Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Bilancio
Titolo: Gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) - La relazione BES 2020
Riferimenti: DOC N.2
Serie: Documentazione e ricerche   Numero: 103
Data: 04/03/2020
Organi della Camera: V Bilancio

 

Camera dei deputati

XVIII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Gli indicatori di benessere
equo e sostenibile (BES)

La relazione BES 2020

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 103

 

 

 

4 marzo 2020

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Bilancio

( 066760-2233 – * st_bilancio@camera.it   @CD_bilancio

 

 

 

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File: BI0159.docx

 

 


INDICE

 

 

Gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile. 3

§  La misurazione del benessere in Italia e il progetto BES.. 3

§  Gli indicatori BES nell'ordinamento italiano. 6

§  La Relazione BES 2020. 11

 

 


Gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile

La misurazione del benessere in Italia e il progetto BES

Da oltre cinquant'anni è in atto in ambito internazionale un dibattito sul c.d. "superamento del PIL" come unico indicatore di misurazione del benessere, alimentato dalla consapevolezza che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non possano essere esclusivamente di carattere economico, ma debbano tenere conto anche delle fondamentali dimensioni sociali e ambientali del benessere, corredate da misure di diseguaglianza e sostenibilità. Sono stati pertanto proposti indicatori di benessere, di sostenibilità ambientale, di qualità sociale e di parità tra i sessi, quali strumenti da tenere in considerazione nell'elaborazione, nell'adozione e nella valutazione delle politiche pubbliche, al fine di integrare l'uso degli indicatori macroeconomici, ritenuti non più sufficienti a misurare il grado di benessere di una comunità e a orientare, perciò, le politiche pubbliche.

In ambito internazionale si possono segnalare quelli utilizzati da istituzioni quali l'ONU, l'UE e l'OCSE.

In ambito nazionale, da alcuni anni è stato avviato il progetto BES, tramite un'iniziativa congiunta del CNEL e dell'ISTAT, al fine di fornire un significativo contributo in questa direzione.

Tale progetto è finalizzato all'individuazione delle misure più idonee a rappresentare il progresso del Paese e dei territori verso l'incremento del benessere dei cittadini. Esso considera 12 dimensioni (articolate in 130 indicatori) attraverso un processo di condivisione democratica promosso in Italia da CNEL e ISTAT che si sono impegnati ad elaborare uno strumento capace di misurare gli elementi fondanti del benessere in Italia e nei suoi territori. Le 12 dimensioni (o domini) sono:

1.    Salute

2.    Istruzione e formazione

3.    Lavoro e conciliazione dei tempi di vita

4.    Benessere economico

5.    Relazioni sociali

6.    Politica e istituzioni

7.    Sicurezza

8.    Benessere soggettivo

9.    Paesaggio e patrimonio culturale

10.  Ambiente

11.  Innovazione, ricerca e creatività

12.  Qualità dei servizi

Dal progetto scaturisce ogni anno dal 2013 un rapporto, giunto alla sua settima edizione con il "Rapporto BES 2019".

Il dibattito sulla misurazione del benessere degli individui e della società ha riscosso una crescente attenzione anche da parte delle istituzioni locali che, in collaborazione con l'Istat, hanno avviato progetti basati sul paradigma del Bes, anche esplorando le potenzialità ancora inespresse dei giacimenti informativi di carattere amministrativo comunali e provinciali. A livello territoriale si segnalano il « BES delle province », per la costruzione di indicatori territoriali per la governance di area vasta (Rapporto Bes delle province 2017), e il progetto «UrBES», promosso dalla rete delle città metropolitane dell'Associazione nazionale dei comuni italiani insieme con l'ISTAT, che propone un sistema di indicatori del benessere per le città metropolitane e per alcuni comuni capoluogo.

A livello internazionale, in particolare, si ricorda che il 25 settembre 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile nella quale si delineano le direttrici delle attività per i successivi 15 anni. Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (17 Sustainable Development Goals) che compongono l’Agenda 2030 rappresentano il piano di azione globale per sradicare la povertà, proteggere il pianeta e garantire la prosperità per tutti. A partire dal dicembre 2016 l’Istat ha reso disponibile la piattaforma informativa per gli indicatori SDGs, e la aggiorna con cadenza semestrale. Nel 2019 l’Istat ha prodotto il secondo Rapporto sugli SDGs: una descrizione accurata dei processi che hanno condotto alla scelta degli indicatori, una loro descrizione puntuale e una prima analisi delle tendenze temporali e delle interrelazioni esistenti tra i diversi fenomeni.

In risposta all'Agenda 2030, il 22 novembre 2016 la Commissione europea ha adottato una comunicazione dal titolo «Le prossime tappe per un futuro europeo sostenibile» che illustra ciò che l'UE sta facendo per contribuire all'Agenda 2030, evidenziando le principali politiche dell'UE per ciascuno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Il 30 gennaio 2019 la Commissione ha pubblicato un documento di riflessione “Verso un’Europa sostenibile entro il 2030” nel quale si concentra sulle fondamentali basi strategiche su cui basare la transizione verso la sostenibilità, che comprendono il passaggio da un'economia lineare a un'economia circolare, la correzione degli squilibri nel nostro sistema alimentare, l'energia del futuro, gli edifici e la mobilità.

Il Parlamento europeo il 7 febbraio 2019 ha presentato il documento “Europe's approach to implementing the Sustainable Development Goals: good practices and the way forward”, uno studio che esamina tutte le disposizioni adottate per l’implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e fornisce esempi di best practice e raccomandazioni per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

In Italia, il principale strumento di attuazione dell'Agenda 2030 è costituito dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile-SNSvS, approvata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) il 22 dicembre 2017, nella quale sono definite le linee direttrici delle politiche economiche, sociali e ambientali finalizzate a raggiungere gli SDGs entro il 2030. La Strategia, che deve essere aggiornata dal Governo con cadenza almeno triennale, contiene una serie di scelte strategiche e obiettivi nazionali articolati all'interno di cinque aree speculari a quelle degli SGDs (Persone, Pianeta, Pace, Prosperità, Partnership), cui è associato un elenco preliminare di strumenti di attuazione individuati nel processo di consultazione istituzionale.

