Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Difesa
Titolo: Autorizzazione e proroga missioni internazionali 2020 - DOC. XXV, n.3 e DOC. XXVI, n. 3
Riferimenti: DOC N.3 DOC N.3
Serie: Atti del Governo   Numero: 3
Data: 10/06/2020
Organi della Camera: III Affari esteri, IV Difesa

 

 

Autorizzazione e proroga

missioni internazionali 2020

 

Servizio Affari internazionali

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Dossier n. 43

 

 

 

 

 

 

Servizio Studi

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Atti del Governo n. 3

 

 

 

 

 

DI0254

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INDICE

 

§  Premessa................................................................................................... 3

§  Quadro normativo............................................................................. 7

§  Infografica.................................................................................................... 12

Schede di lettura Parte I  Doc. XXV - n. 3

§  Sezione Prima Doc. XXV n. 3..................................................................... 15

§  Scheda n. 9 -bis /2020 European Union Military Operation in the Mediterranean - EUNAVFOR MED Irini..................................................................................................... 18

§  Scheda 17-bis/2020 (Partecipazione di personale militare alla missione UE denominata European Union Advisory Mission in Support  of Security sector reform in Iraq, EUAM Iraq) 22

§  Scheda 29-bis/2020 (Partecipazione di personale militare alla forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel, denominata Task Force TAKUBA)... 24

§  Scheda 38-bis/2020 (Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea)............................................. 28

§  Scheda 41-bis/2020 (Partecipazione di personale militare all’iniziativa della NATO denominata Implementation of the Enhancement of the Framework for the South)....... 30

Schede di lettura Parte II  Doc. XXVI - n. 3

§  Sezione Seconda Doc. XXVI n. 3................................................................ 35

§  Missioni internazionali Europa (Schede 1-9)............................................... 39

§  Infografica.................................................................................................... 48

§  Missioni internazionali Asia (Schede da 10 a 20)....................................... 49

§  Infografica.................................................................................................... 58

§  Missioni internazionali - Africa (Schede da 20 a 37).................................. 59

§  Infografica.................................................................................................... 76

§  Scheda 38/2020 (Dispositivo aeronavale nazionale)................................... 77

§  Schede 39-42/2020 (Potenziamento dei dispositivi NATO)......................... 79

§  Scheda 43/2020 (Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate) 83

§  Scheda 44/2020 (Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate) 84

§  Interventi di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario (Schede 45-49)  85

§  Missioni e operazioni dell’UE (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea  della Camera dei deputati).................................................................................................. 91

Il Comitato Militare dell’Unione europea......................................................... 95

§  Funzioni........................................................................................................ 95

§  Composizione............................................................................................... 96

 

 


Premessa

 

 

Lo scorso 21 maggio  il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, ha deliberato in ordine alla partecipazione dell’Italia a cinque  nuove missioni internazionali, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, della legge n. 145 del 2016 (c.d. “legge-quadro sulle missioni internazionali”, cfr. infra), nonché in ordine alla relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2019, anche ai fini della loro prosecuzione per l’anno 2020, ai sensi dell’articolo 3 della medesima legge.

La deliberazione è stata trasmessa alle Camere in data 4 giugno per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari.

 

Nello specifico:

 

1.      il Doc. XXV n. 3 reca la deliberazione del Consiglio dei ministri  in ordine alle citate nuove missioni internazionali, relativamente al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2020 (cfr. art. 2, comma 2, secondo periodo legge n. 145 del 2016);

2.      il Doc. XXVI n. 3 reca la deliberazione del Consiglio dei ministri  in ordine alla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, con l’indicazione delle relative proroghe, riferite al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2020 (cfr. art. 3, comma 1, primo periodo legge n. 145 del 2016).

 

Nella deliberazione trasmessa alle Camere il Governo ha indicato per ciascuna missione l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l’anno in corso, così come previsto dalla nuova legge-quadro sulle missioni internazionali.

In conformità a quanto stabilito dai commi 2-bis dell’articolo 2 e 3-bis dell’articolo 3 della  “legge-quadro sulle missioni internazionali” alla deliberazione è stata allegata la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari concernenti le nuove missioni e quelle oggetto di proroga.

 

Dalla data di entrata in vigore della legge n. 145 del 2016 il Governo ha presentato alle Camere  le seguenti deliberazioni:

 

 

 

 

Delibera del Consiglio dei Ministri

Atti di indirizzo parlamentari

14 gennaio del 2017

relativa alla proroga delle missioni per l’intero anno 2017 Doc. CCL, n. 1, [PDF];

Camera dei deputati

Risoluzioni n. 6-00290 e n. 6-00292, l'8 marzo 2017.

 

Senato della Repubblica

(Risoluzioni Doc. XXIV, n. 71) l'8 marzo 2017.

28 luglio  del 2017

concernente la partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica Doc. CCL, n. 2 [PDF]

Camera dei deputati

Risoluzioni n. 6-00338, 2 agosto 2017.

 

Senato della Repubblica

(Risoluzioni Doc. XXIV, n. 78 e Doc. XXIV, n. 80) 2 agosto 2017.

28 dicembre 2018

concernente sia la partecipazione dell'Italia a nuove missioni internazionali nel 2018, Doc. CCL, n. 3, sia la relazione analitica delle missioni internazionali svolte nel 2017, anche ai fini della loro prosecuzione, Doc. CCL-bis, n. 1,   per i primi nove mesi del 2018;

Camera dei deputati

Risoluzioni n. 6-00382, 17 gennaio 2016.

 

Senato della Repubblica

(Risoluzioni Doc. XXIV, n. 93 e XXIV, n. 94) 15 gennaio 2018.

28 novembre 2018

in merito alla partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali nell’ultimo trimestre del 2018  (Doc. XXV, n.1) e alla relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nei primi nove mesi del 2018, anche ai fini della proroga per l’ultimo trimestre del 2018 (Doc. XXVI, n. 1).

Camera dei deputati

Risoluzioni n. 6-00039, 19 dicembre 2018.

 

Senato della Repubblica

(Risoluzioni Doc. XXIV, n. 2 e XXIV, n. 3) 13 dicembre 2018.

23 aprile 2019

relativa alla partecipazione dell’Italia ad una nuova missione internazionale (Doc. XXV, n.2), nonché in ordine alla relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nell’ultimo trimestre del 2018, anche ai fini della loro prosecuzione per l’anno 2019 (Doc. XXVI, n.2).

Camera dei deputati

Risoluzioni n. 6-00080, 3 luglio 2019

 

Senato della Repubblica

(Risoluzioni Doc. XXIV, n. 8 e XXIV, n. 8) 9 luglio 2019.

 


Quadro normativo

 

La legge quadro sulle missioni internazionali

 

La legge n. 145 del 2016 (c.d. "legge quadro sulle missioni internazionali"), successivamente novellata dall'articolo  6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, fissa il principio generale in base al quale le disposizioni in esso contenute si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra deliberato dalle Camere – nella potestà del Presidente della Repubblica in base all'articolo 87 della Costituzione.

L’ambito di applicazione della legge è pertanto circoscritto:

1.      alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);

2.      all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 1).

Per quanto attiene alle modalità procedurali di autorizzazione e finanziamento delle missioni internazionali, la richiamata “legge quadro” distingue tra l'avvio di nuove missioni (articolo 2) e la proroga delle stesse per l'anno successivo, ricompresa nell’ambito di un’apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate (articoli 3 e 4).

Per quanto concerne l'avvio della partecipazione italiana a nuove missioni internazionali il primo passaggio procedurale previsto dall’articolo 2 è rappresentato da un’apposita delibera del Consiglio dei ministri da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art.2, comma 1).

Successivamente  (art.2, comma 2) le deliberazioni del Consiglio dei ministri dovranno essere comunicate alle Camere le quali tempestivamente;

1.      le discutono;

2.      con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, autorizzano le missioni, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione.

Con riferimento al contenuto delle deliberazioni del Consiglio dei ministri, l’articolo 2, comma 2 precisa che  il Governo indica per ciascuna missione l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l'anno in corso.

Dovrà, inoltre, essere allegata la relazione tecnica sulla quantificazione dei relativi oneri, verificata ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31, n. 196 del 2009.[1]

Al fine di garantire la massima informazione in merito alle missioni in corso si prevede lo svolgimento di una apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate,  da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).

In particolare, entro tale data (31 dicembre) il Governo, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro della difesa, con il Ministro dell'interno per la parte di competenza e con il Ministro dell'economia e delle finanze, presenta alle Camere, per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari, una relazione analitica sulle missioni in corso, anche ai fini della loro prosecuzione per l'anno successivo.

Tale relazione, anche con riferimento alle missioni concluse nell'anno in corso, precisa l'andamento di ciascuna missione e i risultati conseguiti, anche con riferimento esplicito alla partecipazione delle donne e all'adozione dell'approccio di genere nelle diverse iniziative per attuare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 31 ottobre 2000 e le risoluzioni successive, nonché i Piani d'azione nazionali previsti per l'attuazione delle stesse.

La relazione analitica sulle missioni deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa che riporti espressamente per ciascuna missione i seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato e scadenza, nonché i dettagli attualizzati della missione.

Infine, analogamente a quanto previsto per l’avvio delle nuove missioni, anche la relazione analitica sulle missioni in corso dovrà essere corredata della relazione tecnica sulla quantificazione dei relativi oneri, verificata ai sensi del richiamato articolo 17, comma 3, dellalegge  n. 196 del 2009.

Per quanto concerne, poi, il profilo finanziario connesso alla partecipazione del personale civile e militare alle missioni internazionali, l’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 ha previsto  l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, di un apposito Fondo, destinato al finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali, la cui dotazione è stabilita annualmente dalla legge di bilancio, ovvero da appostiti provvedimenti legislativi (comma 1).

Relativamente all’anno 2020 si segnala che  nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, il programma 5.8 (Fondo per le missioni internazionali, ex articolo 4, comma 1 della legge n. 145 del 2016 (programma 5.8 cap. 3006/1), sono appostati per il 2020 fondi pari a 1.308.747 milioni di euro per l’anno 2020.

Ai sensi del comma 2 dell’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 gli importi del Fondo missioni destinati alle politiche di cooperazione allo sviluppo -per interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione - sono impiegati nel quadro della programmazione triennale di cui all'articolo 12 della nuova Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, nonché nel rispetto del Capo IV della medesima legge.

 

Si ricorda che il richiamato articolo 12 ha previsto che un Documento triennale di programmazione e di indirizzo sulle attività di cooperazione, proposto dal Ministro degli esteri e della cooperazione, sia approvato dal Consiglio dei Ministri entro il 31 marzo di ogni anno. Tale Documento individua le linee generali d’indirizzo strategico triennale della cooperazione allo sviluppo. Si ricorda altresì che il Capo IV della richiamata legge disciplina l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e il Comitato congiunto per la Cooperazione allo sviluppo.

 

Entro sessanta giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere, con uno o più DPCM, adottati su proposta dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa, dell'interno e dell'economia e delle finanze, le risorse del Fondo sono ripartite tra le missioni indicate nella richiamata relazione di cui all'articolo 3, comma 1 - come risultante a seguito delle relative deliberazioni parlamentari .

 

Gli schemi di tali atti corredati di relazione tecnica esplicativa, sono trasmessi alle Commissioni competenti per materia che devono rendere il parere entro 20 giorni dalla relativa assegnazione.

Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari sono espressi entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono essere comunque adottati.

 

Fino all'emanazione dei decreti di riparto del Fondo,  per la prosecuzione delle missioni in atto le amministrazioni competenti sono autorizzate a sostenere spese trimestrali determinate in proporzione alle risorse da assegnare a ciascuna missione. A tale scopo, su richiesta delle amministrazioni competenti, sono autorizzate anticipazioni di tesoreria trimestrali, da estinguere entro trenta giorni dall'assegnazione delle risorse di cui al comma.

Si segnala, infine, che il decreto legge n. 148 del 2017 ha novellato l’articolo 4 della “legge quadro” al fine di inserirvi una specifica disposizione in materia di flessibilità del sistema di finanziamento, stabilendo che, fino all'emanazione dei decreti di riparto delle risorse del fondo, le amministrazioni interessate possano ottenere un'anticipazione di tesoreria non superiore al 75 per cento delle somme iscritte nel fondo missioni, tenuto conto delle spese quantificate nelle relazioni tecniche.

 

L'anticipazione del 75 per cento deve intervenire:

 

1.   entro dieci giorni dalla data di presentazione alle Camere delle deliberazioni del Governo concernenti l'avvio di nuove missioni;

2.   entro dieci giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere nel caso di prosecuzione di missioni in corso di svolgimento.

 

Ulteriori disposizioni della legge quadro regolano poi, il trattamento economico e assicurativo del personale impiegato nelle missioni internazionali e la normativa penale ad essi applicabile.

 

 


Infografica


Schede di lettura
Parte I
Doc. XXV - n.
3

 


Sezione Prima
Doc. XXV n. 3

 

Il Documento XXV n. 3, reca la deliberazione del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2020 relativa alla partecipazione italiana alle seguenti cinque nuove missioni internazionali in Europa, Asia e Africa:

 

Ø  Europa:

-       European Union Military Operation in the Mediterranean - EUNAVFOR MED Irini (scheda 9-bis/2020);

Ø  Asia:

-       European Union Advisory Mission in support of Security Sector Reform in Iraq - EUAM Iraq (scheda 17-bis/2020);

Ø  Africa:

-       Task Force TAKUBA di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel (scheda 29-bis/2020);

Ø  Potenziamento dispositivi nazionali e della NATO:

-       impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea (scheda 38-bis/2020);

-       NATO Implementation of the Enhancement of the Framework for the South (scheda 41-bis/2020).

 

 

Come si vedrà più diffusamente in seguito, EUNAVFOR MED Irini (scheda 9-bis/2020) è un’operazione militare di gestione di crisi per contribuire a prevenire il traffico di armi nel teatro dell’operazione e nella zona di interesse convenuti, in conformità con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite relative all’embargo sulle armi nei confronti della Libia [UNSCR 1970 (2011) e successive risoluzioni relative all’embargo sulle armi nei confronti della Libia, tra cui UNSCR 2292 (2016) e l’UNSCR 2473 (2019).

A sua volta EUAM Iraq (scheda 17-bis/2020) è una missione consultiva a sostegno della riforma del settore della sicurezza civile, mentre la missione denominata Task Force TAKUBA (Mali, Burkina Faso, e Niger - scheda 29-bis/2020) è una forza multinazionale interforze con il mandato di addestrare e assistere le forze saheliane nella lotta contro i gruppi armati jihadisti, al fine di contrastare la minaccia terroristica nel Sahel.

Con riferimento all’impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea (scheda 38-bis/2020), tale contributo è inteso a tutelare gli interessi strategici nazionali nell’area, supportando il naviglio mercantile nazionale in transito, contribuendo alla maritime situational awareness, nonché rafforzando la cooperazione, il coordinamento e l’interoperabilità con la Nigeria e gli altri Stati rivieraschi.

Da ultimo, la partecipazione di personale militare all’iniziativa della NATO, denominata Implementation of the Enhancement of the Framework for the South (scheda 41-bis/2020), è da porre in relazione alle attività di formazione, consulenza, tutoraggio e supporto nello sviluppo di alcune capacità nell’ambito della sicurezza e difesa del territorio,  offerte dalla Nato a favore dei Paesi partner situati lungo il Fianco Sud dell’Alleanza che ne facciano richiesta.

 

In conformità a quanto previsto dalla “legge quadro sulle missioni internazionali” (legge n. 145 del 2016, cfr.: “Quadro normativo), per ciascuna delle richiamate nuove missioni è fornita una scheda illustrativa con indicazione dell’area geografica di intervento, degli obiettivi della missione, della base giuridica di riferimento, della composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), della durata programmata e del fabbisogno finanziario per l’anno in corso, così come previsto dalla.  Alla deliberazione è stata, altresì allegata la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari riferiti alla durata programmata, verificata ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.  La Relazione tiene conto delle quote di spesa relative all'adempimento di obbligazioni esigibili nell’anno 2020 ovvero nell’anno 2021, in linea con quanto previsto dalla legge n. 196/2009 (Legge di contabilità e finanza pubblica), in materia di impegno e pagamento di spese.

 

Nello specifico, la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati in questi nuovi teatri operativi è pari a 1.125 unità. La consistenza media è pari a 494 unità.

 

A sua volta il fabbisogno finanziario di queste nuove missioni è pari, nel 2020,  a euro 47. 417. 373  così distribuito:

 

-        2020: € 35.417.373;

-        2021: € 12.000.000.

 

Come precedentemente ricordato (cfr. quadro normativo) le risorse per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali a norma degli articoli 3 e 4 della legge quadro missioni internazionali sono allocate su un apposito fondo missioni presso il MEF, per il cui riparto gli schemi di DPCM sono sottoposti alle competenti commissioni parlamentari per l'espressione del parere (art. 4, comma 3). Anche le anticipazioni di tesoreria di cui al comma 4 dell'art. 4 e le anticipazioni di cui al comma 4-bis sono disposte a valere sulla dotazione del fondo missioni presso il MEF dallo stesso MEF, su richiesta delle amministrazioni competenti, fino a che non siano emanati i DPCM.

Nelle pagine che seguono sono riportati i principali elementi informativi dati dal Governo in ordine alle richiamate nuove missioni, secondo l’ordine delle schede riportato nella deliberazione del Consiglio dei ministri del 21 maggio scorso.

 

 


Scheda n. 9 -bis /2020
European Union Military Operation in the Mediterranean - EUNAVFOR MED Irini

 

La nuova missione EUNAVFOR MED Irini di cui alla scheda 9-bis (2020) subentra all’operazione militare EUNAVFOR MED Sophia, conclusasi il 31 marzo 2020 (decisione PESC 2020/471 del Consiglio dell’Unione europea del 31 marzo 2020).

 

L’Italia intende partecipare alla missione, relativamente al periodo 1° aprile 2020 - 31 dicembre 2020, con 517 unità, un mezzo navale e tre mezzi aerei.

 

La spesa prevista per questa missione, relativamente al richiamato periodo, è pari a  euro euro 21.309.683 di cui euro 5.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021

 

La nuova operazione militare dell’UE nel Mediterraneo EUNAVFOR MED IRINI[2]

L’istituzione dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI

 

Il Consiglio dell’UE ha approvato il 31 marzo 2020, con procedura scritta, la decisione PESC 2020/472 relativa all’istituzione ed avvio a partire dal 1° aprile 2020 della nuova operazione militare dell’UE nel Mediterraneo EUNAVFOR MED  IRINI ("pace" in greco).

L’operazione è operativa in mare dal 4 maggio 2020.

 

L’operazione ha un bilancio di 9.837.800 euro fino al 31 marzo 2021.

 

Contemporaneamente all’avvio della missione IRINI, il 31 marzo 2020 è terminato il mandato dell’operazione EUNAVFOR MED Sophia, che era stata avviata nel giugno 2015.

 

L’operazione EUNAVFOR MED Sophia ha avuto come compito principale quello di smantellare il modello di attività dei trafficanti di migranti e di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale (dal giugno 2015 fino al marzo 2019, quando è stato sospeso il dispiegamento navale, l’operazione ha contribuito al salvataggio di quasi 50.000 persone) e come compiti secondari, aggiunti progressivamente, quelli di: formazione della guardia costiera e della marina libiche; contribuire al largo delle coste libiche, all'attuazione dell'embargo dell'ONU sulle armi; svolgere attività di sorveglianza e di raccolta informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia.

 

Compiti dell’operazione

Compito principale

 

Compito principale dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI è quello di contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi. A tal fine, l’ operazione potrà svolgere ispezioni sulle imbarcazioni al largo delle coste libiche, sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia ed effettuare gli interventi per sequestrare e smaltire tali prodotti, anche al fine di deviare tali imbarcazioni e i loro equipaggi verso un porto adatto a facilitare tale smaltimento, con il consenso dello Stato di approdo a norma della risoluzione 2292 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 

Nel preambolo della decisione PESC 2020/472 si indica che il Consiglio dell’UE potrebbe decidere in futuro di ampliare l'ambito dell'operazione al fine di consentire l'impiego della sorveglianza aerea all'interno dello spazio aereo libico, in conformità delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o con il consenso delle autorità libiche.

 

Come indicato dall’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, lo scorso 17 febbraio l’operazione EUNAVFOR MED IRINI non avrà lo stesso raggio di azione dell’operazione Sophia, che controllava l’intera costa libica, ma si concentrerà sulla parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, sulla quale maggiormente si concentrano i traffici di armi.

 

Si ricorda che in occasione della Conferenza di Berlino sulla Libia del 19 gennaio 2020 le parti si sono impegnate, in particolare, a rispettare e attuare pienamente l'embargo sulle armi sancito dalle risoluzioni (UNSCR) 1970 (2011), 2292 (2016) e 2473 (2019) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Consiglio dell’UE ha poi raggiunto il 17 febbraio 2020 un accordo politico sull'avvio di una nuova operazione nel Mediterraneo destinata ad attuare l'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia utilizzando mezzi aerei, satellitari e marittimi.

 

L’operazione non potrà però operare all’interno delle acque territoriali libiche (ossia entro 12 miglia dalla costa della Libia).

 

L’operazione, che è operativa in mare dal 4 maggio 2020, dovrebbe essere composta da tre unità navali (da Francia, Grecia e Italia), ed aerei da pattugliamento (da Germania, Italia, Lussemburgo e Polonia).

