Consiglio europeo - Bruxelles, 21-22 marzo 2019 18 marzo 2019 |
Indice |
Brexit|Occupazione, crescita e competitività|Cambiamenti climatici|Relazioni esterne|Altri punti| |
Brexit
Il Consiglio europeo procederà ad una discussione sullo stato nei negoziati per il processo di recesso del Regno Unito dall'UE e potrebbe valutare l'eventuale richiesta del Governo del Regno Unito, di una estensione del periodo di due anni previsto dall'art. 50 del Trattato sull'Unione europea. La richiesta di estensione dovrebbe essere approvata all'unanimità.
Ai sensi dell'art. 50 del Trattato sull'Unione europea (TUE), il processo di uscita del Regno Unito dall'UE si dovrebbe concludere
entro due anni, e quindi, il 29 marzo 2019 (a meno che il Consiglio europeo non decida all'unanimità di prorogare tale termine). Il medesimo art. 50 del TUE prevede che l'accordo sia concluso a nome dell'Unione dal
Consiglio dell'UE, che delibera a
maggioranza qualificata,
previa approvazione del Parlamento europeo.
L'accordo di recesso del Regno Unito dall'UE
non necessita di essere ratificato dagli Stati membri, ma solo dal Consiglio dell'UE e dal Parlamento europeo, mentre l'accordo che disciplinerà le future relazioni tra l'UE e il Regno Unito e che dovrà essere negoziato dopo che il Regno Unito sarà diventato un paese terzo avrà natura mista e dovrà invece essere ratificato da tutti gli Stati membri.
Si ricorda che, in una sequenza di votazioni su diverse mozioni presentate dal Governo, la
House of Commons il 12 marzo ha respinto l'
accordo di recesso, la
dichiarazione sul quadro delle future relazioni tra UE e Regno Unito e gli
atti aggiuntivi che sono stati concordati tra UE e Regno Unito l'11 marzo 2019 (
v. infra). Il 13 marzo, la Camera dei Comuni ha approvato una mozione con la quale
respinge la possibilità di recedere dall'UE senza un accordo (cosiddetto
No Deal) ora e in futuro e il 14 marzo ha approvato una mozione
su un'eventuale estensione del periodo previsto all'art. 50 del Trattato sull'Unione europea. Secondo la mozione approvata, tale estensione dovrebbe avere una durata limitata al 30 giugno 2019, in caso di approvazione di un accordo entro il 20 marzo 2019, ovvero, in caso contrario, una durata da definire in seno al Consiglio europeo, tale comunque da prevedere la
partecipazione del Regno Unito alle prossime elezioni europee.
Lo
Speaker della House of Commons, John Bercow, il
18 marzo 2019, in un intervento sull'ordine dei lavori, ha precisato che
non potrà essere considerato
ammissibile un ulteriore
voto da parte della
House of Commons su un
testo uguale nella sostanza a quello già respinto il 12 marzo 2019.
Si ricorda che, a seguito di un incontro svoltosi a
Strasburgo l'11 marzo 2019, il Presidente della Commissione europea,
Jean-Claude Juncker, e il Primo Ministro del Regno Unito,
Theresa May, avevano concordato di integrare con
tre ulteriori atti, volti a dare
assicurazioni al Regno Unito sulla natura della cosiddetta
clausola di backstop per il
confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, l'
accordo di recesso del Regno Unito dall'UE e la dichiarazione sul quadro delle future relazione. Si tratta in particolare di:
Al momento, in seguito al respingimento dell'Accordo di recesso, si prospettano le seguenti possibilità (alcune delle quali tra loro compatibili):
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Occupazione, crescita e competitività
Il Consiglio europeo dovrebbe procedere a uno scambio di opinioni sull'attuale situazione economica. Dovrebbe, inoltre, approvare le priorità politiche strategiche dell'Analisi annuale sulla crescita e invitare gli Stati membri a inserirle nei prossimi Programmi nazionali di riforma e Programmi di stabilità e convergenza, con l'obiettivo di favorire la crescita attraverso le riforme e gli investimenti. Infine, il Consiglio europeo dovrebbe approvare il progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro.
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Previsioni economiche intermedie di inverno
Secondo le
previsioni economiche intermedie di inverno della Commissione europea, presentate il 7 febbraio, nel
2019 l'
economia europea dovrebbe
crescere per il
settimo anno consecutivo, ma con un tasso inferiore rispetto a quelli degli ultimi anni. Secondo la Commissione europea, infatti, il
PIL dell'UE e dell'eurozona, cresciuto dell'1,9% nel 2018 (in calo rispetto al 2,4% del 2017), dovrebbe crescere più moderatamente:
1,5% nel
2019 e
1,7% nel
2020
nell'UE e
1,3% nel
2019 e
1,6% nel
2020 nell'
eurozona (si tratta di stime al ribasso rispetto a quelle che la Commissione europea aveva presentato a ottobre 2018). Secondo la Commissione europea, le
prospettive future sono, altresì, soggette a forte
incertezza, in particolare a causa della Brexit, delle tensioni commerciali e del possibile rallentamento dell'economia cinese.
