XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri

Resoconto stenografico

Seduta n. 21 di Mercoledì 6 luglio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Amoddio Sofia , Presidente ... 3

(La seduta, sospesa alle 0.20 è ripresa alle 0.25) ... 36

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
SOFIA AMODDIO

La seduta comincia alle 22.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE . Se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
Apprezzate le circostanze, propongo di procedere all'audizione odierna in seduta segreta.

(La Commissione delibera all'unanimità di procedere in seduta segreta).

Audizione di militari in servizio alla caserma «Gamerra» di Pisa, all'epoca di Emanuele Scieri.

PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca l'audizione di militari in servizio alla caserma Gamerra di Pisa all'epoca di Emanuele Scieri.
Do quindi la parola al signor Paolo Venuti che ringrazio nuovamente per aver accettato il nostro invito.
So che lei viene da Siracusa e ha fatto il militare nella caserma Gamerra: ci dirà ora lei come, quando, se ha conosciuto Emanuele Scieri, se ha fatto il CAR con lui, se ha sentito parlare di lui o l'ha direttamente conosciuto. Noi sappiamo che lei è stato già ascoltato durante la fase delle indagini penali, ogni dettaglio, ogni fatto che lei vuole raccontare sarà molto utile a questa Commissione per cercare di colmare alcuni vuoti dell'inchiesta. Noi abbiamo un suo verbale in cui lei ha riferito numerosissime circostanze e numerosissimi dettagli. Se vuole può iniziare a parlare spontaneamente e poi noi proseguiremo ponendo le nostre domande. Prego.

PAOLO VENUTI . Buonasera a tutti, sono Paolo Venuti e ho fatto il militare nella caserma Gamerra nel ’99. Sono arrivato in caserma poco dopo che era successo l'incidente a Scieri quindi non ho avuto il piacere di conoscerlo. Non ho fatto il CAR con lui, non ci siamo incontrati per pochi giorni, diciotto credo.

PRESIDENTE . Perché lei quando è arrivato alla caserma Gamerra?

PAOLO VENUTI . Io sono arrivato il 18 settembre, se non ricordo male. Quindi era già successo il fatto da un mese circa. L'accoglienza alla Gamerra è stata «particolare» perché c'era un'aria se non proprio di silenzio almeno di prevenzione, in quanto siamo stati i primi ad arrivare dopo l'incidente.

PRESIDENTE . Ma che scaglione era lei?

PAOLO VENUTI . Nono scaglione. L'ottavo non andò direttamente lì, l'ottavo è arrivato quasi dopo di noi.

PRESIDENTE . Quindi, nono ’99, Scieri era settimo ’99.

PAOLO VENUTI . Scieri era settimo ’99 io sono nono scaglione ’99. Ci fecero accomodare nel piazzale, meno di sette ore abbiamo aspettato se non ricordo male, cinque, sei ore sicure, poi ci accolse il maggiore Romondia e ci disse che se c'era qualcuno che voleva ripensarci, poteva farlo.

PRESIDENTE . Cioè?

Pag. 4

PAOLO VENUTI . Perché era una scelta andare a Pisa a fare il militare allo SMIPAR. Quindi, se c'era qualcuno che voleva ripensarci, non c'erano problemi. Di lì sei o sette persone si alzarono e andarono via, immediatamente.

PRESIDENTE . Ma non era servizio militare obbligatorio?

PAOLO VENUTI . Sì, il servizio di leva era obbligatorio ma la scelta SMIPAR era volontaria. Non era obbligatorio fare il militare lì, in quella caserma. Era solo una scelta e quindi, chi l'aveva fatta precedentemente e col tempo, l'università, gli studi ci aveva ripensato... insomma mi ricordo che sei, forse sette si alzarono subito, immediatamente e andarono via nella stessa giornata. Questo me lo ricordo bene.

PRESIDENTE . E quando arrivò lei si parlava della morte di Scieri?

PAOLO VENUTI . Inizialmente no. Io ho fatto tante domande a tante persone, ufficiali e non ufficiali, perché ero molto curioso.

PRESIDENTE . Era curioso?

PAOLO VENUTI . Sì, molto curioso.

PRESIDENTE . Perché era curioso?

PAOLO VENUTI . Facendo la stessa cosa che aveva scelto lui e venendo dalla stessa terra, la curiosità è stata tanta. Anche perché, insomma, da quello che si era sentito, a parte la curiosità, c'era anche un po’ di paura se davvero era come si diceva.

