Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento Difesa |
Titolo: | Autorizzazione e proroga missioni internazionali 2020/2021 - DOC. XXV n. 4 e DOC. XXVI n. 4 |
Riferimenti: | DOC N.4 DOC N.4 |
Serie: | Atti del Governo Numero: 4 |
Data: | 05/07/2021 |
Organi della Camera: | IV Difesa |
missioni internazionali 2021
Servizio Affari internazionali
Tel. 06 6706-3666 - segreteriaAAII@senato.it
Dossier n. 59
Servizio Studi
Dipartimento Difesa
Tel. 06 6760-4939 - st_difesa@camera.it - @CD_difesa
Dipartimento Affari esteri
Tel. 06 6760-4172 - st_affari_esteri@camera.it - @CD_esteri
Atti del Governo n. 4
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DI0373
INDICE
§ Premessa................................................................................................... 3
§ Quadro normativo............................................................................. 5
§ Infografica.................................................................................................... 11
Schede di lettura Parte I Doc. XXV - n. 4
§ Sezione Prima Doc. XXV n. 4..................................................................... 14
§ Scheda 31-bis/2021 (Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Somalia - UNSOM) 17
§ Scheda 35-bis/2021 (Dispositivo aeronavale nazionale nello Stretto di Hormuz) 19
§ Scheda n. 9 -bis /2021 Operazione di supporto umanitario in Libano denominata “Emergenza Cedri” (Task Force CEDRI)........................................................................ 21
§ Scheda 47-bis/2021 (EUBAM LIBYA - Ministero della Giustizia).............. 24
§ Scheda 47-ter/2021 (EUBAM LIBYA - Guardia di Finanza)...................... 25
§ Scheda 43- bis/2021 CAMERA (EUAM Ukraine)...................................... 26
Parte II Doc. XXVI - n. 4
§ Sezione Seconda Doc. XXVI n. 4................................................................ 29
§ Missioni internazionali Europa (Schede 1-6)............................................... 33
§ L’istituzione dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI............................ 38
§ Compiti dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI................................... 39
§ Controllo politico sull’operazione e effetti sulla rotta migratoria................ 40
§ Bilancio dell’operazione.............................................................................. 40
§ Capacità operative........................................................................................ 40
§ Infografica.................................................................................................... 42
§ Missioni internazionali Asia (Schede da 7 a 16)......................................... 43
§ Infografica.................................................................................................... 55
§ Missioni internazionali - Africa (Schede da 17 a 33).................................. 56
§ Infografica.................................................................................................... 74
§ Schede 34-40/2021 (Potenziamento dei dispositivi nazionali e della NATO) 75
§ Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate.......................... 84
§ Scheda 41/2021 (Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate) 84
§ Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate........................... 85
§ Scheda 42/2021 (Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate) 85
§ Missioni internazionali delle Forze di polizia.............................................. 86
§ Scheda 43/2021 (Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo)......................................................................................................... 86
§ Scheda 44/2021 (Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK in Kosovo)......................................................................................................... 87
§ Scheda 45/2021 (Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei paesi dell’area balcanica)........................... 88
§ Scheda 46/2021 (Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK in Kosovo)......................................................................................................... 90
§ Scheda 47 (Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUBAM Libya) 91
§ Scheda 48 (Partecipazione del personale del Corpo della Guardia di Finanza alla missione bilaterale in Libia)....................................................................................... 92
§ Interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione 94
§ Interventi di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario (Schede 49-53) 94
Missioni e operazioni dell’UE...................................................................... 100
§ Missioni e operazioni in corso................................................................... 100
§ La strumento europeo per la pace (European Peace Facility – EPF)....... 103
Lo scorso 17 giugno il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, ha deliberato in ordine alla partecipazione dell’Italia a nuove missioni internazionali, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, della legge n. 145 del 2016 (c.d. “legge-quadro sulle missioni internazionali”, cfr. infra), nonché in ordine alla relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2020, anche ai fini della loro prosecuzione per l’anno 2021, ai sensi dell’articolo 3 della medesima legge.
La deliberazione è stata trasmessa alle Camere in data 30 giugno per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari (cfr. successivo paragrafo: “Quadro normativo).
Nello specifico:
1. il Doc. XXV n. 4 reca la deliberazione del Consiglio dei ministri in ordine a sei nuove operazioni all’estero, di cui tre delle Forze armate e tre delle Forze di polizia e del Ministero della Giustizia (cfr. art. 2, comma 2, secondo periodo legge n. 145 del 2016). La durata programmata è dal 1° gennaio – 31 dicembre 2021, con l’eccezione della missione di cui alla scheda 9/bis 2021 (operazione “Emergenza Cedri”), avviata e conclusa nel 2020 (cfr. infra);
2. il Doc. XXVI n. 4 reca la deliberazione del Consiglio dei ministri in ordine alla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, con l’indicazione delle relative proroghe, riferite al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2021 (cfr. art. 3, comma 1, primo periodo legge n. 145 del 2016).
Nella deliberazione trasmessa alle Camere il Governo ha indicato per ciascuna missione l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l’anno in corso, così come previsto dalla nuova legge-quadro sulle missioni internazionali.
In conformità a quanto stabilito dai commi 2-bis dell’articolo 2 e 3-bis dell’articolo 3 della “legge-quadro sulle missioni internazionali” alla deliberazione è stata allegata la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari concernenti le nuove missioni e quelle oggetto di proroga.
Dalla data di entrata in vigore della legge n. 145 del 2016 il Governo ha presentato alle Camere le seguenti deliberazioni:
DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI |
DOCUMENTO |
ATTI DI INDIRIZZO |
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CAMERA DEI DEPUTATI |
SENATO DELLA REPUBBLICA |
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14 gennaio 2017 (proroga delle missioni per l’intero anno 2017) |
Risoluzioni 8 marzo 2017 |
Risoluzione 8 marzo 2017 |
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28 luglio 2017 (partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica) |
Risoluzione 2 agosto 2017 |
Risoluzioni 2 agosto 2017 |
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28 dicembre 2017 · partecipazione dell'Italia a nuove missioni internazionali nel 2018; · relazione analitica delle missioni internazionali svolte nel 2017, anche ai fini della loro prosecuzione, per i primi nove mesi del 2018; |
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Risoluzione 17 gennaio 2018. |
Risoluzioni 15 gennaio 2018
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28 novembre 2018 · partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali nell’ultimo trimestre del 2018; · relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nei primi nove mesi del 2018, anche ai fini della proroga per l’ultimo trimestre del 2018 |
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Risoluzione 19 dicembre 2018. |
Risoluzioni 13 dicembre 2018
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23 aprile 2019 · partecipazione dell’Italia ad una nuova missione internazionale nel 2019 · relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nell’ultimo trimestre del 2018, anche ai fini della loro prosecuzione per l’anno 2019 |
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Risoluzione 3 luglio 2019 |
Risoluzioni 9 luglio 2019
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21 maggio 2020 · partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali nell'anno 2020 · relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, anche al fine della relativa proroga per il 2020 |
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Risoluzione n. 6-00116 (versione corretta), 16 luglio 2020 |
Risoluzioni 7 luglio 2020
Ordine del giorno
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XVII Legislatura; XVIII Legislatura
La legge quadro sulle missioni internazionali
La legge n. 145 del 2016 (c.d. "legge quadro sulle missioni internazionali"), successivamente novellata dall'articolo 6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, fissa il principio generale in base al quale le disposizioni in esso contenute si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra, ai sensi delll'articolo 87 della Costituzione.
L’ambito di applicazione della legge è pertanto circoscritto:
1. alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);
2. all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 1).
Per quanto attiene alle modalità procedurali di autorizzazione e finanziamento delle missioni internazionali, la richiamata “legge quadro” distingue tra l'avvio di nuove missioni (articolo 2) e la proroga delle stesse per l'anno successivo, ricompresa nell’ambito di un’apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate (articoli 3 e 4).
Per quanto concerne l'avvio della partecipazione italiana a nuove missioni internazionali il primo passaggio procedurale previsto dall’articolo 2 è rappresentato da un’apposita delibera del Consiglio dei ministri da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art.2, comma 1).
Successivamente (art.2, comma 2) la deliberazione del Consiglio dei ministri dovrà essere comunicata alle Camere le quali tempestivamente;
1. la discute;
2. con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, autorizza la/le missione/i, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione.
Con riferimento al contenuto della deliberazione del Consiglio dei ministri, l’articolo 2, comma 2 precisa che il Governo indica per ciascuna missione l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l'anno in corso.
Dovrà, inoltre, essere allegata la relazione tecnica sulla quantificazione dei relativi oneri, verificata ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31, n. 196 del 2009.[1]
Per l’esame dell’iter parlamentare dell’unico precedente di deliberazione del Consiglio dei ministri circoscritta all’avvio di una nuova missione, si rinvia all’esame del Doc. CCL, n. 2 che reca la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 luglio del 2017, relativa alla partecipazione dell'Italia alla nuova missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica, per il periodo 1° agosto 2017 al 31 dicembre 2017.
Per quanto attiene, invece, alla proroga delle missioni in corso, questa ha luogo nell’ambito di un’apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate, da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).
In particolare, entro tale data (31 dicembre) il Governo, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro della difesa, con il Ministro dell'interno per la parte di competenza e con il Ministro dell'economia e delle finanze, presenta alle Camere, per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari (cfr. sopra), una relazione analitica sulle missioni in corso, anche ai fini della loro prosecuzione per l'anno successivo.
Tale relazione, anche con riferimento alle missioni concluse nell'anno in corso, precisa l'andamento di ciascuna missione e i risultati conseguiti, anche con riferimento esplicito alla partecipazione delle donne e all'adozione dell'approccio di genere nelle diverse iniziative per attuare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 31 ottobre 2000 e le risoluzioni successive, nonché i Piani d'azione nazionali previsti per l'attuazione delle stesse.
La citata Risoluzione 1325 su “Donne, Pace e Sicurezza”per la prima volta menziona il contributo delle stesse nella risoluzione dei conflitti per una pace durevole e fissa tra i vari obiettivi l’adozione di una “prospettiva di genere” e una maggiore partecipazione delle donne nei processi di mantenimento della pace e della sicurezza.
Nel 2020 sono state 75 le unità di personale femminile impiegate nell’operazione “Mare sicuro” (contingente invariato rispetto al 2019 e corrispondente al 10 per cento del totale), 52 nella missione IRINI (anche in questo caso il 10 per cento del contingente totale), 42 nella missione UNIFIL in Libano (un’unità in più rispetto al 2019), 41 nella missione UE Atalanta (10 per cento del totale, invariato rispetto all’anno precedente), 40 nel dispositivo aeronavale nel Golfo di Guinea (10 per cento del totale), 28 nella missione Nato Sea Guardian nel Mar Mediterraneo (erano 5 unità nel 2019), 27 nell’operazione SOPHIA, 21 unità nella missione Nato Resolute Support in Afghanistan (4 unità in meno rispetto al 2019) e 21 unità nel dispositivo per la sorveglianza navale dell’area sud dell’Alleanza, in cui la presenza femminile incide sugli equipaggi delle navi impegnate nella percentuale circa del1'8%, senza limitazioni di impiego (analoga consistenza aveva il contingente del 2019), 14 nella missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (3 unità in meno rispetto al 2019). Numerose altre missioni impiegano personale femminile, in contingenti inferiori alla decina di unità. Per un approfondimento si veda il DOC.XXVI n.3, proroga delle missioni internazionali per l’anno 2020.
In più occasioni il Governo ha sottolineato l’importanza del contributo del personale militare femminile, con particolare riferimento a taluni delicati teatri operativi, come l’Afghanistan e l’Iraq. In tali contesti il richiamato personale è stato impiegato per lo svolgimento di perquisizioni, per la ricerca di informazioni, per l’interazione con donne autoctone e per taluni interventi medici che hanno contribuito a migliorare la percezione locale nei confronti dell’intero contingente nazionale (Documento programmatico pluriennale della Difesa 2020-2022, pagg. 142-143.
Unico caso di impiego differenziato sulla base del genere di appartenenza è rappresentato dai Female Engagement Team (FET), nuclei specializzati formati da personale militare femminile specializzate nell’interagire con la popolazione locale femminile dei territori dove operano, al fine di accrescere il consenso della comunità locale verso il personale militare e creare un ambiente di cooperazione ottimale per il raggiungimento degli obiettivi della missione (cfr. pagina 46 della Relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell’organizzazione delle Forze armate, anno 2019).
A sua volta la relazione analitica sulle missioni deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa che riporti espressamente per ciascuna missione i seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato e scadenza, nonché i dettagli attualizzati della missione.
Infine, analogamente a quanto previsto per l’avvio delle nuove missioni, anche la relazione analitica sulle missioni in corso dovrà essere corredata della relazione tecnica sulla quantificazione dei relativi oneri, verificata ai sensi del richiamato articolo 17, comma 3, della legge n. 196 del 2009.
Per quanto concerne, poi, il profilo finanziario connesso alla partecipazione del personale civile e militare alle missioni internazionali, l’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, di un apposito Fondo, destinato al finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali, la cui dotazione è stabilita annualmente dalla legge di bilancio, ovvero da appostiti provvedimenti legislativi (comma 1).
Relativamente all’anno 2021 si segnala che nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, sul capitolo 3006/1 programma 5.8 (Fondo per le missioni internazionali, ex articolo 4, comma 1 della legge n. 145 del 2016) sono appostati fondi pari a 1.482,9 milioni di euro, di cui 682,9 disponibili a legislazione vigente, e 800 milioni derivanti legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020). Per il 2022 sul capitolo sono presenti 1,6 miliardi di euro (850 milioni a legislazione vigente e 750 milioni rifinanziati dalla legge di bilancio per il 2021). Per il 2023 il capitolo presenta 500 milioni di euro, derivanti dalla legge di bilancio per il 2021.
Il MEF trasferisce tali fondi, sia in termini di cassa che di competenza, con decreto autorizzativo, al Ministero della Difesa.
Ai sensi del comma 2 dell’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 gli importi del Fondo missioni destinati alle politiche di cooperazione allo sviluppo -per interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione - sono impiegati nel quadro della programmazione triennale di cui all'articolo 12 della nuova Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, nonché nel rispetto del Capo IV della medesima legge.
Si ricorda che il richiamato articolo 12 ha previsto che un Documento triennale di programmazione e di indirizzo sulle attività di cooperazione, proposto dal Ministro degli esteri e della cooperazione, sia approvato dal Consiglio dei Ministri entro il 31 marzo di ogni anno. Tale Documento individua le linee generali d’indirizzo strategico triennale della cooperazione allo sviluppo. Si ricorda altresì che il Capo IV della richiamata legge disciplina l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e il Comitato congiunto per la Cooperazione allo sviluppo.
Entro sessanta giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere, con uno o più DPCM, adottati su proposta dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa, dell'interno e dell'economia e delle finanze, le risorse del Fondo sono ripartite tra le missioni indicate nella richiamata relazione di cui all'articolo 3, comma 1 - come risultante a seguito delle relative deliberazioni parlamentari.
Gli schemi di tali atti corredati di relazione tecnica esplicativa, sono trasmessi alle Commissioni competenti per materia che devono rendere il parere entro 20 giorni dalla relativa assegnazione.
Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari sono espressi entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono essere comunque adottati.
Fino all'emanazione dei decreti di riparto del Fondo, per la prosecuzione delle missioni in atto le amministrazioni competenti sono autorizzate a sostenere spese trimestrali determinate in proporzione alle risorse da assegnare a ciascuna missione. A tale scopo, su richiesta delle amministrazioni competenti, sono autorizzate anticipazioni di tesoreria trimestrali, da estinguere entro trenta giorni dall'assegnazione delle risorse di cui al comma.
Si segnala, infine, che il decreto legge n. 148 del 2017 ha novellato l’articolo 4 della “legge quadro” al fine di inserirvi una specifica disposizione in materia di flessibilità del sistema di finanziamento, stabilendo che, fino all'emanazione dei decreti di riparto delle risorse del fondo, le amministrazioni interessate possano ottenere un'anticipazione di tesoreria non superiore al 75 per cento delle somme iscritte nel fondo missioni, tenuto conto delle spese quantificate nelle relazioni tecniche.
L'anticipazione del 75 per cento deve intervenire:
1. entro dieci giorni dalla data di presentazione alle Camere delle deliberazioni del Governo concernenti l'avvio di nuove missioni;
2. entro dieci giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere nel caso di prosecuzione di missioni in corso di svolgimento.
Ulteriori disposizioni della legge quadro regolano poi, il trattamento economico e assicurativo del personale impiegato nelle missioni internazionali e la normativa penale ad essi applicabile.
Nel dicembre 2020 le Commissioni Esteri e Difesa della Camera e del Senato hanno espresso parere favorevole sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riparto del Fondo per il finanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione per l'anno 2020 (A.G. 219).
Il Documento XXV n. 4 reca la deliberazione del Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 relativa alla partecipazione di personale militare e civile a sei nuove missioni internazionali.
Si tratta, nello specifico, di tre missioni delle forze armate e tre missioni delle Forze di polizia.
Con riferimento alla durata programmata, la richiesta di autorizzazione parlamentare fa riferimento all’intero anno 2021, con l’eccezione dell’operazione “Emergenza Cedri” iniziata e conclusa nel 2020 (scheda 9/bis 2021, cfr. infra).
Per quanto riguarda le tre nuove missioni delle forze armate si tratta delle seguenti operazioni :
1. Operazione UNSOM United Nations Assistance Mission in Somalia (scheda 31bis/2021);
2. Operazione EMASOH nello Stretto di Hormuz (scheda 35-bis/2021);
3. Operazione “Emergenza Cedri” (Task Force CEDRI scheda 9-bis/2021) in Libano (Beirut).
Come si vedrà più diffusamente in seguito, la missione di assistenza delle Nazioni Unite in Somalia (UNSOM) è stata istituita dalla risoluzione 2102 (2013) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito di una valutazione globale delle Nazioni Unite a sostegno dell'istituzione del governo federale della Somalia. Il relativo mandato è stato, in ultimo, modificato e prorogato, fino al 31 agosto 2021, dalla risoluzione UNSCR 2540 (2020).
A sua volta EMASOH è un’iniziativa multinazionale europea intesa a salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi che transitano nell’area dello Stretto di Hormuz mediante l’impiego di dispositivi aeronavali dei Paesi europei aderenti all’iniziativa, per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza.
Infine, l’“Emergenza CEDRI” fa seguito all’esplosione che il 4 agosto 2020 ha devastato il porto e parte della città di Beirut, provocando oltre 180 morti e più di 6.500 feriti. Su richiesta di assistenza delle autorità libanesi, -pervenuta per il tramite del Meccanismo di protezione civile UE-, l’operazione è iniziata il 15 agosto 2020 e si è conclusa il 21 novembre 2020 con il rientro completo del personale.
Per lo svolgimento delle missioni e degli impegni operativi internazionali da avviare nel 2021:
1. la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 194 unità; la consistenza media è pari a 50 unità;
2. il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari complessivamente a euro 9.189.127, così distribuito:
- 2021: € 7.189.127;
- 2022: € 2.000.000.
Per l'operazione "Emergenza Cedri" in Libano, svolta nel periodo 15 agosto-21 novembre 2020:
1. la consistenza massima del contingente delle Forze armate impiegato è pari a 404 unità;
2. il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari complessivamente a euro 4.078. 794 per obbligazioni esigibili nel corrente anno 2021.
Per quanto riguarda, invece, le ulteriori tre nuove missioni con personale delle forze di polizia e del Ministero della Giustizia, si tratta delle seguenti tre missioni dell’Unione europea:
1. Missione EUBAM LIBYA European Union Border Assistence Mission in Libya, con partecipazione del Ministero della Giustizia (scheda 47-bis);
2. Missione EUBAM LIBYA European Union Border Assistence Mission in Libya, con partecipazione della Guardia di Finanza (scheda 47-ter);
3. Missione EUAM Ukraine European Union Advisory Mission Ukraine (scheda 43-bis).
In relazione alle prime due missioni la base giuridica di riferimento è la decisione 2013/233/PESC del Consiglio dell'Unione europea, da ultimo modificata dalla Decisione 2021/1009/PESC del Consiglio dell'UE del 18 giugno 2021 che ha prorogato la missione fino al 30 giugno 2022.
A questa missione hanno aderito 13 Paesi (compresa l’Italia)
Per quanto riguarda la missione EUAM Ukraine la fonte di riferimento è la Decisione (PESC) 2014/486 del Consiglio dell'Unione europea del 22 luglio 2014, modificata da ultimo, con la decisione (PESC) 2019/761 del Consiglio, del 13 maggio 2019.
A questa missione hanno aderito 24 Paesi (compresa l’Italia).
Le unità da impiegare nelle richiamate operazioni sono rappresentate da due magistrati collocati fuori dal Ministero della Giustizia e un Ufficiale superiore (tenente colonnello) della Guardia di Finanza.
Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari complessivamente a euro 241.464 di cui:
- Ministero dell’economia e delle finanze: euro 115.285;
- Ministero della giustizia: euro 126.179.
Per ciascuna delle richiamate nuove missioni (sia militari, sia civili) è fornita una scheda illustrativa con indicazione dell’area geografica di intervento, degli obiettivi della missione, della base giuridica di riferimento, della composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), della durata programmata e del fabbisogno finanziario per l’anno in corso, così come previsto dalla. Alla deliberazione è stata, altresì allegata la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari riferiti alla durata programmata, verificata ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
Nelle pagine che seguono sono riportati i principali elementi informativi dati dal Governo in ordine alle richiamate nuove missioni, secondo l’ordine delle schede riportato nella deliberazione del Consiglio dei ministri del 17 giugno scorso.
Scheda 31-bis/2021
(Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Somalia - UNSOM)
La scheda n. 31-bis/2021 riguarda partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite denominata United Nations Assistance Mission in Somalia (UNSOM).
La Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Somalia (UNSOM) è stata istituita dalla risoluzione UNSCR 2102 (2013) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito di una valutazione globale delle Nazioni Unite a sostegno dell'istituzione del governo federale della Somalia. Il relativo mandato è stato, da ultimo, modificato e prorogato fino al 31 agosto 2021, dalla risoluzione UNSCR 2540 (2020).
Tra gli obiettivi della missione:
a) offrire i buoni uffici delle Nazioni Unite a sostegno del processo di pace e riconciliazione guidato dal governo federale somalo;
b) fornire supporto al governo federale somalo ed eventualmente alla missione dell'Unione Africana in Somalia (AMISOM[2]), sotto forma di guida strategica e consulenza su peacebuilding e state-building, in particolare per quanto riguarda:
- governance, segnatamente gestione delle finanze pubbliche;
- riforma del settore della sicurezza, stato di diritto (inclusi polizia, giustizia e settore penitenziario), disimpegno, disarmo, smobilitazione e reinserimento dei combattenti, sicurezza marittima e opere di sminamento;
- istituzione di un sistema federale, revisione della Costituzione e successivo referendum, preparazione delle elezioni;
c) assistere il governo federale somalo nel coordinare il sostegno dei donatori internazionali, in collaborazione con partner bilaterali e organizzazioni multilaterali, nel pieno rispetto della sovranità della Somalia, in particolare per quanto riguarda:
- il settore della sicurezza, compreso il rispetto degli impegni assunti in cambio della parziale sospensione dell'embargo sulle armi;
- la sicurezza marittima;
d) aiutare il governo federale somalo a:
- promuovere e difendere i diritti umani e l'emancipazione delle donne, prevenire la violenza sessuale e di genere correlata ai conflitti, in particolare fornendo consulenti per le questioni di genere, per i diritti umani per la protezione delle donne;
- promuovere la protezione dei bambini ed attuare i piani di azione a favore dei bambini nei conflitti armati, anche fornendo consulenti per la protezione dei bambini;
- rafforzare le istituzioni giudiziarie somale e contribuire a garantire che gli autori dei crimini, in particolare di quelli commessi contro donne e bambini, rispondano delle proprie azioni;
e) monitorare ed assistere in tutte le indagini e misure preventive, e riferire al Consiglio di Sicurezza:
- qualsiasi abuso o violazione del diritto internazionale, dei diritti umani o del diritto internazionale umanitario commessi in Somalia, anche attraverso il dispiegamento di osservatori dei diritti umani;
- qualsiasi abuso o violazione commesso contro i bambini in Somalia;
- qualsiasi abuso o violazione commesso contro le donne, comprese tutte le forme di violenza sessuale e di genere nei conflitti armati.