La Commissione europea prevede anche per il
2019 una
crescita, pur con rilevanti differenze,
in tutti gli Stati membri dell'UE. Secondo tali previsioni, l'
Italia registrerebbe il
tasso di crescita più basso (anche per il 2020) tra gli Stati membri. La Commissione europea prevede, infatti, una
crescita del PIL
italiano dello
0,2% nel
2019 e dello
0,8% nel
2020 (contro l'1,2% per il 2019 e l'1,3% per il 2020 delle previsioni di ottobre 2018). Tra i principali Stati membri sono previste consistenti revisioni al ribasso per il 2019 della crescita, non solo per l'Italia, ma anche per la Germania e i Paesi Bassi.
Le previsioni economiche intermedie di inverno hanno anticipato la pubblicazione (27 febbraio 2019) da parte della Commissione europea del pacchetto di inverno del Semestre europeo 2019 con: le
Relazioni per Paese (
Country reports) che hanno valutato i
progressi compiuti dagli Stati membri nell'
attuazione delle
raccomandazioni specifiche per Paese del luglio 2018;
l'esito degli esami approfonditi relativi agli Stati membri che presentano
squilibri macroeconomici, che può riassumersi come segue:
Per quanto concerne nello specifico
l'Italia, la
Relazione per Paese 2019 della Commissione europea (a cui si rinvia per approfondimenti), sinteticamente sottolinea in particolare che:
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Analisi annuale della crescita e Raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro
L'
Analisi annuale della crescita e la
Raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro (pacchetto d'autunno), presentate dalla Commissione europea a novembre 2018, hanno
avviato il
Semestre europeo 2019.
Il
Semestre europeo è un ciclo di coordinamento volto ad allineare le politiche economiche e di bilancio degli Stati membri agli obiettivi e alle norme convenuti a livello dell'UE. Esso si articola intorno a
tre nuclei di coordinamento della politica economica:
Considerata l'imminenza delle elezioni europee,
l'iter del Semestre dovrebbe subire nel 2019 una contrazione temporale, onde poter approvare orientamenti e raccomandazioni prima del termine della legislatura europea.
Analisi annuale sulla crescita
L'
Analisi annuale della crescita ha indicato le seguenti
priorità
strategiche economiche e sociali su cui gli sforzi a livello nazionale e dell'UE dovrebbero concentrarsi nel
2019:
Il
Consiglio ECOFIN del
22 gennaio 2019 ha approvato
conclusioni che
condividono, in linea generale, l'Analisi annuale della crescita della Commissione europea e le sue priorità strategiche. Riguardo a quest'ultime, il Consiglio tra l'altro:
Progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro
Il
progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro è stato presentato dalla Commissione europea a novembre 2018, approvato dal Consiglio ECOFIN lo scorso 22 gennaio; l'adozione formale del testo dovrebbe avvenire dopo l'approvazione da parte del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2019.
Il progetto
raccomanda agli Stati membri della zona euro di adottare individualmente e collettivamente nell'ambito dell'Eurogruppo, nel
periodo 2019-2020, provvedimenti finalizzati a:
1.
Approfondire il mercato
unico, migliorare il contesto imprenditoriale e perseguire riforme del mercato del prodotto e dei servizi volte ad aumentare la resilienza; ridurre il debito esterno e perseguire riforme intese ad accrescere la produttività negli Stati membri della zona euro con un disavanzo delle partite correnti e a rafforzare le condizioni favorevoli alla crescita dei salari, nel rispetto del ruolo delle parti sociali; attuare misure che promuovano gli
investimenti negli Stati membri della zona euro con un ingente avanzo delle partite correnti.
2. Ripristinare le
riserve di bilancio nei Paesi della zona euro che presentano
livelli elevati di debito pubblico, sostenere gli investimenti pubblici e privati e migliorare la qualità e la composizione delle finanze pubbliche in tutti i Paesi.
3. Trasferire
l'onere fiscale sul lavoro ad altre fonti di imposizione e rafforzare i sistemi di istruzione e gli investimenti nelle competenze, così come l'efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro che sostengono le transizioni; affrontare la segmentazione del mercato del lavoro e garantire sistemi di protezione sociale adeguati in tutta la zona euro.
4. Avviare l'operatività del
sostegno comune di ultima istanza al Fondo di risoluzione unico, istituire un
sistema europeo di assicurazione dei depositi e rafforzare il quadro europeo di regolamentazione e di vigilanza; promuovere la riduzione ordinata della leva finanziaria degli ingenti
stock di debito privato;
ridurre rapidamente il livello di crediti deteriorati nella zona euro e impedirne l'accumulo, anche eliminando la distorsione a favore del debito nella tassazione.