PRESIDENTE . Cioè, che cosa si diceva?

PAOLO VENUTI . Io ho sentito prima di arrivare che era stato vittima di nonnismo, di militari anziani che volevano far valere la loro anzianità sul nuovo arrivato, sull'allievo.

PRESIDENTE . Prego, ci dica tutto quello che sa.

PAOLO VENUTI . Piano, piano, col tempo, le persone si sono «ammorbidite» con me che facevo sempre domande e piano, piano ho tratto le mie conclusioni in base a quello che si sentiva dire.

PRESIDENTE . Può andare avanti liberamente.

PAOLO VENUTI . Non so di cosa...

PRESIDENTE . Lei ha reso un interrogatorio l'8 gennaio del 2000: si ricorda quello che ha detto più o meno?

PAOLO VENUTI . Stiamo parlando di La Spezia?

PRESIDENTE . Sì, presso la procura militare di La Spezia.

PAOLO VENUTI . Ma io lì qualcosa l'avevo già detta, solo che è rimasta lì. Io avevo detto di ricordarmi che si parlava di persone esterne alla caserma che avevano libero accesso alla caserma, non militari e fuori da ogni orario di controllo. Mi ricordo che c'erano delle persone che sapevano come «gestire» questi ingressi dall'interno e dall'esterno e, in particolar modo, mi ricordo dell'addetto al vettovagliamento che era il «capo» di quell'area dove poi Scieri ha avuto l'incidente.

PRESIDENTE . Come si chiamava?

PAOLO VENUTI . Ioanna, caporale Ioanna. Era un tipo molto solitario, quando sono arrivato io aveva già quaranta giorni di rigore, una cosa del genere, era completamente anarchico. Non si alzava la mattina...

PRESIDENTE . Che vuol dire: aveva quaranta giorni di rigore? Era stato punito?

PAOLO VENUTI . Sì, avere quaranta giorni di rigore vuol dire che si sarebbe congedato con almeno quaranta giorni di ritardo sulla data prevista del suo congedo.

Pag. 5

PRESIDENTE . Si ricorda che scaglione era?

PAOLO VENUTI . Ioanna era sesto ’99.

PRESIDENTE . Scusi, lei ha appena detto che era colui che controllava quella zona dove poi è morto Scieri. Vuole spiegare meglio?

PAOLO VENUTI . Sì, lui era quello che distribuiva le coperte, le lenzuola a tutti e il magazzino si trova in quell'area dove poi ha avuto l'incidente Scieri. Era un'area, non so se sia ancora così, dove si andava solo ed esclusivamente per prendere le coperte e le lenzuola, nessun altro motivo avrebbe portato qualcuno da quella parte, anche perché la sera era totalmente buio.

PRESIDENTE . La sera era buio ma di giorno in quella zona vicino alla torretta si distribuivano le coperte?

PAOLO VENUTI . Sotto la torretta, a sinistra, c'era il casermaggio dove si distribuivano le coperte.

PRESIDENTE . E Ioanna era addetto al casermaggio?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Che vuol dire: «a quella zona non si poteva avvicinare nessuno»? Lei lo ha detto durante l'interrogatorio.

PAOLO VENUTI . Il signor Ioanna era uno di quelli che ci teneva all’«anzianità» e quindi gradiva essere interpellato prima che qualcuno passasse da quelle parti. Anche perché, stando dalla mattina alla sera chiuso in quella stanza, si era creato il suo regno: aveva la televisione....

PRESIDENTE . Ma dove dormiva?

PAOLO VENUTI . Dormiva in terza compagnia ma era difficile vederlo dormire con noi.

PRESIDENTE . Senta lei ha appena detto che degli estranei potevano entrare e uscire dalla caserma. Ci vuole spiegare meglio questo aspetto?

PAOLO VENUTI . Sì, c'era la possibilità in un punto della caserma di poter entrare e uscire ma era indifferente se ad entrare o uscire era un militare o un civile.

PRESIDENTE . E perché dovevano entrare i civili?

PAOLO VENUTI . La voce di corridoio era che se qualcuno aveva bisogno di qualcosa all'esterno della caserma, c'era la possibilità di farla arrivare. Magari c'era chi non poteva uscire, chi era in punizione, chi era di servizio: sapeva come fare arrivare quello di cui aveva bisogno.

PRESIDENTE . Cioè, di che cosa?

PAOLO VENUTI . Potevano essere sigarette, poteva essere birra, poteva essere droga, potevano essere ragazze.

