Politiche dell'UE in materia di migrazione e asilo 23 aprile 2020 |
Dati statistici: flussi migratori; domande di protezione internazionale
Secondo l'UNHCR, dall'inizio dell'anno (dato aggiornato al 20 aprile) gli arrivi dei migranti
via mare presso gli Stati membri che si affacciano sul
Mediterraneo si attestano a
circa 17.300,
di cui circa 3.280 in Italia, circa 7.600 in Grecia, e circa 5 mila in Spagna (sono oltre1.100 le persone sbarcate a
Malta e oltre 360 a
Cipro); agli sbarchi devono aggiungersi circa 2.100 arrivi
via
terra in Grecia, e circa 1.200 in Spagna.
L'UNHCR ha stimato dall'inizio dell'anno 176 persone
morte o
disperse nel Mediterraneo.
Di seguito il trend mensile degli sbarchi in Italia dal 2019, aggiornato al 19 aprile (fonte UNHCR)
Di seguito il trend annuale degli sbarchi in Grecia, Italia e Spagna (2015-2019) (fonte UNHCR)
N.B.: al dato relativo agli sbarchi in Spagna e Grecia devono aggiungersi gli arrivi di migranti
via terra: in Grecia si tratta di 14 mila e 18 mila arrivi rispettivamente nel 2018 e nel 2019 (i numeri degli anni precedenti oscillano tra i 6 e i 2 mila); in Spagna a partire dal 2016 si sono registrati circa 6-7 arrivi ogni anno (fonte UNHCR).
Secondo l'EASO – l'Ufficio europeo per il sostegno all'asilo, sono circa 65 mila le domande di asilo presentate a gennaio 2020 (con un aumento del 20 per cento rispetto a gennaio 2019), di cui 59.650 richieste di prima istanza. Nel 2019 le domande di protezione registrate dagli Stati membri ammontano a 714 mila, di cui il 90 per cento presentate per la prima volta. Secondo Eurostat nel primo mese dell'anno l'Italia ha registrato oltre 3600 domande, di cui circa 3 mila di prima istanza; sarebbero sostanzialmente in linea i dati relativi a febbraio. Sono circa 44 mila le domande registrate in Italia nell'anno precedente, di cui 35 mila presentate per la prima volta.
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Sviluppi nella politica interna sulla migrazione dell'UE |
Riforma del Sistema europeo comune di asilo e misure per la gestione degli sbarchi nel Mediterraneo
È tuttora in corso di negoziato tra gli Stati membri e a livello interistituzionale dell'UE il pacchetto di riforma del
Sistema europeo comune di
asilo presentato dalla Commissione europea nel 2016, recante, tra l'altro, la proposta di regolamento che stabilisce i
criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro
competente per l'esame di una
domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di paese terzo o da un apolide (riforma del regolamento di Dublino -
COM(2016)270).
Il pacchetto include, altresì:
Le questioni relative alla riforma del
regolamento di Dublino, e alla correlata situazione delle
operazioni di ricerca e salvataggio e di sbarco di migranti in
porti sicuri nel Mediterraneo, sono state particolarmente approfondite da una serie di Consigli europei che si sono svolti nel 2018.
In particolare, il
Consiglio europeo del
28-29 giugno 2018 ha stabilito che, nel territorio dell'UE, coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere
presi in carico sulla base di uno
sforzo condiviso e
trasferiti in
centri sorvegliati istituiti
negli Stati membri,
unicamente su
base volontaria, lasciando impregiudicata la
riforma di Dublino.
Successivamente, il
Consiglio europeo ha stabilito che occorre compiere ulteriori sforzi per concludere i negoziati su tutte le parti del Sistema europeo comune di asilo, nel rispetto delle precedenti conclusioni del Consiglio europeo e in considerazione dei
diversi gradi di
progresso raggiunti per ciascuno dei fascicoli.
