanziamenti del Piano;

A tal riguardo, gli Stati membri sono invitati a descrivere, per ciascun progetto faro, lo status quo (strategie e obiettivi nazionali esistenti) e come possono essere invece ulteriormente sviluppati per soddisfare le ambizioni 2025 a livello UE. Gli Stati membri sono inoltre invitati a descrivere le riforme e gli investimenti pianificati. I progetti faro sono i seguenti: Power up (premere sull'acceleratore); Renovate (ristrutturare); Recharge and refuel (ricaricare e rifornire); Connect (connettere); Modernise (modernizzare); Scale-up (espandere); Reskill and upskill (riqualificare e aggiornare le competenze).

3) descrivere le sfide nazionali esistenti in termini di uguaglianza di genere e pari opportunità per tutti e spiegare come le riforme e gli investimenti del Piano contribuiranno a superare le sfide esistenti;

4) dimostrare coerenza e collegamenti all'interno di ciascuna componente, tra componenti e Piano in generale e in particolare coerenza tra le riforme e gli investimenti.

 

- PARTE II (descrizione delle riforme e degli investimenti): in questa sezione gli Stati membri sono invitati in particolare a:

1) presentare un Piano composto da riforme e investimenti raggruppati in componenti coerenti;

Le componenti dovrebbero essere presentate separatamente l’una dall’altra e si dovrebbero dettagliare gli investimenti e le riforme inclusi in ciascuna componente, nonché il contributo previsto, i relativi traguardi, obiettivi e tempistiche e il loro finanziamento e costo. Le componenti da coprire con le risorse provenienti da un prestito dovrebbero essere indicate separatamente, includendo gli stessi elementi.

2) per ciascuna riforma e investimento, fornire tra l’altro un'analisi delle sfide affrontate e degli obiettivi, descriverne la natura, il tipo e le dimensioni, indicare i destinatari e le modalità e i mezzi per l’attuazione, nonché la tempistica, e valutare se le misure comportino o meno aiuti di Stato;

3) descrivere in che misura le riforme e gli investimenti pertinenti contribuiranno a rendere l'Unione più resiliente, diversificando le catene di approvvigionamento e rafforzando l'autonomia strategica dell'Unione insieme a un'economia aperta. In particolare, per gli investimenti in capacità digitali e connettività, fornire un'autovalutazione della sicurezza;

4) indicare eventuali progetti transfrontalieri e multinazionali e quali altri Stati membri sono coinvolti in tali progetti;

5) spiegare in che misura la componente contribuirà alla transizione verde, compresa la biodiversità, o ad affrontare le sfide derivanti dalla transizione verde o al raggiungimento dell'obiettivo climatico dell'UE per il 2030 e alla neutralità climatica entro il 2050; dimostrare in che modo le misure nella componente contribuiscono all'obiettivo di dedicare almeno il 37% delle spese del Piano per gli obiettivi climatici;

6) spiegare in che misura la componente contribuirà alla transizione digitale o affronterà le sfide che ne derivano e dimostrare che almeno il 20% della dotazione totale del Piano è attribuito alla spesa digitale;

7) fornire informazioni sul principio "do no significant harm" con riferimento agli obiettivi ambientali;

8) fissare target intermedi e finali e un cronoprogramma che rifletteranno i progressi compiuti nell'attuazione delle riforme e degli investimenti della componente e che saranno legati agli esborsi (semestrali). Vengono raccomandati target chiari e realistici e collegati a un cronoprogramma per il loro raggiungimento. Si richiedono anche informazioni sulla misurazione e sulla rendicontazione;

9) fornire informazioni sul costo totale stimato di ciascuna componente e, per ogni riforma e investimento, una spiegazione di alcuni aspetti specifici concernenti i costi e i finanziamenti;

10) spiegare le ragioni di un’eventuale richiesta di prestito.

 

- PARTE III (complementarità e attuazione del Piano): in questa sezione gli Stati membri sono invitati in particolare a:

1) indicare se intendono richiedere il prefinanziamento (13% al massimo) e specificare la percentuale di esso sotto forma di sostegno non rimborsabile e, se del caso, di prestito;

2) spiegare come il Piano è coerente con altri piani e fondi, in particolare con il Piano nazionale per l'energia e il clima, l’Accordo e i programmi di partenariato, il Piano di attuazione Garanzia per i giovani e altre politiche e strategie nazionali pertinenti;

3) precisare i processi e le strutture istituiti a livello nazionale e regionale per garantire la complementarietà e il coordinamento della gestione delle varie fonti di finanziamento dell'UE;

4) spiegare come intendono attuare le riforme e gli investimenti proposti e descrivere tra l’altro il processo decisionale che ha portato all'adozione/presentazione del Piano. Considerato che la pubblica amministrazione svolgerà un ruolo centrale nell'attuazione del Piano, gli Stati membri sono chiamati a garantire la capacità amministrativa necessaria per assicurare che le riforme e gli investimenti procedano come pianificato. Inoltre, per garantire un'attuazione efficace, dovrebbe essere nominato un ministero/autorità che abbia la responsabilità generale del Piano e funga da punto di contatto unico per la Commissione ("coordinatore"). È inoltre richiesto agli Stati membri di accompagnare le richieste di pagamento con le informazioni necessarie per permettere alla Commissione di valutare e decidere;

5) fornire una sintesi del processo di consultazione delle autorità locali e regionali, delle parti sociali, delle organizzazioni della società civile, delle organizzazioni giovanili e di altre parti interessate per la preparazione e, se disponibile, per l'attuazione del Piano;

6) descrivere in dettaglio la struttura e il funzionamento dei loro sistemi nazionali di gestione e controllo e fornire garanzie che i principi di sana gestione finanziaria (evitare il doppio finanziamento; evitare frodi e corruzione; evitare conflitti di interessi) siano rispettati;

7) descrivere la strategia nazionale di comunicazione nazionale prevista per garantire una consapevolezza pubblica del finanziamento dell'Unione.

 

- PARTE IV (impatto complessivo): gli Stati membri sono invitati a fornire un quadro dell’impatto macroeconomico, sociale e istituzionale del Piano insieme a una valutazione delle prospettive macroeconomiche.

In particolare, i Piani dovrebbero includere, tra l’altro, una stima del loro impatto quantitativo sul PIL (potenziale), sull’occupazione e sulle altre principali variabili macroeconomiche, nonché una stima di come le varie componenti del Piano contribuiranno tra l’altro alla crescita, alla creazione di posti di lavoro e alla resilienza economica, sociale e istituzionale, a mitigare le conseguenze economiche e sociali della crisi e a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale; occorrerebbe spiegare come e in che misura la componente dovrebbe migliorare rispetto allo status quo, anche attraverso indicatori quantitativi.

La proposta di Piano nazionale per la ripresa e la resilienza

In Italia il 12 gennaio 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta di piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), trasmesso alle Camere come documento XXVII, n. 18[1].

Il Piano è all’esame delle Commissioni riunite 5a e 14a del Senato e della V Commissione (Bilancio) della Camera.

Il Piano viene presentato come l'occasione per affrontare, insieme alle conseguenze immediate - sanitarie, sociali ed economiche - della crisi pandemica (Piano di Ripresa), anche i nodi strutturali dell'economia e della società, ovvero in particolare:

§  l’insoddisfacente crescita italiana, dovuta non solo alla debole dinamica degli investimenti, ma anche a una serie di fattori strutturali;

§  le disparità di reddito, di genere, generazionali e territoriali;

§  le calamità naturali;

§  la debole capacità amministrativa del settore pubblico italiano.

