Consiglio europeo Bruxelles, 13-14 dicembre 2018 - Le conclusioni 19 dicembre 2018 |
Indice |
Quadro finanziario pluriennale|Mercato unico|Migrazione|Altri punti|Brexit|Vertice euro| |
Quadro finanziario pluriennale
Il
pacchetto di misure nelle quali si delinea il prossimo
Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2012-2027 - predisposto per un'Unione europea a 27 Stati membri in considerazione del
recesso del Regno Unito - è stato presentato lo scorso 2 maggio 2018, e consta di una comunicazione recante il QFP 2021-2027 (
COM(2018)321); di una proposta di regolamento che stabilisce il QFP 2021-2027 (
COM(2018)322); di una proposta di accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (
COM(2018)323); di una proposta di regolamento sulla tutela del bilancio UE in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri (
COM(2018)324); di una proposta di decisione relativa al sistema delle risorse proprie dell'UE (
COM(2018)325); di una proposta di regolamento sulle modalità e la messa a disposizione delle risorse proprie basate sulla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società, sul sistema di scambio di quote di emissioni e sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati (
COM(2018)326); di una proposta di regolamento che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell'UE (
COM(2018)327) e di una proposta di regolamento sul regime uniforme definitivo di riscossione delle risorse proprie provenienti dall'IVA (
COM(2018)328).
Il quadro delineato dal pacchetto sul QFP - integrato, nei giorni immediatamente successivi, dalle proposte relative ai vari programmi e strumenti per la concreta messa in opera del bilancio UE - prevede, per i sette anni del ciclo di programmazione, stanziamenti pari a
1.135 miliardi di euro in termini di
impegni (
1.279 miliardi espressi in
prezzi correnti, tenendo conto di un tasso di inflazione fisso annuo del
2%), pari all'
1,11% del reddito nazionale lordo dell'UE-27, che si traducono in
1.105 miliardi di euro in termini di
pagamenti (
1.246 in prezzi correnti), ovvero l'
1,08% del RNL dell'UE-27.
Si registra pertanto un aumento di risorse rispetto all'attuale QFP 2014-2020 (959,9 miliardi di impegni e 908,4 miliardi di pagamenti), che richiederanno, anche in considerazione del recesso del Regno Unito, maggiori sforzi agli Stati membri dell'UE-27.
Secondo le stime della Commissione europea tuttavia, tenendo conto dell'inflazione e dell'
integrazione all'interno del bilancio UE del
Fondo europeo di sviluppo (corrispondente allo 0,03% del RNL, e che nell'attuale QFP è collocato fuori bilancio con una dotazione di 30,5 miliardi finanziati direttamente dagli Stati membri),
l'ordine di grandezza del nuovo QFP (1,11% del RNL) sarebbe
in linea con quello dell'attuale bilancio pluriennale (1,13% del RNL).
L'architettura del nuovo QFP è differente rispetto a quella del QFP attuale, fondata sugli obiettivi della Strategia Europa 2020. In particolare, il nuovo QFP registra una significativa modifica delle rubriche di spesa; modifica che assume un rilievo oggettivo all'atto di applicare i criteri di flessibilità e di movimentazione interna di fondi (assai più agevole tra strumenti inclusi nella medesima rubrica). Questa la struttura del QFP (a prezzi correnti):
Le maggiori novità del QFP 2021-2027 riguardano la diversa ripartizione degli stanziamenti tra le varie rubriche e programmi. In particolare, la Commissione propone di
innalzare gli attuali livelli di finanziamento in settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo, e segnatamente:
Parallelamente, si prefigurano, a titolo compensativo, alcuni
tagli, soprattutto per quanto riguarda le
politiche tradizionali, vale a dire la Politica agricola comune (PAC) e la Politica di coesione.
Per quanto riguarda la PAC, la Commissione prevede una dotazione di circa 365 miliardi a prezzi correnti, che corrispondono al 28,5% del bilancio complessivo dell'UE, rispetto al 37,6% nell'attuale QFP. Secondo le stime dell'esecutivo di Bruxelles, la riduzione dei finanziamenti sarebbe quantificabile in un 5% a prezzi correnti (equivalente a circa il 12% a prezzi costanti), ma il Parlamento europeo sostiene che il taglio sarebbe più consistente e ammonterebbe al 15%. Appaiono in ogni caso ridotti sia i pagamenti diretti, sia le dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale (FEASR).
Secondo la Commissione,
l'Italia avrebbe una dotazione complessiva di circa
36,3 miliardi a prezzi correnti e di
32,3 a prezzi costanti, con una
riduzione, dunque, di
circa 4,7 miliardi rispetto ai 41 della PAC 2014-2020.
Quanto alla
politica di coesione, sempre secondo le stime della Commissione, si registrerebbe una riduzione del 7% (10% in base alle valutazioni del Parlamento europeo). Più nel dettaglio, la dotazione del Fondo di coesione (che non interessa l'Italia) subirebbe una flessione da 63 a 46 miliardi, mentre quella del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) salirebbe da 199 a 226 miliardi e quella del Fondo sociale europeo si attesterebbe a 101 miliardi (unendo, nella nuovo formula del Fondo sociale europeo +, diversi programmi già esistenti a vario titolo connessi alle politiche sociali e di integrazione.
Nell'ottica di
ampliare il novero delle regioni beneficiarie, verrebbe innalzata la soglia attualmente prevista per la categoria delle regioni in transizione, che sarebbero individuate sulla base di un RNL superiore al 75% e inferiore al 100% della media UE (mentre la forbice attuale è 75-90). Inoltre, al fine di ridurre le disparità e di contribuire al recupero delle regioni a basso reddito e a bassa crescita, al
criterio dominante per l'assegnazione dei fondi, che
rimane il PIL pro capite,
se ne aggiungerebbero altri, quali il tasso di disoccupazione giovanile, un basso livello di istruzione, i cambiamenti climatici e l'integrazione dei migranti.
In base alla ripartizione di massima dei fondi, come delineata dalla Commissione,
l'Italia vedrebbe, a prezzi correnti, un
aumento della propria dotazione relativa alla politica di coesione da 34 a 43 miliardi circa.
