XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta su sicurezza e degrado delle città

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Martedì 28 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Causin Andrea , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti di Confedilizia:
Spaziani Testa Giorgio , presidente di Confedilizia ... 3 ,
Gabardi Vanoli Bruna , responsabile del coordinamento urbanistico ... 5 ,
Pietrolucci Marco , membro del coordinamento urbanistico ... 7 ,
Librandi Gianfranco (CI)  ... 8 ,
Gabardi Vanoli Bruna , responsabile del coordinamento urbanistico ... 9 ,
Spaziani Testa Giorgio , presidente di Confedilizia ... 9 ,
Causin Andrea , Presidente ... 10 

Audizione di rappresentanti di associazioni e di comitati di cittadini residenti nei Municipi III, XII e XIII di Roma Capitale:
Causin Andrea , Presidente ... 10 ,
Piso Vincenzo (Misto-USEI-IDEA)  ... 10 ,
Causin Andrea , Presidente ... 10 ,
D'Arcangeli Patrizia , Rete dei comitati di quartiere del terzo Municipio ... 10 ,
Corsi Alessandro , Comitato «Quelli del 6 novembre – Salviamo Prati Fiscali» ... 11 ,
Poggiani Daniele , Comitato spontaneo cittadini Villa Spada ... 12 ,
D'Angelo Loreto , Comitato di quartiere Fidene ... 13 ,
Bettini Andrea , Comitato di Castel di Guido ... 13 ,
Piso Vincenzo (Misto-USEI-IDEA)  ... 15 ,
Causin Andrea , Presidente ... 15 ,
Piso Vincenzo (Misto-USEI-IDEA)  ... 15 ,
Morassut Roberto (PD)  ... 16 ,
Bettini Andrea , Comitato di Castel di Guido ... 16 ,
D'Arcangeli Patrizia , Rete dei comitati di quartiere del terzo Municipio ... 17 ,
Corsi Alessandro , Comitato «Quelli del 6 novembre – Salviamo Prati Fiscali» ... 17 ,
Poggiani Daniele , Comitato spontaneo cittadini Villa Spada ... 17 ,
Piso Vincenzo (Misto-USEI-IDEA)  ... 18 ,
Corsi Alessandro , Comitato «Quelli del 6 novembre – Salviamo Prati Fiscali» ... 18 ,
D'Arcangeli Patrizia , Rete dei comitati di quartiere del terzo Municipio ... 18 ,
Piso Vincenzo (Misto-USEI-IDEA)  ... 19 ,
Bettini Andrea , Comitato di Castel di Guido ... 19 ,
Poggiani Daniele , Comitato spontaneo cittadini Villa Spada ... 19 ,
Causin Andrea , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA CAUSIN

  La seduta comincia alle 10.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, in seguito, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti
di Confedilizia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Confedilizia, che ringrazio di aver accolto l'invito della Commissione.
  Sono presenti il presidente, Giorgio Spaziani Testa, la responsabile del coordinamento urbanistico, Bruna Gabardi Vanoli, il responsabile dei rapporti istituzionali, Giovanni Gagliani Caputo, e un membro del coordinamento urbanistico, Marco Pietrolucci, che ringrazio della loro presenza.
  Do la parola all'avvocato Spaziani Testa, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimento.

  GIORGIO SPAZIANI TESTA, presidente di Confedilizia. Ringrazio la Commissione dell'invito a esporre, come proprietà immobiliare, le nostre osservazioni con riferimento a questa iniziativa.
  Abbiamo seguito sin dalla fase di gestazione in Parlamento la proposta d'inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, e abbiamo apprezzato l'esito che si è avuto con la costituzione della Commissione. Se il Presidente consentirà, dopo una mia breve introduzione, interverranno l'avvocato Gabardi Vanoli, la nostra responsabile del coordinamento urbanistico, e l'architetto Marco Pietrolucci.
  Abbiamo lasciato all'attenzione della Commissione un volume dell'architetto che dimostra una modalità concreta di intervento sulle periferie. È uno studio presentato all'università di Roma pochi giorni fa, con il quale si formulano proposte con riferimento alla città di Roma, in particolare all'utilizzo degli spazi, alle periferie e al grande tema del Raccordo anulare e della copiosa popolazione che insiste intorno a quella parte del territorio, che viene chiamata periferia, ma che – come illustrerà meglio l'architetto Pietrolucci – è un'altra parte della città.
  Come proprietà immobiliare, siamo sempre più attenti anche a tutto ciò che non è direttamente collegato alla proprietà stessa. Mi spiego meglio. Spesso, per esigenze urgenti e di difesa degli interessi della proprietà immobiliare, dobbiamo occuparci di quanto immediatamente viene in mente quando si parla di un'associazione di proprietari di case e di immobili, ovvero la tutela rispetto a un eccesso di fiscalità, che tuttora abbiamo, o ai rapporti tra proprietari e inquilini, con tutta la legislazione relativa alla locazione, mai adeguatamente sostenuta in questo Paese, o ancora ai rapporti all'interno dei condomini, che sono un'espressione importante della proprietà immobiliare in Italia. Oltre a tutte queste incombenze, che fanno parte della nostra azione quotidiana, spesso dettata – ripeto – delle esigenze contingenti, se non addirittura di emergenza, Confedilizia vuole Pag. 4presentarsi come l'associazione che propone anche delle ricette: formuliamo proposte con riferimento a tutto ciò che ruota intorno alle case, ai locali commerciali e agli uffici dei nostri iscritti e dei nostri rappresentati, ovvero dei proprietari, spesso famiglie o grandi enti. Abbiamo accolto con molta soddisfazione il fatto che il Parlamento abbia voluto occuparsi formalmente di questi temi. L'avvocato Gabardi Vanoli e l'architetto Pietrolucci esprimeranno più in concreto il nostro pensiero su questi temi. Io invece vorrei fare solo alcuni accenni.
  Il primo riguarda una segnalazione che ho visto con molta soddisfazione nel provvedimento di istituzione della Commissione, quando si fa riferimento alla «partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla gestione delle politiche rivolte alle periferie e alla necessità di stimolare associazioni locali di cittadine e cittadini». Questo mi ha fatto venire subito in mente una norma molto importante, introdotta nel nostro ordinamento da ultimo con l'articolo 189 del Codice degli appalti e ancor prima con un precedente decreto-legge, cioè la possibilità che viene data ai comuni di conferire alcune funzioni a gruppi di cittadini in cambio di agevolazioni fiscali. Crediamo molto nella possibilità di delegare a gruppi di cittadini la gestione di alcune aree delle città, come le periferie, ma non necessariamente queste, per venire incontro a esigenze che spesso le amministrazioni locali non riescono a soddisfare. Ecco, noi crediamo molto in questa forma di sussidiarietà, che deve, però, essere conosciuta, portata avanti e attuata soprattutto degli enti locali, in particolare dai comuni. Abbiamo apprezzato molto questo riferimento.
  Ugualmente, leggendo i principi alla base di questa Commissione d'inchiesta, nella delibera del 27 luglio leggiamo di alcune attività che Confedilizia svolge quotidianamente per venire incontro alle esigenze che si pongono nelle nostre città. Il primo elemento che mi viene in mente, che confina con la questione della fiscalità alla quale accennavo prima, è che da mesi stiamo denunciando, insieme alle associazioni dei commercianti, lo stato di assoluto abbandono che sta riguardando i locali commerciali. Confesercenti ha parlato di 630.000 locali sfitti. Fra le diverse cause – non stiamo qui a denunciarle – una fortissima, indicata dalle stesse associazioni dei commercianti, è l'eccessiva tassazione nei confronti di chi mette i locali a disposizione dei commercianti, degli artigiani o degli aspiranti tali, cioè le famiglie che li possiedono, le quali subiscono, appunto, un eccesso di tassazione che le porta a considerare sempre meno appetibile questo tipo di investimento, quindi a dismettere piano piano questi immobili, tentando di venderli, ma poi, non riuscendoci, li lasciano al degrado più assoluto. Anche questo è un discorso molto concreto. Dovremmo intervenire – lo stiamo dicendo al Governo e al Parlamento da alcuni mesi – sulla tassazione dei locali commerciali, affinché, almeno da quel punto di vista, si possa migliorare una situazione che sta diventando molto preoccupante, non solo nelle periferie, ma anche in molti centri storici delle nostre città.
  Vorrei citare due cose concrete che stiamo portando avanti. La prima è la battaglia antigraffiti, che potrebbe sembrare un elemento meno importante con riferimento ai discorsi che sono in corso di esame nelle audizioni di questa Commissione d'inchiesta, ma è una parte importante del decoro delle nostre città e delle periferie, come vediamo da quello che ci dicono i cittadini. Far parte di una comunità vuol dire anche sentirla come decorosa, viverci non dico con gioia, ma con serenità, non avendo di fronte agli occhi ogni giorno spettacoli poco piacevoli. Ecco, fra gli spettacoli poco piacevoli c'è anche il degradarsi dei nostri edifici per il fenomeno dei graffiti, che stiamo contrastando in tutti i modi, anche attraverso gruppi di cittadini organizzati dalle nostre associazioni territoriali affinché abbia a terminare.
  Un altro tema importante è quello delle occupazioni abusive degli immobili. Non possiamo nasconderci – c'è un cenno anche nella delibera di questa Commissione – che l'eccessiva tolleranza di situazioni di occupazioni abusive di edifici pubblici e Pag. 5privati può comportare problemi in termini di sicurezza e di degrado nelle nostre periferie. Siamo anche preoccupati dai contenuti del decreto-legge sulla sicurezza e sui poteri dei sindaci attualmente all'esame del Parlamento, che interviene, secondo noi, in modo non corretto su questo tema.
  Un ultimo accenno è a un'iniziativa internazionale con un nome un po’ curioso, «Abracadabra», alla quale Confedilizia partecipa attraverso l'Unione internazionale della proprietà immobiliare, che coinvolge diversi Paesi europei e si occupa di esaminare gli strumenti normativi a disposizione per la riqualificazione dei centri urbani. In questo caso, Confedilizia, in quanto associazione italiana della proprietà immobiliare, in collaborazione con le altre associazioni della proprietà europee e del mondo, propone soluzioni su questi temi così importanti.
  La ringrazio ancora, presidente. Se lei consente, la parola potrebbe passare all'avvocato Gabardi Vanoli e successivamente all'architetto Pietrolucci.