Si intende avviare i processi che consentano alla struttura economica del Paese di affrontare eventi estremi (Piano di Resilienza) anche attraverso l'adozione di riforme (Piano di Riforma) in linea con le Raccomandazioni specifiche al Paese (Country Specific Recommendations - CSR) della Commissione europea e i Piani Nazionali di Riforma (PNR) adottati dal Governo negli ultimi anni.

Prima della presentazione del Piano definitivo, a ottobre 2020 era stata predisposta e presentata alle Camere la Proposta di linee guida per la definizione del piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc XVI, n. 3), sulle quali il Senato della Repubblica ha approvato la risoluzione 6-00134 il 13 ottobre 2020. In pari data, la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione 6-00138 (Doc XVI, n. 4). Sul medesimo documento si erano espresse la V Commissione permanente della Camera dei deputati e le Commissioni riunite 5a e 14a del Senato.

Fondi

Per il periodo 2021-2029 l'Italia dovrebbe avere a disposizione circa 309 miliardi di euro, provenienti dai fondi europei del QFP 2021-2027 (il totale degli stanziamenti a favore dell’Italia è stimato in 99,1 miliardi di euro) e da NGEU. Di tale somma il Governo prevede di impiegare nel finanziamento del PNRR:

§  196,5 miliardi di euro, tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (127,6 miliardi), previsti per l’Italia dal Dispositivo europeo di ripresa e resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), che il Governo ha deciso di utilizzare integralmente.

In realtà la proposta di PNRR programma risorse, a valere sull'RRF, per un ammontare superiore (210,91 miliardi). Tale anomalia è giustificata sia in previsione di finanziare parte degli interventi tramite risorse private, generando un effetto leva che ridurrebbe l’impatto sui saldi della PA, sia a mo' di “margine di sicurezza” per garantire il pieno utilizzo delle risorse europee anche nell’eventualità che alcuni dei progetti presentati non vengano approvati;

§  13,0 miliardi provenienti da React-EU.

Per "nuovi progetti” vengono stanziati 145,22 miliardi mentre 65,7 miliardi saranno utilizzati per “progetti in essere”, i quali però non sono identificati con precisione.

La previsione complessiva di spesa considerata dal PNRR, comprensiva della quota REACT-EU, ammonta a 223,9 miliardi, ripartiti tra sei Missioni, come indicato nella tavola seguente:

 

 

Risorse (€/mld)

 

 

Risorse del PNNR

In essere
(a)

Nuovi
(b)

Totale
(c) = (a)+(b)

React EU*
(d)

TOTALE NGEU
(e) = (c) + (d)

% sul totale

1

Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura

10,11

35,59

45,50

0,80

46,3

21%

2

Rivoluzione verde e transizione ecologica

30,16

37,33

67,49

2,31

69,8

31%

3

Infrastrutture per una mobilità sostenibile

11,68

20,30

31,98

-

31,98

14%

4

Istruzione e ricerca

4,37

22,29

26,66

1,83

28,49

13%

5

Inclusione e Coesione

4,10

17,18

21,28

6,35

27,62

12%

6

Salute

5,28

12,73

10,01

1,71

19,72

9%

 

TOTALE

65,70

145,22

210,91

13,00

223,91

 

 

Oltre a investimenti e incentivi, il PNRR individua una serie di riforme strutturali di contesto con le quali rafforzare l’ambiente imprenditoriale, ridurre gli oneri burocratici e rimuovere i vincoli che hanno rallentato la realizzazione degli investimenti o ridotto la loro produttività. Si tratta di interventi in materia di: giustizia; sistema tributario; mercato del lavoro; promozione della concorrenza a sostegno della transizione digitale. In alcuni ambiti (politiche industriali per le filiere strategiche, miglioramento dei servizi turistici e delle strutture turistico-ricettive, economia circolare, housing sociale) si prevede l’utilizzo di strumenti finanziari che consentano di attivare un positivo effetto leva sui fondi NGEU per facilitare l’ingresso di capitali privati.

Si è puntato a massimizzare le risorse destinate agli investimenti pubblici (più del 70%) rispetto agli incentivi (21%). Il Governo motiva tale scelta evidenziando che i primi generano un effetto moltiplicativo sulla produzione e l’occupazione assai più favorevole e durevole rispetto alle misure di incentivazione degli investimenti privati.

Priorità trasversali

Per agire su queste criticità vengono innanzitutto individuate tre priorità trasversali, perseguite – attraverso un approccio integrato ed orizzontale - in tutte le missioni che compongono il Piano:

1)     parità di genere attraverso il sostegno all’occupazione e all’imprenditorialità femminile, l’attuazione di diversi interventi abilitanti - a partire da servizi sociali quali gli asili nido - e di adeguate politiche per garantire l’effettivo equilibrio tra vita professionale e vita privata;

2)     giovani, al fine di garantirne la piena partecipazione alla vita culturale, economica e sociale del Paese, con investimenti in istruzione e ricerca e interventi per incrementarne il livello di occupazione nel breve e nel lungo periodo;

3)     Sud e riequilibrio territoriale. L'obiettivo perseguito è l'incremento della dimensione e dell’intensità degli interventi per il Mezzogiorno, in particolare con riferimento agli interventi finalizzati a potenziare le dotazioni infrastrutturali e sociali e le politiche volte a migliorare la qualità e il livello dei beni e dei servizi pubblici essenziali (istruzione, ricerca, accesso alle tecnologie digitali, tutela e qualità dell’ambiente, infrastrutture per la mobilità sostenibile, infrastrutture sociali).

Il PNRR non reca una ripartizione territoriale delle risorse, per cui non è possibile – allo stato attuale – definire la quota parte della spesa complessiva che verrà destinata al Mezzogiorno.

Missioni

Il piano è articolato in sei "missioni", ovvero aree tematiche strutturali di intervento (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute), la cui incidenza rispetto al complesso delle risorse programmate è illustrata nel grafico seguente:

Ogni missione raggruppa 16 Componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo; le Componenti, a loro volta, si articolano in 48 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti.

Missione n. 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura). Ha come obiettivo generale l’innovazione del Paese in chiave digitale, grazie alla quale innescare un cambiamento strutturale, ed investe alcuni ampi settori di intervento: digitalizzazione e modernizzazione della pubblica amministrazione; riforma della giustizia; innovazione del sistema produttivo; realizzazione della banda larga; investimento sul patrimonio turistico e culturale. Le linee di intervento si sviluppano attorno a tre componenti progettuali: digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA; digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; turismo e cultura. Le risorse complessivamente destinate sono 46,3 miliardi di euro, pari al 20,7 per cento delle risorse totali del Piano, ripartite come specificato di seguito:

 

 

Risorse (€/mld)

 

Missione 1

In essere
(a)

Nuovi
(b)

Totale
(c) = (a)+(b)

React EU*
(d)

TOTALE NGEU
(e) = (c) + (d)

 

DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITÀ E CULTURA

10,11

35,39

45,50

0,80

46,30

1.1

Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA

5,61

6,14

11,75

--

11,75

1.2

Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo

4,20

21,55

25,75

0,80

26,55

1.3

Turismo e Cultura 4.0

0,30

7,70

8,00

--

8,00

 

Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica. Concerne i grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica degli edifici, delle risorse idriche e dell’inquinamento. Le risorse complessivamente destinate sono pari a 69,8 miliardi di euro e ripartite in 4 componenti, come evidenziato dalla tabella seguente.