PRESIDENTE . Ragazze?

PAOLO VENUTI . Sì, passavano anche delle ragazze.

PRESIDENTE . E nella caserma circolava droga?

PAOLO VENUTI . Passavano da lì i ragazzi, entravano e uscivano e andavano direttamente a destinazione da chi aveva ordinato. Questo è sicuro.

PRESIDENTE . E dove era questo varco, questa uscita?

PAOLO VENUTI . Dalla parte dove si faceva attività fisica, dove si correva la mattina. Stiamo parlando di circa quattro chilometri dalla porta carraia. Sempre dentro la caserma Gamerra.

PRESIDENTE . Entrando dalla porta carraia a destra o a sinistra?

Pag. 6

PAOLO VENUTI . Sinistra.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Che tipo di droghe venivano consumate all'interno della caserma?

PAOLO VENUTI . La voce era che ci fosse la possibilità di avere il cosiddetto fumo dentro la caserma.

PRESIDENTE . Hashish?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Lei ha conosciuto Viberti?

PAOLO VENUTI . Sì, ho avuto il piacere di conoscerlo perché era in un ufficio dove davano lo stipendio a noi militari.

PRESIDENTE . Viberti lavorava in ufficio?

PAOLO VENUTI . Sì, era in un ufficio di amministrazione, economia, adesso non ricordo bene qual era l'indicazione sulla porta, ma ci pagava alla fine del mese.

PRESIDENTE . Perché voi prendevate un'indennità?

PAOLO VENUTI . Prendevamo un'indennità, chi aveva il brevetto prendeva anche di più. Io prendevo 500.000 lire al mese.

PRESIDENTE . Le faccio la domanda diretta: lei ha mai parlato con Viberti della morte di Scieri?

PAOLO VENUTI . Ho chiesto più di una volta ma più di una volta ho trovato un muro.

PRESIDENTE . Cioè?

PAOLO VENUTI . Si è sempre negato, comunque ha sempre cambiato discorso, non era una cosa che gli interessava raccontarmi.

PRESIDENTE . Ma lo sa che Scieri era rientrato con lui?

PAOLO VENUTI . Sì, so, per sentito dire, che erano rientrati in tre quella sera.

PRESIDENTE . E chi erano?

PAOLO VENUTI . Erano Scieri, Viberti e Valent....

PRESIDENTE . Valentini.

PAOLO VENUTI . Valentini, sì.

PRESIDENTE . E che tipo era Viberti? Ce lo può descrivere?

PAOLO VENUTI . Io l'ho visto non più di tre volte nell'arco di tre mesi, una volta al mese giusto per lo stipendio perché poi è sparito. Infatti, mi domando quando si sia congedato.

PRESIDENTE . Cioè, in tre mesi lei lo ha visto tre volte perché lei tutti i mesi prendeva lo stipendio. Dopo l'indennità non gliela ha data più lui.

PAOLO VENUTI . Hanno cambiato, sì.

PRESIDENTE . Che vuol dire, dopo è sparito?

PAOLO VENUTI . Non l'ho più visto, non l'ho neanche visto il giorno del congedo.

PRESIDENTE . E ha chiesto dove fosse andato?

PAOLO VENUTI . Sì, ma nessuno sapeva aiutarmi.

PRESIDENTE . Non l'ha visto nemmeno il giorno del congedo?

PAOLO VENUTI . No, il giorno del congedo del suo scaglione, del suo congedo, io non l'ho visto.

PRESIDENTE . E non sa dove è andato?

Pag. 7

PAOLO VENUTI . No, ho chiesto più di una volta ma senza risposta.

PRESIDENTE . Altri dettagli da raccontarci, altre notizie? Lei, scusi, dove dormiva quando è arrivato in caserma?

PAOLO VENUTI . I primi ventotto giorni li ho passati alla prima compagnia nel reparto corsi e mi «affidarono» la branda del signor Scieri che era l'unica vuota e che nessuno voleva.

PRESIDENTE . Quindi lei ha dormito nel letto in cui avrebbe dovuto dormire Scieri?

PAOLO VENUTI . Sì, esattamente.

PRESIDENTE . E perché nessuno la voleva?

PAOLO VENUTI . Superstizione credo, non lo so. Io me la sono presa con piacere.

PRESIDENTE . Perché lei ha scelto di andare nei paracadutisti?