  BRUNA GABARDI VANOLI, responsabile del coordinamento urbanistico. Vorrei fare un intervento di carattere tecnico. Sono di Milano, e lavoro con il TAR Lombardia e il comune di Milano. La regione Lombardia – Milano in particolare – è una punta avanzata in tutti i provvedimenti e le iniziative. Come punta avanzata, si occupa delle problematiche più scottanti che ci sono sul tappeto. Delle periferie se ne occupava già prima della legge di stabilità che ha dato avvio alla procedura legislativa. Infatti, se n'è sempre occupata sul fronte sociale, ma purtroppo meno su quello legislativo. Si è sempre detto e si continua a dire che Milano, anche se non è di certo, come dice Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, una città in disfacimento, presenta grossi problemi in primo luogo in merito alla casa. Questo problema è legato a quello della periferia, visto che il centro di Milano, come è noto, si è andato svuotando perché una certa categoria di abitanti – i pochi che sono rimasti – non sono in grado di sopportare il mercato locatizio. D'altra parte, il mercato locatizio, come ben dice il presidente, che continua a ripeterlo, non è supportato: è un mercato che non può essere affrontato dal punto di vista economico come una volta, quando c'era l'investimento nella casa perché dava da vivere non solo ai Pirelli, ma anche alla povera anziana che viveva con la sua pensione con l'affitto. Adesso siamo in grossa difficoltà, quindi i cittadini si sono spostati verso le periferie e vanno a cercare la casa nei comuni periferici della città metropolitana. Tuttavia, già prima della città metropolitana si sono spostati nelle periferie, dove hanno costruito con un livello non eccezionale e non omogeneamente, per cui sono si sono create delle carenze di urbanizzazione e di collegamento, con, appunto, delle grosse difficoltà. Il problema più importante è ancora quello della casa. Bisognerebbe vedere quali sono le necessità di insediamento sul territorio: chi ha bisogno della casa? Quante case occorrono? Faccio parte della Commissione per il gratuito patrocinio presso il Tar Lombardia. In questa funzione, vedo tutte le domande di gratuito patrocinio, cioè chi chiede l'assistenza di un avvocato gratuitamente per fare ricorsi contro i provvedimenti del comune. Ebbene, la maggior parte di queste richieste riguarda questioni di locazioni con l'Aler. Sono due i filoni del gratuito patrocinio: quello degli extracomunitari che ricorrono contro espulsioni e dinieghi di permessi di soggiorno, e i locatari delle unità dell'Aler. Su questo c'è un grande disordine. Mi ricollego a quello che ha detto pochi minuti fa il presidente. C'è la grossa problematica dell'abusivismo. In queste case, ci sono le esecuzioni e gli sfratti, cioè si chiede il rilascio a persone che non hanno mai avuto un titolo per entrare, ma che poi si sono moltiplicate e succedute a danno di quelle che sono in graduatoria. Insomma, è una cosa gravissima. Fuori, in strada ci sono le povere vecchiette che sono rimaste da sole che non hanno alcuna possibilità, ma sono scavalcate da questa gente. Occorre una mano legislativa che aiuti a superare questa problematica. L'altra mano legislativa deve essere quella urbanistica ed edilizia. Si dice che le case sono vecchie. Infatti, la maggior parte ha più di 40 anni o tantissime anche più di 50. Pag. 6Adesso abbiamo un regolamento edilizio del comune di Milano che pretende che si faccia il collaudo statico di queste case, come dicono i professori di statica del Politecnico. Tuttavia, il principio del regolamento edilizio, che a mio avviso dovrà pur saltar per aria, è che la norma dell'obbligo di collaudo – che entra in vigore tra due anni; devono essere fatti entro il 2019, se non salta per aria magari – favorisce il lavoro di professionisti e costruttori, ma a danno dei proprietari, che è sempre la solita categoria che deve addossarsi qualunque onere si debba discutere. Si prevede il collaudo di tutte le abitazioni che hanno più di 50 anni, ma bisognerebbe distinguere perché ci sono fior di edifici che hanno più di 50 anni, ma stanno benissimo di salute ed edifici fatti l'anno scorso che crollano. Insomma, bisognerebbe fare una differenziazione.
  In generale, si tende a sostenere il principio che è più conveniente buttarli giù tutti e rifarli. Come principio teorico, è più conveniente demolire e ricostruire, con le tecniche moderne e con il risparmio energetico, per cui consumerebbero e costerebbero meno, ma mi spiegate chi paga? A carico di chi? Queste case in condominio non sono, come dico sempre io, abitate da Pirelli a cui possiamo dire di andare nella sua casa in Svizzera mentre gliela rifacciamo. Diciamo che la rifaremo più bella e va benissimo. È un'ottima idea, ma poi cosa ne facciamo di tutte queste persone? Le buttiamo fuori di casa? Dove le mettiamo? Allora, l'unica strada è incentivare l'opera di demolizione e ricostruzione, ma bisogna che l'imprenditore che fa l'operazione, cioè chi costruisce, abbia delle agevolazioni, che devono arrivare generalmente da un piano ricostruttivo.
  Anche voi avete parlato di edilizia convenzionata. In particolare, si parla di accordo su un intervento che, per esempio, deve avere dei premi volumetrici. Infatti, non dobbiamo lasciare che sia possibile ricostruire solo quello che c'è, con tutte le interpretazioni della legge che porta ad arrivare in Consiglio di Stato prima di andare avanti nella costruzione. Questo è il grosso problema giuridico che mi sento di portare in Parlamento, perché qui si fanno le leggi e bisogna che queste semplifichino veramente, cominciando a chiarire chi fa le leggi sull'urbanistica e sull'edilizia. Finora, tutte le leggi di semplificazione e tutti i decreti di attuazione della legge Madia con la nuova SCIA non hanno risolto niente perché non è chiaro su quale tema detti legge lo Stato o e su quale la regione, né cosa può fare il comune. In Lombardia adesso è in vigore la legge sull'uso dei seminterrati. Tutti mi dicono «Benissimo, allora procediamo», invece non possiamo fare nulla perché il comune di Milano deve stabilire quali sono le aree escluse da questa applicazione. Non solo, letta e riletta la legge – ho sentito anche l'interpretazione del relatore – non spiega se i seminterrati possono essere non abitabili oppure se possono essere compresi nella volumetria abitabile. Se sono compresi nella volumetria abitabile è un conto, quindi li trasformiamo e facciamo un mutamento di destinazione d'uso applicandone la relativa la disciplina; se invece non sono abitabili, sono volumetrie che non possono essere occupate da persone, se non abusivamente. Con la legge, li abbiamo resi abitabili, ma senza mutamento di destinazione d'uso. Allora, capisce, presidente, che non c'è un'ipotesi per cui si possa risolvere la questione. L'avvocato non può risolvere chiaramente e indiscutibilmente un problema di questo genere. Pertanto, si comincia a costruire, ma poi c'è il vicino che si ribella, denuncia e chiede l'intervento del comune. Naturalmente, ormai facciamo tutto in regime di SCIA. In Lombardia facciamo anche la Torre Velasca con la SCIA, in sostituzione del permesso di costruire. Tuttavia, se il comune non fa niente, il costruttore termina la casa, dopodiché, dopo due anni, gli dicono che quell'intervento è illegittimo. Questa è l'opera che deve fare il Parlamento.
  Prima di concludere, vorrei segnalare un problema particolare, che pure potrebbe essere risolto a livello legislativo. Per i seminterrati è uscito il problema della pericolosità del gas radon. In audizione, in regione, mi sono sentita dire che nei seminterrati ci mettiamo i poveri a morire di Pag. 7cancro al polmone. Ora, il radon c'è sempre stato ed è in tutti gli ambienti chiusi. Naturalmente, la cosa deve essere rivista perché un'abilitazione sanitaria, necessaria anche per la trasformazione dei seminterrati, deve comprendere l'analisi dell'emanazione di questo gas. Ci sono indici europei, per cui se è a livello eccessivo, non c'è permesso.
  C'è poi il problema degli inquinanti nella trasformazione e nel riuso delle periferie. A Milano ci sono moltissime aree dismesse ex industriali, dove la trasformazione è limitatissima perché la bonifica comporta una spesa enorme in quasi tutti i casi. La bonifica è un procedimento che viene fatto con la partecipazione delle ARPA. Si richiede di andare sempre più sotto per vari comparti, con spese che non sono sopportabili e che deve sostenere chi fa l'intervento. L'intervento di bonifica, che deve essere fatto perché stiamo favorendo l'uso di queste aree dismesse proprio per sopperire al problema delle periferie e che, come abbiamo visto, è particolarmente sentito, ma non c'è solo a Milano, non è un'opera di urbanizzazione? Allora, facciamolo rientrare negli oneri di urbanizzazione e favoriamo lo scomputo. Questa è forse la cosa più importante su cui si deve riflettere. Insomma, cerchiamo, prima di tutto, di fare leggi chiare e poi di smetterla di litigare tra regione, stato e comune, al punto che per fare un intervento ci vogliono 12 avvocati e 14 tecnici, dopodiché occorre il Tar e il Consiglio di Stato. Per allora, il costruttore non ha più i soldi ed è andato a costruire in Romania. Dall'altro lato, il pubblico deve partecipare perché non possiamo risolvere una crisi del genere soltanto a carico di un soggetto operativo.