5. Compiere rapidi progressi sul fronte del
completamento dell'Unione economica e monetaria, anche nella prospettiva di rafforzare il ruolo internazionale dell'euro, tenendo conto delle proposte della Commissione.
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Programmi nazionali di riforma e Programmi di stabilità o convergenza
Gli
Stati membri dovrebbero
tenere conto delle priorità economiche e sociali formulate nel contesto del Semestre europeo per
elaborare e presentare entro il mese di aprile di ogni anno:
I programmi saranno valutati dalla Commissione europea anche per la successiva presentazione dei progetti di
raccomandazioni specifiche per Paese (
RSP).
Per quanto concerne
l'Italia, il Programma nazionale di riforma (
PNR) e il Programma nazionale di stabilità (
PNS) sono incorporati nel Documento di economia e finanza (
DEF), che il Governo annualmente deve presentare alle Camere entro il 10 aprile e trasmettere al Consiglio e alla Commissione europea entro il 30 aprile.
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Crescita e competitività
Il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare che una solida base economica è di fondamentale importanza per la prosperità e la competitività dell'Europa e per il suo ruolo sulla scena globale. Per il Consiglio europeo ciò dovrebbe essere conseguito attraverso un approccio integrato che affronti le sfide globali, attuali ed emergenti, tecnologiche, di sicurezza e di sostenibilità e colleghi tutte le relative politiche: il mercato unico in tutte le sue dimensioni, come una pietra angolare della crescita dell'Unione; una politica industriale assertiva, che consenta all'Unione europea di rimanere una potenza industriale; una politica digitale lungimirante, adatta a un'epoca di trasformazione digitale e alla crescita dell'economia dei dati; un'ambiziosa e solida politica commerciale che garantisca concorrenza leale e reciprocità.
Il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare la necessità di tenere in debito conto le PMI e la dimensione sociale.
Il Consiglio europeo dovrebbe, quindi, chiedere all'UE e agli Stati membri di intervenire sulle seguenti linee di indirizzo.
Mercato unico
Il Consiglio europeo dovrebbe considerare essenziale rafforzare e approfondire ulteriormente il mercato unico, con particolare attenzione allo sviluppo di un'economia di servizi e all'integrazione dei servizi digitali. Il Consiglio europeo dovrebbe rilevare la necessità di rimuovere le rimanenti barriere ingiustificate e di non crearne di nuove. Il Consiglio europeo dovrebbe ritenere necessaria l'adozione di ulteriori misure per approfondire l'Unione dei mercati dei capitali e l'Unione dell'energia e per garantire una tassazione equa ed efficace. Il Consiglio europeo dovrebbe invitare, inoltre, la Commissione europea a elaborare, entro marzo 2020, in stretto coordinamento con gli Stati membri, un piano d'azione a lungo termine per una migliore attuazione e applicazione delle norme del mercato unico.
La Commissione europea ha presentato, nel novembre 2018, la comunicazione sul mercato unico in un mondo che cambia (
COM(2018)772), con la quale ha sottolineato la necessità di continuare ad adeguare il mercato unico, in particolare, nell'ambito dei servizi, dei prodotti, della fiscalità e delle industrie di rete, invitando, d'altra parte, gli Stati membri a prestare particolare attenzione nell'attuazione e applicazione delle norme dell'UE, astenendosi dall'erigere nuove barriere.
La Commissione europea ha altresì presentato, il 22 novembre 2018, la comunicazione sulle norme armonizzate (
COM(2018)764) per potenziare l'efficienza, la trasparenza e la certezza giuridica nell'elaborazione di norme armonizzate per un mercato unico pienamente funzionante. Si ricorda che l'UE ha armonizzato le norme in una serie di settori quali le sostanze chimiche, i prodotti da costruzione, i cosmetici, la sicurezza dei giocattoli, i dispositivi medici e gli imballaggi.
L'Unione dei mercati dei capitali
L'
Unione dei mercati dei capitali (UMC) è un'iniziativa dell'UE volta ad approfondire e integrare ulteriormente i mercati dei capitali dei 28 Stati membri; si sostanzia in una serie di
circa 70
azioni, legislative e non, da implementare progressivamente
entro la metà del 2019, come descritto nel
Piano d'azione
del
2015 e nella
revisione intermedia
del 2017. La maggior parte delle azioni è incentrata sul
trasferimento dell'
intermediazione finanziaria verso i mercati dei capitali e sull'
abbattimento delle barriere che
ostacolano gli investimenti transfrontalieri.
L'UMC è stata elaborata anche in risposta alla crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008, che ha evidenziato che uno dei fattori di riduzione dei tassi di crescita è
l'indisponibilità, nell'UE, di crediti a tassi adeguati e
di strumenti avanzati per il finanziamento dell'economia.
Tra le
misure legislative già approvate, si segnalano, in particolare:
Con la
Comunicazione "Unione dei mercati dei capitali: progressi nella costruzione di un mercato unico dei capitali per un'Unione economica e monetaria forte" (COM(2019)136), presentata il 15 marzo 2019, la Commissione europea ha
invitato i colegislatori a compiere progressi ambiziosi entro la primavera del 2019 in merito all'Unione dei mercati dei capitali.