Tra le altre innovazioni rilevanti del nuovo QFP 2021-2027 vanno segnalati, in particolare:
Allo scopo di rendere il bilancio più semplice, efficiente e flessibile, la Commissione propone altresì la riduzione degli oneri burocratici a carico dei beneficiari e delle autorità di gestione, mediante norme basate su un codice unico; la riduzione di oltre un terzo del numero dei programmi; una maggiore flessibilità all'interno dei programmi e tra gli stessi, il rafforzamento degli strumenti di gestione delle crisi e la creazione di una nuova "Riserva dell'Unione" che consenta di affrontare eventi imprevisti e rispondere a situazioni di emergenza in settori quali la sicurezza e la migrazione.
Per quanto concerne le
entrate del bilancio UE, infine, la Commissione propone di
confermare le tre risorse proprie attualmente esistenti (risorse proprie tradizionali costituite da dazi doganali sulle importazioni da Paesi terzi e prelievi sullo zucchero, risorsa propria basata sull'IVA, risorsa complementare basata sul RNL), semplificando, tuttavia, la risorsa basata sull'IVA, e di
istituire altre tre nuove risorse proprie, e segnatamente:
Per quanto concerne
l'iter europeo del pacchetto relativo al nuovo QFP, va in primo luogo rilevato che il relativo regolamento segue una procedura legislativa speciale stabilita dall'articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in base al quale il Consiglio delibera all'unanimità previa approvazione del Parlamento europeo, che, deliberando a maggioranza assoluta, può approvare o respingere la posizione del Consiglio, ma non può emendarla. Il Consiglio europeo può altresì adottare all'unanimità una decisione che consenta al Consiglio di deliberare a maggioranza qualificata.
Il primo a pronunciarsi sul pacchetto è stato il
Parlamento europeo, lo scorso 30 maggio, con l'approvazione a larga maggioranza di una
risoluzione nella quale, tra l'altro:
In sede di
Consiglio, è stato istituito un Gruppo Amici della Presidenza sul QFP, che ha avviato i propri lavori lo scorso 16 maggio e che è stato affiancato, a luglio, da un secondo Gruppo di lavoro incentrato sulla dimensione esterna del QFP.
In preparazione del Consiglio europeo di dicembre, il COREPER e il Consiglio affari generali degli scorsi 7 e 12 novembre hanno svolto un dibattito approfondito sulla base della
negotiating box e dello
State of Play presentati dalla Presidenza austriaca, allo scopo di definire rispettivamente il margine negoziale e il punto intermedio cui è giunto il negoziato medesimo.
Il quadro che è emerso dalle due riunioni è così sintetizzabile:
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Mercato unico
Il Consiglio europeo del marzo 2018 aveva richiamato la necessità di intensificare gli sforzi, anche mediante rapido esame delle proposte della Commissione europea, per realizzare, prima della fine dell'attuale ciclo legislativo, i seguenti obiettivi:
• la Strategia per il mercato unico; • la Strategia per il mercato unico digitale; • il Piano d'azione per la creazione dell'Unione dei mercati dei capitali.
In tale contesto, il Consiglio europeo aveva invitato la Commissione a presentare lo
stato di avanzamento dell'attuazione, dell'applicazione e del rispetto della
legislazione vigente ed una
valutazione degli ostacoli che si frappongono a un mercato unico pienamente funzionante e delle opportunità a esso connesse.
In risposta agli inviti del Consiglio europeo, la Commissione ha presentato:
Si ricorda che, su iniziativa del Presidente della Commissione europea, Jean- Claude Juncker, il 18 gennaio 2018 è stata istituita una t
ask force sulla
sussidiarietà e proporzionalità, che ha presentato Il 10 luglio 2018 il suo rapporto finale contenente varie raccomandazioni.
Sulla base di tali raccomandazioni, la Commissione europea ha presentato il 23 ottobre 2018 la comunicazione intitolata " I principi di sussidiarietà e proporzionalità: rafforzare il ruolo nel processo di definizione delle politiche dell'UE" (COM(2018)703), nella quale ha annunciato iniziative volte a: • promuovere un'interpretazione comune della sussidiarietà e proporzionalità. • consentire ai Parlamenti nazionali di esercitare un controllo più efficace; • promuovere una maggiore partecipazione degli enti locali e regionali; • migliorare la valutazione di impatto delle proposte legislative e la sua presentazione; • valutare la legislazione vigente dal punto di vista della sussidiarietà. |
Mercato unico digitale
In merito alla transizione dal mercato tradizionale a quello digitale, la Commissione, nell'ambito della "Strategia per il mercato unico digitale"
(COM(2015)192), ha presentato un ampio pacchetto di proposte, alcune già approvate ed altre in fase di adozione. Tra queste si ricordano alcune iniziative legislative di recente approvazione per favorire il
commercio elettronico transfrontaliero: 1) il regolamento
UE 2018/302 per l'abolizione dei blocchi geografici, ovvero delle restrizioni poste in essere dai venditori in base alla nazionalità o al luogo di connessione dell'utente; 2) il regolamento
UE 2018/644 sui servizi di consegna transfrontaliera dei pacchi. In merito all'economia dei dati, il regolamento generale sulla protezione dei dati (regolamento
UE 2016/679) è stato seguito dall'entrata in vigore del regolamento sulla libera circolazione dei dati non personali,
2018/1807, volto a favorire l'attività transfrontaliera delle imprese. Tra le ulteriori iniziative in corso di adozione figurano: 1) la proposta di direttiva (
COM(2016)590) per l'istituzione del codice europeo delle comunicazioni elettroniche (votata dal Parlamento europeo nel mese di novembre e adottata dal Consiglio il 4 dicembre), destinata a promuovere la diffusione del 5G e di altre tecnologie di rete sul territorio dell'UE; 2) la proposta di regolamento firmata dai colegislatori il 2 ottobre 2018 (
COM(2017)256) per l'introduzione dello sportello unico digitale, volta a semplificare e rendere più accessibili le procedure amministrative transfrontaliere.