 

Il Bundestag tedesco ha approvato la partecipazione all’operazione IRINI con un contingente di 300 soldati e un aereo da pattugliamento lo scorso 7 maggio.

 

 

Il Centro satellitare dell’UE (SatCen) garantirà il supporto delle immagini satellitari. E’ previsto che anche altri assetti speciali necessari ad assolvere i compiti della missione quali sommergibili, droni (UAVs) e Aerei AEW, saranno resi disponibili a supporto dell’Operazione in maniera non continuativa da parte degli Stati Membri.

 

Il Centro satellitare dell’UE sostiene il processo decisionale e le azioni dell’Unione Europea nel campo della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), in particolare la Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC), comprese le missioni e le operazioni di gestione delle crisi dell’Unione Europea, fornendo prodotti e servizi derivanti dallo sfruttamento degli assetti spaziali e informazioni collaterali, tra cui immagini satellitari e immagini aeree, e servizi correlati.

 

Il Comandante Operativo dell’operazione ha diramato delle linee guida ai Paesi partecipanti, per ridurre il rischio di contagio negli assetti messi a disposizione che dovranno essere comunque dichiarati “COVID-FREE” dallo Stato di bandiera prima di poter essere inseriti nell’operazione.

Gli assetti navali dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI saranno comunque obbligati, secondo il diritto internazionale del mare, a condurre eventuali operazioni di salvataggio nelle zone di loro operazione.  A tal fine la Grecia ha dato disponibilità a mettere a disposizioni i propri porti per lo sbarco delle persone salvate, che dovrebbero poi essere ricollocate presso gli Stati membri, su base volontaria.

In una dichiarazione a verbale, allegata alla decisione del Consiglio, l’Italia ha indicato che durante l’emergenza per l’epidemia di Coronavirus e fino alla prossima revisione della missione tra quattro mesi, non sarà in posizione di attuare gli accordi sulla redistribuzione delle persone salvate in mare.

Compiti secondari

I Compiti secondari di EUNAVFOR MED IRINI sono (in ordine) quelli di:

·         controllare e raccogliere informazioni sulle esportazioni illecite dalla Libia di petrolio, di petrolio greggio e di prodotti del petrolio raffinati

·         contribuire allo sviluppo delle capacità e alla formazione della guardia costiera e della marina libiche nei compiti di contrasto in mare, in particolare per prevenire il traffico e la tratta di esseri umani;

·         contribuire allo smantellamento del modello di attività delle reti di traffico e tratta di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare esclusivamente con mezzi aerei (e non navali).

Comando e durata del mandato dell’operazione

Come già per l’operazione EUNAVFOR MED Sophia, il comando operativo dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI avrà sede a Roma e l’operazione sarà guidata dal Contrammiraglio Fabio Agostini.

Il Comando in mare (Force Commander) dell’operazione è assegnato ogni sei mesi, alternativamente, all’Italia (dal 6 maggio al 18 ottobre 2020)  e alla Grecia (dal 19 ottobre 2020 al 31 marzo 2021). La rotazione del comandante della forza in mare avverrà assieme alla rotazione della nave ammiraglia.

 

Il Consiglio dell’UE, il 28 maggio 2020, ha nominato Comandante della forza per il primo periodo il Contrammiraglio Ettore Socci e per il secondo periodo il Contrammiraglio Theodoros Mikropoulos.

 

Il mandato dell'operazione IRINI durerà inizialmente per un anno, fino al 31 marzo 2021, e sarà sottoposto alla stretta sorveglianza degli Stati membri dell'UE, che eserciteranno il controllo politico e la direzione strategica attraverso il Comitato politico e di sicurezza (CPS), organo preparatorio del Consiglio dell’UE per la PESC e la PSDC, sotto la responsabilità del Consiglio e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Gli effetti sulla rotta migratoria (cosiddetto pull factor)

La decisione istitutiva dell’operazione prevede che il CPS, nell'esercizio del controllo politico e della direzione strategica dell'operazione, riconfermi ogni 4 mesi l'autorizzazione dell'operazione, a meno che lo schieramento dei mezzi marittimi dell'operazione non produca sulla migrazione un effetto di attrazione (cosiddetto pull factor) sulla base di prove fondate raccolte conformemente ai criteri stabiliti nel piano operativo.

Il Consiglio dell’UE in una dichiarazione approvata contestualmente all’adozione delle decisione che ha istituito l’operazione EUNAVFOR MED IRINI indica che il comandante dell'operazione ha ricevuto istruzione di condurre l'operazione in modo da prevenire effetti di attrazione sulla migrazione causati dallo schieramento dei mezzi marittimi dell'operazione, anche tramite l'immediato riposizionamento di mezzi qualora si osservi un tale effetto.


Scheda 17-bis/2020
(Partecipazione di personale militare alla missione UE denominata European Union Advisory Mission in Support  of Security sector reform in Iraq, EUAM Iraq)

 

La scheda n. 17-bis/2020 riguarda la partecipazione dell'Italia - per la prima volta -  dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020 - alla missione consultiva dell'UE in Iraq a sostegno della riforma del settore della sicurezza civile, denominata European Union Advisory mission in support of security sector reform in Iraq (EUAM Iraq).

 

L'Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è pari a 265.850 euro.

 

Gli obiettivi strategici dell'EUAM Iraq sono:

1) fornire consulenza e competenze alle autorità irachene sugli aspetti inerenti alla dimensione civile della riforma del settore della sicurezza nell'ambito della Strategia di sicurezza nazionale irachena e del Programma di sicurezza nazionale iracheno, rafforzando la consulenza strategica relativa allo sviluppo di strategie nazionali di contrasto e prevenzione del terrorismo (inclusa la lotta all'estremismo violento) e della criminalità organizzata, con particolare riferimento alla gestione delle frontiere, reati finanziari in particolare corruzione, riciclaggio di denaro sporco e traffico illecito di beni culturali, fornendo consulenza a livello strategico alle figure chiave del Ministero dell’Interno iracheno;

2) valutare un potenziale ulteriore impegno dell'UE nella riforma del settore della sicurezza civile; a tal fine individua le esigenze e le opportunità a medio e lungo termine relative a un'eventuale cooperazione futura dell'Unione a sostegno della riforma del settore della sicurezza allo scopo di appoggiare l'ulteriore pianificazione dell'Unione in vista di un eventuale impegno futuro, anche con la NATO. La pianificazione sarà coordinata con la NATO in Iraq, in vista di una maggiore coerenza tra le rispettive attività in uno spirito di mutuo rafforzamento, con l'obiettivo di creare sinergie e ottenere assistenza in ambiti quali la logistica, garantendo al contempo la piena trasparenza e la titolarità degli Stati membri. A tal fine, individua, in coordinamento con i donatori internazionali, progetti a impatto rapido che potrebbero essere realizzati attraverso strumenti dell'Unione oppure mediante impegni presi a livello bilaterale dagli Stati membri, come la gestione delle frontiere presso l'aeroporto di Baghdad.

 

3) assistere la delegazione dell'Unione nel coordinare il sostegno dell'Unione e degli Stati membri nel campo della riforma del settore della sicurezza, garantendo la coerenza dell'azione dell'Unione. A tal fine, l'EUAM Iraq sostiene il coordinamento con le Nazioni Unite, in particolare con il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo UNDP, e con altri attori internazionali sul terreno, tra cui la NATO, la Coalizione internazionale contro il Daesh e gli USA, allo scopo di promuovere sinergie e coerenza nel pieno rispetto del quadro istituzionale dell'Unione.

 

La missione EUAM Iraq è stata istituita dalla decisione (PESC) 2017/1869, adottata dal Consiglio dell’Unione europea del 16 ottobre 2017, in risposta alla richiesta delle autorità irachene, in ultimo modificata e prorogata, fino al 30 aprile 2022, dalla decisione del Consiglio del 7 aprile 2020.

 


Scheda 29-bis/2020
(Partecipazione di personale militare alla forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel, denominata Task Force TAKUBA)

 

La scheda n. 29-bis/2020 autorizza la partecipazione per il 2020 - per la prima volta - di personale militare alla forza multinazionale interforze intesa a contrastare la minaccia terroristica nel Sahel, denominata Task force TAKUBA.

 

L'Italia partecipa alla Task force TAKUBA con un contributo di 200 unità di personale militare, 20 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei. Il fabbisogno complessivo per il 2020 è pari a euro 15.627.178, di cui euro 5.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

La Relazione analitica fa presente che "gli assetti nazionali, integrati all’occorrenza da unità delle forze speciali", potranno essere eventualmente impiegati a supporto delle attività delle altre missioni nell'area del Sahel cui già l'Italia (bilaterali, ONU, UE).

Si ricorda che l'Italia è impegnata nel Sahel con la missione bilaterale in Niger, partecipa alla missione dell'ONU MINUSMA, nonché alle missioni dell'UE EUTM Mali, EUCAP Sahel Mali e EUCAP Sahel Niger. Le attuali condizioni di sicurezza del Sahel destano preoccupazione, poiché da questa regione originano traffici e flussi migratori illegali, violenza diffusa e terrorismo, con un diretto impatto sulla sicurezza del nostro continente.

 

La forza multinazionale Takuba si inserisce nel nuovo quadro politico, strategico e operativo ribattezzato “Coalizione per il Sahel” (su cui v. infra), che riunisce sotto comando congiunto la forza dell’Opération Barkhane[3] (a guida francese) e la Force conjointe du G5 Sahel (FC-G5S)[4], al fine di coordinare meglio la loro azione concentrando gli sforzi militari nelle tre aree di confine (Mali, Burkina Faso e Niger).

 

La partecipazione italiana alla Task Force TAKUBA, oltre a fornire un contributo al rafforzamento delle capacità di sicurezza nella regione del Sahel, risponde, altresì, all’esigenza di tutela degli interessi nazionali in un’area strategica considerata prioritaria

Il mandato della Task force prevede:

-       fornire attività di consulenza, assistenza, addestramento e mentorship a supporto delle forze armate e delle forze speciali locali;

-       provvedere alla consulenza, nell’ambito del processo di potenziamento della componente terrestre e di forze speciali locali, funzionale al mantenimento di un adeguato livello di sicurezza e di contrasto al terrorismo;

-       supportare le forze armate e le forze speciali locali nel potenziamento delle capacità di contrasto alle minacce per la sicurezza derivanti da fenomeni di natura terroristica transnazionale e/o criminale;

-       fornire gli enabler per la condotta di operazioni di contrasto al terrorismo, in particolare, mezzi elicotteristici e personale per l’evacuazione medica.

Si ricorda che l'iniziativa del G5 Sahel - che coinvolge Mauritania, Niger, Ciad, Burkina Faso e Mali - rappresenta un quadro di cooperazione intergovernativa nata nel  febbraio 2014 per iniziativa della presidenza della Mauritania nell'Unione Africana. Nel 2017 è stata lanciata la Cross-border Joint Force o Force Conjointe (FC-G5S). Sempre nel 2017 è stata lanciata un'Alleanza per il G5 Sahel con 12 donatori (tra cui l'UE e l'Italia) per promuover lo sviluppo dell'aerea.

Il ruolo svolto dal G5 Sahel nel contrasto al terrorismo nella regione è stato riconosciuto da due Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU del 2017. In particolare, la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2359 (2017), nel riconoscere la determinazione e la titolarità dei Governi del G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) per affrontare l'impatto del terrorismo e delle attività transnazionali della criminalità organizzata, anche attraverso lo svolgimento di operazioni antiterroristiche militari congiunte transfrontaliere, accoglie con favore il dispiegamento della Force conjointe du G5 Sahel  (FC-G5S) nei territori dei paesi contribuenti, autorizzato dal Consiglio di pace e sicurezza dell'Unione africana, al fine di ripristinare la pace e la sicurezza nella regione del Sahel.

La successiva Risoluzione n. 2391 (2017) sottolinea la responsabilità primaria degli Stati del G5 Sahel di affrontare la minaccia transnazionale rappresentata dal terrorismo e dalla criminalità organizzata (compreso il traffico di persone, armi, droghe e risorse naturali e il traffico di migranti) nella regione del Sahel, nonché l'importanza per la comunità internazionale di sostenere i paesi africani unendo i loro sforzi a livello regionale o subregionale al fine di ripristinare la pace e la sicurezza; accoglie con favore l'istituzione della Force conjointe du G5 Sahel (FC-G5S), che conduce operazioni antiterrorismo militari transnazionali congiunte, e gli sforzi delle Forze francesi per sostenere tali operazioni; elogia il contributo dei partner bilaterali e multilaterali al rafforzamento delle capacità di sicurezza nella regione del Sahel, in particolare il ruolo delle missioni dell'Unione europea (EUTM Mali, EUCAP Sahel Mali, EUCAP Sahel Niger) nel fornire formazione e consulenza strategica alle forze di sicurezza nazionali nella regione del Sahel.

 

La creazione della Forza multinazionale TAKUBA è stata annunciata dalla Francia nel 2019 e confermata dal recente Vertice G5Sahel di Pau (Francia-Nuova Aquitania) del 13 gennaio 2020, convocato dal Presidente francese, e a cui hanno partecipato i Presidenti del G5 Sahel (Ciad, Burkina Faso, Mali, Mauritania e Niger), il Segretario generale delle Nazioni Unite, il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, il Presidente del Consiglio europeo. In tale occasione il Presidente francese Macron ha annunciato l'intenzione di cambiare metodo per conseguire l'obiettivo militare della sconfitta del terrorismo nella zona delle tre frontiere tra Mali, Burkina Faso e Niger (individuando l'obiettivo principale da sconfiggere nello stato Islamico nel Grande Sahara) e dunque la necessità di creare una Coalizione internazionale, che riunifichi il comando dell'Operazione Barkhane e della Forza congiunta G5 Sahel, aperta alla partecipazione di partner internazionali. Ha ringraziato i partner europei che hanno dato la loro disponibilità a contribuire con forze speciali.

 

A sostegno della base giuridica della missione vengono ricordate le seguenti richieste degli Stati del Sahel:

-       richiesta delle Autorità nigerine, con nota 3436/MDN/SG in data 1° novembre 2017, di sostegno per il rafforzamento delle capacità militari nigerine, in particolare nei settori della sorveglianza delle frontiere, dello sviluppo della componente aerea e della formazione ed equipaggiamento delle Forze locali impegnate nella lotta al terrorismo, alla migrazione illegale e al contrabbando;

-        richiesta del Presidente della Repubblica del Mali al Presidente della Repubblica italiana, con nota n. 000481PRM del 27 novembre 2019, per la partecipazione dell’Italia alla Task Force TAKUBA;

-       richiesta del Presidente della Repubblica del Niger al Presidente del Consiglio dei Ministri italiano con nota n. 000040/PRN/CAB del 28 febbraio 2020.

Come base giuridica vengono ricordati altresì i seguenti accordi bilaterali di cooperazione con Stati del Sahel:

-       accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017 e ratificato dalla legge 29 luglio 2019, n. 80;

-       accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica del Burkina Faso, fatto a Roma il 1° luglio 2019, (pdl A.C. 2322) in corso di esame presso la Camera dei Deputati per la ratifica.

 

 

Per quanto riguarda la composizione della Forza multinazionale Takuba e il comando della stessa, da un comunicato congiunto dei partecipanti alla Conferenza ministeriale di lancio, pubblicato sul sito del Ministero della Difesa francese, del 27 marzo 2020 si apprendono i seguenti dettagli:

·      LA Task force TAKUBA sarà posta sotto il comando dell'Operazione Barkhane e opererà nella regione del Liptako Gourma.

·      Sarà principalmente composta da forze speciali europee sostenute da mezzi essenziali che forniscano un alto livello di autonomia.

·      Avrà il compito di consigliare, assistere e accompagnare le Forze Armate maliane, agendo in coordinamento con i partner del G5 Sahel, della MINUSMA e delle missioni dell'UE EUTM Mali, EUCAP Mali, EUCAP Niger).

·      Contributi sono stati annunciati da Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Paesi Bassi e Portogallo, così come il contributo proposto dalla Svezia (previa approvazione parlamentare); i partecipanti hanno chiesto ulteriori contributi europei a questo sforzo comune per la sicurezza.

·      La Takuba dovrebbe raggiungere la capacità operativa iniziale nell'estate 2020 e la piena capacità operativa all'inizio del 2021.

·      La Coalizione per il Sahel fornirà il nuovo quadro politico, strategico e operativo per il Sahel e sarà imperniata su 4 pilastri: la lotta contro il terrorismo; il rafforzamento delle capacità militari degli Stati della regione; il sostegno al ritorno dello Stato e delle amministrazioni sul territorio; infine l'aiuto allo sviluppo.  Barkhane svolgerà la sua parte in particolare nell'ambito del pilastro 1, della lotta contro i gruppi terroristi.

 

 


Scheda 38-bis/2020
(Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea)

 

La scheda n. 38-bis/2020 riguarda l’impiego del dispositivo aeronavale nazionale - dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020 - per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea, per fronteggiare le esigenze di prevenzione e contrasto della pirateria e delle rapine a mano armata in mare; ha l’obiettivo di assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali nell’area, con particolare riferimento alle acque prospicienti la Nigeria.

 

Il dispositivo nazionale nel Golfo di Guinea prevede l'impiego di 400 unità di personale militare, 2 mezzi navali e 2 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è pari euro 9.810.838, di cui euro 2.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

In particolare, è previsto lo svolgimento dei seguenti compiti:

·      proteggere gli asset estrattivi di ENI[5], operando in acque internazionali;

·      supportare il naviglio mercantile nazionale in transito nell’area; 

·      contribuire alla maritime situational awareness;

·      rafforzare la cooperazione, il coordinamento e l’interoperabilità con la Nigeria e gli altri Stati rivieraschi;

·      garantire una presenza e sorveglianza navale non continuativa, con compiti di Naval Diplomacy.

La Relazione analitica ricorda che il Golfo di Guinea, le cui acque si estendono per migliaia di chilometri dall’Angola al Senegal e su cui si affacciano due dei maggiori produttori di petrolio dell’Africa subsahariana, la Nigeria e l’Angola, è da alcuni anni il punto focale della pirateria africana, che ha drasticamente aumentato i suoi attacchi. Nel 2019 il numero di marinai presi in ostaggio al largo delle coste dell’Africa occidentale è aumentato di più del 50%. Il Golfo di Guinea è considerato il più pericoloso per numero di attacchi e atti di pirateria alle imbarcazioni e agli equipaggi in transito. Secondo i dati resi noti dal “Rapporto annuale sulla pirateria”, pubblicato dall’Ufficio marittimo internazionale (International Maritime Bureau, IMB), i membri degli equipaggi presi in ostaggio durante l’attraversamento del Golfo sono saliti da n. 78, nel 2018, a n. 121 nel 2019, una cifra che rappresenta più del 90% dei sequestri registrati in mare in tutto il mondo. Ciò ha seriamente compromesso il traffico commerciale internazionale e inflitto pesanti costi economici alla regione.

Per tale motivo, nell’area sono presenti diverse iniziative di Paesi occidentali, tra cui:

-    Francia, che dal 1990 conduce la missione anti-pirateria “Corymbe” con lo schieramento permanente di una unità navale nell’area;

-    USA, tramite il comando di AFRICOM, che fornisce assistenza diretta con attività di formazione e mentoring alle forze navali locali;

-    Spagna e Portogallo, che garantiscono una presenza navale non continuativa (6/8 mesi l’anno) con compiti di Naval Diplomacy.

 

Sempre la Relazione analitica afferma che in tale contesto, nel pieno rispetto del diritto internazionale, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), l’impiego di un dispositivo nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea è inteso a tutelare gli interessi strategici nazionali nell’area (Naval Diplomacy), supportando il naviglio mercantile nazionale in transito, contribuendo alla maritime situational awareness, nonché rafforzando la cooperazione, il coordinamento e l’interoperabilità con la Nigeria e gli altri Stati rivieraschi.

 

La base giuridica del dispiegamento del dispositivo internazionale è rinvenuta nella Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 2039 (2012), nelle parti in cui esprime profonda preoccupazione per la minaccia che la pirateria e le rapine a mano armata in mare nel Golfo di Guinea rappresentano per la navigazione internazionale, la sicurezza e lo sviluppo economico degli Stati della regione e riconosce l'urgente necessità di elaborare e adottare efficaci e pratiche misure per contrastarle; nonché nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay del 1982, ratificata dall’Italia con la legge 2 dicembre 1994, n. 689, che stabilisce il quadro giuridico applicabile alla lotta contro la pirateria e la rapina a mano armata in mare, in particolare gli articoli 100, 101 e 105. Vengono altresì richiamati i seguenti documenti europei: la European Union Maritime Security Strategy (EUMSS), integrata con il piano d’azione adottato dal Consiglio dell’Unione europea nel 2014 e rivisto nel 2018; la strategia dell'UE per il Golfo di Guinea (Gulf of Guinea Action Plan 2015-2020) adottata dal Consiglio dell’Unione europea il 16 marzo 2015.

 


Scheda 41-bis/2020
(Partecipazione di personale militare all’iniziativa della NATO denominata Implementation of the Enhancement of the Framework for the South)

 

La scheda n. 41-bis/2020 riguarda la partecipazione per il 2020 di personale militare alla Implementation of the Enhancement of the Framework for the South, iniziativa NATO di proiezione di stabilità nelle regioni lungo il Fianco Sud della NATO.

 

Il dispositivo nazionale consiste in 6 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario è pari a euro 403.824.