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Hotspot
Fra le misure adottate per sostenere la pressione cui erano esposti i Paesi maggiormente esposti ai flussi migratori (Grecia e Italia), merita segnalare la creazione, nel 2015, da parte della Commissione europea, di
hotspot (punti di crisi). Si tratta di centri strutturati in modo da consentire, entro 48 ore prorogabili al massimo di 72, le operazioni di
screening sanitario,
prima assistenza,
identificazione – mediante raccolta delle impronte digitali e fotosegnalazione- e somministrazione di
informazioni in merito alle modalità di richiesta della
protezione
internazionale o di partecipazione ai programmi di
relocation. In ciascun
hotspot sono stati inviati team di esperti nazionali e di rappresentanti delle agenzie europee (EASO, Frontex, Europol), che svolgono congiuntamente tali attività offrendo sostegno alle autorità nazionali. I migranti che presentano domanda di asilo vengono trasferiti nei centri di prima accoglienza.
In Italia gli hotspot operativi sono ubicati a Lampedusa (AG), Pozzallo (RG), Messina e Taranto (dati forniti dal Ministero dell'interno il 19 luglio 2019).
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Il faticoso iter della riforma. Prossime iniziative.
A circa 4
anni dall'avvio dell'iter legislativo, le singole proposte normative nell'ambito del pacchetto registrano differenti stati di avanzamento; in particolare, permangono difficoltà in sede di Consiglio con riferimento alla
revisione del regolamento di Dublino, atteso che gli Stati membri non sono riusciti ad individuare un soddisfacente punto di equilibrio tra i principi di
responsabilità e di
solidarietà.
La proposta di revisione del regolamento di Dublino reca, tra gli elementi qualificanti, un
meccanismo correttivo per la
redistribuzione delle
domande di asilo tra Stati membri, quale strumento di sostegno per i Paesi UE i cui sistemi di protezione internazionale subiscano pressioni sproporzionate. La Commissione europea ha frequentemente precisato che il giusto bilanciamento dei due principi citati deve intendersi nel senso, che occorre, da un lato, assicurare che ogni Stato membro si occupi delle domande d'asilo di cui è responsabile, dall'altro, garantire un meccanismo di solidarietà strutturato e prevedibile, che faccia sì che nessuno Stato membro debba sopportare un onere sproporzionato.
Lo stallo si è in ogni caso riprodotto per tutti i profili della riforma: in sostanza, non è stato possibile comporre la frattura tra la posizione (cui aderiva anche la precedente Commissione europea, con il sostegno della Presidenza del Consiglio dell'UE prima rumena e poi finlandese) secondo la quale potrebbe considerarsi accettabile il risultato di un'adozione separata delle proposte normative ritenute più avanti nell'iter legislativo, avverso l'orientamento, espresso in linea di massima dagli Stati più esposti ai flussi migratori (tra i quali anche l'Italia), secondo il quale è da ritenersi imprescindibile l'approvazione complessiva e simultanea di tutti gli aspetti della riforma del sistema europeo comune di asilo (cosiddetto approccio a pacchetto), come aspetti di un unico disegno equilibrato.
In particolare, il Governo italiano ha più volte sottolineato l'inscindibilità del legame tra tutte le proposte legislative che compongono il pacchetto sull'asilo in corso di negoziato ai fini del bilanciamento tra i principi di responsabilità e solidarietà, e la necessità di evitare possibili fughe in avanti su specifici aspetti della riforma che non tengano debitamente conto degli interessi nazionali. Nel merito della riforma del regolamento di Dublino, il Governo ha manifestato inoltre l'intenzione di sostenere la necessità di forme di redistribuzione obbligatorie dei richiedenti asilo, rifiutando strumenti di solidarietà su base volontaria o che si estrinsechino solo in forme di sostegno finanziario, messa a disposizione di esperti e mezzi, senza contemplare il citato obbligo di accettare la redistribuzione dei richiedenti asilo.
La nuova Commissione europea, tra le linee politiche guida già indicate nel
discorso di apertura della seduta plenaria del Parlamento europeo del 16 luglio 2019 dalla Presidente eletta della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha preannunciato la presentazione nel corso del 2020 di un
nuovo patto su migrazione e asilo, che include, tra l'altro, la
riapertura delle discussioni
sulla riforma del sistema di Dublino.
Il dibattito sulle politiche della migrazione dell'UE si è inoltre focalizzato sulla possibilità di definire disposizioni temporanee per un
approccio coordinato per gli sbarchi.