PAOLO VENUTI . Avevo già provato il lancio in tandem, che si fa in due legati con l'istruttore, e la cosa mi ha attratto fino a quando alla visita medica per il servizio di leva ho chiesto di andare a fare il paracadutista. Ma non c'entrava niente con quello che avevo visto io, era tutto diverso.

PRESIDENTE . Ma lei è rimasto lì per dieci mesi?

PAOLO VENUTI . Io ho fatto dieci mesi lì, quasi un mese a Messina poi sono tornato di nuovo allo SMIPAR e dopo quasi due mesi mi sono congedato.

PRESIDENTE . Ci vuole dire come era il clima, la vita militare in questa caserma? Ci può dare altri dettagli? Lei, nell'interrogatorio reso nel 2000, ha raccontato moltissime circostanze rilevanti.

PAOLO VENUTI . C'erano quelli che sfruttavano l'incidente del signor Scieri per denunciare persino il bicchiere di plastica rotto per sbaglio ma c'erano anche quelli che denunciavano veri abusi. Io avevo un compagno di scaglione al quale un anziano di nome Panella, l'ho anche detto nel 2000, si divertiva a spegnere la candela sulla schiena.

PRESIDENTE . Cioè, Panella si divertiva a spegnere la cera...

PAOLO VENUTI . Sì, sì, quotidianamente spegneva la candela su una parte del corpo a scelta.

PRESIDENTE . A chi?

PAOLO VENUTI . Buttazzoni.

GIOVANNA PALMA . E dove le prendeva le candele?

PAOLO VENUTI . Le davano ogni due mesi a tutti insieme alle lamette, alla schiuma da barba.

PRESIDENTE . Ve le davano nel caso andasse via la luce?

PAOLO VENUTI . Non lo so, facevano parte della nostra scorta.

PRESIDENTE . E cosa faceva Panella?

PRESIDENTE . Spegneva la candela addosso a Jonny: nel torace, sulla schiena, in base a come si alzava la mattina. Scusi, come si chiamava il suo amico?

PAOLO VENUTI . Buttazzoni Jonny.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei dove ha fatto il CAR?

PAOLO VENUTI . Firenze, «I Lupi di Toscana». Prima si chiamava Poggio Rusco, dall'incidente di Scieri è cambiato tutto.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Il CAR è stato un periodo tranquillo, un periodo in cui sono successe delle cose, come lo ricorda?

Pag. 8

PAOLO VENUTI . Io il CAR lo ricordo come il periodo più tranquillo del servizio di leva. Un avvicinamento molto, molto tranquillo, Firenze era un albergo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . La vita era tranquilla lì.

PAOLO VENUTI . Molto tranquilla.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Era una preparazione...

PAOLO VENUTI . Era un avvicinamento a quello che poi sarebbe stato. Perché i due caporali istruttori che avevamo a Firenze erano della prima compagnia che avevano mandato da Pisa per «constatare» chi aveva già attitudini a svolgere le mansioni a Pisa, tra istruttore, cuoco, lavapiatti, e così via.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei conosceva Emanuele Scieri a Siracusa?

PAOLO VENUTI . No.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Il fatto di essere concittadino di Emanuele Scieri ha comportato durante il periodo di presenza alla Gamerra qualche atteggiamento da parte dei superiori diverso rispetto ai suoi commilitoni?

PAOLO VENUTI . All'inizio sì perché facevo tante domande e quindi provavano a evitarmi. Però, poi, col tempo hanno capito che la mia era solo curiosità.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . La evitavano in che senso? La isolavano?

PAOLO VENUTI . No, non mi isolavano, mi evitavano completamente se io arrivavo in una stanza uscivano tutti perché sapevano che poi cominciavo a chiedere. Mi hanno evitato per circa due mesi poi piano piano abbiamo trovato l'intesa.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei all'inizio delle sue dichiarazioni ha detto: «sono arrivato alle mie conclusioni.»

PAOLO VENUTI . Sì.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quali sono le sue conclusioni?

PAOLO VENUTI . Le mie conclusioni sono arrivate dopo quasi dieci mesi. All'inizio erano solo voci quelle che la gente entrava e usciva dalla caserma però poi ho constatato che non erano solo voci ma era la realtà dei fatti, anche perché anch'io sono entrato e uscito da quell'angolo durante il servizio di leva. Quindi, non era più una diceria ma era la realtà dei fatti.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma entrava e usciva nel senso che voleva sperimentare se fosse...