UNSOM ha sede a Mogadiscio ed è presente nelle capitali degli stati membri esistenti ed emergenti tra cui il Puntland, l'amministrazione provvisoria di Jubba, l'amministrazione provvisoria del sud-ovest e l'amministrazione provvisoria HirShabelle.
L’Italia partecipa alla missione UNSOM con 1 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 (1 gennaio – 31 dicembre) è stimato in euro 156.391.
Scheda 35-bis/2021
(Dispositivo aeronavale nazionale nello Stretto di Hormuz)
La scheda n. 35 -bis/2021 attiene all’ impiego, dal primo gennaio al 31 dicembre 2021, di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nello Stretto di Hormuz nell’ambito dell’iniziativa multinazionale europea denominata European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz (EMASOH).
In relazione alla partecipazione italiana a questa operazione, il Governo fa presente di aver assicurato il sostegno politico alla missione europea in quanto la libertà e la sicurezza della navigazione nello Stretto di Hormuz sono strategici per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici nazionali,
Al riguardo si ricorda che lo Stretto di Hormuz, che divide la Penisola arabica dalle coste dell’Iran, è considerato uno dei passaggi marittimi più rilevanti al mondo, in quanto, oltre a mettere in comunicazione l’Oceano Indiano con il Golfo Persico, è la più importante arteria di transito per l’export del petrolio a livello mondiale. Gran parte del greggio esportato dai paesi produttori del Golfo, così come il gas naturale liquefatto estratto dal Qatar, passa infatti attraverso questo canale.
Secondo le stime dell’Energy Information Administration (EIA), nel 2018 da qui sono transitati 17,4 milioni di barili di greggio al giorno (b/pd), pari a circa un quinto della domanda mondiale di petrolio. Un’eventuale chiusura dello Stretto potrebbe quindi avere conseguenze rilevanti per il mercato globale, i cui equilibri geo-economici continuano a poggiarsi sul costante flusso di idrocarburi (per un approfondimento si rinvia al seguente lavoro dell’ISPI ).
EMASOH è un’iniziativa multinazionale europea intesa a salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi che transitano nell’area dello Stretto di Hormuz.
L’iniziativa è stata lanciata dalla Francia a margine del Consiglio dell’Unione europea “Affari esteri”, svoltosi a Bruxelles il 20 gennaio 2020, ed è supportata dai Governi di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo.
Essa si affianca ad altre iniziative assunte dalla Comunità internazionale a seguito della crescente situazione di insicurezza e instabilità provocata da numerosi incidenti marittimi e non marittimi accaduti a partire dal 2019 in prossimità dello Stretto di Hormuz, importante arteria marittima di transito del petrolio, con conseguente intensificazione delle tensioni regionali.
Come precisato nella scheda analitica relativa all’operazione in esame l’impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nello Stretto di Hormuz nell’ambito dell’iniziativa EMASOH (European-led Maritime Awareness in the Strait of Hormuz) è inteso principalmente a:
3. tutelare il naviglio mercantile nazionale,
4. supportare il naviglio mercantile non nazionale, r
5. afforzare la cooperazione con le altre iniziative nell’area
6. contribuire alla maritime situational awareness della regione.
Il Governo, fa, inoltre, presente che EMASOH, nel fornire una maggiore conoscenza e sorveglianza della situazione marittima nell’area, garantirà un adeguato coordinamento e meccanismi di condivisione delle informazioni con tutti i partner, in complementarità con gli sforzi e le iniziative di sicurezza marittima che operano nella zona, tra cui:
- Combined Maritime Forces (Golfo Persico, Stretto di Hormuz, Golfo di Oman, Stretto di Bab el-Mandeb, Golfo di Aden, Oceano Indiano, Mar Rosso, Canale di Suez), a guida USA, a cui partecipano trentatré Stati;
- International Maritime Security Construct (Golfo Persico, Stretto di Hormuz, Golfo di Oman, Stretto di Bab el-Mandeb), di iniziativa USA, a cui aderiscono Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Australia, Gran Bretagna e Albania;
- Atalanta (Golfo di Aden, Mar Arabico, bacino somalo, Oceano Indiano), operazione militare dell'Unione europea volta a contribuire alla dissuasione, alla prevenzione e alla repressione degli atti di pirateria e delle rapine a mano armata al largo della Somalia
Il dispositivo nazionale consiste in 193 unità di personale militare, 1 mezzo navale e due mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario è pari a euro 9.032.736, di cui euro 2.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022.
Scheda n. 9 -bis /2021
Operazione di supporto umanitario in Libano denominata “Emergenza Cedri” (Task Force CEDRI)
La scheda n. 9-bis/2021 attiene alla partecipazione, dal primo gennaio al 31 dicembre 2021, di personale e mezzi militari alla missione Task Force CEDRI, iniziata il 15 agosto del 2020 e conclusa il 21 novembre 2020 con il rientro completo del personale.
L’operazione “Emergenza Cedri” è stata avviata a seguito della richiesta di assistenza che le autorità libanesi, per il tramite del “meccanismo di protezione civile UE”, hanno formulato successivamente all’esplosione che il 4 agosto del 2020 che ha devastato il porto e parte della città di Beirut provocando oltre 180 morti e più di 6.500 feriti.
Come reso noto dal Governo nella scheda analitica relativa a questa missione, il Consiglio dei ministri, il 7 agosto 2020, ha deliberato la “Dichiarazione dello stato di emergenza per intervento all’estero (cfr. Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 207 del 20/08/2020), con conseguente attivazione della Protezione Civile per l’attuazione degli interventi urgenti di soccorso e assistenza alla popolazione (artt. 8, comma 1, lettera l), e 29, comma 1, del dlgs. n. 1/2018).
Successivamente, il Ministro della difesa ha messo a disposizione della Protezione Civile, con il coordinamento del Comando operativo di vertice interforze dello Stato maggiore della difesa, personale e assetti specializzati delle Forze armate (la nave San Giusto della Marina militare).
Il Governo riferisce che nel corso dell’operazione sono stati impiegati, complessivamente 402 militari, la nave San Giusto della Marina militare con elicotteri imbarcati, un ospedale da campo dell’Esercito (capacità Role 2 basic) con personale specializzato, assetti del genio per la rimozione delle macerie, nuclei CBRN (Chimico, Biologico, Radioattivo, Nucleare), un assetto per trasporto in biocontenimento anche in elicottero, un team del gruppo operativo subacquei del COMSUBIN con capacità EOD (Explosive Ordnance Disposal – bonifica di ordigni esplosivi) e CIED (Counter-Improvised Explosive Device – contrasto ordigni esplosivi improvvisati), supporto idrografico per i rilievi nel porto a seguito dell’esplosione, un velivolo C-130 dell’Aeronautica militare, un team con compiti di force protection.
Quanto ai risultati conseguiti, il Governo fa presente che la Task Force "Cedri" ha rimosso circa 13.000 tonnellate di macerie nel porto marittimo e ha provveduto al ripristino della viabilità ordinaria e alla demolizione di fabbricati pericolanti liberando gli accessi ai moli.
Il team di medici e infermieri militari, provenienti dal Policlinico Militare "Celio", ha operato all'interno dell'ospedale da campo dell'Esercito, schierato nel piazzale del campus universitario nel quartiere "Hadath", effettuando 1.119 visite specialistiche ambulatoriali a pazienti libanesi e, al contempo, considerato il diffondersi in Libano del virus COVID-19, 1.330 tamponi e 601 test sierologici.
Per l’operazione “Emergenza Cedri” in Libano, svolta nel periodo 15 agosto -21 novembre 2020:
· la consistenza massima del contingente delle Forze armate impiegato è stata pari a 402 unità;
· il fabbisogno finanziario per la durata programmata è stato pari complessivamente a euro 4.078.794 per obbligazioni esigibili nel corrente anno 2021.
In relazione alla missione in esame si osserva che la medesima rappresenta il primo caso in cui si sottopone ad autorizzazione parlamentare, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge n. 145 del 2016 (c.d. "legge quadro sulle missioni internazionali", cfr. sopra), un’operazione all’estero che risulta conclusa in epoca antecedente a tale richiesta di autorizzazione.
Al riguardo, il Governo, dopo aver segnalato che l’operazione “Emergenza Cedri” si inquadra nell’ambio delle attività che le Forze armate nazionali svolgono quali componenti fondamentali del Servizio nazionale della protezione civile (articolo 13, comma 1, del d.lgs. n. 1 del 2018), fa presente di aver voluto comunque ricomprendere l’operazione in questione nell’alveo delle missionii contemplate dalla legge n. 145 del 2016 al fine di riconoscere al personale militare ivi impiegato il più favorevole trattamento economico previsto dalla richiamata normativa, consentendo “di superare la disparità di trattamento del personale impiegato nell’operazione Emergenza Cedri rispetto a quello impiegato nelle altre missioni in corso in Libano, con il quale ha lavorato fianco a fianco”.
A tal proposito il Governo ricortda che (pag. 2 del Doc XXV n. 4) che “nei casi di intervento all’estero, come quello in esame (“Emergenza Cedri”), al personale militare inviato in teatro viene corrisposto il trattamento economico di missione secondo il regime ordinario (art. 1808 del decreto legislativo n. 66/2010: nel caso di specie, indennità di missione commisurata alla diaria giornaliera prevista per il Libano, ridotta del 20% ai sensi dell’articolo 28 comma 1, del decreto-legge n. 223/2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 248/2006).
In applicazione della legge n. 145/2016, invece, nel caso di specie, al personale verrebbe corrisposto il diverso e più favorevole trattamento economico ivi previsto (indennità di missione nella misura del 98% della diaria giornaliera prevista per Arabia Saudita, senza riduzione del 20%; indennità di impiego operativo nella misura uniforme pari al 185% dell'indennità di impiego operativo di base). Ciò consentirebbe di superare la disparità di trattamento del personale impiegato nell’operazione “Emergenza Cedri” rispetto a quello impiegato nelle altre missioni in corso in Libano, con il quale ha lavorato fianco a fianco”.
Missioni internazionali delle forze di polizia e del ministero della giustizia
Scheda 47-bis/2021
(EUBAM LIBYA - Ministero della Giustizia)
La scheda n. 47-bis/2021 riguarda partecipazione di un magistrato alla missione UE denominata European Union Border Assistence Mission in Libya (EUBAM LIBYA).
La missione EUBAM Libya, istituita con decisione (PESC) 2013/233 del Consiglio del 22 maggio 2013, più volte modificata, da ultimo modificata e prorogata fino al 30 giugno 2022 dalla Decisione 2021/1009/PESC del Consiglio dell'UE del 18 giugno 2021, è una missione di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia.
L'obiettivo della missione è prestare assistenza alle autorità libiche nella creazione delle strutture statuali di sicurezza in Libia, in particolare nei settori della gestione delle frontiere, dell'applicazione della legge, della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzai volti a smantellare le reti della criminalità segnatamente nel traffico di migranti, nella tratta di esseri umani e nel terrorismo in Libia e nella regione del Mediterraneo centrale.
A tal fine EUBAM Libya sostiene gli sforzi guidati dalle Nazioni Unite per la pace in Libia nei settori della: gestione delle frontiere, dell’applicazione della legge e della giustizia penale.
L’Italia partecipa alla missione EUBAM Libya con un magistrato collocato fuori ruolo dal Ministero della Giustizia.
Il fabbisogno finanziario, per le parti di competenza del Ministero della Giustizia della missione, per il 2021 (1° gennaio - 31 dicembre) è stimato in euro 82.344.
Scheda 47-ter/2021
(EUBAM LIBYA - Guardia di Finanza)
La scheda n. 47-ter/2021 riguarda la partecipazione di una unità di personale del Corpo della Guardia di Finanza alla missione UE denominata European Union Border Assistence Mission in Libya (EUBAM LIBYA).
La missione EUBAM Libya, istituita con decisione (PESC) 2013/233 del Consiglio del 22 maggio 2013, più volte modificata, da ultimo modificata e prorogata fino al 30 giugno 2022 dalla Decisione 2021/1009/PESC del Consiglio dell'UE del 18 giugno 2021, è una missione di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia.
L'obiettivo della missione è prestare assistenza alle autorità libiche nella creazione delle strutture statuali di sicurezza in Libia, in particolare nei settori della gestione delle frontiere, dell'applicazione della legge, della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzai volti a smantellare le reti della criminalità segnatamente nel traffico di migranti, nella tratta di esseri umani e nel terrorismo in Libia e nella regione del Mediterraneo centrale.
A tal fine EUBAM Libya sostiene gli sforzi guidati dalle Nazioni Unite per la pace in Libia nei settori della: gestione delle frontiere, dell’applicazione della legge e della giustizia penale:
L’Italia partecipa alla missione EUBAM LIBYA con una unità di personale della Guardia di finanza.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021, per le parti di competenza del Ministero dell’Economia (1° gennaio - 31 dicembre) è stimato in euro 115.285.
Scheda 43- bis/2021 CAMERA
(EUAM Ukraine)
La scheda n. 43/bis (2021) riguarda la partecipazione alla missione civile dell’Unione europea, denominata European Union Advisory Mission Ukraine (EUAM Ukraine), di un magistrato collocato fuori ruolo del Ministero della Giustizia.
Il Governo precisa che l’obiettivo della missione è prestare assistenza alle autorità ucraine nella riforma del sistema giudiziario, anche attraverso la formazione degli operatori giuridici e la digitalizzazione degli strumenti di lavoro.
La missione perasegue, in particolare, cinque finalità:
- la gestione delle risorse umane;
- il miglioramento delle indagini penali;
- il rafforzamento dell’ordine pubblico;
- il potenziamento della polizia di prossimità;
- la precisa ripartizione delle competenze tra le diverse autorità ucraine.
EUAM Ucraina è una missione civile non armata e senza compiti esecutivi, con una sede principale a Kiev e uffici locali a Leopoli, Kharkiv e Odessa. È stata istituita il 22 luglio 2014. Ha iniziato le operazioni il 1º dicembre 2014 e dispone attualmente di una squadra composta di oltre 300 unità di personale
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2021, è stimato in euro 43.835.
Sezione Seconda
Doc. XXVI n. 4
Il Doc. XXVI n. 4 fa riferimento alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021, concernete la Relazione del Governo sull'andamento delle missioni internazionali e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo nell’anno 2020, anche ai fini della loro proroga nell’anno 2021 (articolo 3, comma 1, primo periodo, della “legge quadro sulle missioni internazionali” cfr. sopra).
Analogamente al Doc. XXV n.4, il Documento in esame reca le schede analitiche delle singole missioni con indicazione dell’area geografica di intervento, degli obiettivi della missione, della base giuridica di riferimento, della composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), della durata programmata e del fabbisogno finanziario per l’anno in corso.
È, inoltre, allegata la richiamata relazione tecnica di quantificazione degli oneri riferiti alla durata programmata che tiene conto delle quote di spesa relative all'adempimento di obbligazioni esigibili nell'anno 2021 ovvero nell'anno 2022 (cfr. sopra).
Con riferimento all’attuale quadro geopolitico e della sicurezza, il Governo, nel sottolineare la complessità dello scenario internazionale, fa presente che gli assetti nazionali sono schierati, anche per il 2021, nelle missioni che il Governo valuta rispondenti agli interessi vitali nazionali e della sicurezza internazionale, avendo quali obiettivi ultimi il contrasto al terrorismo e la stabilizzazione dell'area del Mediterraneo allargato.
Si tratta questa di una complessa zona geopolitica, fondamentale punto di riferimento della proiezione estera del nostro paese non solo sul piano diplomatico e politico, ma anche per i molti interessi economici e strategici del paese, per la sicurezza dei confini nazionali e la stabilità interna.
Un ambito territoriale, quello del Mediterraneo allargato, estremamente ampio e reso unitario dalla comune condivisione e gravitazione sul bacino del mare Mediterraneo. Tale gravitazione congiunge cinque aree con caratteristiche differenti: i Paesi dell'Unione Europea, l'area balcanica, l'area del Mar Nero, il Medioriente ed il Maghreb. La regione euro-mediterranea è a sua volta influenzata dalle dinamiche che avvengono in altre zone, in particolare in quelle direttamente adiacenti al Mediterraneo: il Maghreb, il Sahel, il Corno d'Africa, la regione del Golfo Persico.
Nel Documento in esame si evince come le chiavi di volta per la tutela della sicurezza e la difesa nazionale siano rappresentate dalla convinta adesione nazionale all'Alleanza atlantica e all'Unione europea e nel riconoscimento dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) quale riferimento principale di legittimazione per le questioni di sicurezza internazionale.
In teli ambiti il Paese opererà, non solo per la salvaguardia degli interessi nazionali, ma anche per la protezione e la tutela delle popolazioni nelle aree di crisi e per lo sviluppo e la promozione di livelli crescenti di sicurezza e stabilità globali.
Lo scorso 9 marzo il ministro della Difesa, intervenendo in Parlamento per illustrare le linee programmatiche del suo ministero davanti alle Commissioni Difesa congiunte di Camera e Senato, ha ricordato il contributo della Difesa e delle Forze Armate, sia alla sicurezza internazionale che alla tutela degli interessi nazionali, di fronte a un quadro globale, e regionale, sempre più instabile e insicuro. In quella occasione ha ribadito la centralità del ruolo dell’Italia in sede atlantica ed europea, sia per quanto riguarda la NATO che per il futuro e la prospettiva della difesa comune europea. Con riferimento alle missioni a cui l’Italia contribuisce, il Ministro ha ribadito l’importanza della presenza di personale militare nei diversi teatri operativi dai Balcani, al Libano all’Iraq, nell’ottica di un sempre maggiore rafforzamento del ruolo del paese in queste aree e anche in aree, come il Sahel, e in generale tutto il Mediterraneo allargato, sempre più rilevanti per la nostra sicurezza nazionale.
Per quanto riguarda le missioni di cui si propone la proroga nell’anno 2021 dai dati forniti dal Governo emerge che:
Ø la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 9.255 unità; la consistenza media è pari a 6.461 unità. Al riguardo, si precisa che il numero massimo delle unità di personale previsto per ciascuna scheda missione non comprende gli avvicendamenti del personale e l'invio di team per esigenze di carattere tecnico, ispettivo e logistico a supporto delle missioni. Tali volumi aggiuntivi non determineranno, comunque, variazioni del perimetro finanziario approvato.
Nel 2020 la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è stata pari a 7.488 unità; la consistenza media è pari a 6.000 unità.
Ø il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari complessivamente a euro 1.245.420.530. così distribuito:
- 2021: € 977.420.530;
- 2022: € 268.000.000.
Nel 2020, il fabbisogno finanziario stimato nella deliberazione del 21 maggio 2021 è stato pari a euro 1.113.940.450, di cui € 903.140.450 nel 2020 e € 210.800.000 ne 2021.
Per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'AISE nel 2021 il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 26.000.000.
Il maggior numero di missioni è presente nel continente africano, ma con riferimento alla consistenza numerica delle unità impiegate nei diversi teatri operativi, il maggior numero di militari autorizzato è in Asia.
Per quanto concerne l’Europa, le missioni che impegnano il maggior numero di militari italiani sono la missione NATO Joint Enterprise nei Balcani (638 unità, 230 mezzi terrestri e un mezzo aereo) e la missione dell’Unione europea denominata EUNAVFORMED Irini (596 unità, due mezzi navali e 3 mezzi aerei).
Per quanto concerne l’Asia, la partecipazione italiana più significativa si rinviene nella missione Resolute Support in Afghanistan, di cui sono in corso le procedure di ritiro (1.000 unità, 127 mezzi terrestri e 16 mezzi aerei),. Segue la missione UNIFIL in Libano (1.000 unità, 127 mezzi terrestri e 66 mezzi aerei) e la partecipazione alla coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (900 unità, 84 mezzi terrestri e 11 mezzi aerei).
Con riferimento al continente Africano, la presenza italiana più consistente è nella missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (400 unità, 69 mezzi terrestri, 2 mezzi aerei e mezzi navali tratti nell’ambito della missione “ Mare sicuro”). Segue il dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea, dove sono presenti 394 unità di personale militare, due mezzi navali e due mezzi aerei e la missione UE antipirateria denominata ATALANTA dove gli assetti sono rappresentati da 388 unità di personale militare, 2 mezzi aerei e 4 mezzi navali.
Per quanto riguarda, in generale l’area del Mediterraneo centrale, si segnala, inoltre, che nell’ambito del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza di questa area (cosiddetta “Operazione Mare Sicuro”), l’Italia partecipa con 754 unità di personale militare e con l'impiego di 6 mezzi navali e 8 mezzi aerei.
Infine, nell’ambito della partecipazione del personale militare italiano al potenziamento di dispositivi NATO, le consistenza più rilevanti riguardano il dispositivo per la presenza in Lettonia ( 238 unità di personale militare e 135 mezzi terrestri) e la missione per la sorveglianza navale dell’area sud dell’Alleanza (235 unità di personale militare, un mezzo aereo e due mezzi navali più una on call).
Missioni internazionali
Europa
(Schede 1-6)
Le prime sei schede del Doc. n. XXVI n. 4 si riferiscono alla proroga per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2021 della partecipazione di personale militare alle missioni internazionali che si svolgono nel continente europeo con l’eccezione, quindi, delle missioni delle Forze di polizia in Europa di cui alle successive schede 43-bis e 45.
Sono trattati in altra parte del Documento anche i dispositivi Nato e Nazionali in Europa che formano oggetto delle schede 36, 37, 38 e 39 e 34 del 2021.
Nello specifico, la scheda n. 1 (2021) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare alla missione NATO Joint Enterprise nei Balcani, area nella quale è presente una forte “competizione tra diversi attori extra-europei desiderosi di acquisire posizioni preminenti nella regione, anche in ragione del rallentamento del processo di allargamento della UE” (cfr. scheda 1/2021).
L’operazione Joint Enterprise è una missione della NATO svolta nell'area balcanica, con compiti di attuazione degli accordi sul «cessate il fuoco», di assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili. La missione è frutto della riorganizzazione della presenza della NATO nei Balcani operata alla fine del 2004 (con risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1575/2004) in coincidenza col termine dell'operazione "Joint Force" in Bosnia Erzegovina e con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR). Le autorità NATO decisero, infatti, l'unificazione di tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area) dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione "Joint Enterprise".
L'operazione Joint Enterprise comprende, pertanto, le attività di Kosovo Force (KFOR), Multinational Specialized Unit (MSU), Multinational Battle Group West (MNBG-W), NATO Head Quarters di Sarajevo, NATO Liaison Office di Skopje, Military Liaison Office (MLO) di Belgrado.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Relativamente all’anno in corso, l’Italia partecipa alla missione Joint Enterprise nei Balcani con di 638 unità, 230 mezzi terrestri e una unità aerea. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 80.932.989 di cui euro 16.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
È confermata l’immissione nel contingente nazionale di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate, inserito nel 2020, nonché lo schieramento, a invarianza numerica, di personale nazionale appartenente al NATO Joint Force Command di Napoli (JFCNP), a supporto della missione.