A tal proposito, il Governo italiano ha più volte manifestato a livello di UE la necessità di un
meccanismo ad hoc per i migranti giunti via mare, individuando "
zone franche" rispetto all'
applicazione delle regole di Dublino, e una sorta di
predistribuzione dei migranti fra gli Stati membri.
Il tema è stato oggetto di particolare approfondimento, tra l'altro, nella
riunione di Malta del 23 settembre 2019, in esito alla quale i Ministri dell'Interno di Francia, Germania, Italia e Malta hanno adottato una
Dichiarazione congiunta di intenti su una procedura di emergenza controllata che, tra l'altro, prevede l'
impegno in un comune tentativo a:
Gli Stati firmatari hanno inoltre dichiarato di proseguire l'impegno per garantire una riforma sostenibile del sistema europeo comune di asilo, ivi incluso il
regolamento di Dublino, tenendo conto dell'attuale squilibrio nella ripartizione dei compiti fra gli Stati membri e delle loro capacità di accoglienza, sulla base di un maggiore equilibrio fra responsabilità e solidarietà e tenendo in considerazione i soggetti sbarcati a seguito di operazioni di ricerca e soccorso.
Ai firmatari dell'intesa si sono successivamente associati
l'Irlanda, il
Lussemburgo e il
Portogallo.
Dal sito del Ministero dell'interno risulterebbe che, da settembre 2019 al 27 gennaio 2020, sono
464 i migranti redistribuiti in Europa.
Infine, in un documento presentato nel novembre 2019 al Consiglio dell'UE, il Governo italiano ha presentato una serie di proposte per un nuovo inizio della politica europea in materia di migrazione e asilo.
In tale documento, oltre al richiamo ai principi agli articoli 79 e 80 del Trattato sul funzionamento dell'UE, in materia di intervento dell'UE nel settore della migrazione e dell'asilo secondo i principi di
solidarietà e di
responsabilità condivisa, il Governo italiano sottolinea l'importanza di un'
ampia adesione degli Stati membri al meccanismo previsto dalla
Dichiarazione di
Malta, e indica le priorità che dovrebbe rispettare il
nuovo sistema comune europeo di asilo:
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Visti
Nel giugno 2019 l'UE ha adottato la riforma del
codice comunitario dei visti (
regolamento (UE) 2019/1155
), che prevede, tra l'altro, un meccanismo in forza del quale si utilizza il
trattamento delle domande di visto come leva rispetto alla
cooperazione in materia di
riammissione dei migranti irregolari.
In sostanza, se un Paese non collabora in materia di riammissione, la Commissione può suggerire al Consiglio
misure restrittive in materia di visti per quanto riguarda il
trattamento delle domande e in materia di diritti per i visti.
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Orientamenti applicativi della normativa UE in materia di asilo a seguito dell’emergenza COVID-19
Il 16 aprile 2020, la Commissione europea ha adottato una serie di
orientamenti sull'attuazione delle norme dell'UE in materia di
asilo, di procedure di
rimpatrio e di
reinsediamento nel contesto della pandemia del
coronavirus, in risposta alle richieste degli Stati membri sulle modalità applicative idonee ad assicurare la continuità delle procedure di asilo e di rimpatrio e il rispetto di un livello minimo di diritti. Gli orientamenti, elaborati con il sostegno dell'Ufficio europeo per l'asilo, e l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (in cooperazione con le autorità nazionali), riguardano, in particolare, la
registrazione delle domande di protezione, le
interviste personali cui sono sottoposti i richiedenti asilo, i
trasferimenti da uno Stato membro all'altro in applicazione del
regolamento Dublino, le condizioni di
accoglienza, la raccolta delle
impronte digitali, le attività preparatorie relative ai procedimenti di
reinsediamento (allo stato sospesi), nonché a quelli di
rimpatrio.
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Gestione delle frontiere esterne dell'UE |
Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex)
Funzioni dell'Agenzia
Istituita con il regolamento (CE) n. 2007/2004 (con l'originaria denominazione di Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea), e da ultimo riformata con il
regolamento (UE) n. 2019/1896, l'Agenzia europea della
guardia di frontiera e
costiera (
Frontex) sostiene i Paesi dell'UE e i paesi Associati alla zona Schengen nella gestione delle frontiere esterne.
