Videoconferenza dei membri del Consiglio europeo, 19 giugno 2020 16 giugno 2020 |
La nuova proposta della Commissione europea per il bilancio pluriennale dell'UE 2021-2027
Il presente dossier riporta gli
elementi essenziali del nuovo bilancio pluriennale 2021-2027 proposto dalla Commissione europea - così come
integrato da
Next Generation EU -
confrontandolo con la
proposta iniziale presentata dalla Commissione nel
maggio 2018 e con il
bilancio vigente 2014-2020.
Per un confronto più agevole, tutti gli importi sono riportati a prezzi 2018, sulla base di elaborazioni del Parlamento europeo che, per il QFP a UE-27 in corso includono anche, per consentire una comparazione con il nuovo ciclo, il Fondo europeo di sviluppo (FES), attualmente fuori bilancio.
La Commissione europea ha inteso precisare che, pur in presenza di un quadro complessivo che modifica significativamente, in primo luogo sul piano quantitativo, le sue proposte iniziali, risultano tuttavia
confermati alcuni
elementi di base come, ad esempio, l'obiettivo di destinare almeno il 25% della spesa all'azione per il clima e
l'architettura del nuovo sistema delle risorse proprie.
La Commissione europea manterrebbe, altresì, la proposta relativa allo Stato di diritto (sempre del maggio 2018) che introdurrebbe un nuovo meccanismo di tutela del bilancio dell'UE dai rischi finanziari connessi a carenze generalizzate dello Stato di diritto negli Stati membri.
Quanto alle novità più rilevanti, particolarmente significativa è la creazione di
nuovi
programmi per
veicolare le risorse provenienti da Next Generation EU, allo scopo di fronteggiare efficacemente le drammatiche conseguenze, sul piano economico e sociale, del COVID-19. Peraltro, l'assoluta priorità e centralità attribuita a Next Generation EU è confermata dal fatto che esso troverebbe attuazione anche mediante programmi già previsti o tuttora esistenti, alcuni dei quali sarebbero potenziati, tra cui Orizzonte Europa, lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
Con la nuova proposta la Commissione ha delineato un disegno fortemente innovativo e molto articolato che, per un verso, interviene apportando alcune modifiche al bilancio vigente, al fine di stanziare risorse aggiuntive, seppur obiettivamente limitate, già per l'anno in corso; per altro verso, interviene a modifica di proposte relative al prossimo QFP già presentate dalla Commissione ma il cui iter non si è ancora perfezionato; per altro verso ancora, interviene prospettando l'attivazione di strumenti, programmi e procedure del tutto nuovi.
A ciò deve aggiungersi che: il regolamento che fissa il Quadro finanziario pluriennale deve essere adottato
in base alla procedura legislativa speciale stabilita dall'articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) in base alla quale il
Consiglio delibera all'unanimità previa approvazione del Parlamento europeo che, a maggioranza assoluta, può approvare o respingere la posizione del Consiglio, ma non può emendarla. La decisione sulle risorse proprie richiede una procedura legislativa speciale fissata dall'articolo 311 del TFUE, in base alla quale il Consiglio delibera all'unanimità previa consultazione del Parlamento europeo, e la decisione entra in vigore solo dopo l'approvazione degli Stati membri in conformità alle rispettive norme costituzionali.
In sostanza, la piena attuazione del complesso delle misure e delle iniziative presentate dalla Commissione si realizzerà soltanto in esito ad un percorso molto articolato in cui si incrociano iter diversi sotto il profilo procedurale e temporale e che comportano un intenso coinvolgimento degli Stati membri, non soltanto in sede di negoziati nell'ambito del Consiglio, ma anche per la necessità che taluni degli elementi che compongono il quadro richiedono la ratifica dei Parlamenti dei medesimi Stati.
Ne consegue, anche alla luce dei diversi orientamenti che sulle proposte della Commissione potrebbero emergere già in occasione del prossimo Consiglio, che allo stato non risulta agevole ipotizzare il termine a partire dal quale il quadro risulterebbe chiaro e inequivoco in tutti i suoi aspetti e le misure (oltre che le risorse in esso prefigurate) potranno trovare concreta attuazione ed essere utilizzate.