Il coordinamento delle azioni e delle politiche inerenti all'attuazione della strategia, cui concorrono politiche di competenza di numerosi Ministeri, è esercitato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in raccordo, in primo luogo, con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto concerne la dimensione interna, e con il Ministero degli affari esteri per ciò che riguarda la dimensione esterna. Al Ministero dell'economia e delle finanze è affidato il compito di raccordare l'attuazione della Strategia con i documenti di programmazione economico-finanziaria, in particolare il Piano Nazionale di Riforma (PNR), oltre che quello di presentare al Parlamento le valutazioni relative agli Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES), che hanno assunto una particolare valenza in relazione al conseguimento degli obiettivi dell'Agenda.

Al fine di assicurare tale coordinamento, una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 marzo 2018 prevede l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio, di una «Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile» presieduta dal Presidente o da un suo delegato, e composta da ciascun Ministro, dai Presidenti della Conferenza delle Regioni, dell'Unione delle province d'Italia e dell'Associazione nazionale dei comuni italiani, o da loro delegati. Tra i compiti della Commissione – allo stato non ancora riunitasi - è prevista l'approvazione di una relazione annuale sull'attuazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, la cui predisposizione è coordinata dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della PCM. La Direttiva assegna alla Presidenza del Consiglio altresì il compito di assumere iniziative di informazione e comunicazione pubblica sull'importanza dell'Agenda 2030 e degli obiettivi da perseguire nell'ambito della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.

Più recentemente, il ruolo di coordinamento della Presidenza del Consiglio nell'attuazione della Strategia, anche con riferimento alla fase di monitoraggio e verifica dello stato di avanzamento verso gli obiettivi dell'Agenda 2030, risulta implementato in virtù dell'istituzione, con DPCM dell'11 giugno 2019, della Cabina di regia "Benessere Italia", organo tecnico-scientifico di supporto al Presidente del Consiglio con finalità di coordinamento istituzionale, politico, strategico e funzionale per l'attuazione delle politiche di benessere equo e solidale e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. L'organismo, riunitosi per la prima volta l'11 luglio 2019, è presieduto da un rappresentante nominato dal Presidente del Consiglio e composto da un rappresentante designato da ciascun Ministro; nel suo seno opera anche un Comitato di esperti, composto dai Presidenti dell'ISTAT, del CNR, dell'ISPRA e dell'INPS, nonché dal Portavoce dell'Alleanza nazionale italiana per lo Sviluppo sostenibile (ASviS) e da 4 esperti nominati dal Presidente del Consiglio. Tra le finalità della Cabina di regia inerenti all'Agenda 2030, si segnalano quelle di: coordinare e monitorare le attività specifiche dei Ministeri a sostegno dello sviluppo sostenibile; promuovere, potenziare e coordinare le politiche e le iniziative del Governo per l'attuazione della Strategia Nazionale, nell'ambito dell'Agenda 2030; coordinare il processo di armonizzazione degli indicatori di benessere e qualità della vita con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, al fine di individuare un unico, definito e rappresentativo set di indicatori da inserire nel ciclo di programmazione economica; assistere le Regioni, le Province autonome e gli Enti locali sui temi dello sviluppo sostenibile.

 

Sul piano parlamentare, il monitoraggio del processo d'attuazione dell'Agenda globale, che investe le competenze di attori internazionali, nazionali e locali, fortemente sollecitato dagli organismi delle Nazioni Unite e dall'Unione interparlamentare, ha portato la Commissione Affari esteri della Camera dei deputati a deliberare all'unanimità lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: l'efficacia del quadro normativo nazionale e del sistema italiano di cooperazione. Al fine di proseguire le attività istruttorie connesse alla citata indagine conoscitiva, in seno alla medesima Commissione è stato istituto un apposito Comitato permanente per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Un’ulteriore indagine conoscitiva, avente ad oggetto le politiche dell’Unione europea per l’attuazione dell’Agenza 2030 per lo sviluppo sostenibile, è stata deliberata di recente (10 dicembre 2019, tutt’ora in corso) dalla Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera dei deputati.

 

Per ulteriori approfondimenti sull’Agenda 2030 si rinvia al Dossier della Camera dei deputati “L’agenda globale per lo sviluppo sostenibile”.

Gli indicatori BES nell'ordinamento italiano

L'Italia è il primo Paese che, collegando gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) alla programmazione economica e di bilancio, attribuisce a essi un ruolo nell'attuazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche.

Gli indicatori di benessere equo e sostenibile sono stati infatti introdotti nell'ordinamento legislativo italiano come strumento di programmazione economica dall'articolo 14 della legge n. 163/2016, di riforma della legge di contabilità. Un Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) - presieduto dal Ministro dell'economia e delle finanze e composto dal Presidente dell'ISTAT, dal Governatore della Banca d'Italia, da due esperti della materia provenienti da università ed enti di ricerca - è stato incaricato di selezionare gli indicatori utili alla valutazione del benessere sulla base dell'esperienza maturata a livello nazionale e internazionale.

Con la medesima legge di riforma sono inoltre stati introdotti, all'articolo 10 della legge di contabilità (relativo al Documento di economia e finanza), i due nuovi commi 10-bis e 10-ter, che prevedono rispettivamente la redazione da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, sulla base dei dati forniti dall'ISTAT, di due documenti:

§  un apposito allegato al DEF, che riporti l'andamento, nell'ultimo triennio, di tali indicatori, nonché le previsioni sull'evoluzione degli stessi nel periodo di riferimento, anche sulla base delle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi di politica economica del quadro programmatico, e dei contenuti dello schema del Programma nazionale di riforma della terza sezione del DEF;

Il primo esercizio sperimentale di applicazione della norma è stato fatto – mentre ancora erano in corso i lavori del Comitato sulla selezione degli indicatori - nel DEF 2017, con l’apposito allegato in cui si esamina un sottoinsieme di quattro indicatori di benessere equo e sostenibile: i) reddito medio disponibile aggiustato pro capite; ii) indice di disuguaglianza del reddito disponibile; ii) tasso di mancata partecipazione al lavoro; iv) emissioni di CO2 e di altri gas clima alteranti. Esso presenta anche le previsioni dell’andamento dei quattro indicatori sino al 2020 secondo due scenari, quello tendenziale e quello programmatico.