L''Agenzia contribuisce ad
armonizzare i
controlli alle frontiere in tutta l'UE e agevola la
collaborazione tra le autorità di frontiera dei singoli Paesi dell'UE fornendo assistenza tecnica e
know how; l'Agenzia può coordinare l'invio di
attrezzatura tecnica aggiuntiva e di
personale di frontiera, e le
operazioni alle frontiere marittime e terrestri esterne.
Con la riforma del 2019 l'UE ha potenziato Frontex, tra l'altro, dotandola di un
corpo permanente di
10 mila unità operative abilitate a svolgere compiti che implicano
competenze esecutive. Il regolamento rafforza, inoltre, il mandato dell'Agenzia prevedendo un suo maggior coinvolgimento nel sostegno alle
procedure di rimpatrio effettuate dagli Stati membri e nella
cooperazione con i Paesi terzi interessati.
Missioni Frontex nel Mediterraneo: Themis
Sono tre le operazioni Frontex nel Mediterraneo: le missioni
Poseidon,
Themis, e
Minerva –
Indalo, rispettivamente a sostegno di Grecia, Italia e Spagna.
Dal febbraio 2018, l'operazione
Themis, in sostituzione della precedente Triton, opera nel
Mediterraneo centrale assistendo l'Italia circa i flussi provenienti da Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia e Albania.
L'operazione continua ad occuparsi della
ricerca e del
soccorso dei migranti in mare ma si concentra anche su attività di contrasto al
crimine.
In particolare, il pattugliamento navale, che secondo il Ministero dell'interno dovrebbe porsi al limite delle 24 miglia alle coste italiane, mira a contrastare, tra l'altro, la rete dei trafficanti della
migrazione irregolare, il traffico di
armi e di
stupefacenti, il fenomeno dei
foreign fighters, la
pesca illegale e l'
inquinamento del mare
.
I funzionari impiegati da Frontex sostengono le autorità italiane nella registrazione dei migranti. Tutti gli
asset utilizzati nell'ambito dell'operazione operano sotto il comando del Ministero dell'interno.
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Missioni militari nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PESC/PSDC)
Contestualmente alla
cessazione dell'operazione EUNAVFOR MED Sophia, il 31 marzo 2020, il Consiglio dell'UE, con la
decisione PESC 2020/472 ha avviato la
missione militare dell'UE nel Mediterraneo EUNAVFOR MED IRINI ("pace" in greco), il cui avvio è previsto per il 1° di aprile 2020, il cui mandato principale consiste nel
contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia con
mezzi aerei, satellitari e marittimi.
Per approfondimenti sulla missione, si rinvia al dossier dell'Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Attività dell'UE n.28 "
La nuova missione militare dell'UE nel Mediterraneo EUNAVFOR MED IRINI".
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Recenti iniziative a seguito dell'emergenza COVID-19
Il 17 marzo 2020 per limitare la diffusione del virus a livello globale i rappresentanti degli Stati membri riunitisi in sede di Consiglio europeo, in videoconferenza,
hanno convenuto di rafforzare le frontiere esterne applicando per un periodo di 30 giorni una restrizione temporanea coordinata dei viaggi non essenziali verso l'UE, approvando gli
orientamenti proposti dalla Commissione in materia di gestione delle frontiere.
Le restrizioni non si applicano ai cittadini degli Stati membri e degli Stati associati Schengen, ai loro familiari e ai cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo o che siano titolari di visti nazionali di lungo periodo. Sono inoltre esclusi dalle restrizioni: operatori e ricercatori sanitari e i professionisti dell'assistenza agli anziani; lavoratori frontalieri; il personale del settore trasporti impegnato nel trasporto di merci e di altro personale di trasporto nella misura necessaria; diplomatici, personale delle Organizzazioni Internazionali, personale militare e operatori umanitari nell'esercizio delle loro funzioni; passeggeri in transito; passeggeri che viaggiano per motivi familiari imperativi; persone bisognose di protezione internazionale o per altri motivi umanitari.