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Le dimensioni del nuovo bilancio
Il
nuovo bilancio pluriennale
dell'UE proposto dalla Commissione europea (
comunicazione COM(2020)442 e
proposta modificata di regolamento che stabilisce il QFP 2021-2027 COM(2020)443) prevede, per i sette anni del ciclo di programmazione, stanziamenti pari a
1.100 miliardi di euro in termini di
impegni, ma grazie allo strumento dell'UE per il sostegno dell'economia dopo la pandemia di Covid-19, il cosiddetto
Next Generation EU (COM(2020)441), del valore di
750 miliardi di euro (
500 miliardi
sovvenzioni e
250 miliardi
prestiti), che raccoglierebbe fondi sui mercati e li canalizzerebbe verso i programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale nel periodo
2021-2024, il bilancio sarebbe integrato per un
totale complessivo di
1.850 miliardi di euro.
I costi di finanziamento per la componente di sovvenzione di Next Generation EU, che ammonterebbero a 17,4 miliardi di euro, sarebbero sostenuti dal bilancio dell'UE 2021-2027.
La precedente proposta di
maggio 2018 della Commissione europea prevedeva stanziamenti pari a circa
1.135 miliardi di euro in termini di
impegni, equivalenti a un livello di spesa (comprendente il Fondo europeo di sviluppo) dell'
1,11% del reddito nazionale lordo dell'UE-27 (
RNL).
Sulla
proposta del
maggio 2018 gli Stati membri non erano riusciti a trovare un accordo - nemmeno, da ultimo, nel Consiglio europeo straordinario di febbraio 2020 - a causa di una serie di
divergenze, sia sulla dotazione complessiva che sul riparto delle diverse politiche. In particolare, era emersa una forte contrapposizione tra Paesi, cosiddetti "
frugali" che volevano limitare la spesa complessiva all'1% dell'RNL dell'UE-27 (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia), finanziando le nuove priorità e i settori che possono supportare maggiormente la competitività europea tramite maggiori tagli alle politiche tradizionali, e gli altri Paesi (tra cui
l'Italia) che, sebbene con diverse gradualità, chiedevano risorse sufficienti per soddisfare entrambe le esigenze. Inoltre, il
Parlamento europeo aveva invece chiesto risorse per
1.324,1 miliardi di euro (1,3% dell'RNL dell'UE-27).
Il Governo italiano aveva sempre sostenuto che il bilancio complessivo proposto dalla Commissione europea rappresentava il minimo accettabile per consentire il finanziamento sufficiente delle nuove priorità senza compromettere l'efficacia delle politiche tradizionali, ma che vi sarebbe modo di reperire le risorse necessarie per un bilancio maggiormente ambizioso.
Gli stanziamenti dell'attuale
bilancio 2014-2020 per un'UE-27 (FES incluso) sono pari, invece, a
1.082 miliardi di euro.
A questi andrebbero
aggiunti, in base alla proposta della Commissione europea,
11,5 miliardi di euro di finanziamenti per l'anno 2020 (
proposta di emendamento del QFP corrente 2014-2020 - COM(2020)446 e
progetto di emendamento al bilancio 2020
- COM(2020)423): sarebbero disponibili per aiutare le regioni più bisognose (tramite REACT-EU), per potenziare il capitale delle imprese europee sane (Strumento di sostegno alla solvibilità) e per sostenere chi ha bisogno fuori delle frontiere dell'UE (tramite il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile - EFSD).
In sostanza, con questa misura si intende anticipare parzialmente l'efficacia di alcune delle misure di sostegno alla ripresa prospettate per il nuovo QFP; l'importo previsto appare, tuttavia, decisamente limitato rispetto alle dimensioni degli interventi ipotizzati per il prossimo settennato.
Di seguito una
tabella di raffronto sulle dotazioni complessive (in miliardi di euro a prezzi 2018):
La
tabella seguente descrive in termini quantitativi il complesso degli interventi previsti nell'ambito
del QFP 2021-2027 proposto dalla Commissione europea, programma per programma.