Con riguardo all'intelligenza artificiale (IA), la Commissione UE ha presentato il 15 aprile 2018 la comunicazione "L'intelligenza artificiale per l'Europa", COM(2018)237, per favorire e promuovere tra gli Stati membri un approccio coordinato per cogliere le opportunità dalle nuove tecnologie e per affrontare le sfide che ne derivano. In particolare, l'intelligenza artificiale è ritenuta una risorsa potenziale per l'implementazione del mercato unico digitale ma si guarda con interesse anche a possibili applicazioni in settori come sanità, agricoltura, industria, pubblica amministrazione, attività delle PMI. Il 18 dicembre 2018, la Commissione ha pubblicato una prima bozza di linee guida per un codice etico per lo sviluppo e l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Significative risorse per la ricerca sono già state assegnate negli anni 2014-2020, e ulteriori finanziamenti sono stati proposti nell'ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 per: 1) perfezionare la rete paneuropea dei centri di eccellenza per l'IA; 2) ricerca e innovazione in campi come l'IA spiegabile, l'apprendimento automatico, l'efficienza energetica e dei dati; 3) strutture per la sperimentazione; 4) sostegno all'adozione di IA da parte di organizzazioni pubbliche e private; 5) supporto alla condivisione dei dati.
Nella comunicazione del 22 novembre 2018
COM(2018)772, "Il Mercato unico in un mondo che cambia", la Commissione Ue ha ribadito l'importanza strategica che le politiche per il digitale possono rivestire nella realizzazione di un sistema economico rispettoso dell'ambiente se affiancate a: 1) politiche per un'economia sostenibile e circolare e a basse emissioni di carbonio e 2) politiche energetiche orientate alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni. In questo quadro si inseriscono tra l'altro le iniziative legislative afferenti all'economia circolare: le recenti direttive sui rifiuti (
2018/851,
2018/850,
2018/852,
2018/849), la Strategia sulla plastica (
COM(2018)28), volta a migliorare la qualità e la diffusione del riciclaggio e del riutilizzo di materiali plastici, e la direttiva, di recente approvata dal Parlamento europeo in prima lettura, sulla plastica monouso
COM(2018)340.
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L'Unione dei mercati dei capitali
L'
Unione dei mercati dei capitali (UMC) è un'iniziativa dell'UE volta ad approfondire e integrare ulteriormente i mercati dei capitali dei 28 Stati membri; si sostanzia in una serie di
71
azioni, legislative e non legislative, da implementare progressivamente
entro la metà del 2019, come descritto nel
Piano d'azione
del
2015 (33 azioni) e nella
revisione intermedia
del 2017 (38 azioni). La maggior parte delle azioni è incentrata sul
trasferimento dell'
intermediazione finanziaria verso i mercati dei capitali e sull'
abbattimento delle barriere che
ostacolano gli investimenti transfrontalieri.
Nella citata comunicazione del 22 novembre 2018, la Commissione europea elenca
tutte le misure sulle quali
non è stato ancora raggiunto un accordo, invitando i colegislatori ad approvarle rapidamente, ma
segnala in particolare:
Secondo la Commissione europea, è urgente, altresì, portare a termine il rafforzamento dell'
Unione bancaria, un
sistema di vigilanza e di risoluzione nel settore bancario a livello dell'UE volto a garantire che il settore bancario nella zona euro e nell'UE nel suo insieme sia sicuro e affidabile e che le banche economicamente non sostenibili siano soggette a risoluzione senza ricorrere al denaro dei contribuenti e con il minimo impatto sull'economia reale.
A livello unionale si sta lavorando contemporaneamente a
misure di riduzione e di condivisione dei rischi nel settore bancario. Nella citata comunicazione del 22 novembre 2018, la Commissione europea elenca
tutte le misure sulle quali
non è stato ancora raggiunto un accordo,
invitando i colegislatori ad approvarle rapidamente, ma
segnala in particolare:
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Migrazione
A tal proposito si ricorda che il Consiglio dell'UE giustizia e affari interni del 6-7 dicembre 2018 (dando riscontro a una delle richieste formulate dal Consiglio europeo di ottobre 2018) ha approvato una serie di
misure
operative per potenziare il contrasto alle reti del traffico di migranti.
Le misure fanno principalmente leva, da un lato, sul potenziamento delle Agenzie europee competenti in materia di migrazione e di contrasto al crimine, compreso un migliore sfruttamento delle sinergie tra le rispettive attività, dall'altro, sul maggior impiego degli strumenti di azione esterna dell'UE. Si prevede, tra l'altro, il rafforzamento delle capacità operative e analitiche del Centro europeo contro il traffico di migranti (EMSC) di Europol, e l'istituzione al suo interno di una task force con il compito di offrire piattaforme di azioni multilaterali contro le principali minacce, nonché il potenziamento della cooperazione sulla componente di indagine finanziaria e sugli aspetti giudiziari. Il Consiglio giustizia e affari interni citato ha altresì disposto l'aumento delle capacità dell' unità UE addetta alle segnalazioni su Internet all'interno di Europol per quanto riguarda le segnalazioni delle pagine che devono essere rimosse dai fornitori di servizi online e al fine di mappare e smantellare le infrastrutture tecniche usate dalle reti di trafficanti. Infine, nell'ambito dell'azione esterna UE, è previsto lo sviluppo di partenariati operativi comuni con Paesi terzi, per sostenere le loro attività di contrasto e migliorare la cooperazione.
Il 12 settembre 2018, la Commissione europea ha presentato, tra l'altro:
Il 4 maggio e il 13 luglio 2016, la Commissione europea ha presentato sette proposte legislative volte a riformare il Sistema europeo comune di asilo (CEAS). Il pacchetto comprende la rifusione del
regolamento di
Dublino (in materia di individuazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di asilo) e del regolamento Eurodac (il database europeo per il controllo delle impronte digitali per l'efficace applicazione del regolamento di Dublino), una proposta di regolamento relativo alla creazione dell'
Agenzia dell'Unione europea per l'asilo (che supererebbe l'attuale EASO-Ufficio europeo per l'asilo), una proposta di regolamento che stabilisce una
procedura comune di protezione internazionale nell'UE, una proposta di regolamento sulle
qualifiche, la rifusione della direttiva sulle
condizioni di
accoglienza e una proposta di regolamento che istituisce un quadro dell'Unione per il reinsediamento.
Sebbene alcune proposte del pacchetto siano giunte ad uno stato molto avanzato dei rispettivi negoziati (si tratta, in particolare delle nuove norme in materia di: condizioni di accoglienza; qualifiche/status; sistema Eurodac; Agenzia dell'Unione europea per l'asilo; quadro giuridico per il reinsediamento), la conclusione della riforma sconta significativi
rallentamenti principalmente per l'assenza di accordo tra Stati membri con riferimento alla
revisione del regolamento Dublino; anche la proposta di riforma recante una procedura unica di protezione internazionale dell'UE non ha ancora registrato una posizione comune degli Stati membri presso il Consiglio.