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Risorse UE in materia di migrazione e di gestione delle frontiere - Fondi assegnati all'Italia
Nell'ambito del bilancio a lungo termine dell'UE 2014-2020 per gli affari interni di circa 10 miliardi e mezzo di euro, il
Fondo asilo, migrazione e integrazione (AMIF) ammonta a
3,1 miliardi di euro, mentre il
Fondo sicurezza interna (ISF) si attesta a
3,8 miliardi di cui circa 2,8 impiegati nello strumento Frontiere e visti.
Secondo i
dati più aggiornati forniti dalla Commissione, dal 2015 al marzo 2020, il
sostegno finanziario dell'UE all'Italia nella gestione della migrazione e delle frontiere ammonta a 1,023 miliardi di euro di cui
583,3 milioni di euro provenienti dal
Fondo asilo, migrazione e integrazione (AMIF), cui si aggiungono
444,89 milioni di euro derivanti dal
Fondo sicurezza interna (ISF).
La Commissione europea specifica che l'ammontare complessivo di tali risorse si articola in
737,41 milioni di euro (di cui effettivamente spesi 359,43 milioni) per i
programmi nazionali (finanziamenti a lungo termine) e
290,79 milioni di euro (di cui erogati 231,2) assegnati in
assistenza di emergenza (fondi a breve termine).
Per il prossimo bilancio a lungo termine dell'UE (QFP 2021-2027), tuttora all'esame delle Istituzioni legislative europee, la Commissione europea propone di quasi
triplicare i finanziamenti complessivi per la politica europea di
migrazione e per la gestione delle
frontiere.
In sede di esame del quadro finanziario pluriennale (QFP) il Parlamento europeo ha, tra l'altro, proposto un ulteriore aumento del 4,4 per cento delle risorse per la migrazione e la gestione delle frontiere. In sede di Consiglio dell'UE sia la proposta di mediazione avanzata dalla Presidenza finlandese sull'intero QFP, sia l'opera di negoziazione effettuata dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel non hanno trovato il sostegno necessario per l'accordo tra gli Stati membri.
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Profili di azione esterna della politica sulla migrazione |
Premessa
La più recente dimensione esterna della politica di migrazione dell'UE mira alla riduzione delle cause profonde della migrazione, con particolare riguardo ai flussi irregolari provenienti dal continente africano.
In sostanza, si tratta di sostenere gli Stati di origine e di transito nella riduzione dei principali fattori di instabilità economica, sociale, e politica; in tale ambito è altresì prevista la cooperazione UE con gli Stati terzi riguardo il controllo delle rispettive frontiere, il contrasto alle reti del traffico di migranti e della tratta di esseri umani, il consolidamento dei sistemi di protezione internazionale al di fuori dell'UE, nonché le politiche in materia di rimpatrio dei migranti irregolarmente presenti negli Stati membri. Di seguito, alcuni tra i principali strumenti di sostegno ai Paesi terzi collegati alla politica di migrazione dell'UE.
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Fondo fiduciario europeo di emergenza per l'Africa
Il
Fondo fiduciario europeo di
emergenza per l'
Africa (
EU
Emergency Trust Fund for Africa) è stato istituito nel novembre del 2015 in occasione del Vertice di La Valletta UE – Africa. Al 26 marzo 2020, il Fondo si attesta a un volume di risorse pari a
4,7 miliardi di euro, di cui oltre
4,1 miliardi provenienti dal
Fondo europeo di sviluppo e da
altri strumenti finanziari UE, mentre gli Stati membri ed altri Paesi donatori (Svizzera e Norvegia) vi contribuiscono per
591 milioni (finora ne sono stati versati 576). Gli Stati membri
maggiori contributori al Fondo sono la
Germania e l'
Italia con un impegno, rispettivamente, per
225 e
123 milioni di euro.
L'assegnazione delle risorse del Fondo si articola in
tre macroregioni:
Sahel e
Lago Ciad (Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria and Senegal),
Corno d'Africa (Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenia, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Tanzania e Uganda), e
Nord Africa (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto).
Misure specifiche per la situazione dei migranti bloccati in Libia
Sono complessivamente
408 i milioni di euro impegnati dall'UE per i progetti in Libia nell'ambito del citato UE
Trust fund for Africa; le risorse sono articolate in programmi riguardanti:
protezione e
assistenza per
migranti e rifugiati; stabilizzazione delle
comunità locali; gestione delle
frontiere.