PAOLO VENUTI . No, no, ho avuto bisogno di uscire e l'unico modo per farlo era quello.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma non se ne accorgeva nessuno o qualcuno chiudeva un occhio?

PAOLO VENUTI . No, tutti sapevano ma nessuno diceva niente.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E le sue conclusioni quindi quali sono?

PAOLO VENUTI . Le mie conclusioni sono state, come ho detto anche nel 2000, che il sistema di quella caserma era sbagliato: secondo me l'omicidio del signor Scieri è da attribuire al sistema di quella caserma.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Perché secondo lei è stato un omicidio?

PAOLO VENUTI . Secondo me l'omicidio è stato di massa, di gruppo. Dal signor Viberti al signor Celentano al signor picchetto d'onore, al signor furiere del contrappello, a tutti quelli che sapevano ma era meglio il silenzio.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma lei come è arrivato alla conclusione che si è trattato di un omicidio? Sulla base di quali Pag. 9 elementi? Ha raccolto qualche informazione?

PAOLO VENUTI . Sì. La voce della caserma era che delle persone entrarono da quell'angolo quella sera e, cercando non si sa bene chi e per cosa, seguirono questi tre ragazzi che rientravano in caserma. Poi c'è stata una colluttazione, all'inizio tra pochi, poi forse diventarono anche di più e poi...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quando lei parla di voci, queste voci partono da qualcuno?

PAOLO VENUTI . In caserma era sicuro.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Qualcuno lo ha detto?

PAOLO VENUTI . Ne parlavano tutti quelli che avevano più anzianità.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma lei si ricorda qualche nome di qualcuno che ha confermato questa ipotesi?

PAOLO VENUTI . I nomi di quelli che avevano questa certezza erano, sono, quelli di tutti coloro che avevano messo già firma per restare in caserma. Era tutta gente che era lì da anni ed erano gli unici che avevano, che hanno visto tutto il procedimento, il processo di quella caserma.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma le voci erano il signor X che ha detto una cosa, il signor Y ne ha detta un'altra e poi lei ha ricostruito? Perché le voci partono da qualcuno, chi gliele ha dette queste cose? È molto importante per noi.

PAOLO VENUTI . I nomi di queste persone non li ricordo perfettamente, ricordo tanto altro ma i nomi di questi, all'inizio, non li avevo focalizzati poi piano piano, nel tempo, ho capito, ho tratto la conclusione. Ma i nomi inizialmente io non...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Che persone entrate da quell'angolo quella notte avessero seguito...

PAOLO VENUTI . Sì, c'è stato qualcosa fuori dalla caserma poi continuata dentro.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma la colluttazione sarebbe avvenuta fra i tre, cioè Valentini, Emanuele Scieri e Viberti...

PAOLO VENUTI . E almeno altre tre persone da fuori. Se non cinque. Mi ricordo che dicevano tutti che il signor Scieri si era difeso. Questo detto da chi poi è rimasto...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E gli altri?

PAOLO VENUTI . Gli altri sono andati via tutti, dal signor Viberti in poi. C'è stato una specie di scappa, scappa.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Invece Emanuele è rimasto da solo e sarebbe stato...

PAOLO VENUTI . E poi per andare via anche lui magari ha preso la via sbagliata ed è caduto giù. Ma non esisteva nessun tipo di presentazione all'inizio della caserma, non c'era qualcosa che io dovevo fare per fare parte di quel giro. Io per ventotto giorni non ho mai parlato con nessun anziano perché fino a quando non facciamo il corso palestra non siamo paracadutisti e quindi nessuno ci calcolava. Non c'era niente da fare per fare parte dei paracadutisti. Non c'era la salita sulla torretta, no, non esisteva. Chi dice che c'erano queste cose, dice il falso.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi anche i suoi commilitoni erano a conoscenza delle stesse cose?

PAOLO VENUTI . Sì, chi più, chi meno. Io ho domandato tanto, sono stato proprio curioso per dieci mesi quindi sono quello che magari ha sentito di più, ha raccolto di più.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Però queste cose nella deposizione che lei ha fatto Pag. 10 non le ha dette. Ha detto tante altre cose molto importanti.

PAOLO VENUTI . Io ho detto che la gente entrava e usciva fuori della caserma e nessuno mi ha chiesto come poteva essere. Oggi sono passati diciassette anni e sto raccontando quello che ho raccontato nel 2000.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei ha detto anche che c'era una sorta di suddivisione delle zone della caserma con dei capi...