 

 

Risorse (€/mld)

 

Missione 2

In essere
(a)

Nuovi
(b)

Totale
(c) = (a)+(b)

React EU*
(d)

TOTALE NGEU
(e) = (c) + (d)

 

 

RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA

30,16

37,33

67,49

2,31

69,80

 

2.1

Impresa verde ed economia circolare

-

5,90

5,90

1,10

7,00

 

2.2

Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile

2,95

14,58

17,53

0,69

18,22

 

2.3

Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici

16, 36

12,88

29,23

0,32

29,55

 

2.4

Tutela del territorio e della risorsa idrica

10,85

3,97

14,83

0,20

15,03

 

Si evidenzia che le ricorse assegnate alla Missione 2 sono pari al 31% della dotazione complessiva, a fronte del limite minimo del 37% che la normativa europea richiede vengano destinati, in ciascun Piano nazionale, alla transizione verde. Né appare chiaro se a tal fine possano essere computate anche risorse collocate all’interno di altre Missioni.

Missione 3 - Infrastrutture per una mobilità sostenibile. Punta a completare entro il 2026 un sistema infrastrutturale moderno, digitalizzato e sostenibile e prevede i seguenti obiettivi generali: realizzare un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale; introdurre sistemi digitali di monitoraggio da remoto per la sicurezza delle arterie stradali e conseguenti urgenti opere per la messa in sicurezza di arterie stradali, ponti e viadotti ammalorati; investire per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee e valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo. Le risorse ammontano complessivamente a 31,98 miliardi, suddivise tra due componenti, come indicato nella tabella che segue:

 

 

Risorse (€/mld)

 

Missione 3

In essere
(a)

Nuovi
(b)

Totale
(c) = (a)+(b)

React EU*
(d)

TOTALE NGEU
(e) = (c) + (d)

 

INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE

11,68

20,30

31,98

-

31,98

3.1

Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale

11,20

17,10

28,30

-

28,30

3.2

Intermodalità e logistica integrata

0,48

3,20

3,68

-

3,68

 

Missione 4 - Istruzione e ricerca. Gli obiettivi generali consistono in: colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita del Paese; migliorare i percorsi scolastici e universitari e agevolare le condizioni di accesso degli studenti; rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con le imprese e le istituzioni. Le risorse NGEU complessivamente destinate alla Missione 4 sono pari a 28,49 miliardi e sono ripartite in 2 componenti, come evidenziato dalla tabella seguente.

 

 

Risorse (€/mld)

 

Missione 4

In essere
(a)

Nuovi
(b)

Totale
(c) = (a)+(b)

React EU*
(d)

TOTALE NGEU
(e) = (c) + (d)

 

 

Istruzione e ricerca

4,37

22,29

26,66

1,83

28,49

 

4.1

Potenziamento delle competenze e diritto allo studio

2,99

12,38

15,37

1,35

16,72

 

4.2

Dalla ricerca all’impresa

1,38

9,91

11,29

0,48

11,77

 

Missione 5 – Inclusione e coesione. Accanto alla transizione verde e digitale, la crescita inclusiva e la coesione sociale e territoriale costituiscono i due pilastri fondamentali della programmazione e del contenuto dei PNRR nazionali. La Missione si esplica in tre linee di intervento, ciascuna delle quali accompagnata da una serie di riforme di sostegno:

1.      politiche per il lavoro (revisione strutturale delle politiche attive del lavoro);

2.      infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo Settore (supporto a situazioni di fragilità sociale ed economica; sostegno a famiglie e genitorialità, con l’obiettivo del potenziamento della quantità e qualità delle infrastrutture sociali);

3.      interventi speciali di coesione territoriale (rafforzamento di interventi speciali in specifici ambiti territoriali: aree interne, territori colpiti dai terremoti, contesti urbani da rigenerare mediante l’innovazione tecnologica e sociale nelle regioni del Mezzogiorno).

Le risorse allocate sono pari a circa 27,6 miliardi di euro, ripartite come segue:

 

 

Risorse (€/mld)

 

Missione 5

In essere
(a)

Nuovi
(b)

Totale
(c) = (a)+(b)

React EU*
(d)

TOTALE NGEU
(e) = (c) + (d)

 

INCLUSIONE E COESIONE

4,10

17,18

21,28

6,35

27,63

5.1

Politiche per il lavoro

0,80

5,85

6,65

5,97

12,62

5.2

Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore

3,30

7,15

10,45

0,38

10,83

5.3

Interventi speciali di coesione territoriale

-

4,18

4,18

-

4,18

La missione 5, in quanto finalizzata a colmare i divari di genere, generazionali e territoriali, vede un importante apporto finanziario da React-EU, con un importo pari a oltre 6,3 miliardi di euro.

Missione 6 - Salute. È caratterizzata da linee di azione coerenti all’interno di un unico progetto di riforma, volte a rafforzare e rendere più sinergica la risposta territoriale e ospedaliera, nonché l’attività di ricerca del SSN: promuovere e rafforzare un’assistenza di prossimità, vicina ai bisogni dei cittadini; definire un nuovo assetto istituzionale di prevenzione salute-ambiente-clima; riformare il rapporto tra salute e ricerca.

Le risorse complessivamente destinate sono 19,72 miliardi di euro, ripartite in due componenti:

 

 

Risorse (€/mld)

 

Missione 6

In essere
(a)

Nuovi
(b)

Totale
(c) = (a)+(b)

React EU*
(d)

TOTALE NGEU
(e) = (c) + (d)

 

 

SALUTE

5,28

12,73

18,01

1,71

19,72

 

6.1

Assistenza di prossimità e telemedicina

-

7,50

7,50

0,40

7,90

 

6.2

Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria

5,28

5,23

10,51

1,31

11,82

 

 

In occasione delle Comunicazioni rese presso il Senato della Repubblica il 17 febbraio 2021, il Presidente del Consiglio Draghi ha fatto riferimento alla "responsabilità di avviare una nuova ricostruzione". Ha preannunciato una strategia "trasversale e sinergica" per i progetti di Next Generation EU, basata sul principio dei co-benefici, cioè con la capacità di produrre un impatto simultaneo su più settori in maniera coordinata. Le risorse disponibili - ha ribadito -  dovranno essere spese puntando a migliorare il potenziale di crescita dell'economia; le quote di prestiti aggiuntivi che saranno richieste tramite il Dispositivo per la ripresa e la resilienza dovranno essere modulate in base agli obiettivi di finanza pubblica. Ha preannunciato la propria intenzione di "approfondire e completare" il lavoro svolto dal precedente Governo nei seguenti termini:

1)     mantenimento delle missioni del programma, che potranno essere rimodulate e riaccorpate;

2)     rafforzamento degli obiettivi strategici, indicando obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine (2030 e 2050, anno in cui l'Unione europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti), con una tappa intermedia per l'anno finale del Next generation EU, il 2026. Saranno selezionati progetti e iniziative coerenti con gli obiettivi strategici del Programma, prestando grande attenzione alla loro fattibilità nell'arco dei sei anni del Programma medesimo;

3)     rafforzamento delle riforme non tramite interventi parziali, dettati dall'urgenza del momento, bensì con una "visione a tutto campo", che richiede tempo e competenza. Espresso riferimento è stato fatto alle riforme del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia.

Il presidente Draghi ha affermato che la governance del Piano sarà incardinata nel Ministero dell'economia e delle finanze, con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti, per definire e attuare politiche e progetti di settore. Ha preso inoltre l'impegno di informare il Parlamento in modo adeguato e tempestivo sull'impianto complessivo del programma e sulle relative politiche specifiche di intervento.

 

Piani nazionali: cenni all'esperienza di Francia, Germania e Spagna

Secondo fonti di stampa risalenti al 10 febbraio 2021, diciannove Stati membri avrebbero già sottoposto alla Commissione i propri Piani o elementi di essi (Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria). Altri otto Stati (Austria, Estonia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia) non avrebbero invece ancora presentato alcun documento.