Continua ad essere assicurata una forza di riserva in prontezza (Operational Reserve Forces Battalion della NATO per l'area di operazioni dei Balcani – circa 600 unità) basata in Italia, pronta a intervenire in caso di necessità, il cui personale prenderà parte alle attività per la verifica delle procedure previste in caso di effettiva attivazione (OPREH Level 2).
Nel 2020 l’Italia ha partecipato alla missione Joint Enterprise nei Balcani con di 628 unità, 204 mezzi terrestri e una unità aerea. La spesa autorizzata è stata pari a euro 80.791.575, di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.
La successiva scheda n. 2 (2021) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo).
Si ricorda che la missione EULEX Kosovo, istituita con l’Azione comune 2008/124/PESC del Consiglio dell'Unione il 4 febbraio 2008 - modificata e prorogata, in ultimo, dalla decisione (PESC) 2020/792 adottata dal Consiglio dell’Unione europea l’11 giugno 2020,- opera nella cornice della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999, la stessa cha ha istituito la missione UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo). Con la risoluzione n. 1244 del 1999 si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell’autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie ad istituzioni create in base ad un accordo politico; incaricata altresì del mantenimento dell’ordine pubblico, nelle more dell’istituzione di forze di polizia locali, dispiegando personale di polizia internazionale.
La missione europea, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie ed i servizi di contrasto kosovari nell’evoluzione verso la stabilizzazione e la responsabilizzazione del Paese, supportando, in particolare, lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale e favorendo, altresì, l’adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale.
Analogamente al precedente anno, l’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 343.575.
Relativamente all’anno 2020 la previsione di spesa è stata pari ad euro 343.575.
La scheda 3 (2021) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione ALTHEA dell’Unione Europea in Bosnia-Erzegovina, all’interno della quale opera anche la missione IPU (Integrated Police Unit).
L’Italia partecipa alla missione con 50 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, è stimato in euro euro 2.695.134.
Nel 2020 l’Italia ha partecipato a questa missione con 40 unità di personale militare, per una previsione di spesa pari a euro 1.031.356.
In relazione all’incremento di personale il Governo fa presente che “la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 50 unità, per compensare le carenze capacitive della missione”.
Si precisa, inoltre, che continua ad essere assicurata una forza di riserva in prontezza (Operational Reserve Forces Battalion della NATO per l'area di operazioni dei Balcani, in condivisione con la missione KFOR – circa 600 unità) basata in Italia, pronta a intervenire in caso di necessità.
La missione dell'UE ALTHEA è stata prevista dall'azione comune 2004/570/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione il 12 luglio 2004 (poi modificata dall'azione comune 2007/720/PESC del Consiglio dell'8 novembre 2007), a seguito della risoluzione 1551 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha accolto favorevolmente il dispiegamento delle forze dell'UE in Bosnia-Erzegovina, sulla base di un nuovo mandato delle Nazioni Unite. La missione è stata avviata il 2 dicembre 2004, rilevando le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, conclusasi a seguito della decisione assunta dai Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza al vertice di Istanbul (28-29 giugno 2004). L'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO; il compito della missione è quello di continuare a svolgere il ruolo specificato dall'accordo di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina e di contribuire ad un ambiente sicuro, necessario per l'esecuzione dei compiti fondamentali previsti dal piano di attuazione della missione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante e dal Processo di stabilizzazione ed associazione.
Con la risoluzione UNSCR 2549 (2020) è stato confermato il riconoscimento alla missione ALTHEA del ruolo principale per la stabilizzazione della pace sotto gli aspetti militari, da svolgere in collaborazione con il NATO HQ presente a Sarajevo, e il relativo mandato è stato rinnovato per un periodo di dodici mesi, fino al 5 novembre 2021.
La scheda n. 4 (2021) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare alla missione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus) delle Nazioni Unite a Cipro.
L’Italia partecipa alla missione con 5 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è pari a euro 297.925 .
In relazione al precedente anno l’Italia ha partecipato alla missione con 4 unità e la la spesa autorizzata è stata pari a 236.717.
UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), richiamata dalle risoluzioni 1251 (1999), 1642 (2005), 2168 (2015), 2300 (2016), 2263 (2016), 2369 (2017) e 2398 (2018), 2430 (2018), 2453 (2019) e, da ultimo, dalla risoluzione UNSCR 2537 (2020), che ha esteso il mandato della missione fino al 31 gennaio 2021, è stata istituita dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 186/1964, in seguito alla rottura dell’equilibrio stabilito a Cipro dalla Costituzione del 1960. L'indipendenza di Cipro fu concessa dall’Inghilterra nel 1960 sulla base di una Costituzione che garantiva gli interessi sia della comunità greca che di quella turco-cipriota. Questo equilibrio si ruppe nel dicembre 1963 e, a seguito dei disordini e delle tensioni fra le due comunità, il Consiglio di Sicurezza decise di costituire l’UNFICYP, una forza di mantenimento della pace con il compito di prevenire gli scontri e di contribuire al ristabilimento dell’ordine e della legalità nell’isola.
A seguito del colpo di stato del luglio 1974 e del successivo intervento militare della Turchia, le cui truppe hanno ottenuto il controllo della parte settentrionale dell’isola, il mandato di UNFICYP è stato ulteriormente rafforzato per consentire alla Forza di espletare nuovi compiti, tra i quali il controllo del cessate il fuoco in vigore “de facto” dall’agosto 1974. La mancanza di un accordo di pace ha reso ancora più difficile lo svolgimento di questo compito, dato che la missione è stata costretta a fronteggiare ogni anno centinaia di incidenti.
Attualmente UNFICYP: contribuisce alla stabilizzazione dell'area, prevenendo possibili scontri tra le etnie greca e turca residenti nell'isola mediante attività di osservazione, controllo e pattugliamento della zona cuscinetto; investiga ed interviene sulle violazioni del cessate il fuoco e dello status quo; coopera con le polizie cipriota e turco-cipriota; svolge attività umanitarie e di mediazione negli incontri tra le parti; assiste le due comunità su questioni quali la fornitura di elettricità e di acqua; fornisce assistenza medica di emergenza; consegna la posta e i messaggi della Croce Rossa attraverso le due linee. UNFICYP ha sede a Nicosia.
Nel suo ambito opera UNPOL (United Nations Police) con compiti di monitoraggio presso le stazioni di Polizia nella "buffer zone".
In ultimo, UNSCR 2537 (2020), che ha esteso il mandato della missione fino al 31 gennaio 2021;
La scheda 5 (2021) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare alla missione Sea guardian della NATO che è subentrata alla missione Active endeavour nel Mediterraneo.
L’Italia partecipa alla missione con 240 unità di personale militare. Il contributo nazionale prevede, come per il precedente anno, un sottomarino e una unità navale, anche per svolgere attività di raccolta dati e di presenza e sorveglianza navale nell’area del Mediterraneo Orientale. Si conferma, inoltre, la presenza di due mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario stimato per il 2021 è pari a euro 13.958.616 di cui euro 4.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Relativamente al 2020 l’Italia ha partecipato a questa missione con 280 unità di personale militare, oltre all’invio di un sottomarino, di una unità navale e di due unità aeree.
Il fabbisogno finanziario stimato per il 2020 è stato pari a 15.008.293 di cui 3.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.
A seguito del Summit di Varsavia di luglio 2016, la NATO ha stabilito di implementare la missione Active Endeavour, reindirizzandola verso l’operazione denominata "Sea Guardian", condotta in sinergia con l'operazione UE "Sophia" (terminata il 31 marzo 2020, cfr. infra) ed in coordinamento con le iniziative della Guardia Costiera e di Frontiera "Frontex", sempre della Unione Europea.
Active Endevour si è concretizzata nel dispiegamento nel Mediterraneo, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED).
Il dispiegamento è stato disposto a seguito della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 3 ottobre 2001, relativo all’applicazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell’11 settembre. Compito della missione è stato quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano. L’operazione è stata effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittima.
Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto il Mediterraneo l'area di pattugliamento. Nel gennaio 2005, a seguito dell’integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 (Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 (Standing NRF Maritime Group 2).
Attualmente Sea Guardian svolge essenzialmente attività di sorveglianza degli spazi marittimi di interesse nel Mar Mediterraneo, sostiene la lotta al terrorismo in mare e contribuisce alla formazione a favore delle forze di sicurezza dei paesi rivieraschi (capacity-building).
A tal proposito il Governo precisa che oltre ai richiamati compiti possono aggiungersi alla missione quelli di garanzia della libertà di navigazione, di interdizione marittima, di contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e di protezione delle infrastrutture sensibili.
L’perazione Sea Guardian rientra sotto il Comando Marittimo Alleato (HQ MARCOM) con sede a Northwood (Regno Unito). L’operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
A differenza della missione Active Endevour, l’operazione Sea Guardian non è condotta in base alla clausola di difesa collettiva dell’Alleanza di cui all’articolo 5 del Trattato. Tuttavia, la scheda tecnica riferita a questa missione fa presente il Governo, “potrebbe avere una componente basata su tale clausola, se il Consiglio Nord Atlantico (NAC) deciderà in tal senso”.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 6 (2021) attiene alla partecipazione dell’Italia alla missione EUNAVFOR MED Irini, subentrata all’operazione militare EUNAVFOR MED Sophia, conclusasi il 31 marzo 2020 (decisione PESC 2020/471 del Consiglio dell’Unione europea del 31 marzo 2020).
L’Italia intende partecipare alla missione nel 2021, con 596 unità, due mezzi navali e tre mezzi aerei.
La spesa prevista per questa missione, relativamente al richiamato periodo, è pari a euro euro 39.717.055 di cui euro 9.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Relativamente al periodo 1° aprile 2020 - 31 dicembre 2020, l’Italia ha partecipato a questa missione con 517 unità, un mezzo navale e tre mezzi aerei. La spesa autorizzata è stata pari a euro euro 21.309.683 di cui euro 5.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.
L'operazione militare EUNAVFOR MED IRINI ("pace" in greco) è stata istituita dal Consiglio dell'Ue con la decisione PESC 2020/472 del 31 marzo 2020, con un mandato iniziale della durata di un anno. Il 26 marzo 2021 Consiglio dell’UE ha prorogato il mandato dell'operazione fino al 31 marzo 2023.
All’operazione partecipano attualmente, con contributi di diversa natura, 24 Stati Membri; ne restano fuori, oltre alla Danimarca (che ha una clausola generale di opt-out dalle iniziative di natura militare) anche Spagna e Malta.
L’operazione ha il suo comando a Roma, presso l'aeroporto militare di Centocelle, ed è guidata dall'ammiraglio Fabio Agostini.
Il comando delle forze in teatro è affidato, con alternanza semestrale, alla Grecia e all’Italia; attualmente il comando delle forze in teatro è affidato, dal 1° aprile 2021, all’Italia.
Contemporaneamente all’avvio dell’operazione IRINI, il 31 marzo 2020 è terminato il mandato della missione EUNAVFOR MED Sophia, che era stata avviata nel giugno 2015.
La Missione EUNAVFOR MED Sophia ha avuto come compito principale quello di smantellare il modello di attività dei trafficanti di migranti e di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale (dal giugno 2015 fino al marzo 2019, quando è stato sospeso il dispiegamento navale, la missione ha contribuito al salvataggio di quasi 50.000 persone) e come compiti secondari, aggiunti progressivamente, quelli di: formazione della guardia costiera e della marina libiche; contribuire al largo delle coste libiche all'attuazione dell'embargo dell'ONU sulle armi; svolgere attività di sorveglianza e di raccolta delle informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia.
Il compito principale dell’operazione è contribuire all’attuazione dell’embargo sulle armi imposto dall’ONU nei confronti della Libia. Per svolgere tale attività, l’operazione IRINI impiega mezzi aerei, satellitari e marittimi e può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia. In caso vengano trovati a bordo materiali illeciti, le imbarcazioni possono essere sequestrate e dirottate in un porto dell’Ue, per svolgere le successive attività giudiziarie e di polizia (compresa l’eventuale distruzione delle armi).
Dal suo varo, il 31 marzo 2020, al 4 giugno 2021, l'Operazione EUNAVFOR MED IRINI ha indagato su 3.344 navi mercantili tramite richiesta di informazioni tramite chiamate radio, effettuato 133 visite su navi con il consenso del Comandante (i cosiddetti approcci amichevoli) e condotto 14 abbordaggi/ispezioni su navi sospette.
L’operazione non ha un raggio di azione predeterminato, anche se le sue attività sono tendenzialmente concentrate sulla parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, nella quale maggiormente si concentrano i traffici di armi. La missione non può operare all’interno delle acque territoriali libiche.
Nel preambolo della decisione istitutiva si prospettava la possibilità che il Consiglio dell’UE avrebbe potuto decidere in futuro di ampliare l’ambito dell’operazione al fine di consentire l’impiego della sorveglianza aerea all’interno dello spazio aereo libico (in caso di autorizzazione del Consiglio di sicurezza ONU e con il consenso delle autorità libiche). Questa ipotesi non si è però ancora realizzata.
Oltre al compito di attuare l’embargo sulle armi, IRINI ha anche alcuni compiti secondari, che sono (in quest’ordine di importanza):
· il contrasto al contrabbando di petrolio;
· la formazione della guardia costiera e della marina libiche (che non è stata però ancora avviata, in mancanza di un accordo con la controparte libica);
· la lotta ai trafficanti di esseri umani (ma solo con la sorveglianza aerea).
La decisione istitutiva dell’operazione prevede che essa debba essere riconfermata dal Comitato politico e di sicurezza dell’UE (organo preparatorio del Consiglio dell’UE composto da rappresentanti nazionali) ogni 4 mesi, a meno che, sulla base di prove fondate raccolte conformemente ai criteri stabiliti nel piano operativo, non si valuti che lo schieramento navale stia producendo un effetto di attrazione dei flussi migratori (cosiddetto "pull factor"). In questo caso gli Stati possono decidere di interrompere le attività. L'operazione è stata già riconfermata per due volte.
Il Consiglio dell’Ue, in una dichiarazione approvata contestualmente all'adozione della decisione che ha istituito l’operazione, aveva anche sottolineato l’esigenza che il comandante conducesse l'operazione in modo da prevenire effetti di attrazione sulla migrazione causati dallo schieramento dei mezzi marittimi dell'operazione, anche tramite l'immediato riposizionamento di mezzi qualora si osservi un tale effetto.
Ovviamente gli assetti navali di IRINI, in virtù delle norme internazionali del mare, hanno comunque l’obbligo di condurre le operazioni di salvataggio che si rendessero necessarie nelle zone in cui operano. Questa evenienza non si è però per ora mai verificata.
Per le spese comuni di competenza dell'Ue, l’operazione ha un bilancio di 16,9 milioni euro per il periodo dal 1° aprile 2021 al 31 marzo 2023.
A questa cifra si sommano le spese sostenute dai singoli Paesi che vi prendono parte, ciascuno per gli assetti che mette a disposizione.
L’operazione IRINI ha la disponibilità di una serie di assetti operativi, forniti dagli Stati partecipanti, che variano nel corso dei mesi, in base a criteri di rotazione e alle effettive disponibilità.
Attualmente (al 20 giugno 2021) l’operazione dispone di:
· 3 navi: l’ITS San Giorgio (Italia), la HS Limnos (Grecia) e la FGS Berlin (Germania);
· 5 aerei di pattugliamento, forniti da Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo e Polonia, oltre ad un velivolo senza pilota messo a disposizione dall'Italia.
Per gli assetti satellitari, l’operazione IRINI opera con il supporto del Centro satellitare dell'Unione europea (SATCEN) e del Centro di intelligenza e situazione (INTCEN).
Missioni internazionali Asia
(Schede da 7 a 16)
Le schede da 7 a 16 del Doc. XXVI n. 4 si riferiscono alla proroga per l’anno 2021 della partecipazione di personale militare alle missioni internazionali che si svolgono in Asia.
Per quanto riguarda la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina questa forma oggetto della successiva scheda 46/2021.
Nello specifico, la scheda 7 (2021) attiene alla proroga per l’anno 2021 della partecipazione di personale militare, incluso il personale del Corpo militare volontario della Croce rossa, alla missione NATO in Afghanistan, Resolute Support Mission, in fase di completamento (CFR. infra)
In relazione a questa missione il Governo chiede al parlamento un’autorizzazione all’ impiego di personale militare per l’anno 2021 pari a 1.000 unità, oltre a 127 mezzi terrestri e 16 mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione nell’anno 2021 è stimato in euro 154.319.938 di cui euro 33.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Nel 2020 l’Italia ha partecipato alla missione con 800 unità di personale militare, 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei per un fabbisogno finanziario pari a euro 159.711.820, di cui 3.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.
In relazione agli assetti previsti per l’anno 2020 il Governo fa presente che la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata fino a 1.000 unità, per far fronte alle esigenze di force protection e a quelle tecnico-logistiche necessarie all’esecuzione delle operazioni di rientro in Italia.
Inoltre, è previsto lo schieramento di personale nazionale (ad invarianza numerica), appartenente al Comando NATO CIS (Communications and Information System) le cui attività saranno svolte a supporto della missione Resolute support.
Il Governo fa, inoltre, presente, che il rientro del contingente nazionale in Italia, tenuto conto della pianificazione in atto e laddove non dovessero verificarsi significative variazioni dovute alla disponibilità di supporti logistici o alle condizioni di sicurezza necessarie per l’esecuzione delle operazioni di ripiegamento, avverrà entro il 30 settembre 2021.
Oltre tale data e fino al 31 dicembre 2021, è quindi prevista la permanenza, eventuale, di cellule tecnico-logistiche per la finalizzazione delle attività amministrative e di coordinamento dei trasporti strategici e l’impiego di nuclei di collegamento e supporto per il proseguimento e il rafforzamento delle iniziative di cooperazione con le istituzioni afgane, sia sotto l’egida della NATO, sia nell’ambito dei rapporti bilaterali, anche nell’ottica del supporto alla penetrazione del Sistema Paese. Inoltre, continuerà ad essere assicurato il supporto in Kabul al Senior Civilian Representative (SCR), ricoperto da personale del MAECI
La missione Resolute Support Mission (RSM) è subentrata, dal 1° gennaio 2015, alla missione ISAF, chiusa al 31 dicembre 2014, per lo svolgimento di attività di formazione, consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afgane e delle istituzioni governative.
L’avvio della nuova missione (no combat), su invito del governo afgano, riflette gli impegni assunti dalla NATO ai vertici di Lisbona (2010), Chicago (2012) Newport in Galles (2014), appoggiati dalla risoluzione 2189 (2014), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 dicembre 2014, che ha sottolineato l'importanza del continuo sostegno internazionale per la stabilizzazione della situazione in Afghanistan e l’ulteriore miglioramento della funzionalità e capacità delle forze di difesa e sicurezza afgane, per consentire loro di mantenere la sicurezza e la stabilità in tutto il paese. Il piano di funzionamento della missione è stato approvato dai ministri degli esteri della NATO alla fine di giugno 2014.
Nel dicembre del 2015 è stato deciso di prolungare per l’intero 2016 la durata della prima fase della missione (Regional Approach) la cui conclusione era originariamente prevista per la fine del 2015. Nel maggio del 2016 è stato deciso l’ulteriore prolungamento anche oltre l’anno 2016. Nell’incontro del 9 novembre 2017, i Ministri della difesa degli Stati che contribuiscono alla missione hanno deciso l’aumento dei contingenti militari schierati nella missione.
Al vertice di Bruxelles a luglio 2018, i leader alleati si sono impegnati a sostenere la missione fino a quando le condizioni non indicheranno che è opportuno un cambiamento.
A seguito degli Accordi di Doha (Qatar) del 29 febbraio 2020 tra USA e Talebani, il Comando di RSM ha dato avvio al piano di riduzione “Alfa Light”, che ha comportato il decremento delle combined joint statement of requirement al di sotto di 11.900 unità entro il 13 luglio 2020.
Successivamente a seguito alle decisioni prese dall’Alleanza nel corso della Ministeriale del 14 aprile u.s. sulla conclusione della missione Resolute Support , il 1° maggio 2021 sono iniziate le operazioni di ripiegamento e di rientro in Italia.
L’8 giugno 2021 ha avuto luogo la cerimonia di ammaina bandiera del Contingente italiano della missione, alla presenza del Ministro Guerini, a conclusione della quasi ventennale presenza del contingente italiano in Afghanistan.
In considerazione dello stato attuale delle procedure di ritiro del personale e di mezzi dalla missione Resolute Support Mission in Afghanistan, andrebbero valutati eventuali aggiornamenti rispetto ai dati contenuti nella scheda n. 7 (2021).
Si segnala che, da ultimo, in risposta all’interrogazione 5-06200 Ferrari sulle misure da adottare per la protezione degli afghani che hanno collaborato con il contingente italiano nella missione Resolute Support in vista del ritiro dall’Afghanistan, il Governo ha confermato l’impegno italiano, assunto in sede Nato, ad evacuare, con l’operazione AQUILA, il personale civile locale che ha supportato il nostro contingente durante tutte le missioni internazionali in Afghanistan.
In particolare, sono state redatte due liste di personale che, a domanda, potrà beneficiare di questo supporto: una, di circa 270 unità, tra collaboratori e relativi familiari, per i quali si ha già consolidata evidenza del rapporto lavorativo in essere o a suo tempo prestato; una seconda che attualmente conta circa 400 ulteriori applicanti, per i quali i termini del rapporto di collaborazione sono in corso di accertamento. Per i circa 270 civili per i quali è stata accertata l’effettiva collaborazione fornita, si procederà al progressivo trasferimento in Italia e all’inserimento nel sistema di accoglienza e integrazione disciplinato dal decreto-legge n. 416 del 1989 (recante Norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi già presenti nel territorio dello Stato). Al riguardo, il Governo ha predisposto una bozza di provvedimento che riprende, attualizzandolo ed estendendone l’arco temporale di riferimento, il disposto dell’articolo 5, comma 5-ter, del decreto-legge n. 109/2014, che aveva a suo tempo previsto la possibilità, per i cittadini afgani che avevano effettuato prestazioni con carattere di continuità a favore del contingente militare italiano nell'ambito della missione ISAF, e per i quali la permanenza in Afghanistan era fonte di rischio di danni gravi alla persona, di poter essere trasferiti, a domanda, nel territorio nazionale, insieme con il coniuge e i figli nonché i parenti entro il primo grado, per il riconoscimento della protezione internazionale.
Per un approfondimento in merito alla presenza italiana in Afghanistan si rinvia al seguente dossier: Dati sulla partecipazione italiana alle missioni in Afghanistan 2004-2021
Si segnala, altresì, il seguente approfondimento curato dall’Osservatorio di politica internazionale: Afghanistan 2001-2021: il futuro del paese tra disimpegno internazionale e processo di riconciliazione inter-afghano
La scheda 8 (2021) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare alla missione UNIFIL in Libano (United Nations Interim Force in Lebanon).
La nuova deliberazione per l’anno 2021 prevede la partecipazione di 1.301 unità di personale militare, 368 mezzi terrestri e 7 unità aeree.
Nel precedente anno l’Italia ha partecipato a questa missione con 1.076 unità di personale militare, 278 mezzi terrestri e 6 unità aeree.