PAOLO VENUTI . Capi. Allora, l'anzianità ovviamente per loro gli faceva grado che vuol dire che..

STEFANIA PRESTIGIACOMO . ... ai quali bisognava chiedere il permesso.

PAOLO VENUTI . Sì, vuol dire che se io dovevo andare a prendere le lenzuola non potevo presentarmi lì nell'orario di lavoro ma avrei dovuto chiedere: «posso venire domani a prendere le lenzuola?» questo sì, ma sempre per il fatto che il signor Ioanna lì ormai ci abitava, era diventata casa sua. Solo per questo, per non portargli disturbo. Era un tipo molto solitario, molto lupo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . È a conoscenza di altri episodi di abusi, di atti di nonnismo cosiddetti o di violenze?

PAOLO VENUTI . Io ho passato dieci mesi lì dentro e non mi ha mai toccato nessuno. Non ho visto tutte queste grandi cose. Ho visto Panella giocare con la candela, ho visto il saluto prima del congedo che si chiamava «sporca».

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Cosa era?

PAOLO VENUTI . Praticamente il militare che va in congedo si mette in posizione a terra come se dovesse fare delle flessioni e tutti gli allievi che ha avuto in dieci mesi gli tornano i favori fatti in dieci mesi.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Cioè?

GIOVANNA PALMA . Le angherie subite?

PAOLO VENUTI . Sì, tutto quello che era stato fatto nel corso del tempo si tornava indietro in quel modo. Si davano dei cazzotti nei dorsali dove c'erano più muscoli per non fare del male. Chi era normale; chi invece aveva avuto tanto in dieci mesi ha tornato... Panella è uscito poi accompagnato tanto ha rotto le scatole.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Cioè, a Panella cosa è successo?

PAOLO VENUTI . Panella lo hanno salutato in cinque o in sei e lo hanno salutato bene. Poi lo hanno dovuto prendere da terra e portare nella branda.

PRESIDENTE . Ascolti, non dia per scontato che noi capiamo. Che significa lo hanno salutato bene? Noi non c'eravamo.

PAOLO VENUTI . Lo hanno gonfiato a dovere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lo hanno picchiato.

PAOLO VENUTI . Gli hanno restituito dieci mesi di militare.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Cioè, lo hanno picchiato, gli hanno dato dei calci?

PAOLO VENUTI . Solo pugni, solo cazzotti, ovunque in tutto il corpo. Dalle spalle fino ai piedi.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ed è uscito...

PAOLO VENUTI . Lo hanno aiutato ad alzarsi per andare a coricarsi e l'indomani al congedo lo hanno aiutato ad uscire dalla caserma. Panella è stato uno dei più scandalosi che ho visto io.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Può raccontare in cosa consiste questo comportamento scandaloso?

Pag. 11

PAOLO VENUTI . Scandaloso dal punto di vista del saluto di tutti quelli che glielo hanno dato perché lui nel tempo, secondo me, aveva veramente esagerato. Panella era il classico «fascistone», proprio quello che nella testa aveva solo quello che diceva lui e col fatto che stava lì dentro si sentiva più in forma. Dentro la caserma, poi fuori era...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Però lei è a conoscenza soltanto di questo episodio della candela.

PAOLO VENUTI . Sì, io ho visto solo quello e posso raccontare solo di quello.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Non si raccontava di altri abusi, di altre violenze? Per ricevere questo trattamento...

PAOLO VENUTI . Gli altri ragazzi che hanno salutato Panella non li frequentavo ma, per come lo hanno salutato, credo avessero ricevuto anche più della candela.

GIOVANNA PALMA . Tipo?

PAOLO VENUTI . Non lo so. Da come lo hanno salutato, secondo me, si è espresso in tutte le sue forme, però non so cosa e come. La candela l'ho vista e di quella posso parlare, tutto il resto non lo so.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Valentini lo conosceva?

PAOLO VENUTI . Valentini non lo conoscevo, l'ho conosciuto dopo ma non abbiamo avuto questo grande rapporto.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ha fatto delle domande a Valentini?

PAOLO VENUTI . Ho chiesto anche a lui e anche lui ha... sembrava una poesia che recitavano sia lui che Viberti, dicevano le stesse cose, nello stesso tempo e alla stessa maniera.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E cosa dicevano?

PAOLO VENUTI . Io non sono tenuto a parlare di questa cosa, quello che dovevo dire l'ho già detto in sede legale. Di più non dicevano, non si sono mai scomposti. Il signor Viberti però la sera lo venivano a trovare in compagnia.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Chi?