  MARCO PIETROLUCCI, membro del coordinamento urbanistico. Propongo alla Commissione delle considerazioni generali, che partono dai miei studi sulla città di Roma. Sapere in quali condizioni è il patrimonio immobiliare italiano privato e indicare come fare a metterlo in sicurezza richiede un lavoro di analisi che può durare degli anni.
  Da un punto di vista tecnico, le domande che la Commissione ha posto a Confedilizia presuppongono un lavoro di analisi lungo, difficile e dagli esiti incerti, nel senso che questi grandi lavori di analisi spesso si concludono con censimenti, mentre la questione principale è il progetto. Parlerò, dunque, proprio del progetto. Mi pare che, facendo una sintesi delle questioni, il tema posto dalla Commissione sia cosa fare delle nostre periferie e come rendere più sicuri gli spazi che abitiamo. Allora, vi do alcuni dati importanti.
  Il caso romano è in media nazionale. Più del 50 per cento degli italiani vive in periferia. Parliamo di periferia, ma in realtà si tratta della città contemporanea, cioè di tutto quello che abbiamo costruito negli ultimi cinquant'anni, di cui, peraltro, le amministrazioni locali hanno o dovrebbero avere tutte le informazioni richieste dalla Commissione.
  Un solo dato è sufficiente per capire qual è la nuova condizione delle città. Facciamo un esempio sempre relativo a Roma. Circa un milione di romani vive nel nocciolo interno, quello che il piano regolatore definisce «città storica e consolidata», la città che ha una struttura e un disegno riconoscibile, quindi presumibilmente un migliore stato manutentivo e di sicurezza. L'altro 1,8 milioni di cittadini romani ruota attorno al GRA (Grande Raccordo Anulare) e abita una città definita dagli stessi estensori del piano regolatore «svantaggiata», cioè una città priva di struttura e di forma, prima ancora che di servizi. Chi conosce la storia recente di Roma sa che stiamo parlando di una città esterna e periferica che conta oltre un milione di abitanti, la quale è stata costruita, tra la fine degli anni Sessanta e i nostri giorni, come si dice, «di notte», fuori da qualsiasi controllo, sicurezza e regola. Riteniamo che la situazione romana sia paragonabile a tutti i grandi centri urbani perché il fenomeno dell'abusivismo è stato molto diffuso e pesante nel nostro Paese.
  Rimettere in gioco le periferie è, quindi, un grande tema economico e politico, viste le quantità in gioco. Inoltre, è un grande tema architettonico e urbano, considerata la condizione di modestissima qualità urbana che caratterizza queste parti di città. Pag. 8Se non si vuole consegnare la componente contemporanea delle nostre città a un destino di inessenzialità, occorre interrogarci, più che sui dati relativi alla consistenza del patrimonio immobiliare, sul progetto di rigenerazione delle nostre periferie, che è il tema che le domande pongono. Il tema di fondo è la riorganizzazione della città esistente, di cui si parla da tanti anni senza essere riusciti a fare granché. Le ragioni di questo mezzo fallimento sono molteplici, però ritengo che l'errore più grande, dal punto di vista tecnico urbano, sia stato quello di non avere tracciato un chiaro quadro ideale. In sostanza, è mancato un modello di rigenerazione urbana che chiarisse una volta per tutte che la rigenerazione non è un fatto episodico o di genere, ma un elemento strutturale che deve aiutarci a dare una nuova forma alle nostre città. Insomma, la rigenerazione urbana è una pratica rifondativa, o non è. Allora, la rigenerazione urbana di cui parliamo è contraria agli interventi a pioggia e si misura con programmi di carattere sistemico e relazionale, che mettono sempre al centro le questioni di struttura e di forma di ampie porzioni di città. È tutt'altro da programmi di recupero di questo o quel comparto obsoleto, dismesso. Occorre attivare una grande stagione di progetti urbani, se vogliamo riconfigurare le nostre città. Per quanto riguarda la forma urbana, per molti anni, non se ne è parlato, come se, venendo a mancare la distinzione tra città e campagna, non ci fosse più un problema di struttura e di forma da affrontare. Secondo noi, questo è molto sbagliato perché la forma urbana è un elemento fondamentale di riconoscibilità e identità delle nostre periferie. Quando parliamo di forma urbana, intendiamo quegli elementi che attraversano il tempo della costruzione urbana rimanendo stabili o quantomeno più stabili degli altri. Nelle strategie di rigenerazione urbana si tratta di mettere a fuoco quegli elementi di maggiore qualità urbana e territoriale che vogliamo preservare al futuro e soprattutto che vogliamo diventino l'ossatura portante delle nuove strutture urbane rigenerate, che costituiranno la loro identità futura.
  Che cosa occorre per rigenerare le componenti contemporanee della nostra città? In linea di massima, occorre ripartire dalla giusta intuizione del policentrismo. Le grandi città sono strutturalmente policentriche. Tutto il sistema urbano italiano è policentrico, per cui occorre indicare precisamente i perimetri delle polarità urbane che strutturano i grandi centri urbani. Occorre indicare esattamente i perimetri su cui operare la rigenerazione urbana, mettendo a sistema la grande quantità di programmi attuativi in cui normalmente esplodono i piani regolatori. Abbiamo infatti una disseminazione di programmi attuativi che non aiuta il formarsi di parti di città strutturate, anzi determina le fratture nel corpo urbano contemporaneo che indichiamo come un problema. Occorre un riassetto anche gestionale amministrativo di questi territori, quindi una riforma dei municipi per farli coincidere con le realtà urbane esistenti, una riforma che realizzi nuovi centri urbani tendenzialmente autonomi, a partire dalle periferie delle grandi città. Questo è anche un grande tema di democrazia. Le microcittà indicate dal mio studio più recente su Roma sono una strategia generale per ricomporre i frammenti di città esistente in organismi urbani strutturati e tendenzialmente autonomi e per contrastare i processi di frattura delle nostre società, che sono già materialmente iscritti nel territorio. La città è letteralmente frantumata; è esplosa in un numero imprecisato di schegge, vicine nello spazio, ma separate le une delle altre. Mi piace chiudere questo breve contributo con un'affermazione del professor Purini, il quale pochi giorni fa ha detto che la città è un fatto inconoscibile; la si può solo progettare e, progettandola, conoscerla.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie dell'esposizione. Questi temi sono molto interessanti. Tutte le volte che ne parliamo siamo sempre più sconcertati da come noi italiani abbiamo costruito le nostre città. Sono rimasto molto colpito, perché sono temi che mi appassionano, dalla puntualizzazione sulle occupazioni abusive, che sono un grande problema. Credo che, però, siate d'accordo sul fatto che le occupazioni Pag. 9abusive avvengono perché ci sono poche case popolari. Nel resto del mondo, sullo stock delle case in affitto c'è il 20 per cento di case popolari; in Italia ne abbiamo il 5, per cui è chiaro che se le rubano l'uno con l'altro. Il Governo deve immediatamente mettere mano a questo problema perché è indegno che i cittadini italiani non abbiano una casa. È assurdo che una coppia di anziani va in ospedale a fare gli esami e poi si ritrova senza casa.
  Un'altra cosa che mi ha colpito è l'accenno alle aree industriali da bonificare, che pure è un tema che mi appassiona moltissimo. Anche queste sono di solito in periferia. Sono convinto che, come avete detto, ci vogliano i soldi per bonificare e mettere a posto queste aree, quindi devono intervenire gli imprenditori. Penso infatti che bisognerebbe sgravare gli imprenditori e coinvolgerli.
  Per esempio, a Milano, con il sindaco, sto provando a fare una proposta di intervento con piccoli insediamenti industriali nella città per dare una spinta alle periferie e creare lavoro vicino alle periferie, magari cercando di riportare qui il lavoro che noi imprenditori abbiamo creato fuori dall'Italia, per esempio in Cina. Alla fine, il punto è questo. Il lavoro c'era, ma lo abbiamo esportato, quindi adesso lo dobbiamo riportare qui. Un'altra cosa importante è la tassazione sui locali commerciali, che blocca le attività. Ecco, vorrei approfondire anche questo aspetto. Vi ringrazio di tutte le cose importanti che avete detto.

  BRUNA GABARDI VANOLI, responsabile del coordinamento urbanistico. Lei conviene con quello che dicevo. A Milano se ne parla in continuazione, ma dobbiamo rifare tutto perché abbiamo un regolamento edilizio che dice che se il proprietario non sistema la casa, c'è l'esproprio. Si sono offesi quando ho parlato di esproprio nelle osservazioni, ma in sostanza, se il comune stabilisce una destinazione pubblica, è un esproprio di area: bisognerà metterci mano. Abbiamo cominciato facendo delle osservazioni al PGT, sostenendo che non basta. Dopo, quando si va in comune, i funzionari applicano il regolamento edilizio, ma è un'impresa mastodontica. Certamente, è una questione politica perché non passa niente. Teniamo presente la questione del gas radon, di cui non si è mai parlato a livello legislativo locale. Adesso è arrivato il gas radon: ecco, una cosa di questo genere blocca tutto. Le aree industrializzate sono state vendute, imbrogliando tanta povera gente. I famosi loft di Milano sono stati venduti come destinazione industriale, dicendo però agli acquirenti che potevano fare il mutamento di destinazione. Dopodiché, c'è stato l'intervento del comune e sono tutti ritenuti abusivi.