La Commissione ha fatto il punto, tra l'altro, sullo stato dell'arte della riforma dell'asilo con la comunicazione del 4 dicembre 2018 "Gestire la migrazione in tutti i suoi aspetti: progressi per quanto riguarda l'Agenda europea sulla migrazione"
COM(2018)798.
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Le conclusioni dei Consigli europei di giugno e ottobre 2018
Il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 ha, tra l'altro, chiesto
nuove misure per ridurre la
migrazione illegale e prevenire un ritorno ai flussi incontrollati del 2015.
In tale occasione, il Consiglio europeo ha inoltre ribadito che il buon funzionamento della politica dell'UE presuppone un approccio globale alla migrazione che combini un
controllo più efficace delle
frontiere esterne dell'UE, il rafforzamento dell'
azione esterna e la
dimensione interna, in linea con i principi e valori dell'UE.
Il Consiglio europeo ha inoltre convenuto sulla necessità di considerare il tema della migrazione come una sfida,
non solo per il singolo paese dell'UE, ma per l'Europa tutta.
In particolare, con riferimento alla
rotta del Mediterraneo centrale, i leader dell'UE hanno stabilito di:
Riguardo alla
rotta del Mediterraneo orientale, il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità di attuare pienamente la
dichiarazione UE-Turchia, impedendo nuovi attraversamenti dalla Turchia e fermando flussi. I Capi di Stato e di Governo dell'UE hanno altresì chiesto maggiori iniziative per garantire
rimpatri rapidi e prevenire lo sviluppo di nuove rotte migratorie, ribadendo inoltre la necessità di portare avanti la stretta collaborazione con i partner dei Balcani occidentali.
Il Consiglio europeo ha stabilito di sostenere le iniziative - sia da parte degli Stati membri che dei Paesi di origine e transito, in particolare il Marocco - per prevenire la migrazione illegale nel
Mediterraneo occidentale, area nella quale nel corso del 2018 si è intensificato il volume degli arrivi irregolari.
Il Consiglio europeo ha inoltre sostenuto lo sviluppo del concetto di
piattaforme di sbarco regionali per le persone salvate in mare. Tali piattaforme, proposte dall'UNHCR e dall'OIM, secondo il Consiglio europeo - dovrebbero permettere di effettuare in modo rapido e sicuro una selezione tra migranti economici e richiedenti asilo. Il Consiglio europeo ha altresì convenuto che nel territorio dell'UE coloro che vengono salvati dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati. Tali
centri, da istituire negli Stati membri unicamente su base volontaria, secondo il Consiglio europeo, consentirebbero un trattamento rapido e sicuro per distinguere i migranti irregolari, che sarebbero rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà.
Il Consiglio europeo ha quindi trovato un accordo sull'erogazione della seconda quota dello strumento per i rifugiati in Turchia e al tempo stesso sul trasferimento al Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa di
500 milioni di EUR a titolo della riserva dell'11º FES. In tale ambito, i leader UE hanno peraltro sottolineato l'importanza di un partenariato con l'Africa, il quale richiede non solo
maggiori finanziamenti allo sviluppo ma anche misure intese a creare un nuovo quadro per accrescere gli investimenti privati degli africani e degli europei.
Da ultimo, i leader dell'UE hanno chiesto l'inclusione di un nuovo specifico
strumento di gestione della migrazione esterna nel prossimo bilancio a lungo termine dell'UE (QFP).
Ricordando la necessità di assicurare il controllo efficace delle frontiere esterne dell'UE e di intensificare l'effettivo rimpatrio dei migranti irregolari, il Consiglio europeo ha accolto positivamente l'intenzione della Commissione di presentare proposte legislative per una politica europea di rimpatrio efficace e coerente.
Con riferimento alla situazione interna, il Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri a prendere tutte le misure necessarie per prevenire
movimenti secondari dei richiedenti asilo e cooperare tra loro a tal fine.
Infine i leader UE hanno esaminato la riforma delle
norme dell'UE in materia di asilo. In tale contesto il Consiglio europeo, dopo aver registrato i progressi relativamente alla riforma del sistema comune europeo di asilo (in particolare su cinque delle sette proposte legislative), ha invitato la presidenza austriaca del Consiglio dell'UE a portare avanti i lavori per quanto riguarda il regolamento di Dublino e la proposta sulle procedure di asilo.
In occasione del Consiglio europeo del 18 ottobre 2018, i leader dell'UE hanno fatto
il punto sull'attuazione delle decisioni adottate durante il Consiglio europeo di giugno e hanno invitato a proseguire i lavori su tutti gli elementi.
Il Consiglio europeo ha ribadito la necessità di
continuare a prevenire la migrazione illegale e di rafforzare la
cooperazione con i Paesi di origine e di transito, in particolare dell'Africa settentrionale, nel quadro di un più ampio partenariato.
I leader hanno confermato, in particolare, l'invito a rafforzare il contrasto ai
trafficanti di migranti attraverso:
I leader dell'UE hanno invitato il Consiglio a mettere a punto entro dicembre un insieme di misure a tal fine.
Il Consiglio europeo ha anche invitato il Parlamento europeo e il Consiglio a esaminare, in via prioritaria, le proposte della Commissione riguardanti la direttiva sui rimpatri, l'Agenzia per l'asilo nonché la Guardia di frontiera e costiera europea.
I leader dell'UE hanno infine ribadito la necessità di adoperarsi maggiormente per facilitare rimpatri effettivi, con particolare riferimento al miglioramento dell'attuazione degli
accordi di riammissione vigenti e alla conclusione di nuovi accordi e intese.
La presidenza austriaca del Consiglio ha informato i leader dell'UE in merito alla
riforma del Sistema di asilo dell'UE e alle prospettive di progressi. Dal canto loro, i leader dell'UE hanno incoraggiato la presidenza a proseguire i lavori per pervenire quanto prima a una loro conclusione.
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Dati statisticiSbarchi
Secondo l'UNHCR, dall'inizio del 2018 (al 19 dicembre) sono giunti
via mare sulle coste meridionali dell'
Unione europea circa 111 mila migranti (sono oltre 117 mila gli arrivi complessivi negli Stati membri che si affacciano sul Mediteraneo se si sommano anche i migranti giunti
via terra nei territori sotto la sovranità della Spagna situati nel continente africano).