Nel DEF 2018 è stato inserito l’apposito allegato che contiene la serie storica delle performances registrate dai dodici indicatori del benessere nel periodo 2005-2017, e le previsioni a legislazione vigente elaborate dal MEF per il periodo 2018-2021 per quattro degli indicatori selezionati (quelli già inseriti in via sperimentale nel DEF 2017 e nella Relazione di febbraio 2018). Dal momento che il DEF 2018 è stato elaborato dal Governo uscente, come per il quadro macroeconomico, anche per le previsioni degli indicatori BES è stato elaborato solamente lo scenario tendenziale.

Nel DEF 2019 l’allegato sugli indicatori di benessere equo e sostenibile monitora l’andamento dei dodici indicatori che afferiscono a otto dei dodici domini del benessere individuati nel Rapporto BES dell’Istat. Sulla base del nuovo quadro macroeconomico, tendenziale e programmatico, la previsione è stata estesa fino al 2022 per i quattro indicatori già inseriti nei precedenti allegati e nelle Relazioni BES al Parlamento. Inoltre, in seguito all’approfondimento sulla povertà assoluta proposto nella Relazione BES 2019, viene presentata anche una valutazione di impatto del Reddito di Cittadinanza (RdC) sull’indice di povertà assoluta.

§  una relazione, da presentare alle Camere per la trasmissione alle competenti Commissioni parlamentari entro il 15 febbraio di ciascun anno, sull'evoluzione dell'andamento degli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES), sulla base degli effetti determinati dalla legge di bilancio per il triennio in corso.

Al momento sono state presentate tre relazioni: la Relazione BES 2018 (che riguarda l’evoluzione prevista degli indicatori Bes già inseriti nel Def 2017, alla luce della Legge di Bilancio 2018 successivamente approvata e del quadro macroeconomico aggiornato, con un orizzonte temporale che rimane quello del triennio 2017-2020) e la Relazione BES 2019 (che contiene l’analisi dell’andamento di tutti i dodici indicatori BES per il periodo 2015-2017, e le previsioni 2018-2021 per soli quattro di essi, alla luce dell’ultima legge di Bilancio). La Relazione BES 2020 è quella in esame, nella quale si analizza l'evoluzione dei dodici indicatori di BES sulla base degli effetti dell’ultima Legge di Bilancio 2020, al fine di evidenziare la relazione tra le politiche pubbliche e il benessere.

 

Con il decreto del MEF 16 ottobre 2017 sono stati individuati i 12 indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) proposti dal Comitato a tale scopo istituito.

La tabella seguente illustra gli indicatori selezionati, riportandone la definizione e il contenuto informativo (anche sulla base della relazione del Comitato).

 


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INDICATORI BES

DEFINIZIONI

CONTENUTO INFORMATIVO

1. Reddito medio disponibile aggiustato pro capite

Rapporto tra il reddito lordo disponibile delle famiglie aggiustato (vale a dire inclusivo del valore dei servizi in natura forniti dalle istituzioni pubbliche e senza fini di lucro), e il numero totale di persone residenti in Italia.

Permette di stimare l'ammontare complessivo del reddito disponibile per le persone residenti in Italia, compreso il valore dei servizi in natura. Esso misura il reddito "spendibile" (al netto di imposte e contributi), e comprende anche una valutazione di quanto è fornito alle famiglie attraverso i servizi delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni sociali senza fini di lucro (essenzialmente per istruzione e sanità).

2. Indice di di disuguaglianza del reddito disponibile

Rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20% della popolazione con il più alto reddito e quello ricevuto dal 20% della popolazione con il più basso reddito.

Fornisce un'informazione sulla distanza in termini di reddito tra i più ricchi e i più poveri che, poiché considera i redditi equivalenti, tiene conto della diversa composizione familiare (diversi bisogni tra bambini e adulti; economie di scala che si realizzano con la coabitazione).

3. Indice di povertà assoluta

Percentuale di persone appartenenti a famiglie con una spesa complessiva per consumi inferiore al valore soglia di povertà assoluta, sul totale delle persone residenti.

Rappresenta la percentuale di persone che non riescono ad acquisire un predeterminato insieme di beni e servizi. Le soglie di povertà assoluta sono differenziate per numerosità familiare, classi di età dei componenti, macroarea e dimensione del comune di residenza, e riflettono le differenze territoriali nel costo della vita. Si tratta dell'indicatore di riferimento per le politiche contro l'esclusione sociale.

4. Speranza di vita in buona salute alla nascita

Numero medio di anni che un bambino nato nell'anno di riferimento può aspettarsi di vivere in buona salute, nell'ipotesi che i rischi di malattia e morte alle diverse età osservati in quello stesso anno rimangano costanti nel tempo.

Sintetizza la condizione complessiva della salute degli italiani. Consente di valutare la qualità della sopravvivenza, aspetto particolarmente rilevante nell'attuale fase della transizione demografica e sanitaria, caratterizzata dall'invecchiamento della popolazione e dalla diffusione di patologie cronico-degenerative.

5. Eccesso di peso

Proporzione standardizzata di persone di 18 anni e più in sovrappeso o obese sul totale delle persone di 18 anni e più.

Predice, meglio di altre misure dello stile di vita (ad esempio, sedentarietà, fumo o alcol), il rischio di un ampio spettro di patologie croniche. Rappresenta dunque un indicatore utile ai fini della valutazione della sostenibilità degli attuali livelli di salute della popolazione e del loro possibile miglioramento.

6. Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione

Percentuale della popolazione in età 18-24 anni con al più il diploma di scuola secondaria di primo grado (licenza media), che non è in possesso di qualifiche professionali regionali ottenute in corsi con durata di almeno 2 anni e non frequenta né corsi di istruzione né altre attività formative.

Quantifica la quota di popolazione più svantaggiata dal punto di vista del percorso scolastico, individuandola in chi non ha conseguito un livello di istruzione giudicato minimo per un pieno inserimento nelle società contemporanee (titolo di scuola secondaria superiore o equivalente). L'indicatore è una misura target della strategia Europa 2020 che prevede di ridurre la quota di abbandoni al di sotto del 10% entro il 2020 a livello Europeo (target nazionale: 16%).