  GIORGIO SPAZIANI TESTA, presidente di Confedilizia. Vorrei ringraziare l'onorevole Librandi della sottolineatura relativa alla tassazione dei locali commerciali, che è veramente un nostro cruccio. Infatti, è un tema davvero importante. Ho solo un'osservazione con riferimento alla questione delle case popolari. Certamente, sui numeri e sulle necessità si può ragionare, ma bisogna pur dire che – come lei sa bene, soprattutto con riferimento alla città di Milano, ma la cosa riguarda Roma e tanti altri centri meno grandi – c'è anche un problema di controllo sia sulla diffusissima morosità, dichiarata anche dai responsabili nazionali del sistema case popolari in genere, sia di occupazione abusiva da parte non di soggetti che abbiano particolari necessità, ma di soggetti organizzati dalla criminalità. In sostanza, credo che una gestione sana, coerente e rispettosa della legge e delle regole stabilite anche a livello regionale di tutta l'edilizia economica e popolare, variamente denominata, consentirebbe di superare parte di quei problemi, così come dovrebbe esserci una maggiore attenzione del legislatore italiano a quella fetta di locazione che esiste fra libero mercato ed edilizia economica e popolare, alla quale devono accedere sempre più soggetti. Infatti, sempre meno soggetti hanno la possibilità di acquistare, ma, magari, non hanno le condizioni per rientrare nell'edilizia economica e popolare. Mi riferisco, in particolare, alle locazioni a canone calmierato, che furono introdotte nel 1998, ma hanno bisogno di essere sostenute. A questo proposito, cito due cose in particolare. A fine anno scade la cedolare secca del 10 per Pag. 10cento per le abitazioni locate a canone concordato, quindi più basso rispetto a quello di mercato. Ebbene, questa andava prorogata molto tempo fa perché i contratti sono lunghi e i proprietari devono programmare la loro vita, invece stiamo ancora aspettando. Inoltre, serve un limite di legge alla tassazione Imu e Tasi su queste case locate a canone concordato, nelle quali il proprietario fa, appunto, scendere il suo canone per venire incontro alle esigenze dell'inquilino. Se però ai comuni viene lasciata la libertà di fare quello che fanno in molti casi, cioè arrivare addirittura all'11,4 per mille di tassazione Imu e Tasi, è chiaro che questi contratti non hanno lo sviluppo che potrebbero avere e che, di fatto, hanno attraverso la garanzia data dagli accordi territoriali fra associazioni della proprietà e dell'inquilinato.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di associazioni e di comitati di cittadini residenti nei Municipi III, XII e XIII di Roma Capitale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di associazioni e di comitati di cittadini residenti nei Municipi III, XII e XIII di Roma Capitale, che ringrazio per aver accolto l'invito della commissione.
  Sono presenti: per la Rete dei comitati di quartiere del terzo Municipio, Patrizia D'Arcangeli e Massimo Logiacco; per il Comitato «Quelli del 6 novembre – Salviamo Prati Fiscali», Alessandro Corsi, Domenico Acciaro e Farshad Shahabadi; per il Comitato spontaneo cittadini Villa Spada, Daniele Poggiani, Adriano Travaglia e Salvatore Cangialosi; per il Comitato di quartiere Fidene, Loreto D'Angelo; per il Comitato di Castel di Guido, Andrea Bettini, Mauro Solidani ed Elisabetta Gasparri.
  A questo punto, darei la parola a un rappresentante di ciascuna delle associazioni presenti, che avrà a disposizione cinque minuti, pregandoli di attenersi ai tempi anche per motivi organizzativi. Infatti, al termine abbiamo i lavori dell'Assemblea e, come convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, gli interventi dei deputati per eventuali domande, sottolineature o chiarimenti dovranno essere contenuti anch'essi nei cinque minuti, così da lasciare spazio a eventuali risposte da parte degli auditi.
  Come precisato nella convocazione, gli auditi hanno facoltà di consegnare alla presidenza ulteriore documentazione cartacea che possa integrare il contenuto dell'intervento svolto.
  Do, quindi, la parola al signor D'Arcangelo e a seguire agli altri presenti, con riserva per me e per i colleghi di intervenire per chiedere ulteriori chiarimenti.

  VINCENZO PISO. Per quanto riguarda i municipi, si parla del III, XIII e XIV municipio.

  PRESIDENTE. Sono il III e il XIII. Chiedo scusa.

  PATRIZIA D'ARCANGELI, Rete dei comitati di quartiere del terzo Municipio. Faccio parte della rete dei comitati del III Municipio. I nostri problemi sono vari. Innanzitutto, abbiamo il problema degli insediamenti abusivi. In particolare, relazionerò sugli insediamenti abusivi degli zingari (camminanti o rom, come vogliamo dire) presso il viadotto dei Presidenti, che è una strada ad alta velocità che collega i quartieri del municipio. Al centro c'è una square, dove una volta doveva passare la linea Saxa Rubra-Laurentina. Essendo in forte degrado, ci sono insediamenti abusivi in cui vivono anche minori. La cosa grave, oltre al degrado e a tutto quello che un insediamento abusivo può comportare, è che essendo al centro di queste due carreggiate, le persone possono attraversare e pregiudicare la sicurezza di loro stesse e degli autisti che percorrono quella strada, che è – ripeto – ad alta velocità. Questo è un primo problema. Il secondo riguarda un altro accampamento abusivo che è di fronte a una scuola materna. In realtà, non è solo un accampamento abusivo, ma ci sono anche Pag. 11 degli sversamenti di prodotti di dubbia provenienza. Infatti, ci sono bidoni abbandonati della Mercedes, BMW e altre cose di questo genere. Si presume vi siano degli olii che, oltretutto, stanno sversando e quindi si spargono sul terreno. Questo insediamento è in via Rina De Liguoro ed è proprio di fronte a una scuola materna, quindi è un pericolo costante perché se un bambino esce e si avvicina, non si sa quello che ci trova. Ci possono essere poltrone, frigoriferi e principalmente i bidoni di cui dicevo. Abbiamo chiesto al municipio di intervenire, come anche ai Vigili del fuoco e ai NAS. Ora non ricordo bene quali sono le istituzioni che sono intervenute. Insomma, abbiamo fatto tutto quello che era possibile, ma alla fine il municipio ha risposto che non ci sono accampamenti abusivi ma solo un rifugio di felini. Questo, però, mi lascia un po’ interdetta. Se ci sono insediamenti abusivi, perché dire che ci sono rifugi di felini? Oltretutto, quella è una zona molto pericolosa. Nel III municipio, sempre vicino a una scuola materna, ma dall'altra parte, c'è una strada con un avvallamento di circa un metro in cui vi sono delle cabine elettriche. Abbiamo chiamato l'Acea e l'Eni, ma nessuno ci ha saputo dare risposta. In pratica, quelle cabine non sono di nessuno, ma sono lì. C'è un marciapiede, già disastrato di suo, perché pieno di buche e di radici di alberi, dove camminano molti bambini, a volte anche da soli: siccome a 50 metri c'è l'ingresso della scuola, spesso i genitori li lasciano camminare da soli, standogli accanto. C'è il pericolo che i bambini possano cadere in questa buca, che è una specie di costruzione alta un metro. Abbiamo chiesto al municipio di intervenire, ma non abbiamo avuto risposte, né per questo, né per quanto riguarda l'insediamento abusivo sul viadotto dei Presidenti.
  I tre problemi che vi ho appena raccontato, oltre al decoro e al tipo di abuso che si fa del territorio, sono pericolosissimi per la sicurezza ambientale e personale. Se sul viadotto dei Presidenti una macchina non è attenta e una persona attraversa per raggiungere il centro abitato, l'incidente è presto fatto e i danni potrebbero essere molto gravi.