 

In particolare, l'iniziativa prevede che la NATO conduca, a favore dei Paesi partner situati lungo il Fianco Sud dell’Alleanza che ne fanno richiesta:

-   attività di formazione, consulenza, tutoraggio[6];

-   attività di supporto nello sviluppo e miglioramento di alcune capacità nell’ambito della sicurezza e difesa del territorio (mediante attività di Defence capacity building e Projecting stability).

 

L’iniziativa ha l’obiettivo di proiettare stabilità nelle regioni lungo il fianco sud della NATO, in risposta alle crescenti sfide e minacce alla sicurezza provenienti da tali aree, contribuendo così ai corrispondenti sforzi posti in essere dalla comunità internazionale.

 

Le attività sono condotte mediante l’invio di Mobile Training Team, nei settori definiti con i Paesi partner richiedenti, su base rotazionale.

 

Allo stato attuale, hanno richiesto il supporto della NATO per attività di Defence Capacity Building: Algeria, Tunisia Marocco, Mauritania, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

 

Tra le basi giuridiche vengono richiamate oltre alla dichiarazione del Vertice di Varsavia del 2016 (su cui v. infra) anche la dichiarazione del Vertice di Bruxelles 2018 (v. infra)); nonché la SACEUR Strategic Directive for the Implementation of the Enhancement of the Framework for the South (20 novembre 2018). In riferimento alla Direttiva Strategica del SACEUR per l’iniziativa, è al vaglio della NATO la proposta italiana di costituzione di un Comando di divisione per il Fianco Sud (Multinational Division South – MND-S), con il compito di coordinare le attività dei Mobile Training Team NATO nell’area geografica di intervento.

In risposta alle crescenti sfide e minacce alla sicurezza provenienti dalle regioni situate lungo il Fianco Sud dell’Alleanza, in esito al Vertice di Varsavia (8-9 luglio 2016), è stata dichiarata l’istituzione di un Quadro per l’adattamento della NATO, che si concentra su una migliore comprensione e consapevolezza della situazione a livello regionale, sulla capacità di anticipare e rispondere alle crisi provenienti dal Sud, sul miglioramento delle capacità per operazioni di spedizione e sul potenziamento della capacità di proiettare stabilità attraverso partenariati regionali e sforzi di sviluppo delle capacità.

Al Vertice di Bruxelles (11-12 luglio 2018), nell’attestare la determinazione a completare quanto necessario per attuare tutte le componenti del Framework for the South, è stato confermato l’impegno della NATO nella cooperazione con partner selezionati che ne richiedano il sostegno, migliorando la capacità dell’Alleanza di fornire attività di formazione, consulenza e tutoraggio. Ciò nella prospettiva di consolidare il contributo della NATO ai corrispondenti sforzi posti in essere dalla comunità internazionale, per proiettare stabilità oltre i propri confini.

Per condurre e coordinare tali attività, è stata prevista l’offerta di forze nazionali da parte degli Stati alleati, a rotazione.

 

 

Il vertice di Varsavia 2016 ha segnato un adattamento (adaptation) nella postura, mettendo ancor più sullo stesso piano politicamente il fianco Est ed il fianco Sud della NATO, attraverso un approccio a 360 gradi.

 

Parte del rafforzato impegno verso il fronte meridionale è la creazione nel 2017 del NATO Strategic Direction South Hub in seno allo Allied Joint Force Command di Napoli che ha raggiunto la piena capacità nel luglio 2018. Conosciuto anche come Hub per il sud, il nuovo polo della NATO si prefigge l’obiettivo di rafforzare la comprensione dell’Alleanza sull’Africa e sul Medio Oriente, fornendo prospettive e analisi e promuovendo lo scambio di informazioni con Paesi e organizzazioni partner, al fine di evidenziare le dinamiche regionali rilevanti per la sicurezza euro-atlantica e le possibilità di cooperazione con stakeholder locali

Si ricorda che il Ministro della Difesa Guerini nell'esposizione delle Linee programmatiche del suo Dicastero, il 30 ottobre 2019, ha affermato che: "L’Italia considera, infatti, la direzione strategica sud fondamentale per l’adattamento della postura di deterrenza e difesa della NATO e in tale quadro, registriamo con soddisfazione l’approvazione della nostra offerta dei due Comandi di Divisione, che si muove in tal senso. Ciò nell’ottica di un 360° approccio realmente a dell’Alleanza, equilibrato e bilanciato".


Schede di lettura
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Parte II
Doc. XXVI - n. 3

 


Sezione Seconda
Doc. XXVI n.
3

 

Il Doc. XXVI n. 3, corrispondente all’allegato 1 della deliberazione del Consiglio dei ministri del 21 maggio, nel riferire alle Camere sull'andamento delle missioni internazionali e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo e sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione autorizzati nel 2019, indica, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, primo periodo, della “legge quadro sulle missioni internazionali”, le missioni internazionali che il Governo intende proseguire nel 2020, nonché gli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione da porre in essere nel medesimo anno.

 

Analogamente al Doc. XXV n.3, il Documento in esame reca le schede analitiche delle singole missioni con indicazione dell’area geografica di intervento, degli obiettivi della missione, della base giuridica di riferimento, della composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), della durata programmata e del fabbisogno finanziario per l’anno in corso.

È, inoltre, allegata la richiamata relazione tecnica di quantificazione degli oneri riferiti alla durata programmata che tiene conto delle quote di spesa relative all'adempimento di obbligazioni esigibili nell'anno 2020 ovvero nell'anno 2021 (cfr. supra).

 

In relazione alla partecipazione italiana alle missioni internazionali nel 2020, il Governo, nel sottolineare la complessità dello scenario internazionale, con particolare riferimento all’area del Mediterraneo allargato, conferma il proprio impegno secondo due direttrici principali – euro mediterranea ed euro atlantica –, corrispondenti ai contesti geostrategici di primario interesse nazionale.

Si sottolinea, infatti, come il nostro Paese si collochi al centro un'area di importanza strategica da un punto di vista economico, geopolitico e di sicurezza e dalla cui stabilizzazione dipende anche la sicurezza del nostro Paese e dell'intera Europa.

Un’ampia e complessa zona geopolitica resa unitaria dalla comune condivisione e gravitazione sul bacino del mare Mediterraneo. Tale gravitazione congiunge cinque aree con caratteristiche differenti: i Paesi dell'Unione Europea, l'area balcanica, l'area del Mar Nero, il Medioriente ed il Maghreb.

Si pone in evidenza, inoltre, come la regione euro-mediterranea sia influenzata dalle dinamiche che avvengono in altre zone, in particolare in quelle direttamente adiacenti al Mediterraneo: il Mashreq, il Sahel, il Corno d'Africa, la regione del Golfo Persico.

A fronte di tale quadro, il Governo sottolinea in più parti come l'Italia, - quale attore di sicurezza globale - intenda contribuire a garantire la pace e lo sviluppo di questa zone, sia per la salvaguardia degli interessi nazionali, ma anche per la protezione e la tutela delle popolazioni nelle aree di crisi e per lo sviluppo e la promozione di livelli crescenti di sicurezza e stabilità globale.

Per quanto riguarda le missioni di cui si propone la proroga nell’anno 2020 dai dati forniti dal Governo emerge che:

 

Ø la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a  7.488 unità, con un aumento rispetto al 2019 (7.343 unità)  di  145 unità;

Ø la consistenza media è pari a 6.000 unità, con una riduzione di 290 unità rispetto al precedente periodo (6.290 unità);

Ø il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari complessivamente a euro 1.113.940.450, di cui:

 

Ø  Ministero della difesa - Forze armate: euro 1.082.018.993;

Ø  Ministero dell'interno - Forze di polizia: euro 6.871.297;

Ø  Ministero dell'economia e delle finanze - Guardia di finanza: euro 10.050.160;

Ø  Presidenza del Consiglio dei ministri - AISE: euro 15.000.000.

 

 

Nel 2019, il fabbisogno finanziario stimato nella deliberazione del 23 aprile 2019 è stato pari a euro 1.130.481.331, di cui:

 

-          Ministero della difesa - Forze armate: euro 1.100.835.456;

-          Ministero dell'interno - Forze di polizia: euro 7.722.305;

-          Ministero dell'economia e delle finanze - Guardia di finanza: euro 6.923.570;

-          Presidenza del Consiglio dei ministri - AISE: euro 15.000.000.

 

 

 

A sua volta la relazione tecnica tiene conto delle quote di spesa relative all’adempimento di obbligazioni esigibili nell’anno 2020, ovvero nell’anno 2021, in linea con quanto previsto dalla legge n. 196/2009 (Legge di contabilità e finanza pubblica), in materia di impegno e pagamento di spese.

Il fabbisogno finanziario complessivo risulta, pertanto, così distribuito:

-        2020: € 903.140.450;

-        2021: € 210.800.000

 

Il maggior numero di missioni è presente nel continente africano, ma con riferimento alla consistenza numerica delle unità impiegate nei diversi teatri operativi, il maggior numero di militari autorizzato è in Asia-

 

Per quanto concerne l’Europa, le missioni che impegnano il maggior numero di militari italiani sono la missione NATO Joint Enterprise nei Balcani (626 unità, 204 mezzi terrestri e un mezzo aereo) e la nuova missione dell’Unione europea denominata EUNAVFORMED Irini (517 unità, un mezzo navale e 3 mezzi aerei cfr. scheda n. 9- bis del Doc XXV n. 3).

 

Per quanto concerne l’Asia, la partecipazione italiana più significativa si rinviene nella coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (1.100 unità, 270 mezzi terrestri e 12  mezzi aerei), nella missione UNIFIL in Libano (1.076 unità, 278 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei) e nella  missione Resolute Support in Afghanistan (800 unità,  145 mezzi terrestri  e 8 mezzi aerei).  

 

Con riferimento al continente Africano, la presenza italiana più consistente è nella missione UE antipirateria denominata ATALANTA, (con 407 unità di personale militare, 2 mezzi aerei e due mezzi navali) e nella missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (400 unità, 142 mezzi terrestri, 2 mezzi aerei e mezzi navali tratti nell’ambito della missione “ Mare sicuro”).

Sono, infine, 400 le unità impiegate nel nuovo dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea, dove sono, altresì, presenti, due mezzi navali e due mezzi aerei.

 

Per quanto riguarda, in generale l’area del Mediterraneo centrale, si segnala, inoltre, che nell’ambito del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza di questa area (cosiddetta “Operazione Mare Sicuro”), l’Italia partecipa con 754 unità di personale militare  e con l'impiego di 6 mezzi navali e 8 mezzi aerei.

 

Infine, nell’ambito della partecipazione del personale militare italiano al potenziamento di dispositivi NATO,  la consistenza più rilevante riguarda la missione per la sorveglianza navale dell’area sud dell’Alleanza dove l’Italia partecipa con 259 unità, 1 mezzo aereo e due  unità navali più una on call.

 

Si segnala, infine, che non sono state prorogate nel 2020 le seguenti missioni:

 

Ø  missione multilaterale TIPH2 (Temporary International Presence) in Hebron, Cisgiordania (scheda 13 del 2019).

 

In relazione a questa missione si ricorda che la precedente deliberazione del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2019 aveva autorizzato questa missione limitatamente ai primi tre mesi del 2019 in quanto veniva fatto presente che  il “Governo israeliano ha annunciato la decisione di non voler rinnovare la missione”.

l’Italia ha partecipato a questa missione con 16 unità di personale militare e 4 mezzi terrestri.

 

Ø  dispositivo NATO Support to Turkey - Active Fence, a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza.

 

L’operazione era stata autorizzata dal Consiglio Atlantico (North Atlantic Council-NAC) il 4 dicembre 2012 su richiesta della Turchia, a seguito dell’abbattimento, nel giugno 2012, di un jet turco da parte di forze governative siriane e dell’uccisione, a ottobre dello stesso anno, di cinque civili turchi a causa di un bombardamento siriano sulla città turca di Akçakale. La partecipazione italiana è iniziata a giugno 2016, essendo stata autorizzata per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2016 dall’articolo 4, comma 8 del D. L. n. 67/2016. L’Italia ha partecipato alla missione, fino al 31 dicembre 2019, con 130 unità di personale militare e 25 mezzi terrestri (inclusa batteria SAMP-T), nella base militare “Gazi Kisla?i” di Kahramanmara?, in territorio turco.

 

 

 

 


Missioni internazionali
Europa
(Schede 1-9)

 

Le prime nove schede del Doc. n. XXVI n. 3 si riferiscono alla proroga per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2020 della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Europa.

 

Nello specifico, la scheda n. 1 (2020) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione NATO Joint Enterprise nei Balcani, area questa ritenuta dal Governo di “rinnovata attualità strategica”, sia per monitorarne le criticità correlate ai flussi migratori che la attraversano, sia per supportare i successivi passi dell’integrazione euro-atlantica (cfr. pag. 140).

 

L’operazione Joint Enterprise è una missione della NATO svolta nell'area balcanica, con compiti di attuazione degli accordi sul «cessate il fuoco», di assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili. La missione è frutto della riorganizzazione della presenza della NATO nei Balcani operata alla fine del 2004 (con risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1575/2004) in coincidenza col termine dell'operazione "Joint Force" in Bosnia Erzegovina e con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR). Le autorità NATO decisero, infatti, l'unificazione di tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area) dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione "Joint Enterprise".

L'operazione Joint Enterprise comprende, pertanto, le attività di Kosovo Force (KFOR), Multinational Specialized Unit (MSU), Multinational Battle Group West (MNBG-W), NATO Head Quarters di Sarajevo, NATO Liaison Office di Skopje, Military Liaison Office (MLO) di Belgrado.

La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

Relativamente all’anno in corso, l’Italia partecipa alla missione Joint Enterprise nei Balcani con di 628 unità, 204 mezzi terrestri e una unità aerea. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 80.791.575, di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

Nel 2019 l’Italia ha partecipato a questa missione con 538 unità di personale militare, 204 mezzi terrestri ed una unità aerea. La spesa autorizzata nell’anno 2019 è stata pari a 78.876.093 di cui euro 25.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2020.

 

Come precisato dal Governo nella scheda relativa a questa missione l’incremento di personale rispetto al precedente anno è finalizzato alla realizzazione di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate nel contingente e personale tecnico a favore della componente ISR e C-UAS, al fine di colmare le carenze capacitive evidenziate dal Comando KFOR.

 

 

La successiva scheda n. 2 (2020) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo).

 

Si ricorda che la missione EULEX Kosovo, istituita con l’Azione comune 2008/124/PESC del Consiglio dell'Unione il 4 febbraio 2008 - modificata e prorogata, in ultimo, dalla decisione (PESC) 2018/856 adottata dal Consiglio dell'Unione l'8 giugno 2018 - opera nella cornice della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999, la stessa cha ha istituito la missione UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo). Con la risoluzione n. 1244 del 1999 si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell’autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie ad istituzioni create in base ad un accordo politico; incaricata altresì del mantenimento dell’ordine pubblico, nelle more dell’istituzione di forze di polizia locali, dispiegando personale di polizia internazionale.

La missione europea, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie ed i servizi di contrasto kosovari nell’evoluzione verso la stabilizzazione e la responsabilizzazione del Paese, supportando, in particolare, lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale e favorendo, altresì, l’adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale.

 

L’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare analogamente a quanto previsto negli anni 2019, 2018 e 2017. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’anno 2020, è stimato in euro 344.516. 343.575.  La spesa autorizzata per l’anno 2019 è stata pari ad euro 332.929.

 

A sua volta la successiva scheda 3 (2020) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo).

 

L'EULEX KOSOVO sostiene le istituzioni dello stato di diritto del Kosovo selezionate nel loro percorso verso maggiori efficacia, sostenibilità, multietnicità e responsabilizzazione, senza ingerenze politiche e nel pieno rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e delle migliori prassi europee, attraverso attività di monitoraggio e funzioni esecutive limitate, allo scopo di cedere i compiti rimanenti ad altri strumenti a lungo termine dell'UE e di eliminare gradualmente le restanti funzioni esecutive.

La base giuridica di riferimento è data dall'azione comune 2008/124/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 4 febbraio 2008, modificata e prorogata in ultimo dalle decisioni PESC/2016/947 e PESC/2017/973, adottate dal Consiglio dell'Unione europea, in linea con l'UNSCR 1244 (1999).

 

L’Italia contribuisce a questa missione nell’anno 2020 con 17 unità di personale della polizia di Stato. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 979.150.

In relazione al precedente anno 2019 le unità autorizzate sono state 23 per una spesa autorizzata pari a 1.314.460.

 

La scheda n. 4 (2020) fa riferimento alla partecipazione di un’unità di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo), analogamente a quanto previsto nell’anno 2019.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’anno 2020, è pari a euro 64.120, mentre nel precedente anno 2019 la spesa autorizzata è stata pari a euro 63.960.

 

UNMIK (United Nations Mission In Kosovo) è stata istituita dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999 che ha autorizzato la costituzione di una amministrazione civile provvisoria, guidata dalle Nazioni unite, per favorire un progressivo recupero di autonomia nella provincia del Kosovo, devastata dalla guerra. La missione, che lavora a stretto contatto con i leader politici locali e con la popolazione, svolge un ruolo molto ampio, coprendo settori che vanno dalla sanità all’istruzione, dalle banche e finanza alle poste e telecomunicazioni.

Si ricorda che il Segretario generale dell’ONU ha deciso, il 12 giugno 2008, una riconfigurazione di UNMIK, principalmente nel settore del rule of law in vista di un passaggio di consegne alla missione EULEX, finalizzato ad un alleggerimento della stessa UNMIK. In seno alla missione è costituita un'unità di intelligence contro la criminalità (Criminal Intelligence Unit - C.I.U.), di supporto alla Amministrazione Provvisoria, anche per quanto riguarda i conflitti interetnici.

La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

La scheda 5 (2020) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione ALTHEA dell’Unione Europea in Bosnia-Erzegovina, all’interno della quale opera anche la missione IPU (Integrated Police Unit).

L’Italia partecipa alla missione con 40 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, è stimato in euro 1.031.356.

Relativamente all’anno 2019 le unità autorizzate sono state 5 per una autorizzazione di spesa pari ad euro 263.956.

In relazione a tale incremento il Governo fa presente[7] che per il 2020 è previsto un aumento “della contribuzione nazionale di 1 unità a favore della gendarmeria europea (EUROGENDFOR) impegnata in Bosnia e di 34 unità per compensare le carenze capacitive della missione. Inoltre, per il 2020 è prevista la partecipazione di personale delle Forze in Prontezza (Operational Reserve Forces Battalion della NATO per l’Area di Operazioni dei Balcani) alle attività per la verifica delle procedure previste in caso di effettiva attivazione (OPREH Level 2). La consistenza massima del contingente nazionale è pertanto incrementata fino a 40 unità”.

 

La missione dell'UE ALTHEA è stata prevista dall'azione comune 2004/570/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione il 12 luglio 2004 (poi modificata dall'azione comune 2007/720/PESC del Consiglio dell'8 novembre 2007), a seguito della risoluzione 1551 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha accolto favorevolmente il dispiegamento delle forze dell'UE in Bosnia-Erzegovina, sulla base di un nuovo mandato delle Nazioni Unite. La missione è stata avviata il 2 dicembre 2004, rilevando le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, conclusasi a seguito della decisione assunta dai Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza al vertice di Istanbul (28-29 giugno 2004). L'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO; il compito della missione è quello di continuare a svolgere il ruolo specificato dall'accordo di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina e di contribuire ad un ambiente sicuro, necessario per l'esecuzione dei compiti fondamentali previsti dal piano di attuazione della missione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante e dal Processo di stabilizzazione ed associazione.

Con la risoluzione UNSCR 2496 (2019) è stato rinnovato il mandato della missione fino al 6 novembre 2020.

 

A sua volta la scheda 6 (2020) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale delle Forze di polizia (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Corpo della Guardia di Finanza) alla missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei Paesi dell’area balcanica.

 

Nell’anno 2020 l’Italia partecipa alla missione:

1.   relativamente ai Paesi dell'area balcanica, con 14 unità del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e 3 unità specializzate delle Forze di polizia italiane per corsi di formazione ed attività di pattugliamento (per un totale di 17 unità);

2.   relativamente all’Albania, con 2 unità dipendenti dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, 3 unità specializzate delle Forze di Polizia italiane per corsi di formazione ed attività di pattugliamento congiunto, 6 unità delle Forze di polizia italiane per attività di pattugliamento congiunto 24 unità della Guardia di Finanza e 7 unità facenti parte dell’equipaggio della Guardia di Finanza impiegato nelle attività di sorvolo durante il periodo aprile – ottobre (per un totale di 42 unità).

 

Il totale delle unità autorizzate per questa missione nell’anno 2020 è, pertanto, pari a 59 unità.

Gli oneri complessivi riferiti ai Paesi dell’area balcanica sono pari a euro 1.342.080 mentre quelli riferiti all’Albania ammontano a euro 385.936 da attribuire alla componente della Direzione Centrale della Polizia Criminale ed euro 3.538.811 da attribuire alla Guardia di Finanza, per un totale di euro 3.924.747.

 

Con riferimento specifico all’impiego della Guardia di finanza in questa missione, il Governo precisa che oltre alle richiamate 24 unità di personale militare sono a disposizione della missione i seguenti mezzi:

-   navali: n. 2 vedette classe “900” e n. 3 gommoni classe “BSO” (per 12 mesi);

-   terrestri: n. 12 automobili e n. 1 furgone (per 12 mesi);

-   aerei: n. 1 aereo della linea Piaggio “P166DP1”, rischierato presso l’aeroporto di Tirana ed equipaggiato con sensori ottici ed iperspettrali (periodo aprile – ottobre).