7. Tasso di mancata partecipazione al lavoro

Rapporto tra la somma di disoccupati e inattivi "disponibili" (persone che non hanno cercato lavoro nelle ultime 4 settimane ma sono disponibili a lavorare), e la somma di forze lavoro (insieme di occupati e disoccupati) e inattivi "disponibili", riferito alla popolazione tra 15 e 74 anni.

Esprime una misura dell'offerta di lavoro insoddisfatta più ampia rispetto al tasso di disoccupazione, poiché coglie anche quella parte di popolazione inattiva che si dichiara disponibile a lavorare pur non avendo cercato lavoro nelle 4 settimane che precedono l'intervista, dando così conto dei fenomeni di scoraggiamento e dei comportamenti "attendisti" dovuti agli esiti di passate azioni di ricerca.

8. Rapporto tra tasso di occupazione delle donne 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli

Rapporto tra il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con almeno un figlio in età prescolare (0-5 anni) e il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni senza figli, per 100.

Rappresenta una misura indiretta dell'adeguatezza dei servizi di welfare tesi alla conciliazione degli impegni casa-lavoro, valutando la possibilità effettiva che le donne con figli piccoli riescano a conciliare il lavoro retribuito con i lavori di cura familiare.

9. Indice di criminalità predatoria

Numero di vittime di furti in abitazione, borseggi e rapine per 1.000 abitanti.

Si propone di misurare la sicurezza personale, con l'obiettivo di considerare l'effetto che un elevato tasso di microcriminalità produce sulla percezione di insicurezza e, in ultima analisi, sulla libertà del cittadino nella gestione della sua quotidianità.

10. Indice di efficienza della giustizia civile

Durata media effettiva in giorni dei procedimenti di cognizione civile ordinaria definiti dei tribunali

Scelto per la dimensione "rapporto cittadino-Stato", tale indicatore rappresenta una misura indiretta dell'efficienza della giustizia civile, condizione essenziale tanto per il corretto funzionamento del sistema economico, quanto per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

11. Emissioni di C02 e altri gas clima alteranti

Tonnellate di C02 equivalente emesse su base annua da attività agricole, urbane e industriali, per abitante.

Rappresenta in via diretta l'andamento della qualità dell'ambiente e il relativo impatto delle politiche, e in via indiretta una misura di sostenibilità in termini di rischio di cambiamenti climatici.

12. Indice di abusivismo edilizio

Numero di costruzioni abusive per 100 costruzioni autorizzate dai Comuni.

Esprime il grado di sfruttamento del suolo e deterioramento del paesaggio (fornendo una proxy del "consumo di suolo").


I dodici indicatori individuati rappresentano una selezione tra i 130 indicatori contenuti nel "Rapporto BES" elaborato annualmente dall'ISTAT, operata secondo alcuni criteri di selezione decisi dal Comitato stesso:

§  sensibilità alle politiche pubbliche (considerata la finalità prefissata di valutazione delle politiche pubbliche, sono stati privilegiati indicatori più sensibili agli interventi normativi nell'arco del triennio);

§  parsimonia (si è cercato di evitare un insieme troppo numeroso di indicatori che avrebbe disperso l'attenzione su troppe misure);

§  fattibilità (si è tenuto conto della disponibilità di dati aggiornati ed elaborabili con gli strumenti analitici del MEF);

§  tempestività, estensione e frequenza delle serie temporali (fondamentale è disporre di serie temporali aggiornate, lunghe e con frequenza elevata).

 

L'esame della tabella riepilogativa degli indicatori BES fa emergere che alcuni indicatori rappresentano misure di benessere, mentre altre di disagio.

I primi tre indicatori riguardano il benessere economico. In particolare, il primo (Reddito medio aggiustato pro-capite) risponde alla necessità di selezionare una misura che tenga conto del reddito monetario e in natura effettivamente percepito dalle famiglie. Il secondo indicatore (Indice di diseguaglianza del reddito disponibile) introduce la dimensione distributiva delle risorse monetarie, per tenere conto del fatto che le variazioni del reddito medio possono ripartirsi inegualmente tra le persone e i gruppi sociali. Il terzo indicatore (Incidenza della povertà assoluta) affianca alle prime due misure basate sui redditi, una misura basata sui consumi, particolarmente importante per le politiche contro l'esclusione sociale.

I successivi indicatori allargano il campo all'analisi di dimensioni non monetarie del benessere. Per la salute sono stati scelti due indicatori: la Speranza di vita in buona salute alla nascita e l'Eccesso di peso.

Per l'istruzione, tra le numerose misure possibili, è stata selezionata l'Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione.

Per la dimensione lavoro, gli indicatori scelti sono il Tasso di mancata partecipazione al lavoro e il Rapporto tra i tassi di occupazione delle donne con figli e senza figli.

Per la sicurezza personale, si è definito un indicatore di Criminalità predatoria, partendo da tre indicatori elementari presenti nel citato Rapporto BES, ottenuto come somma delle vittime di furti in abitazione, rapine e borseggi espresso in rapporto alla popolazione.

Per la dimensione politica e istituzioni (rapporto tra cittadino e amministrazione pubblica), la scelta si è appuntata sull'indice di Tasso di efficienza della giustizia civile.

Per la sostenibilità ambientale del benessere, le variabili scelte per valutare la capacità del sistema di preservare le possibilità per le generazioni future ed evidenziare l'esistenza di abusi nell'utilizzo del capitale naturale riguardano le Emissioni di CO2 e di altri gas clima alteranti e un indicatore di Abusivismo edilizio in via temporanea, in attesa di poter adottare l'indicatore Consumo di suolo, quando i dati avranno una qualità adeguata.

La Relazione BES 2020

La Relazione 2020 aggiorna la previsione degli indicatori BES per il triennio in corso in base agli effetti della legge di Bilancio 2020-2022. Il quadro programmatico per il successivo triennio sarà presentato dal Governo nell’Allegato BES che accompagna il Documento di Economia e Finanza (DEF) previsto per aprile 2020.