In tale lasso di tempo, la rotta del
Mediterraneo centrale (in linea di massima, dalla Libia e da altri Paesi del Nord Africa verso l'Italia) ha registrato oltre
23 mila sbarchi (il dato in possesso del Ministero dell'interno, aggiornato al 19 dicembre, si attesta a 23.126 sbarchi di cui 12.976 dalla Libia); la rotta del
Mediterraneo orientale (dalla Turchia alla Grecia) si è attestata a
oltre 31 mila sbarchi, mentre quella del
Mediterraneo occidentale (che riguarda i flussi verso la Spagna) ha registrato circa
55 mila sbarchi (ai quali vanno aggiunti oltre
6 mila arrivi via terra). Infine, l'UNCHR ha registrato oltre mille sbarchi a Malta e oltre seicento a Cipro.
Il trend annuale degli sbarchi nell'UE registra un significativo rallentamento, come indicato dalla seguente tabella: fonte UNHCR.
Secondo il Ministero dell'interno, comparando gli
sbarchi in Italia dal 1° gennaio al 19 dicembre 2018 con quelli relativamente allo stesso periodo dei due anni precedenti si registra una
diminuzione dell'87,12 per cento rispetto al 2016 e dell'80,55 per cento rispetto al 2017.
Domande di asilo
Secondo l'EASO, l'Ufficio europeo per l'asilo, nei
primi nove mesi del 2018 gli Stati membri hanno registrato circa
462 mila domande di protezione internazionale, di cui oltre 420 mila
domande di prima istanza (presentate per la prima volta), registrando una
flessione rispetto allo stesso periodo nel 2017 del
14 per cento. Alla fine di settembre 2018 sarebbero oltre
436 mila le
domande di asilo nell'UE ancora
pendenti.
Secondo il Ministero dell'interno, nei primi dieci mesi del 2018 sono state
presentate in
Italia
circa 47 mila domande di asilo.
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Altri punti |
Relazioni esterne
Il citato accordo UE-Giappone dovrebbe entrare in vigore il 1° febbraio 2019, senza la necessità di una ratifica da parte degli Stati membri dell'UE. È, infatti, il primo ad essere negoziato sulla base di un nuovo approccio definito a livello europeo, volto negoziare accordi distinti per le disposizioni relative alla politica commerciale, di competenza esclusiva dell'UE (e quindi non soggette alla ratifica da parte di ciascun Stato membro dell'UE) e le disposizioni relative agli investimenti esteri diretti diversi da quelli diretti e al regime di risoluzione delle controversie tra investitori (che, avendo natura mista, richiedono, invece, non solo l'approvazione a livello di UE, ma anche la ratifica di ciascuno Stato membro, secondo le rispettive procedure costituzionali). I negoziati con il Giappone relativi ad un distinto accordo sulle norme sulla protezione degli investimenti e alla risoluzione delle controversie in materia di protezione degli investimenti sono attualmente ancora in corso.
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Cambiamenti climatici
La citata Comunicazione "Un pianeta pulito per tutti - visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra" (
COM2018(773)) è stata presentata il 28 novembre 2018 (per dettagli sulle politiche UE in materia di cambiamenti climatici si veda il
Dossier a cura dei Servizi Studi della Camera e del Senato).
Obiettivo della Commissione è ribadire l'impegno dell'Europa a guidare l'azione internazionale per il clima, nonché delineare la transizione verso
l'azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra
entro il 2050. Tale transizione dovrebbe essere equa sul piano sociale ed efficiente dal punto di vista dei costi.
In particolare, la strategia proposta avvia un dibattito tra decisori e cittadini europei riguardo a come l'Europa dovrebbe prepararsi in una prospettiva temporale al 2050, in previsione della strategia europea a lungo termine da presentare entro il 2020 alla Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, come previsto dall'Accordo di Parigi sul clima. Delinea quindi l'insieme delle trasformazioni economiche e sociali che, con la partecipazione di tutti i settori dell'economia e della società, devono essere intraprese per realizzare l'azzeramento delle emissioni entro il 2050.
La strategia copre quasi tutte le politiche dell'UE, prevedendo
interventi congiunti
in sette ambiti strategici: efficienza energetica; diffusione delle energie rinnovabili; mobilità pulita, sicura e connessa; competitività industriale e economia circolare; infrastrutture e interconnessioni; bioeconomia e pozzi naturali di assorbimento del carbonio; cattura e stoccaggio del carbonio per ridurre le emissioni rimanenti. Tali interventi sono in linea con l'obiettivo dell'
Accordo di Parigi di mantenere l'aumento di temperatura ben al di sotto di 2°C, e proseguono gli sforzi per mantenere tale valore a 1,5°C.
La strategia delinea poi un
quadro europeo di investimenti che faciliti la transizione a lungo termine verso l'annullamento delle emissioni e annuncia le
prossime tappe.
In particolare, la Commissione europea ricorda che, entro la fine del 2018, gli Stati membri dovranno presentare i progetti di piani nazionali per il clima e l'energia, fondamentali per conseguire gli obiettivi al 2030 in questi settori. La Commissione rivolge poi ai ministri dei tutte le pertinenti formazioni del Consiglio l'invito a tenere dibattiti approfonditi sul contributo che le rispettive aree strategiche apportano alla visione globale in vista del Consiglio europeo del 9 maggio 2019 a Sibiu. In parallelo, nella prima metà del 2019 la Commissione si confronterà con tutti gli Stati membri sulla necessità di una trasformazione economica e di un netto mutamento sociale. La Commissione auspica inoltre che i Parlamenti nazionali, le imprese, le ONG, le città e le comunità dialoghino con i cittadini per discutere il contributo equo dell'Unione al conseguimento degli obiettivi a lungo termine concordati a Parigi. Tale dialogo informato su scala dell'Unione dovrebbe consentire a quest'ultima di adottare e presentare nell'ambito della UNFCCC una strategia ambiziosa entro i primi mesi del 2020, come previsto dall'Accordo di Parigi.