Tra le proposte ancora in sospeso, si segnalano in particolare:
Tassazione equa ed efficace
Negli ultimi anni, l'UE ha adottato una serie di
misure per rafforzare la
trasparenza fiscale e
contrastare l'evasione e l'elusione fiscali.
La Commissione europea ha anche lanciato, nel 2015, un
Piano d'azione per un regime equo ed efficace per l'
imposta societaria nell'UE, e, nel 2016, un
Piano d'azione sull'IVA.
Inoltre, il
21 marzo 2018 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte in materia di
tassazione dell'economia digitale, con l'obiettivo di adeguare le norme fiscali europee ai nuovi modelli imprenditoriali della realtà digitale, al fine di assicurare che le imprese che operano nell'UE
paghino le tasse nel luogo in cui sono generati gli utili e il valore. Tra le proposte del pacchetto vi sono: una proposta di direttiva, che stabilisce norme per la
tassazione delle società che hanno una
presenza digitale significativa
COM(2018)147; una proposta di direttiva relativa al
sistema comune d'imposta sui servizi digitali applicabile ai ricavi derivanti dalla fornitura di taluni servizi digitali
COM(2018)148.
Infine, il
15 gennaio 2019, la Commissione europea ha presentato la sua proposta per una
transizione graduale verso un sistema decisionale basato sul voto a
maggioranza qualificata nella politica fiscale dell'UE (in sostituzione dell'attuale voto all'unanimità) che permetta, tra l'altro, di velocizzare e semplificare l'adozione delle iniziative UE in materia di fiscalità.
Industria, ricerca e innovazione
Tenuto conto dell'importanza di un'industria europea integrata, sostenibile e competitiva a livello mondiale, il Consiglio europeo dovrebbe invitare la Commissione a presentare, entro il marzo 2020, una visione a lungo termine per il futuro industriale dell'UE, unitamente a misure concrete per attuarla. Il Consiglio europeo dovrebbe invitare, altresì, la Commissione ad affrontare le sfide che l'industria europea ha di fonte a sé, intervenendo in tutti i settori politici pertinenti.
Il Consiglio europeo dovrebbe rilevare la necessità che l'UE incoraggi una maggiore assunzione di rischi e intensifichi gli investimenti in ricerca e innovazione, al fine di rimanere competitiva a livello mondiale nelle tecnologie fondamentali e nelle catene del valore strategiche. Il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare l'opportunità che siano adottate misure che sostengano ulteriormente il Consiglio europeo per l'innovazione e agevolino l'attuazione di importanti progetti di comune interesse europeo, garantendo, nel contempo, condizioni di parità, nonché un contesto normativo e un quadro in materia di aiuti di Stato propizi all'innovazione.
In proposito, si ricorda che la Commissione ha presentato la proposta di regolamento che istituisce
Orizzonte Europa - il programma quadro di ricerca e innovazione per il periodo 2021-2027 (
COM(2018)435
), con uno stanziamento, nell'ambito del nuovo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, pari a
100 miliardi di euro per la ricerca e l'innovazione, con il quale si propone di consolidare il precedente programma Orizzonte 2020.
Il nuovo programma sarà strutturato in tre pilastri: sostegno all'eccellenza scientifica e allo sviluppo di nuove conoscenze; sfide globali e competitività industriale (articolato in cinque poli: sanità; società inclusiva e sicura; digitale e industria; clima, energia e mobilità; prodotti alimentari e risorse naturali); espansione delle innovazioni pionieristiche e creatrici di mercati tramite l'istituzione di un Consiglio europeo per l'innovazione (
European Innovation Council - EIC).
Concorrenza, consumatori e appalti pubblici
Il Consiglio europeo dovrebbe chiedere che si garantisca una concorrenza leale all'interno del mercato unico e a livello mondiale, sia per tutelare i consumatori sia per promuovere la crescita economica e la competitività, in linea con gli interessi strategici a lungo termine dell'Unione. Il Consiglio europeo dovrebbe inviare la Commissione ad individuare, entro la fine dell'anno, misure per colmare le lacune esistenti nella legislazione dell'UE, al fine di affrontare pienamente gli effetti distorsivi della proprietà statale straniera e del finanziamento degli aiuti di Stato nel mercato unico.
Inoltre, il Consiglio europeo dovrebbe evidenziare la necessità che l'UE continui a sostenere un'agenda sul libero scambio equilibrata e ambiziosa, attraverso la conclusione di nuovi accordi di libero scambio, promuovendo valori e norme dell'UE e assicurando parità di condizioni. Il Consiglio europeo dovrebbe, altresì, ribadire il suo impegno a favore di un sistema commerciale multilaterale basato su regole aperte, con una modernizzazione dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), in grado di resistere a tutte le forme di protezionismo. Il Consiglio europeo dovrebbe anche chiedere che siano prese le necessarie misure per la rapida attuazione della dichiarazione congiunta UE-USA del 25 luglio 2018.