Segue una breve panoramica dei Piani già predisposti da Francia, Germania e Spagna.

Francia

In Francia il sito Internet  www.gouvernement.fr/france-relance è interamente dedicato al piano nazionale. La voluminosa proposta di piano francese individua tre grandi priorità, a cui destinare risorse per 100 miliardi di euro:

1)     ecologia, che prevede interventi per complessivi 30 miliardi di euro. Comprende tra l'altro misure finalizzate a rinnovo energetico, tutela della biodiversità, decarbonizzazione dell'industria, economia circolare, transizione agricola, mari, infrastrutture e mobilità verdi e tecnologie verdi;

2)     competitività (34 miliardi di euro), in cui si approfondiscono tra l'altro la fiscalità e il finanziamento delle imprese, il sostegno alle esportazioni, la sovranità tecnologica e la cultura;

3)     coesione, a cui si prevede di destinare 36 miliardi di euro (salvaguardia dell'occupazione, disabilità, gioventù, formazione professionale, ricerca, sanità, territori, sostegno agli individui più deboli).

Sul sito Internet dedicato, il “tableau de bord” riassume le tappe di realizzazione del Piano.

Germania

La proposta di piano tedesco è articolata in sei diversi settori di interesse:

1)     politica climatica e transizione energetica;

2)     digitalizzazione dell'economia e dell'infrastruttura;

3)     digitalizzazione dell'istruzione;

4)     rafforzamento dell'inclusione sociale;

5)     rafforzamento di un sistema sanitario resiliente alle pandemie;

6)     pubblica amministrazione moderna e riduzione delle barriere all'investimento.

La tabella che segue riassume le dimensioni del Piano tedesco. Se ne desume, tra l'altro, l'incidenza dell'azione per il clima (42,7 % della spesa globale )[2] e per la digitalizzazione (25,2 %).

Fonte: Piano nazionale di ripresa e resilienza della Germania tedesco

Spagna

Il Piano di ripresa, trasformazione e resilienza è stato presentato il 7 ottobre 2020 e preannuncia una strategia finalizzata a mobilizzare i trasferimenti (72 miliardi di euro) nei primi tre anni della ripresa (2021-2023) al fine di massimizzarne l'impatto sulla ricostruzione dell'economia. Il ricorso ai prestiti avrebbe luogo in un secondo momento per completare il finanziamento dei progetti in corso.

Vengono illustrati i criteri guida per una Spagna verde, digitale, neutra dal punto di vista di genere e coesa. Si elencano quindi dieci leve di riforma strutturale per una crescita sostenibile e inclusiva (lotta contro lo spopolamento rurale e sviluppo rurale; infrastrutture e ecosistemi resilienti; una transizione energetica giusta e inclusiva; un'amministrazione per il XXI secolo; modernizzazione e digitalizzazione del tessuto industriale e delle SME, ripresa del settore turistico e promozione della Spagna come paese imprenditoriale; impegno per la scienza e l'innovazione e rafforzamento delle capacità del sistema sanitario nazionale; istruzione e conoscenza, apprendimento permanente e rafforzamento delle capacità; nuova economia assistenziale e politiche di occupazione; promozione della cultura e dell'industria dello sport; modernizzazione del sistema fiscale).

In Allegato al piano è pubblicato il seguente prospetto, che indica la percentuale di fondi unionali (RRF e React-EU) che sarà destinata ai vari settori nel prossimo triennio.

Fonte: Piano di ripresa, trasformazione e resilienza della Spagna

Fa parte del piano anche la "Agenda digitale della Spagna", presentata nel luglio 2020.

E' stato inoltre approvato, il 30 dicembre 2020, il decreto-legge reale 36/2020, che stabilisce misure urgenti per modernizzare la pubblica amministrazione e attuare il piano di ripresa, trasformazione e resilienza del Governo. Tale strumento dovrebbe facilitare la selezione, il seguito, la valutazione e il coordinamento dei differenti progetti e programmi di investimento tramite l'agevolazione della collaborazione tra il settore pubblico e quello privato. Il decreto-legge è entrato in vigore il 1° gennaio 2021.

 

 

riunione interparlamentare della Commissione per gli affari economici e monetari (ECON): “Resilienza e ripresa dalla crisi COVID-19: priorità economiche e fiscali per gli investimenti e le riforme”

La discussione sarà introdotta dagli interventi di Paschal Donohoe, Presidente dell’Eurogruppo, e di Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici e finanziari.

Per un approfondimento delle tematiche oggetto della riunione, si rinvia alle schede di lettura concernenti la sessione plenaria e la riunione interparlamentare della Commissione per i bilanci (BUDG).

 

Si ricorda in questa sede che i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza dovranno essere, tra l’altro, coerenti con le sfide e le priorità specifiche per Paese individuate nel contesto del Semestre europeo, nonché con quelle individuate nella più recente raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro per gli Stati della zona euro.

I Piani dovranno quindi contenere una spiegazione delle modalità con le quali il Piano medesimo contribuisce ad affrontare in modo efficace tutte o un sottoinsieme significativo delle sfide individuate nelle pertinenti raccomandazioni specifiche per Paese, in particolare quelle degli anni 2019 e 2020.

A tal proposito, si riportano di seguito le raccomandazioni specifiche per l’Italia 2019 e 2020.

Nel 2019 si raccomandava all'Italia di adottare provvedimenti, nel 2019 e nel 2020, al fine di:

1. assicurare una riduzione in termini nominali della spesa pubblica primaria netta dello 0,1% nel 2020, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% del PIL; utilizzare entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL; spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati; contrastare l'evasione fiscale, in particolare nella forma dell'omessa fatturazione, tra l'altro potenziando i pagamenti elettronici obbligatori, anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti; attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita;

2. intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso; garantire che le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali siano efficacemente integrate e coinvolgano in particolare i giovani e i gruppi vulnerabili; sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso una strategia globale, in particolare garantendo l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia e a lungo termine di qualità; migliorare i risultati scolastici, anche mediante adeguati investimenti mirati, e promuovere il miglioramento delle competenze, in particolare rafforzando le competenze digitali;

3. incentrare la politica economica connessa agli investimenti sulla ricerca e l'innovazione e sulla qualità delle infrastrutture, tenendo conto delle disparità regionali; migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, in particolare investendo nelle competenze dei dipendenti pubblici, accelerando la digitalizzazione e aumentando l'efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali; affrontare le restrizioni alla concorrenza, in particolare nel settore del commercio al dettaglio e dei servizi alle imprese, anche mediante una nuova legge annuale sulla concorrenza;

4. ridurre la durata dei processi civili in tutti i gradi di giudizio razionalizzando e facendo rispettare le norme di disciplina procedurale, incluse quelle già all'esame del legislatore, ponendo in particolare l'accento sui regimi di insolvenza; migliorare l'efficacia della lotta contro la corruzione riformando le norme procedurali al fine di ridurre la durata dei processi penali;

5. favorire la ristrutturazione dei bilanci delle banche, in particolare per le banche di piccole e medie dimensioni, migliorando l'efficienza e la qualità degli attivi, continuando la riduzione dei crediti deteriorati e diversificando la provvista; migliorare il finanziamento non bancario per le imprese più piccole e innovative.

