Le spese per la difesa in ambito NATO 27 aprile 2022 |
Indice |
Premessa|Il Burden sharing|Rapporto spese militari e PIL|Rapporto spese militari e investimenti|I contributi operativi nel 2021|Il bilancio della Difesa in chiave NATO| |
PremessaIl report NATO del 31 marzo 2022 sulle spese per la difesa nel 2021 conferma il trend in aumento della spesa per la difesa nei Paesi NATO, nonostante l'impatto economico del COVID-19. La spesa più consistente continua ad essere quella degli Stati Uniti che copre circa Il 70% delle spese complessive NATO. Risulta in aumento anche la spesa per la difesa complessiva da parte dell'Europa e del Canada (+3,2 per cento nel 2021 rispetto all'anno precedente). Grafico 1: Spese per la difesa
Nota: Dati 2021 stimati.
Fonte: Defence Expenditure of NATO Countries (2014-2021) - 31 marzo 2022.
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Il Burden sharingCome sottolineato nel Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2021-2023, la tematica del burden sharing, ovvero del rispetto degli impegni assunti in occasione del Summit NATO tra Capi di Stato e di Governo, svoltosi in Galles nel settembre 2014, poi ribaditi a Varsavia nel 2016 con il cosiddetto Defence Investment Pledge (DIP), continua a rappresentare una delle questioni politiche centrali del dibattito che si sviluppa in seno all'Alleanza Atlantica. Il Burden sharing richiede, infatti, lo sforzo di ciascuna Nazione Alleata a tendere, entro il 2024, al raggiungimento dei seguenti Gli impegni assunti nel corso del vertice Nato del 2014 in Gallesobiettivi (cd. "le tre C"):
In relazione all'obiettivo del 2% del Pil i Paesi che nel 2021 hanno raggiunto questa soglia sono otto (su 30), rispetto agli undici del 2020. Oltre agli Stati Uniti (3,57%), hanno conseguito l'obiettivo del 2% la Grecia (3,59%), la Polonia (2,34%), il Regno Unito (2,25%), la Croazia (2,16%), l'Estonia (2,16%), la Lettonia (2,16%) e la Lituania (2,03%). |
Rapporto spese militari e PILSecondo il report NATO del 31 marzo 2022, il rapporto tra spese militari e PIl in talia è pari all'1,54% del PIL (cfr. infra grafico n. 2).
Come si vedrà più diffusamente in seguito, la richiamata percentuale contenuta nel report della Nato non è comparabile con analoghe valutazioni svolte in ambito nazionale, europeo ed internazionale e ciò in quanto, come evidenziato anche nell'ultimo
Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2021-2023,pag. 194), il complessivo volume finanziario preso in considerazione in ambito NATO (ovvero il cosiddetto
budget della Difesa) viene individuato sulla base di
parametri e criteri propri dell'Alleanza, affinché, nell'ambito della c.d.
Defence Planning Capability Survey, i dati finali siano
omogenei e quindi
comparabili con quelli di tutti i Paesi appartenenti all'Alleanza stessa (cfr. successivo paragrafo "il bilancio della Difesa in chiave NATO).
In tal senso anche la Corte dei Conti quando afferma che "la spesa del Dicastero viene diversamente esaminata con riferimento al raggiungimento dell'obiettivo NATO", in quanto si tratta di classificazioni diverse dei dati (Cfr.
Le spese militari destinate al personale
Relazione della Corte dei conti sul rendiconto generale dello Stato 2020, pag. 512).
In relazione all'obiettivo del 2% delle spese per la difesa rispetto al PIL, stabilito nel richiamato Summit Nato del 2014, si ricorda che nel corso dell'esame alla Camera del disegno di legge di conversione in legge del decreto n. 14 del 2022 (C. 3491-A), recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina (seduta dell'Aula del 16 marzo 2022), è stato approvato l'ordine del giorno n. 9/3491- A/35 con il quale si impegna il Governo ad avviare l'incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2 per cento del Pil (…), predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione, a tutela degli interessi nazionali, anche dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti energetici (…).