Il Governo in carica ha presentato la propria strategia di politica economica e di riforma nella Nota di Aggiornamento del DEF 2019. La prima fase di attuazione di tale strategia è avvenuta con la Legge di Bilancio 2020, che ha introdotto misure che interessano vari aspetti del BES: tra queste si evidenziano il taglio del cuneo fiscale sul lavoro, il finanziamento di nuovi investimenti pubblici nell’ambito del Green New Deal e l’introduzione di nuove imposte ambientali e a tutela della salute. I programmi del Governo in tema ambientale e di inclusione sociale saranno oggetto di ulteriori approfondimenti nell’Allegato BES al DEF 2020.

 

La relazione è strutturata in quattro sezioni:

I.       una sintesi del rapporto con l’illustrazione dei dodici indicatori BES;

II.       un’analisi delle misure contenute nella Legge di Bilancio 2020 che sono ritenute rilevanti per i domini del BES. Sono analizzati in particolare: il Green New Deal; la sugar tax; le misure per la famiglia e i disabili;

III.       a ciascuno dei dodici indicatori BES è dedicato un paragrafo con un’analisi statistica descrittiva; per gli indicatori per cui è attualmente possibile effettuare delle previsioni o delle valutazioni di impatto, è indicato l’andamento nel periodo 2019-2022;

IV.       un approfondimento dedicato all’indice di efficienza della giustizia civile.

I consuntivi 2016-2016 e le previsioni 2019-2022 degli indicatori per cui è possibile fare previsioni

Per cinque dei dodici indicatori BES, la Relazione presenta sia i consuntivi 2016-2018 che le previsioni 2019-2022. In precedenza, sia nei tre allegati al DEF attualmente presentati (2017, 2018 e 2019) che nelle precedenti Relazioni 2018 e 2019, solo per quattro indicatori si è potuto effettuare un esercizio previsionale. In questa Relazione è stata aggiunta la previsione per l’indicatore “speranza di vita in buona salute alla nascita”.

Le previsioni della Relazione 2019 si basano sul quadro macroeconomico della Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) aggiornato per tener conto delle principali misure contenute nella Legge di Bilancio 2020.

Nella Sintesi dei principali risultati il Governo evidenzia che la Legge di Bilancio per il 2020 e i provvedimenti collegati di recente approvati dal Parlamento coinvolgono tutti i principali aspetti del Benessere Equo e Sostenibile, dall'inclusione sociale all'ambiente, dalla famiglia al reddito disponibile, dalla salute alla sicurezza. Nel corso del triennio 2016-2018, per cui si hanno a disposizione dati definitivi forniti dall'Istat, gli indicatori BES mostrano andamenti differenziati, ma nel complesso è possibile tracciare un percorso di miglioramento che dovrebbe rafforzarsi nell'orizzonte temporale della Legge di Bilancio.

 

Il Governo segnala che l’attenzione del legislatore si è rivolta ai redditi da lavoro dipendente tramite la creazione di un fondo per la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Ad essa si è data attuazione con il DL n.3/2020, che incrementa il contributo per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro da 80 a 100 euro mensili ed aumenta la detrazione per i redditi da lavoro dipendente compresi fra i 28 e i 40mila euro. A questa misura, che entrerà in vigore nella seconda metà del 2020, seguirà nelle intenzioni del Governo una riforma complessiva dell’IRPEF volta a rendere strutturale la riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro a partire dal 2021.

 

Nella tabella seguente (Tabella 1) si mettono a raffronto i valori presentati dalla Relazione 2020 con quelli dell’allegato al DEF 2019, in cui le previsioni per il periodo 2018-2021 sono state elaborate dal MEF tenendo conto del quadro macroeconomico tendenziale e programmatico, con l’eccezione delle previsioni dell’indicatore di disuguaglianza (che sono invece effettuate con un modello di microsimulazione che tiene conto delle politiche più rilevanti) e della valutazione di impatto del RdC sull’indice di povertà assoluta.


 

Tabella 1

Indicatori

BES

Fonte

2016

2017

2018

2019

2020

2021

2022

1 - Reddito medio disponibile aggiustato pro capite (in euro)

Relazione 2020

21.793

22.245

22.658

23.028

23.531

24.160

24.590

DEF 2019

21.835

22.234

22.699

23.150

23.674

24.157

24.690

2 - Indice di disuguaglianza del reddito

Relazione 2020

5,9

6,1

6,0

5,7

5,6

5,6

5.6

DEF 2019

5,9

6,0

6,0

5,7

5,6

5,6

5,6

3 – Povertà assoluta (familiare)

Relazione 2020

6,3

6,9

7,0

 

 

 

 

DEF 2019

6,3

6,9

7,2

 

 

 

 

4 – Speranza di vita in buona salute alla nascita

Relazione 2020

58,6

58,7

58,5

58,6

58,7

58,8

58,9

DEF 2019

58,8

58,7

58,6

 

 

 

 

5 – Eccesso di peso

Relazione 2020

44,8

44,8

44,8

 

 

 

 

DEF 2019

44,8

44,8

44,8

 

 

 

 

6 – Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione

Relazione 2020

13,8

14,0

14,5

 

 

 

 

DEF 2019

13,8

14,0

14,5

 

 

 

 

7 - Tasso di mancata partecipazione al lavoro

Relazione 2020

21,6

20,5

19,7

18,9

18,4

18,0

17,7

DEF 2019

21,6

20,5

19,7

19,9

19,9

19,7

19,5

8 – Occupazione relativa delle madri

Relazione 2020

76,0

75,5

73,8

 

 

 

 

DEF 2019

76,0

75,5

73,8

 

 

 

 

9 – Criminalità predatoria

Relazione 2020

21,1

19,8

18,8

 

 

 

 

DEF 2019

21,1

19,8

18,6

 

 

 

 

10 – Indice di efficienza della giustizia civile

Relazione 2020

474

445

429

 

 

 

 

DEF 2019

460

445

429

 

 

 

 

11 - Emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti (in tonnellate per abitante)

Relazione 2020

7,4

7,4

7,3

7,2

7,2

7,1

7,1

DEF 2019

7,2

7,2

7,1

7,1

7,0

6,9

6,9

12 – Abusivismo edilizio

Relazione 2020

19,6

19,9

18,9

 

 

 

 

DEF 2019

19,6

19,8

19,0

 

 

 

 


 

L’indicatore relativo al Reddito medio disponibile aggiustato pro capite (RDA) tra il 2013 e il 2018 è cresciuto di 7,1 punti percentuali, pari ad un incremento di 1.505 euro pro capite in valore assoluto; nel 2017 e nel 2018 l’RDA pro capite ha registrato le variazioni annuali più elevate dal 2008 pari rispettivamente a 2,1 punti percentuali e a 1,9 punti percentuali (nel 2016 la variazione positiva è stata pari a 1,4 punti percentuali).