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Il riparto tra le diverse politiche
Come proposto nel maggio 2018, il
QFP 2021-2027 dovrebbe essere strutturato nelle seguenti
7 rubriche di spesa principali:
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Rubrica 1: Mercato unico, innovazione e agenda digitale
Secondo la
proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "
Mercato unico, innovazione e digitale" sarebbero pari a
210,5 miliardi di euro (
140,7 miliardi circa
QFP e
69,8 miliardi
Next Generation EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto un totale di 166,3 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 116,3 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone le seguenti
novità (rispetto alla proposta di maggio 2018):
Di seguito una
tabella di raffronto sui
principali programmi della Rubrica 1 (in miliardi di euro a prezzi 2018):
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Rubrica 2: Coesione e valori
Secondo la
proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "
Coesione e valori" sarebbero pari a
984,4 miliardi di euro (
374,4 miliardi
QFP e
610 miliardi
Next Generation EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto risorse per 391,9 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 387,2 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone
374 miliardi di euro
per la coesione economica, sociale e territoriale gestita dai fondi FESR, Fondo di coesione e FSE+ (
324 miliardi
QFP e
50 miliardi
Next Generation EU attraverso la nuova iniziativa REACT-EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 331,6 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 (UE27+FES) prevede risorse pari a 368,6 miliardi di euro.
Vi sarebbe, pertanto, un aumento di risorse per le politiche di coesione rispetto a quanto prospettato nel maggio 2018, ma soprattutto rispetto al ciclo di programmazione vigente, sostanzialmente grazie all'intervento da 50 miliardi di euro previsto dalla nuova iniziativa REACT-EU (Vedi infra)
nell'ambito di Next Generation EU.
L'Italia, che già a titolo della proposta di maggio 2018 avrebbe goduto di un aumento di risorse rispetto alla dotazione 2014-2020 (seppur inferiore a quanto richiesto), essenzialmente a causa dell'andamento negativo dell'economia delle regioni del Mezzogiorno, il cui PIL pro-capite corrisponde attualmente soltanto al 62% della media europea, otterrebbe, con la nuova proposta della Commissione, un aumento ancora più consistente di risorse.
In particolare, la Commissione europea propone le seguenti
novità (rispetto alla proposta di maggio 2018):
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Rubrica 3: Risorse naturali e ambiente
Secondo la
proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "
Risorse naturali e ambiente" sarebbero pari a
402 miliardi di euro (
357 miliardi
QFP e
45 miliardi
Next Generation EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 336,6 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 399,6 miliardi di euro.
In particolare, per la
politica agricola comune (
PAC) la Commissione europea propone risorse pari a
348,3 miliardi di euro (
15 dei quali tramite
Next Generation EU per irrobustire il FEASR (
COM(2020)459) al fine di aiutare le zone rurali a introdurre i cambiamenti strutturali richiesti ai fini del Green Deal europeo e a centrare gli ambiziosi obiettivi delle nuove strategie sulla biodiversità e "Dal produttore al consumatore"): si prevedono, nello specifico,
258,2 miliardi per il FEAGA e 90,1 per il FEASR.
A
maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 324,2 miliardi di euro (254,2 miliardi per il FEAGA e 70 miliardi per il FEASR), mentre il bilancio vigente 2014-2020 (UE27+FES) prevede una dotazione pari a 383,2 miliardi di euro (286,1 miliardi per il FEAGA e 96,7 miliardi per il FEASR).
Vi sarebbe, quindi, un aumento di risorse per entrambi i pilastri della PAC rispetto alla proposta di maggio 2018 (4 miliardi in più per il FEAGA e circa 20 per il FEASR); tuttavia, nonostante l'intervento di Next Generation EU, sarebbe confermata un'importante riduzione di risorse rispetto alla dotazione PAC 2014-2020 (circa 51,3 miliardi di euro).
Inoltre, sarebbe mantenuto il processo di convergenza esterna, cioè il progressivo riallineamento del valore dei pagamenti per ettaro verso la media UE, in merito al quale il Governo italiano si è sempre espresso in senso contrario.
In questa rubrica sarebbe collocato anche il
Fondo per una transizione giusta che, tuttavia,
sarebbe portato a 40 miliardi di euro (
proposta modificata di regolamento che istituisce il Fondo - COM(2020)460):
oltre ai 7,5 miliardi di euro previsti dalla proposta iniziale, la Commissione europea propone, infatti, un finanziamento aggiuntivo del valore di
2,5 miliardi di euro nel
quadro del prossimo bilancio a lungo termine dell'UE e di
30 miliardi di euro a carico di Next Generation EU.