 

Nel 2020, invece, si raccomandava all'Italia di adottare provvedimenti, nel 2020 e nel 2021, al fine di:

1. attuare, in linea con la clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, tutte le misure necessarie per affrontare efficacemente la pandemia di COVID-19 e sostenere l’economia e la successiva ripresa; quando le condizioni economiche lo consentano, perseguire politiche di bilancio volte a conseguire posizioni di bilancio a medio termine prudenti e ad assicurare la sostenibilità del debito, incrementando nel contempo gli investimenti; rafforzare la resilienza e la capacità del sistema sanitario per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture; migliorare il coordinamento tra autorità nazionali e regionali;

2. fornire redditi sostitutivi e un accesso al sistema di protezione sociale adeguati, in particolare per i lavoratori atipici; attenuare l’impatto della crisi COVID-19 sull’occupazione, anche mediante modalità di lavoro flessibili e sostegno attivo all’occupazione; rafforzare l’apprendimento a distanza e il miglioramento delle competenze, comprese quelle digitali;

3. garantire l’effettiva attuazione delle misure volte a fornire liquidità all’economia reale, comprese le PMI, le imprese innovative e i lavoratori autonomi, ed evitare ritardi nei pagamenti; anticipare i progetti di investimento pubblici maturi e promuovere gli investimenti privati per favorire la ripresa economica; concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell’energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche e su un’infrastruttura digitale rafforzata per garantire la fornitura di servizi essenziali;

4. migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

riunione interparlamentare della Commissione per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL): “Rafforzare e attuare la dimensione sociale: come integrare il Pilastro europeo dei diritti sociali nei Piani nazionali di ripresa e resilienza?”

La discussione sarà introdotta dagli interventi di Nicolas Schmit, Commissario europeo per l’occupazione e i diritti sociali, e di Ana Mendes Godinho, Ministro portoghese del lavoro, della solidarietà e della sicurezza sociale.

 

Nella fase attuale, che vede l'UE e i suoi Stati membri impegnati a fronteggiare le gravi conseguenze socio-economiche provocate dalla pandemia da coronavirus (tra cui il rischio di un rapido aumento della disoccupazione, specie giovanile, della povertà e delle disuguaglianze) e a favorire la ripresa delle economie e delle società europee, il Pilastro europeo per i diritti sociali, come anche sottolineato a più riprese dal Commissario per l'occupazione e i diritti sociali, Nicolas Schmit, resta la bussola di riferimento per coordinare le iniziative e gli sforzi degli Stati membri al fine di supportare i lavoratori, rafforzare la protezione sociale, combattere le disuguaglianze e garantire alle persone il diritto di sviluppare le proprie competenze.

Si ricorda che il Pilastro è stato adottato nel novembre 2017 per sostenere mercati del lavoro e sistemi di protezione sociale equi e ben funzionanti e servire da bussola per un nuovo processo di convergenza verso migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa.

Esso sancisce 20 principi e diritti, che si articolano in tre categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro; condizioni di lavoro eque; protezione sociale e inclusione.

Attuare i principi e i diritti del Pilastro è una responsabilità comune delle istituzioni dell'UE, degli Stati membri e delle parti sociali.

Prima dello scoppio della crisi pandemica diverse importanti iniziative sono state adottate dalle Istituzioni europee nel quadro del Pilastro, tra cui la direttiva relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare, la direttiva relativa a condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nell'UE, il regolamento per l'istituzione di un'Autorità europea del lavoro e la direttiva sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro.

Più in generale - sostiene la Commissione europea -, il Pilastro rappresenta la strategia sociale dell’UE per assicurare che le transizioni verso la neutralità climatica, la digitalizzazione e l'evoluzione demografica, nonché la ripresa dalla pandemia di Covid-19, siano socialmente giuste ed eque.

Si segnala, al riguardo, che per inizio marzo è attesa la presentazione, da parte della Commissione europea, di un piano d'azione per l'attuazione del Pilastro stesso.

Inoltre, la Presidenza portoghese del Consiglio dell’UE (1° gennaio-30 giugno 2021) ha inserito tra le sue priorità programmatiche la promozione e il rafforzamento del modello sociale europeo, in particolare attraverso l’attuazione del Pilastro sociale quale elemento chiave per assicurare che la transizione abbia luogo in modo equo e inclusivo.

Nel mese di maggio, a Porto, è anche previsto un importante vertice sui temi sociali.

Nel quadro del Pilastro sono state adottate diverse iniziative a livello di UE per fronteggiare la crisi, tra cui misure per aiutare gli indigenti, nuove procedure per garantire la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori che tornano al lavoro e orientamenti sulla mobilità dei lavoratori.

Sono stati, tra l’altro, presentati una strategia per la parità di genere 2020-2025, un pacchetto di sostegno all'occupazione giovanile (che raccomanda agli Stati membri di rafforzare la Garanzia per i giovani estendendone l’azione ai giovani tra i 15 e i 29 anni), un'Agenda per le competenze che fissa obiettivi quantitativi per lo sviluppo delle competenze (miglioramento delle competenze esistenti) e la riqualificazione (formazione volta all'acquisizione di nuove competenze) da conseguire entro i prossimi 5 anni, una strategia per realizzare uno spazio europeo dell'istruzione entro il 2025 e un Piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027.

In particolare, è stato istituito lo Strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (SURE) (regolamento (UE) 2020/672) per fornire agli Stati membri (che ne fanno domanda e che subiscono o rischiano seriamente di subire gravi perturbazioni economiche dovute alla pandemia di Covid-19) assistenza finanziaria, per un totale di 100 miliardi di euro, sotto forma di prestiti concessi a condizioni favorevoli, al fine di consentire il finanziamento di regimi di riduzione dell'orario lavorativo o di misure analoghe mirati a proteggere i lavoratori dipendenti e autonomi e pertanto a ridurre l'incidenza della disoccupazione e della perdita di reddito.

Per l'Italia è stato approvato un sostegno finanziario di 27,4 miliardi di euro, il più alto tra quelli previsti.

È poi stata presentata una proposta di direttiva relativa a salari minimi adeguati nell'Unione europea (COM(2020)682) al fine di stabilire prescrizioni minime a livello dell'Unione per garantire sia che i salari minimi siano fissati a un livello adeguato sia che i lavoratori abbiano accesso alla tutela garantita dal salario minimo, sotto forma di salario minimo legale o di salari determinati nell'ambito di contratti collettivi.

La proposta è attualmente in corso di esame presso l'XI Commissione (Lavoro pubblico e privato). Per approfondimenti, si vedano i dossier "Proposta di direttiva relativa a salari minimi adeguati nell'UE" e "Documentazione per l'XI Commissione sulla Proposta di Direttiva relativa a salari minimi adeguati nell'UE". 

Si è, altresì, stabilito di assicurare risorse adeguate per la cosiddetta dimensione sociale dell'Unione nel quadro del prossimo bilancio pluriennale dell'UE 2021-2027, in particolare per quanto riguarda il nuovo Fondo sociale europeo plus, per il quale è stata prevista una dotazione di circa 88 miliardi di euro.

L’integrazione del Pilastro europeo dei diritti sociali nei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza

Uno degli obiettivi dell’UE per la ripresa è quello di rafforzare la dimensione sociale e promuovere la coesione sociale dell’UE e dei suoi Stati membri, in particolare mediante l’attuazione dei principi del Pilastro europeo dei diritti sociali.

Il regolamento che istituisce il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Vedi la parte del dossier concernente la discussione: “I preparativi dei Piani nazionali di ripresa e resilienza: a che punto siamo?”) richiede espressamente agli Stati membri di “integrare” il Pilastro europeo dei diritti sociali nei loro Piani nazionali per la ripresa e resilienza.

Innanzitutto, il considerando 4 afferma che a livello dell'Unione, il Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche, compresi i principi del Pilastro europeo dei diritti sociali, costituisce il quadro di riferimento per individuare le priorità di riforma nazionali e monitorarne l'attuazione.