 

 

Per il periodo 2019-2022 il Governo prevede la prosecuzione della dinamica positiva. Nel 2019 l’indicatore dovrebbe attestarsi su circa 23 mila euro annui pro capite, un incremento pari a 1,6 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Per il periodo 2020-2022 si prevedono incrementi annuali rispettivamente di 2,2, 2,7 e 1,8 punti percentuali, pari ad un incremento complessivo di circa 1.500 euro rispetto al 2019.

Il Governo riconduce l’andamento positivo previsto per il triennio 2020-2022 principalmente alle misure espansive introdotte dalla Legge di Bilancio 2020 e dalla dinamica moderatamente favorevole del mercato del lavoro. Dal 2020, infatti, oltre agli effetti positivi prodotti dall’entrata a regime del Reddito di Cittadinanza (misura operativa da aprile 2019), si prevede che altre misure della Legge di Bilancio 2020 contribuiranno ad aumentare l’RDA pro capite nominale: le risorse per la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, il rinnovo contrattuale per il pubblico impiego e le nuove assunzioni nel settore pubblico; i fondi destinati a nuovi investimenti a livello nazionale e territoriale; le misure per la famiglia e per la disabilità e non autosufficienza.

Confrontando le previsioni 2019-2022 della Relazione BES 2020 con quelle dell’allegato al DEF 2019 si può notare un sostanziale allineamento dei dati.

 

L’indicatore relativo alla disuguaglianza del reddito disponibile rappresenta la distanza nella distribuzione delle risorse tra la quota più agiata di popolazione (20 per cento) e quella più povera (20 per cento). Una riduzione dell’indice, segnando una minore distanza, si associa ad una distribuzione dei redditi più equa.

Nel 2018 l’indicatore (6,0) dovrebbe migliorare di 0,3 punti percentuali rispetto al punto di massimo raggiunto nel 2015 (6,3). Per le previsioni, il Governo ipotizza

nel 2019 un netto miglioramento rispetto al dato Istat stimato per il 2018 con una riduzione di 0,3 punti, passando da 6,0 a 5,7. Tale andamento è legato sostanzialmente alle nuove politiche di sostegno ai redditi più bassi. Per il 2020 è prevista un’ulteriore riduzione pari a 0,1 che porta l’indicatore ad attestarsi a un valore pari a 5,6.

Tale previsione tiene conto di tre misure: reddito di cittadinanza, che nel 2020 opererà per l’arco dell’intero anno; trattamento integrativo per i redditi di lavoro dipendente e assimilati introdotto a partire dal mese di luglio 2020; ulteriore detrazione fiscale per i redditi di lavoro dipendente e assimilati introdotto a partire dal mese di luglio 2020.

 

 

La povertà assoluta è il terzo indicatore BES incluso nel ciclo di programmazione economico-finanziaria per monitorare il dominio “benessere economico”. L’indice di povertà assoluta, costruito sulla spesa per consumi delle famiglie, rappresenta una peculiarità italiana e si basa sul consolidamento di una metodologia, introdotta alla fine degli anni ’90, la cui messa a punto ha richiesto diversi anni. In particolare, la povertà assoluta non fa riferimento ad un’unica soglia nazionale ma ad una pluralità di soglie, che variano per numero, età dei componenti, ripartizione geografica e tipo di comune di residenza. Confrontando la spesa delle famiglie italiane (ricavata dall’Indagine Istat sulle spese delle famiglie) con tali soglie si calcola ogni anno la quota di famiglie (e, per somma, di individui) residenti in Italia che si trova in condizione di povertà assoluta.

 

Tra il 2014 e il 2017 a livello individuale l’incidenza della povertà assoluta è aumentata di 1,6 punti percentuali per poi stabilizzarsi nel 2018 ad un livello pari all’8,4 per cento

 

Analogamente a quanto svolto in occasione dell’Allegato BES al DEF 2019, il Governo ha presentato un esercizio di simulazione dell’impatto del Reddito di Cittadinanza (RdC) sull’indice di povertà assoluta utilizzando i più recenti dati forniti dall’Istat contenuti nell’Indagine sulle spese delle famiglie 2018. L’avvicendamento tra l’istituto del Reddito di Inclusione (ReI) e quello del RdC ha prodotto un graduale aumento della platea dei beneficiari e delle erogazioni medie; l’effetto di tali modifiche, misurato con la struttura dei consumi delle famiglie osservata nel 2018 e con le stesse soglie di povertà, si traduce in un miglioramento di 0,6 punti percentuali dell’incidenza della povertà familiare.

A partire dal 2019, con l’entrata in vigore del RdC, l’intensità della povertà dovrebbe ridursi ulteriormente. Date le notevoli difficoltà metodologiche, si è preferito rinviarne la quantificazione.

 

La speranza di vita in buona salute alla nascita monitora il dominio “salute” del benessere insieme all’eccesso di peso. I dati necessari per il calcolo dell’indicatore sono prodotti annualmente dall’Istat mediante le Tavole di mortalità della popolazione italiana e l’Indagine Aspetti della vita quotidiana.

 

Nel 2018 il numero di anni da vivere in buona salute attesi alla nascita superano quelli registrati nel 2009 di 2,1 anni. Nell’ultimo biennio per cui sono disponibili i dati, però, si osserva una lieve contrazione dell’indicatore.

 

Nel quadriennio 2019-2022 l’Istat stima un miglioramento dell’indicatore speranza di vita in buona salute alla nascita che tra il 2019 e il 2022 dovrebbe migliorare di 0,4 anni.