In sede di Consiglio dell'UE, diversi Stati membri, tra cui l'Italia, la Francia e la Germania, avevano espresso perplessità sulla collocazione del Fondo all'interno di questa rubrica, in considerazione del fatto che il Fondo ha la coesione come base giuridica (artt. 174 e 175 TFUE) e contribuisce dichiaratamente al raggiungimento di un obiettivo proprio della coesione (Investimenti a favore dell'occupazione e della crescita),
I fondi sarebbero usati per
mitigare l'impatto socioeconomico della transizione verso la neutralità climatica nelle regioni maggiormente interessate, ad esempio sostenendo la riqualificazione dei lavoratori, aiutando le PMI a creare nuove opportunità economiche e investendo nella transizione all'energia pulita e nell'economia circolare.
La Commissione europea ha presentato anche una proposta relativa a uno
Strumento di prestito per il settore pubblico nell'ambito del Meccanismo per una transizione giusta (
COM(2020)453), che sarebbe attuato con il coinvolgimento della BEI e incoraggerebbe gli investimenti delle autorità del settore pubblico che sostengano la transizione verso un'economia climaticamente neutra, a vantaggio delle regioni ad alta intensità di carbone e di carbonio. Lo Strumento comprenderebbe 1,5 miliardi di euro di sovvenzioni a carico del bilancio dell'UE e fino a 10 miliardi di euro di prestiti a titolo di risorse proprie della BEI e mobiliterebbe tra i 25 e i 30 miliardi di euro di investimenti.
Di conseguenza, sarebbe
modificato l'allegato I della proposta concernente il metodo per assegnare le risorse: in particolare
nessuno
Stato membro può ricevere un importo superiore a 8 miliardi di euro (a prezzi 2018). Di seguito una
tabella pubblicata dalla Commissione europea con le
assegnazioni del
Fondo per una transizione giusta per Stato membro. La quota maggiore spetterebbe alla Polonia (8 miliardi), seguita da Germania (circa 5,1 miliardi) e Romania (circa 4,4 miliardi).
L'Italia avrebbe circa
2,1 miliardi di euro.
Di seguito una
tabella di raffronto sui
principali programmi della Rubrica 3 (in miliardi di euro a prezzi 2018):
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Rubrica 4: Migrazione e gestione delle frontiere
Secondo la
proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "
Migrazione e gestione delle frontiere" sarebbero pari a
31,1 miliardi di euro.
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 30,8 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 10 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone un ulteriore aumento (rispetto alla proposta di maggio 2018) delle risorse per il
Fondo Asilo e migrazione e il
Fondo per la gestione integrata delle frontiere fino a un livello complessivo di 22 miliardi di euro per rafforzare la cooperazione per la protezione delle frontiere esterne e la politica di migrazione e asilo.
Di seguito una
tabella di raffronto sui
principali programmi della Rubrica 4 (in miliardi di euro a prezzi 2018):
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Rubrica 5: Resilienza, sicurezza e difesa
Secondo la
proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "
Resilienza, sicurezza e difesa" sarebbero pari a
31,1 miliardi di euro.
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 24,3 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 1,9 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone le seguenti
novità (rispetto alla proposta di maggio 2018):
Di seguito una
tabella di raffronto sui
principali programmi della Rubrica 5 (in miliardi di euro a prezzi 2018):
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Rubrica 6: Vicinato e resto del mondo
Secondo la
proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "
Vicinato e resto del mondo" sarebbero pari a
118,2 miliardi di euro (
102,7 miliardi
QFP e
15,5 miliardi
Next Generation EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 108,9 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 96,2 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone le seguenti
novità (rispetto alla proposta di maggio 2018):
Di seguito una
tabella di raffronto sui
principali programmi della Rubrica 6 (in miliardi di euro a prezzi 2018):
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Rubrica 7: Pubblica amministrazione europea
Secondo la
proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "
Pubblica amministrazione europea" sarebbero pari a
74,6 miliardi di euro.
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 75,6 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 70,7 miliardi di euro.
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Strumenti di flessibilità e di emergenza
La Commissione propone di
rafforzare gli strumenti di flessibilità e di emergenza per il periodo 2021-2027, in particolare:
Insieme, questi strumenti - sostiene la Commissione - offrirebbero
fino a 21 miliardi di euro di finanziamenti di emergenza aggiuntivi per il periodo 2021-2027 rispetto alla proposta di maggio 2018.
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Finanziamenti |
Next Generation EU
Per finanziare i necessari investimenti, la Commissione europea emetterebbe
obbligazioni sui mercati finanziari
per conto dell'UE.