Il Consiglio europeo dovrebbe, inoltre, evidenziare la necessità che l'UE salvaguardi i propri interessi alla luce delle pratiche sleali dei paesi terzi e degli investimenti che minacciano la sicurezza o l'ordine pubblico, utilizzando appieno gli strumenti di difesa commerciale, le norme europee in materia di appalti pubblici e il quadro europeo per il controllo degli investimenti esteri, garantendo, al contempo, la reciprocità in materia di appalti pubblici con paesi terzi. Il Consiglio europeo dovrebbe chiedere, infine, di riprendere le discussioni su uno strumento dell'UE per rafforzare l'accesso reciproco agli appalti pubblici.
Il Consiglio europeo dovrebbe infine manifestare l'intenzione di procedere a una discussione generale nel marzo 2020 sul rafforzamento della base economica dell'UE, sulla scorta di un contributo esaustivo della Commissione.
Con riferimento al quadro europeo per il controllo degli investimenti esteri, il 5 marzo 2019 è stato approvato un
regolamento volto a
controllare gli investimenti diretti
provenienti da Paesi terzi per motivi di sicurezza o di ordine pubblico. Le nuove norme istituiscono un meccanismo di
cooperazione tra gli Stati membri e la Commissione europea allo scopo di scambiare informazioni e sollevare preoccupazioni specifiche. Gli Stati membri mantengono la facoltà di esaminare ed eventualmente bloccare gli investimenti esteri diretti per motivi di sicurezza e ordine pubblico e di istituire e mantenere meccanismi di controllo nazionali.
È tuttora oggetto di esame una proposta di regolamento, presentata dalla Commissione europea nel 2016, relativa all'accesso di beni e servizi di paesi terzi al mercato interno degli
appalti pubblici dell'Unione europea e alle procedure a sostegno dei negoziati sull'accesso di beni e servizi dell'Unione europea ai mercati degli appalti pubblici dei paesi terzi (
COM(2016)34).
La proposta rappresenta la risposta dell'UE all'assenza di condizioni eque nei mercati degli appalti a livello mondiale. Mentre il mercato degli appalti pubblici dell'Unione europea è aperto a offerenti esteri, i mercati degli appalti per beni e servizi esteri nei paesi terzi restano in larga misura chiusi. Lo strumento per gli appalti internazionali, dunque, mira a incoraggiare i
partner a impegnarsi in negoziati e ad aprire la partecipazione degli offerenti e dei beni dell'UE agli appalti di paesi terzi.
Per quanto riguarda la
protezione dei consumatori, si ricorda che, nell'ambito delle proposte sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027, è stata presentata la proposta di regolamento (
COM2018)441) del 7 giugno 2018, recante un nuovo
programma specifico, con una
dotazione di 4 miliardi di euro, destinato a proteggere i consumatori, oltre che a rafforzarne il ruolo, e a consentire a molte piccole e medie imprese (PMI) di prosperare. Gli obiettivi del programma sono: mantenere un elevato livello di sicurezza alimentare; fornire ai consumatori una protezione ancora migliore; incrementare la competitività delle imprese, in particolare delle PMI; migliorare la
governance del mercato unico e il rispetto delle regole; produrre e diffondere statistiche di alta qualità; elaborare norme europee efficaci.
Nell'ambito della politica della concorrenza, si ricorda che il 18 giugno 2018, la Commissione europea ha pubblicato la
relazione sulla politica di concorrenza 2017 (
COM(2018)482) nella quale la Commissione ha evidenziato, in particolare, i progressi compiuti negli ultimi decenni nell'ambito della politica della concorrenza che induce le imprese a competere sulla base dei propri meriti, ossia sui
prezzi, sulla
qualità e sull'
innovazione, e a rispondere alle esigenze dei consumatori.
Con riferimento alla
politica commerciale, si ricorda che attualmente l'Unione europea ha in corso negoziati per
accordi di libero scambio con i seguenti paesi: Australia; Nuova Zelanda; Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (MERCOSUR); Messico; Cile; Marocco; Tunisia; India; Vietnam; Malesia; Tailandia; Filippine; Indonesia e Myanmar/Burma, nonché un
accordo globale sugli investimenti con la Cina.
Il
25 luglio 2018, il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha incontrato il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per lanciare una
nuova fase nelle relazioni tra Stati Uniti e l'UE, una fase di stretta collaborazione e di forti relazioni commerciali, al fine di lavorare meglio sulla sicurezza globale e sulla prosperità e di lottare congiuntamente contro il terrorismo internazionale. Trump e Juncker hanno concluso una
dichiarazione congiunta con la quale è stata raggiunta
un'intesa sul raggiungimento degli
obiettivi
zero tariffe,
zero barriere commerciali non tariffarie e
zero sussidi sui
beni industriali che non siano le automobili.