Successivamente,
il 30 marzo 2022 il
Ministro alla Difesa Lorenzo Guerini
ha sostenuto che i graduali aumenti alle spese militari avviati nel 2019
permetteranno di raggiungere l'obiettivo del 2 per cento
entro il 2028.
Al riguardo, il 31 marzo 2022
il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, nel corso di una conferenza stampa con l'Associazione stampa estera,
ha espresso la propria soddisfazione per il raggiungimento di un accordo p
er incrementare le spese militari e fino al 2 per cento del Pil
entro il 2028. Si ricorda, inoltre, che già nel
Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2021-2023, presentato alle Camere lo scorso 29 luglio, veniva fatto presente che in occasione della Ministeriale NATO del febbraio 2021 il Governo aveva presentato un rapporto dal quale emergeva
un tendenziale andamento crescente, sia in termini di valore assoluto, sia in termini percentuali, del
rapporto spese per la Difesa/PIL.
Tale risultato veniva attribuito "al rifinanziamento del
Fondo relativo all'attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di Difesa nazionale, previsto dalla Legge di Bilancio 2021, che conferisce maggiore stabilità all'allocazione delle risorse finanziarie destinate alla Difesa".
Per approfondimenti si rinvia al tema dell'attività parlamentare
Le spese per la difesa nel bilancio dello Stato e al dossier
Il controllo parlamentare sui programmi di acquisizione dei sistemi d'arma.
Grafico 2: Spese per la difesa in percentuale del PIL
Nota: Dati 2021 stimati.
Fonte: Defence Expenditure of NATO Countries (2014-2021) - 31 marzo 2022.Secondo quanto riportato nella Le spese militari destinate al personaleRelazione della Corte dei conti sul rendiconto generale dello Stato 2020, comunicata alle Presidenze della Camera dei deputati e del Senato il 23 giugno 2021 (Vol. II pagg. 512-513), la spesa per la "funzione Difesa", continua ad essere sbilanciata a favore delle spese per il personale, sebbene nel 2020, tali spese siano diminuite rispetto al precedente anno 2019 (65,7% nel 2020 e 74,4 % nel 2019). Nel 2020 sono, infatti, risalite sia le spese legate alla "voce" esercizio (dal 13,9% del 2019 al 17,6% al 2020), sia quelle riconducibili alla "voce" investimenti (dal 11,7 % del 2019 al 16,7 per cento del 2020).
Al riguardo, va precisato che il dato della Corte dei Conti riferito alla percentuale degli "investimenti" del 2020, è limitata ai soli investimenti che gravano sul bilancio del Ministero della Difesa (senza considerare quelli relativi al bilancio del MISE).
Come si vedrà più diffusamente nel successivo paragrafo, considerando anche gli investimenti che gravano sul bilancio del MISE la percentuale è pari al 24,6% del
budget della Difesa.
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Rapporto spese militari e investimentiCon riferimento alla Le spese militari destinate agli investimentipercentuale del Budget della Difesa che nel 2021 è stata destinata in Italia agli investimenti, il report NATO del 31 marzo 2022, registra una percentuale del 21,8%. Tale valore:
In relazione al dato del 2021 si osserva che il medesimo si discosta in maniera significativa rispetto alla
previsioni contenute nell'ultimo Documento programmatico pluriennale della Difesa presentatao al Parlamento lo scorso 29 luglio (riferito al triennio 2021/2023), nel quale la percentuale stimata del
budget della Difesa da destinare agli investimenti nel 2021 è del 28,90%. Per i successivi anni 2022 e 2023 le stime sono, rispettivamente, del 32,78% e del 32,76%
Nel precedente DPP 2020/2022 la percentuale stimata nel 2021 era pari al 24,28%.