  ALESSANDRO CORSI, Comitato «Quelli del 6 novembre – Salviamo Prati Fiscali». Sono presidente del comitato «Salviamo Prati Fiscali», che insiste sul III municipio. Cerco di interpretare al meglio i fini di codesta Commissione. La cosa che mi ha colpito di più nella delibera istitutiva è la possibilità di acquisire proposte operative che provengono dalle istituzioni territoriali. Nel mio intervento cercherò di fare una rapidissima disamina della situazione di degrado che insiste nella nostra zona d'intervento, dopodiché farò, sommessamente, alcune proposte.
  Lo stato di degrado di Roma è sotto gli occhi di tutti. Non penso ci sia bisogno di una particolare relazione. Il nostro Municipio è afflitto da fenomeni di prostituzione, di rovistaggio e di insediamenti abusivi, senza alcuna regolamentazione. Questo porta a un degrado generale, che comprime le attività commerciali, la libertà degli individui e la nostra vita relazionale in tutti i suoi aspetti. Siamo passati da una fase di denuncia a una di azione e di autodeterminazione. Oggi, con me è presente un rappresentante dei commercianti della zona di Prati Fiscali, che hanno pensato bene di non denunciare più il degrado, ma di passare all'azione. Da soli, in autonomia, ci puliamo le strade, ci tagliamo l'erba delle aiuole e facciamo azione di deterrenza contro la prostituzione scendendo in strada di notte, rischiando di essere picchiati dagli sfruttatori della prostituzione. Questo è il quadro complessivo. Abbiamo sotto le nostre strade il campo abusivo rom di un signore che si è comprato l'immobile, il terreno, e continua a costruire abusivamente. Lascerò a questa Commissione la documentazione, a integrazione di quella che ho già prodotto, dove ci sono informative alla procura e determinazioni dirigenziali di abbattimento. Tra i vostri poteri, rientra quello di acquisire documentazione da autorità giudiziaria, quindi mi aspetto da cittadino che questa Commissione possa aiutarci. Chiediamo aiuto. Da questo campo abusivo parte lo smistamento del ferro, che affligge Roma in tutti i municipi, non solo nel nostro. Basterebbe veramente poco per indurre questi Pag. 12 cittadini al rispetto delle norme. Io, come la mia collega, non li chiamiamo né rom, né zingari: per me, sono cittadini italiani, che, violando la legge, sono passibili di provvedimenti dell'autorità giudiziaria, laddove ovviamente il reato sia perpetrato.
  La proposta sulla prostituzione è molto semplice. Tra i vostri poteri, ho visto che c'è quello di avanzare proposte normative alla Camera, e la preghiera è semplice: proporre un testo normativo che vieti la prostituzione in strada. Abbiamo fenomeni di prostituzione dentro i portoni. I nostri figli vedono a tutte le ore del giorno queste donne sfruttate. Non credo assolutamente, infatti, né noi del comitato crediamo che siano libere di fare quello che fanno. Loro sono a tutte le ore nude. Le strade di interesse sono via Salaria e via Prati Fiscali, appunto, altezza largo Valtournenche. Il provvedimento che chiediamo, quindi, col quale si dimostri un'attenzione da parte vostra, è sulla prostituzione in strada. Il limite della loro libertà di prostituirsi cozza con la nostra libertà. Loro non possono prostituirsi sotto le nostre case. Non voglio affrontare il tema della prostituzione, perché non è questo il consesso dove affrontarlo, ma il fenomeno va necessariamente portato nell'unica sede dove può essere affrontato, che è quella del Parlamento. La prostituzione in strada non può essere più tollerata, in strada no; ovunque decidiate, con tutto quello che si ritiene opportuno sulla discussione, ma in strada non è più ammissibile. Non possiamo subire un atteggiamento di questo tipo. Lascio la documentazione in cui vengono riportati tutti gli elementi svolti dall'autorità giudiziaria capitolina sul campo rom che ho citato. Vi ringraziamo per l'attenzione.

  DANIELE POGGIANI, Comitato spontaneo cittadini Villa Spada. Abbiamo introdotto il problema della prostituzione. Siamo cittadini che vivono su via Salaria, nel quartiere di Villa Spada, immediatamente di fronte alla sede di Sky, che probabilmente tutti avrete visto, perché è imponente. Oltre a soffrire il problema della prostituzione, come diceva l'amico Alessandro, abbiamo un problema importante che ci affligge ormai da cinque anni: nel 2006, su via Salaria qualche politico benpensante ha ritenuto di insediare un impianto di trattamento a freddo dei rifiuti, TMB, trattamento meccanico-biologico, dove vengono conferite circa 750 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti dai cassonetti di tutta Roma, in particolare di tre municipi del quadrante nord. Quest'impianto – ho qui delle piantine che possono testimoniare la vicinanza alle zone residenziali – oltre a produrre miasmi ed esalazioni durante tutto l'arco della giornata, e vi lascio immaginare in particolare nel periodo estivo cosa succede, è stato dislocato proprio in un punto e in una situazione tali da influire veramente sulla vita di circa 40.000 abitanti, anzi: anche gli amici di Prati Fiscali sono ben consapevoli della puzza che li affligge, molto forte secondo la provenienza dei venti. Sono interessati altri quartieri: Villa Spada, Fidene, di cui il collega vi parlerà in dettaglio, Colle Salario, Serpentara, Nuovo Salario. Sono quartieri che più o meno raccolgono 40.000 abitanti, sotto scacco ormai da sei anni, dal 2011. Da sei anni, abbiamo denunciato l'assoluta inadeguatezza di un impianto dislocato in maniera assolutamente impensabile, messo praticamente in mezzo alla città. Da sei anni, siamo continuamente inascoltati. Siamo giunti fino a Bruxelles a portare la nostra denuncia, all'Europarlamento, ma purtroppo le istituzioni italiane dicono che va sempre tutto bene.
  Ora, di fronte al tutto va bene, voglio soltanto porre alla vostra attenzione il fatto che le esalazioni e i miasmi, che rendono letteralmente la vita inaccettabile per tutte queste persone, sono stati condannati da una sentenza della Corte di cassazione per un altro evento, ma assolutamente similare, gemello, perché materialmente, pur rispettando i valori previsti dalla legge, comunque superano la normale tollerabilità dei cittadini. Che cosa significa? Significa che non possiamo essere soggetti e schiavi di una produzione, che riteniamo sì assolutamente indispensabile, o forse indispensabile. L'impianto infatti è di vecchia concezione, l'ex presidente di AMA l'aveva già messo in discussione per la criticità di Pag. 13funzionamento, soprattutto proprio per l'inadeguatezza agli attuali sistemi di smaltimento dei rifiuti. Vi chiediamo, in questa sede, di volere assolutamente prendere provvedimenti affinché le istituzioni competenti in materia ci diano risposte, ci indichino quali percorsi si intende intraprendere per la chiusura. Chiediamo da sei anni la chiusura o l'eventuale dislocamento dell'impianto in altra zona, lontana dalle residenze, ma altamente e densamente abitativa. È assolutamente impensabile che questa gente rimanga, d'estate, con le finestre tappate perché non riusciamo a respirare. È assolutamente impensabile che la nostra vita, tutte le attività commerciali, ricettive, alberghiere, vengano condizionate dall'impossibilità di respirare. Ci sono giornate in cui veramente non si riesce a respirare, in cui i panni devono essere ritirati, la biancheria deve essere ritirata. Abbiamo bussato a tutte le porte, a tutte le istituzioni. Siamo qui oggi per riproporre il problema. Anche l'attuale giunta di governo per Roma, così come la regione Lazio, non ci sanno dare un'indicazione. Siamo completamente esclusi dai tavoli partecipativi in regione Lazio, al comune, dove ci viene detto che al più presto si tenterà una riduzione dell'importazione di rifiuti e si tenterà di chiudere l'impianto. Sono risposte assolutamente inadeguate, inaccettabili per noi, che ormai tutti gli anni, tutti i giorni continuiamo a convivere con questa situazione. Vi prego come Commissione di voler affrontare il problema, veramente annoso e che prende veramente molti quartieri e migliaia e migliaia di cittadini.

  LORETO D'ANGELO, Comitato di quartiere Fidene. Mi riallaccio immediatamente al discorso del comitato di Villa Spada, a cui stiamo tentando in tutti i modi di dare una mano, anche perché Villa Spada è il quartiere più vicino, ma anche Fidene è ormai diventata invivibile ed è impensabile continuare a sopportare tutto ciò. Oltre alla problematica TMB, Fidene ne ha una ancora più grossa relativa alla sicurezza. La settimana scorsa ci sono stati degli spari contro un autobus dell'Atac, con un fermo della linea, ma la richiesta da parte del Comitato di Fidene è relativa, più che altro, alla viabilità. Abbiamo dei posti, delle zone di Fidene, in cui non è possibile accedere con i mezzi di soccorso per problematiche legate alla sosta selvaggia: la piazza Vocazionisti, in cui c'era stato un primo progetto di riqualificazione da parte del comune, ormai è diventata una sorta di bolgia per la sosta selvaggia, non c'è più la possibilità di attraversare neanche con la carrozzina e i bambini. Il comitato di quartiere di Fidene è sorto spontaneo per tre motivi, tra cui la viabilità e la riqualificazione delle aree verdi. Abbiamo adottato il parco di Bonaventura, perché ormai era devastato da problematiche legate a incontri notturni di tossici e di altre persone, che di notte appunto bivaccano vicino alla scuola. C'è anche il parco di largo Labia, ancora chiuso nonostante ci sia stata anche una concessione per riaprirlo. Parco di largo Labia presenta anche un'altra problematica: metà è comunale, metà è ancora oggetto di contenzioso da parte del costruttore, che ha fatto delle porzioni di fabbricati adiacenti, di cui doveva avere la gestione. In questo parco c'era un laghetto artificiale che non esiste più. Tutti gli animali sono stati recuperati dalla Protezione civile, da Legambiente, ma i ragazzini hanno ugualmente dei brutti incontri a tutte le ore, perché ci sono drogati, zingari, proprio attaccati – il viadotto Saragat è attaccato a questo parco – e di notte si vedono solo falò. È una situazione di degrado insopportabile. Ultimamente, alcuni cittadini sono anche scesi in strada, rincorrendo zingari che entrano nei cassonetti. Alcuni hanno cominciato a mettere anche la videosorveglianza, perché si trovano persone all'interno dei propri spazi comuni e vicine alle attività a tutte le ore del giorno.
  Noi chiediamo tre cose: la viabilità, la sicurezza e rispetto per quei piccoli polmoni verdi ancora esistenti, per riqualificarli.