Il Presidente della Commissione europea si è impegnato, altresì, ad
aumentare l'import su alcuni prodotti agricoli, come la soia, e a
rafforzare la cooperazione strategica nell'ambito dell'
energia. In particolare, la Commissione europea ha intenzione di importare più gas naturale liquido (LNG) dagli USA al fine di diversificare la sua fornitura di energia.
Il
30 gennaio 2019, la Commissione europea ha presentato una
relazione sull'attuazione della dichiarazione congiunta del 25 luglio 2018 nella quale si evidenza che nei primi mesi i colloqui si sono concentrati principalmente su come ottenere
risultati in materia di regolamentazione.
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Il digitale
Il Consiglio europeo dovrebbe pronunciarsi a favore di ulteriori passi verso lo sviluppo di un'economia digitale competitiva, sicura, inclusiva ed etica con connettività di livello mondiale. Un'enfasi particolare dovrebbe essere posta sull'accesso e sull'uso dei dati, sulla loro sicurezza e sull'intelligenza artificiale, in un ambiente affidabile. Il Consiglio europeo dovrebbe auspicare una raccomandazione della Commissione su un approccio concertato alla sicurezza delle reti 5G.
Tra le proposte legislative per la transizione digitale, si segnala
l'accordo raggiunto il 6 febbraio 2019 tra il Consiglio dell'UE e il Parlamento europeo su una riforma per il
riutilizzo dei dati del settore pubblico alla luce dei progressi nell'ambito delle tecnologie digitali (
COM(2018)234). I dati detenuti dal settore pubblico, come quelli metereologici e ambientali, saranno accessibili per creare nuovi prodotti e servizi e, in generale, per sviluppare una società basata sui dati.
In materia di
intelligenza artificiale, la Commissione UE ha presentato il 7 dicembre 2018 il "Piano coordinato sull'intelligenza artificiale" (
COM(2018)795), accolto con favore dal Consiglio che si è pronunciato il 18 febbraio 2019 "esortando a potenziare lo sviluppo, la diffusione e l'adozione delle applicazioni di intelligenza artificiale in tutti i settori economici, con l'obiettivo di rendere l'Europa un leader mondiale nel campo".
Il 12 marzo 2019, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il regolamento sulla
sicurezza informatica (
COM(2017)477) che, al fine di diffondere soluzioni informatiche sicure, prevede la
certificazione delle infrastrutture informatiche a cominciare da quelle applicate alle reti energetiche, alle forniture idriche, ai sistemi bancari, oltre a prodotti, processi e servizi. Entro il 2023 la Commissione valuterà se rendere obbligatori tali nuovi sistemi. Il testo attende di essere approvato dal Consiglio per entrare in vigore. La legge sulla sicurezza informatica prevede inoltre un mandato permanente e maggiori risorse per l'Agenzia europea per la sicurezza informatica, l'ENISA.
Con tale regime, l'UE integra il quadro europeo sulla resilienza informatica principalmente costituito dalla
direttiva 2016/1148 del maggio 2016 sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (direttiva NIS) introdotta per accrescere la cooperazione tra Stati membri sulla questione della cibersicurezza.
Il
5G viene considerato cruciale per una connettività di alta qualità nell'intero territorio dell'Unione, ai fini del completamento del mercato unico digitale e a sostegno dell'innovazione in tutti settori. Si richiama in materia la recente approvazione della
direttiva (UE) 2018/1972 che istituisce il Codice delle comunicazioni elettroniche e prevede che entro il 2020 tutti gli Stati membri dell'UE assegnino le frequenze necessarie per l'introduzione della rete 5G.
Il 5G dovrebbe essere presente ad esempio lungo le principali vie di
trasporto per consentire forme di mobilità automatizzata e negli
ospedali per introdurre servizi quali i consulti medici da remoto.
Il 12 marzo 2019 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione non legislativa (
2019/2575 (RSP)) sulle "
minacce per la sicurezza connesse all'aumento della presenza tecnologica cinese nell'Unione e sulla possibile azione a livello di Unione per ridurre tali minacce". Nell'atto di indirizzo si esprime forte preoccupazione in relazione alla possibilità che le
infrastrutture cinesi per le reti 5G possano avere incorporate delle ‘
backdoor' in grado di consentire a fornitori ed autorità cinesi un accesso non autorizzato ai dati personali e alle telecomunicazioni nell'UE. La legislazione cinese contempla una definizione estesa della sicurezza nazionale tale da comportare l'obbligo per le imprese di cooperare con lo Stato, pertanto vi è il timore che i fornitori di dispositivi di un paese terzo come la Cina possano costituire un rischio per la sicurezza dell'Unione europea.
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Cambiamenti climatici
Il Consiglio europeo dovrebbe:
L'Unione europea ha aderito nel 2016
all'Accordo di Parigi, per la mitigazione del clima e l'adattamento ai cambiamenti climatici, la cui attuazione è ora affidata al "corpus di norme di Katowice", adottato nel corso della ventiquattresima Conferenza delle Parti (COP24), tenutasi a Katowice in Polonia dal 3 al 14 dicembre 2018.