Grafico 3: Spese per investimenti in percentuale delle spese per la difesa
Nota: Dati 2021
Fonte: Defence Expenditure of NATO Countries (2014-2021) - 31 marzo 2022. Le altre categorie in cui la NATO suddivide le spese per la difesa dei vari paesi sono riportate nel grafico seguene.
Grafico 4: Spesa totale per la difesa suddivisa in categorie (in %) nel 2021
Nota: Dati 2021 .
Fonte: Defence Expenditure of NATO Countries (2014-2021) - 31 marzo 2022.
Nomenclature of NATO defence expenditure:
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I contributi operativi nel 2021Per quanto concerne infine i contributi operativi ("contributions"), nel 2021 le Forze Armate italiane hanno partecipato a 9 missioni della NATO, con una presenza massima autorizzata di 2440 unità, con responsabilità di comando importanti, come in Kosovo (con il comando di KFOR) e in Afghanistan (dove l'Italia è stata responsabile del settore Ovest).
Nello specifico si tratta delle seguenti missioni:
Si ricorda che da ultimo il Dl n. 14 del 2022 ha previsto, tra l'altro, la partecipazione fino al 30 settembre 2022, di personale militare alle iniziative della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza, denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) e, fino al 31 dicembre 2022, la prosecuzione della partecipazione di personale militare al potenziamento dei seguenti dispositivi della NATO: a) dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza; b) dispositivo per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza; c) presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence); d) Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza. (Per un approfondimento si rimanda al tema dell'attività parlamentare D.L. 14/2022 - Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina Proprio alla luce di questo contributo alle operazioni e missioni dell'Alleanza, l'Italia sostiene da tempo che solo una visione complessiva ed unitaria delle tre componenti del "pledge" ("cash", "capabilities", "contributions") può fornire una reale percezione dell'impegno nazionale a contribuire alle responsabilità dell'Alleanza, a garanzia della sicurezza collettiva (cfr. DPP2019-2021, pag. 9 e DPP 2020-2022, pag. 198).
Per un approfondimento sulle
missioni internazionali del 2021 si rinvia alla seguente documentazione:
Autorizzazione e proroga missioni internazionali 2020/2021 Tabella di raffronto (luglio 2021), a cura del il Dipartimento Difesa del servizio Studi dellla Camera; Dati sulla partecipazione italiana alle missioni in Afganistan 2004-2021 - seconda edizione (20 agosto 2021), a cura del il Dipartimento Difesa del servizio Studi dellla Camera; Dati sulla partecipazione italiana alle missioni in Libano 2006-2020 (13 luglio 2020)a cura del il Dipartimento Difesa del servizio Studi dellla Camera. Autorizzazione e proroga missioni internazionali 2020/2021 - DOC. XXV n. 4 e DOC. XXVI n. 4 (10 giugno 2020), a cura del il Dipartimento Difesa del servizio Studi dellla Camera e del servizio affari internazionali del Senato. Inoltre, sulla piattaforma documentale del Servizio Studi è disponibile il Tema dell'attività parlamentare: Autorizzazione e proroga delle missioni internazionali per l'anno 2021 a cura del il Dipartimento Difesa del servizio Studi dellla Camera.
In via generale si ricorda che i Paesi membri della NATO forniscono contributi diretti e indiretti ai costi di gestione della NATO e di attuazione delle sue politiche e attività. I Contributi indiretticontributi indiretti - o nazionali - sono i più consistenti e riguardano, ad esempio, la volontaria messa a disposizione di attrezzature o truppe in un'operazione militare da parte di un paese. Contributi direttiContributi diretti servono per finanziare le operazioni dell'Alleanza come i sistemi di difesa aerea o di comando e controllo della NATO, i cui costi sono sostenuti collettivamente, spesso utilizzando il principio del finanziamento comune, nell'ambito del quale i membri dell'Alleanza contribuiscono secondo una formula basata sul reddito nazionale lordo. Secondo i dati NATO, nel periodo 2021-2024 la ripartizione dei costi tra i paesi membri è la seguente:
Fonte:
Funding NATO
, Cost share arrangements for civil budget, military budget and NATO Security Investment Programme (dicembre 2021).