Il fabbisogno finanziario della missione, per l’anno 2021, è stimato in euro euro 181.376.609 di cui euro 35.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Nell’anno 2020 la spesa autorizzata è stata pari a 150.308.185, di cui euro 3.000.000 obbligazioni esigibili nell'anno 2021
Si ricorda che la missione UNIFIL, riconfigurata dalla risoluzione 1701 (2006) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’11 agosto 2006, prorogata, da ultimo, fino al 31 agosto 2021 da UNSCR 2539 (2020), ha il compito:
- agevolare il dispiegamento efficace e durevole delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, fornendo loro assistenza nella stabilizzazione delle aree di confine, al fine di garantire il pieno rispetto della Blue Line e il mantenimento di un’area cuscinetto tra la Blue Line e il fiume Litani libera da personale armato, assetti ed armamenti che non siano quelli del Governo libanese e di UNIFIL;
- contribuire alla creazione di condizioni di pace e sicurezza;
- proteggere il personale, le strutture, gli impianti e le attrezzature delle Nazioni Unite;
- assicurare la sicurezza e la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e degli operatori umanitari;
- fatta salva la responsabilità del governo del Libano, proteggere i civili sotto la minaccia imminente di violenza fisica;
- assistere il Governo libanese nel controllo delle linee di confine per prevenire il traffico illegale di armi.
UNIFIL è autorizzata ad adottare tutte le misure che ritiene necessarie, nelle aree di dispiegamento delle sue forze, per evitare che l’area di operazioni sia utilizzata per attività ostili ed impedire gli eventuali tentativi di limitare l’assolvimento dei compiti previsti dal mandato del Consiglio di sicurezza.
L'Italia è il maggiore contributore di truppe di Unifil insieme all'Indonesia. Dall'inizio della seconda fase della missione UNIFIL (agosto 2006), per quattro volte è stato scelto quale UNIFIL Head of Mission e Force Commander (HoM/FC) un Generale Italiano. La prima volta, il Gen. C.A. Claudio Graziano che ha ricoperto la carica per quasi tre anni, dal 2 febbraio 2007 al 28 gennaio 2010. Dal 28 gennaio del 2012, il Gen. C.A. Paolo Serra è stato a capo della missione UNIFIL fino al 24 luglio 2014 quando il Gen. D. Luciano Portolano è subentrato nella carica fino al 20 luglio 2016. Dal 7 agosto 2018 il nostro Paese ha assunto nuovamente l'incarico di Head of Mission e Force Commander con il Generale di Divisione Stefano Del Col. Alle dipendenze del Generale Del Col operano quasi 10.500 militari provenienti da 42 paesi.
Il personale italiano, oltre ad essere impiegato nell'ambito del Comando di UNIFIL a Naqoura, è inquadrato nel Sector West della Joint Task Force Lebanon, di cui è Framework Nation.
In relazione a questa missione e a quella contemplata nella successiva scheda n. 9, si ricorda che una delegazione della Commissione Difesa della Camera dei deputati si è recata in missione in Libano dal 2 al 5 ottobre 2018. Alla seguente pagina del sito internet della Camera è possibile leggere il resoconto della seduta del 24 ottobre 2018 della Commissione difesa nel corso della quale il Presidente della Commissione ha reso le comunicazioni sugli esiti di questa visita.
A sua volta la successiva scheda 9 (2021) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, dell’impiego di personale militare nella missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (MIBIL).
In relazione all’anno 2021 la partecipazione di personale militare a questa missione è pari a 315 unità. Si prevedono, inoltre 97 mezzi terrestri, un mezzo navale e un mezzo aereo.
Il fabbisogno finanziario della missione per l’anno 2021 è stimato in euro 20.756.137 di cui euro 4.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Per quanto riguarda il 2020 le unità di personale militare autorizzate a partecipare a questa missione sono state 140, i mezzi terrestri 7 e una unità aerea. La spesa autorizzata nel 2020 è stata di 6.704.811.
La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle Forze di sicurezza libanesi, sviluppando programmi di formazione e addestramento preventivamente concordati con le Autorità libanesi.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La missione si inquadra nell'ambito delle iniziative dell'Intemational support Group for Lebanon (ISG), inaugurato a New York il 25 settembre 2013 alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite. La costituzione dell 'ISG consegue ad un appello del Consiglio di sicurezza per un forte e coordinato sostegno internazionale inteso ad assistere il Libano nei settori in cui esso è più colpito dalla crisi siriana, compresi l'assistenza ai rifugiati e alle comunità ospitanti, il sostegno strutturale e finanziario al governo, il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi, chiamate a sostenere uno sforzo senza precedenti per mantenere la sicurezza e la stabilità, sia all'interno del territorio sia lungo il confine siriano e la Blue line.
Nella Relazione si precisa che a seguito di specifica richiesta delle autorità libanesi e se le condizioni di sicurezza lo consentono “possono altresì essere svolti compiti di assistenza al verificarsi di emergenze di natura umanitaria o ambientale”.
Il Governo fa, inoltre, presente che nel 2021 l’assetto navale impiegato nella missione svolgerà altresì attività di presenza e sorveglianza nel Mediterraneo Orientale.
La consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 315 unità, per effetto del potenziamento della componente logistica di gestione delle crisi e dello schieramento permanente di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate.
La successiva scheda 10 (2021) attiene alla proroga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 dell’impiego di personale militare nella missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi (MIADIT 9).
Per l’anno 2021 l’Italia partecipa alla missione con 33 unità.
Relativamente a tale periodo la spesa prevista è pari a euro 643.907.
Nel precedente anno 2020 sono state autorizzate 32 unità di personale militare e 9 mezzi terrestri per una autorizzazione di spesa pari a 1.311.644.
La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle forze di sicurezza palestinesi, sviluppando programmi di addestramento, con particolare riferimento all'addestramento al tiro, alle tecniche investigative, alla gestione dell'ordine pubblico, alla protezione dei beni culturali. La missione non ha un termine di scadenza predeterminato. La missione è stata istituita in base alla richiesta dell'Autorità Nazionale Palestinese, sostenuta dallo Stato di Israele e dall'United States Security Coordination for Israel and Palestine, nonché in base all'accordo bilaterale Italia-Autorità Nazionale Palestinese del luglio 2012.
La scheda 11(2021) reca dati in merito alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione Europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah EUBAM Rafah (European Union Border Assistance Mission in Rafah).
Analogamente al 2020 l’Italia partecipa alla missione con una unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 126.327.
Per quanto riguarda il 2020 la spesa autorizzata è stata pari a euro 126.672.
EUBAM Rafah, stabilita dall'azione comune 2005/889/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 12 dicembre 2005 è stata prorogata, fino al 30 giugno 2021, dalla decisione 2020/955/PESC del Consiglio del 30 giugno 2020. La missione ha il mandato di assicurare la presenza di una parte terza al valico di Rafah, al fine di contribuire, in coordinamento con gli sforzi dell'Unione europea per la costruzione istituzionale, all'apertura del valico stesso e a rafforzare la fiducia tra il governo di Israele e l'Autorità Palestinese. A tal fine l'EUBAM Rafah:
- monitorerà, verificherà e valuterà attivamente i risultati conseguiti dall'Autorità palestinese nell'attuazione degli accordi-quadro, in materia di sicurezza e doganale, conclusi dalle parti in ordine al funzionamento del posto di frontiera di Rafah;
- contribuirà, fornendo una guida, allo sviluppo delle capacità palestinesi riguardo a tutti gli aspetti della gestione delle frontiere a Rafah;
- contribuirà a mantenere il collegamento tra le autorità palestinesi, israeliane e egiziane riguardo a tutti gli aspetti della gestione del valico di Rafah;
- assisterà l'EUPOL COPPS nelle sue mansioni aggiuntive nel campo della formazione del personale dell'Autorità palestinese addetto alla gestione delle frontiere e dei valichi per i valichi di Gaza.
La scheda 12 (2021) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh.
La coalition of the willing per la lotta contro il Daesh si è costituita a seguito della Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza in Iraq, tenutasi a Parigi il 15 settembre 2014, con l’obiettivo di fermare l’organizzazione terroristica che responsabile di stragi di civili e di militari iracheni e siriani caduti prigionieri. Nel documento conclusivo della Conferenza internazionale veniva affermata l’urgente necessità di un’azione determinata per contrastare tale minaccia, in particolare, adottando misure per prevenirne la radicalizzazione, coordinando l’azione di tutti i servizi di sicurezza e rafforzando la sorveglianza delle frontiere.
In ordine alle minacce alla pace e sicurezza causate da atti terroristici internazionali, tra cui quelli perpetrati dal Daesh, sono intervenute le risoluzioni 2170 (2014), 2178 (2014), 2199 (2015), 2242 (2015), 2249 (2015), 2253 (2015), 2322 (2016), 2331 (2016), 2341 (2017), 2347 (2017), 2354 (2017), 2367 (2017), 2368 (2017), 2370 (2017), 2379 (2017), 2388 (2017), 2396 (2017), 2421 (2018) e 2490 (2019) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con le quali si invita gli Stati membri che hanno la capacità di farlo a porre in essere – in accordo con il diritto internazionale, in particolare la Carta delle Nazioni Unite, come pure i diritti umani e il diritto umanitario e dei rifugiati – tutte le misure necessarie nel territorio sotto il controllo del Daesh in Siria e Iraq, al fine di intensificare e coordinare i loro sforzi per prevenire e sopprimere gli atti terroristici commessi in particolare dal Daesh, come pure da Al-Nusrah Front (ANF) e da tutti gli altri individui, gruppi, imprese ed entità associati con Al Qaeda e altri gruppi terroristici, e per sradicare il rifugio sicuro che essi hanno stabilito sopra parti significative dell'Iraq e della Siria.La Coalizione internazionale si è progressivamente allargata e comprende ora sessantanove Stati e quattro organizzazioni internazionali. La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Con riferimento alla minaccia terroristica Daesh il Governo fa presente che il gruppo, pur avendo perso la propria dimensione territoriale, continua ad operare sotto forma di insorgenza in Iraq, Siria e, tramite proprie affiliazioni e l’incessante proselitismo, in altre aree del globo.
Al riguardo si sottolina, inoltre, come Daesh sia non solo in grado di ispirare attacchi a tutte le latitudini, ma conservi anche capacità per contribuire alla loro realizzazione.
Il Governo fa presente che l’Italia intende proseguire il proprio impegno nella cornice della Coalizione anti-Daesh a guida USA, sia sotto il profilo militare che civile. L’Italia è tra i principali contributori in Iraq in termini di unità militari. Ha svolto attività di addestramento di forze militari e di polizia irachene e curde, sospese a inizio 2020 per il deterioramento del quadro di sicurezza e per l’emergenza sanitaria da Covid-19. Si intende continuare a effettuare operazioni di intelligence, ricognizione e sorveglianza (ISR) e attività di rifornimento in volo.
In ambito civile, il Governo ricorda che l’Italia partecipa alle attività dei gruppi di lavoro della Coalizione e copresiede, con Stati Uniti e Arabia Saudita, al gruppo per il contrasto al finanziamento di Daesh. È, inoltre, attiva nella stabilizzazione delle aree liberate e contribuisce al Fondo dell’UNDP per la stabilizzazione immediata.
L’Italia è, altresì, impegnata nella salvaguardia del patrimonio storico e archeologico iracheno. L’Italia partecipa inoltre alla stabilizzazione del Nord-est della Siria, attraverso un contributo a programmi nei settori agricolo, sanitario, dell’istruzione, dello sminamento umanitario e del rafforzamento della governance locale. Partecipa anche alla riflessione, promossa dagli USA, sul possibile impiego degli strumenti della Coalizione nel contrasto a Daesh in altre aree del globo, segnatamente in Africa occidentale e Sahel.
L'Italia partecipa all’operazione con complessive 900 unità di personale militare. Per quanto concerne gli assetti, la scheda fa riferimento a 84 mezzi terrestri e 11 mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2021 viene stimato in euro 230.932.129 di cui euro 52.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Nel 2020 l'Italia ha partecipato alla missione con 1.100 unità di personale militare 270 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei. La spesa autorizzata è stata di euro 262.946.003, di cui 43.800.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2021.
La scheda 13 (2021) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare alla missione NATO in Iraq (NM-I).
La missione ha l'obiettivo di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni.
L'Italia partecipa alla missione con complessive 280 unità di personale militare e 25 mezzi terrestri. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2021, viene stimato in euro euro 15.560.317 di cui euro 3.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Nel 2020 l’Italia ha partecipato alla missione con 46 unità di personale militare per una spesa pari a euro 2.999.189.
Si tratta di una missione non-combat di addestramento e di rafforzamento delle capacità riferite alla costruzione di strutture di sicurezza nazionale più efficaci e di istituti di formazione militare professionale. Sono, inoltre, previste attività di consulenza a favore dei funzionari iracheni svolte principalmente del Ministero della difesa e dell'Ufficio del Consulente per la sicurezza nazionale, nonché attività di addestramento e consulenza a favore degli istruttori militari, “nella considerazione che un settore della sicurezza professionale e responsabile è la chiave per la stabilità del paese, nonché per la sicurezza internazionale”. Si prevede, infine, l'istituzione di scuole militari per aumentare la professionalità delle forze irachene e contribuire a sostenere strutture e istituzioni di sicurezza nazionale più efficaci, trasparenti e inclusive.
In relazione a questa missione il Governo fa presente che è in corso il processo di revisione della missione, volto a realizzarne un ruolo più esteso, come richiesto dal Governo iracheno e convenuto dai Ministri della difesa dei Paesi NATO nelle ministeriali tenutesi nei mesi di febbraio e ottobre 2020.
La consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 280 unità (nel 2020 erano 46).
Per il 2021, a supporto della missione, è confermato l’impiego di personale nazionale appartenente al Comando NATO CIS (Communications and Informations System).
Lo sviluppo della missione e la concomitante evoluzione naturale delle operazioni della Coalizione internazionale presente nel teatro operativo iracheno e kuwaitiano porteranno a una progressiva integrazione e all’incremento delle attività di training, advice e assist a favore delle forze irachene. Saranno quindi possibili supporti a favore di NM-I mediante il transito di assetti e personale nazionale dalla Coalizione internazionale (scheda 12/2021) verso NM-I. In tal senso, eventuali incrementi in NM-I saranno compensati da corrispondenti riduzioni di assetti e personale previsti dalla scheda relativa alla Coalizione internazionale, nel rispetto del numero massimo complessivo stabilito dalle due schede (1.180 unità) e del relativo volume finanziario complessivamente autorizzato per le due missioni.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda n. 14 (2021) riguarda la partecipazione dell'Italia alla missione consultiva dell'UE in Iraq a sostegno della riforma del settore della sicurezza civile, denominata European Union Advisory mission in support of security sector reform in Iraq (EUAM Iraq).
Analogamente al precedente anno l'Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021è pari a euro 193.389. nel 2020 è stato pari a 265.850 euro.
La missione EUAM Iraq è stata istituita dalla decisione (PESC) 2017/1869, adottata dal Consiglio dell’Unione europea del 16 ottobre 2017, in risposta alla richiesta delle autorità irachene, in ultimo modificata e prorogata, fino al 30 aprile 2022, dalla decisione del Consiglio del 7 aprile 2020.
Gli obiettivi strategici dell'EUAM Iraq sono:
1) fornire consulenza e competenze alle autorità irachene sugli aspetti inerenti alla dimensione civile della riforma del settore della sicurezza nell'ambito della Strategia di sicurezza nazionale irachena e del Programma di sicurezza nazionale iracheno, rafforzando la consulenza strategica relativa allo sviluppo di strategie nazionali di contrasto e prevenzione del terrorismo (inclusa la lotta all'estremismo violento) e della criminalità organizzata, con particolare riferimento alla gestione delle frontiere, reati finanziari in particolare corruzione, riciclaggio di denaro sporco e traffico illecito di beni culturali, fornendo consulenza a livello strategico alle figure chiave del Ministero dell’Interno iracheno;
2) valutare un potenziale ulteriore impegno dell'UE nella riforma del settore della sicurezza civile; a tal fine individua le esigenze e le opportunità a medio e lungo termine relative a un'eventuale cooperazione futura dell'Unione a sostegno della riforma del settore della sicurezza allo scopo di appoggiare l'ulteriore pianificazione dell'Unione in vista di un eventuale impegno futuro, anche con la NATO. La pianificazione sarà coordinata con la NATO in Iraq, in vista di una maggiore coerenza tra le rispettive attività in uno spirito di mutuo rafforzamento, con l'obiettivo di creare sinergie e ottenere assistenza in ambiti quali la logistica, garantendo al contempo la piena trasparenza e la titolarità degli Stati membri. A tal fine, individua, in coordinamento con i donatori internazionali, progetti a impatto rapido che potrebbero essere realizzati attraverso strumenti dell'Unione oppure mediante impegni presi a livello bilaterale dagli Stati membri, come la gestione delle frontiere presso l'aeroporto di Baghdad.
3) assistere la delegazione dell'Unione nel coordinare il sostegno dell'Unione e degli Stati membri nel campo della riforma del settore della sicurezza, garantendo la coerenza dell'azione dell'Unione. A tal fine, l'EUAM Iraq sostiene il coordinamento con le Nazioni Unite, in particolare con il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo UNDP, e con altri attori internazionali sul terreno, tra cui la NATO, la Coalizione internazionale contro il Daesh e gli USA, allo scopo di promuovere sinergie e coerenza nel pieno rispetto del quadro istituzionale dell'Unione.
La scheda 15 (2021) concerne la proroga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 della partecipazione di personale militare alla missione United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP).
Analogamente al 2020 l’Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2020, è stimato euro euro 202.599.
Nel 2020 la spesa autorizzata è stata pari a euro 235.643.
UNMOGIP ha il mandato di osservare e riferire al Segretario generale delle Nazioni Unite in merito agli sviluppi relativi al rispetto, nello stato di Jammu e Kashmir, dell'accordo sul cessate il fuoro siglato tra India e Pakistan il 17 dicembre 1971. L'Italia ha partecipato alla missione dalla data di istituzione fino al 31 marzo 2015. Dopo un periodo di sospensione, la partecipazione è stata riavviata a decorrere dal 3 giugno 2017.
In relazione alla missione in esame si ricorda che gruppo degli osservatori militari appartenente alla missione UNMOGIP è stato costituito nel gennaio 1949 in seguito all'approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 39 del gennaio 1948, che creava la United Nations Commission for India and Pakistan (UNCIP), per supervisionare il cessate il fuoco tra Pakistan ed India nello Stato di Jammu e Kashmir. A seguito dell'accordo del 1972 tra India e Pakistan che definì una linea di controllo nel Kashmir, l'India dichiarò che il mandato di UNMOGIP era decaduto. Siccome il Pakistan non concordò con questa posizione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite dichiarò che la cessazione del mandato di UNMOGIP sarebbe stata decisa soltanto mediante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. A causa della mancanza di una tale decisione, il mandato di UNMOGIP è stato mantenuto con le medesime funzioni a tempo indeterminato.
http://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_int_concluse/UNMOGIP/Pagine/default.aspx
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 16 (2021) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, in Qatar e a Tampa e per esigenze connesse con le missioni in Asia e in Medio Oriente.
Per quanto concerne l’anno 2021 l’Italia partecipa alle richiamate attività con 139 unità di personale. Si autorizza inoltre l’invio di due mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2020, è stimato in euro euro 21.167.043 di cui euro 2.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Nel 2020 l’Italia ha partecipato alla missione con 136 unità di personale 10 mezzi terrestri e due aerei. La spesa autorizzata è stata pari a 22.029.474, di cui euro 5.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2021.
In relazione a questa missione il Governo precisa che nel 2021 la consistenza del personale impiegato presso USNAVCENT in Bahrain è leggermente incrementata (3 unità), allo scopo di aumentare la presenza di personale di staff nei comandi di Task Force imbarcati.
L'impiego del personale militare negli EAU, Bahrein, Qatar e Tampa, ha l'obiettivo di corrispondere alle esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e Asia. In particolare:
EAU
La Task Force Air al-Minhad (TFA) ha il compito di:
- Assicurare il trasporto strategico per l'immissione e il rifornimento logistico dei contingenti nazionali impegnati nell'area mediorientale e in Asia;
- Gestire le evacuazioni sanitarie;
- Assicurare l'efficienza dei velivoli e dei mezzi tecnici impiegati per il trasporto. Il personale opera nell'aeroporto di al-Minhad e nel porto di Jebel Ali (Dubai).
Bahrein
Il personale impiegato presso lo United States Naval Forces Central (USNAVCENT) svolge funzioni di collegamento nazionale con le forze navali USA. L'USNAVCENT ha il comando delle operazioni navali USA nell'area del Golfo Persico, Mar Rosso, Golfo di Oman e parti dell'Oceano indiano.
Qatar
Il personale impiegato presso la Al Udeid Air Base svolge funzioni di collegamento nazionale con le forze aeree USA. La base è dislocata a Ovest di Doha e assolve a compiti di comando e logistica per l'area che comprende anche Iraq ed Afghanistan.
Tampa (Florida)
Il personale impiegato presso lo United States Central Command (USCENTCOM) assicura:
- Il collegamento nazionale e il coordinamento all'interno di USCENTCOM;
- Il flusso informativo verso gli organi decisionali della difesa con riferimento alle operazioni militari nell'area di responsabilità di USCENTCOM (in particolare Afghanistan, Iraq e Oceano indiano);
- Il collegamento con le cellule nazionali di altri paesi presenti
La missione è stata istituita in base all'accordo bilaterale Italia-EAU del 10 novembre 2010 e successivi rinnovi annuali, nonché di accordi bilaterali Italia-USA.
L’impegno non ha un termine autonomo di scadenza predeterminato.
Missioni internazionali - Africa
(Schede da 17 a 33)
Le schede da 17 a 33 allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021, si riferiscono alla proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Africa.
Nello specifico, la scheda n. 17 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione UNSMIL (United Nations Support Mission) in Libia, posta sotto la direzione del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU.
L’Italia partecipa alla missione UNSMIL con 1 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è pari a 121.217 euro.
La missione UNSMIL, istituita nel settembre 2011, ha visto nel tempo progressive revisioni del suo mandato, verso un'accentuazione della componente relativa al dialogo politico libico. Se ne ripercorrono di seguito le tappe fondamentali.
Il 16 settembre 2011, con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2009 (2011) adottata all'unanimità, agendo nell'ambito del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e prendendo misure ex art. 41 (misure a tutela della pace, non implicanti l'uso della forza), è stata istituita una missione politica integrata speciale dell'ONU in Libia denominata UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya), avente per oggetto il compito di assistere e sostenere gli sforzi nazionali libici nella fase successiva al conflitto, e cooperare per il ripristino della sicurezza e l’ordine pubblico attraverso l’affermazione dello stato di diritto, il dialogo politico e la riconciliazione nazionale. Il 2 dicembre 2011, la Risoluzione n. 2022 (2011), adottata all'unanimità, ha esteso il mandato della missione UNSMIL, prevedendo, altresì, l’assistenza e il sostegno agli sforzi nazionali libici per affrontare la minaccia di proliferazione delle armi e dei materiali collegati di qualsiasi tipo, in particolare dei missili terra-aria trasportabili a spalla. La Risoluzione n. 2040 (2012), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 marzo 2012 all'unanimità, ha modificato il mandato della missione UNSMIL assegnandole il compito, nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale, di assistere e sostenere le autorità libiche, offrendo consulenza strategica e tecnica per gestire il processo di transizione democratica, promuovere lo Stato di diritto, ripristinare la sicurezza pubblica. A sua volta la Risoluzione n. 2144 (2014) adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 14 marzo 2014 all'unanimità, nel prorogare il mandato fino al 13 marzo 2015 ha ribadito che il mandato di UNSMIL consiste nel sostenere -nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale- gli sforzi del governo libico per: a) assicurare la transizione alla democrazia; b) promuovere lo stato di diritto e di diritti umani; c) controllare le armi; d) capacity-builing. Il 27 marzo 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato, all'unanimità, la risoluzione 2213 (2015) che, agendo sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato in Libia. Il mandato di UNSMIL viene focalizzato, come priorità immediata, sul sostegno al processo politico libico e alle misure di sicurezza.