Dal 3 al 15 dicembre 2018 si è tenuta a Katowice, in Polonia, la ventiquattresima Conferenza delle Parti (
COP24) che ha discusso di come realizzare gli impegni assunti a Parigi. Nel corso della Conferenza è stato adottato un corpo di regole destinato a stabilire come i paesi devono misurare e registrare le emissioni e i relativi obiettivi di riduzione in base agli impegni assunti con l'accordo di Parigi al fine di mantenere l'aumento medio della temperatura mondiale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, e con l'obiettivo di limitarlo a 1,5°C. Viene meno la distinzione già utilizzata in passato tra paesi sviluppati e in via di sviluppo. L'adozione di regole per l'implementazione dell'Accordo di Parigi figurava tra gli obiettivi delle istituzioni UE. Tra gli aspetti interessati: trasparenza, finanziamenti, mitigazione e adattamento. Gli
esiti della COP24 includono tra l'altro: l'introduzione di un primo sistema universale che consente alle parti di tracciare e registrare i progressi compiuti nelle azioni per il clima, anche offrendo flessibilità a quei Paesi che ne abbiano bisogno. L'obiettivo è motivare tutte le parti a migliorare le proprie pratiche nel tempo e a comunicare i progressi compiuti in modo trasparente e comparabile; con riguardo all'adattamento ai cambiamenti climatici, i Paesi aderenti hanno ora linee guida e possibilità di registrare le loro azioni; i Paesi aderenti dovranno rivedere regolarmente progressi e traguardi sulla base delle più aggiornate evidenze scientifiche. La prossima Conferenza delle Parti, COP25, si terrà a Santiago del Cile.
Nel corso della COP21, svoltasi a Parigi il 12 dicembre 2015, è stato siglato
l'Accordo di Parigi sul clima che sostituirà l'impianto dell'attuale Protocollo di Kyoto. L'Accordo di Parigi è entrato in vigore il 4 novembre 2016. L'Italia lo ha ratificato con la Legge n.
204 del 4 novembre 2016.
L'Accordo di Parigi è un accordo universale, vincolante ed equilibrato che fissa impegni equi per tutte le Parti, stabiliti in base alle differenti realtà nazionali, alla luce delle diverse circostanze nazionali (per maggiori dettagli si veda il Dossier a cura dei Servizi Studi della Camera e del Senato). In particolare, in termini di mitigazione, l'Accordo fissa un obiettivo a lungo termine volto a limitare l'aumento della temperatura ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con l'intento di contenerlo entro 1,5°C. A tal fine le parti dovranno raggiungere il picco globale di emissioni il più presto possibile per poi intraprendere rapide riduzioni in seguito. Inoltre, le parti prepareranno, comunicheranno e manterranno i contributi determinati a livello nazionale (INDC) che intendono progressivamente conseguire. Gli INDC dovranno essere presentati ogni cinque anni sulla base di un meccanismo di revisione degli impegni assunti che prenderà l'avvio dal 2018. Prima e durante la COP21 di Parigi le parti hanno presentato i propri INDC completi. L'Unione europea e i suoi Stati membri sono stati la prima grande economia a provvedere in tal senso il 6 marzo 2015. Gli INDC dell'UE prevedono una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra almeno del 40% entro il 2030. Gli impegni saranno differenziati sulla base delle differenti realtà nazionali: solo i paesi industrializzati sono tenuti a ridurre drasticamente le loro emissioni in termini assoluti, mentre quelli in via di sviluppo sono incoraggiati a farlo man mano che si evolvono le loro capacità. Le parti dovranno poi riunirsi ogni cinque anni per stabilire obiettivi più ambiziosi in base alle conoscenze scientifiche e, in onore al principio della trasparenza, dovranno riferire agli Stati membri e all'opinione pubblica come intendono raggiungere gli obiettivi fissati e segnalare i progressi compiuti attraverso un solido sistema basato sulla trasparenza e la responsabilità. L'Accordo inoltre sostiene una finanza per il clima nella misura in cui prevede che i paesi più ricchi offrano un sostegno finanziario ai paesi più poveri per aiutarli a ridurre le loro emissioni e ad adattarsi ai cambiamenti climatici. La definizione degli importi è stata tenuta fuori dall'Accordo stesso, ma i paesi industrializzati hanno confermato e rinnovato il loro impegno per garantire entro il 2020 un fondo annuale di 100 miliardi di dollari da estendere al 2025. L'Accordo riconosce poi l'importanza di scongiurare, minimizzare e affrontare le perdite e i danni associati agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e la necessità di cooperare migliorando la preparazione delle emergenze e i sistemi di allarme rapido. |
Sicurezza e difesa
La Cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa (PESCO) è stata istituita nel dicembre 2017, coinvolge tutti gli Stati membri dell'Unione tranne Danimarca, Malta e Regno Unito, e si articolerà in due fasi consecutive, la prima delle quali si concluderà nel 2020, seguita da una seconda, della durata di un quinquennio. Dopo il 2025 è previsto un processo di revisione che potrebbe condurre, sulla base dei risultati raggiunti, all'avvio di una nuova fase segnata da un maggior livello di integrazione europea.