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Il bilancio della Difesa in chiave NATOIl Budget difesa: differenti criteri di valutazione budget della Difesa può essere definito ed interpretato secondo diverse accezioni. Se da una parte, infatti, le risorse destinate dallo Stato alla spesa militare possono essere identificate in senso stretto dalle poste finanziarie riferite alla funzione difesa dello stato di previsione del Dicastero a legge di bilancio, dall'altra parte, in un senso più ampio ed integrato del budget della Difesa, possono essere incluse le risorse destinate alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali nonché gli stanziamenti del MISE volti a finanziare selezionati programmi militari ad alto contenuto tecnologico.
A tal proposto, la Difesa è chiamata annualmente, in ambito internazionale, a fornire, secondo format standardizzati, i propri dati finanziari inerenti il budget e la diversa allocazione delle risorse all'interno dello stesso. Tali dati, comparati con quelli forniti dalle altre Nazioni, vengono poi utilizzati per la compilazione di statistiche, situazioni, schede, documenti e pubblicazioni allo scopo di fornire agli operatori del settore un valido strumento di approfondimento su tematiche quali il controllo degli armamenti, la risoluzione dei conflitti e la creazione di condizioni di sicurezza internazionale e pace durevole.
In tale ambito, un rilevante riferimento è rappresentato dal Il bilancio della Difesa in chiave NATObilancio della Difesa in chiave NATO, quale rappresentazione del bilancio elaborato in base a parametri e criteri indicati dall'Alleanza, affinché, nell'ambito della NATO Defence Planning Capability Survey (ossia un questionario con cui la NATO chiede ai Paesi di fornire risposta circa le attività di Policy, sviluppo capacitivo e pianificazione finanziaria associata al conseguimento dei capability target assegnati ai Paesi), i dati profferti siano omogenei e quindi comparabili con quelli di tutti i Paesi appartenenti all'Alleanza stessa. Secondo l'impostazione NATO, il bilancio viene suddiviso, in quattro macro-aree, all'interno delle quali trovano collocazione, per materia, le singole categorie, in particolare:
Area 1. Funzionamento (operating costs), che include le spese per: - il personale militare e civile in servizio attivo, ovvero gli stipendi e le indennità, a carattere continuativo e non; - il personale in quiescenza, ovvero il trattamento provvisorio di pensione del personale militare e quello pensionistico definitivo del personale militare e civile erogato dall'INPS; - l'esercizio e l'attività di manutenzione.
Area 2. II quattro ambiti di analisinvestimento e infrastrutture (procurement and construction), che include le spese per: - l'acquisizione dei sistemi d'arma; - le infrastrutture militari.
Area 3. Ricerca e sviluppo (research and development).
Area 4. Altre spese (other expenditures), ovvero le spese per: - accordi ed organizzazioni internazionali; - liti, arbitrati e risarcimenti danni; - istituti idrografici e geografici; - magistratura militare; - rappresentanza e spese riservate; - relazioni pubbliche e pubblicità; - Agenzia Industrie Difesa; - trasporto aereo civile di Stato; - assistenza al volo per il traffico civile; - servitù militari; - altre di minore rilevanza; - NATO Trust Funds.
Per quanto attiene il complessivo volume finanziario da prendere a riferimento,Differenze tra bilancio integrato NATO e Bilancio integrato Difesa (criteri di valutazione) il bilancio integrato in chiave NATO si discosta dal bilancio integrato della Difesa in quanto, rispetto a quest'ultimo:
Il budget previsionale per il 2021, comunicato alla NATO, ammonta a 24.427,0 M€. Si ricorda che del bilancio integrato, sia in chiave NATO che della Difesa, fanno parte:
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