L'urgenza di intensificare gli sforzi globali per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici, anche richiamandosi alla relazione degli esperti dell'IPCC (
Intergovernmental Panel on Climate Change), è stata dichiarata il 9 ottobre 2018 dal Consiglio Ambiente dell'UE e ribadita dallo stesso Consiglio dell'UE il 18 febbraio 2019 con l'adozione di
conclusioni sulla diplomazia climatica incentrate sull'esigenza "di accrescere l'ambizione globale e di rafforzare il multilateralismo".
In entrambe le occasioni, il Consiglio ha rammentato i progressi compiuti in materia di legislazione volta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e i nuovi più ambiziosi obiettivi fissati per il 2030, relativamente all'utilizzo di fonti di energia rinnovabile (32%) e all'efficienza energetica (32,5%), la riforma del sistema di scambio di quote di emissione (ETS), gli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori che non rientrano nell'ETS, l'integrazione della destinazione dei suoli, del cambiamento della destinazione dei suoli e della silvicoltura (LULUCF) nel quadro dell'UE per il clima e l'energia.
Al proposito, si ricorda l'adozione, alla fine del 2018, di provvedimenti in materia di fonti rinnovabili, efficienza energetica e
governance dell'Unione dell'energia (
Direttiva 2018/2001/UE,
Direttiva 2018/2002/UE e
Regolamento UE 2018/1999). Nel corso 2019, dovrebbero concludere il proprio iter i restanti provvedimenti del pacchetto "Energia pulita per tutti gli europei", che comprende, tra l'altro, le proposte di riforma del mercato dell'elettricità (
COM(2016)0862;
COM(2016)861;
COM(2016)864).
Nelle citate conclusioni sulla diplomazia climatica, il Consiglio ha dichiarato l'intenzione della Unione europea di presentare all'UNFCCC (
United Nations Framework Convention on Climate Change) entro il 2020 una strategia ambiziosa e a lungo termine volta alla neutralità climatica per implementare l'Accordo di Parigi.
La Commissione UE ha presentato il 28 novembre 2018 la sua "visione strategica a lungo termine per un'economia europea prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra entro il 2050" (
COM(2018)773).
La strategia auspica per l'Europa un ruolo guida a livello internazionale nell'azione per il clima, intende garantire equità sociale della transizione ed è in linea con l'
Accordo di Parigi negli obiettivi di mantenimento dell'aumento della temperatura mondiale al di sotto dei 2°C proseguendo gli sforzi per mantenere tale valore a 1,5°C. A tal fine, si prefigge l'azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050.
Nel
marzo 2018
, il Consiglio europeo aveva invitato la Commissione a presentare una proposta di strategia a lungo termine per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra conformemente all'Accordo di Parigi. Analogo invito era stato formulato dal Parlamento europeo nell'
ottobre 2017.
La strategia interessa quasi tutte le politiche dell'UE, con interventi in ambiti strategici: efficienza energetica; diffusione delle energie rinnovabili; mobilità pulita, sicura e connessa; competitività industriale ed economia circolare; infrastrutture e interconnessioni; bioeconomia e pozzi naturali di assorbimento del carbonio; cattura e stoccaggio del carbonio per ridurre le emissioni rimanenti. La stessa strategia assegna un ruolo significativo ai piani nazionali per il clima e l'energia presentati dagli Stati membri. L'Italia ha inviato l'8 gennaio 2019 alla Commissione UE il proprio
Piano nazionale integrato per l'energia e il clima per il periodo 2021-2030, che sul fronte delle emissioni di gas serra prevede una riduzione del 33% per tutti i settori che non rientrano nell'ETS.
Nella stessa strategia la Commissione UE ha rivolto l'invito a tutte le pertinenti formazioni del Consiglio a proseguire il dibattito in vista del Consiglio europeo del 9 maggio 2019 a Sibiu.
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Relazioni esterne
Il Consiglio europeo dovrebbe preparare il Vertice UE-Cina, previsto per il 9 aprile 2019, procedendo a uno scambio di vedute generale sulle relazioni con la Cina nel contesto globale.
I rapporti tra UE e Cina, avviati nel 1975 attraverso lo stabilimento di relazioni diplomatiche formali, includono oggi un
vertice con cadenza annuale, riunioni ministeriali regolari e più di sessanta dialoghi settoriali. UE e Cina si sono impegnate a sviluppare un partenariato strategico globale, i cui termini sono sintetizzati nell'
Agenda strategica 2020 per la cooperazione.