 

Con riferimento al precedente anno 2019 l’Italia ha partecipato alla missione:

 

1.      relativamente ai Paesi dell'area balcanica con 24 unità, di cui 21 unità del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e 3 unità specializzate delle Forze di polizia italiane per corsi di formazione ed attività di pattugliamento.

2.      relativamente all’Albania con 44 unità, di cui 4 unità dipendenti dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, 9 unità specializzate delle Forze di Polizia italiane per corsi di formazione ed attività di pattugliamento congiunto e 31 unità della Guardia di Finanza;

 

Il totale delle unità autorizzate per questa missione nell’anno 2019 è stato, pertanto, pari a 68 unità. Il fabbisogno finanziario della missione nel precedente anno 2019 è stato stimato in euro 3.899.035 per l’Albania e 1.988.360 per i paesi dell’area balcanica.

 

I programmi di cooperazione sono svolti nell’ambito del protocollo d'intesa (cosiddetto Bilaterale Interni) firmato a Roma il 17 settembre 1997 dai Ministri degli interni italiano e albanese, che prevede l'impegno italiano ad affiancare i vertici delle amministrazioni albanesi con esperti delle Forze di polizia nazionali, per cooperare nella riorganizzazione delle strutture di polizia albanesi. Il compito è affidato ad una missione, composta da nuclei distinti: uno centrale, uno di frontiera marittima, e da nuclei territoriali.

 

La scheda 7(2020) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus) delle Nazioni Unite a Cipro.

Analogamente all’anno 2019 l’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è pari a 236.717.

In relazione al precedente anno la spesa autorizzata è stata pari a 236.070

 

UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), richiamata dalle risoluzioni 1251 (1999), 1642 (2005), 2168 (2015), 2300 (2016), 2263 (2016), 2369 (2017) e 2398 (2018), 2430 (2018), e, da ultimo, dalla risoluzione 2453 (2019) che ha esteso il mandato della missione fino al 31 luglio 2019, è stata istituita dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 186/1964, in seguito alla rottura dell’equilibrio stabilito a Cipro dalla Costituzione del 1960. L'indipendenza di Cipro fu concessa dall’Inghilterra nel 1960 sulla base di una Costituzione che garantiva gli interessi sia della comunità greca che di quella turco-cipriota. Questo equilibrio si ruppe nel dicembre 1963 e, a seguito dei disordini e delle tensioni fra le due comunità, il Consiglio di Sicurezza decise di costituire l’UNFICYP, una forza di mantenimento della pace con il compito di prevenire gli scontri e di contribuire al ristabilimento dell’ordine e della legalità nell’isola.

A seguito del colpo di stato del luglio 1974 e del successivo intervento militare della Turchia, le cui truppe hanno ottenuto il controllo della parte settentrionale dell’isola, il mandato di UNFICYP è stato ulteriormente rafforzato per consentire alla Forza di espletare nuovi compiti, tra i quali il controllo del cessate il fuoco in vigore “de facto” dall’agosto 1974. La mancanza di un accordo di pace ha reso ancora più difficile lo svolgimento di questo compito, dato che la missione è stata costretta a fronteggiare ogni anno centinaia di incidenti.

Attualmente UNFICYP: contribuisce alla stabilizzazione dell'area, prevenendo possibili scontri tra le etnie greca e turca residenti nell'isola mediante attività di osservazione, controllo e pattugliamento della zona cuscinetto; investiga ed interviene sulle violazioni del cessate il fuoco e dello status quo; coopera con le polizie cipriota e turco-cipriota; svolge attività umanitarie e di mediazione negli incontri tra le parti; assiste le due comunità su questioni quali la fornitura di elettricità e di acqua; fornisce assistenza medica di emergenza; consegna la posta e i messaggi della Croce Rossa attraverso le due linee. UNFICYP ha sede a Nicosia.

Nel suo ambito opera UNPOL (United Nations Police) con compiti di monitoraggio presso le stazioni di Polizia nella "buffer zone".

Il termine di scadenza della missione è stato da ultimo fissato al 31 luglio 2020 dalla risoluzione UNSCR 2506 (2020).

 

La scheda 8 (2020) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione Sea guardian della NATO che è subentrata alla missione Active endeavour nel Mediterraneo.

L’Italia partecipa alla missione con 280 unità di personale militare. Si prevede, altresì, l’invio di un sottomarino, di una unità navale e di due unità aeree.

Il fabbisogno finanziario stimato per il 2020 è pari a 15.008.293 di cui 3.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

Nell’anno 2019 le unità di personale autorizzate sono state pari a 54. Si è previsto, inoltre, l’invio di un mezzo navale ed un mezzo aereo. Il fabbisogno finanziario della missione in tale anno è stato pari a 6.395.561 di cui euro 2.000.000 esigibili nell’anno 2020.

 

Come precisato dal Governo “per il 2020 il contributo nazionale prevede l’incremento di un assetto navale per l’attività di raccolta dati e l’attività di presenza e sorveglianza navale nell’area del Mediterraneo Orientale. La consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è, pertanto, incrementata a 280 unità.

 

A seguito del Summit di Varsavia di luglio 2016, la NATO ha stabilito di implementare la missione Active Endeavour, reindirizzandola verso l’operazione denominata "Sea Guardian", condotta in sinergia con l'operazione UE "Sophia" (terminata il 31 marzo 2019, cfr. infra) ed in coordinamento con le iniziative della Guardia Costiera e di Frontiera "Frontex", sempre della Unione Europea.

Active Endevour si è concretizzata nel dispiegamento nel Mediterraneo, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED).

Il dispiegamento è stato disposto a seguito della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 3 ottobre 2001, relativo all’applicazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell’11 settembre. Compito della missione è stato quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano. L’operazione è stata effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittima.

Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto il Mediterraneo l'area di pattugliamento. Nel gennaio 2005, a seguito dell’integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 (Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 (Standing NRF Maritime Group 2).

 

Attualmente Sea Guardian svolge essenzialmente attività di sorveglianza degli spazi marittimi di interesse nel Mar Mediterraneo;  sostiene la lotta al terrorismo in mare e contribuisce alla formazione a favore delle forze di sicurezza dei paesi rivieraschi (capacity-building). Oltre questi compiti, possono aggiungersi alla Missione quelli di garanzia della libertà di navigazione, di interdizione marittima, di contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e di protezione delle infrastrutture sensibili.

L’Operazione Sea Guardian rientra sotto il Comando Marittimo Alleato (HQ MARCOM) con sede a Northwood (Regno Unito). L’operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.

A differenza della missione Active Endevour, l’operazione Sea Guardian non è condotta in base alla clausola di difesa collettiva dell’Alleanza di cui all’articolo 5 del Trattato. Tuttavia, specifica la scheda allegata alla deliberazione del Governo, “potrebbe avere una componente basata su tale clausola, se il Consiglio Nord Atlantico (NAC) deciderà in tal senso”.

 

La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

La scheda 9 (2020) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 marzo 2020, della partecipazione di personale militare all’operazione dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, conclusa lo scorso 31 marzo.

Nel richiamato primo trimestre del 2020 l’Italia è stata autorizzata a partecipare alla missione con 270 unitàe 2 mezzi aerei, per una spesa pari a 3.590.481.

Nel precedente anno 2019 le unità autorizzate per l’intero anno sono state pari a 520 unità. Si è previsto, inoltre, l’invio di 1 unità navale e 3 unità aeree.

L’autorizzazione di spesa per il 2019 è stata pari a 41.265.060.

 

L'operazione in esame è stata inizialmente istituita dal Consiglio affari esteri dell'UE nella riunione del 22 giugno 2015 nel corso della quale è stato deciso l'avvio di un'operazione navale militare, denominata EUNAVFOR MED, volta a contribuire allo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale. La missione è stata ribattezzata EUNAFOR MED "Sophia" dal nome di una bambina nata sulla nave militare tedesca Schleswig-Holstein, nel corso di una operazione di soccorso effettuata il 22 agosto 2015 (cfr.: decisioni (PESC) 2015/778 e 2015/972).

Il 29 marzo 2019, il Consiglio dell’UE con la decisione (PESC) 2019/535 ha prorogato il mandato della missione fino al 30 settembre 2019. Contestualmente il Comitato politico e di sicurezza dell’Unione, che esercita il controllo e la direzione strategica della missione, ha dato mandato al suo Comandante di sospendere temporaneamente, per sei mesi, il dispiego degli assetti navali.

Successivamente, con la decisione (PESC) 2019/1595 del Consiglio dell’Unione Europea del 26 settembre 2019 il mandato dell'EUNAVFOR MED SOPHIA è stato prorogato fino al 31 marzo 2020, mentre con la decisione (PESC) 2020/471 del Consiglio dell’Unione europea del 31 marzo 2020, è stata abroga la decisione (PESC) 2015/778, determinando così la conclusione dell’operazione SOPHIA.

 

Per un ulteriore approfondimento di questa missione si veda qui.

 

 


Infografica

 

 

 


Missioni internazionali Asia
(Schede da 10 a 20)

Le schede da 10 a 19 del Doc. XXVI n. 3 si riferiscono alla proroga per l’anno 2020 della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Asia.

 

Nello specifico, la scheda 10 (2020) attiene alla proroga per l’anno 2019 della partecipazione di personale militare alla missione NATO in Afghanistan denominata Resolute Support Mission.

Nel 2020 l’Italia partecipa alla missione con 800 unità di personale militare, 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, analogamente a quanto previsto nel 2019.

 

A tal proposito il Governo, nella scheda relativa a questa missione, precisa che nel corso del 2020 il contributo nazionale potrebbe essere rimodulato in senso riduttivo, in funzione dell’esito del processo elettorale e del miglioramento delle condizioni di sicurezza. “Si continuerà”, inoltre, precisa il Governo, “con l’attività di ricerca della disponibilità di partner internazionali ad operare nel settore di responsabilità italiano, in coordinazione con il MAECI, al fine di coprire le posizioni lasciate libere dall’Italia”.

Più in generale, nella parte del Documento in esame relativa alla Relazione sulle missioni in corso il Governo specifica che “l’Italia continua ad essere – insieme a Germania, Turchia ed USA – una delle quattro Framework Nations della missione. Il contingente nazionale è schierato principalmente nella zona di Herat e ha la responsabilità della conduzione di attività di train, advice and assist nella zona occidentale del Paese asiatico, nonché di garantire la funzionalità dell’aeroporto di Herat, stante l’impossibilità delle Autorità afgane di assicurare la gestione degli scali del Paese. L'intendimento è comunque quello di continuare a supportare le Afghan Security Institutions (ASI) e le Afghan National Defence Security Forces (ANDSF). In particolare, sono proseguite le attività degli Expeditionary Advisory Package (EAP) condotte nella regione occidentale e sono state svolte numerose attività in supporto alle unità afgane nelle loro zone di responsabilità, tanto nella provincia di Herat, quanto in quella di Farah e Bagdhis.

 

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’anno 2020 è pari a 159.711.820, di cui 3.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

Il fabbisogno finanziario della missione nell’anno 2019 è stato pari a 159.204.525, di cui ero 46.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2020.

 

La missione Resolute Support Mission (RSM) è subentrata, dal 1° gennaio 2015, alla missione ISAF, chiusa al 31 dicembre 2014, per lo svolgimento di attività di formazione, consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afgane e delle istituzioni governative.

L’avvio della nuova missione (no combat), su invito del governo afgano, riflette gli impegni assunti dalla NATO ai vertici di Lisbona (2010), Chicago (2012) Newport in Galles (2014), appoggiati dalla risoluzione 2189 (2014), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 dicembre 2014, che ha sottolineato l'importanza del continuo sostegno internazionale per la stabilizzazione della situazione in Afghanistan e l’ulteriore miglioramento della funzionalità e capacità delle forze di difesa e sicurezza afgane, per consentire loro di mantenere la sicurezza e la stabilità in tutto il paese. Il piano di funzionamento della missione è stato approvato dai ministri degli esteri della NATO alla fine di giugno 2014.

 I termini e le condizioni in cui le forze della NATO sono schierate in Afghanistan nell'ambito della missione, così come le attività che possono essere svolte, sono definiti dallo Status of Forces Agreement (SOFA), firmato a Kabul il 30 settembre 2014 dal Presidente della Repubblica islamica dell'Afghanistan e dall’Alto rappresentante civile della NATO in Afghanistan e ratificato dal Parlamento afgano il 27 novembre 2014. A sostegno della missione sono schierate. La missione opera con una sede centrale, a Kabul.

Nel dicembre del 2015 è stato deciso di prolungare per l’intero 2016 la durata della prima fase della missione (Regional Approach) la cui conclusione era originariamente prevista per la fine del 2015.  Nel maggio del 2016 è stato deciso l’ulteriore prolungamento anche oltre l’anno 2016. Nell’incontro del 9 novembre 2017, i Ministri della difesa degli Stati che contribuiscono alla missione hanno deciso l’aumento dei contingenti militari schierati nella missione.

Al vertice di Bruxelles a luglio 2018, i leader alleati si sono impegnati a sostenere la missione fino a quando le condizioni non indicheranno che è opportuno un cambiamento.

Allo stato la missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

La scheda 11 (2020) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione UNIFIL in Libano (United Nations Interim Force in Lebanon).

La nuova deliberazione per l’anno 2020 conferma gli assetti previsti per l’anno 2019 e consistenti in 1.076 unità di personale militare, 278 mezzi terrestri e 6 unità aeree.

Il fabbisogno finanziario della missione, per l’anno 2020, è stimato in euro 150.308.185 di cui 3.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2021.

Nell’anno 2019 la spesa autorizzata è stata pari a 150.119.540, di cui euro 45.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2020.

 

 

Si ricorda che la missione UNIFIL, riconfigurata dalla risoluzione 1701 (2006) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’11 agosto 2006, prorogata, da ultimo, fino al 31 agosto 2020, dalla risoluzione UNSRC 2485 (2019) ha il compito:

 

-       agevolare il dispiegamento efficace e durevole delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, fornendo loro assistenza nella stabilizzazione delle aree di confine, al fine di garantire il pieno rispetto della Blue Line  e il mantenimento di un’area cuscinetto tra la Blue Line e il fiume Litani libera da personale armato, assetti ed armamenti che non siano quelli del Governo libanese e di UNIFIL;

-       contribuire alla creazione di condizioni di pace e sicurezza;

-       proteggere il personale, le strutture, gli impianti e le attrezzature delle Nazioni Unite;

-       assicurare la sicurezza e la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e degli operatori umanitari;

-       fatta salva la responsabilità del governo del Libano, proteggere i civili sotto la minaccia imminente di violenza fisica;

-       assistere il Governo libanese nel controllo delle linee di confine per prevenire il traffico illegale di armi.

UNIFIL è autorizzata ad adottare tutte le misure che ritiene necessarie, nelle aree di dispiegamento delle sue forze, per evitare che l’area di operazioni sia utilizzata per attività ostili ed impedire gli eventuali tentativi di limitare l’assolvimento dei compiti previsti dal mandato del Consiglio di sicurezza.

 

L'Italia è il maggiore contributore di truppe di Unifil insieme all'Indonesia. Dall'inizio della seconda fase della missione UNIFIL (agosto 2006), per quattro volte è stato scelto quale UNIFIL Head of Mission e Force Commander (HoM/FC) un Generale Italiano. La prima volta, il Gen. C.A. Claudio Graziano che ha ricoperto la carica per quasi tre anni, dal 2 febbraio 2007 al 28 gennaio 2010. Dal 28 gennaio del 2012, il Gen. C.A. Paolo Serra è stato a capo della missione UNIFIL fino al 24 luglio 2014 quando il Gen. D. Luciano Portolano è subentrato nella carica fino al 20 luglio 2016. Dal 7 agosto 2018 il nostro Paese ha assunto nuovamente l'incarico di Head of Mission e Force Commander con il Generale di Divisione Stefano Del Col. Alle dipendenze del Generale Del Col operano quasi 10.500 militari provenienti da 42 paesi.

Il personale italiano, oltre ad essere impiegato nell'ambito del Comando di UNIFIL a Naqoura, è inquadrato nel Sector West della Joint Task Force Lebanon, di cui è Framework Nation.

 

In relazione a questa missione e a quella contemplata nella successiva scheda n. 12, si ricorda che una delegazione della Commissione Difesa della Camera dei deputati si è recata in missione in Libano dal 2 al 5 ottobre 2018. Alla seguente pagina del sito internet della Camera è possibile leggere il resoconto della seduta del 24 ottobre 2018 della Commissione difesa nel corso della quale il Presidente della Commissione ha reso le comunicazioni sugli esiti di questa visita.

 

A sua volta la successiva scheda 12(2020) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, dell’impiego di personale militare nella missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (MIBIL).

Analogamente al 2019 si confermano 140 unità di personale militare, 7 mezzi terrestri, 1 mezzo navale.

Il fabbisogno finanziario della missione per l’anno 2020 è stimato in euro 6.704.811.

Per quanto riguarda il 2019 la spesa autorizzata è stata di 2019 6.685.161, di cui euro 2.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2020.

 

La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle Forze di sicurezza libanesi, sviluppando programmi di formazione e addestramento preventivamente concordati con le Autorità libanesi.

La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

La missione si inquadra nell'ambito delle iniziative dell'Intemational support Group for Lebanon (ISG), inaugurato a New York il 25 settembre 2013 alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite. La costituzione dell 'ISG consegue ad un appello del Consiglio di sicurezza per un forte e coordinato sostegno internazionale inteso ad assistere il Libano nei settori in cui esso è più colpito dalla crisi siriana, compresi l'assistenza ai rifugiati e alle comunità ospitanti, il sostegno strutturale e finanziario al governo, il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi, chiamate a sostenere uno sforzo senza precedenti per mantenere la sicurezza e la stabilità, sia all'interno del territorio sia lungo il confine siriano e la Blue line.

 

La successiva scheda 13 (2020) attiene alla proroga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020 dell’impiego di personale militare nella missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi (MIADIT 9).

Per l’anno 2020 l’Italia partecipa alla missione con 33 unità e 9 mezzi terrestri. Relativamente a tale periodo la spesa prevista è pari a euro 1.311.967.

Nel precedente anno 2019 (cfr. scheda n. 14 del 2019) erano state autorizzate 32 unità di personale militare e 9 mezzi terrestri per una autorizzazione di spesa pari a 1.311.644.

 

La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle forze di sicurezza palestinesi, sviluppando programmi di addestramento, con particolare riferimento all'addestramento al tiro, alle tecniche investigative, alla gestione dell'ordine pubblico, alla protezione dei beni culturali. La missione non ha un termine di scadenza predeterminato. La missione è stata istituita in base alla richiesta dell'Autorità Nazionale Palestinese, sostenuta dallo Stato di Israele e dall'United States Security Coordination for Israel and Palestine, nonché in base all'accordo bilaterale Italia-Autorità Nazionale Palestinese del luglio 2012.

 

La scheda 14 (2020) reca dati in merito alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione Europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah EUBAM Rafah (European Union Border Assistance Mission in Rafah).

 

Analogamente al 2019 (cfr. scheda n. 15 del 2019) l’Italia partecipa alla missione con una unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 126.672.

Per quanto riguarda il 2019 la spesa autorizzata è stata di 122.287.

 

EUBAM Rafah, stabilita dall'azione comune 2005/889/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 12 dicembre 2005 è stata prorogata, fino al 30 giugno 2019, dalla decisione 2018/943/PESC del Consiglio del 29 giugno 2018. La missione ha il mandato di assicurare la presenza di una parte terza al valico di Rafah, al fine di contribuire, in coordinamento con gli sforzi dell'Unione europea per la costruzione istituzionale, all'apertura del valico stesso e a rafforzare la fiducia tra il governo di Israele e l'Autorità Palestinese. A tal fine l'EUBAM Rafah:

Ø Monitorerà, verificherà e valuterà attivamente i risultati conseguiti dall'Autorità palestinese nell'attuazione degli accordi-quadro, in materia di sicurezza e doganale, conclusi dalle parti in ordine al funzionamento del posto di frontiera di Rafah;

Ø Contribuirà, fornendo una guida, allo sviluppo delle capacità palestinesi riguardo a tutti gli aspetti della gestione delle frontiere a Rafah;

Ø Contribuirà a mantenere il collegamento tra le autorità palestinesi, israeliane e egiziane riguardo a tutti gli aspetti della gestione del valico di Rafah;

Ø Assisterà l'EUPOL COPPS nelle sue mansioni aggiuntive nel campo della formazione del personale dell'Autorità palestinese addetto alla gestione delle frontiere e dei valichi per i valichi di Gaza.

 

L'EUBAM Rafah assolve alle responsabilità affidatele negli accordi tra il governo di Israele e l'Autorità palestinese riguardo alla gestione del valico di Rafah. Non si assumerà compiti di sostituzione.

 

La scheda 15 (2019) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020 della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina.

Come nel 2019 (cfr. scheda n. 16 del 2019), anche nel 2020 l’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione stimato per l’anno 2020 in euro  296.840 .

Nel 2019 la previsione di spesa relativa a questa missione è stata pari a 189.310.