Ulteriori
98 milioni di euro sono stati mobilitati dall'UE partire dal 2014 nell'ambito dello Strumento di vicinato, con riguardo, tra l'altro, al supporto alla
governance e alla pubblica amministrazione, al potenziamento della sanità e dell'istruzione.
Inoltre, nell'ambito della
Task force trilaterale Unione africana - UE - Nazioni Unite (avviata nel novembre 2017) sono state intraprese iniziative con l'obiettivo di migliorare la
situazione umanitaria dei migranti con il coinvolgimento dei principali organismi internazionali (l'UNHCR e l'OIM), e di potenziare i
reinsediamenti e i
rimpatri volontari assistiti e la reintegrazione nei Paesi di origine.
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Nuovo QFP e altre iniziative per lo sviluppo e la stabilizzazione in Africa
La Risoluzione del 14 marzo 2018 del Parlamento europeo - L'avvio di un nuovo "Piano Marshall per l'Africa"
Nella risoluzione del 14 marzo 2018 "Preparazione della posizione del Parlamento in merito al
Quadro finanziario pluriennale per il periodo successivo al 2020", il Parlamento europeo ha approvato una serie di indicazioni con particolare riferimento all'azione esterna dell'UE concernente i Paesi terzi interessati ai flussi migratori, tra le quali un
significativo aumento degli
stanziamenti, tra l'altro con riferimento alle politiche di
vicinato e di
sviluppo.
Proposta di Quadro finanziario pluriennale 2021 – 2027 - Valutazione del Parlamento europeo
La citata proposta di Quadro finanziario pluriennale dell'UE per il periodo 2021-2027 prevede, tra l'altro, uno
strumento di
vicinato,
cooperazione allo
sviluppo e
cooperazione internazionale (NDCI) dotato di
89,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 a prezzi correnti (ovvero che tengono conto di un tasso di inflazione del 2 per cento annuo), riservati in via prioritaria all'
Africa e ai
Paesi del vicinato.
Secondo la proposta, almeno
32 miliardi di euro sarebbero destinati all'
Africa subsahariana, mentre 10,2 miliardi di euro costituirebbero la Riserva per le sfide e le priorità emergenti (come quelle ai confini dell'Unione o dei Paesi limitrofi, legate a situazioni di crisi e post-crisi o alla pressione migratoria). La posizione in prima lettura del Parlamento europeo (approvata il 27 marzo 2019) oltre a prefigurare un incremento di circa
4 miliardi in più rispetto alla proposta della Commissione europea, prevede la
sospensione totale o
parziale del sostegno nei confronti dei Paesi non in linea con i principi della democrazia, della pace e della sicurezza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani.
Il citato QFP è tuttora oggetto di negoziato tra gli Stati membri.
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Misure dell'UE per la gestione della crisi migratoria al confine tra Grecia e Turchia - L'attuazione della Dichiarazione UE -Turchia
Il
28 febbraio 2020 la
Turchia, a seguito del
bombardamento avvenuto a Idlib - la regione del nord-ovest della Siria dove si registra una scontro tra le forze governative appoggiate dalla Russia e le milizie ribelli sostenute dalla Turchia - in cui sono stati uccisi 36 soldati turchi, ha
deciso di aprire le proprie frontiere con la Grecia per il passaggio di rifugiati dal conflitto in Siria ed anche da Iraq e Afghanistan. Secondo i dati dell'OIM, (Organizzazione mondiale per le migrazioni), i richiedenti asilo al confine tra Turchia e Grecia e Bulgaria, sono oltre 13mila, tra cui donne e bambini.
Sulle cifre c'è grande discordanza con la Turchia, che ha riferito numeri 10 volte superiori, quasi 120 mila secondo il Ministro dell'Interno di Ankara.
Per affrontare la crisi, in sede di Consiglio dell'UE informale, il 4 marzo 2020 i Ministri dell'interno hanno adottato una
dichiarazione comune recante una serie di impegni. Si tratta in particolare:
Il 6 marzo, il
Consiglio affari esteri dell'UE riunitosi in via
straordinaria ha adottato una
dichiarazione sulla crisi a Idlib e sulla situazione alle frontiere esterne dell'UE con la Turchia.