 

La relazione evidenzia che la Legge di Bilancio 2020 contiene diverse misure che possono incidere positivamente su fattori attinenti sia alle condizioni di salute e alla speranza di vita che alle percezioni della buona salute. Ad esempio, la ‘sugar tax’ può indurre una riduzione del consumo di zuccheri da parte degli individui. Le misure per migliorare le variabili socioeconomiche e ambientali rientrano, invece, nella prima categoria di fattori. I possibili benefici effetti indiretti della riduzione delle emissioni di CO2, nonché alcune misure specifiche per migliorare le condizioni generali di salute della popolazione (riduzione dei costi delle prestazioni specialistiche, miglioramento delle strutture sanitarie, accise sui tabacchi, sport bonus), sono fattori a supporto della prosecuzione del trend positivo della speranza di vita in buona salute per il periodo considerato dalla Legge di Bilancio 2020.


 

L’eccesso di peso, ricavato dall’indagine Aspetti della vita quotidiana condotta annualmente dall’Istat, mostra un andamento piuttosto stabile nel corso del periodo considerato; l’indicatore oscilla di 1,1 punti percentuali intorno ad una media pari al 45,2 per cento.

L’indicatore eccesso di peso considerato è standardizzato per la popolazione, ovvero mantenendo ferma nel tempo la struttura per età della stessa e non risente della dinamica della composizione per età della popolazione.

Il gap fra l’indice non standardizzato e quello standardizzato misura l’effetto indotto dalla modifica della struttura per età della popolazione, evidenziando così la variazione del numero di persone (in valore assoluto) in eccesso di peso sul totale della popolazione.

A partire dal 2007 si registra un lieve ma graduale aumento di tale gap, che al 2018 raggiunge il valore di 1,3 punti percentuali. In termini non standardizzati il numero delle persone in eccesso di peso tra il 2005 e il 2018 è aumentato di 1,1 punti percentuali.

I maschi registrano un’incidenza dell’eccesso di peso significativamente superiore a quanto rilevato per le femmine. Sulla base delle statistiche per classe di età si osserva che tra i 18 e i 34 anni l’incidenza dell’eccesso di peso è inferiore al 30 per cento. Si osserva un profilo crescente dell’incidenza dell’eccesso di peso fino al raggiungimento di un punto di massimo, in corrispondenza delle classi di età più elevate, a cui segue una inversione della curva, segno che ulteriori aumenti dell’età sono associati ad una riduzione dell’incidenza dell’eccesso di peso.


 

L’indicatore di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione monitora il dominio “istruzione e formazione” del benessere. L’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, oltre agli effetti negativi in termini di inclusione sociale dell’individuo, può avere un impatto negativo sull’economia in generale, ponendo ostacoli alla crescita economica e all’occupazione, e pesando negativamente sulla produttività e sulla competitività di un Paese.

 

Nel corso del biennio 2017-2018 tale indicatore risulta in peggioramento (0,7 punti percentuali) dopo un trend positivo (decrescente) iniziato nel 2005 e proseguito fino al 2016, con l’eccezione dell’aumento verificatosi nel 2008.

 

 

Dalla disaggregazione per sesso nel 2018, si osserva una dinamica differenziata tra i due sessi: mentre per i maschi l’indicatore è stabile, per le femmine si registra un aumento pari a 1,1 punti percentuali. A livello territoriale, si segnala che nel biennio 2017-2018 l’indicatore è risultato stabile al Centro (-0,1 punti percentuali) e in aumento nelle altre due ripartizioni, rispettivamente +0,4 punti percentuali al Mezzogiorno e +1,6 punti percentuali al Nord.

Per quanto riguarda le specifiche misure introdotte con la Legge di Bilancio 2020, le più rilevanti ai fini del miglioramento di questo indicatore appaiono essere: l’incremento degli insegnanti di sostegno; la formazione dei docenti per migliorare il grado di inclusione scolastica; il fondo per la disabilità e la non autosufficienza e altre misure per facilitare l’accesso dei disabili ai percorsi educativi e di formazione e interventi per migliorare l’offerta formativa degli istituti tecnici superiori.


 

L’indicatore relativo al tasso di mancata partecipazione al lavoro (una misura più ampia del tasso di disoccupazione, comprendendo gli inattivi "disponibili" ovvero persone che non hanno cercato lavoro nelle ultime 4 settimane ma sono disponibili a lavorare), monitora il dominio “lavoro e conciliazione dei tempi di vita” del benessere insieme al rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e quello delle donne senza figli. Poiché la partecipazione al mercato del lavoro presenta ancora delle forti differenze di genere, l’indicatore è calcolato sia in forma aggregata sia disaggregando per genere.

 

La dinamica moderatamente positiva del mercato del lavoro nel triennio 2015-2017 si è tradotta in un progressivo miglioramento del tasso. Nel 2018, dopo quattro anni di miglioramenti ininterrotti, il tasso totale è di 3,2 punti percentuali inferiore al dato del 2014, anno in cui l’indicatore ha raggiunto il valore più elevato.

 

 

Per il quadriennio 2019-2022 il Governo prevede una prosecuzione di tale fase favorevole. Nel 2019 l’indicatore dovrebbe calare a livello aggregato di 0,8 punti percentuali; le femmine dovrebbero registrare una riduzione più robusta di quella dei maschi. Si prevede un ulteriore miglioramento dell’indicatore complessivo che dovrebbe ridursi tra il 2020 e il 2022 rispettivamente di 0,5, 0,4 e 0,3 punti percentuali.

 

La relazione afferma che il progressivo miglioramento dell’indicatore nel triennio 2020-2022 è correlato anche alle misure introdotte nella Legge di Bilancio 2020, tra cui le diverse misure per favorire l’occupazione, sia nel settore privato che pubblico, per sostenere le famiglie, per promuovere gli investimenti e per lo sviluppo e le imprese, in particolare quelle indirizzate ai giovani e alle imprese nel Mezzogiorno. Infine, data la correlazione negativa tra il livello di istruzione e il tasso di mancata partecipazione, le misure volte a ridurre l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione dovrebbero avere un impatto positivo anche su quest’indicatore

 

Il rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne di 25-49 anni senza figli (occupazione relativa delle madri), è previsto dal Governo in peggioramento per il terzo anno consecutivo facendo segnare nel 2018 una riduzione di 1,7 punti percentuali rispetto al 2017 e di 4,0 punti percentuali rispetto al 2015 anno in cui l’indicatore ha raggiunto il valore più elevato nel periodo considerato. Tuttavia, il valore del 2018 risulta ancora superiore a quanto osservato nel periodo 2005-2011.