L'obiettivo generale del Dispositivo (articolo 4) è promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione, tra l’altro contribuendo all'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e alla convergenza economica e sociale verso l'alto.

 Venendo al contenuto dei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza, essi (articolo 18) devono, tra l’altro, fornire una dettagliata spiegazione delle modalità con le quali intendono attenuare l'impatto sociale ed economico della crisi, contribuendo all’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e rafforzando la coesione sociale, economica e territoriale e la convergenza all’interno dell’Unione.

Inoltre, devono fornire una spiegazione di come le misure in essi contenute dovrebbero contribuire alla parità di genere e alle pari opportunità per tutti, come pure all'integrazione di tali obiettivi, in linea con i principi 2 e 3 del Pilastro europeo dei diritti sociali, nonché con l'obiettivo di sviluppo sostenibile dell'ONU 5 (“Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”) e, ove pertinente, la strategia nazionale per la parità di genere.

In fase di valutazione dei Piani, poi, la Commissione europea (articolo 19) dovrà quindi considerare, tra l’altro, se il Piano è in grado di contribuire efficacemente a rafforzare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economica, sociale e istituzionale dello Stato membro, contribuendo all'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, anche tramite la promozione di politiche per l'infanzia e la gioventù, e di attenuare l'impatto economico e sociale della crisi COVID-19, migliorando in tal modo la coesione economica, sociale e territoriale e la convergenza all'interno dell'Unione.

Per quanto riguarda, infine, la valutazione in generale che la Commissione europea dovrà effettuare dei Piani, il considerando 42 specifica che i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale, istituzionale ed economica dello Stato membro, contribuendo all’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, dovrebbero ottenere il punteggio più alto nella valutazione.

 

 

 

 

riunione interparlamentare della Commissione per i bilanci (BUDG): “Il bilancio dell'UE al centro del Piano per la ripresa. NGEU, QFP e risorse proprie: nuove intersezioni tra le competenze del Paramento europeo e dei Parlamenti nazionali?”

La discussione sarà introdotta dagli interventi di Johannes Hahn, Commissario europeo per l’amministrazione e il bilancio, e di Nadine Gouzée, esperta di sviluppo sostenibile in politica pubblica e governance multilivello, membro onorario dell'Ufficio federale belga per la pianificazione.

 

Il Quadro finanziario pluriennale dell’UE 2021-2027 e Next Generation EU

Il regolamento (UE, Euratom) 2020/2093 del Consiglio, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale dell’UE per il periodo 2021-2027, e il regolamento (UE) 2020/2094 del Consiglio, che istituisce uno strumento dell’Unione europea per la ripresa (Next Generation EU), sono stati adottati dalle Istituzioni europee al termine di un negoziato particolarmente lungo e complesso, iniziato nel maggio 2018 e radicalmente mutato in seguito allo scoppio della crisi pandemica.

Si veda anche l’Accordo interistituzionale del 16 dicembre 2020 tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria, nonché su nuove risorse proprie, compresa una tabella di marcia verso l’introduzione di nuove risorse proprie.

I programmi di finanziamento settoriali dell'UE dovrebbero essere invece adottati, per la maggior parte, all'inizio del 2021 e saranno applicabili retroattivamente a partire dal primo giorno del medesimo anno.

Il nuovo bilancio, rafforzato da Next Generation EU, intende in modo particolare fornire all'UE i mezzi necessari per far fronte alle conseguenze della crisi COVID-19 e, allo stesso tempo, trasformare l'Unione attraverso le sue principali politiche, in particolare il Green Deal europeo e la trasformazione digitale.

La dotazione complessiva

Il bilancio pluriennale dell’UE 2021-2027 prevede risorse pari a 1074,3 miliardi di euro (a prezzi 2018) in termini di impegni e sarà integrato dai 750 miliardi euro di Next Generation EU (390 miliardi sovvenzioni e 360 miliardi prestiti).

 

Inoltre, il massimale complessivo di 1.074,3 miliardi di euro aumenterà gradualmente a 1.085,3 miliardi di euro grazie a 11 miliardi di euro aggiuntivi, che saranno prelevati principalmente da importi corrispondenti a multe per la concorrenza (che le aziende devono pagare quando non rispettano le regole dell'UE) e che sono conseguenti alle richieste negoziali del Parlamento europeo per rafforzare alcuni programmi considerati “faro” dell'UE (Orizzonte Europa +3 miliardi; InvestEU +1 miliardo; UE per la salute +2,9 miliardi; Erasmus plus +1,7 miliardi; Europa creativa 600 milioni; Diritti e valori 800 milioni; Fondo per la gestione integrata delle frontiere +1 miliardo).

Il totale complessivo sarà quindi pari a 1.835,3 miliardi di euro (in considerevole aumento rispetto ai 1.083 miliardi di euro del ciclo 2014-2020).

Le rubriche di spesa

Il bilancio sarà articolato in 7 rubriche di spesa. Il grafico seguente riporta le risorse assegnate alle diverse rubriche del bilancio (cui va aggiunta la dotazione supplementare di 11 miliardi di euro), così come integrato da NGEU.

 

Il bilancio prevede anche alcuni strumenti speciali di flessibilità al di fuori dei massimali, per una dotazione complessiva di 21,1 miliardi di euro.

Gli importi a titolo di Next Generation EU saranno invece erogati soltanto tramite sette programmi, come riporta il grafico seguente.

L'attività di assunzione dei prestiti cesserà al più tardi alla fine del 2026, mentre il rimborso dei prestiti inizierà a partire dal 1° gennaio 2027 con termine fissato al 31 dicembre 2058. Gli impegni giuridici devono essere contratti entro il 31 dicembre 2023 e i relativi pagamenti effettuati entro il 31 dicembre 2026.

 

Priorità orizzontali

Il bilancio dell’UE 2021-2027 fissa alcune priorità orizzontali, veri e propri obiettivi generali a cui devono contribuire i programmi di finanziamento.

Innanzitutto, vi è l’obiettivo climatico, ossia quello di destinare almeno il 30% della spesa complessiva all'azione per il clima (a fronte del 20% dell'attuale bilancio).

Vi è poi l’obiettivo della transizione digitale: si è stabilito di aumentare gli investimenti in tale ambito mediante previsioni di spesa per la trasformazione digitale in tutti i programmi.

Infine, in conseguenza anche delle richieste avanzate dal Parlamento europeo, si è stabilito che dal 2024 il 7,5% della spesa annuale dovrà andare agli obiettivi della tutela e conservazione della biodiversità, quota che salirà al 10% a partire dal 2026, e che il bilancio dovrà promuovere la parità di genere, anche attraverso una valutazione dell'impatto di genere dei vari programmi.

Le risorse proprie dell’UE 2021-2027

Per permettere alla Commissione europea di avviare l’assunzione dei prestiti, è necessario che la decisione (UE, Euratom) 2020/2053 relativa al sistema delle risorse proprie dell'UE 2021-2027 sia approvata da tutti i 27 Stati membri dell'UE, conformemente alle rispettive norme costituzionali.

Al termine dell’Ecofin del 16 febbraio 2021, il Vicepresidente Dombrovkis ha esortato gli Stati membri a ratificare presto la decisione così da permettere alla Commissione di iniziare a contrarre prestiti sui mercati per conto dell'UE già nella prossima estate. Ha anche ricordato che, al momento, sei Stati membri hanno ratificato la decisione (vedi qui per lo stato delle ratifiche) e molti altri sono comunque in una fase avanzata del processo di ratifica. L’Italia ha dato esecuzione alla decisione con l’articolo 21 del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183 recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi (in corso di esame parlamentare – C. 2845).