  ANDREA BETTINI, Comitato di Castel di Guido. Ringrazio il presidente, ringrazio gli onorevoli deputati della Commissione che ci hanno invitato e ci hanno dato l'opportunità di parlare del nostro territorio. Sono qui in rappresentanza del comitato di quartiere di Castel di Guido, comitato Pag. 14 che si è costituito recentemente e che cerca di portare avanti e mettere sotto la luce dei riflettori tutte le problematiche legate al nostro bellissimo territorio. Parlare di degrado e anche di bellissimo territorio può sembrare una contraddizione in termini, ma non lo è. Noi abitiamo in un'area rurale subito fuori dal raccordo anulare, sulla via Aurelia – ci spostiamo dalla Salaria all'Aurelia, in questo caso – che presenta una serie di problematiche legate a tante cose che insieme, come tante piccole concause, creano problemi di disagio e di vivibilità degli abitanti che ci vivono, e anche produttivi.
  Perché dico anche produttivi? Il territorio di Castel di Guido ospita da sempre, da secoli, ma mi riferisco agli ultimi decenni, l'azienda agricola di Castel di Guido, un'entità molto importante nel territorio e nell'agro romano. Per decenni, infatti, ha fornito prodotti caseari, latte, bestiame a tutti gli Ospedali riuniti di Roma, il Santo Spirito, il San Camillo, il Sant'Eugenio e altri, quindi comunque alla sanità della capitale. Si trova in una situazione attuale di incertezza gestionale. La proprietà è ufficialmente della regione Lazio, la gestione da circa quarant'anni del comune di Roma, e si trova in un totale stato di abbandono e di degrado. Non ci sono finanziamenti, non ci sono soldi per farla ripartire. Aveva 90 dipendenti e ne ha 8. Questo significa una serie di cose. Perché parlo anche dell'azienda agricola? Per far ripartire un territorio, si parte anche dalle sue attività produttive. Castel di Guido non ha come problema principale soltanto quello dell'azienda agricola lasciata a sé stessa. Si trova in un bellissimo territorio, che ospita anche un'oasi della Lipu, per farvi capire, ed è oggi preda, ma da tanto tempo, di prostituzione – ne abbiamo sentito parlare da parte di tutti i comitati che mi hanno preceduto – di discariche a cielo aperto. Una volta, la via di Castel di Guido era la vecchia via Aurelia, prima che fosse rifatta all'inizio degli anni Sessanta la nuova via Aurelia: su questa strada, ogni 50 metri c'è una piazzola con la prostituta di turno, con un'area di discarica veramente a cielo aperto, che crea tutto quello che potete immaginare come mancanza di igiene e degrado puro e semplice. Il problema legato a questa tipologia di discarica è di essere considerati una terra non controllata, una sorta di terra di nessuno: si sa che, se si va nel territorio di Castel di Guido, si può scaricare qualunque tipologia di materiali. Noi troviamo materiali che non sono legati soltanto all'inciviltà pura e semplice delle persone che vi transitano, che magari lanciano il sacchetto della spazzatura: ci sono rifiuti di ogni tipo, edili, chimici, pannelli eternit. Riteniamo che ci sia una filiera nascosta, che ci preoccupa molto per la nostra vivibilità, per la nostra mancanza di igiene, che fa di Castel di Guido una terra di fatto non controllata da nessuno. Purtroppo, questo fa anche ahimè del nostro un territorio di accampamenti abusivi, dove su 2.000 ettari – questo è il territorio dell'azienda agricola di cui vi parlavo poc'anzi – praticamente non controllati, non recintati, c'è una serie di accampamenti abusivi, che portano un rischio incendi altissimo, soprattutto estivo, come potete immaginare, una totale mancanza sanzionatoria e tutto quello che comporta da un punto di vista di degrado sociale e igienico. Aggiungo, e forse è la prima cosa che avrei dovuto dire, ma mi fa piacere dirla a conclusione di questo mio discorso, che l'urbanizzazione è comunque intensa a Castel di Guido, dove abitano migliaia di persone, che nel 90 per cento dei casi non hanno le opere primarie di urbanizzazione per le quali tutti noi abitanti di Castel di Guido paghiamo i normali oneri. Sto parlando di opere fognarie, di acqua corrente, di inesistenza di allacci a un metanodotto, di illuminazione pubblica carente. Praticamente, moltissime zone di Castel di Guido sono al buio. Sto parlando, in generale, di tutta quella serie di servizi per i quali noi cittadini paghiamo le tasse. Ci sentiamo davvero abbandonati. C'è un problema di manutenzione delle strade. Concludo dicendo che tutte le cose di cui ho parlato sono un tutto unico. Il territorio di Castel di Guido potrà ripartire, a nostro parere, se ripartirà un'attività produttiva sana, come quella che per decenni ha fornito gli Ospedali riuniti, se ci saranno maggiori controlli. La regione Lazio sta per fare Pag. 15un bando, e stiamo chiedendo di essere interpellati per l'assegnazione della tenuta di Castel di Guido. Ci auguriamo che tutto questo sistema «virtuoso» possa ripartire. Soltanto ripartendo un sistema unico, unitario, univoco, riteniamo che la qualità della vita di tutti gli abitanti di Castel di Guido possa rinascere e possa ripartire.

  VINCENZO PISO. Presidente, prima di formulare domande, come ci vogliamo organizzare? Qui abbiamo realtà di municipi diversi: facciamo le domande immediatamente su tutto quello che abbiamo sentito o vogliamo prima parlare di un municipio e poi dell'altro? Facciamo su tutto?

  PRESIDENTE. Per motivi anche organizzativi, direi di farle su tutto.

  VINCENZO PISO. Il III è un municipio che conosco abbastanza bene, perché sono nato in quel municipio, che una volta era il IV. Sappiamo che è uno dei più popolosi di Roma, se non il più popoloso e ultimamente si è anche allargato come dimensione. Oggi ci avete raccontato una storia purtroppo abbastanza diffusa nelle aree periferiche della nostra città: insediamenti abusivi, quest'impossibilità, o comunque non capacità a oggi, di controllo relativamente al dato, positivo di Roma, della presenza di grandi aree verdi, che però rischia di diventare assolutamente negativo. Voi siete limitrofi anche alla Salaria, alla grande area verde della Marcigliana, peraltro bellissima. In questa situazione, con una serie di problemi, abbiamo l'inserimento dell'impianto industriale di Ama da diversi anni, proprio a ridosso di un'arteria a grande scorrimento, come anche il viadotto dei Presidenti, a cui faceva poc'anzi riferimento, dove insistono una serie di fenomeni legati alla prostituzione su strada. Vicino c'è anche una ferrovia, se non sbaglio, per diverso tempo luogo di ritrovo sempre di sbandati, di insediamenti abusivi delle più disparate specie, per cui possiamo parlare tranquillamente di un quadrante sicuramente ad alto rischio.
  Rispetto a tutto questo, l'interlocuzione con le istituzioni locali, la possibilità di iniziare a ragionare su tutta questa serie di problemi sulla base di un progetto complessivo, che tenga conto di tutto questo, c'è stata? Sono state date perlomeno delle risposte in termini di attenzione? Quella è una zona Sky, come poc'anzi stavate ricordando: il problema di Sky l'abbiamo risolto, nel senso che molto probabilmente se ne andranno, per cui avremo un elemento in meno di aiuto al controllo, perché quando le zone poco alla volta si desertificano, chiaramente sappiamo quello che accade. Prima, sentivo di una serie di indicazioni che sono arrivate, per esempio, relativamente all'insediamento industriale di Ama Salaria: vi è stato detto che entro un certo numero di anni quest'insediamento dovrebbe andar via. Al di là di questo, c'è stato un approccio complessivo sul tema? Qual è la risposta o l'attenzione delle istituzioni locali? Questo mi interessa. La nostra è una Commissione che dovrà dare delle indicazioni. Credo che quest'impianto di Ama Salaria rappresenti un archetipo, nel senso che, partendo anche dall'esperienza di quest'impianto, possiamo dare indicazioni su come fare in modo che situazioni del genere insistano su territori fortemente urbanizzati, come quello nel quale vivete voi. Vorremmo capire come le istituzioni locali si comportano davanti a questo tipo di situazione.
  Per quanto riguarda Castel di Guido, credo che il ragionamento sia assolutamente uguale, seppure nella differenza di realtà. Anche lì parliamo di un archetipo, di una situazione particolare, di una grande azienda agricola, inserita in un contesto anche di alto pregio, con una serie di problemi, appunto antichi. Sono assolutamente d'accordo con quello che lei ha detto alla fine, ovvero che parliamo di problemi che si deve cercare di affrontare in maniera complessiva. Non è pensabile avere una situazione di degrado in un'area verde di altissimo pregio e lasciar andare in malora quell'azienda, per poi pensare di riqualificare una zona che ha necessità di interventi di urbanizzazione primaria. Questo ragionamento non tiene. O viaggia sulla base di un programma, cadenzato, spalmato nel tempo, che proceda di pari passo Pag. 16con una riqualificazione complessiva, o non si va da nessuna parte. Lì mi sembra di capire che la regione qualcosa abbia iniziato a fare. Vorrei capire come gli enti locali si stanno ponendo anche rispetto a questo tema.
  Queste sono, essenzialmente, le domande che vi rivolgo in questa fase.

  ROBERTO MORASSUT. Sono sul territorio e hanno informazioni più aggiornate di tutti noi, da un certo punto di vista. Vorrei capire quale è la situazione di attuazione e gestione del parco delle Sabine. Inoltre, vorrei capire meglio la situazione di Castel di Guido. Dal punto di vista urbanistico, il comprensorio di Castel di Guido com'è caratterizzato? È una convenzione o è un nucleo recuperato? A che cosa, particolarmente, fate riferimento in relazione a Castel di Guido, che è un'azienda agricola, ma poi ha insediamenti di varia natura? Quando si dice che non ci sono le opere di urbanizzazione, ci si riferisce a quale tipo di situazione?