PAOLO VENUTI . Chi non lo so ma lo venivano a trovare e gli facevano lo scherzo della saponetta.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Cioè?

PAOLO VENUTI . Mettevano una coperta, lo tenevano giù due di qua e due di là e lui stava al centro tenuto giù da questa coperta e poi con il sapone avvolto in una calza gli davano dei colpi. Il sapone messo nella calza e dato tipo frusta fa male. La coperta serviva solo per tenerlo fermo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lo arrotolavano dentro la coperta...

PAOLO VENUTI . No, la coperta gli veniva messa dalla testa in giù per non fargli vedere chi era, gli davano due o tre minuti di sapone e poi andavano via. Di questo sono sicuro.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Perché l'ha visto?

PAOLO VENUTI . L'ho visto, sì, sì.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E chi è che..?

PAOLO VENUTI . Al buio non era facile capire. Comunque era tutta gente di firma, non era gente di leva perché quelli di leva queste cose non le facevano.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E questo è durato a lungo?

PAOLO VENUTI . Io poi, ripeto, non l'ho più visto. Infatti, mi domando quando si sia congedato.

Pag. 12

PRESIDENTE . Viberti non l'ha più visto. Lei dice che è arrivato a settembre e ha detto poc'anzi...

PAOLO VENUTI . Io mi ricordo che a dicembre non c'era più. Questo è sicuro.

PRESIDENTE . Questo, infatti, volevo sapere. Siccome ha detto che è arrivato a settembre e Viberti lo ha visto per tre mesi, le ha dato questa sorta d'indennità..

PAOLO VENUTI . Esatto. A dicembre già non c'era più in quell'ufficio.

PRESIDENTE . Prima di Natale o dopo Natale?

PAOLO VENUTI . Prima di Natale.

PRESIDENTE . Quindi, Viberti, a suo ricordo, va via prima di Natale.

PAOLO VENUTI . Sì, non c'era più. Ma neanche in caserma non solo in quell'ufficio.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Come si chiamava questa pratica delle botte con ...

PAOLO VENUTI . La saponetta.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Era una cosa che veniva fatta anche ad altri?

PAOLO VENUTI . No, quella secondo me era una forma di spiegazione. Lì non c'era nessuno che ti obbliga a fare qualcosa, questo sia chiaro, nessuno mi ha mai obbligato a fare qualcosa, ma se io avessi mancato di rispetto a un superiore, stiamo parlando di un ufficiale non di commilitoni, o avessi negato un servizio, o non fossi rientrato dalla licenza lasciando qualcun altro per più tempo fregandomene, poi dopo c'erano le spiegazioni.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Diciamo una punizione.

PAOLO VENUTI . Sì, una punizione tra di loro.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E cosa avrebbe fatto Viberti per meritare questa punizione?

PAOLO VENUTI . Secondo me, questi giri erano dedicati al fatto di Scieri.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Cioè?

PAOLO VENUTI . Come se lui sapesse qualcosa o sapesse tutto e non ha mai fatto niente. Questa è una mia idea.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Cioè, perché non aveva parlato o perché non doveva parlare?

PAOLO VENUTI . Perché non aveva parlato. Questa è una mia idea perché non c'era altro motivo per andare a trovarlo la sera in questo modo. Era un ragazzo che non frequentava il corso palestra, non faceva la corsa la mattina, non c'era. In caserma era come se non ci fosse. Quindi, era una sorta di spiegazione data per qualche motivo che conoscevano loro. Per me, voleva dire questo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi, c'era, secondo lei, un desiderio di arrivare alla verità?

PAOLO VENUTI . Sì, sì.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lui veniva punito e picchiato con la saponetta perché...

PAOLO VENUTI . Non era picchiato ma veniva punito in questo modo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Perché non aveva parlato?

PAOLO VENUTI . Perché non aveva aiutato il suo compagno, il suo commilitone. Lì non si tratta di aiutare, lì si tratta di gruppo, di famiglia: io per dieci mesi conosco solo chi sta con me.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi, perché l'aveva abbandonato?

Pag. 13

PAOLO VENUTI . Abbandonato.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Abbandonato in questa colluttazione ed era scappato?

PAOLO VENUTI . Esatto.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi non si era comportato da uomo.

PAOLO VENUTI . Non si era comportato da amico. L'aveva lasciato lì e per di più non dicendo niente neanche dopo. Sarebbe bastata una telefonata anonima se non si fosse voluto presentare lui.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E Valentini?