 

Nel corso del 2018, l’indicatore migliora nella ripartizione Centro (0,9 punti percentuali), ma peggiora lievemente al Nord (-0,3 punti percentuali) e in modo più consistente al Mezzogiorno (-6,0 punti percentuali). Dall’analisi effettuata emerge che le donne con figli incontrano maggiori difficoltà sul mercato del lavoro, tale situazione peggiora ulteriormente per le donne più giovani e con un livello di istruzione più basso o immigrate.

 

Tra le misure introdotte con la Legge di Bilancio 2020 più rilevanti per l’inclusione delle madri nel mercato del lavoro sono segnalate le misure per la famiglia (il Fondo assegno universale e servizi alla famiglia, il bonus natalità e per l’iscrizione negli asili nido pubblici e privati, il Fondo per edifici destinati ad asili nido) e le misure per favorire le assunzioni (pubblico impiego, proroga dell’incentivo all’occupazione nel Mezzogiorno, sgravio contributivo per l’assunzione di apprendisti di primo livello).


 

L’indice criminalità predatoria è composto da tre indicatori: tasso sui furti in abitazione; tasso sui borseggi; tasso sulle rapine. A livello nazionale, il graduale miglioramento dell’indice composito, iniziato nel 2014, è proseguito anche nel corso del 2018.

 

 

Nel periodo 2005-2018 al Nord e al Centro il valore dell’indice composito risulta notevolmente superiore a quello osservato nella ripartizione Mezzogiorno.

 

Tra le misure introdotte con la Legge di Bilancio 2020 volte a ridurre tale indice quelle più rilevanti riguardano le nuove assunzioni nelle Forze di polizia, la retribuzione del lavoro straordinario delle stesse e il Piano di impiego del personale militare per il controllo del territorio (‘Strade sicure’).

 

L’indice di efficienza della giustizia civile monitora il dominio ‘politica e istituzioni’ del benessere attraverso la durata media effettiva in giorni dei procedimenti di contenzioso civile e di volontaria giurisdizione definiti nei tribunali (alla fine della relazione è presente un approfondimento dedicato all’indice di efficienza della giustizia civile).

Se si esclude il 2014, anno in cui si registra un aumento pari al 5,4 per cento rispetto all’anno precedente, l’indicatore mostra una tendenza al miglioramento durante tutto il periodo di analisi. Nel periodo 2014-2018 la durata media effettiva dei procedimenti presso i tribunali ordinari si è ridotta di 15,0 punti percentuali.

 

 

I miglioramenti osservati nell’andamento dell’indicatore selezionato sono imputate, in primo luogo, all’aumento della disponibilità di risorse umane, sul duplice versante del personale amministrativo e di magistratura. In prospettiva, un contributo ulteriore alla riduzione della durata dei procedimenti civili potrà venire dall’aumento della dotazione organica del personale di magistratura di 600 unità. L’intervento, interamente finanziato con la Legge di Bilancio del 2019, è in corso di attuazione.

Positive ricadute sulla durata dei procedimenti civili sono attese dall’introduzione nella Legge di Bilancio del 2020 di un nuovo concetto di flessibilità organizzativa con la previsione di piante organiche flessibili a livello distrettuale, funzionali all’obiettivo di consentire la sostituzione dei magistrati assenti ovvero la soluzione di situazioni critiche di rendimento, come ad esempio l’arretrato civile. Appare anche funzionale alla riduzione dei tempi dei processi il previsto programma di assunzioni di personale amministrativo per il triennio 2019-2021, pari a 8.756 unità, nonché l’implementazione della digitalizzazione del processo civile telematico presso la Corte di Cassazione e gli Uffici del giudice di pace.

 

L’indicatore relativo alle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti esprime le tonnellate di emissioni dei settori economici e delle famiglie per abitante.

Tra il 2008 e il 2017 si registra una riduzione delle emissioni pro capite (da 9,6 a 7,4), tuttavia nel triennio 2015-2017 si osserva una ripresa dell’attività economica a cui è associata la stabilizzazione delle emissioni procapite.

 

 

Nel quadriennio 2019-2022 il Governo prevede una riduzione e quindi una dinamica positiva per le emissioni di CO2 equivalente pro capite (7,3 nel 2018; 7,2 nel 2019 e nel 2020; 7,1 nel 2021 e nel 2022).

 

Le previsioni per il 2020-2022 sono state ottenute utilizzando il quadro macroeconomico, che incorpora le nuove prospettive di crescita delineate dagli indicatori economici ad oggi disponibili e le misure previste nella Legge di Bilancio 2020, in particolare quelle elencate nel dominio ambiente nella Sezione II, indirizzate all’efficientamento energetico e alla decarbonizzazione dell’economia, alla mobilità sostenibile e al cambiamento dei comportamenti dei produttori e dei consumatori verso modelli di produzione e di consumo più sostenibili.


 

L’indice di abusivismo edilizio monitora il dominio ‘paesaggio e patrimonio culturale’ del benessere.

Dopo un biennio di sostanziale stazionarietà, il tasso di costruzioni abusive per cento costruzioni edificate legalmente, nel corso del 2018, risulta in flessione rispetto all’anno precedente di un valore pari all’1 per cento. Tuttavia l’indice di abusivismo edilizio nel 2018 è più che doppio rispetto al punto di minimo della serie registrato nel 2007.

 

 

Permane l’ampia eterogeneità dell’indicatore tra le cinque ripartizioni territoriali: nel Sud, seguito da vicino dalle Isole, il numero di costruzioni abusive ogni 100 costruzioni legali si attesta su valori otto volte superiori a quelli osservati nel Nord-Ovest e nel Nord-Est.

 

La Legge di Bilancio 2020 ha introdotto varie misure che possono incidere indirettamente sull’abusivismo edilizio in quanto favoriscono un uso sostenibile del territorio, la rigenerazione urbana e il decoro urbano e la messa in sicurezza del territorio e degli edifici. Le misure più rilevanti riguardano il sostegno di interventi degli enti territoriali.