Il 13 dicembre del 2016 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato la Risoluzione 2323 (2016) che ha prorogato il mandato di UNSMIL al 15 settembre 2017 volto a sostenere: 1) l'attuazione dell'Accordo politico libico, 2) il consolidamento dell'amministrazione, della sicurezza e degli accordi economici del Governo di accordo nazionale, 3) le fasi successive del processo di transizione libica; prevede una Strategic Assessment Review del Segretario Generale dell'ONU per gli inizi del 2017, a seguito della quale potrebbe esserne rivisto il mandato. Da ultimo, prorogata fino al 15 settembre 2021, dalla UNSCR 2542 (2020).
La scheda n. 18 riguarda la proroga per il 2021della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (MIBIL), il cui obiettivo è di assistere il Governo di Accordo nazionale libico attraverso lo svolgimento di una serie di compiti (assistenza sanitaria, corsi di sminamento, formazione delle forze di sicurezza, assistenza nel controllo dell'immigrazione illegale, ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali ed aerei comprese le relative infrastrutture, attività di capacity building, ricognizioni sul territorio per individuare le attività di supporto necessarie, garanzia della cornice di sicurezza per il personale impiegato). Fra i compiti della missione sono confluiti pertanto le attività della precedente missione denominata operazione Ippocrate, terminata come missione autonoma il 31 dicembre 2017, il cui obiettivo era fornire supporto sanitario al Governo di Accordo nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata, entro un quadro coerente con la Risoluzione UNSCR n. 2259 (2015).[4]
Si ricorda che dal 2018 al 2020 erano confluiti fra i compiti di questa missione anche alcuni compiti di supporto alla Guardia costiera libica, in particolare quelli di ripristino dei mezzi aerei e degli aeroporti libici, originariamente demandati al dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro.
Per il 2021, per i compiti di supporto alla Marina libica v. scheda 34 (Mare Sicuro) e per compiti di addestramento del personale appartenente alle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi v. scheda 48, entrambe infra.
La base giuridica della missione è data da una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che comprende, oltre alla già citata 2259 (2015), le risoluzioni 2312 (2016), 2362 (2017) e 2380 (2017), 2437 (2018), 2486 (2019) 2542 (2020), che definiscono il quadro delle attività di supporto al Governo di Accordo nazionale libico, in continuità con l'impegno umanitario assunto dall'Italia sulla crisi libica. A tale quadro normativo si aggiungono le specifiche richieste all'Italia del Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico, contenute nelle lettere del Presidente Al-Sarraj del 30 maggio e 23 luglio 2017.
L’Italia partecipa alla missione con 400 unità di personale (consistenza media annuale pari a 375). La scheda in esame, fa, inoltre, presente che saranno inviati 69 mezzi terrestri e 2 mezzi aerei. Mezzi navali saranno tratti dalle unità già autorizzate per il dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è stimato in euro 46.752.400 di cui euro 12.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
La scheda 19 si riferisce alla proroga per il 2021 della missione bilaterale di cooperazione in Tunisi intesa a fornire supporto per la costituzione di tre comandi regionali - Centre Conjoint de Planifìcation e de Commandement des Operations (CCPCO) - per la gestione delle attività di controllo del territorio.
Nel dettaglio, come precisato dal Governo nella scheda analitica relativa a questa missione, i Comandi regionali, a guida Esercito, dovrebbero essere rispettivamente dislocati, sulla base del progetto tunisino, a Jendouba (nord), a Kasserine (centro) e in una località del Sud della Tunisia allo stato non definita.
Ai richiamati comandi, posti alle dipendenze di un Comando centrale sovraordinato a Tunisi, spetterà il compito di pianificare e condurre operazioni congiunte (joint operation) di contrasto al terrorismo e controllo delle frontiere.
L’Italia partecipa alla missione, relativamente al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2021, con 15 unità di personale militare istruttore che potrà essere eventualmente impiegato anche per la realizzazione di un Comando Regionale. A tal fine si precisa che l'Italia potrà erogare “corsi a domicilio” ovvero mettere a disposizione il contributo del personale impiegato nel supporto alla realizzazione del Comando di Jendouba.
Il fabbisogno finanziario per questa missione, relativamente al richiamato periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, è pari a euro 533.474.
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La base giuridica della missione è rinvenuta nella Convenzione di cooperazione nel campo militare tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica tunisina, fatta a Tunisi il 3 dicembre 1991, ratificata dalla legge 23 marzo 1998, n. 105, nonché nella Nota verbale del Ministero degli affari esteri della Repubblica tunisina in data 19 febbraio 2019.
L'istituzione della missione bilaterale operata dalla deliberazione del 19 aprile 2019 ha segnato la conclusione della partecipazione italiana alla missione NATO di supporto in Tunisia, precedentemente prevista dalla scheda n. 3 della deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 (Doc. XXVI n. 1) che traeva origine da una richiesta della Tunisia alla NATO di assistenza nella costituzione di un comando di livello brigata (Joint Headquarters, JHQ) nell'ambito delle attività di cooperazione per la sicurezza della NATO, previste tra i compiti essenziali dell'Alleanza come definiti nel concetto strategico del 2010. Relativamente all’ultimo trimestre del 2018 era stata autorizzata la partecipazione di 3 unità di personale italiano, mentre nei primi mesi dell’anno 2018 il personale autorizzato è stato pari a 60 unità.
La scheda n. 20 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite in denominata Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali (MINUSMA).
L’Italia partecipa alla missione MINUSMA con 7 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è pari a euro 565.095
La missione MINUSMA, istituita dalla risoluzione 2100 (2013) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 25 aprile 2013 , il cui mandato è stato da ultimo prorogato fino al 30 giugno 2022 e modificato dalla Risoluzione 2584 (2021), ha come priorità strategiche:
- Sostenere l'attuazione dell'Accordo di Pace e Riconciliazione in Mali (2015) e la piena realizzazione della transizione politica;
- Facilitare l'implementazione da parte degli attori maliani di una strategia omnicomprensiva per la protezione dei civili, per ridurre la violenza interetnica e ripristinare l'autorità dello Stato e la sua capacità di assicurare servizi sociali di base nel Mali centrale.
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La scheda n. 21 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUTM Mali.
L’Italia partecipa alla missione con 14 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2021 è stimato in euro 1.107.174.
La missione dell'UE in Mali (EUTM Mali, EU Training mission in Mali) è stata istituita con decisione 2013/34/PESC del Consiglio del 17 gennaio 2013 modificata dalla decisione 2020/434/PESC del Consiglio del 14 maggio 2018, con termine al 18 maggio 2024, per persegue l'obiettivo di fornire addestramento e consulenza militare alle forze armate del Mali (FAM) e della Forza Congiunta del G5 Sahel (su cui v. infra, scheda n. 25)
La missione, dispiegata il 18 febbraio 2013, si adopera inoltre per migliorare il funzionamento delle catene di comando logistica e operativa dell'esercito. Persegue anche l'obiettivo di aiutare l'esercito maliano a migliorare la gestione delle risorse umane e le capacità in materia di addestramento. Non è coinvolta in azioni di combattimento.
Gli obiettivi strategici dell’EUTM Mali sono:
a) contribuire a migliorare la capacità operativa delle FAM sotto il controllo delle legittime autorità civili del Mali;
b) sostenere il G5 Sahel rendendo operative la forza congiunta del G5 Sahel e le forze armate nazionali nei paesi del G5 Sahel.
Ai fini dell’obiettivo di cui alla lettera a), l’EUTM Mali fornisce alle FAM consulenza, formazione, ivi compresa la formazione pre-schieramento, istruzione e tutoraggio militari, attraverso l’accompagnamento non esecutivo fino al livello tattico, affinché l’EUTM Mali sia in grado di dare seguito alle attività delle FAM e di monitorarne i risultati e il comportamento, anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.
Ai fini dell’obiettivo di cui alla lettera b), l’EUTM Mali fornisce alla forza congiunta del G5 Sahel e alle forze armate nazionali nei paesi del G5 Sahel consulenza, formazione e tutoraggio militari, attraverso l’accompagnamento non esecutivo fino al livello tattico.
L’EUTM Mali segue un approccio graduale e modulare per le attività al di fuori del Mali a sostegno del G5 Sahel.
Le attività dell’EUTM Mali sono condotte in stretto coordinamento e cooperazione tra gli Stati membri e le istituzioni e gli organi dell’Unione, in linea con l’approccio integrato dell’UE e con altri attori coinvolti nel sostegno alle FAM, in particolare le Nazioni Unite (ONU), l’operazione a guida francese Barkhane e la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), al fine di rafforzare la coerenza delle azioni, assicurare la prevenzione della conflittualità e ottimizzare in modo adeguato le risorse, nel debito rispetto del quadro istituzionale dell’Unione. Tali attività riceveranno il sostegno della cellula consultiva e di coordinamento regionale (RACC) dell’EUCAP Sahel Mali.
Il quartiere generale dell'EUTM Mali è situato a Bamako, mentre l'addestramento avviene a Koulikoro, a nord-est di Bamako.
Si ricorda che l'iniziativa del G5 Sahel - che coinvolge Mauritania, Niger, Ciad, Burkina Faso e Mali - rappresenta un quadro di cooperazione intergovernativa nata nel febbraio 2014 per iniziativa della presidenza della Mauritania nell'Unione Africana. Nel 2017 è stata lanciata la Forza Congiunta g5 Sahel. Sempre nel 2017 è stata lanciata un'Alleanza per il G5 Sahel con 12 donatori (tra cui l'UE e l'Italia) per promuover lo sviluppo dell'aerea.
La scheda n. 22 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione civile dell'UE denominata EUCAP Sahel Mali.
L’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Mali con 16 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione relativamente al 2021 è pari a euro 641.598
Quanto alla missione EUCAP Sahel Mali, questa è stata istituita in data 15 aprile 2014, dalla decisione 2014/219/PESC del Consiglio UE, da ultimo prorogata fino al 14 gennaio 2023 dalla decisione PESC 2014/219: si tratta di una missione civile a sostegno delle forze di sicurezza interna (FSI) maliane -ovvero polizia, gendarmeria e guardia nazionale. L’obiettivo della missione è contribuire al ripristino e al mantenimento dell’ordine costituzionale e democratico nonché delle condizioni per una pace duratura in Mali, anche attraverso una efficace ristrutturazione amministrativa che accresca l’efficienza e il prestigio dello Stato; assistere e consigliare le Forze di Sicurezza interna (FSI) nell'attuazione della riforma della sicurezza stabilita dal nuovo governo, nonché contribuire a migliorare l'interoperabilità e il coordinamento tra le forze di sicurezza interna dei paesi del G5 del Sahel (v. infra, scheda 25) e le FSI. Nella revisione del mandato, il focus si è spostato sulle FSI anche in un'ottica di contrasto al terrorismo e di contenimento dell'immigrazione illegale.
Fatto salvo il suo mandato principale in Mali, l'EUCAP Sahel Mali partecipa alla regionalizzazione dell'azione PSDC nel Sahel contribuendo a migliorare l'interoperabilità e il coordinamento tra le forze di sicurezza interna dei paesi del G5 Sahel, sostenendo la cooperazione transfrontaliera e le strutture di cooperazione regionale nonché contribuendo a migliorare le capacità nazionali dei paesi del G5 Sahel. L'EUCAP Sahel Mali può svolgere tali attività nei paesi del G5 Sahel.
A tal fine, l'EUCAP Sahel Mali fornisce formazione, consulenza e altro sostegno specifico ai paesi del G5 Sahel, nei limiti dei propri mezzi e delle proprie capacità, su richiesta del paese interessato e tenuto conto della situazione della sicurezza.
La scheda n. 23 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione civile dell'UE denominata EUCAP Sahel Niger.
L’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Niger con 14 unità di personale militare (erano 2 nel 2019).
Il fabbisogno finanziario della missione riferito al 2021 è stimato in euro 474.119.
L'EUCAP Sahel Niger (European Union Capacity Building in Sahel) è una missione civile dell'UE istituita con la Decisione del Consiglio 2012/392/CFSP del 16 luglio 2012), modificata e prorogata da ultimo fino al 30 settembre 2022 dalla decisione PESC/2020/1254 del Consiglio dell’UE. Ha il con il compito di sostenere le autorità nigerine nello sviluppo di autonome capacità di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo nel SAHEL. L'EUCAP Sahel Niger mira altresì a contribuire allo sviluppo di un approccio integrato, pluridisciplinare, coerente, sostenibile e basato sui diritti umani, tra i vari operatori della sicurezza nigerini nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata; assiste inoltre le autorità centrali e locali e le forze di sicurezza nigerine nell'elaborazione di politiche, tecniche e procedure per meglio controllare e contrastare la migrazione irregolare; al fine del miglioramento del controllo del territorio del Niger, opera in coordinamento con le forze armate nigerine.
La scheda n. 24 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin), il cui obiettivo è focalizzato sull'incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell'ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell'area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel (su cui v. infra, scheda n. 25). La missione è intesa, altresì, a fornire supporto alle attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio e a supportare la componente aerea della Repubblica del Niger. La missione ha anche lo scopo di garantire la raccolta informativa in merito al traffico degli esseri umani e concorrere alle attività di sorveglianza delle frontiere, nonché di addestrare le Forze Speciali nell'area di Agadez.
La base giuridica della missione è da riferire alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2359 e 2391 del 2017, nonché all'accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma in data 26 settembre 2017, ratificato dalla legge 29 luglio 2019, n. 80 e dalla richiesta delle Autorità nigerine con nota 3436/MDN/SG in data 1° novembre 2017, di sostegno per il rafforzamento delle capacità militari nigerine, in particolare nei settori della sorveglianza delle frontiere, dello sviluppo della componente aerea e della formazione ed equipaggiamento delle Forze locali impegnate nella lotta al terrorismo, alla migrazione illegale e al contrabbando;
Per quanto concerne i termini della partecipazione italiana alla missione è previsto un impiego di personale massimo di 295 unità, oltre all'impiego di 6 mezzi aerei (convenzionali e a pilotaggio remoto) e 100 mezzi terrestri (erano 160 nel 2020). Il fabbisogno finanziario della missione riferito al 2021 è stimato in euro 44.510.398 di cui euro 10.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Il contingente nazionale comprende:
· team per ricognizione e comando e controllo;
· team di addestratori da impiegare presso il Defense College in Mauritania;
· team sanitario;
· personale del Genio per lavori infrastrutturali;
· squadra rilevazione minacce CBRN;
· Unità di force protection; unità per raccolta informativa;
· sorveglianza e ricognizione a supporto delle operazioni;
· una componente aerea con connessa cellula di supporto a terra.
La scheda n. 25 autorizza la proroga della partecipazione per il 2021 di personale militare alla forza multinazionale interforze intesa a contrastare la minaccia terroristica nel Sahel, denominata Task force TAKUBA.
L'Italia partecipa alla Task force TAKUBA con un contributo di 250 unità (a fronte delle 200 autorizzate nel 2020) di personale militare, 44 mezzi terrestri (a fronte dei 20 del 2020) e 8 mezzi aerei. Il fabbisogno complessivo per il 2021 è pari a euro 48.928.885, di cui euro 10.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022.
La Relazione analitica fa presente che "gli assetti nazionali, integrati all’occorrenza da unità delle forze speciali", potranno essere eventualmente impiegati a supporto delle attività delle altre missioni nell'area del Sahel cui già l'Italia (bilaterali, ONU, UE).
Si ricorda che l'Italia è impegnata nel Sahel con la missione bilaterale in Niger, partecipa alla missione dell'ONU MINUSMA, nonché alle missioni dell'UE EUTM Mali, EUCAP Sahel Mali e EUCAP Sahel Niger. Le attuali condizioni di sicurezza del Sahel destano preoccupazione, poiché da questa regione originano traffici e flussi migratori illegali, violenza diffusa e terrorismo, con un diretto impatto sulla sicurezza del nostro continente.
La forza multinazionale Takuba si inserisce nel nuovo quadro politico, strategico e operativo ribattezzato “Coalizione per il Sahel” che riunisce sotto comando congiunto la forza dell’Opération Barkhane[5] (a guida francese) e la Forza Congiunta del G5 Sahel (FC-G5S) [6], al fine di coordinare meglio la loro azione concentrando gli sforzi militari nelle tre aree di confine (Mali, Burkina Faso e Niger).
La partecipazione italiana alla Task Force TAKUBA, oltre a fornire un contributo al rafforzamento delle capacità di sicurezza nella regione del Sahel, risponde, altresì, all’esigenza di tutela degli interessi nazionali in un’area strategica considerata prioritaria
Il mandato della Task force prevede:
- fornire attività di consulenza, assistenza, addestramento e mentorship a supporto delle forze armate e delle forze speciali locali;
- provvedere alla consulenza, nell’ambito del processo di potenziamento della componente terrestre e di forze speciali locali, funzionale al mantenimento di un adeguato livello di sicurezza e di contrasto al terrorismo;
- supportare le forze armate e le forze speciali locali nel potenziamento delle capacità di contrasto alle minacce per la sicurezza derivanti da fenomeni di natura terroristica transnazionale e/o criminale;
- fornire gli enabler per la condotta di operazioni di contrasto al terrorismo, in particolare, mezzi elicotteristici e personale per l’evacuazione medica.
Si ricorda che l'iniziativa del G5 Sahel - che coinvolge Mauritania, Niger, Ciad, Burkina Faso e Mali - rappresenta un quadro di cooperazione intergovernativa nata nel febbraio 2014 per iniziativa della presidenza della Mauritania nell'Unione Africana. Nel 2017 è stata lanciata la Cross-border Joint Force o Force Conjointe (FC-G5S). Sempre nel 2017 è stata lanciata un'Alleanza per il G5 Sahel con 12 donatori (tra cui l'UE e l'Italia) per promuover lo sviluppo dell'aerea.
Il ruolo svolto dal G5 Sahel nel contrasto al terrorismo nella regione è stato riconosciuto da due Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU del 2017. In particolare, la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2359 (2017), nel riconoscere la determinazione e la titolarità dei Governi del G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) per affrontare l'impatto del terrorismo e delle attività transnazionali della criminalità organizzata, anche attraverso lo svolgimento di operazioni antiterroristiche militari congiunte transfrontaliere, accoglie con favore il dispiegamento della Force conjointe du G5 Sahel (FC-G5S) nei territori dei paesi contribuenti, autorizzato dal Consiglio di pace e sicurezza dell'Unione africana, al fine di ripristinare la pace e la sicurezza nella regione del Sahel.
La successiva Risoluzione n. 2391 (2017) sottolinea la responsabilità primaria degli Stati del G5 Sahel di affrontare la minaccia transnazionale rappresentata dal terrorismo e dalla criminalità organizzata (compreso il traffico di persone, armi, droghe e risorse naturali e il traffico di migranti) nella regione del Sahel, nonché l'importanza per la comunità internazionale di sostenere i paesi africani unendo i loro sforzi a livello regionale o subregionale al fine di ripristinare la pace e la sicurezza; accoglie con favore l'istituzione della Force conjointe du G5 Sahel (FC-G5S), che conduce operazioni antiterrorismo militari transnazionali congiunte, e gli sforzi delle Forze francesi per sostenere tali operazioni; elogia il contributo dei partner bilaterali e multilaterali al rafforzamento delle capacità di sicurezza nella regione del Sahel, in particolare il ruolo delle missioni dell'Unione europea (EUTM Mali, EUCAP Sahel Mali, EUCAP Sahel Niger) nel fornire formazione e consulenza strategica alle forze di sicurezza nazionali nella regione del Sahel.
Da ultimo, la Risoluzione n. 2531 (2020) accoglie favorevolmente il vertice di Pau e la istituzione della Coalizione per il Sahel, accogliendo altresì l'istituzione della Task Force Takuba.
Infine, la Risoluzione 2054 (2021) accoglie i risultati del vertice G5 di Ndjamena del febbraio 2021 e i suoi impegni per far progredire la Colaizione per il Sahel e la Task Force Takuba.
La creazione della Forza multinazionale TAKUBA è stata annunciata dalla Francia nel 2019 e confermata dal Vertice G5Sahel di Pau (Francia-Nuova Aquitania) del 13 gennaio 2020, convocato dal Presidente francese, e a cui hanno partecipato i Presidenti del G5 Sahel (Ciad, Burkina Faso, Mali, Mauritania e Niger), il Segretario generale delle Nazioni Unite, il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, il Presidente del Consiglio europeo. In tale occasione il Presidente francese Macron ha annunciato l'intenzione di cambiare metodo per conseguire l'obiettivo militare della sconfitta del terrorismo nella zona delle tre frontiere tra Mali, Burkina Faso e Niger (individuando l'obiettivo principale da sconfiggere nello stato Islamico nel Grande Sahara) e dunque la necessità di creare una Coalizione internazionale, che riunifichi il comando dell'Operazione Barkhane e della Forza congiunta G5 Sahel, aperta alla partecipazione di partner internazionali. Ha ringraziato i partner europei che hanno dato la loro disponibilità a contribuire con forze speciali.
A sostegno della base giuridica della missione vengono ricordate le seguenti richieste degli Stati del Sahel:
- richiesta delle Autorità nigerine, con nota 3436/MDN/SG in data 1° novembre 2017, di sostegno per il rafforzamento delle capacità militari nigerine, in particolare nei settori della sorveglianza delle frontiere, dello sviluppo della componente aerea e della formazione ed equipaggiamento delle Forze locali impegnate nella lotta al terrorismo, alla migrazione illegale e al contrabbando;
- richiesta del Presidente della Repubblica del Mali al Presidente della Repubblica italiana, con nota n. 000481PRM del 27 novembre 2019, per la partecipazione dell’Italia alla Task Force TAKUBA;
- richiesta del Presidente della Repubblica del Niger al Presidente del Consiglio dei Ministri italiano con nota n. 000040/PRN/CAB del 28 febbraio 2020.
Come base giuridica vengono ricordati altresì i seguenti accordi bilaterali di cooperazione con Stati del Sahel:
- accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017 e ratificato dalla legge 29 luglio 2019, n. 80;
- accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica del Burkina Faso, fatto a Roma il 1° luglio 2019 ratificato dalla Legge n. 72/21 del 29 aprile 2021.
Per quanto riguarda la composizione della Forza multinazionale Takuba e il comando della stessa, da un comunicato congiunto dei partecipanti alla Conferenza ministeriale di lancio, pubblicato sul sito del Ministero della Difesa francese, del 27 marzo 2020 si apprendono i seguenti dettagli:
· LA Task force TAKUBA sarà posta sotto il comando dell'Operazione Barkhane e opererà nella regione del Liptako Gourma.
· Sarà principalmente composta da forze speciali europee sostenute da mezzi essenziali che forniscano un alto livello di autonomia.
· Avrà il compito di consigliare, assistere e accompagnare le Forze Armate maliane, agendo in coordinamento con i partner del G5 Sahel, della MINUSMA e delle missioni dell'UE EUTM Mali, EUCAP Mali, EUCAP Niger).