 

EUPOL COPPS ha il mandato di contribuire al rafforzamento di una polizia civile solida ed efficace, opportunamente raccordata con il settore giudiziario e sotto direzione palestinese, con livelli di prestazione conformi ai normali standard internazionali, in cooperazione con i programmi di sviluppo istituzionale dell'Unione Europea condotti dalla Commissione europea e con altre iniziative internazionali nel più ampio contesto del settore della sicurezza, compresa la riforma della giustizia penale. È stata istituita dall'azione comune 2005/797/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 14 novembre 2005 e prorogata in ultimo, fino al 30 giugno 2020 dalla decisione (PESC) 2019/ 1114.

 

La scheda 16 (2020) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh.

 

L'Italia partecipa alla missione con complessive 1.100 unità di personale militare. Per quanto concerne gli assetti, la scheda fa riferimento a 270 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei.

 

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2020 viene stimato in euro 262.946.003, di cui 43.800.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2021.

 

Nel 2019 l'Italia ha partecipato alla missione con complessive 1.100 unità medie di personale militare (consistenza massima 1.497 unità), 305 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei (cfr. scheda n. 17 del 2019). La previsione di spesa  riferita  a tale anno era stata quantificata in euro 235.245.605, di cui euro 69.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2020.

La coalition of the willing per la lotta contro il Daesh si è costituita a seguito della Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza in Iraq, tenutasi a Parigi il 15 settembre 2014, con l’obiettivo di fermare l’organizzazione terroristica che responsabile di stragi di civili e di militari iracheni e siriani caduti prigionieri. Nel documento conclusivo della Conferenza internazionale veniva affermata l’urgente necessità di un’azione determinata per contrastare tale minaccia, in particolare, adottando misure per prevenirne la radicalizzazione, coordinando l’azione di tutti i servizi di sicurezza e rafforzando la sorveglianza delle frontiere.
In ordine alle minacce alla pace e sicurezza causate da atti terroristici internazionali, tra cui quelli perpetrati dal Daesh, sono intervenute le risoluzioni 2170 (2014), 2178 (2014), 2199 (2015), 2242 (2015), 2249 (2015), 2253 (2015), 2322 (2016), 2331 (2016), 2341 (2017), 2347 (2017), 2354 (2017), 2367 (2017), 2368 (2017), 2370 (2017), 2379 (2017), 2388 (2017), 2396 (2017), 2421 (2018) e 2490 (2019) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite  con le quali si invita gli Stati membri che hanno la capacità di farlo a porre in essere – in accordo con il diritto internazionale, in particolare la Carta delle Nazioni Unite, come pure i diritti umani e il diritto umanitario e dei rifugiati – tutte le misure necessarie nel territorio sotto il controllo del Daesh in Siria e Iraq, al fine di intensificare e coordinare i loro sforzi per prevenire e sopprimere gli atti terroristici commessi in particolare dal Daesh, come pure da Al-Nusrah Front (ANF) e da tutti gli altri individui, gruppi, imprese ed entità associati con Al Qaeda e altri gruppi terroristici, e per sradicare il rifugio sicuro che essi hanno stabilito sopra parti significative dell'Iraq e della Siria.La Coalizione internazionale si è progressivamente allargata e comprende ora sessantanove Stati e quattro organizzazioni internazionali.

La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

La scheda 17(2020) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare alla missione NATO in Iraq.

La missione ha l'obiettivo di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni.

 

L'Italia partecipa alla missione con complessive 46 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2020, viene stimato in euro 2.999.189.

 

Nel 2019 l’Italia ha partecipato alla missione con 12 unità (cfr. scheda 18 del 2019 ) per una spesa pari a euro 1.452.033.

 

Si tratta di una missione non-combat di addestramento e di rafforzamento delle capacità riferite alla costruzione di strutture di sicurezza nazionale più efficaci e di istituti di formazione militare professionale. Sono, inoltre, previste attività di consulenza a favore dei funzionari iracheni svolte principalmente del Ministero della difesa e dell'Ufficio del Consulente per la sicurezza nazionale, nonché attività di addestramento e consulenza a favore degli istruttori militari, “nella considerazione che un settore della sicurezza professionale e responsabile è la chiave per la stabilità del paese, nonché per la sicurezza internazionale”. Si prevede, infine, l'istituzione di scuole militari per aumentare la professionalità delle forze irachene e contribuire a sostenere strutture e istituzioni di sicurezza nazionale più efficaci, trasparenti e inclusive.

 

La scheda 18 (2020) concerne la proroga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020 della partecipazione di personale militare alla missione United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP).

Analogamente al 2019 l’Italia partecipa nel 2020 con 2 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2019, è stimato euro 235.643.

Nel 2019 la spesa autorizzata è stata pari a euro 235.084,

 

UNMOGIP ha il mandato di osservare e riferire al Segretario generale delle Nazioni Unite in merito agli sviluppi relativi al rispetto, nello stato di Jammu e Kashmir, dell'accordo sul cessate il fuoro siglato tra India e Pakistan il 17 dicembre 1971. L'Italia ha partecipato alla missione dalla data di istituzione fino al 31 marzo 2015. Dopo un periodo di sospensione, la partecipazione è stata riavviata a decorrere dal 3 giugno 2017.

In relazione alla missione in esame si ricorda che gruppo degli osservatori militari appartenente alla missione UNMOGIP è stato costituito nel gennaio 1949 in seguito all'approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 39 del gennaio 1948, che creava la United Nations Commission for India and Pakistan (UNCIP), per supervisionare il cessate il fuoco tra Pakistan ed India nello Stato di Jammu e Kashmir. A seguito dell'accordo del 1972 tra India e Pakistan che definì una linea di controllo nel Kashmir, l'India dichiarò che il mandato di UNMOGIP era decaduto. Siccome il Pakistan non concordò con questa posizione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite dichiarò che la cessazione del mandato di UNMOGIP sarebbe stata decisa soltanto mediante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. A causa della mancanza di una tale decisione, il mandato di UNMOGIP è stato mantenuto con le medesime funzioni a tempo indeterminato.

http://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_int_concluse/UNMOGIP/Pagine/default.aspx

La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

La scheda 19 (2020) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, in Qatar e a Tampa e per esigenze connesse con le missioni in Asia e in Medio Oriente.

La medesima scheda si riferisce anche alla proroga per il medesimo periodo dell’impiego di unità di personale appartenente a Corpo militare volontario e al Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Asia e in Medio Oriente.

 

Per quanto concerne l’anno 2020 l’Italia partecipa alle richiamate attività con 136 unità di personale. Si autorizza inoltre l’invio di 10 mezzi terrestri e due aerei.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2020, è stimato in euro 22.029.474, di cui euro 5.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2021.

 

Nel 2019 l’Italia ha partecipato alla missione con 126 unità di personale 10 mezzi terrestri e due aerei (cfr. scheda n. 20 del 2019).

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2019, è stato stimato in euro 21.261.200, di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2020.

 

L'impiego del personale militare negli EAU, Bahrein, Qatar e Tampa, ha l'obiettivo di corrispondere alle esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e Asia. In particolare:

EAU

La Task Force Air al-Minhad (TFA) ha il compito di:

-          Assicurare il trasporto strategico per l'immissione e il rifornimento logistico dei contingenti nazionali impegnati nell'area mediorientale e in Asia;

-          Gestire le evacuazioni sanitarie;

-          Assicurare l'efficienza dei velivoli e dei mezzi tecnici impiegati per il trasporto. Il personale opera nell'aeroporto di al-Minhad e nel porto di Jebel Ali (Dubai).

 

Bahrein

Il personale impiegato presso lo United States Naval Forces Central (USNAVCENT) svolge funzioni di collegamento nazionale con le forze navali USA. L'USNAVCENT ha il comando delle operazioni navali USA nell'area del Golfo Persico, Mar Rosso, Golfo di Oman e parti dell'Oceano indiano.

 

Qatar

Il personale impiegato presso la Al Udeid Air Base svolge funzioni di collegamento nazionale con le forze aeree USA. La base è dislocata a Ovest di Doha e assolve a compiti di comando e logistica per l'area che comprende anche Iraq ed Afghanistan.

 

Tampa (Florida)

Il personale impiegato presso lo United States Central Command (USCENTCOM) assicura:

-          Il collegamento nazionale e il coordinamento all'interno di USCENTCOM;

-          Il flusso informativo verso gli organi decisionali della difesa con riferimento alle operazioni militari nell'area di responsabilità di USCENTCOM (in particolare Afghanistan, Iraq e Oceano indiano);

-          Il collegamento con le cellule nazionali di altri paesi presenti

La missione è stata istituita in base all'accordo bilaterale Italia-EAU del 10 novembre 2010 e successivi rinnovi annuali, nonché di accordi bilaterali Italia-USA.

 

L’impegno non ha un termine autonomo di scadenza predeterminato.


Infografica

 

 


Missioni internazionali - Africa
(Schede da 20 a 37)

 

Le schede da 20 a 37 allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2020, si riferiscono alla proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Africa.

 

Nello specifico, la scheda n. 20 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione UNSMIL (United Nations Support Mission) in Libia, posta sotto la direzione del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU.

 

L’Italia partecipa alla missione UNSMIL con 1 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è pari a 121.548 euro.

 

La missione UNSMIL, istituita nel settembre 2011, ha visto nel tempo progressive revisioni del suo mandato, verso un'accentuazione della componente relativa al dialogo politico libico. Se ne ripercorrono di seguito le tappe fondamentali.

Il 16 settembre 2011, con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2009 (2011) adottata all'unanimità, agendo nell'ambito del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e prendendo misure ex art. 41 (misure a tutela della pace, non implicanti l'uso della forza), è stata istituita una missione politica integrata speciale dell'ONU in Libia denominata UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya), avente per oggetto il compito di assistere e sostenere gli sforzi nazionali libici nella fase successiva al conflitto, e cooperare per il ripristino della sicurezza e l’ordine pubblico attraverso l’affermazione dello stato di diritto, il dialogo politico e la riconciliazione nazionale. Il 2 dicembre 2011, la Risoluzione n. 2022 (2011), adottata all'unanimità, ha esteso il mandato della missione UNSMIL, prevedendo, altresì, l’assistenza e il sostegno agli sforzi nazionali libici per affrontare la minaccia di proliferazione delle armi e dei materiali collegati di qualsiasi tipo, in particolare dei missili terra-aria trasportabili a spalla. La Risoluzione n. 2040 (2012), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 marzo 2012 all'unanimità, ha modificato il mandato della missione UNSMIL assegnandole il compito, nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale, di assistere e sostenere le autorità libiche, offrendo consulenza strategica e tecnica per gestire il processo di transizione democratica, promuovere lo Stato di diritto, ripristinare la sicurezza pubblica. A sua volta la Risoluzione n. 2144 (2014) adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 14 marzo 2014 all'unanimità, nel prorogare il mandato fino al 13 marzo 2015 ha ribadito che il mandato di UNSMIL consiste nel sostenere -nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale- gli sforzi del governo libico per: a) assicurare la transizione alla democrazia; b) promuovere lo stato di diritto e di diritti umani; c) controllare le armi; d) capacity-builing. Il 27 marzo 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato, all'unanimità, la risoluzione 2213 (2015) che, agendo sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato in Libia. Il mandato di UNSMIL viene focalizzatoi, come priorità immediata, sul sostegno al processo politico libico e alle misure di sicurezza.

Il 13 dicembre del 2016 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato la Risoluzione 2323 (2016) che ha prorogato il mandato di UNSMIL al 15 settembre 2017 volto a sostenere: 1) l'attuazione dell'Accordo politico libico, 2) il consolidamento dell'amministrazione, della sicurezza e degli accordi economici del Governo di accordo nazionale, 3) le fasi successive del processo di transizione libica; prevede una Strategic Assessment Review del Segretario Generale dell'ONU per gli inizi del 2017, a seguito della quale potrebbe esserne rivisto il mandato. Da ultimo, con la Risoluzione del Consiglio di sicurezza 2486 (2019), il mandato della missione è stato prorogato, fino al 15 settembre 2020.

 

 

La scheda n. 21 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (MIBIL), il cui obiettivo è di assistere il Governo di Accordo nazionale libico attraverso lo svolgimento di una serie di compiti (assistenza sanitaria, corsi di sminamento, formazione delle forze di sicurezza, assistenza nel controllo dell'immigrazione illegale, ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali ed aerei comprese le relative infrastrutture, attività di capacity building, ricognizioni sul territorio per individuare le attività di supporto necessarie, garanzia della cornice di sicurezza per il personale impiegato). Fra i compiti della missione sono confluiti pertanto le attività della precedente missione denominata operazione Ippocrate, terminata come missione autonoma il 31 dicembre 2017, il cui obiettivo era fornire supporto sanitario al Governo di Accordo nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata, entro un quadro coerente con la Risoluzione UNSCR n. 2259 (2015).[8]

Sono confluiti inoltre fra i compiti di questa nuova missione anche alcuni compiti di supporto alla Guardia costiera libica, in particolare quelli di ripristino dei mezzi aerei e degli aeroporti libici, originariamente demandati al dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro.

Altri compiti prevalentemente di addestramento della Guardia costiera libica svolti dal personale del Corpo della Guardia di Finanza sono disciplinati nell'ambito della successiva scheda n. 23 (v).

La base giuridica della missione è data da una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che comprende, oltre alla già citata 2259 (2015), le risoluzioni 2312 (2016), 2362 (2017) e 2380 (2017)2437 (2018), 2486 (2019) che definiscono il quadro delle attività di supporto al Governo di Accordo nazionale libico, in continuità con l'impegno umanitario assunto dall'Italia sulla crisi libica. A tale quadro normativo si aggiungono le specifiche richieste all'Italia del Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico, contenute nelle lettere del Presidente Al-Sarraj del 30 maggio e 23 luglio 2017.

 

L’Italia partecipa alla missione con 400 unità di personale (consistenza media annuale pari a 375). La scheda in esame, fa, inoltre, presente che saranno inviati 142 mezzi terrestri e 2 mezzi aerei. Mezzi navali saranno tratti dalle unità già autorizzate per il dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stimato in euro 47.856.596, di cui euro 19.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

 

La scheda n. 22 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale del Corpo della Guardia di Finanza e dell'Arma dei Carabinieri alla missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica, con l'obiettivo di fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani, tramite l'addestramento della Guardia costiera libica e il mantenimento in esercizio delle unità navali cedute.

 

L’Italia partecipa alla missione con 39 unità di personale della Guardia di Finanza e 8 unità dell'Arma dei Carabinieri.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stimato in euro 10.050.160. In particolare il personale impiegato è destinato a:

1) per l’attività di assistenza tecnica, per un periodo di 4 mesi a partire dal 1° gennaio al 30 aprile 2020:

a) n. 4 militari (di cui un Ufficiale Superiore);

b) n. 10 militari per attività di supporto tecnico alle unità navali in forza alla Guardia Costiera libica ed alla GACS (il personale si recherà in Libia per un totale di 30 giorni nel periodo indicato); 

2) per l’attività di assistenza tecnica e addestrativa mediante la costituzione di un Cantiere Navale e una mini Scuola Nautica in territorio libico, n. 25 militari (di cui un Ufficiale Superiore e un Ufficiale Inferiore) per un periodo di 8 mesi a partire dal 1° maggio al 31 dicembre 2020;

3) per le esigenze di sicurezza dei militari della Guardia di Finanza in Libia, si rende necessario l’impiego di n. 8 militari del Reggimento Paracadutisti “Tuscania” dell’Arma dei Carabinieri, i quali fruiranno di “indennità di servizio estero” (ISE).

 

La base giuridica della missione è da rinvenire nel Protocollo per la cooperazione tra l'Italia e la Libia 29 dicembre 2007 in materia di immigrazione clandestina e tratta degli esseri umani, nel Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo, siglato in data 29 dicembre 2009 (che prevedeva e lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica e di pattugliamento a bordo delle unità cedute, nonché la manutenzione ordinaria delle 4 unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico pro tempore tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010), il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo del contrasto all'immigrazione illegale al traffico di esseri umani del 2 febbraio 2017, nonché nel D.L. n. 84/2018.

Si ricorda che il D.L. n. 84/2018 ha previsto la cessione a titolo gratuito di complessive 12 unità navali al fine di incrementare la capacità operativa della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici nelle attività di controllo e di sicurezza per il contrasto dell'immigrazione illegale e della tratta di esseri umani. Più in dettaglio sono state cedute:

§  n. 10 unità navali CP, classe 500, fra quelle in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera;

§  di n. 2 unità navali, da 27 metri, classe Corrubia, fra quelle in dotazione alla Guardia di finanza.

Il richiamato D.L., oltre a provvedere alla copertura degli oneri derivanti dal ripristino in efficienza e dal trasferimento delle unità navali, ha recato la copertura degli oneri per il 2018 per la manutenzione delle singole unità navali cedute e per lo svolgimento di attività addestrativa e di formazione del personale della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici, oneri pari a 1.370.000 euro.

 

 

La scheda n. 23 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione civile dell'UE denominata European Union Border Assistance Mission in Libya, EUBAM Libya.

 

La missione EUBAM Libya, istituita con decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013, modificata e prorogata da ultimo fino al 30 giugno 2020 dalla decisione PESC/2018/2009 del Consiglio dell'UE, è una missione di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia.

L'obiettivo della missione è prestare assistenza alle autorità libiche nella creazione delle strutture statuali di sicurezza in Libia, in particolare nei settori della gestione delle frontiere, dell'applicazione della legge, della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzai volti a smantellare le reti della criminalità.

A tal Fine EUBAM Libya:

·      sostiene l'elaborazione di una strategia di gestione integrata delle frontiere, nonché di una strategia per la sicurezza marittima;

·      sostiene lo sviluppo di capacità di polizia

·      sostiene la riforma istituzionale, fornisce assistenza nella pianificazione strategica del Ministero della Giustizia

·      sostiene il coordinamento strategico tra i donatori e l'attuazione dei progetti in risposta alle esigenze libiche nei settori della gestione delle frontiere, dell'applicazione della legge e della giustizia penale.

 

L’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale della Polizia di Stato.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stimato in euro 264.360.

 

 

La scheda 24 si riferisce alla proroga per il 2020 della missione bilaterale di cooperazione in Tunisia  intesa a fornire supporto per la costituzione di tre comandi regionali - Centre Conjoint de Planifìcation e de Commandement des Operations (CCPCO) - per la gestione delle attività di controllo del territorio.

 

Nel dettaglio, come precisato dal Governo nella scheda analitica relativa a questa missione, i Comandi regionali, a guida Esercito, dovrebbero essere rispettivamente dislocati, sulla base del progetto tunisino, a Jendouba (nord),  a Kasserine (centro) e in una  località del Sud della Tunisia allo stato non definita.

Ai richiamati comandi, posti alle dipendenze di un Comando centrale sovraordinato a Tunisi, spetterà il compito di pianificare e condurre operazioni congiunte (joint operation) di contrasto al terrorismo e controllo delle frontiere.

 

L’Italia partecipa alla missione, relativamente al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2020, con 15 unità di personale militare istruttore che potrà essere eventualmente impiegato anche per la realizzazione di un Comando Regionale. A tal fine si precisa che l'Italia potrà erogare “corsi a domicilio” ovvero mettere a disposizione il contributo del personale impiegato nel supporto alla realizzazione del Comando di Jendouba.

Il fabbisogno finanziario per questa missione, relativamente al richiamato periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020, è pari a euro 1.015.886.

La base giuridica della missione è rinvenuta nella Convenzione di cooperazione nel campo militare tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica tunisina, fatta a Tunisi il 3 dicembre 1991, ratificata dalla legge 23 marzo 1998, n. 105, nonché nella Nota verbale del Ministero degli affari esteri della Repubblica tunisina in data 19 febbraio 2019.

 

L'istituzione della missione bilaterale operata dalla deliberazione del 23 aprile 2019 ha segnato la conclusione della partecipazione italiana alla missione NATO di supporto in Tunisia, precedentemente prevista dalla scheda n. 3 della deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 (Doc. XXVI n. 1) che traeva origine da una richiesta della Tunisia alla NATO di assistenza nella costituzione di un comando di livello brigata (Joint Headquarters, JHQ) nell'ambito delle attività di cooperazione per la sicurezza della NATO, previste tra i compiti essenziali dell'Alleanza come definiti nel concetto strategico del 2010. Relativamente all’ultimo trimestre del 2018 era stata autorizzata la partecipazione di 3 unità di personale italiano, mentre nei primi mesi dell’anno 2018 il personale autorizzato è stato pari a 60 unità.

 

 

La scheda n. 25 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite in denominata Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali (MINUSMA).

L’Italia partecipa alla missione MINUSMA con 7 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è pari a euro 810.626.  

 

La missione MINUSMA, istituita dalla risoluzione 2100 (2013) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 25 aprile 2013 e in ultimo prorogata dalla Risoluzione 2480 (2019) fino al 30 giugno 2020, ha il seguente mandato:

-       conseguire la stabilizzazione dei principali centri abitati, in particolare nel nord del Mali;

-       sostenere le autorità di transizione del Mali per il ristabilimento dell'autorità dello Stato in tutto il paese (attraverso la ricostruzione del settore della sicurezza, in particolare la polizia e la gendarmeria, così come dello stato di diritto e della giustizia, l’attuazione di programmi per il disarmo, la smobilitazione e reintegrazione degli ex combattenti e lo smantellamento delle milizie e gruppi di auto-difesa, in coerenza con gli obiettivi di riconciliazione e tenendo in considerazione le esigenze specifiche dei bambini smobilitati) e  per l'attuazione della road map di transizione verso il pieno ripristino dell'ordine costituzionale, della governance democratica e dell'unità nazionale in Mali, (attraverso un dialogo politico nazionale inclusivo e di riconciliazione, la promozione della  partecipazione della società civile, comprese le organizzazioni femminili, l'organizzazione e lo svolgimento di elezioni politiche trasparenti inclusive e  libere);

-       proteggere la popolazione civile sotto minaccia imminente di violenza fisica, le donne e bambini colpiti dai conflitti armati, le vittime di violenza sessuale e di violenza di genere nei conflitti armati, il personale le installazioni e le attrezzature delle Nazioni Unite, per garantire la sicurezza e la libertà di movimento;

-       promuovere il riconoscimento e la tutela dei diritti umani;

-       dare sostegno per l’assistenza umanitaria;

-       realizzare azioni a sostegno della giustizia nazionale e internazionale per il perseguimento dei crimini di guerra e contro l'umanità.