Il
Consiglio dell'UE nella
dichiarazione adottata:
Successivamente, in occasione dell'incontro del Presidente del Consiglio europeo, Michel, con il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan, svoltosi a Bruxelles il 9 marzo scorso è stato dato
mandato all'Alto Rappresentante dell'UE, Josep Borrell, ed al
Ministro degli esteri della Turchia, Mevlüt Çavuşoğlu, di
valutare l'applicazione della dichiarazione congiunta del 2016 sulle misure per affrontare la crisi migratoria al fine di individuare eventuali questioni da risolvere e possibili modifiche.
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Riammissioni e rimpatri |
Proposta di riforma della direttiva rimpatri
È in corso l'iter legislativo della proposta di riforma (
COM(2018)634) della
direttiva recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al
rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui
soggiorno è irregolare, con l'obiettivo di accelerare le procedure di rimpatrio,
impedire le fughe e i
movimenti secondari e aumentare i tassi di rimpatrio. Sulla proposta, il 7 giugno 2019, il Consiglio dell'UE ha approvato un orientamento parziale; Il Parlamento europeo non ha ancora adottato la sua posizione in prima lettura.
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Accordi di riammissione a livello UE
Sono
23 gli
accordi di riammissione in vigore (Afghanistan, Guinea, Bangladesh, Etiopia, Gambia e Costa d'Avorio Hong Kong, Macao, Sri Lanka, Albania, Russia, Ucraina, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Bosnia e Erzegovina, Montenegro, Serbia, Moldavia, Pakistan, Georgia, Armenia, Azerbaijan, Turchia e Capo Verde). L'8 gennaio 2020, UE e Bielorussia hanno firmato l'accordo di facilitazione dei visti e riammissione; l'accordo, in attesa di conferma dal Parlamento europeo e dal Consiglio, dovrebbe entrare in vigore nel giugno del 2020. Sono, inoltre, in corso di negoziato accordi di riammissione relativi tra l'altro, alla
Nigeria, alla
Tunisia e alla
Giordania. Nel novembre 2017, il Marocco ha accettato di rilanciare i negoziati sull'accordo di riammissione, in sospeso da tre anni.
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Migrazione legale e integrazione
È tuttora all'esame delle Istituzioni legislative europee (e, secondo la Commissione stessa, in fase d'
impasse) una proposta di riforma della cosiddetta
direttiva Carta blu (proposta di direttiva
COM(2016)378 sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei
cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori
altamente specializzati), al fine di aumentare la capacità dell'UE di attirare e trattenere cittadini di paesi terzi particolarmente specializzati nonché di promuoverne la
mobilità e la
circolazione tra posti di lavoro in diversi Stati membri.
Nel quadro del citato QFP 2021-2027, si prevede il sostegno a programmi di integrazione incentrati, tra l'altro, su:
istruzione e
formazione linguistica,
educazione civica e
orientamento professionale; sportelli unici per l'assistenza all'integrazione; accoglienza,
dialogo interculturale e
interreligioso; promozione della
parità di accesso dei cittadini di paesi terzi ai
servizi pubblici e
privati.
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Programmi di reinsediamento
Il reinsediamento è un programma dell'UE che prevede il
trasferimento di
richiedenti asilo da Paesi terzi in cui hanno cercato rifugio negli Stati membri che hanno accettato di ammetterli. Dal 2015 nell'UE sono state reinsediate
63 mila persone. È attualmente in vigore un programma per
50 mila persone che riguarda 20 Stati membri; nell'ambito di tale programma (a ottobre 2019) sono state reinsediate 39 mila richiedenti asilo.
La Turchia, il Libano e la Giordania sono tuttora i tre Paesi dai quali proviene il numero più alto di persone reinsediate in Europa; gli sforzi si concentrano anche su Paesi della rotta del Mediterraneo centrale, specialmente l'Egitto, il Niger, la Libia e il Ciad.
Nell'ambito della riforma complessiva dell'asilo, la citata proposta di regolamento, tuttora in esame, recante un quadro comune per i reinsediamenti, mira a superare i programmi temporanei per istituire un meccanismo di gestione stabile.
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