· Contributi sono stati annunciati da Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Paesi Bassi e Portogallo, così come il contributo proposto dalla Svezia (previa approvazione parlamentare); i partecipanti hanno chiesto ulteriori contributi europei a questo sforzo comune per la sicurezza.
· La Takuba dovrebbe raggiungere la capacità operativa iniziale nell'estate 2020 e la piena capacità operativa all'inizio del 2021.
· La Coalizione per il Sahel fornirà il nuovo quadro politico, strategico e operativo per il Sahel e sarà imperniata su 4 pilastri: la lotta contro il terrorismo; il rafforzamento delle capacità militari degli Stati della regione; il sostegno al ritorno dello Stato e delle amministrazioni sul territorio; infine l'aiuto allo sviluppo. Barkhane svolgerà la sua parte in particolare nell'ambito del pilastro 1, della lotta contro i gruppi terroristi.
La scheda n. 26 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione personale militare alla missione denominata United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO).
Istituita con la risoluzione UNSCR 690 (1991), in conformità alla “proposta di accordo”, accettata dal Marocco e dal Frente popular para la liberación de Saguia el-Hamra y de Rìo de Oro (Fronte POLISARIO), per il periodo transitorio di preparazione al referendum per la scelta da parte della popolazione del Sahara occidentale tra indipendenza e integrazione con il Marocco.
Il mandato di MINURSO prevede i seguenti compiti:
· controllare il cessate il fuoco;
· verificare la riduzione delle truppe marocchine nel territorio;
· monitorare il confinamento delle truppe marocchine e del Fronte POLISARIO nei luoghi designati;
· adottare misure con le parti per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri politici sahrawi o detenuti;
· sovrintendere allo scambio di prigionieri di guerra;
· attuare il programma di rimpatrio dei rifugiati;
· identificare e registrare gli elettori qualificati;
· organizzare e garantire un referendum libero ed equo e proclamare i risultati.
Ad oggi il referendum non ha ancora avuto luogo, ma continuano a essere svolte da parte di MINURSO le attività di monitoraggio sulla cessazione delle ostilità, di riduzione della minaccia costituita da mine e ordigni inesplosi e di sostegno alla pacificazione.
La risoluzione UNSCR 2494(2019) da ultimo prorogata fino al 31 ottobre 2021 dalla Risoluzione UNSCR 2548 (2020), ha ribadito l'impegno delle Nazioni Unite di assistere le parti per il raggiungimento di una soluzione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile, per l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale nel contesto di accordi coerenti con i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite.
L’Italia, dopo avere già partecipato alla missione dal 1991 al 2014, ha ripreso a partecipare nell'ultimo trimestre del 2018 alla missione MINURSO e continua a partecipare con 2 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è pari a euro 333.111.
La scheda n. 27 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione Multinational Force and Observers in Egitto (MFO).
La MFO è un’operazione multinazionale che svolge attività di peacekeeping nella penisola del Sinai. Essa trae origine dall’Annesso I al Trattato di Pace del 1979 tra Egitto ed Israele, nel quale le parti richiedono alle Nazioni Unite di fornire una forza ed osservatori per sovrintendere all’applicazione del Trattato. Una volta divenuta chiara l’impossibilità di ottenere l’approvazione del Consiglio di Sicurezza allo spiegamento di una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite, le parti hanno negoziato nel 1981 un Protocollo aggiuntivo che crea la MFO come “un’alternativa” (“as an alternative”) alla prevista forza delle Nazioni Unite.
La MFO vede attualmente impiegate circa 1.160 unità di personale appartenente ai seguenti Paesi: Australia, Canada, Colombia, Repubblica Ceca, Repubblica delle Isole Fiji, Francia, Giappone, Nuova Zelanda, Norvegia, Regno Unito, USA, Uruguay.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Alla MFO sono assegnati quattro compiti:
1) pattugliamento e controllo della zona di confine tra Egitto ed Israele;
2) verifica periodica dell’implementazione delle disposizioni dall’Allegato I al Trattato di Pace, da effettuare non meno di due volte al mese, ove non diversamente concordato tra le parti;
3) su richiesta di una delle due parti, effettuare verifiche entro 48 ore dalla ricezione;
4) assicurare la libertà di navigazione attraverso lo Stretto di Tiran.
L’Italia partecipa alla missione MFO con un numero massimo di 78 unità di personale militare. È previsto l'impiego di mezzi navali nella misura di 3 unità.
Il fabbisogno finanziario della missione riferito al 2021 è stimato in euro 6.700.684.
La scheda n. 28 concerne la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione denominata European Union Training Mission Repubblica Centrafricana (EUTM RCA), missione militare di formazione in ambito PSDC, al fine di contribuire alla riforma del settore della difesa, nell'ambito del processo di riforma del settore della sicurezza nella Repubblica Centrafricana. Fornisce consulenza e istruzione alle Forze armate centrafricane (FACA).
Istituita dalla decisione (PESC) 2016/610 del Consiglio dell’Unione europea del 19 aprile 2016, modificata e in ultimo prorogata fino al 19 settembre 2022, dalla decisione (PESC) 2020/1133 del Consiglio dell’Unione Europea.
L’Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione relativamente al 2021 è pari a 304.301 euro.
La scheda n. 29 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione UE antipirateria denominata EUNAVFOR Atalanta al largo della Somalia.
È autorizzata la partecipazione massima alla missione di 388 unità di personale militare e l'impiego di due mezzi navali e quattro mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è stimato in euro 26.556.699 di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
In relazione alla missione in esame il Governo, nella parte relativa alla relazione sulle missioni autorizzate nel 2019, fa presente che ad oggi, la pirateria nel Corno d'Africa non è stata ancora sradicata e presenta segnali di ripresa e di potenziale recrudescenza. Vengono menzionati due tentativi di sequestro di navi mercantili a fine 2017; due atti riconducibili alla pirateria sono avvenuti nel 2018 a largo di Mogadiscio. Nel 2019 non si sono registrati atti di pirateria.
La missione EUNAVFOR Atalanta di cui all’azione comune 2008/851/PESC del Consiglio del 10 novembre 2008, come da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2022, dalla decisione PESC 2020/2188 del Consiglio dell’Unione europea del 22 dicembre 2020, è stata istituita allo scopo di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina a mano armata in Somalia. L’operazione militare - condotta a sostegno delle risoluzioni 1814 (2008), 1816 (2008), 1838 (2008), 1846 (2008) e 1851(2008), 2125 (2013), 2184(2014) e 2246(2015) 2316 (2016, 2383 (2017) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamate, da ultimo, dalla UNSCR 2551 (2020) – ha il compito di svolgere attività di prevenzione e contrasto degli atti di pirateria ed è condotta in modo conforme all’azione autorizzata in caso di pirateria, in applicazione degli articoli 100 e seguenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare firmata a Montego Bay, al fine di contribuire:
a) alla protezione delle navi del Programma alimentare mondiale (PAM) che inoltrano aiuti umanitari alle popolazioni sfollate della Somalia e delle navi mercantili che navigano nelle zone in cui essa è spiegata;
b) alla sorveglianza delle zone al largo della Somalia, comprese le acque territoriali giudicate rischiose per le attività marittime e di pesca;
c) all’uso della forza per la dissuasione, la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria;
d) alla possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata e la possibilità di sequestrare le navi di pirati o di rapinatori, le navi catturate a seguito di pirateria o rapina nonché di requisire i beni che si trovano a bordo di tali navi;
e) sostenere le missioni dell'UE e le organizzazioni internazionali che operano per rafforzare la sicurezza e la capacità marittima nella regione.
La zona delle operazioni si estende tra il Golfo di Aden, il mare Arabico, il bacino somalo e l'Oceano indiano. Tale area è stata estesa dalla decisione PESC 2012/174 del Consiglio UE nel senso di consentire, in presenza di determinata condizioni, azioni anche a terra (limitatamente a una definita fascia costiera).
La scheda n. 30 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC della UE di addestramento in Somalia denominata EUTM Somalia.
L’Italia partecipa alla missione EUTM Somalia con 154 unità di personale militare (erano 148 nel 2020). Si prevede l'impiego di 33 mezzi terrestri (erano 20 nel 2020).
Il fabbisogno finanziario della missione riferito al 2021 è pari a euro 12.756.754 di cui euro 2.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
La missione EUTM Somalia (European Unione Training mission Somalia), di cui alla decisione 2010/96/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 15 febbraio 2010, modificata e prorogata, da ultimo, fino al 31 dicembre 2022, dalla decisione (PESC) 2020/2032 del Consiglio del dell’Unione europea, è volta a contribuire al rafforzamento del governo federale di transizione somalo (GFT), affinché diventi un governo funzionante al servizio dei cittadini somali. In particolare, la missione si prefigge l'obiettivo di contribuire a una prospettiva globale e sostenibile per lo sviluppo del settore della sicurezza in Somalia, rafforzando le forze di sicurezza somale (SNAF) grazie all'offerta di una formazione militare specifica, comprendente un'adeguata formazione modulare e specialistica per ufficiali e sottufficiali, e al sostegno alla formazione fornita dall'Uganda, destinata a duemila reclute somale addestrate fino al livello di plotone incluso. A partire dal 2013 il mandato si è ampliato per ricomprendere attività di consulenza strategica e mentoring. L'accento si sposta sempre più sulla componente di advisory. La missione opera in stretta cooperazione e in coordinamento con le Nazioni Unite e con la missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM) e gli USA.
A partire dal 2019 la missione contribuisce in particolare allo sviluppo delle capacità di formazione proprie dell'Esercito nazionale somalo in vista del trasferimento delle attività di formazione per le unità tattiche una volta soddisfatte le necessarie condizioni.
Le attività di formazione, advisory, mentoring si svolgono essenzialmente a Mogadiscio dove è stato trasferito anche il Quartier generale, in precedenza in Uganda. Una cellula di sostegno del comando della forza della missione è situato a Bruxelles.
La scheda n. 31 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC dell'UE di capacity building in Somalia denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor).
Si tratta di una missione civile rafforzata con la presenza di personale militare.
L’Italia partecipa alla missione EUCAP Somalia con 15 unità di personale militare. La consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 15 unità, al fine di consentire lo schieramento di uno Specialized Team (12 unità) per attività di mentoring in favore delle Somali Police Forces e di n. 1 unità per compiti di collegamento con la Missione nazionale bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (su cui v. infra, scheda 32).
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è pari a euro 413.342.
La missione EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor, European Union regional maritime Capacity Building), di cui alla decisione 2012/389/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 16 luglio 2012, da ultimo prorogata fino al 31 dicembre 2022, dalla decisione (PESC) 2020/2031 del Consiglio dell’Unione europea, ha l'obiettivo di assistere lo sviluppo in Somalia- inizialmente nel Corno d'Africa e negli Stati dell'Oceano Indiano occidentale - di una capacità autosufficiente per il costante rafforzamento della loro sicurezza marittima, compresa la lotta alla pirateria, e della governance marittima; fornisce consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marittima e l'applicazione in sede giudiziaria. Si tratta di una missione PSDC concepita come complementare alle missioni EUNAVFOR Atalanta e alla EUTM Somalia.
L'EUCAP Nestor aveva la focalizzazione geografica iniziale su Gibuti, Kenya, Seychelles e Somalia ed è era dispiegata in Tanzania, su invito delle relative autorità. Ai fini del raggiungimento dell'obiettivo l'EUCAP Nestor svolgeva i seguenti compiti: aiutare le autorità nella regione a conseguire l'efficiente organizzazione delle agenzie per la sicurezza marittima che svolgono la funzione di guardia costiera; fornire corsi di formazione e competenze di formazione per rafforzare le capacità marittime degli Stati nella regione, inizialmente Gibuti, in Kenya e Seychelles, al fine di conseguire l'autosufficienza in materia di formazione; aiutare la Somalia a sviluppare una propria capacità di polizia costiera di terra sostenuta da un quadro giuridico e normativo completo; individuare le principali carenze di capacità delle attrezzature e fornire assistenza nell'affrontarle; fornire assistenza nel rafforzare la legislazione nazionale e lo stato di diritto tramite un programma di consulenza giuridica a livello regionale e consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marina e della legislazione nazionale connessa; promuovere la cooperazione regionale fra le autorità nazionali preposte alla sicurezza marina; rafforzare il coordinamento regionale nel settore dello sviluppo delle capacità marittime; fornire consulenza strategica tramite l'assegnazione di esperti a amministrazioni chiave; attuare i progetti della missione e coordinare le donazioni; elaborare e attuare una strategia di informazione e comunicazione a livello regionale.
La scheda n. 32 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane e di funzionari yemeniti nella Repubblica di Gibuti e in Somalia.
La missione ha l'obiettivo di fornire un contributo alle autorità somale e gibutiane e yemenite principalmente nel settore della sicurezza e del controllo del territorio, ma anche in materia di tutela del patrimonio culturale, con lo scopo di promuovere un approccio sistemico nel Corno d’Africa nel più ampio quadro di iniziative di capacity building e stabilizzazione della Somalia e del consolidamento della Repubblica di Gibuti.
La scheda fa riferimento ad un percorso formativo articolato su 12 settimane, comprendente moduli addestrativi per la formazione di base degli ufficiali, per le forze speciali, per l'organizzazione mobile delle Forze di polizia, ecc.
L’Italia partecipa alla missione bilaterale a Gibuti e in Somalia con 63 unità (nel 2020 erano 53 e si prevede l'impiego di 4 mezzi terrestri).
Il fabbisogno finanziario della missione relativamente al 2021 è pari a euro 2.392.062.
La scheda n. 33 riguarda la proroga per il 2021 dell'impiego di personale militare presso la base militare nazionale di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe.
Si prevede l'impiego di 147 unità di personale. Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 7 unità.
La consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione era stata incrementata a 147 unità, a seguito della richiesta gibutiana di cooperazione nel campo della difesa, per la creazione di un Centro di eccellenza per la formazione e l’addestramento a favore dei paesi del Corno d’Africa e per la presenza di Ufficiali di Staff presso la sede dell’African Union (AU) ad Addis Abeba.
La base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti è situata in un’area strategica per il consolidamento degli sforzi della Comunità internazionale – in particolare dell’Unione europea anche in riferimento ai riflessi sui Paesi del “Mediterraneo allargato” – intesi a contrastare l’espansione delle attività illegali (pirateria, immigrazione clandestina, traffico di droga) e l’incombente minaccia del terrorismo, attraverso il sostegno allo sviluppo di una capacità autosufficiente da parte degli Stati insistenti nella regione del Corno d’Africa. L’infrastruttura ha una capacità massima di alloggiamento in emergenza operativa di 300 unità ed è in grado di garantire i servizi minimi di life support (force protection, attività amministrativa, manutenzione essenziale ordinaria, ecc.), secondo criteri di sostenibilità, flessibilità e modularità rispondenti ad un favorevole rapporto costo-efficacia. Allo scopo di contenere i costi di mantenimento e di esercizio, per la gestione della base è fatto ricorso, per quanto possibile, allo strumento dell’outsourcing presso ditte locali per la fornitura dei servizi essenziali di base (ad es. vitto, billeting, manutenzione ordinaria, ecc.), nonché a sistemi in grado di ridurre al minimo indispensabile l’impiego delle risorse umane (quali ad es. sistemi di difesa passiva, videosorveglianza a circuito chiuso, ecc.).
E’ previsto inoltre lo schieramento di Ufficiali di Staff sia presso la sede dell’African Union (AU) ad Addis Abeba, sia di collegamento in Gibuti, per facilitare le attività propedeutiche allo schieramento della missione bilaterale di addestramento delle Forze di Polizia somale e gibutiane, sviluppare e consolidare i rapporti di cooperazione con le predette Forze di Polizia nonché con altri organismi e missioni cointeressati alle attività addestrative in favore della Polizia somala, tra cui EUCAP Somalia, UNSOM, EUDEL.
Eventuali team saranno impiegati per attività di ricognizione nell’area geografica di intervento al fine di esplorare la possibilità di dare inizio ad attività di formazione, addestramento ed assistenza a favore delle aree/paesi di interesse strategico.
A seguito di specifica richiesta delle autorità gibutiane e se le condizioni di sicurezza lo consentono, possono altresì essere svolti compiti di assistenza al verificarsi di emergenze di natura umanitaria o ambientale.
Il fabbisogno finanziario della missione relativo al 2021 è pari a euro 10.993.755 di cui euro 2.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
L'obiettivo che si vuole raggiungere è quello di assicurare supporto logistico alla partecipazione italiana alle missioni nell'area del Corno d'Africa - attualmente 4: EUNAVFOR Atalanta, EUTM Somalia, EUCAP Somalia, bilaterale di addestramento forze di polizia somale e gibutiane - essendo la base situata in un'area strategica per il consolidamento degli sforzi dell'UE per contrastare le attività illegali e il terrorismo, anche in riferimento ai riflessi sul Mediterraneo allargato.
La base nazionale e gli impegni connessi al suo funzionamento sono disciplinati da due accordi tecnici del 2012 che discendono dall'Accordo bilaterale Italia-Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa del 2002. Le risorse per la realizzazione dell'infrastruttura sono state recate dall'art. 33, comma 5 del D.L. n. 179/2012 (misure urgenti per la crescita del Paese).
Schede 34-40/2021
(Potenziamento dei dispositivi nazionali e della NATO)
Le schede da 34 a 40, allegate alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 (Doc. XXV, n. 4), si riferiscono alla proroga, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare e dell’impiego di mezzi, ai fini del potenziamento di dispositivi NATO.
In particolare, la scheda n. 34 riguarda la proroga per il 2021 del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale, (cosiddetta “Operazione Mare Sicuro”), comprensivo del supporto alla Marina libica richiesto dal Consiglio presidenziale - Governo di accordo nazionale libico (GNA).
L'Operazione italiana Mare Sicuro, autorizzata per la prima volta dal D.L. n. 7/2015 (contrasto al terrorismo e proroga missioni) prevedeva un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo, tramite l'impiego di “ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aeromobili ad ala fissa e rotante, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica” in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, “tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste”. Tali attività venivano integrate nell'Operazione Mare Sicuro, così denominata anche per analogia semantica con quanto avveniva sul territorio nazionale (Strade Sicure).
Obiettivi dell'operazione sono: corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e assicurare la tutela degli interessi nazionali, incrementando adeguatamente gli assetti dell'ordinario dispositivo aeronavale di sorveglianza con l'impiego di ulteriori unità navali, con componente elicotteristica e aeromobili anche a pilotaggio remoto (APR) e gli eventuali ulteriori assetti di sorveglianza elettronica. In particolare l'operazione è mirata allo svolgimento delle seguenti attività:
· sorveglianza e protezione delle piattaforme ENI nell'offshore libico
· protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (SAR)
· protezione del traffico mercantile nazionale nell'area
· deterrenza e contrasto dei traffici illeciti
· raccolta di informazioni sulle attività di gruppi di matrice terroristica nonché sull' organizzazione dei traffici illeciti e dei punti di partenza delle imbarcazioni.
A partire dal 1° agosto 2017[7] la missione ha fornito supporto alle forze di sicurezza per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale e integrato da capacità ISR, ovvero di acquisizione di informazioni operative (Intelligence), di sorveglianza (Surveillance) e ricognizione degli obiettivi (Reconnaissance).
Nello specifico, la missione ha assunto i seguenti ulteriori compiti:
· attività di collegamento e consulenza a favore della Marina libica
· collaborazione per la costituzione di un Centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte.
Per il 2021 si prevedono ulteriori compiti connessi con la missione in supporto alla Marina libica, intesa a fornire sostegno alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, quali attività di collegamento e consulenza a favore della Marina libica impegnata nel contrasto del fenomeno in parola.
Possono, inoltre, essere svolte attività per il ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali al supporto per il contrasto dell'immigrazione illegale.
Per il 2021, a seguito della evoluzione della crisi libica, si rende necessario potenziare il dispositivo aeronavale, al fine di contribuire ad arginare il fenomeno dei traffici illeciti e rafforzare le capacità di controllo da parte delle autorità libiche, con assetti con compiti di presenza, sorveglianza, sicurezza marittima, raccolta informativa e supporto alle autorità libiche.
L’Italia partecipa al complesso delle operazioni indicate nella scheda n. 34 con 754 unità di personale militare, con l'impiego di 6 mezzi navali (di cui uno dedicato all’assistenza tecnica della marina/guardia costiera libica) e di 8 mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, è stimato in euro 95.998.399 (di cui 25 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2022).
La scheda n. 35 riguarda la proroga dell’impiego del dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea, per fronteggiare le esigenze di prevenzione e contrasto della pirateria e delle rapine a mano armata in mare; ha l’obiettivo di assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali nell’area, con particolare riferimento alle acque prospicienti la Nigeria.
Il dispositivo nazionale nel Golfo di Guinea prevede l'impiego di 394 unità di personale militare, 2 mezzi navali e 4 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, è pari euro 23.306.130, di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
In particolare, è previsto lo svolgimento dei seguenti compiti:
· proteggere gli asset estrattivi di ENI[8], operando in acque internazionali;
· supportare il naviglio mercantile nazionale in transito nell’area;
· contribuire alla maritime situational awareness;
· rafforzare la cooperazione, il coordinamento e l’interoperabilità con la Nigeria e gli altri Stati rivieraschi;
· garantire una presenza e sorveglianza navale non continuativa, con compiti di Naval Diplomacy.
Il Golfo di Guinea, le cui acque si estendono per migliaia di chilometri dall’Angola al Senegal e su cui si affacciano due dei maggiori produttori di petrolio dell’Africa subsahariana, la Nigeria e l’Angola, è da alcuni anni il punto focale della pirateria africana, che ha drasticamente aumentato i suoi attacchi. Nel 2019 il numero di marinai presi in ostaggio al largo delle coste dell’Africa occidentale è aumentato di più del 50%. Il Golfo di Guinea è considerato il più pericoloso per numero di attacchi e atti di pirateria alle imbarcazioni e agli equipaggi in transito. I membri degli equipaggi presi in ostaggio durante l’attraversamento del Golfo sono saliti da n. 78, nel 2018, a n. 121 nel 2019, una cifra che rappresenta più del 90% dei sequestri registrati in mare in tutto il mondo. Secondo i dati relativi al 2020 resi noti dal “Rapporto annuale sulla pirateria”, pubblicato il 13 gennaio 2021 dall’Ufficio marittimo internazionale (International Maritime Bureau, IMB), su 195 episodi di pirateria, tra abbordaggi e rapine a mano armata, contro le navi merci in navigazione nel mondo (33 attacchi in più rispetto ai 162 del 2019), il 95 per cento sono avvenuti nel Golfo di Guinea. Ciò ha seriamente compromesso il traffico commerciale internazionale ed inflitto pesanti costi economici alla regione.
Per tale motivo, nell’area sono presenti diverse iniziative di Paesi occidentali, tra cui:
· Francia, che dal 1990 conduce la missione anti-pirateria “Corymbe” con lo schieramento permanente di una unità navale nell’area;
· USA, tramite il comando di AFRICOM, che fornisce assistenza diretta con attività di formazione e mentoring alle forze navali locali;
· Spagna e Portogallo, che garantiscono una presenza navale non continuativa (6/8 mesi l’anno) con compiti di Naval Diplomacy.
In tale contesto, l’impiego di un dispositivo nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea è inteso a tutelare gli interessi strategici nazionali nell’area (Naval Diplomacy), supportando il naviglio mercantile nazionale in transito, contribuendo alla maritime situational awareness, nonché rafforzando la cooperazione, il coordinamento e l’interoperabilità con la Nigeria e gli altri Stati rivieraschi.