 

 

La scheda n. 26 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUTM Mali.

L’Italia partecipa alla missione con 12 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al 2020 è stimato in euro 1.170.310.

 

La missione dell'UE in Mali (EUTM Mali, EU Training mission in Mali) è stata istituita con decisione 2013/34/PESC del Consiglio del 17 gennaio 2013 modificata dalla decisione 2020/434/PESC del Consiglio del 14 maggio 2018, con termine al 18 maggio 2024, per persegue l'obiettivo di fornire addestramento e consulenza militare alle forze armate del Mali (FAM) e della forza congiunta del G5 Sahel ( su cui v. infra)

La missione, dispiegata il 18 febbraio 2013, si adopera inoltre per migliorare il funzionamento delle catene di comando logistica e operativa dell'esercito. Persegue anche l'obiettivo di aiutare l'esercito maliano a migliorare la gestione delle risorse umane e le capacità in materia di addestramento. Non è coinvolta in azioni di combattimento.

Gli obiettivi strategici dell’EUTM Mali sono:

a) contribuire a migliorare la capacità operativa delle FAM sotto il controllo delle legittime autorità civili del Mali;

b) sostenere il G5 Sahel rendendo operative la forza congiunta del G5 Sahel e le forze armate nazionali nei paesi del G5 Sahel.

Ai fini dell’obiettivo di cui alla lettera a), l’EUTM Mali fornisce alle FAM consulenza, formazione, ivi compresa la formazione pre-schieramento, istruzione e tutoraggio militari, attraverso l’accompagnamento non esecutivo fino al livello tattico, affinché l’EUTM Mali sia in grado di dare seguito alle attività delle FAM e di monitorarne i risultati e il comportamento, anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

Ai fini dell’obiettivo di cui alla lettera b), l’EUTM Mali fornisce alla forza congiunta del G5 Sahel e alle forze armate nazionali nei paesi del G5 Sahel consulenza, formazione e tutoraggio militari, attraverso l’accompagnamento non esecutivo fino al livello tattico.

L’EUTM Mali segue un approccio graduale e modulare per le attività al di fuori del Mali a sostegno del G5 Sahel.

Le attività dell’EUTM Mali sono condotte in stretto coordinamento e cooperazione tra gli Stati membri e le istituzioni e gli organi dell’Unione, in linea con l’approccio integrato dell’UE e con altri attori coinvolti nel sostegno alle FAM, in particolare le Nazioni Unite (ONU), l’operazione a guida francese Barkhane e la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), al fine di rafforzare la coerenza delle azioni, assicurare la prevenzione della conflittualità e ottimizzare in modo adeguato le risorse, nel debito rispetto del quadro istituzionale dell’Unione. Tali attività riceveranno il sostegno della cellula consultiva e di coordinamento regionale (RACC) dell’EUCAP Sahel Mali.

 

Il quartiere generale dell'EUTM Mali è situato a Bamako, mentre l'addestramento avviene a Koulikoro, a nord-est di Bamako.

 

Si ricorda che l'iniziativa del G5 Sahel - che coinvolge Mauritania, Niger, Ciad, Burkina Faso e Mali - rappresenta un quadro di cooperazione intergovernativa nata nel  febbraio 2014 per iniziativa della presidenza della Mauritania nell'Unione Africana. Nel 2017 è stata lanciata la Cross-border Joint Force. Sempre nel 2017 è stata lanciata un'Alleanza per il G5 Sahel con 12 donatori (tra cui l'UE e l'Italia) per promuover lo sviluppo dell'aerea.

 

 

La scheda n. 27 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione civile dell'UE denominata EUCAP Sahel Mali.

L’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Mali con 16 unità di personale militare (erano 4 nel 2019).

Il fabbisogno finanziario della missione relativamente al 2020 è pari a euro 651.755.

 

Quanto alla missione EUCAP Sahel Mali, questa è stata istituita in data 15 aprile 2014, dalla decisione 2014/219/PESC del Consiglio UE, da ultimo prorogata fino al 14 gennaio 2021 dalla decisione PESC 2019/312: si tratta di una missione civile a sostegno delle forze di sicurezza interna (FSI) maliane -ovvero polizia, gendarmeria e guardia nazionale. L’obiettivo della missione è contribuire al ripristino e al mantenimento dell’ordine costituzionale e democratico nonché delle condizioni per una pace duratura in Mali, anche attraverso una efficace ristrutturazione amministrativa che accresca l’efficienza e il prestigio dello Stato; assistere e consigliare le Forze di Sicurezza interna (FSI) nell'attuazione della riforma della sicurezza stabilita dal nuovo governo, nonché contribuire a migliorare l'interoperabilità e il coordinamento tra le forze di sicurezza interna dei paesi del G5 del Sahel (v. supra, scheda 26) e le FSI. Nella revisione del mandato, il focus si è spostato sulle FSI anche in un'ottica di contrasto al terrorismo e di contenimento dell'immigrazione illegale. 

Fatto salvo il suo mandato principale in Mali, l'EUCAP Sahel Mali partecipa alla regionalizzazione dell'azione PSDC nel Sahel contribuendo a migliorare l'interoperabilità e il coordinamento tra le forze di sicurezza interna dei paesi del G5 Sahel, sostenendo la cooperazione transfrontaliera e le strutture di cooperazione regionale nonché contribuendo a migliorare le capacità nazionali dei paesi del G5 Sahel. L'EUCAP Sahel Mali può svolgere tali attività nei paesi del G5 Sahel.

A tal fine, l'EUCAP Sahel Mali fornisce formazione, consulenza e altro sostegno specifico ai paesi del G5 Sahel, nei limiti dei propri mezzi e delle proprie capacità, su richiesta del paese interessato e tenuto conto della situazione della sicurezza.

 

 

La scheda n. 28 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione civile dell'UE denominata EUCAP Sahel Niger.

L’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Niger con 14 unità di personale militare (erano 2 nel 2019).

Il fabbisogno finanziario della missione riferito al 2020 è stimato in euro 394.476.

 

L'EUCAP Sahel Niger (European Union Capacity Building in Sahel) è una missione civile dell'UE istituita con la Decisione del Consiglio 2012/392/CFSP del 16 luglio 2012), modificata e prorogata da ultimo fino al 30 settembre 2020 dalla decisione PESC/2018/1247 del Consiglio dell’UE. Ha il con il compito di sostenere le autorità nigerine nello sviluppo di autonome capacità di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo nel SAHEL. L'EUCAP Sahel Niger mira altresì a contribuire allo sviluppo di un approccio integrato, pluridisciplinare, coerente, sostenibile e basato sui diritti umani, tra i vari operatori della sicurezza nigerini nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata; assiste inoltre le autorità centrali e locali e le forze di sicurezza nigerine nell'elaborazione di politiche, tecniche e procedure per meglio controllare e contrastare la migrazione irregolare; al fine del miglioramento del controllo del territorio del Niger, opera in coordinamento con le forze armate nigerine.

 

 

La scheda n. 29 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin), il cui obiettivo è focalizzato sull'incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell'ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell'area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel (su cui v. supra scheda n. 26). La missione è intesa, altresì, a fornire supporto alle attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio e a supportare la componente aerea della Repubblica del Niger. La missione ha anche lo scopo di garantire la raccolta informativa in merito al traffico degli esseri umani e concorrere alle attività di sorveglianza delle frontiere, nonché di addestrare le Forze Speciali nell'area di Agadez.

 

La base giuridica della missione è da riferire alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2359 e 2391 del 2017, nonché all'accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma in data 26 settembre 2017, ratificato dalla legge 29 luglio 2019, n. 80 e dalla richiesta delle Autorità nigerine con nota 3436/MDN/SG in data 1° novembre 2017, di sostegno per il rafforzamento delle capacità militari nigerine, in particolare nei settori della sorveglianza delle frontiere, dello sviluppo della componente aerea e della formazione ed equipaggiamento delle Forze locali impegnate nella lotta al terrorismo, alla migrazione illegale e al contrabbando;

 

Per quanto concerne i termini della partecipazione italiana alla missione è previsto un impiego di personale massimo di 295 unità (erano 290 nel 2019), oltre all'impiego di 5 mezzi aerei (convenzionali e a pilotaggio remoto) e 160 mezzi terrestri. Il fabbisogno finanziario della missione riferito al 2020 è stimato in euro 43.761.231, di cui euro 19.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

Il contingente nazionale comprende:

§  team per ricognizione e comando e controllo;

§  team di addestratori da impiegare presso il Defense College in Mauritania;

§  team sanitario;

§  personale del Genio per lavori infrastrutturali;

§  squadra rilevazione minacce CBRN;

§  Unità di force protection; unità per raccolta informativa;

§  sorveglianza e ricognizione a supporto delle operazioni;

§  una componente aerea con connessa cellula di supporto a terra.

 

 

La scheda n. 30 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione personale militare alla missione denominata United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO).

 Istituita con la risoluzione UNSCR 690 (1991), in conformità alla “proposta di accordo”, accettata dal Marocco e dal Frente popular para la liberación de Saguia el-Hamra y de Rìo de Oro (Fronte POLISARIO), per il periodo transitorio di preparazione al referendum per la scelta da parte della popolazione del Sahara occidentale tra indipendenza e integrazione con il Marocco.

 

Il mandato di MINURSO prevede i seguenti compiti:

·        controllare il cessate il fuoco;

·        verificare la riduzione delle truppe marocchine nel territorio;

·        monitorare il confinamento delle truppe marocchine e del Fronte POLISARIO nei luoghi designati;

·        adottare misure con le parti per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri politici sahrawi o detenuti;

·        sovrintendere allo scambio di prigionieri di guerra;

·        attuare il programma di rimpatrio dei rifugiati;

·        identificare e registrare gli elettori qualificati;

·        organizzare e garantire un referendum libero ed equo e proclamare i risultati.

 

Ad oggi il referendum non ha ancora avuto luogo, ma continuano a essere svolte da parte di MINURSO le attività di monitoraggio sulla cessazione delle ostilità, di riduzione della minaccia costituita da mine e ordigni inesplosi e di sostegno alla pacificazione.

La risoluzione UNSCR 2494(2019) che ha prorogato fino al 31 ottobre 2020 la missione, ha ribadito l'impegno delle Nazioni Unite di assistere le parti per il raggiungimento di una soluzione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile, per l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale nel contesto di accordi coerenti con i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite.

 

L’Italia, dopo avere già partecipato alla missione dal 1991 al 2014, ha ripreso a partecipare nell'ultimo trimestre del 2018 alla missione MINURSO e continua a partecipare con 2 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è pari a euro 382.823

 

La scheda n. 31 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione Multinational Force and Observers in Egitto (MFO).

 

La MFO è un’operazione multinazionale che svolge attività di peacekeeping nella penisola del Sinai. Essa trae origine dall’Annesso I al Trattato di Pace del 1979 tra Egitto ed Israele, nel quale le parti richiedono alle Nazioni Unite di fornire una forza ed osservatori per sovrintendere all’applicazione del Trattato. Una volta divenuta chiara l’impossibilità di ottenere l’approvazione del Consiglio di Sicurezza allo spiegamento di una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite, le parti hanno negoziato nel 1981 un Protocollo aggiuntivo che crea la MFO come “un’alternativa” (“as an alternative”) alla prevista forza delle Nazioni Unite.

La MFO vede attualmente impiegate circa 1.160 unità di personale appartenente ai seguenti Paesi: Australia, Canada, Colombia, Repubblica Ceca, Repubblica delle Isole Fiji, Francia, Giappone, Nuova Zelanda, Norvegia, Regno Unito, USA, Uruguay.

La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

Alla MFO sono assegnati quattro compiti:

1.       pattugliamento e controllo della zona di confine tra Egitto ed Israele;

2.       verifica periodica dell’implementazione delle disposizioni dall’Allegato I al Trattato di Pace, da effettuare non meno di due volte al mese, ove non diversamente concordato tra le parti;

3.       su richiesta di una delle due parti, effettuare verifiche entro 48 ore dalla ricezione;

4.       assicurare la libertà di navigazione attraverso lo Stretto di Tiran.

 

L’Italia partecipa alla missione MFO con un numero massimo di 75 unità di personale militare. È previsto l'impiego di mezzi navali nella misura di 3 unità.

Il fabbisogno finanziario della missione riferito al 2020 è stimato in euro

6.480.051.

 

 

La scheda n. 32 concerne la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione denominata European Union Training Mission Repubblica Centrafricana (EUTM RCA), missione militare di formazione in ambito PSDC, al fine di contribuire alla riforma del settore della difesa, nell'ambito del processo di riforma del settore della sicurezza nella Repubblica Centrafricana. Fornisce consulenza e istruzione alle Forze armate centrafricane (FACA).

 

Istituita dalla decisione (PESC) 2016/610 del Consiglio dell’Unione europea del 19 aprile 2016, modificata e in ultimo prorogata fino al 19 settembre 2020 dalla decisione (PESC) 2018/1941 del Consiglio dell’UE.

 

L’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione relativamente al 2020 è pari a euro 399.026.

 

 

La scheda n. 33 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione UE antipirateria denominata EUNAVFOR Atalanta al largo della Somalia.

É autorizzata la partecipazione massima alla missione di 407 unità di personale militare e l'impiego di due mezzi navali e due mezzi aerei.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stimato in euro 26.720.982, di cui euro 5.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

In relazione alla missione in esame il Governo, nella parte relativa alla relazione sulle missioni autorizzate nel 2019, fa presente che ad oggi, la pirateria nel Corno d'Africa non è stata ancora sradicata e presenta segnali di ripresa e di potenziale recrudescenza. Vengono menzionati due tentativi di sequestro di navi mercantili a fine 2017; due atti riconducibili alla pirateria sono avvenuti nel 2018 a largo di Mogadiscio. Nel 2019 non si sono registrati atti di pirateria.

 

 

La missione EUNAVFOR Atalanta di cui all’azione comune 2008/851/PESC del Consiglio del 10 novembre 2008, come da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2020, dalla decisione 2018/1083/PESC del Consiglio UE del 30 luglio 2018, è stata istituita allo scopo di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina a mano armata in Somalia. L’operazione militare - condotta a sostegno delle risoluzioni 1814 (2008), 1816 (2008), 1838 (2008), 1846 (2008) e 1851(2008), 2125 (2013), 2184(2014) e 2246(2015) 2316 (2016, 2383 (2017) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamate, da ultimo, dalla risoluzione n. 2442 (2018) – ha il compito di svolgere attività di  prevenzione e contrasto degli atti di pirateria ed è condotta in modo conforme all’azione autorizzata in caso di pirateria, in applicazione degli articoli 100 e seguenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare firmata a Montego Bay, al fine di contribuire:

a)      alla protezione delle navi del Programma alimentare mondiale (PAM) che inoltrano aiuti umanitari alle popolazioni sfollate della Somalia e delle navi mercantili che navigano nelle zone in cui essa è spiegata;

b)      alla sorveglianza delle zone al largo della Somalia, comprese le acque territoriali giudicate rischiose per le attività marittime e di pesca;

c)       all’uso della forza per la dissuasione, la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria;

d)      alla possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata e la possibilità di sequestrare le navi di pirati o di rapinatori, le navi catturate a seguito di pirateria o rapina nonché di requisire i beni che si trovano a bordo di tali navi;

e)       sostenere le missioni dell'UE e le organizzazioni internazionali che operano per rafforzare la sicurezza e la capacità marittima nella regione.

La zona delle operazioni si estende tra il Golfo di Aden, il mare Arabico, il bacino somalo e l'Oceano indiano. Tale area è stata estesa dalla decisione PESC 2012/174 del Consiglio UE nel senso di consentire, in presenza di determinata condizioni, azioni anche a terra (limitatamente a una definita fascia costiera).

 

 

La scheda n. 34 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC della UE di addestramento in Somalia denominata EUTM Somalia.

L’Italia partecipa alla missione EUTM Somalia con 148 unità di personale militare (erano 123 nel 2019). Si prevede l'impiego di 20 mezzi terrestri.

Il fabbisogno finanziario della missione riferito al 2020 è pari a euro 13.771.135, di cui euro 2.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

La missione EUTM Somalia (European Unione Training mission Somalia), di cui alla decisione 2010/96/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 15 febbraio 2010, modificata e prorogata, da ultimo, fino al 31 dicembre 2020 dalla decisione 2018/1787/PESC del Consiglio dell'UE, è volta a contribuire al rafforzamento del governo federale di transizione somalo (GFT), affinché diventi un governo funzionante al servizio dei cittadini somali. In particolare, la missione si prefigge l'obiettivo di contribuire a una prospettiva globale e sostenibile per lo sviluppo del settore della sicurezza in Somalia, rafforzando le forze di sicurezza somale (SNAF) grazie all'offerta di una formazione militare specifica, comprendente un'adeguata formazione modulare e specialistica per ufficiali e sottufficiali, e al sostegno alla formazione fornita dall'Uganda, destinata a duemila reclute somale addestrate fino al livello di plotone incluso. A partire dal 2013 il mandato si è ampliato per ricomprendere attività di consulenza strategica e mentoring. L'accento si sposta sempre più sulla componente di advisory. La missione opera in stretta cooperazione e in coordinamento con le Nazioni Unite e con la missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM) e gli USA.

A partire dal 2019 la missione contribuisce in particolare allo sviluppo delle capacità di formazione proprie dell'Esercito nazionale somalo in vista del trasferimento delle attività di formazione per le unità tattiche una volta soddisfatte le necessarie condizioni.

Le attività di formazione, advisory, mentoring si svolgono essenzialmente a Mogadiscio dove è stato trasferito anche il Quartier generale, in precedenza in Uganda. Una cellula di sostegno del comando della forza della missione è situato a Bruxelles.

 

 

La scheda n. 35 riguarda la proroga per il 2020 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC dell'UE di capacity building in Somalia denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor).

Si tratta di una missione civile rafforzata con la presenza di personale militare.

L’Italia partecipa alla missione EUCAP Somalia con 15 unità di personale militare (erano 3 nel 2019). La consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 15 unità, al fine di consentire lo schieramento di uno Specialized Team (12 unità) per attività di mentoring in favore delle Somali Police Forces e di n. 1 unità per compiti di collegamento con la Missione nazionale bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (su cui v. infra, scheda 36).

Il fabbisogno finanziario della missione, per il 2020 è pari a euro 514.604.

 

La missione EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor, European Union regional maritime Capacity Building), di cui alla decisione 2012/389/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 16 luglio 2012, da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2020, dalla decisione 2018/1942 /PESC del Consiglio dell'UE, ha l'obiettivo di assistere lo sviluppo in Somalia- inizialmente nel Corno d'Africa e negli Stati dell'Oceano Indiano occidentale - di una capacità autosufficiente per il costante rafforzamento della loro sicurezza marittima, compresa la lotta alla pirateria, e della governance marittima;  fornisce consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marittima e l'applicazione in sede giudiziaria. Si tratta di una missione PSDC concepita come complementare alle missioni EUNAVFOR Atalanta e alla EUTM Somalia.

L'EUCAP Nestor aveva la focalizzazione geografica iniziale su Gibuti, Kenya, Seychelles e Somalia ed è era dispiegata in Tanzania, su invito delle relative autorità. Ai fini del raggiungimento dell'obiettivo l'EUCAP Nestor svolgeva i seguenti compiti: aiutare le autorità nella regione a conseguire l'efficiente organizzazione delle agenzie per la sicurezza marittima che svolgono la funzione di guardia costiera; fornire corsi di formazione e competenze di formazione per rafforzare le capacità marittime degli Stati nella regione, inizialmente Gibuti, in Kenya e Seychelles, al fine di conseguire l'autosufficienza in materia di formazione; aiutare la Somalia a sviluppare una propria capacità di polizia costiera di terra sostenuta da un quadro giuridico e normativo completo; individuare le principali carenze di capacità delle attrezzature e fornire assistenza nell'affrontarle; fornire assistenza nel rafforzare la legislazione nazionale e lo stato di diritto tramite un programma di consulenza giuridica a livello regionale e consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marina e della legislazione nazionale connessa; promuovere la cooperazione regionale fra le autorità nazionali preposte alla sicurezza marina; rafforzare il coordinamento regionale nel settore dello sviluppo delle capacità marittime; fornire consulenza strategica tramite l'assegnazione di esperti a amministrazioni chiave; attuare i progetti della missione e coordinare le donazioni; elaborare e attuare una strategia di informazione e comunicazione a livello regionale.

 

 

La scheda n. 36 riguarda la proroga per il 2019 della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane nella Repubblica di Gibuti e in Somalia. Tale attività di addestramento è - questa volta - estesa a beneficio di funzionari yemeniti, non menzionati nella precedente delibera.