La strategia dell'Unione europea per la Cina, formulata nel luglio del 2016, è stata ripresa e aggiornata il 12 marzo 2019 per mezzo di un
documento congiunto della Commissione europea e dell'Alto Rappresentante (
JOIN (2019) 5), disponibile al momento solo in lingua inglese e predisposto appositamente in vista del Consiglio europeo di marzo), nel quale vengono individuate, nell'ambito di una cooperazione che sostenga un multilateralismo efficace e la lotta al cambiamento climatico,
dieci azioni fondamentali volte a:
Il Consiglio europeo dovrebbe altresì, a cinque anni dall'annessione illegale della Crimea e di Sevastopol da parte della Russia, ribadire l'impegno risoluto dell'Unione europea a tutela della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, e il non riconoscimento e la condanna di una violazione del diritto internazionale che costituisce a tutt'oggi una minaccia diretta alla sicurezza interna.
In sostanza, il Consiglio europeo dovrebbe ribadire una politica di non-riconoscimento delle annessioni russe che si è sostanziata, fin dal marzo 2014, in una serie di
misure restrittive nei confronti della Russia.
Si tratta, più nel dettaglio:
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Altri punti
Il Consiglio europeo dovrebbe auspicare un rafforzamento degli sforzi coordinati per affrontare gli aspetti interni ed esterni della disinformazione e per proteggere le elezioni nazionali ed europee in tutto il territorio dell'Unione. A tal fine, è necessario attivare con la massima urgenza una serie di meccanismi che rendano più semplice e sistematico lo scambio di informazioni, con l'obiettivo di salvaguardare i sistemi democratici dell'Unione e combattere le minacce immediate e a lungo termine poste dalla disinformazione.
Il Consiglio europeo dovrebbe altresì invitare con urgenza gli operatori privati - piattaforme online
e social network
sopra tutti - a dare piena attuazione al Codice di Condotta dell'UE e ad assicurare standard più elevati di responsabilità e trasparenza.
Il Consiglio europeo dovrebbe infine impegnarsi a tornare sul tema durante la sua riunione di giugno, sulla base di una relazione sulle lezioni imparate, predisposta dalla Presidenza in collaborazione con la Commissione e l'Alto Rappresentante.
Il tema della disinformazione era già stato affrontato dal
Consiglio europeo di dicembre che, nelle sue conclusioni, dopo aver evidenziato che la diffusione della disinformazione intenzionale, sistematica e su larga scala, anche nel quadro della guerra ibrida, rappresenta una grave sfida strategica per i nostri sistemi democratici e richiede una risposta urgente che deve essere mantenuta nel tempo, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali, aveva sottolineato la necessità di una risposta decisa che affronti la dimensione interna e quella esterna e che sia globale, coordinata e dotata di risorse adeguate sulla base di una valutazione delle minacce.
Il Consiglio europeo aveva altresì chiesto
l'attuazione tempestiva e coordinata del piano d'azione congiunto contro la disinformazione presentato dalla Commissione e dall'Alta rappresentante, in modo da potenziare le capacità dell'UE, rafforzare le risposte coordinate e congiunte tra l'Unione e gli Stati membri, mobilitare il settore privato e accrescere la resilienza della società alla disinformazione, e aveva chiesto un intervento rapido e decisivo, a livello sia europeo sia nazionale, per
assicurare elezioni europee e nazionali libere e regolari.
Aveva, infine, invitato il Consiglio a proseguire i lavori al riguardo e a riferire al Consiglio europeo a marzo 2019.
Il
5 dicembre 2018 è stato presentato, congiuntamente dalla Commissione e dall'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, un
piano d'azione contro la disinformazione
(JOIN(2018)36). Questo documento si concentra su quattro settori chiave, che dovrebbero potenziare le capacità dell'UE e rafforzare la cooperazione con gli Stati membri:
Si ricorda, inoltre, che, nell'aprile 2018, la Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione "Contrastare la disinformazione
online: un approccio europeo"
(COM(2018)236), in cui si propone un approccio globale al fenomeno mediante la promozione di ecosistemi digitali fondati sulla trasparenza e che privilegiano l'informazione di alta qualità. Si vuole così fornire ai cittadini gli strumenti per riconoscere la disinformazione e proteggere i processi di definizione delle politiche.
Anche a seguito della pubblicazione di tale documento, a fine settembre 2018, le piattaforme
online e l'industria pubblicitaria hanno adottato un
codice di autoregolamentazione. Tale documento contiene impegni su ampia scala, relativi tra l'altro alla trasparenza nella pubblicità politica, la chiusura dei profili falsi e la demonetizzazione dei fornitori di disinformazione.
I primi esiti dell'applicazione del Codice di autoregolamentazione sono stati resi noti dalla Commissione europea il 29 gennaio 2019, che ha pubblicato i
report relativi alle azioni adottate dai sottoscrittori. Sebbene, in linea generale, siano stati rilevati comportamenti virtuosi e iniziative messe in campo allo scopo dichiarato di contrastare in modo efficace il fenomeno, la Commissione ha sottolineato come l'impegno debba essere ulteriormente intensificato, e in tempi stretti, anche in vista delle imminenti elezioni europee.
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