La decisione relativa al sistema delle risorse proprie dell'UE 2021-2027 definisce le modalità di finanziamento del bilancio dell'UE.

  Di seguito, gli elementi principali della decisione:

- l'importo massimo delle risorse che possono essere richieste agli Stati membri in un dato anno per finanziare la spesa dell'UE (il massimale degli stanziamenti annuali di pagamento) viene innalzato dall'attuale 1,20% all'1,40% del totale del reddito nazionale lordo dell'UE-27, in considerazione dell'integrazione del Fondo europeo di sviluppo nel bilancio dell'UE, delle incertezze economiche e della Brexit;

- la Commissione europea è autorizzata a contrarre prestiti fino a 750 miliardi di euro a prezzi 2018 sui mercati dei capitali per finanziare Next generation EU. A tale scopo, il suddetto massimale delle risorse proprie viene ulteriormente innalzato, in via eccezionale e temporanea, di altri 0,6 punti percentuali (portandolo così al 2% dell'RNL dell'UE) per coprire tutte le passività dell'UE risultanti dalle assunzioni di prestiti, fino a quando saranno stati rimborsati tutti i prestiti contratti;

- alcuni Stati membri avranno una riduzione lorda del loro contributo annuo basato sull'RNL pari a 565 milioni di euro per l'Austria, a 377 milioni di euro per la Danimarca, a 3.671 milioni di euro per la Germania, a 1.921 milioni di euro per i Paesi Bassi e a 1.069 milioni di euro per la Svezia (a prezzi 2020);

- alle risorse proprie dell’Unione già esistenti (dazi doganali, risorsa IVA e risorsa RNL) si affiancherà, dal 1º gennaio 2021, una nuova risorsa propria: si tratta di un contributo degli Stati membri basato sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati. In sostanza, sarà applicata un'aliquota uniforme di prelievo (0,80 euro per chilogrammo) sul peso dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati generati in ciascuno Stato membro.

La decisione specifica che, al fine di evitare effetti eccessivamente regressivi sui contributi nazionali, un meccanismo di adeguamento con una riduzione forfettaria annua dovrebbe essere applicato ai contributi degli Stati membri con un RNL pro capite nel 2017 al di sotto della media dell’UE. La riduzione dovrebbe corrispondere a 3,8 chilogrammi moltiplicati per la popolazione degli Stati membri interessati nel 2017 (per l’Italia 184,0480 milioni di euro).

Inoltre, le Istituzioni europee (allegato II del citato Accordo interistituzionale del 16 dicembre 2020) si sono accordate per una tabella di marcia per l’introduzione di nuove risorse proprie che potrebbero essere, tra l’altro, utilizzate per il rimborso anticipato dei prestiti contratti a titolo di Next Generation EU.

Le Istituzioni europee riconoscono che le nuove risorse proprie dovrebbero ridurre la quota dei contributi nazionali basati sull’RNL e sostenere le priorità dell’Unione, come il Green Deal europeo e il digitale, nonché contribuire all’equità fiscale e al rafforzamento della lotta contro la frode e l’evasione fiscali.

La tabella di marcia specifica le seguenti tappe:

1) Prima tappa: 2021: viene introdotto, a decorrere dal 1° gennaio 2021, il suddetto contributo degli Stati membri basato sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati.

Inoltre, la Commissione europea presenterà proposte relative a un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e a un prelievo sul digitale entro giugno 2021 in vista della loro introduzione al più tardi il 1° gennaio 2023.

La Commissione europea riesaminerà altresì il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE nella primavera 2021, considerandone anche la possibile estensione ai settori dell’aviazione e marittimo e proporrà una risorsa propria basata sul sistema di scambio di quote di emissione entro giugno 2021.

2) Seconda tappa: 2022 e 2023: il Consiglio delibererà in merito a queste nuove risorse proprie al più tardi entro il 1° luglio 2022 in vista della loro introduzione entro il 1° gennaio 2023.

3) Terza tappa: 2024-2026: la Commissione europea proporrà nuove risorse proprie supplementari che potrebbero comprendere un’imposta sulle transazioni finanziarie e un contributo finanziario collegato al settore societario o una nuova base imponibile comune per l’imposta sulle società. La Commissione si adopera per presentare una proposta entro giugno 2024. Il Consiglio delibererà in merito a queste nuove risorse proprie al più tardi entro il 1° luglio 2025 in vista della loro introduzione entro il 1° gennaio 2026.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

Riunione interparlamentare della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI): “Il Piano di ripresa e resilienza: sinergie tra il Green Deal europeo e il percorso verso la costruzione di un'Unione europea della salute più resiliente”

La discussione sarà introdotta dagli interventi di Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, e di Laurence Boone, Capo economista dell'OCSE e Alto funzionario del filone finanziario del G20.

Il Green Deal europeo e il Piano dell'UE per la ripresa

Nel dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato il Green Deal europeo, la nuova strategia di crescita dell’UE volta a far sì che l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Con il Green Deal l'Esecutivo ha inteso rispondere alle sfide sul fronte dell'ambiente, del clima e della sostenibilità, che, nonostante le politiche ambientali degli ultimi anni, stanno assumendo una portata e urgenza senza precedenti.

Il Green Deal definisce un modello di crescita 'rigenerativa' che restituisce al pianeta più di quanto prende, illustra le priorità ambientali per i prossimi anni e l'ambizione dell'Unione di trasformare la propria economia per costruire un futuro sostenibile senza lasciare indietro nessuno.

Il Green Deal ha previsto l'adozione di una serie di iniziative strategiche, quali il nuovo piano d'azione per l'economia circolare per un'Europa pulita e competitiva, la Strategia sulla biodiversità per il 2030 e la strategia "Dal produttore al consumatore". E' stata inoltre presentata una proposta di legge sul clima, su cui sono ancora in corso i negoziati, volta a istituire un obiettivo giuridicamente vincolante di zero emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 ("Net-zero" ) e di riduzione delle stesse del 55% entro il 2030.

Tra le varie iniziative previste rientra, tra l'altro, un Patto europeo per il clima mirante a coinvolgere i cittadini e le comunità nell'azione per il clima e l'ambiente. La Presidenza portoghese è intenzionata a dare molta visibilità al patto, lanciato dalla Commissione europea il 9 dicembre.

Nel settembre scorso, sempre nell'ambito del Green Deal la Commissione europea ha presentato la Comunicazione "Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l'Europa" che delinea il Piano per l'obiettivo climatico 2030 dell'Ue, con il quale   l'Ue si prefigge di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell'UE almeno del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990,  ben al di sopra dell'obiettivo attuale del 40%.

Nel gennaio 2020 la Commissione ha presentato il "Piano investimenti per un'Europa sostenibile - Piano investimenti del Green Deal europeo",  nel quale illustra un serie di strumenti volti a finanziare il Green Deal.

Tra essi il Meccanismo per una transizione giusta, che, nell'ambito del QFP 2021-2027, prevede il Fondo per la transizione giusta (vd infra), un regime specifico del programma InvestEU (il  programma che subentra al FEIS) per il settore privato, e uno strumento di prestito per il settore pubblico presso la BEI.

Il Green Deal europeo è alla base Piano dell'UE per la ripresa economica presentato a maggio scorso dalla Commissione europea per superare le conseguenze della crisi pandemica.

Nell'ambito di tale piano, è inserito il NextGenerationEU che integrerà il Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 (Vedi supra la scheda predisposta per i lavori della Commissione bilanci).