La missione ha l'obiettivo di fornire un contributo alle autorità somale e gibutiane e yemenite principalmente nel settore della sicurezza e del controllo del territorio, ma anche in materia di tutela del patrimonio culturale, con lo scopo di promuovere un approccio sistemico nel Corno d’Africa nel più ampio quadro di iniziative di capacity building e stabilizzazione della Somalia e del consolidamento della Repubblica di Gibuti.

La scheda fa riferimento ad un percorso formativo articolato su 12 settimane, comprendente moduli addestrativi per la formazione di base degli ufficiali, per le forze speciali, per l'organizzazione mobile delle Forze di polizia, ecc.

L’Italia partecipa alla missione bilaterale a Gibuti con 53 unità

Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 4 unità.

Il fabbisogno finanziario della missione relativamente al 2020 è pari a euro 2.495.381.

 

 

La scheda n. 37 riguarda la proroga per il 2020 dell'impiego di personale militare presso la base militare nazionale di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe.

Si prevede l'impiego di 117 unità di personale (erano 92 unità nel 2019). Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 18 unità.

La consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 117 unità, a seguito della richiesta gibutiana di cooperazione nel campo della difesa, per la creazione di un Centro di eccellenza per la formazione e l’addestramento a favore dei paesi del Corno d’Africa e per la presenza di Ufficiali di Staff presso la sede dell’African Union (AU) ad Addis Abeba.

 

Il fabbisogno finanziario della missione relativo al 2020 è pari a euro 11.155.888, di cui euro 2.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

 

L'obiettivo che si vuole raggiungere è quello di assicurare supporto logistico alla partecipazione italiana alle missioni nell'area del Corno d'Africa - attualmente 4: EUNAVFOR Atalanta, EUTM Somalia, EUCAP Somalia, bilaterale di addestramento forze di polizia somale e gibutiane - essendo la base situata in un'area strategica per il consolidamento degli sforzi dell'UE per contrastare le attività illegali e il terrorismo, anche in riferimento ai riflessi sul Mediterraneo allargato.

La base nazionale e gli impegni connessi al suo funzionamento sono disciplinati da due accordi tecnici del 2012 che discendono dall'Accordo bilaterale Italia-Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa del 2002. Le risorse per la realizzazione dell'infrastruttura sono state recate dall'art. 33, comma 5 del D.L. n. 179/2012 (misure urgenti per la crescita del Paese).

 

 


Infografica

 

 

 


Scheda 38/2020
(Dispositivo aeronavale nazionale)

 

 

La scheda n. 38 riguarda la proroga per il 2020 del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale, (cosiddetta “Operazione Mare Sicuro”), comprensivo del supporto alla Guardia costiera libica richiesto dal Consiglio presidenziale - Governo di accordo nazionale libico (GNA).

 

L'Operazione italiana Mare Sicuro, autorizzata per la prima volta dal D.L. n. 7/2015 (contrasto al terrorismo e proroga missioni) prevedeva un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo, tramite l'impiego di “ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aeromobili ad ala fissa e rotante, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica” in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, “tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste”. Tali attività venivano integrate nell'Operazione Mare Sicuro, così denominata anche per analogia semantica con quanto avveniva sul territorio nazionale (Strade Sicure).

Obiettivi dell'operazione sono: corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e assicurare la tutela degli interessi nazionali, incrementando adeguatamente gli assetti dell'ordinario dispositivo aeronavale di sorveglianza con l'impiego di ulteriori unità navali, con componente elicotteristica e aeromobili anche a pilotaggio remoto (APR) e gli eventuali ulteriori assetti di sorveglianza elettronica. In particolare l'operazione è mirata allo svolgimento delle seguenti attività:

·         sorveglianza e protezione delle piattaforme ENI nell'offshore libico

·         protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (SAR)

·         protezione del traffico mercantile nazionale nell'area

·         deterrenza e contrasto dei traffici illeciti

·         raccolta di informazioni sulle attività di gruppi di matrice terroristica nonché sull' organizzazione dei traffici illeciti e dei punti di partenza delle imbarcazioni.

 

Per quanto concerne l’operazione di supporto alla Guardia costiera libica, a partire dal 1° agosto 2017[9] la missione fornisce supporto alle forze di sicurezza per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale e integrato da capacità ISR, ovvero di acquisizione di informazioni operative (Intelligence), di sorveglianza (Surveillance) e ricognizione degli obiettivi (Reconnaissance).

Nello specifico, la missione svolge i seguenti ulteriori compiti:

·      attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica

·      collaborazione per la costituzione di un Centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte.

 

Possono, inoltre, essere svolte attività per il ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali al supporto per il contrasto dell'immigrazione illegale.

 

Per il 2020, a seguito della evoluzione della crisi libica, si rende necessario potenziare il dispositivo aeronavale, al fine di contribuire ad arginare il fenomeno dei traffici illeciti e rafforzare le capacità di controllo da parte delle autorità libiche, con assetti con compiti di presenza, sorveglianza, sicurezza marittima, raccolta informativa e supporto alle autorità libiche.

L’Italia partecipa al complesso delle operazioni indicate nella scheda n. 38 con 754 unità di personale militare, con l'impiego di 6 mezzi navali (di cui uno dedicato all’assistenza tecnica della marina/guardia costiera libica) e di 8 mezzi aerei.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stimato in euro 79.000.552 (di cui 17 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2021).

 

 

 


Schede 39-42/2020
(Potenziamento dei dispositivi NATO)

 

 

Le schede da 39 a 42, allegate alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri n. 47 del 21 maggio 2020 (Doc. XXVI, n. 3), si riferiscono alla proroga della partecipazione, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020, di personale militare al potenziamento di dispositivi NATO.

 

In particolare, la scheda n. 39 riguarda la proroga, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza.

L’Italia partecipa al dispositivo con 2 mezzi aerei.

Il fabbisogno finanziario della missione è di euro 2.383.517.

 

Il potenziamento del dispositivo NATO mira a rafforzare l'attività di sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell’Alleanza mediante l'impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune della NATO.

Esso rientra nelle Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO in risposta al mutato contesto di sicurezza ai suoi confini e che consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli alleati nell'Europa centrale e orientale, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.

Il potenziamento del dispositivo risponde, inoltre, all’esigenza di implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia (c.d. Tailored Assurance Measures for Turkey, decisione del Consiglio Atlantico del 2015), nonché di sostenere la Coalizione internazionale anti Daesh (Support to the counter ISIL coalition, decisione del 2016) sulla base della richiesta e rimanendo all'interno dello spazio aereo alleato.

L'Italia supporta l'attività garantendo la capacità di Air to Air Refueling (rifornimento in volo) tramite un velivolo KC-767 e fornendo un ulteriore assetto aereo (CAEW) per incrementare le capacità di sorveglianza dello spazio aereo nell’area sud-orientale.

L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

La partecipazione italiana ha avuto inizio il 1° giugno 2016 in forza dell’autorizzazione, per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2016, contenuta dall’articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016; la relazione illustrativa specificava che a seguito della crisi in Ucraina e nell’area mediorientale, la NATO ha incrementato l’attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale e dell’area sud-orientale dell’Alleanza mediante l’impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell’Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è necessario il contributo degli Stati membri in quanto l’Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune.

 

La scheda n. 40 riguarda la proroga, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza.

L’Italia partecipa al dispositivo con 259 unità di personale militare, due mezzi navali (cui si aggiunge una unità navale a domanda che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali), un mezzo aereo.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 16.234.151, di cui euro 3.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2021.

 

Le misure adottate dalla NATO in proposito sono intese a colmare i “critical shortfalls” in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell’Alleanza. Le SNFs sono composte da due gruppi di reazione rapida: le Standing NATO Maritime Group (SNMG), composte dal SNMGI e dal SNMG2, e le Standing NATO MineCountermeasures Group (SNMCMG), anch’esse composte dai gruppi SNMCMGI e SNMCMG2. All'interno di questi gruppi le navi sono poste sotto comando e controllo della NATO, per un periodo di sei mesi, e costituiscono la componente marittima della NATO Response Force (NRF).

L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

Per il 2020 è previsto l’impiego di assetti nazionali con funzione di Comando. È prevista, altresì, ad invarianza di contributo, attività di presenza e sorveglianza navale nelle aree di interesse strategico nazionale.

 

La scheda n. 41 riguarda la proroga della partecipazione, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020, di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO in Lettonia (enhanced Forward Presence).

Il contributo nazionale, inserito nell'ambito del Battlegroup a framework canadese, consta di 200 unità di personale militare (con un incremento di 34 unità rispetto al 2019) e di 57 mezzi terrestri (con un incremento di 7 mezzi rispetto al 2019).

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 24.585.847, di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2021.

 

L'operazione avviene in esecuzione del Trattato NATO, nonché della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391), in continuità con il Readiness Action Plan[10] adottato dal Vertice del Galles del 2014. La decisione del Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio 2016 (di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché di rafforzare il comando NATO in Romania), irrobustisce la capacità di deterrenza e difesa sul fronte orientale.

La Enhanced Forward Presence è costituita dallo schieramento di quattro Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation (Canada in Lettonia, Germania in Lituania, Regno Unito in Estonia e USA in Polonia) complementari alle forze dei Paesi ospitanti. I Battlegroup sono sotto il comando della NATO, attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia.

Il contributo nazionale è inserito nell’ambito del Battlegroup a framework canadese e prevede l’immissione di una componente logistica.

Sarà, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere delle attività per incrementare/implementare l’interoperabilità con gli assetti aerei nazionali impegnati nelle attività di air policing nell’area.

L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

La scheda 42 fa riferimento alla proroga della partecipazione, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020, di personale militare al potenziamento dell’Air Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo europeo dell'Alleanza.

L’Italia partecipa alla missione con 135 unità di personale militare, e 12 mezzi aerei.

Il fabbisogno finanziario della missione è di euro 16.635.906.

Il potenziamento dell’Air Policing della NATO è inteso a preservare l'integrità dello spazio aereo europeo dell'Alleanza rafforzando l'attività di sorveglianza. In particolare, l'Air Policing è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell'integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. Il potenziamento di tale capacità si inserisce nell'ambito delle cd. Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei propri confini. Esse consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli Alleati, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.

L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, è condotta in tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all'integrità dello spazio aereo NATO. L'Air Policing è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation) di stanza a Mons (BEL) e viene coordinata dal Comando aereo (Air Command) di Ramstein (GER).

Sarà, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere delle attività per incrementare/implementare l’interoperabilità con gli assetti terrestri presenti in Teatro Operativo.

La consistenza massima del contingente nazionale impiegato è incrementata a 135 unità, al fine di immettere un team di 5 unità per la protezione cibernetica delle reti non classificate del contingente.

La base giuridica è rinvenuta nel Readiness Action Plan della NATO sottoscritto al summit NATO in Galles nel 2014.

 

L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

 

 


Scheda 43/2020
(Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate
)

 

 

La scheda 43, allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri n. 47 del 21 maggio 2020 (Doc. XXVI, n. 3), riguarda le spese per assicurazione, trasporto, infrastrutture e lavori, nonché interventi di cooperazione civile-militare disposti dai comandanti dei contingenti, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020.

Per le esigenze di stipula dei contratti di assicurazione del personale, di trasporto (del personale, dei mezzi e dei materiali) e di realizzazione di infrastrutture e lavori, connessi alle esigenze organizzative e di sicurezza dei contingenti militari nelle aree in cui si svolgono le missioni internazionali, la quantificazione del fabbisogno finanziario è pari a euro 76.000.000, di cui 20.000.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2021.

Per gli interventi tesi a fronteggiare le esigenze di prima necessità della popolazione locale dei territori in cui si svolgono missioni internazionali, compreso il ripristino dei servizi essenziali, la quantificazione del fabbisogno finanziario è pari a euro 2.100.000. In particolare si tratta di interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti in caso di necessità o urgenza dai comandanti dei contingenti militari impegnati nella missione internazionale. Si tratta di attività di cooperazione civile-militare (CIMIC) intesa a sostenere, in particolare, i progetti di ricostruzione, comprese le infrastrutture sanitarie, le operazioni di assistenza umanitaria, l’assistenza sanitaria e veterinaria, nonché interventi nei settori dell’istruzione e dei servizi di pubblica utilità.

 

 

 


Scheda 44/2020
(Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate)

 

 

La scheda 44, allegata alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri n. 47 del 21 maggio 2020 (Doc. XXVI, n. 3), riguarda il mantenimento del dispositivo info-operativo dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) a protezione del personale delle Forze Armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all’AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124.

In tale ambito, si prevede la realizzazione di opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l'attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020, è pari a euro 15.000.000.

 

In relazione alla disposizione in esame si ricorda che il richiamato articolo 6 della legge n. 124 del 2007 (Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto), concerne l’istituzione dell’ Agenzia informazioni e sicurezza esterna alla quale è affidato il compito di ricercare ed elaborare nei settori di competenza tutte le informazioni utili alla difesa dell'indipendenza, dell'integrità e della sicurezza della Repubblica, anche in attuazione di accordi internazionali, dalle minacce provenienti dall'estero. Ai sensi di tale disposizione spettano all'AISE inoltre le attività in materia di controproliferazione concernenti i materiali strategici, nonché le attività di informazione per la sicurezza, che si svolgono al di fuori del territorio nazionale, a protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali dell'Italia. È, altresì, compito dell'AISE individuare e contrastare al di fuori del territorio nazionale le attività di spionaggio dirette contro l'Italia e le attività volte a danneggiare gli interessi nazionali. L'AISE può svolgere operazioni sul territorio nazionale soltanto in collaborazione con l'AISI, quando tali operazioni siano strettamente connesse ad attività che la stessa AISE svolge all'estero. A tal fine il direttore generale del DIS provvede ad assicurare le necessarie forme di coordinamento e di raccordo informativo, anche al fine di evitare sovrapposizioni funzionali o territoriali.

 

 

 


Interventi di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario
(Schede 45-49)

 

La scheda 45 si riferisce ad una serie d’interventi di cooperazione in Afghanistan, Eritrea, Etiopia, Iraq, Libia, Mali, Niger, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen e, in relazione all’assistenza ai rifugiati, nei Paesi ad essi limitrofi (in particolare in Giordania, interessata dai flussi di profughi provenienti dalla Siria) nonché, più in generale, nei Paesi destinatari d’iniziative internazionali ed europee in materia di migrazione e sviluppo

In tale ambito, si prevedono interventi con le seguenti finalità:

§  miglioramento delle opportunità lavorative e delle iniziative di “resilienza” a favore della popolazione locale e dei rifugiati/migranti nelle aree di provenienza e transito dei flussi migratori;

§  sostegno delle ricostruzione civile in Paesi in situazione di conflitto, post-conflitto o di fragilità ed in aree colpite naturale o antropica, anche in collaborazione con l’Unione europea, le organizzazioni internazionali e le ONG;

§  Agricoltura sostenibile – Sicurezza alimentare”, in connessione con i seguiti dell’Expo di Milano, con valorizzazione della componente di genere ed i giovani nel quadro della “Piattaforma globale per lo sviluppo rurale” in associazione con le Nazioni Unite e l’OCSE;

§  contributo all’attuazione d’iniziative internazionali e dell’UE in materia di migrazioni e sviluppo;

§  prevenzione, protezione e contrasto alla violenza sessuale sulle donne e le bambine, soprattutto quando usata come tattica di guerra, la tutela e il rispetto dei loro diritti umani, nonché misure a sostegno di iniziative di pace promosse dalle donne.

§  realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, che prevedono campagne informative, l’assistenza alle vittime e la formazione di operatori locali.

§  attuazione degli obblighi derivanti dalle Convenzioni internazionali sulla messa al bando di mine antipersona, munizioni a grappolo e armi convenzionali inumane.

La quantificazione del fabbisogno finanziario per gli interventi richiamati, riferita al 2020 è pari a euro 121.000.000, di cui 63.010.969 per obbligazioni esigibili nel 2021: si ricorda che nel 2019 il fabbisogno complessivo è stato di euro 115.000.000.

 

La scheda 46 fa invece riferimento ad interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente (in particolare Libia, Tunisia, Giordania, Yemen e Libano), Afghanistan, Africa sub-sahariana (Somalia e altri Paesi del Como d’Africa, Mali e regione del Sahel, Africa occidentale) e America latina e caraibica (compresi Argentina, Bolivia, Colombia, Guatemala, Paraguay e Perù, Paesi CARICOM, Cuba e Repubblica Dominicana).

Gli obiettivi di tali interventi sono:

§  il sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza in Nord Africa ed in Medio Oriente;

§  la facilitazione del percorso di riconciliazione nazionale e sostegno alla transizione democratica in Libia, tramite attività di institution building e sostegno all’attuazione dei nuovi accordi di sicurezza a Tripoli;

§  il contrasto al settarismo militante e alle violenze inter-confessionali, attraverso iniziative in tema di diritti umani e libertà di religione;

§  il sostegno alla stabilità del Libano, tramite la fornitura di equipaggiamenti non letali alle locali forze di sicurezza;

§  il supporto al processo politico siriano sotto  egida dell’ONU, tramite attività rivolte alle controparti siriane;

§  il sostegno alla stabilità del Libano, tramite la fornitura di equipaggiamenti non letali alle locali forze di sicurezza;

§  iniziative a favore della società civile in Libano, Egitto, Siria, Giordania, Israele e Palestina, allo scopo di promuovere il rispetto dei diritti individuali, le buone prassi amministrative e la costruzione di una società coesa e ancorata ai valori democratici;

§  la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico in Afghanistan, Iraq, Libia e Tunisia, finanziando missioni promosse da università e centri di ricerca italiani.

§  il sostegno alle iniziative di pace in Africa, finalizzate al rafforzamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto in Africa sub-sahariana (Corno d’Africa e Sahel), tramite programmi di capacity-building nel settore della sicurezza; rafforzamento dei fori di coordinamento regionale sulla sicurezza, come il G5-Sahel

§  l’assistenza ai Paesi dell’America latina e caraibica nel contrasto al crimine organizzato ed ai flussi di capitali illeciti e organizzazione della Conferenza ministeriale Italia-America latina nel corso del 2019 e di altri momenti di dialogo con la società civile;

§  il sostegno al processo di pace e ricostruzione in Colombia, con iniziative di formazione nel settore dello sminamento, della giustizia ed a sostegno del reinserimento dei guerriglieri; sostegno ad attività dell’Organizzazione degli Stati americani.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2020 è pari a euro 5.000.000 euro: si ricorda che nel 2019 sono state stanziate risorse di pari importo.

 

L’area geografica di riferimento della scheda 47 riguarda la partecipazione italiana ad interventi delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente e Sahel ed in altre aree di crisi in cui l’ONU svolge attività di prevenzione dei conflitti e sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e transizione democratica; Paesi destinatari di programmi della NATO di rafforzamento delle istituzioni e degli enti di sicurezza e difesa; Paesi in cui si svolgono le missioni civili dell’UE Paesi in cui si svolgono le missioni civili dell’OSCE; Paesi della sponda sud del Mediterraneo partner dell’OSCE e membri dell’Unione per il Mediterraneo; Unione europea, con riferimento sia ad attività a cura del SEAE (seminari, eventi formativi) che a quelle dell’European lnstitute of Peace e del Centro di eccellenza per il contrasto alle minacce ibride con sede ad Helsinki in Finlandia; Paesi non-UE dell’Iniziativa Centro-europea/InCE e dell’Iniziativa Adriatico-Ionica.

Queste le finalità finanziati con le risorse previste dalla scheda in commento:

§  l’attività di diplomazia preventiva e di soluzione dei confitti del Dipartimento degli affari politici e il consolidamento della pace (DPPA) delle Nazioni Unite e dell’Ufficio dell’ONU per la prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere;

§  le iniziative delle Nazioni Unite per il consolidamento della pace e per favorire la partecipazione dei giovani e delle donne al Sustaining Peace:

§  le iniziative del Segretariato delle Nazioni Unite per un peace-keeping moderno ed efficace;

§  il Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente (IIIM) per investigare e perseguire le persone responsabili delle violazioni internazionali in Siria dal marzo 2011;

§  le attività e le iniziative del Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (UNPD) e delle altre agenzie dell’ONU operanti in Libia;

§  il sostegno finanziario al Tribunale speciale dell’ONU per il Libano;

§  l’iniziativa "Defence Capacity Building" della NATO;

§  le attività dell’European Institute of Peace ed il Centro di eccellenza alle minacce ibride di Helsinki;

§  l’attività del Segretariato e i progetti dell’Unione per il Mediterraneo;

§  le iniziative del Centro mediterraneo per l’integrazione per la de-radicalizzazione ed il contrasto all’estremismo religioso violento tra i giovani della sponda sud del Mediterraneo;

§  il Tribunale speciale delle Nazioni Unite per il Libano;

§  le iniziative del Global Community Engagement and Resilience Fund (GCERF) per la prevenzione e il contrasto della radicalizzazione e dell’estremismo violento in comunità a rischio dell’Africa, dei Balcani occidentali e dell’Asia;

§  consolidare il patrimonio di credibilità e di impegno maturato in ragione dell’alto profilo delle tre Presidenze che l’Italia ha avuto in carico sin dal 2017 (Presidenza del Gruppo OSCE di Contatto Mediterraneo nel 2017, dell’Organizzazione nel 2018, del Gruppo OSCE di Contatto Asiatico nel 2019);

§  assicurare la partecipazione dell’Italia alle iniziative dell’Unione europea in ambito PESCPSDC e ad eventi di aggiornamento e formazione organizzati dallo stesso SEAE;

§  assicurare la partecipazione di personale civile italiano a supporto delle Missioni NATO;

§  sostenere l’attività istituzionale della Fondazione Segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico-Ionica e le sue iniziative per l’attuazione della strategia macroregionale dell’Unione europea per la regione

§  contribuire, attraverso il rifinanziamento del Fondo InCE presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (di cui il nostro Paese è l’unico donatore), a progetti di cooperazione a beneficio degli Stati membri dell’InCE non membri dell’UE, per sostenerne la stabilizzazione, la democratizzazione e il percorso europeo;

§  il rilancio della dimensione politica dell’InCE, potenzialmente indebolita dall’uscita di uno Stato membro (l’Austria) a partire dal 1 gennaio 2019, canalizzando attraverso il Segretariato Esecutivo dell’InCE adeguate risorse per l’organizzazione degli eventi di maggior respiro politico;

§  assicurare il contributo pro quota italiano alla messa in opera e al funzionamento di uffici di organizzazioni internazionali di cui l’Italia è parte.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’annualità corrente è pari a euro 16.500.000. Si ricorda che l’anno scorso il fabbisogno finanziario è stato di euro 18.000.000.