Tra gli impegni vincolanti per tutti gli aderenti alla PESCO vanno annoverati la cooperazione per conseguire obiettivi concordati riguardanti il livello delle spese per gli investimenti nella difesa, con la prospettiva di un aumento a medio termine del 20%; l'aumento dei progetti congiunti e collaborativi relativi alle capacità strategiche e di difesa; il ravvicinamento degli strumenti di difesa, armonizzando l'identificazione dei bisogni militari e promuovendo la cooperazione nei settori della formazione e della logistica; il rafforzamento della disponibilità, l'interoperabilità, la flessibilità e la schierabilità delle forze; la cooperazione finalizzata a colmare, anche attraverso approcci multinazionali e senza pregiudizio della NATO, le lacune constatate nel quadro del « meccanismo di sviluppo delle capacità»; la partecipazione allo sviluppo di programmi comuni di equipaggiamenti. I Progetti di cooperazione in ambito PESCO, sono attualmente 34, dei quali 17 approvati dal Consiglio il 6 marzo 2018 e ulteriori 17 il 19 novembre 2018. Allo stato attuale, l' Italia risulta capofila di 7 progetti (Centro europeo di formazione e certificazione per eserciti; sostegno militare in caso di catastrofi, emergenze civili e pandemie; sorveglianza marittima e protezione dei porti; Sistema di contraerea automatizzato; Piattaforma europea per la navigazione nell'alta atmosfera, con compiti di sorveglianza, intelligence e riconoscimento; Rete per la sorveglianza dello spazio militare europeo) e partecipa a ulteriori 17 progetti. La proposta di regolamento che istituisce il Fondo europeo per la difesa è stata presentata il 13 giugno 2018, e il negoziato in sede di Consiglio ha registrato, fin dalle prime battute, una netta prevalenza dei fattori di convergenza rispetto a quelli di contrasto e diversificazione. Obiettivo del Fondo è migliorare la competitività, l'innovazione, l'efficienza e l'autonomia dell' industria della difesa dell'Unione, mediante il sostegno alla cooperazione transfrontaliera tra gli Stati membri e tra imprese, centri di ricerca, amministrazioni nazionali, organizzazioni internazionali e università nella fase di ricerca sui prodotti e sulle tecnologie della difesa, nonché in quella del loro sviluppo. La proposta di regolamento ha l'obiettivo di finanziare progetti collaborativi a livello europeo, sia di ricerca sia di sviluppo, che coinvolgano almeno 3 imprese in almeno tre diversi paesi membri e/o associati. La Commissione europea ha proposto una dotazione di bilancio per il Fondo di 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, di cui 8,9 miliardi di euro per le azioni di sviluppo e 4,1 miliardi di euro per le azioni di ricerca. La proposta sviluppa iniziative già in corso e condotte nell'ambito dell'azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa 2017-2019 (90 milioni di euro di stanziamento) e del Programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa 2019-2020 (500 milioni di euro di stanziamento). Il Patto sulla dimensione civile della PSDC, infine, adottato dal Consiglio lo scorso 19 novembre, si propone l'obiettivo di rafforzare la capacità dell'UE di schierare missioni di gestione civile delle crisi, finalizzate al rafforzamento della polizia, dello Stato di diritto e dell'amministrazione civile in situazioni di fragilità e di conflitto. Nelle conclusioni si è registrata una convergenza degli Stati membri sulla necessità di offrire un maggiore contributo alle missioni civili della PSDC e di potenziare la capacità di reazione civile della PSDC, rendendo possibile l'avvio di una nuova missione con un organico di massimo 200 persone in qualsiasi teatro di operazione entro 30 giorni dalla decisione del Consiglio, con tutto l'equipaggiamento necessario fornito dal deposito strategico e utilizzando la capacità di reazione a più livelli. |
Disinformazione
Il
5 dicembre 2018 è stato presentato, congiuntamente dalla Commissione e dall'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, un
piano d'azione contro la disinformazione (
JOIN(2018) 36, attualmente disponibile solo nella versione in lingua inglese). Questo documento si concentra su quattro settori chiave, che dovrebbero potenziare le capacità dell'UE e rafforzare la cooperazione con gli Stati membri:
Si ricorda, inoltre, che nell'aprile 2018 la Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione (
COM(2018) 236, "Contrastare la disinformazione
on-line: un approccio europeo") in cui si propone un approccio globale al fenomeno mediante la promozione di ecosistemi digitali fondati sulla trasparenza e che privilegiano l'informazione di alta qualità. Si vuole così fornire ai cittadini gli strumenti per riconoscere la disinformazione e proteggere i processi di definizione delle politiche.
Anche a seguito della pubblicazione di tale documento, a fine settembre 2018 le piattaforme
online e l'industria pubblicitaria hanno adottato un
codice di autoregolamentazione. Tale documento contiene impegni su ampia scala, relativi tra l'altro alla trasparenza nella pubblicità politica, la chiusura dei profili falsi e la demonetizzazione dei fornitori di disinformazione.
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Lotta contro il razzismo e la xenofobia
Nella
Dichiarazione sulla lotta contro l'antisemitismo il Consiglio rivolge inviti ed esortazioni sia agli Stati membri che alla Commissione per garantire la sicurezza delle comunità e delle istituzioni ebraiche e dei cittadini ebrei.
In materia si segnala, tra l'altro, la risoluzione del Parlamento europeo del 1° giugno 2017 sulla lotta contro l'antisemitismo (
P8_TA(2017) 0243).
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Dialoghi e consultazioni con i cittadini e preparativi per l'agenda strategica
L'Agenda strategica è adottata dal Consiglio europeo al fine di pianificare il proprio lavoro, definire le priorità d'azione e orientare i programmi di lavoro delle altre istituzioni dell'UE. Il
26-27 giugno 2014 il Consiglio europeo ha adottato l'Agenda strategica per il periodo 2014-2019. Il 20 ottobre 2017 ha adottato l'
Agenda dei leader
, un programma di lavoro concreto volto a preparare il dibattito su alcuni grandi temi e orientare l'azione dell'Unione
fino a giugno 2019, anche in vista della preparazione dell'
Agenda strategica per il prossimo ciclo istituzionale (2019-2024).
L'Agenda dei leader mira a trovare soluzioni alle principali sfide e priorità dell'UE e ad affrontare al più alto livello le questioni maggiormente controverse (migrazione, sicurezza interna, riforma della zona euro, futuro finanziamento dell'Ue, Europa sociale, crescita e occupazione, mercato interno, rafforzamento della cooperazione nella difesa, politica commerciale dell'UE). In base al calendario previsto, il
9 maggio 2019 dovrebbe tenersi a
Sibiu una riunione informale dei Capi di Stato e di governo nella quale si discuterà dell'attuazione dell'Agenda dei Leader e della preparazione dell'agenda strategica per il 2019-2024, che il Consiglio europeo dovrebbe approvare il 20-21 giugno 2019.
I
dialoghi con i cittadini sono iniziative avviate dalla Commissione europea su impulso del Presidente Juncker. Si tratta di dibattiti pubblici con i Commissari europei e altri responsabili decisionali dell'UE, ad esempio membri del Parlamento europeo o rappresentanti politici a livello nazionale, regionale e locale. Gli eventi, organizzati come sessioni di domande e risposte, sono un'occasione per porre domande ai rappresentanti politici dell'UE, esprimere pareri e descrivere gli effetti delle politiche dell'UE sui cittadini. Si ricorda in proposito che il Presidente della Commissione europea Junker ha invitato i membri del collegio a svolgere un ruolo politicamente attivo negli Stati membri, promuovere il dialogo con i cittadini e illustrare e chiarire il programma comune, essere aperti a nuove idee e collaborare con tutti gli interlocutori.
I dialoghi con i cittadini, che sono parte integrante del lavoro quotidiano della Commissione Juncker, sono stati determinanti per i "
dialoghi sul futuro dell'Europa", avviati dall'Esecutivo con il
Libro bianco sul futuro dell'Europa presentato il 1° marzo 2017, e ospitati dalla Commissione europea, insieme al Parlamento europeo e agli Stati membri interessati.