Per rendere possibile l'assunzione di prestiti, la Commissione europea propone di
emendare la decisione sulle risorse proprie (COM(2020)445) e
aumentare il margine di manovra (
headroom), ossia la differenza tra il massimale delle risorse proprie nel bilancio a lungo termine (vale a dire l'importo massimo dei fondi che l'Unione può richiedere agli Stati membri per finanziare le proprie spese) e la spesa effettiva, di
0,6 punti percentuali.
L'incremento si aggiungerebbe all'aumento permanente del massimale delle risorse proprie pari all'1,4% del RNL dell'UE proposto in considerazione delle incertezze economiche e della Brexit
(Vedi infra).
L'aumento del massimale delle risorse proprie sarebbe
limitato nel tempo e finalizzato unicamente alla ripresa dalla pandemia di coronavirus; cesserebbe quando saranno stati rimborsati tutti i fondi e saranno state riassorbite tutte le passività. Permetterebbe, inoltre, se necessario, alla Commissione europea di attingere risorse complementari degli Stati membri.
Con tale margine di manovra come garanzia, la Commissione raccoglierebbe fondi sui mercati e li canalizzerebbe, tramite
Next Generation EU, verso i programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale nel periodo 2021-2024.
I fondi raccolti sarebbero
rimborsati dai futuri bilanci dell'UE a cominciare da
dopo il 2027 ed
entro il 2058 al più tardi.
Quanto ai
prestiti, sarebbero
rimborsati dagli Stati membri debitori.
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Le risorse proprie del QFP 2021-2027
Per quanto riguarda il sistema delle risorse proprie 2021-2027, la Commissione europea propone sostanzialmente di
mantenere l'architettura proposta a maggio 2018.
In sintesi, a maggio 2018 la Commissione proponeva in particolare di:
Tuttavia,
a differenza della proposta di maggio 2018, la Commissione europea propone di:
Sul tema delle risorse proprie dell'Unione, il confronto tra gli Stati membri sembrava ancora molto distante dalla possibilità di trovare un accordo.
Il Governo italiano ha sempre ritenuto essenziale il mantenimento della risorsa IVA e si è espresso a favore di nuove risorse proprie che possano contribuire non solo ad allentare la dipendenza del QFP dai contributi degli Stati membri, ma che contribuiscano a promuovere le priorità politiche dell'Unione, quali il miglior funzionamento del mercato interno e la progressiva armonizzazione del quadro fiscale in chiave anti-elusione e anti-dumping. In particolare, si fa riferimento alla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB), alla
tassa sulle transazioni finanziarie FTT e alla web tax
, che non consisterebbero in meri trasferimenti di risorse dai bilanci nazionali ma, al contrario, permetterebbero di reperire risorse da quei soggetti (come le grandi imprese multinazionali) che finora hanno tratto vantaggio dal mercato unico senza partecipare o partecipando poco ai relativi costi.
Infine, per agevolare il rimborso dei fondi raccolti sul mercato per finanziare Next Generation EU e contribuire a ridurre la pressione sui bilanci nazionali, la Commissione europea annuncia che proporrà
nuove risorse proprie aggiuntive in una fase successiva del periodo finanziario 2021-2027. Potrebbero figurarvi:
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Risorse Next Generation EU: distribuzione per Stato membro
Secondo una simulazione riportata da diverse fonti (tra cui Confindustria - vedi tabella sottostante), non confermata dalla Commissione europea, che non ha ancora pubblicato nulla di ufficiale in merito,
l'Italia sarebbe il primo beneficiario di Next Generation EU con
172 miliardi di euro complessivi (
81,8 sovvenzioni e
90,9 prestiti), seguita dalla
Spagna con
140,4 miliardi (77,3 sovvenzioni e 63,1 prestiti) e dalla
Polonia con
63,8 miliardi (37,7 sovvenzioni e 26,1 prestiti).
La
Francia avrebbe 38,8 miliardi (solo sovvenzioni), mentre la
Germania 28,8 miliardi (solo sovvenzioni).
Per il Governo italiano si tratterebbe di un buon punto di partenza e nel corso dei negoziati occorrerebbe quantomeno preservare il livello proposto dalla Commissione europea e la possibile ripartizione tra i diversi Stati; potrebbe essere necessario sia contenere il tentativo dei Paesi cosiddetti "frugali" di abbassare il livello del compromesso e anche di alcuni Paesi dell'Est di rivedere l'allocazione delle risorse a discapito soprattutto di Italia e Spagna, sia di impedire l'eventuale inserimento di condizionalità macroeconomiche per l'ottenimento delle risorse a disposizione.