  ANDREA BETTINI, Comitato di Castel di Guido. Per rispondere brevemente all'onorevole che mi ha fatto la domanda sul rapporto con i vari enti locali, ribadisco quanto dicevo prima nel mio intervento.
  La regione Lazio è proprietaria di questi 2.000 ettari di terreno all'interno dei quali si trova l'azienda agricola, che però non gestisce, e che infatti gestisce il comune di Roma, e da quanto ci risulta – abbiamo partecipato a un'audizione in regione, quindi do informazione di qualcosa di cui siamo venuti a conoscenza ufficialmente – sta per indire un bando, che credo di aver capito dovrebbe essere promulgato entro la fine del mese di aprile, alla quale stesura abbiamo chiesto come comitato di cittadini di partecipare. Vorremmo capire i criteri, preservare la biologicità dell'agricoltura, il rispetto dell'ambiente, senza entrare qui nel dettaglio.
  Per quanto riguarda il rapporto con il comune di Roma, come comitato di quartiere abbiamo rapporti sia con il municipio XIII, che è sempre estremamente disponibile nei nostri confronti, che ascolta tutte le istanze che portiamo. Peccato che ogni volta ci dice che comunque non ci sono fondi. Noi chiediamo cose anche piccole, come la cartellonistica, la segnaletica orizzontale e verticale, di mettere in sicurezza la strada, di mettere dei fossati di scolo, perché quando piove l'acqua inonda la strada, e non ci sono mai i soldi per fare niente. Dall'altra parte, il comune di Roma ha la gestione dell'azienda agricola da quarant'anni e vuole assolutamente riprenderne il controllo, con l'azienda che ha bisogno di forti investimenti: qualcosa non ci quadra, non ci torna. Il comune di Roma ha già la gestione dell'azienda agricola, non deve vincere qualcosa per ottenerla. Vuole assolutamente averla, ma poi sembra che non ci siano i fondi. Ora, l'azienda agricola riparte se qualcuno ci mette i soldi. Chiudo l'argomento.
  Quanto agli insediamenti di cui mi parlava, mi riferivo all'assenza di servizi primari, come le fogne e l'acqua. Ha ragione lei, il territorio di Castel di Guido è molto lungo. Consideri che la strada di Castel di Guido percorre in lunghezza 5,4 chilometri, più o meno paralleli alla via Aurelia, ma all'interno dei quali ci sono tante zone di urbanizzazione, come quella dell'ente Maremma, o consorzi stradali veri e propri. Personalmente, abito nel Consorzio Residenza Aurelia, poi c'è il consorzio di via Bolasco e via Seganti. Ci sono vari agglomerati urbani, che comunque contano complessivamente migliaia di abitanti. Tutte queste persone pagano normali, come è giusto che sia, oneri di urbanizzazione da cittadini romani. Siamo sotto il comune di Roma. Il paradosso, mi piace ribadirlo, è che gli oneri di urbanizzazione li paghiamo come chi abita in via del Corso, per dire. A differenza di chi abita in via del Corso o in via Cola di Rienzo, non abbiamo né le fogne, né l'acqua, né il gas metano. Tutto questo ci comporta dei grandi disguidi. Le urbanizzazioni esistono, sono presenti da decenni. Qualche situazione è stata condonata, qualche altra è stata sanata, sicuramente. Oggi c'è una situazione di regolarità per tutto quello che è regolare, mi scusi la battuta. Poi c'è una serie di situazioni di abusività, ci sono accampamenti abusivi, Pag. 17ma lo dicevo prima. Che ci siano poi centinaia di persone che vivono in mezzo ai boschi, che si fanno da mangiare, che si fanno le baracche, che comunque, anche se mandati via, il giorno dopo tornano perché di sgomberi ce ne sono stati, è la verità.

  PATRIZIA D'ARCANGELI, Rete dei comitati di quartiere del terzo Municipio. Rispondo per quanto riguarda il III municipio e il Parco delle Sabine. Il Parco delle Sabine è un luogo astratto, nel senso che non si sa se effettivamente sia un posto dato al municipio o sia ancora del costruttore. Adesso, sono i cittadini che si stanno adoperando per pulirlo e mantenerlo, ma questo vale per il Parco delle Sabine, come per tutti i parchi nel III municipio, per tutte le strade. Se non ci sono i cittadini che puliscono, non c'è assolutamente niente. Per quanto riguarda il dialogo con le istituzioni, noi mandiamo PEC e, nel 99 per cento dei casi, non riceviamo risposta a ciò che chiediamo. Se riceviamo risposta, ci viene detto che non ci sono fondi, che non possono fare niente, che fanno lo sgombero degli accampamenti, ma dopo due o tre giorni si ripresentano. È il cane che si morde la coda. Anche noi ci siamo stancati di chiedere qualcosa che non si può fare. Oltretutto, non ci viene neanche risposto. A maggior ragione, non ci viene risposto sulla sicurezza. Noi chiediamo sicurezza per il nostro territorio e non ce l'abbiamo. Tutto qui.

  ALESSANDRO CORSI, Comitato «Quelli del 6 novembre – Salviamo Prati Fiscali». Sarò brevissimo. Sui rapporti con le autorità mi associo ai colleghi. La cortesia c'è. In qualche caso, ho visto un presidente di municipio scendere coi poliziotti e andare con energia a difendere i nostri diritti, ma sembrava un Don Chisciotte, che comunque ringrazio. È qui in sala il presidente del vecchio municipio e lo ringrazio. Lo hanno ringraziato tutti i cittadini, perché ci ha messo veramente l'anima. La riflessione è che questi uomini sul territorio sono soli e si scontrano con i dipartimenti al comune, che è di un altro colore. Non si comprende che l'amministrazione di una città come Roma è il biglietto da visita per l'Italia. Se non si è uniti su questo, non arriveremo mai a nulla. I cittadini chiedono buona amministrazione, non chiediamo scelte politiche. Ai politici che sono qui in sala, agli onorevoli deputati, chiediamo invece dei provvedimenti normativi. Un provvedimento normativo sulla prostituzione in strada è una risposta come sugli insediamenti abusivi o sul rovistaggio.
  Quanto ai rapporti con le autorità giudiziarie, la polizia municipale, i Carabinieri, la Guardia di finanza, quest'ultima ad esempio interveniva in nostra difesa quando accendevano i roghi della prostituzione e consumavano amplessi sotto le nostre case a tutte le ore del giorno, ma poi la risposta era: «Fate qualcosa, ci hanno tolto l'ordinanza – all'epoca era l'ordinanza Alemanno sulla prostituzione – ci hanno tolto l'unica arma che avevamo». Non voglio fare pubblicità ad Alemanno, non me ne importa niente, non è questa la sede, ma c'era qualcosa, c'era l'ordinanza contro la prostituzione. Adesso non c'è più nulla, quindi le prostitute vengono identificate la prima volta; la seconda volta, non le identificano più e arrivederci e grazie. E io devo passare con mio figlio e giustificarmi del fatto che una signora vada al mare, perché l'unica giustificazione che posso dare a un bambino di otto anni è quella. Le risposte delle autorità locali sono: non ci sono fondi, e mi associo a tutto quello che hanno detto; non abbiamo gli strumenti; non rispondono. Il presidente attuale mi risponde per WhatsApp, perché è l'unico modo con cui posso comunicare. A e-mail, lettere, fax, raccomandate non rispondono, ma non mi deve rispondere il presidente del municipio, mi devono rispondere gli uffici del municipio, mi deve rispondere il comune. A me, a noi sembra che manchi qualcosa di grosso nell'organizzazione anche amministrativa di questa città.

  DANIELE POGGIANI, Comitato spontaneo cittadini Villa Spada. Credo sia assolutamente condivisibile il discorso che ha appena fatto l'amico Alessandro.
  Effettivamente, il municipio, l'istituzione locale mi pare che veramente sia Pag. 18spogliata di tutti gli strumenti e le forze che possono determinare cambiamenti sul territorio. Appare davvero inutile, molte volte insignificante il ruolo che possono svolgere o che dovrebbero svolgere gli amministratori locali. Il problema è sempre la mancanza di fondi. Soprattutto, il problema, e qui mi riferisco direttamente al nostro, all'impianto che tratta, stocca, lavora i rifiuti di una buona percentuale di Roma, va sicuramente discusso e risolto dall'amministrazione centrale di Roma, dal governo di Roma, e della regione Lazio. Siamo ancora senza un piano industriale ben definito da parte della regione Lazio. Al comune di Roma c'è stato un avvicendamento con le ultime elezioni e, soprattutto, c'è stato un doppio avvicendamento nella gestione dell'assessorato ai rifiuti – come ben sapete, è cambiato l'assessore – ma le politiche, o perlomeno le indicazioni non ci sono. Ancora oggi, relativamente a un problema annoso come il nostro, al quale siamo materialmente soggetti, non sappiamo di preciso che cosa stiamo respirando da sei anni. Voglio mettere in chiaro anche questo. Attualmente, non ci sono nella normativa nazionale valori di emissioni odorigene misurabili, che diano un limite di soglia per il fastidio alle persone. Mi pare ci sia qualcosa a Milano, nella regione Lombardia, dopodiché per il resto siamo nel completo far west. È chiaro che possiamo elencare anche altri problemi, lo smog, l'inquinamento stradale per autoveicoli, ma voglio ricordare che il problema è ben diverso. Quell'impianto non c'era, è stato posto lì in una situazione di edificazione e di abitazioni preesistenti dagli anni Settanta. A oggi, risulta un impianto assolutamente inadeguato, come ho detto prima. Soprattutto, potrebbe crearci grossi problemi da qui a qualche anno per la salute di 40.000 persone. Dio non voglia veramente che questo possa succedere, perché davvero credo che sarebbe di una vergogna assoluta per tutta la classe politica che ci ha guidato e governato in tutti questi anni.