 

La scheda 48 riguarda l’erogazione di un contributo per adempiere all’obbligo assunto dall’Italia in ambito NATO di sostenere il finanziamento delle forze di sicurezza e difesa afghane.

In particolare sono previsti i seguenti obiettivi:

§  adempiere all’obbligo assunto in ambito NATO di contribuire al finanziamento delle Forze di sicurezza e difesa Afghane, assunto negli ultimi vertici dell’Alleanza atlantica;

§  sostegno alla sicurezza e alla stabilità dell’Afghanistan, nel contesto dell’impegno della Comunità internazionale - a fianco delle autorità afghane - nel contrasto all’insorgenza e per la difesa dei progressi ottenuti in loco in materia di diritti umani, libertà fondamentali, stato di diritto e condizione della donna;

§  prevedere fin dall’inizio lo stanziamento per l’intero anno di riferimento per assicurare agli alleati il rispetto dell’impegno assunto.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’annualità 2020 è pari a euro 120.000.000, pari a quanto previsto per il 2019.

 

L’ultima scheda, la n. 49, si riferisce a interventi per il potenziamento del personale dell’Arma dei Carabinieri presso le diplomatiche e  consolari, per la sicurezza delle medesimo e per l’invio in missione o in viaggio di servizio in aree di crisi di personale del MAECI e della cooperazione internazionale.

Come in precedenti analoghi provvedimenti, si prevedono una serie di finanziamenti per l’adozione di misure aggiuntive di sicurezza, anche in ambito cibernetico, e la manutenzione di quelle esistenti, nonché l’adeguamento alle crescenti esigenze e agli standard previsti nelle Linee guida dei dispositivi di sicurezza attiva e passiva, anche mediante l’utilizzo di militari dell’Arma dei Carabinieri, a protezione delle sedi diplomatico-consolari, del relativo personale e degli utenti.

Le risorse finanziarie assegnate potranno essere inoltre impiegate per la verifica delle condizioni di sicurezza della rete come anche per le attività e gli interventi connessi alla apertura di 21 nuove ambasciate, alla riattivazione di uffici, alla costruzione di nuove sedi nonché al trasferimento in immobili in grado di ospitare in una adeguata, comune cornice di sicurezza le varie presenze istituzionali italiane in loco.

In tale ambito, si rende necessario proseguire nelle attività e negli interventi connessi con la costruzione di nuove ambasciate, come ad Islamabad e Mascate, con la costruzione o con l’acquisto di nuove sedi (Ambasciate a Tunisi, Kuala Lumpur, Santo Domingo, Città del Messico, Baku e Ottawa) oppure con interventi strutturali di manutenzione (Kabul, New Delhi, Algeri e Karachi, Teheran, Tokyo, Canberra, Kinshasa, Abuja e Lagos), al fine di assicurarne la compatibilità con il livello di minaccia e con le criticità presenti nell’area.

Dal punto di vista della sicurezza informatica, componente cui deve essere rivolta immediata attenzione, dopo i recenti attacchi occorsi negli Stati Uniti, i fondi saranno impiegati per continuare a garantire l’inviolabilità delle comunicazioni, con sistemi di protezione dagli attacchi esterni che necessitano di continuo aggiornamento, per essere al passo con la rapida evoluzione delle tecnologie.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2020 è pari ad euro 33.500.000 a fronte dei 35.000.000 previsti l’anno scorso.

 

 

 


Missioni e operazioni dell’UE
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea
della Camera dei deputati
)

 

Missioni nell’ambito della Politica di sicurezza e difesa dell’UE (PSDC) si sono svolte nei seguenti paesi e territori: ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Territori palestinesi occupati, Guinea-Bissau, Repubblica democratica del Congo, Sudan/Darfur, Ciad, Repubblica centrafricana, Somalia, Afghanistan, Moldova, Ucraina, Iraq, Georgia e Aceh (una provincia dell’Indonesia).

Si tratta in larga parte di azioni a sostegno di riforme della polizia, del sistema giudiziario e delle dogane e di rafforzamento della capacità, che facilitano accordi di cessazione delle ostilità e ne assicurano il rispetto. Possono essere decise missioni nell’ambito della PSDC anche con finalità specifiche, come la sorveglianza delle frontiere o la lotta contro la pirateria.

Si ricorda che il Consiglio dell’UE, nella riunione del 6 marzo 2017, ha concordato alcune iniziative al fine di potenziare le strutture di pianificazione e controllo delle missioni dell’UE condotte in ambito PSDC, rafforzando le sinergie tra le missioni civili e quelle militari;

Ø In particolare il Consiglio dell’Ue ha concordato:

·         l’istituzione in seno allo Stato maggiore dell'UE a Bruxelles, di una capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC) incaricata della pianificazione operativa e condotta delle missioni militari senza compiti esecutivi, sotto il controllo politico e la direzione strategica del Comitato politico e di sicurezza;

·         di riunire le competenze civili e militari delle missioni PSDC nell'ambito di una cellula comune di coordinamento a Bruxelles, per la cooperazione civile/militare nella pianificazione operativa e condotta delle missioni PSDC civili e militari senza compiti esecutivi.

Missioni e operazioni in corso

Attualmente le missioni e operazioni militari e civili dell’UE nel mondo sono 17, oltre 1 non operativa nel quadro della PSDC.

Tutte le missioni e operazioni dell'UE sono condotte nel rispetto del diritto internazionale, di norma sulla base di un mandato dell'ONU e/o di un invito delle autorità nazionali del paese interessato.

Missioni militari

Le missioni militari dell’UE sono 6:

·        EUFOR ALTHEA, operazione istituita nel 2004 per il mantenimento della sicurezza in Bosnia-Erzegovina;

·        EUNAVFOR ATLANTA, operazione navale istituita nel 2008 per contrastare le azioni di pirateria sulle coste della Somalia;

·        EUTM SOMALIA, missione istituita nel 2010 e con sede in Uganda. La missione è parte della strategia europea per il Corno d’Africa ed è volta a contribuire allo sviluppo delle istituzioni preposte al settore della sicurezza in Somalia;

·        EUTM MALI, missione istituita nel 2013 con lo scopo di fornire, nel sud del Mali, formazione e consulenza militare alle forze armate maliane;

·        EUTM RCA, missione istituita nel 2014 con l'obiettivo della missione è supportare l'attività formativa a favore delle Forze di Sicurezza della Repubblica centrafricana; 

·        EUNAVFOR MED IRINI, operazione istituita il 31 marzo 2020 ed operativa in mare dal 4 maggio 2020, con il compito principale di contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi (per maggiori dettagli vedi scheda di approfondimento sull’operazione EUNAVFOR MED IRINI).

Missioni civili

Le missioni civili dell’UE sono 12:

·        EULEX KOSOVO, istituita nel 2008, per l’assistenza sullo stato di diritto e il sistema giudiziario in Kosovo;

·        EUBAM MOLDAVIA E UCRAINA, istituita nel 2005, per il controllo delle frontiere, in particolare nella regione della Transnistria (missione non operativa nel quadro della PSDC);

·        EUBAM RAFAH, istituita nel 2005, per il controllo di frontiera al valico di Rafah, tra la striscia di Gaza e l’Egitto;

·        EUPOL COOPS, istituita nel 2006, e volta a contribuire alla creazione di un dispositivo di polizia sostenibile ed efficace nei territori palestinesi, presta consulenza alle autorità palestinesi in materia di giustizia penale e aspetti dello stato di diritto;

·        EUMM GEORGIA, istituita nel 2008, missione di monitoraggio al fine di contribuire al ristabilimento e la normalizzazione dell’area;

·        EUCAP SAHEL NIGER, istituita nel 2012 a sostegno delle autorità nigeriane nello sviluppo di capacità proprie di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo nel Sahel;

·        EUCAP SAHEL-MALI, anch’essa istituita nel 2015, a fini di sostegno alle forze di sicurezza interna del Mali.

·        EUCAP SOMALIA, istituita nel 2012 in Somalia con il fine di rafforzare la capacità degli Stati della regione del Corno d’Africa e dell’Oceano Indiano occidentale a gestire efficacemente le rispettive acque territoriali;

·        EUBAM LIBIA, istituita nel 2013 con l’obiettivo di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree, a breve termine, e per implementare una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere a più lungo termine;

·        EUAM UCRAINA, istituita nel 2015, per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina;

·        EUAM IRAQ, istituita ad ottobre 2017 per l’assistenza alle autorità irachene sui profili civili della stratega di sicurezza nazionale dell’Iraq;

·        EUAM RCA, missione civile di natura consultiva dell'Unione europea nella Repubblica centrafricana (RCA), istituita il 9 dicembre 2019 e che dovrebbe essere avviata nel giugno 2020. Scopo della missione è sostenere la riforma delle forze di sicurezza interna per consentire alle autorità della RCA di alleviare le attuali sfide per la sicurezza nel paese.

Il finanziamento delle Missioni PSDC

L’art. 41 del Trattato sull’Unione europea prevede che:

·        amministrative in ambito PESC siano a carico del Bilancio dell’UE;

·        le spese operative siano anch’esse a carico del Bilancio dell’UE, ad eccezione di quelle derivanti da operazioni nel settore militare o della difesa (a meno che il Consiglio non decida altrimenti all’unanimità) che sono a carico degli Stati membri secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo (a meno che il Consiglio, deliberando all'unanimità, non stabilisca altrimenti).

Da ciò deriva che le spese operative per le missioni civili rientrano tra quelle a carico del bilancio dell’UE.

Per le missioni UE nel settore militare o della difesa si applica dunque la regola per cui i costi sono sostenuti direttamente dagli Stati membri (“Costs lie where they fall”).  

Il meccanismo Athena

Per alcuni dei costi relativi ad operazioni militari è stato predisposto fin dal 2004 un meccanismo denominato “meccanismo Athena”, concepito per il finanziamento, sulla base di contributi degli Stati membri in proporzione dei rispettivi PIL nazionali, di una serie di spese comuni (l’elenco delle spese comuni, previste dalla decisione istitutiva del meccanismo Athena, è ampliabile dal Consiglio o se richiesto dal Comandante dell’operazione e dal Comitato speciale che gestisce il meccanismo Athena, composto da rappresentanti degli Stati membri).

In pratica solo una parte molto limitata delle spese relative alle operazioni militari di gestione crisi è messa in comune (stimata tra il 5 ed il 10% a seconda della natura dell’operazione). Al meccanismo Athena partecipano tutti gli Stati membri ad eccezione della Danimarca, che ha un opt-out sulla PSDC. L’Italia contribuisce al meccanismo Athena, secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo, per 12,10%.

La proposta per lo strumento europeo per la pace

Nella scorsa legislatura europea, l’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, ha presentato il 13 giugno 2018 la proposta di istituire – al di fuori del bilancio dell’UE – uno Strumento europeo per la pace (European Peace Facility - EPF) in grado di dotare l’UE di mezzi e strumenti adeguati nell’ambito della difesa e della sicurezza, e che dovrebbe sostituire l’attuale strumento Athena.

 Lo strumento europeo per la pace - che sarebbe un meccanismo collocato fuori in bilancio dell’UE, finanziato attraverso i contributi degli Stati membri dell'UE, sulla base di un criterio di ripartizione fondato sul reddito nazionale lordo - estenderebbe la portata dei costi comuni per le missioni e operazioni a carattere militare a titolo della politica di sicurezza e di difesa dovrebbe consentire all'UE di finanziare una percentuale più elevata dei costi comuni (stimata al 35-45 %) per le missioni e le operazioni militari e dovrebbe disporre, secondo quanto previsto dalle ultime proposte in discussione nell’ambito dei negoziati sul prossimo Quadro finanziario pluriennale, di risorse per 8 miliardi di euro nell’ambito del periodo 2021-2027 (ma l’ammontare definitivo deve ancora essere definito).

In particolare, strumento europeo per la pace dovrebbe:

·        contribuire al finanziamento delle operazioni militari dell'UE;

·        fornire supporto alle operazioni militari di sostegno alla pace condotte dai paesi terzi partner;

·        sostenere azioni più ampie di natura militare / di difesa a sostegno degli obiettivi della PESC;

·        garantire che i finanziamenti dell'UE siano disponibili in via permanente, garantendo una programmazione adeguata per la preparazione alle crisi, rendendo più facile il rapido dispiegamento e aumentando la flessibilità in caso di risposta rapida.

Il Comitato Militare dell’Unione europea

Il Comitato militare dell’UE (European Union Military Committee – EUMC) è stato istituito dalla decisione 2001/79/PESC del Consiglio dell’UE del 22 gennaio 2001, a seguito del Consiglio europeo di Nizza del dicembre 2000, che aveva sottolineato la necessità di istituire nuovi organi politici e militari permanenti per gli interventi di prevenzione e gestione dei conflitti previsti nei trattati.

Funzioni

Il Comitato militare è il massimo organismo militare istituito nell'ambito del Consiglio dell’UE e:

·        dirige tutte le attività militari nel quadro dell'UE, in particolare la pianificazione e l'esecuzione delle missioni e operazioni militari nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e lo sviluppo delle capacità militari;

·        offre consulenze militari al Comitato politico e di sicurezza – organo preparatorio delle riunioni del Consiglio dell’UE in materia di politica estera e di sicurezza comune e della politica di sicurezza e di difesa comune - e formula raccomandazioni su questioni militari, con particolare riguardo a:

-     sviluppo del concetto generale di gestione delle crisi sotto il profilo militare;

-     aspetti militari relativi al controllo politico e alla direzione strategica delle operazioni e situazioni di gestione delle crisi;

-     valutazione del rischio di potenziali crisi;

-     dimensione militare della situazione di crisi e relative implicazioni, soprattutto durante la gestione successiva;

-     elaborazione, valutazione e riesame degli obiettivi di capacità;

-     relazione militare dell'UE con i membri europei della NATO non appartenenti all'UE, gli altri paesi candidati all'UE, altri Stati e organizzazioni tra cui la NATO;

-     stima finanziaria delle operazioni ed esercitazioni.

Composizione

Il Comitato militare dell’UE è composto dai Capi di Stato Maggiore della Difesa degli Stati membri che, per le riunioni di routine, sono rappresentati permanentemente a Bruxelles da Rappresentanti Militari – MILREP - da essi designati.

Il Comitato ha un Presidente permanente, selezionato dal Comitato steso riunito a livello di capi di stato maggiore della difesa e nominato dal Consiglio.

Il Generale Claudio Graziano è stato nominato Presidente del Comitato militare dell'Unione europea (EUMC) con la decisione (PESC) 2018/297 del Consiglio dell’UE, del 20 febbraio 2018, per un periodo di tre anni e mezzo a decorrere dal 6 novembre 2018.

Lo scorso 30 gennaio  le commissioni difesa della Camera e del Senato hanno svolto l’audizione del Gen.?Claudio Graziano, sulla politica di sicurezza e di difesa comune.

A livello di Capi di Stato Maggiore, il Comitato si è da ultimo riunito il 20 e 21 novembre 2019. Dopo l'intervento del nuovo Alto Rappresentante, Josep Borrell, il Comitato ha discusso di cooperazione UE-Nato (con il Presidente del Comitato Militare della Nato), delle principali crisi internazionali, della situazione in Ucraina, delle implicazioni militari del digitale e dell'intelligenza artificiale e della necessità di rafforzare le missioni UE di formazione delle forze armate locali in Mali, Somalia e Repubblica Centroafricana. Ad alcune fasi della riunione hanno partecipato anche rappresentanti militari di diversi Paesi non-UE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Giordania, Corea, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Ucraina e Vietnam).

 

 

 



[1]     Tale previsione normativa è stata inserita nei commi 2-bis dell’articolo 2 e 3-bis dell’articolo 3 della “legge quadro sulle missioni internazionali” dall'articolo  6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 172 del 2017.

Ai sensi del richiamato comma 3 dell’articolo 17, della legge, n. 196 del 2009 “ (…) I disegni di legge, gli schemi di decreto legislativo, gli emendamenti di iniziativa governativa che comportino conseguenze finanziarie devono essere corredati di una relazione tecnica, predisposta dalle amministrazioni competenti e verificata dal Ministero dell'economia e delle finanze, sulla quantificazione delle entrate e degli oneri recati da ciascuna disposizione, nonché delle relative coperture, con la specificazione, per la spesa corrente e per le minori entrate, degli oneri annuali fino alla completa attuazione delle norme e, per le spese in conto capitale, della modulazione relativa agli anni compresi nel bilancio pluriennale e dell'onere complessivo in relazione agli obiettivi fisici previsti. Alla relazione tecnica è allegato un prospetto riepilogativo degli effetti finanziari di ciascuna disposizione ai fini del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, del saldo di cassa delle amministrazioni pubbliche e dell'indebitamento netto del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni. Nella relazione sono indicati i dati e i metodi utilizzati per la quantificazione, le loro fonti e ogni elemento utile per la verifica tecnica in sede parlamentare secondo le norme di cui ai regolamenti parlamentari, nonché il raccordo con le previsioni tendenziali del bilancio dello Stato, del conto consolidato di cassa e del conto economico delle amministrazioni pubbliche, contenute nel DEF ed eventuali successivi aggiornamenti”.

[2]     A cura del Servizio Rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati.

Per un approfondimento si veda nota n. 45, Servizio Studi e Servizio Commissioni del Senato.

[3]     Il dispositivo nazionale francese nell'Operation Barkhane consiste attualmente in 5100 unità di personale militar, 3 droni, 7 aerei da caccia, 22 elicotteri, da 6 a 10 aerei da trasporto tattico e strategico, 910 mezzi terrestri (di cui 290 veicoli blindati pesanti, 240 blindati leggeri e 380 trasporti logistici).

[4]     Forza congiunta di Mauritania, Niger, Ciad, Burkina Faso e Mali (cosiddetti G5Sahel) isituita nel 2017.

[5] Piattaforme offshore dell'ENI sono presenti in Nigeria e in Ghana.

[6]    Gli ambiti di formazione/assistenza riguardano: Cyber, Information Operation, Counter Terrorism, Maritime Lessons Learned, Intelligence Preparation of the Battlefield, Law of Armed Conflict, Targeting e Maritime Mine Counter Measures.

[7] Cfr. pag. 154,

[8]     Il 18 dicembre 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU aveva adottato all'unanimità la Risoluzione n. 2259 (2015) sulla Libia in cui si invita il Consiglio di presidenza libico a lavorare speditamente per formare entro 30 giorni il Governo di unità nazionale che costituirà l'unico governo legittimo della Libia, necessario ad assicurare la governance, la stabilità e lo sviluppo della Libia - come già affermato nel Comunicato di Roma. Si chiedeva, inoltre, agli Stati membri di rispondere urgentemente alle richieste di assistenza del Governo di unità nazionale per l'attuazione dell'Accordo politico libico. Si imponeva, infine, agli Stati membri di assistere prontamente il Governo di unità nazionale nel rispondere alle minacce alla sicurezza libica e a sostenere attivamente il nuovo Governo nella necessità di sconfiggere ISIS ed i gruppi ad esso affiliati o ad al-Qaeda, su sua richiesta.

[9]    Il 28 luglio 2017 il Governo aveva trasmesso alle Camere la deliberazione del Consiglio dei ministri adottata in pari data concernente la partecipazione dell'Italia a tale operazione richiesta dal Consiglio presidenziale libico in coerenza con la Risoluzione UNSCR 2259 (2015), (Doc. CCL, n. 2, leg. XVII), che le Camere avevano conseguentemente adottato con i rispettivi atti di indirizzo. La summenzionata Risoluzione è stata successivamente richiamata rispettivamente dalle Risoluzioni UNSCR 2434 (2018) e UNSCR 2486 (2019).

[10] Al vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, è stato approvato il Readiness Action Plan (RAP) come risposta dell’Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, individuando tuttavia uno strumento flessibile per far fronte a sfide originate da qualunque fianco. In termini operativi, oltre ad elencare le “misure di riassicurazione” adottate a favore degli Alleati dell’Est, il RAP prevede tra le "misure di adattamento" un aumento della capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF), con la costituzione di forze prontamente disponibili (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore. Essa è composta da circa 6.000 uomini, è guidata a rotazione dai paesi dell’Alleanza (Germania nel 2019, Polonia nel 2020, Turchia nel 2021), non ha una base fissa, ma si avvale di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.