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Lo stato dei negoziati
Allo stato non è agevole ipotizzare quale possa essere l'esito della videoconferenza del 19 giugno, in considerazione delle posizioni marcatamente differenziate che stanno emergendo tra diversi Stati membri. Potrebbe, infatti, verificarsi l'eventualità di un rinvio ad una successiva riunione, anche in considerazione del prossimo avvio del semestre di Presidenza tedesca. Potrebbe anche accadere che si registri un accordo su taluni aspetti ma non sull'intero pacchetto. Potrebbe anche accadere che le dimensioni complessive dell'intervento volto a fronteggiare la pandemia COVID 19 siano ridotte; in proposito, merita ricordare che Francia e Germania avevano proposto di istituire uno strumento a sostegno della ripresa che doveva essere dotato di risorse pari a 500 miliardi di euro.
Le proposte della Commissione europea hanno, in effetti, suscitato diffuse critiche, accanto a commenti molto favorevoli.
In particolare, una posizione molto polemica è stata assunta
dal Governo dei Paesi Bassi che ha elaborato e reso noto un
documento che contiene una prima
valutazione del
pacchetto presentato dalla Commissione europea. In sostanza, con riguardo a Next Generation EU, il Governo dei Paesi Bassi esprime un giudizio fortemente
critico sia sull'
entità complessiva delle risorse, giudicata troppo elevata, che sulla
modalità di finanziamento. Nel documento, a questo ultimo proposito, si richiama la proposta a suo tempo avanzata insieme a Danimarca, Austria e Svezia, di creare un fondo temporaneo a sostegno della ripresa economica con prestiti agli Stati membri. Si manifestano, inoltre, perplessità sull'entità dell'aumento del massimale delle risorse proprie e sulla possibilità di introdurre nuove risorse proprie. Inoltre, vengono criticati anche i
criteri di distribuzione delle risorse tra gli Stati membri, che non sembrano sufficientemente motivati.
Venendo più nello specifico per quanto concerne il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, oltre ad esprimere una
posizione critica sulla proposta di concedere sovvenzioni, piuttosto che prestiti, il Governo dei Paesi Bassi sottolinea
l'importanza di fissare precondizioni puntuali per l'uso delle risorse, ritenendo che si debba prestare maggiore attenzione al modo in cui gli Stati membri attuano le riforme strutturali, ad esempio per ridurre il debito, riformare i sistemi pensionistici e migliorare la loro capacità amministrativa. Infine, si afferma di non condividere l'aumento proposto per il 2020 nell'ambito del bilancio vigente e ritiene importante adeguare al ribasso la dimensione complessiva del prossimo bilancio 2021-2027 e non destinare maggiori risorse a programmi considerati come non direttamente legati alla crisi da COVID-19 e alla ripresa.
Anche il
Governo danese, pur avendo assunto una posizione che sembrerebbe meno rigida di quello dei Paesi Bassi, sostiene che occorrerebbe
ridurre l'entità complessiva del QFP 2021-2027 riportandolo più vicino all'1% dell'RNL. Circa la predisposizione di uno strumento specifico per la ripresa, il Governo danese ribadisce le
perplessità più volte avanzate a proposito di iniziative che implichino debiti comuni e trasferimenti tra i Paesi dell'UE, in considerazione del fatto che ciò potrebbe indurre alcuni dei Paesi membri ad abbandonare l'impegno per una politica fiscale nazionale sana e sostenibile. In particolare, per il Governo danese, lo strumento dovrebbe essere
temporaneo e tale da non creare precedenti, concepito in modo da
ridurre la quota di sovvenzioni rispetto ai prestiti e contribuire alle transizioni verde e digitale.
Anche da parte
svedese si è affermato che le misure di sostegno dovrebbero, per quanto possibile, basarsi sugli strumenti esistenti e sui modelli di finanziamento esistenti (non su nuove risorse proprie), e manifestato
perplessità sulla concessione di sovvenzioni piuttosto che prestiti.
Anche i
Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia) sembrerebbero orientati, sia pure con sfumature parzialmente differenti, a chiedere alcuni correttivi alle proposte della Commissione europea con particolare riferimento
ai criteri di destinazione delle risorse che, a loro giudizio, non dovrebbe creare discriminazioni o situazioni di vantaggio a favore di specifici Paesi.
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