Sia il QFP che il NextGenerationEU riflettono gli obiettivi del Green Deal.

Il QFP 2021-2027, infatti, prevede di destinare almeno il 30% delle risorse complessive (che ammontano a 1.085,3 miliardi di euro a prezzi 2018) all'azione per il clima. Sia il QFP che NextGenerationEU dovranno rispettare l'obiettivo della neutralità climatica dell'UE entro il 2050 e contribuire al raggiungimento del nuovo obiettivo UE vincolante di riduzione nazionale netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, concordato in sede di Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020.

Come principio generale, tutte le spese dell'UE dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi dell'accordo di Parigi[3].

Nell'ambito del QFP il contributo dei singoli programmi al raggiungimento dell'obiettivo climatico è stato quantificato come segue:

Tabella 1 - Contributo all'azione per il clima dei singoli programmi del QFP 2021-2027. Fonte: Dichiarazione della Commissione europea relativa ai contributi all'azione per il clima per programma, allegata alla risoluzione legislativa P9_TA(2020)0357 del PE concernente il progetto di regolamento del Consiglio che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 (09970/2020  C9-0409/2020 – 2018/0166(APP).

Una delle sette rubriche di spesa del bilancio riguarda le risorse naturali e ambiente che comprende, tra gli altri, il programma LIFE per l’ambiente e l’azione per il clima e il Fondo per una transizione giusta, per i quali sono stanziati rispettivamente 4.812 miliardi di euro e 17.500 miliardi di euro[4]. In particolare, il Fondo per una transizione giusta sarà utilizzato per concedere sovvenzioni a favore della diversificazione economica dei territori maggiormente colpiti dalla transizione climatica. Sulla base di elaborazioni curate dalla Commissione europea, la dotazione per l'Italia del Fondo per una transizione giusta - con fondi derivanti sia da NextGenerationEU che dal QFP - ammonterebbe a 937 milioni di euro, equivalenti al 5,4 per cento dei fondi disponibili.

Tra le misure finanziate da NextGenerationEU rientrano le "misure di sostegno affinché la transizione verso un'economia climaticamente neutra non sia compromessa dalla pandemia di Covid-19". A tali misure sono destinati 30 miliardi di euro. La Commissione si è impegnata ad emettere il 30% del totale delle obbligazioni nell'ambito di NextGenerationEU sotto forma di obbligazioni verdi (green bonds).

Nell'ambito di NextGenerationEU, inoltre, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Vedi supra) intende sostenere, tra l'altro, la transizione verde e digitale[5].

Il 37% per cento della spesa dei Piani nazionali dovrà essere dedicata agli obiettivi della transizione verde. Dovrà appunto essere rispettato il principio generale del "do no significant harm", assicurando quindi che le spese non abbiano ripercussioni negative sull'ambiente (per quanto riguarda la proposta di PNRR dell'Italia si rinvia alla relativa Scheda del presente Dossier, nonché al Dossier n. 357 del Servizio Studi del Senato e al Dossier n. 116, parte I e parte II, del Servizio Studi del Senato e del Servizio Studi e dell'Ufficio dei rapporti con l'Unione europea della Camera).

Un'Unione europea della salute

Con la comunicazione dell'11 novembre 2020, "Costruire un'Unione europea della salute: rafforzare la resilienza dell'UE alle minacce per la salute a carattere transfrontaliero", la Commissione - nel rilevare che i meccanismi dell'UE per la gestione delle minacce alla salute presentano carenze di carattere generale, che rendono necessaria l'adozione di un approccio più strutturato - ha proposto i primi elementi costitutivi di un'Unione europea della salute.

La comunicazione è accompagnata da tre proposte normative riguardanti: un aggiornamento della decisione n. 1082/2013/UE, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero (COM(2020)727); il rafforzamento del mandato del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie - ECDC (COM(2020)726); l'ampliamento del mandato dell'Agenzia europea per i medicinali - EMA (COM(2020)725), agenzia che opera (con riferimento all'UE) la valutazione scientifica della qualità, della sicurezza e dell'efficacia di tutti i farmaci.

Ulteriore elemento rilevante nella formazione di un'Unione europea della salute è costituito dalla "Strategia farmaceutica per l'Europa", pubblicata dalla Commissione il 25 novembre 2020.

Da ultimo, il 3 febbraio 2021, la Commissione europea ha presentato il piano europeo di lotta contro il cancro. In proposito, la commissaria Kyriakides ha fra l'altro dichiarato: "Un'Unione europea della salute forte è un'Unione in cui i cittadini sono protetti dai tumori evitabili e hanno accesso allo screening e alla diagnosi precoce, e in cui tutti possono contare su un'assistenza di alta qualità in ogni fase del decorso"[6].

L'Unione europea ha stanziato 5,1 miliardi di euro (provenienti dal QFP e dal NextGenerationEU) a favore di EU4Health, il programma europeo per la salute. Tale programma apporterà un contributo significativo alla ripresa post COVID-19 perché permetterà di migliorare la salute dei cittadini dell'UE, rafforzerà la resilienza dei sistemi sanitari e promuoverà l'innovazione nel settore sanitario. Contribuirà inoltre a colmare le lacune evidenziate dalla crisi della COVID-19 e a garantire che i sistemi sanitari dell'UE, nel quadro di una futura solida Unione europea della salute, siano più forti in caso di nuove minacce sanitarie. Inoltre, aiuterà gli Stati membri nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite[7].

Il programma si pone i seguenti obiettivi:

-         rendere i sistemi sanitari più resilienti in modo da far fronte a minacce per la salute a carattere transfrontaliero come la COVID-19 e migliorare la capacità di gestione delle crisi;

-         rendere l'Unione europea della salute una realtà investendo nella cura dei tumori, nel miglioramento della preparazione alle pandemie, nella disponibilità di medicinali e nell'innovazione;

-         promuovere la sanità digitale e la prevenzione delle malattie.

Nell'ambito del NextGenerationEU è previsto il rifinanziamento del programma Orizzonte Europa per un ammontare pari a 5 miliardi di euro al fine di rafforzare la ricerca in alcuni settori, tra cui quello della salute[8].

 

 



[1] Per dettagli sul contenuto del PNNR, valutato anche alla luce delle raccomandazioni riferite all'Italia da parte delle istituzioni europee e degli atti di indirizzo già formulati in sede parlamentare, si rinvia ai due volumi del Dossier predisposto dai Servizi di documentazione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati (Parte I - Schede di lettura; Parte II - Profili di finanza pubblica).

[2] Nella prefazione del Piano viene specificato che il contributo alla digitalizzazione raggiungerebbe anch'esso il 40 % della spesa totale prendendo in considerazione specifici aspetti di settori e azioni differenti.

[3] Si veda il dossier del Servizio Studi del Senato  e dell'Ufficio Rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati (documentazione per le Commissioni n. 20).

 

[4] Le relative proposte di regolamento non sono ancora state approvate definitivamente.

[5] Per maggior dettagli sul Dispositivo per la ripresa e la resilienza si veda la Nota 67/1 a cura del Servizio studi del Senato. Si veda anche il Dossier 106/DE a cura del medesimo servizio e il Dossier 107/DE realizzato congiuntamente all'Ufficio dei rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati.

[6] Per maggiori dettagli si rinvia alla Nota 113/UE a cura del Senato della Repubblica.

[7]     Questi ultimi sono 17 obiettivi che fanno parte dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai Governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo (tra gli altri, la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame nel mondo e il contrasto al cambiamento climatico). L'obiettivo n. 3 è volto ad assicurare benessere e salute per tutti e per tutte le età.

[8] Si veda la proposta di regolamento COM(2020)459.