La base giuridica del dispiegamento del dispositivo internazionale è rinvenuta nella Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 2039 (2012), nelle parti in cui esprime profonda preoccupazione per la minaccia che la pirateria e le rapine a mano armata in mare nel Golfo di Guinea rappresentano per la navigazione internazionale, la sicurezza e lo sviluppo economico degli Stati della regione, e riconosce l'urgente necessità di elaborare e adottare efficaci e pratiche misure per contrastarle; nonché nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay del 1982, ratificata dall’Italia con la legge 2 dicembre 1994, n. 689, che stabilisce il quadro giuridico applicabile alla lotta contro la pirateria e la rapina a mano armata in mare, in particolare gli articoli 100, 101 e 105. Vengono altresì richiamati i seguenti documenti europei: la European Union Maritime Security Strategy (EUMSS), integrata con il piano d’azione adottato dal Consiglio dell’Unione europea nel 2014 e rivisto nel 2018; la strategia dell'UE per il Golfo di Guinea (Gulf of Guinea Action Plan 2015-2020) adottata dal Consiglio dell’Unione europea il 16 marzo 2015.
La scheda n. 36 riguarda la proroga, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
L’Italia partecipa al dispositivo con 2 mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione è di euro 2.392.058.
Il potenziamento del dispositivo NATO mira a rafforzare l'attività di sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell’Alleanza mediante l'impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune della NATO.
Esso rientra nelle Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO in risposta al mutato contesto di sicurezza ai suoi confini e che consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli alleati nell'Europa centrale e orientale, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
Il potenziamento del dispositivo risponde, inoltre, all’esigenza di implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia (c.d. Tailored Assurance Measures for Turkey, decisione del Consiglio Atlantico del 2015), nonché di sostenere la Coalizione internazionale anti Daesh (Support to the counter ISIL coalition, decisione del 2016) sulla base della richiesta e rimanendo all'interno dello spazio aereo alleato.
L'Italia supporta l'attività garantendo la capacità di Air to Air Refueling (rifornimento in volo) tramite un velivolo KC-767 e fornendo un ulteriore assetto aereo (CAEW) per incrementare le capacità di sorveglianza dello spazio aereo nell’area sud-orientale.
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La partecipazione italiana ha avuto inizio il 1° giugno 2016 in forza dell’autorizzazione, per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2016, contenuta dall’articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016; la relazione illustrativa specificava che a seguito della crisi in Ucraina e nell’area mediorientale, la NATO ha incrementato l’attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale e dell’area sud-orientale dell’Alleanza mediante l’impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell’Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è necessario il contributo degli Stati membri in quanto l’Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune.
La scheda n. 37 riguarda la proroga, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza.
L’Italia partecipa al dispositivo con 235 unità di personale militare, 2 mezzi navali (cui si aggiunge una unità navale a domanda che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali), 1 mezzo aereo.
Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 17.160.290, di cui euro 5.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022.
Le misure adottate dalla NATO in proposito sono intese a colmare i “critical shortfalls” in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell’Alleanza. Le SNFs sono composte da due gruppi di reazione rapida: le Standing NATO Maritime Group (SNMG), composte dal SNMGI e dal SNMG2, e le Standing NATO MineCountermeasures Group (SNMCMG), anch’esse composte dai gruppi SNMCMGI e SNMCMG2. All'interno di questi gruppi le navi sono poste sotto comando e controllo della NATO, per un periodo di sei mesi, e costituiscono la componente marittima della NATO Response Force (NRF).
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Per il 2021 è previsto l’impiego di assetti nazionali con funzione di Comando. È prevista, altresì, ad invarianza di contributo, attività di presenza e sorveglianza navale nelle aree di interesse strategico nazionale.
La scheda n. 38 riguarda la proroga della partecipazione, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO in Lettonia (enhanced Forward Presence).
Il contributo nazionale, inserito nell'ambito del Battlegroup a framework canadese, consta di 238 unità di personale militare (con un incremento di 38 unità rispetto al 2020) e di 135 mezzi terrestri (con un incremento di 78 mezzi rispetto al 2020).
Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 27.617.257, di cui euro 7.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022.
L'operazione avviene in esecuzione del Trattato NATO, nonché della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391), in continuità con il Readiness Action Plan[9] adottato dal Vertice del Galles del 2014. La decisione del Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio 2016 (di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché di rafforzare il comando NATO in Romania), irrobustisce la capacità di deterrenza e difesa sul fronte orientale.
La Enhanced Forward Presence è costituita dallo schieramento di quattro Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation (Canada in Lettonia, Germania in Lituania, Regno Unito in Estonia e USA in Polonia) complementari alle forze dei Paesi ospitanti. I Battlegroup sono sotto il comando della NATO, attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia.
Il contributo nazionale è inserito nell’ambito del Battlegroup a framework canadese e prevede l’immissione di una componente logistica.
Sarà, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere delle attività per incrementare/implementare l’interoperabilità con gli assetti aerei nazionali impegnati nelle attività di air policing nell’area.
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda n. 39/2021 riguarda la partecipazione per il 2021 di personale militare alla Implementation of the Enhancement of the Framework for the South, iniziativa NATO di proiezione di stabilità nelle regioni lungo il Fianco Sud dell’Alleanza.
Il dispositivo nazionale consiste di 7 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, è pari a euro 438.482.
In particolare, l'iniziativa prevede che la NATO conduca, a favore dei Paesi partner situati lungo il Fianco Sud dell’Alleanza che ne fanno richiesta:
- attività di formazione, consulenza, tutoraggio[10];
- attività di supporto nello sviluppo e miglioramento di alcune capacità nell’ambito della sicurezza e difesa del territorio (mediante attività di Defence capacity building e Projecting stability).
L’iniziativa ha l’obiettivo di proiettare stabilità nelle regioni suddette, in risposta alle crescenti sfide e minacce alla sicurezza provenienti da tali aree, contribuendo così ai corrispondenti sforzi posti in essere dalla comunità internazionale.
Le attività sono condotte mediante l’invio di Mobile Training Team, nei settori definiti con i Paesi partner richiedenti, su base rotazionale.
Allo stato attuale, hanno richiesto il supporto della NATO per attività di Defence Capacity Building: Algeria, Tunisia Marocco, Mauritania, Emirati Arabi Uniti e Qatar.
Tra le basi giuridiche vengono richiamate oltre alla dichiarazione del Vertice di Varsavia del 2016 (su cui v. infra) anche la dichiarazione del Vertice di Bruxelles 2018 (v. infra); nonché la SACEUR Strategic Directive for the Implementation of the Enhancement of the Framework for the South (20 novembre 2018). In riferimento a quest’ultima, è al vaglio della NATO la proposta italiana di costituzione di un Comando di divisione per il Fianco Sud (Multinational Division South – MND-S), con il compito di coordinare le attività dei Mobile Training Team NATO nell’area geografica di intervento.
In risposta alle crescenti sfide e minacce alla sicurezza provenienti dalle regioni situate lungo il Fianco Sud dell’Alleanza, in esito al Vertice di Varsavia (8-9 luglio 2016), è stata dichiarata l’istituzione di un Quadro per l’adattamento della NATO, che si concentra su una migliore comprensione e consapevolezza della situazione a livello regionale, sulla capacità di anticipare e rispondere alle crisi provenienti dal Sud, sul miglioramento delle capacità per operazioni di spedizione e sul potenziamento della capacità di proiettare stabilità attraverso partenariati regionali e sforzi di sviluppo delle capacità.
Al Vertice di Bruxelles (11-12 luglio 2018), nell’attestare la determinazione a completare quanto necessario per attuare tutte le componenti del Framework for the South, è stato confermato l’impegno della NATO nella cooperazione con partner selezionati che ne richiedano il sostegno, migliorando la capacità dell’Alleanza di fornire attività di formazione, consulenza e tutoraggio. Ciò nella prospettiva di consolidare il contributo della NATO ai corrispondenti sforzi posti in essere dalla comunità internazionale, per proiettare stabilità oltre i propri confini.
Per condurre e coordinare tali attività, è stata prevista l’offerta di forze nazionali da parte degli Stati alleati, a rotazione.
Il vertice di Varsavia 2016 ha segnato un adattamento (adaptation) nella postura, mettendo ancor più sullo stesso piano politicamente il fianco Est ed il fianco Sud della NATO, attraverso un approccio a 360 gradi.
Parte del rafforzato impegno verso il fronte meridionale è la creazione nel 2017 del NATO Strategic Direction South Hub in seno allo Allied Joint Force Command di Napoli che ha raggiunto la piena capacità nel luglio 2018. Conosciuto anche come Hub per il sud, il nuovo polo della NATO si prefigge l’obiettivo di rafforzare la comprensione dell’Alleanza sull’Africa e sul Medio Oriente, fornendo prospettive e analisi e promuovendo lo scambio di informazioni con Paesi e organizzazioni partner, al fine di evidenziare le dinamiche regionali rilevanti per la sicurezza euro-atlantica e le possibilità di cooperazione con stakeholder locali.
La scheda 40 fa riferimento alla proroga della partecipazione, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, di personale militare al potenziamento dell’Air Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
L’Italia partecipa alla missione con 260 unità di personale militare (125 in più rispetto al 2020), e 12 mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è di euro 33.099.157, di cui euro 7.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Il potenziamento dell’Air Policing della NATO è inteso a preservare l'integrità dello spazio aereo europeo dell'Alleanza rafforzando l'attività di sorveglianza. In particolare, l'Air Policing è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell'integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. Il potenziamento di tale capacità si inserisce nell'ambito delle cd. Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei propri confini. Esse consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli Alleati, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, è condotta in tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all'integrità dello spazio aereo NATO. L'Air Policing è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation) di stanza a Mons (BEL) e viene coordinata dal Comando aereo (Air Command) di Ramstein (GER).
Sarà, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere delle attività per incrementare/implementare l’interoperabilità con gli assetti terrestri presenti in Teatro Operativo.
La consistenza massima del contingente nazionale impiegato è incrementata a 135 unità, al fine di immettere un team di 5 unità per la protezione cibernetica delle reti non classificate del contingente.
La base giuridica è rinvenuta nel Readiness Action Plan della NATO sottoscritto al summit NATO in Galles nel 2014.
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Scheda 41/2021
(Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate)
La scheda 41, allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 (Doc. XXV, n. 4), riguarda le spese per assicurazione, trasporto, infrastrutture e lavori, nonché interventi di cooperazione civile-militare disposti dai comandanti dei contingenti, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021.
Per le esigenze di stipula dei contratti di assicurazione del personale, di trasporto (del personale, dei mezzi e dei materiali) e di realizzazione di infrastrutture e lavori, connessi alle esigenze organizzative e di sicurezza dei contingenti militari nelle aree in cui si svolgono le missioni internazionali, la quantificazione del fabbisogno finanziario è pari a euro 76.000.000, di cui 18.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2022.
Per gli interventi tesi a fronteggiare le esigenze di prima necessità della popolazione locale dei territori in cui si svolgono missioni internazionali, compreso il ripristino dei servizi essenziali, la quantificazione del fabbisogno finanziario è pari a euro 2.100.000. In particolare si tratta di interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti in caso di necessità o urgenza dai comandanti dei contingenti militari impegnati nelle missioni internazionali. Si tratta di attività di cooperazione civile-militare (CIMIC) intesa a sostenere, in particolare, i progetti di ricostruzione, comprese le infrastrutture sanitarie, le operazioni di assistenza umanitaria, l’assistenza sanitaria e veterinaria, nonché interventi nei settori dell’istruzione e dei servizi di pubblica utilità.
Scheda 42/2021
(Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate)
La scheda 42, allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 (Doc. XXV, n. 4), riguarda il mantenimento del dispositivo info-operativo dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) a protezione del personale delle Forze Armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all’AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124.
In tale ambito, si prevede la realizzazione di opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l'attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, è pari a euro 26.000.000.
Scheda 43/2021
(Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo)
La scheda 43, allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 (Doc. XXV, n. 4), fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo).
L'EULEX KOSOVO sostiene le istituzioni dello stato di diritto del Kosovo selezionate nel loro percorso verso maggiori efficacia, sostenibilità, multietnicità e responsabilizzazione, senza ingerenze politiche e nel pieno rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e delle migliori prassi europee, attraverso attività di monitoraggio e funzioni esecutive limitate, allo scopo di cedere i compiti rimanenti ad altri strumenti a lungo termine dell'UE e di eliminare gradualmente le restanti funzioni esecutive.
La base giuridica di riferimento è data dall'Azione comune 2008/124/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 4 febbraio 2008, modificata e prorogata, in ultimo, dalla decisione (PESC) 2020/792 adottata dal Consiglio dell'Unione l'11 giugno 2020, adottata in linea con l'UNSCR 1244 (1999), la stessa che ha istituito la missione UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo). Con la risoluzione n. 1244 del 1999 si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell’autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie ad istituzioni create in base ad un accordo politico; incaricata altresì del mantenimento dell’ordine pubblico, nelle more dell’istituzione di forze di polizia locali, dispiegando personale di polizia internazionale.
La missione europea, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie ed i servizi di contrasto kosovari nell’evoluzione verso la stabilizzazione e la responsabilizzazione del Paese, supportando, in particolare, lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale e favorendo, altresì, l’adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale.
L’Italia partecipa alla missione con 17 unità di personale di Polizia di Stato. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’anno 2021, è stimato in euro 978.110.
Scheda 44/2021
(Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK in Kosovo)
La scheda 44, allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 (Doc. XXV, n. 4), fa riferimento alla partecipazione di 1 unità di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo), analogamente a quanto previsto nell’anno 2020.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’anno 2021, è pari a euro 63.960.
UNMIK (United Nations Mission In Kosovo) è stata istituita dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 1244 del 10 giugno 1999 che ha autorizzato la costituzione di una amministrazione civile provvisoria, guidata dalle Nazioni unite, per favorire un progressivo recupero di autonomia nella provincia del Kosovo, devastata dalla guerra. La missione, che lavora a stretto contatto con i leader politici locali e con la popolazione, svolge un ruolo molto ampio, coprendo settori che vanno dalla sanità all’istruzione, dalle banche e finanza alle poste e telecomunicazioni.
Si ricorda che il Segretario generale dell’ONU ha deciso, il 12 giugno 2008, una riconfigurazione di UNMIK, principalmente nel settore del rule of law in vista di un passaggio di consegne alla missione EULEX, finalizzato ad un alleggerimento della stessa UNMIK. In seno alla missione è costituita un'unità di intelligence contro la criminalità (Criminal Intelligence Unit - C.I.U.), di supporto alla Amministrazione Provvisoria, anche per quanto riguarda i conflitti interetnici.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 45, allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 (Doc. XXV, n. 4), concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, della partecipazione di personale delle Forze di polizia (Polizia di Stato, Corpo della Guardia di Finanza) alla missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei paesi dell’area balcanica.
Nell’anno 2021 l’Italia partecipa alla missione:
1. relativamente ai Paesi dell'area balcanica, con 16 unità del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e 3 unità specializzate delle Forze di polizia italiane per corsi di formazione ed attività di pattugliamento (per un totale di 19 unità);
2. relativamente all’Albania, con 3 unità dipendenti dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, 3 unità specializzate delle Forze di Polizia italiane per corsi di formazione, 6 unità delle Forze di polizia italiane per attività di pattugliamento congiunto, 24 unità della Guardia di Finanza, 14 unità facenti parte dell’equipaggio della Guardia di Finanza impiegato nelle attività di sorvolo durante il periodo maggio - ottobre (per un totale di 50 unità).
Il totale delle unità autorizzate per questa missione nell’anno 2021 è, pertanto, pari a 69 unità.
Gli oneri complessivi riferiti ai Paesi dell’area balcanica sono pari a euro 1.535.170, da attribuire alla componente della Direzione Centrale della Polizia Criminale; mentre quelli riferiti all’Albania ammontano a euro 470.866, da attribuire alla componente della Direzione Centrale della Polizia Criminale ed euro 3.533.668 da attribuire alla Guardia di Finanza. Gli oneri complessivi totali ammontano a euro 5.539.724.
Con riferimento specifico all’impiego della Guardia di finanza in Albania, il Governo precisa che oltre alle richiamate 38 unità di personale militare sono a disposizione della missione i seguenti mezzi:
- navali: n. 2 vedette classe “900” e n. 3 gommoni classe “BSO” (per 12 mesi);
- terrestri: n. 12 automobili, n. 1 furgone e n. quad (per 12 mesi);
- aerei: n. 1 aereo della linea Piaggio “P166DP1”, rischierato presso l’aeroporto di Tirana ed equipaggiato con sensori ottici ed iperspettrali (periodo maggio - ottobre).
Con riferimento alla missione in Albania, i programmi di cooperazione sono svolti nell’ambito del protocollo d'intesa (cosiddetto Bilaterale Interni) firmato a Roma il 17 settembre 1997 dai Ministri degli interni italiano e albanese, che prevede l'impegno italiano ad affiancare i vertici delle amministrazioni albanesi con esperti delle Forze di polizia nazionali, per cooperare nella riorganizzazione delle strutture di polizia albanesi. Il compito è affidato ad una missione, composta da nuclei distinti: uno centrale, uno di frontiera marittima, e da nuclei territoriali.
La scheda 46, allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 (Doc. XXV, n. 4), fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione civile EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina.
Come nel 2019 e nel 2020 l’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione stimato per l’anno 2021 in euro 296.070.
EUPOL COPPS ha il mandato di contribuire al rafforzamento di una polizia civile solida ed efficace, opportunamente raccordata con il settore giudiziario e sotto direzione palestinese, con livelli di prestazione conformi ai normali standard internazionali, in cooperazione con i programmi di sviluppo istituzionale dell'Unione Europea condotti dalla Commissione europea e con altre iniziative internazionali nel più ampio contesto del settore della sicurezza, compresa la riforma della giustizia penale. È stata istituita dall'azione comune 2005/797/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 14 novembre 2005 e prorogata in ultimo, fino al 30 giugno 2022 dalla decisione del 28 giugno 2021 (PESC) 2021/1066.
Scheda 47
(Partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUBAM Libya)
La scheda n. 47 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione civile dell'UE denominata European Union Border Assistance Mission in Libya, EUBAM Libya.
La missione EUBAM Libya, istituita con decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013, più volte modificata, da ultimo modificata e prorogata fino al 30 giugno 2022 dalla Decisione 2021/1009/PESC del Consiglio dell'UE del 18 giugno 2021, è una missione di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia.
L'obiettivo della missione è prestare assistenza alle autorità libiche nella creazione delle strutture statuali di sicurezza in Libia, in particolare nei settori della gestione delle frontiere, dell'applicazione della legge, della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzai volti a smantellare le reti della criminalità segnatamente nel traffico di migranti, nella tratta di esseri umani e nel terrorismo in Libia e nella regione del Mediterraneo centrale.
A tal fine EUBAM Libya sostiene gli sforzi guidati dalle Nazioni Unite per la pace in Libia nei settori della: gestione delle frontiere, dell’applicazione della legge e della giustizia penale.
L’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale della Polizia di Stato.
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è stimato in euro 263.680.
La scheda n. 48 riguarda la proroga per il 2021 della partecipazione di personale del Corpo della Guardia di Finanza e dell'Arma dei Carabinieri alla missione bilaterale di assistenza alle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi, con l'obiettivo della prevenzione e repressione dei traffici illeciti via mare, tramite l'addestramento di personale appartenente alle Isittuzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi e del mantenimento in esercizio delle unità navali cedute.
L’Italia partecipa alla missione con 40 unità (erano 39 nel 2020) di personale della Guardia di Finanza e 9 unità dell'Arma dei Carabinieri (erano 8 nel 2020), si prevede l'impiego di 3 mezzi terrestri e 1 unità navale (tipo Guardacoste “Classe Bigliani”).
Il fabbisogno finanziario della missione per il 2021 è stimato in euro 10.479.140. In dettaglio, si prevede l'impiego del seguente personale:
1) per l’attività di assistenza tecnica, per un periodo di 5 mesi a partire dal 1° gennaio al 31 maggio 2021:
a) n. 5 militari (di cui un Ufficiale Superiore);
b) n. 10 militari per attività di supporto tecnico al naviglio libico (il personale si recherà in Libia per un totale di 30 giorni nel periodo indicato);
2) per l’attività di assistenza tecnica e addestrativa da svolgere in territorio nazionale e libico, anche mediante la costituzione di una mini Scuola Nautica in Libia, n. 25 militari (di cui un Ufficiale Superiore e un Ufficiale Inferiore) per un periodo di 7 mesi a partire dal 1° giugno al 31 dicembre 2021;
per le esigenze di sicurezza dei militari della Guardia di Finanza in Libia, si rende necessario l’impiego di n. 9 militari del Reggimento Paracadutisti “Tuscania” dell’Arma dei Carabinieri, i quali fruiranno di “indennità di servizio estero” (ISE).
La base giuridica della missione è da rinvenire nel Protocollo per la cooperazione tra l'Italia e la Libia 29 dicembre 2007 in materia di immigrazione clandestina e tratta degli esseri umani, nel Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo, siglato in data 29 dicembre 2009 (che prevedeva e lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica e di pattugliamento a bordo delle unità cedute, nonché la manutenzione ordinaria delle 4 unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico pro tempore tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010), il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo del contrasto all'immigrazione illegale al traffico di esseri umani del 2 febbraio 2017, nonché nel D.L. n. 84/2018.
Si ricorda che il D.L. n. 84/2018 ha previsto la cessione a titolo gratuito di complessive 12 unità navali al fine di incrementare la capacità operativa della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici nelle attività di controllo e di sicurezza per il contrasto dell'immigrazione illegale e della tratta di esseri umani. Più in dettaglio sono state cedute:
n. 10 unità navali CP, classe 500, fra quelle in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera;
di n. 2 unità navali, da 27 metri, classe Corrubia, fra quelle in dotazione alla Guardia di finanza.
Il richiamato D.L., oltre a provvedere alla copertura degli oneri derivanti dal ripristino in efficienza e dal trasferimento delle unità navali, ha recato la copertura degli oneri per il 2018 per la manutenzione delle singole unità navali cedute e per lo svolgimento di attività addestrativa e di formazione del personale della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici, oneri pari a 1.370.000 euro.
Interventi di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario
(Schede 49-53)
La scheda 49 si riferisce ad una serie d’interventi di cooperazione in Afghanistan, Burkina Faso, Eritrea, Etiopia, Iraq, Libia, Mali, Niger, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Tunisia, Yemen e, in relazione all’assistenza ai rifugiati, nei Paesi ad essi limitrofi (in particolare in Giordania, interessata dai flussi di profughi provenienti dalla Siria).
In tale ambito, in coincidenza con la Presidenza italiana del G20, la Cooperazione italiana promuoverà interventi con le seguenti finalità:
§ miglioramento dei servizi di base (sanità, risorse idriche ed istruzione)
§ miglioramento delle opportunità lavorative e delle iniziative di “resilienza” a favore della popolazione locale e degli sfollati/rifugiati/migranti nelle aree di provenienza e transito dei flussi migratori;
§ sostegno della ricostruzione civile in Paesi in situazione di conflitto, post-conflitto o di fragilità ed in aree colpite naturale o antropica, anche in collaborazione con l’Unione europea, le organizzazioni internazionali e le ONG;
§ “Agricoltura sostenibile – Sicurezza alimentare”, in connessione con i seguiti dell’Expo di Milano, con valorizzazione della componente di genere ed i giovani nel quadro della “Piattaforma globale per lo sviluppo rurale” in associazione con le Nazioni Unite e l’OCSE;
§ contributo all’attuazione d’iniziative internazionali e dell’UE in materia di migrazioni e sviluppo;
§ prevenzione, protezione e contrasto alla violenza sessuale sulle donne e le bambine, soprattutto quando usata come tattica di guerra, la tutela e il rispetto dei loro diritti umani, nonché misure a sostegno di iniziative di pace promosse dalle donne.
§ realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, che prevedono campagne informative, l’assistenza alle vittime e la formazione di operatori locali.
§ attuazione degli obblighi derivanti dalle Convenzioni internazionali sulla messa al bando di mine antipersona, munizioni a grappolo e armi convenzionali inumane.
La quantificazione del fabbisogno finanziario per gli interventi richiamati, riferita al 2021 è pari a 135.000.000 euro, di cui 10.000.000 per obbligazioni esigibili nel 2022; si ricorda che nel 2020 il fabbisogno complessivo è stato di 121.000.000 euro.
La scheda 50 fa invece riferimento ad interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente (in particolare Libia, Tunisia, Giordania, Siria, Libano, Iraq e Yemen), Afghanistan, Africa sub-sahariana (Somalia e altri Paesi del Como d’Africa, Mali e regione del Sahel, Africa occidentale) e America latina e caraibica (compresi Argentina, Bolivia, Colombia, Guatemala, Paraguay e Perù, Paesi CARICOM, Cuba e Repubblica Dominicana), Europa e Paesi non UE dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro. Macedonia del Nord, Serbia).
Gli obiettivi di tali interventi sono:
§ il sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza in Nord Africa ed in Medio Oriente;
§ la facilitazione del percorso di riconciliazione nazionale e sostegno alla transizione democratica in Libia, tramite attività di institution building e sostegno all’attuazione dei nuovi accordi di sicurezza a Tripoli;
§ il contrasto al settarismo militante e alle violenze inter-confessionali, attraverso iniziative in tema di diritti umani e libertà di religione;
§ il sostegno alla stabilità del Libano, tramite la fornitura di equipaggiamenti non letali alle locali forze di sicurezza;
§ il supporto al processo politico siriano sotto egida dell’ONU, tramite attività rivolte alle controparti siriane;
§ il sostegno alla stabilità del Libano, tramite la fornitura di equipaggiamenti non letali alle locali forze di sicurezza;
§ iniziative a favore della società civile in Libano, Egitto, Siria, Giordania, Israele e Palestina, allo scopo di promuovere il rispetto dei diritti individuali, le buone prassi amministrative e la costruzione di una società coesa e ancorata ai valori democratici;
§ la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio archeologico in Afghanistan, Iraq, Libia e Tunisia, finanziando missioni promosse da università e centri di ricerca italiani.
§ il sostegno alle iniziative di pace in Africa sub-sahariana (prioritariamente Corno d’Africa e Sahel), finalizzate al rafforzamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto tramite programmi di capacity-building nel settore della sicurezza; rafforzamento dei fori di coordinamento regionale sulla sicurezza, come il G5-Sahel;
§ l’organizzazione dell’evento promosso dal MAECI “Incontri con l’Africa”, dedicato al Continente africano ed alle tematiche ambientali a margine della COP26 del 2021, presieduta dal nostro Paese e dal Regno Unito;
§ l’assistenza ai Paesi dell’America latina e caraibica nei settori della sicurezza, della lotta alla corruzione, dei diritti umani e del consolidamento della democrazia, anche attraverso la collaborazione con l’Organizzazione degli Stati americani e le altre organizzazioni internazionali;
§ la realizzazione della X Conferenza Italia-America latina-Caraibi;
§ il sostegno al processo di pace e ricostruzione in Colombia, con iniziative di formazione nel settore dello sminamento;
§ il sostegno ai processi di riconciliazione nella regione dei Balcani occidentali, con iniziative di dialogo “people-to-people” e di “confidence building” tra attori statali e non statali, iniziative volte a rafforzare i quadri istituzionali e la transizione democratica;
§ un contributo all’istituzione del Premio Mattarella-Steinmeier per la cooperazione con municipalità italo-tedesche con finalità di coesione ed integrazione sociale;
§ un contributo al centro di ricerca italo-tedesco di Villa Vigoni per la realizzazione di seminari dedicati alla costruzione di una comune cultura di pace ed alla stabilizzazione democratica.
§ all’istituzione del Premio Mattarella-Steinmeier per la cooperazione con municipalità italo-tedesche con finalità di coesione ed integrazione sociale mediante il rafforzamento del progetto europeo e la valorizzazione della memoria comune;
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2021 è pari a 21.300.000 euro: si ricorda che nel 2019 sono state stanziate risorse per 5.000.000 euro.
L’area geografica di riferimento della scheda 51 riguarda la partecipazione italiana ad interventi delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente e Sahel ed in altre aree di crisi in cui l’ONU svolge attività di prevenzione dei conflitti e sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e transizione democratica; Paesi destinatari di programmi della NATO di rafforzamento delle istituzioni e degli enti di sicurezza e difesa; Paesi in cui si svolgono le missioni civili dell’UE Paesi in cui si svolgono le missioni civili dell’OSCE; Paesi della sponda sud del Mediterraneo partner dell’OSCE e membri dell’Unione per il Mediterraneo; Unione europea, con riferimento sia ad attività a cura del SEAE (seminari, eventi formativi) che a quelle dell’European lnstitute of Peace e del Centro di eccellenza per il contrasto alle minacce ibride con sede ad Helsinki in Finlandia; Paesi non-UE dell’Iniziativa Centro-europea/InCE e dell’Iniziativa Adriatico-Ionica.
Queste le finalità finanziati con le risorse previste dalla scheda in commento:
§ l’attività di diplomazia preventiva e di soluzione dei confitti del Dipartimento degli affari politici e il consolidamento della pace (DPPA) delle Nazioni Unite e dell’Ufficio dell’ONU per la prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere;
§ le iniziative delle Nazioni Unite per il consolidamento della pace e per favorire la partecipazione dei giovani e delle donne al Sustaining Peace:
§ le iniziative del Segretariato delle Nazioni Unite per un peace-keeping moderno ed efficace;
§ il Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente (IIIM) per investigare e perseguire le persone responsabili delle violazioni internazionali in Siria dal marzo 2011;
§ le attività e le iniziative del Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (UNPD) e delle altre agenzie dell’ONU operanti in Libia;
§ il sostegno finanziario al Tribunale speciale dell’ONU per il Libano;
§ le iniziative promosse dalla NATO: “Defence Capacity Building", quelle per contribuire a fare fronte alla minaccia pandemica, “Science for Peace” nonché la partecipazione di personale civile italiano a supporto delle missioni dell’Alleanza atlantica;
§ le attività dell’European Institute of Peace, del Centro di eccellenza alle minacce ibride di Helsinki e del Centro di eccellenza per la gestione civile delle crisi di Berlino;
§ l’attività del Segretariato e i progetti dell’Unione per il Mediterraneo, con particolare riferimento all’azione climatica;
§ le iniziative del Centro mediterraneo per l’integrazione per la de-radicalizzazione ed il contrasto all’estremismo religioso violento tra i giovani della sponda sud del Mediterraneo;
§ il Tribunale speciale delle Nazioni Unite per il Libano;
§ il meccanismo di riesame della Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato internazionale;
§ il sostegno alle attività di pace e di sicurezza dell’OSCE ed il mantenimento dell’attuale livello di presenza di funzionari italiani distaccati presso l’Organizzazione e le sue missioni sul campo;
§ assicurare la partecipazione dell’Italia alle iniziative dell’Unione europea in ambito PESCPSDC e ad eventi di aggiornamento e formazione organizzati dallo stesso SEAE;
§ sostenere l’attività istituzionale della Fondazione Segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico-Ionica e le sue iniziative per l’attuazione della strategia macroregionale dell’Unione europea per la regione
§ contribuire, attraverso il rifinanziamento del Fondo InCE presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (di cui il nostro Paese è l’unico donatore), a progetti di cooperazione a beneficio degli Stati membri dell’InCE non membri dell’UE, per sostenerne la stabilizzazione, la democratizzazione e il percorso europeo;
§ sostenere la cooperazione regionale nell’Europa sud-orientale attraverso la partecipazione al Consiglio di cooperazione regionale, avente sede a Sarajevo;
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’annualità corrente è pari a 16.800.000 euro. Si ricorda che l’anno scorso il fabbisogno finanziario è stato di euro 16.500.000.
La scheda 52 riguarda l’erogazione di un contributo per adempiere all’obbligo assunto dall’Italia in ambito NATO di sostenere il finanziamento delle forze di sicurezza e difesa afghane.
In particolare sono previsti i seguenti obiettivi:
§ adempiere all’obbligo assunto in ambito NATO di contribuire al finanziamento delle Forze di sicurezza e difesa Afghane, assunto negli ultimi vertici dell’Alleanza atlantica;
§ sostegno alla sicurezza e alla stabilità dell’Afghanistan, nel contesto dell’impegno della Comunità internazionale - a fianco delle autorità afghane - nel contrasto all’insorgenza e per la difesa dei progressi ottenuti in loco in materia di diritti umani, libertà fondamentali, stato di diritto e condizione della donna;
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’annualità 2021 è pari a 120.000.000 euro, pari a quanto previsto per il 2020.
L’ultima scheda, la n. 53, si riferisce a interventi per il potenziamento dei sistemi di protezione delle sedi diplomatico-consolari, degli istituti di cultura, delle scuole italiane all’estero e delle organizzazioni internazionali, e del relativo personale, anche mediante l’impiego di militari dell’Arma dei carabinieri ed il trasferimento del personale in edifici più sicuri.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2021 è pari a 48.500.000 euro a fronte dei 33.500.000 previsti l’anno scorso.
Missioni nell’ambito della Politica di sicurezza e difesa dell’UE (PSDC) si sono svolte nei seguenti paesi e territori: ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Territori palestinesi occupati, Guinea-Bissau, Repubblica democratica del Congo, Sudan/Darfur, Ciad, Repubblica centrafricana, Somalia, Afghanistan, Moldova, Ucraina, Iraq, Georgia e Aceh (una provincia dell’Indonesia).
Si tratta in larga parte di azioni a sostegno di riforme della polizia, del sistema giudiziario e delle dogane e di rafforzamento della capacità, che facilitano accordi di cessazione delle ostilità e ne assicurano il rispetto. Possono essere decise missioni nell’ambito della PSDC anche con finalità specifiche, come la sorveglianza delle frontiere o la lotta contro la pirateria.
Si ricorda che il Consiglio dell’UE, nella riunione del 6 marzo 2017, ha concordato alcune iniziative al fine di potenziare le strutture di pianificazione e controllo delle missioni dell’UE condotte in ambito PSDC, rafforzando le sinergie tra le missioni civili e quelle militari;
In particolare il Consiglio dell’Ue ha concordato:
· l’istituzione in seno allo Stato maggiore dell'UE a Bruxelles, di una capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC) incaricata della pianificazione operativa e condotta delle missioni militari senza compiti esecutivi, sotto il controllo politico e la direzione strategica del Comitato politico e di sicurezza;
· di riunire le competenze civili e militari delle missioni PSDC nell'ambito di una cellula comune di coordinamento a Bruxelles, per la cooperazione civile/militare nella pianificazione operativa e condotta delle missioni PSDC civili e militari senza compiti esecutivi.
Attualmente le missioni e operazioni militari e civili dell’UE nel mondo sono 17, oltre 1 non operativa nel quadro della PSDC.
Tutte le missioni e operazioni dell'UE sono condotte nel rispetto del diritto internazionale, di norma sulla base di un mandato dell'ONU e/o di un invito delle autorità nazionali del paese interessato.
Le missioni militari dell’UE sono 6:
· EUFOR ALTHEA, operazione istituita nel 2004 per il mantenimento della sicurezza in Bosnia-Erzegovina;
· EUNAVFOR ATLANTA, operazione navale istituita nel 2008 per contrastare le azioni di pirateria sulle coste della Somalia;
· EUTM SOMALIA, missione istituita nel 2010 e con sede in Uganda. La missione è parte della strategia europea per il Corno d’Africa ed è volta a contribuire allo sviluppo delle istituzioni preposte al settore della sicurezza in Somalia;
· EUTM MALI, missione istituita nel 2013 con lo scopo di fornire, nel sud del Mali, formazione e consulenza militare alle forze armate maliane;
· EUTM RCA, missione istituita nel 2014 con l'obiettivo di supportare l'attività formativa a favore delle Forze di Sicurezza della Repubblica centrafricana;
· EUNAVFOR MED IRINI, operazione istituita il 31 marzo 2020 ed operativa in mare dal 4 maggio 2020, con il compito principale di contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi (per maggiori dettagli vedi scheda di approfondimento sull’operazione EUNAVFOR MED IRINI).
Si segnala che è all’esame del Consiglio dell’UE la proposta di decisione relativa all’istituzione di una nuova missione militare dell’UE in Mozambico, di sostegno ed addestramento dell’esercito del Mozambico nella lotta contro il terrorismo islamico nella provincia settentrionale di Cabo Delgado. La decisione dovrebbe essere adottata in occasione della riunione del Consiglio dell’UE il 12 luglio 2021.
Le missioni civili dell’UE sono 12:
· EULEX KOSOVO, istituita nel 2008, per l’assistenza sullo stato di diritto e il sistema giudiziario in Kosovo;
· EUBAM MOLDAVIA E UCRAINA, istituita nel 2005, per il controllo delle frontiere, in particolare nella regione della Transnistria (missione non operativa nel quadro della PSDC);
· EUBAM RAFAH, istituita nel 2005, per il controllo di frontiera al valico di Rafah, tra la striscia di Gaza e l’Egitto;
· EUPOL COOPS, istituita nel 2006, e volta a contribuire alla creazione di un dispositivo di polizia sostenibile ed efficace nei territori palestinesi, presta consulenza alle autorità palestinesi in materia di giustizia penale e aspetti dello stato di diritto;
· EUMM GEORGIA, istituita nel 2008, missione di monitoraggio al fine di contribuire al ristabilimento e alla normalizzazione dell’area;
· EUCAP SAHEL NIGER, istituita nel 2012 a sostegno delle autorità nigeriane nello sviluppo di capacità proprie di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo nel Sahel;
· EUCAP SAHEL-MALI, anch’essa istituita nel 2015, a fini di sostegno alle forze di sicurezza interna del Mali;
· EUCAP SOMALIA, istituita nel 2012 in Somalia con il fine di rafforzare la capacità degli Stati della regione del Corno d’Africa e dell’Oceano Indiano occidentale di gestire efficacemente le rispettive acque territoriali;
· EUBAM LIBIA, istituita nel 2013 con l’obiettivo di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree, a breve termine, e per implementare una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere a più lungo termine;
· EUAM UCRAINA, istituita nel 2015, per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina;
· EUAM IRAQ, istituita ad ottobre 2017 per l’assistenza alle autorità irachene sui profili civili della stratega di sicurezza nazionale dell’Iraq;
· EUAM RCA, missione civile di natura consultiva dell'Unione europea nella Repubblica centrafricana (RCA), istituita il 9 dicembre 2019. Scopo della missione è sostenere la riforma delle forze di sicurezza interna per consentire alle autorità della RCA di alleviare le attuali sfide per la sicurezza nel paese.
L’art. 41 del Trattato sull’Unione europea prevede che:
· le spese amministrative in ambito PESC siano a carico del bilancio dell’UE;
· le spese operative siano anch’esse a carico del bilancio dell’UE, ad eccezione di quelle derivanti da operazioni nel settore militare o della difesa (a meno che il Consiglio non decida altrimenti all’unanimità) che sono a carico degli Stati membri secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo (a meno che il Consiglio, deliberando all'unanimità, non stabilisca altrimenti).
Da ciò deriva che le spese operative per le missioni civili rientrano tra quelle a carico del bilancio dell’UE.
Il Consiglio dell’UE ha approvato, il 22 marzo 2021, la decisione (PESC) 2021/509 che istituisce lo strumento europeo per la pace (European Peace Facility – EPF) che coprirà il finanziamento di tutte le azioni esterne dell’UE con implicazioni nel settore militare o della difesa nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC).
L’EPF sostituisce il meccanismo Athena, con il quale dal 2004 sono state finanziate –fuori bilancio dell’UE e sulla base di contributi degli Stati membri - le missioni e operazioni militari dell’UE nell’ambito della PSDC.
All’EPF partecipano tutti gli Stati membri ad eccezione della Danimarca, che ha un opt-out sulla PSDC.
Lo strumento europeo per la pace (EPF) è un fondo fuori bilancio dell’UE del valore di 5.692 milioni di euro per il periodo 2021-2027, finanziato mediante contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (l’Italia contribuisce per circa il 12,8%).
L’EPF è destinato a finanziare:
· i costi comuni delle operazioni dell’Unione ai sensi dell’articolo 42, paragrafo 4, e dell’articolo 43, paragrafo 2, del TUE che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa e che pertanto, conformemente all’articolo 41, paragrafo 2, del TUE, non possono essere a carico del bilancio dell’Unione;
· le misure di assistenza relative:
· alle azioni volte a rafforzare le capacità degli Stati terzi e delle organizzazioni regionali e internazionali nel settore militare e della difesa;
· al sostengo agli aspetti militari delle operazioni di sostegno alla pace condotte da un’organizzazione regionale o internazionale o da Stati terzi.
Rispetto al precedente meccanismo Athena, il nuovo strumento dell'EPF, amplia considerevolmente la portata dei costi comuni finanziabili (stimati ora al 35-45 % dei costi medi totali, contro il 5-10% del meccanismo Athena).
Lo strumento consentirà all'UE, inoltre, di integrare le attività delle sue missioni e operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nei paesi ospitanti con misure di assistenza.
Queste misure possono includere la fornitura di materiali, infrastrutture o assistenza nel settore militare e della difesa, su richiesta di paesi terzi e organizzazioni regionali o internazionali.
Le misure di assistenza finora potevano essere fornite solo alle operazioni di sostegno alla pace a guida africana, ossia le operazioni dirette dall'Unione africana o da organizzazioni regionali africane, mediante il Fondo per la pace in Africa (APF). L'EPF colmerà questa lacuna ed amplierà l'ambito di applicazione geografico dell'intervento dell'UE, in quanto quest'ultima sarà ora in grado di contribuire al finanziamento delle operazioni militari di sostegno alla pace e delle misure di assistenza intese a sostenere le operazioni in tutto il mondo.
Le misure di assistenza devono rispettare gli obblighi che incombono all’Unione e agli Stati membri in virtù del diritto dell’Unione e delle politiche e strategie dell’Unione (art. 56, paragrafo 2, lettere b della decisione (PESC) 2021/509). Le misure di assistenza per la fornitura di materiale o piattaforme militari concepiti per l’uso letale della forza non possono essere destinate alla fornitura di elementi che siano incompatibili con il diritto dell’Unione o con gli obblighi internazionali dell’Unione o di tutti gli Stati membri (art. 59, paragrafo 5, della decisione (PESC) 2021/509).
[1] Tale previsione normativa è stata inserita nei commi 2-bis dell’articolo 2 e 3-bis dell’articolo 3 della “legge quadro sulle missioni internazionali” dall'articolo 6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 172 del 2017.
Ai sensi del richiamato comma 3 dell’articolo 17, della legge, n. 196 del 2009 “ (…) I disegni di legge, gli schemi di decreto legislativo, gli emendamenti di iniziativa governativa che comportino conseguenze finanziarie devono essere corredati di una relazione tecnica, predisposta dalle amministrazioni competenti e verificata dal Ministero dell'economia e delle finanze, sulla quantificazione delle entrate e degli oneri recati da ciascuna disposizione, nonché delle relative coperture, con la specificazione, per la spesa corrente e per le minori entrate, degli oneri annuali fino alla completa attuazione delle norme e, per le spese in conto capitale, della modulazione relativa agli anni compresi nel bilancio pluriennale e dell'onere complessivo in relazione agli obiettivi fisici previsti. Alla relazione tecnica è allegato un prospetto riepilogativo degli effetti finanziari di ciascuna disposizione ai fini del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, del saldo di cassa delle amministrazioni pubbliche e dell'indebitamento netto del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni. Nella relazione sono indicati i dati e i metodi utilizzati per la quantificazione, le loro fonti e ogni elemento utile per la verifica tecnica in sede parlamentare secondo le norme di cui ai regolamenti parlamentari, nonché il raccordo con le previsioni tendenziali del bilancio dello Stato, del conto consolidato di cassa e del conto economico delle amministrazioni pubbliche, contenute nel DEF ed eventuali successivi aggiornamenti”.
[2] Dispiegata dal 2007 in Somalia dall'Unione Africana.
[3] A cura dell’Ufficio rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati.
[4] Il 18 dicembre 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU aveva adottato all'unanimità la Risoluzione n. 2259 (2015) sulla Libia in cui si invita il Consiglio di presidenza libico a lavorare speditamente per formare entro 30 giorni il Governo di unità nazionale che costituirà l'unico governo legittimo della Libia, necessario ad assicurare la governance, la stabilità e lo sviluppo della Libia - come già affermato nel Comunicato di Roma. Si chiedeva, inoltre, agli Stati membri di rispondere urgentemente alle richieste di assistenza del Governo di unità nazionale per l'attuazione dell'Accordo politico libico. Si imponeva, infine, agli Stati membri di assistere prontamente il Governo di unità nazionale nel rispondere alle minacce alla sicurezza libica e a sostenere attivamente il nuovo Governo nella necessità di sconfiggere ISIS ed i gruppi ad esso affiliati o ad al-Qaeda, su sua richiesta.
[5] Il dispositivo nazionale francese nell'Operation Barkhane consiste attualmente in 5100 unità di personale militar, 3 droni, 7 aerei da caccia, 22 elicotteri, da 6 a 10 aerei da trasporto tattico e strategico, 910 mezzi terrestri (di cui 290 veicoli blindati pesanti, 240 blindati leggeri e 380 trasporti logistici).
[6] Forza congiunta di Mauritania, Niger, Ciad, Burkina Faso e Mali (cosiddetti G5Sahel) istituita nel 2017.
[7] Il 28 luglio 2017 il Governo aveva trasmesso alle Camere la deliberazione del Consiglio dei ministri adottata in pari data concernente la partecipazione dell'Italia a tale operazione richiesta dal Consiglio presidenziale libico in coerenza con la Risoluzione UNSCR 2259 (2015), (Doc. CCL, n. 2, leg. XVII), che le Camere avevano conseguentemente adottato con i rispettivi atti di indirizzo. La summenzionata Risoluzione è stata successivamente richiamata rispettivamente dalle Risoluzioni UNSCR 2434 (2018) e UNSCR 2486 (2019).
[8] Piattaforme offshore dell'ENI sono presenti in Nigeria e in Ghana.
[9] Al vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, è stato approvato il Readiness Action Plan (RAP) come risposta dell’Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, individuando tuttavia uno strumento flessibile per far fronte a sfide originate da qualunque fianco. In termini operativi, oltre ad elencare le “misure di riassicurazione” adottate a favore degli Alleati dell’Est, il RAP prevede tra le "misure di adattamento" un aumento della capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF), con la costituzione di forze prontamente disponibili (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore. Essa è composta da circa 6.000 uomini, è guidata a rotazione dai paesi dell’Alleanza (Germania nel 2019, Polonia nel 2020, Turchia nel 2021), non ha una base fissa, ma si avvale di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.
[10] Gli ambiti di formazione/assistenza riguardano: Cyber, Information Operation, Counter Terrorism, Maritime Lessons Learned, Intelligence Preparation of the Battlefield, Law of Armed Conflict, Targeting e Maritime Mine Counter Measures.