Nel
discorso sullo stato dell'Unione 2017 il Presidente Juncker ha informato che la Commissione europea negli ultimi tre anni ha organizzato oltre 300 dialoghi con i cittadini in 145 città in tutta l'UE. Dal marzo 2017 si sono tenuti inoltre 129 dialoghi con i cittadini sul futuro dell'Europa in 80 città. Tali incontri hanno avuto luogo in presenza del Presidente Juncker, di Commissari e alti funzionari della Commissione e hanno coinvolto un pubblico di quasi 21.000 persone riunite in municipi, musei, teatri e piazze. I dialoghi sul futuro dell'Europa hanno potenzialmente raggiunto 34 milioni di persone tramite media e social media.
Si ricorda infine che è in corso la
consultazione sul futuro dell'Europa, elaborata da un panel di cittadini selezionati, volta a conoscere le opinioni degli europei su questo tema.
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Brexit
Si ricorda che il Consiglio europeo nella riunione straordinaria del 25 novembre 2018 ha: approvato l'
accordo sul recesso del Regno Unito dall'Unione europea e la
dichiarazione politica che definisce il quadro delle future relazioni tra UE e Regno Unito. Il Parlamento del Regno Unito si sarebbe dovuto pronunciare sul testo dell'accordo l'11 dicembre, ma il Primo Ministro, Theresa May, dopo un ampio dibattito svoltosi alla Camera dei Comuni, ha annunciato il 10 dicembre la decisione di rinviare il voto sulla mozione del Governo relativa all'approvazione dell'accordo di recesso, per la mancanza di una maggioranza parlamentare a favore, e in vista di una riapertura dei negoziati con l'UE al fine di avere assicurazioni sul carattere temporaneo della clausola di salvaguardia sul confine tra Irlanda e Nord Irlanda. Si ricorda che, ai sensi dell'
European Union (Withdrawal) Act 2018, il Parlamento del Regno Unito deve in ogni caso pronunciarsi sull'accordo di recesso entro il 21 gennaio 2019. Il Primo Ministro, Theresa May, ha poi indicato che il Parlamento si esprimerà sull'accordo di recesso nella settimana del 14 gennaio 2019. Il Governo del Regno Unito ha intanto avviato iniziative per prepararsi ad un'eventuale uscita del Regno Unito dall'UE senza accordo il 30 marzo 2019.
La Commissione europea, in seguito ad una valutazione circa l'aumentata possibilità che i negoziati per la Brexit non riescano a raggiungere un accordo entro il 29 marzo 2019, ha adottato il 19 dicembre 2018 una
comunicazione con la quale ha presentato un pacchetto di 14 proposte legislative in un numero limitato di aree dove una uscita del Regno Unito dall'UE senza accordo potrebbe provocare maggiori disagi per i cittadini e le imprese, in particolare nel settore delle dogane, dei trasporti aerei, dei servizi finanziari e delle politiche relative al clima. Le disposizioni di tali proposte, che dovranno essere in vigore a partire dal 30 marzo 2019, avranno natura temporanea, limitata nello scopo e saranno adottate in via unilaterale dall'UE. La Commissione invita, inoltre, gli Stati membri - a condizione che misure reciproche siano prese dal Regno Unito - a prendere misure affinchè i cittadini del Regno Unito che risiedano nell'UE alla data del recesso continuino ad essere considerati residenti legalmente e ad adottare un approccio pragmatico volto a garantire in via temporanea lo status di residente. Per quanto riguarda il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale, la Commissione ritiene necessario che gli Stati membri adottino tutte le misure possibili per garantire la certezza del diritto e tutelare i diritti acquisiti dai cittadini dell'UE a 27 e dai cittadini del Regno Unito che abbiano esercitato il loro diritto di libera circolazione prima del 30 marzo 2019.
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Vertice euro
Circa la
riforma dell'Unione economica e monetaria (
UEM), l
'Eurogruppo (in formato inclusivo) ha
adottato il
3 dicembre 2018 una
relazione
ai leader sull'approfondimento dell'UEM.
La relazione evidenzia, tra l'altro, che l'Eurogruppo ha concordato un
term sheet (documento riassuntivo) con i
punti principali per la
riforma del
Meccanismo europeo di stabilità (
MES). Tra questi si segnala, in particolare:
Inoltre, secondo la relazione, l'Eurogruppo ha discusso di
possibili nuovi strumenti di bilancio volti a
rafforzare la zona euro, in particolare sulla base delle proposte della Commissione europea e di Germania e Francia. Quest'ultime, con riguardo agli strumenti per la competitività e la convergenza, hanno recentemente
proposto un bilancio dell'Eurozona, che sarebbe parte del bilancio dell'UE e con dimensioni che sarebbero determinate dai Capi di Stato e di Governo nel contesto del quadro finanziario pluriennale.
Secondo la relazione, l'Eurogruppo ha altresì
tracciato la via da seguire in merito all'Unione bancaria, in particolare accogliendo con favore i
progressi compiuti nella riduzione dei rischi nel settore bancario, chiedendo di
adottare le principali proposte legislative in sospeso concernenti l'Unione dei mercati dei capitali entro la primavera del 2019 e avviando i lavori su una tabella di marcia per i negoziati politici sulla proposta per la creazione di un
sistema europeo di assicurazione dei depositi (
EDIS), in merito alla quale è stata annunciata l'istituzione di un
gruppo di lavoro ad alto livello che dovrà riferire entro giugno 2019 sul lavoro svolto.
La comunicazione della Commissione europea "
Per un rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro" (
COM(2018)796) sostiene, in primo luogo, che occorre completare l'Unione economica e monetaria, l'Unione bancaria e l'Unione dei mercati dei capitali per creare le condizioni favorevoli per la ripresa della crescita e il rafforzamento della resilienza agli shock negativi. Inoltre, propone alcune iniziative a tre diversi livelli per consolidare ulteriormente il ruolo dell'euro: a livello del settore finanziario europeo (per garantire l'esistenza di mercati finanziari denominati in euro sviluppati in profondità e perfettamente operativi); a livello del settore finanziario internazionale (in cui un ruolo più incisivo dell'euro sarebbe vantaggioso per la stabilità finanziaria mondiale); a livello dei principali settori strategici (ad esempio, energia, prodotti di base e costruzione aeronautica).
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