  VINCENZO PISO. Innanzitutto, per quanto riguarda Ama, al di là della dannosità dell'aria, credo che siano stati proposti risarcimenti anche soltanto per quanto riguarda gli odori che si possono apprezzare vivendo lì vicino. Avevo chiesto: sono state date tempistiche? Rispetto a questo insistere in quell'area di quest'impianto, sono state date tempistiche precise, di spostamento quanto meno? Per quanto riguarda questi benedetti municipi, che sappiamo bene che hanno limiti in termini sia di competenze sia di disponibilità economica, quando vi ci rapportate, se avete la possibilità di rapportarvici, vengono date scadenze, vengono indicate priorità? Capisco che municipio per municipio la situazione economico-finanziaria del comune di Roma sia quella che è, fermo restando che su questo si dovrebbero fare una serie di altri discorsi, ma lasciamo perdere. Nel momento in cui, però, si hanno poche risorse, si cerca di darsi anche un calendario in termini di priorità. Fermo restando che sicuramente alcuni problemi non possono ricadere completamente sulle municipalità o sul comune – poc'anzi, è stato ricordato che su determinati problemi è dovere del Parlamento intervenire in maniera sicuramente più incisiva – quello che non riesco a capire è se, effettivamente, i municipi, al dell'attività ordinaria, riescono a rispondere ai cittadini in termini di priorità individuate, che vanno una alla volta affrontate. Non c'è alcun tipo di risposta su un piano pratico?

  ALESSANDRO CORSI, Comitato «Quelli del 6 novembre – Salviamo Prati Fiscali». No, nessuna priorità. Si ottiene un appuntamento, si parla con le autorità del municipio, si affronta il tema e cade nel vuoto, con molta cortesia.

  PATRIZIA D'ARCANGELI, Rete dei comitati di quartiere del terzo Municipio. Faccio un'ipotesi, proprio per essere più realisti possibile. Per quanto riguarda il problema richiamato prima degli sversamenti, questa storia sta andando avanti da gennaio: siamo alla fine di marzo e non abbiamo avuto risposta, o meglio non abbiamo avuto risposte effettive, tranne che risposte su carta, e si sono inventati che c'era un rifugio felino anziché un rifugio di persone. Fattivamente, non hanno fatto assolutamente Pag. 19 niente e, cosa veramente problematica, di fronte c'è una scuola materna. Credo che sia da fare prima di oggi un intervento su quelle problematiche, ma su qualsiasi problematica il municipio fa cadere tutto. Per questo, chiediamo a questa Commissione se si può avere un vostro impegno per far sì che i municipi in genere possano avere meno degrado e più sicurezza, sia ambientale sia personale, è una cosa importante.

  VINCENZO PISO. Penso che questa Commissione nel particolare possa intervenire sempre per «interposta istituzione». Possiamo chiedere di audire il presidente del municipio, il sindaco della città in questione, ma questa Commissione può fare sicuramente molto. Penso che faremo un buon lavoro, perché stiamo lavorando in maniera piuttosto alacre, con una serie di audizioni di un livello di interesse notevole, al di là del ripetersi di alcune problematiche che sappiamo essere di carattere generale e che insistono un po’ su tutti i territori. Secondo me – lo abbiamo ripetuto più volte in questa Commissione – cogliere alcune questioni particolari, alcune vicende che sono, come dicevo, paradigmatiche e su queste dare indicazioni precise su come cercare di affrontarle con interventi ad hoc può essere, rispetto a realtà che gli enti locali si trovano ogni giorno a governare, un notevole passo in avanti. In questa Commissione, che nella sua composizione chiaramente rispecchia la composizione del Parlamento, la gran parte delle persone vive o ha vissuto nelle sue realtà urbane e viene da una classe dirigente politica che ha conosciuto i diversi livelli delle istituzioni, per cui penso che questa Commissione sia in grado di dare indicazioni precise, che vanno nella direzione che avete chiesto. Chiaramente, ognuno di noi ha la propria visione, ma c'è anche una coscienza di come questi problemi stanno diventando sempre più pressanti, di come debbano essere affrontati con una certa urgenza. Proprio rispetto al degrado, lasciar passare il tempo senza operare è un elemento di forte aggravamento di situazioni che vanno affrontate. Possono addirittura inibire situazioni di sicuro potenzialmente virtuose. Tutto quello che abbiamo ricordato oggi in questa Commissione (i parchi, le aree verdi, le aziende agricole) sono realtà che potrebbero fornire un elemento di ulteriore qualità della vita per i cittadini di Roma, ma penso di Milano e di tutte le città con le quali ci troviamo ogni giorno a confrontarci in questa Commissione. Bisogna individuare metodologie di azione.
  Alcune cose sono già emerse nel corso delle audizioni che abbiamo avuto, con esperienze importanti che vengono un po’ da tutte le città italiane. Proprio per far capire come non ci sia un ragionamento di parte, abbiamo sentito un interessantissimo assessore all'urbanistica del comune di Milano, venuto a rappresentarci una serie di idee decisamente interessanti. Qualcuno di voi ricordava che qui non siamo di fronte a problemi di destra e sinistra, di centro, di sopra, di sotto. Qui siamo di fronte ai problemi dei cittadini, ai quali bisogna cercare di dare risposte. Noi rappresentiamo il Parlamento, per cui abbiamo alcuni compiti. Le istituzioni locali hanno altri compiti. L'importante è che ci sia tra questi diversi livelli istituzionali e con i cittadini un rapporto corretto, che è quello che vogliamo cercare di stabilire anche, non solo, attraverso questa Commissione.

  ANDREA BETTINI, Comitato di Castel di Guido. Vorrei concludere rinnovando il ringraziamento per quest'attenzione che ci dedicate oggi, ma vorrei anche chiedere con l'occasione a questa Commissione un sopralluogo presso la nostra area, in modo che possiate vedere anche di persona, oltre che parlandovene, e tocchiate con mano le problematiche che ci riguardano.

  DANIELE POGGIANI, Comitato spontaneo cittadini Villa Spada. Facciamo la stessa richiesta. Sarebbe bene, se possibile, che una vostra delegazione venisse a visionare i luoghi dei problemi che vi rappresentiamo oggi. Per rispondere all'onorevole Piso in merito alle tempistiche, le ultime che ci sono state rappresentate dall'assessore all'ambiente del comune di Roma sono veramente un'utopia: in merito alla possibile Pag. 20 definizione e chiusura dell'impianto, si attende che la raccolta differenziata su Roma giunga a un punto tale, non so quale, forse il 60-70 per cento, che permetta la dismissione dell'impianto. Noi l'abbiamo rappresentato subito come un problema piuttosto incredibile da affrontare. Significa che non c'è una tempistica. Quali possono essere, infatti, i tempi? Non si sa, perché non si sa a quale regime si potrebbe raggiungere quest'obiettivo. Per questo, avremmo veramente piacere se poteste venire a visionare in loco lo stato dei fatti, per capire la situazione. Oltretutto, e questa è l'ultima cosa, ma forse è importante parlarne anche qui, non vorremmo che il giorno in cui si dovesse veramente giungere alla chiusura dell'impianto, quella sede e quell'attuale dislocazione industriale diventassero qualcosa di peggio. È proprietà della società che amministra i rifiuti di Roma, di Ama, e non vorremmo che magari passassimo letteralmente dalla padella nella brace. Abbiamo assolutamente l'intenzione e la necessità di condividere le scelte che saranno fatte sul territorio. Ormai, la politica non può più chiudersi a riccio, credo. Debbono essere anche delegazioni di cittadini a rappresentare i cittadini sul territorio affinché gli eventuali insediamenti industriali vengano visti e condivisi dalle popolazioni che abitano nei dintorni.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo particolarmente dell'invito.
  La Commissione ha scelto anche di fare dei sopralluoghi. Valuteremo anche con il calendario della Commissione. Come comprenderete, infatti, vista la brevità della durata della nostra attività e che dobbiamo fare visite anche in altre città metropolitane, proveremo a trovare il momento per passare a vedere le cose che ci avete raccontato, per poi portarle alla sensibilità delle altre istituzioni, che sono, come ricordava l'onorevole Piso, preposte dal punto di vista normativo e dell'azione a dare risposte non di titolarità di una Commissione d'inchiesta. Il nostro compito è quello di acquisire le segnalazioni e i problemi, trovare un filo conduttore di carattere generale e affidare al Parlamento e al Governo indicazioni per concepire strumenti normativi anche per attivare linee finanziarie per dare risposte alle situazioni di degrado delle periferie delle città italiane. Vi ringrazio molto. Questi incontri per noi sono molto utili, perché dal particolare acquisiamo una visione di carattere generale che dà l'idea che ci sono zone delle nostre città dove i cittadini hanno condizioni di vita assolutamente di serie B, inaccettabili, mentre ci sono zone ben servite da servizi pubblici, da qualità e sicurezza urbana.
  Vi ringraziamo anche perché la presenza dei vostri comitati aiuta a rendere le nostre città più sicure e anche più belle.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.10.