PAOLO VENUTI . Valentini è sempre stato silenzioso. Su tutto, durante tutto il servizio di leva.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Anche a lui veniva fatta la saponetta?

PAOLO VENUTI . No, solo a Viberti. A questo punto penso....

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma erano degli anziani?

PAOLO VENUTI . Sì, gente di firma.

GIUSEPPE ZAPPULLA . La saluto anch'io da concittadino.

PAOLO VENUTI . Non lo sapevo.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E la cosa mi fa particolarmente piacere perché vedo da parte sua davvero uno sforzo.

PAOLO VENUTI . Io avevo già acceso questa lampadina nel 2000 ma nessuno mi ha ascoltato.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Ma insomma, noi siamo molto attenti, molto interessati ad ascoltarla. Naturalmente un conto sono le impressioni e le idee, un conto è poi il riscontro. In ogni caso, ogni opinione, ogni idea, ogni impressione per noi può essere davvero di grandissima rilevanza quindi la ringrazio anticipatamente.

PAOLO VENUTI . Sono qui per questo.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Lei ha dichiarato dell'esistenza di un varco incustodito e abusivo: questo varco quanto dista rispetto alla torretta?

PAOLO VENUTI . Cinque chilometri almeno.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Quindi siamo dall'altra parte.

PAOLO VENUTI . Opposto totale. Destra, sinistra completamente.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Come è che lei concilia e rende compatibile il fatto che, dall'idea che si è fatto e che ci ha gentilmente socializzato, probabilmente la morte di Lele Scieri non è un incidente ma un omicidio? Se ho capito bene lei ha detto che probabilmente, secondo la sua idea, è successo qualcosa fuori dalla caserma con soggetti – lei ha detto almeno tre – non militari, insieme a Viberti e Valentini, e poi è avvenuta l'aggressione dentro la caserma. Quindi, questi sono entrati nel perimetro della caserma.

PAOLO VENUTI . Sapevano da dove entrare.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E l'unico posto, escluso l'ingresso, lei ha detto è questo varco abusivo che però è cinque chilometri lontano.

PAOLO VENUTI . Ovviamente.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Come la rende compatibile questa distanza? Questi entrano dentro il perimetro della caserma e fanno cinque chilometri a piedi senza che nessuno se ne accorga?

Pag. 14

PAOLO VENUTI . Sì, era facile, adesso non lo so, perché l'ingresso era dalla parte dove si svolgeva l'attività fisica, si andava lì a correre, era una campagna immensa, infinita la tenuta della Gamerra e bastava poco per arrivare fino alla torretta. Si passava da dietro la cucina, passando dal vettovagliamento, si tagliava e si costeggiava il muro. Era proprio facile.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Sempre in questa sua ricostruzione che è una sua «impressione», una sua idea, quale altro elemento si è immaginato vivendolo come una sorta di film? Stiamo vivendo questa scena in cui fuori della caserma Scieri, Viberti e Valentini incontrano o, a questo punto, si scontrano...

PAOLO VENUTI . No, s'incontrano.

GIUSEPPE ZAPPULLA . S'incontrano con alcuni soggetti del luogo; cos'è che scatta secondo lei?

PAOLO VENUTI . Allora, la mia idea è che qualcuno da dentro che non poteva uscire ha chiesto a questi tre nuovi arrivati di andare da queste persone per poter far entrare in caserma qualcosa. Adesso non so bene cosa, ma qualcuno che non poteva uscire ha chiesto il favore a queste tre persone. Queste tre persone hanno incontrato chi dovevano e poi dentro la caserma a qualcuno non è andata bene qualcosa. Lì poi lo spirito caldo, secondo me, ha fatto tutto.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Diciamo che...

PAOLO VENUTI . Questa è la mia idea.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Immagino che questo qualcosa che è stato chiesto era qualcosa che in modo lecito non poteva entrare.

PAOLO VENUTI . Soprattutto dato che.... Sì, sì.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E in questa vicenda il ruolo di Scieri quale sarebbe?

PAOLO VENUTI . Solo purtroppo quello di andare a dire a chi aspettava quello che serviva. Secondo la mia idea, qualcuno ha chiamato questi tre ragazzi che stavano uscendo dalla caserma perché potevano farlo, magari chi ha chiesto non poteva uscire, o era in rigore o in punizione.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Quindi, sempre per tentare di capire il filo logico del suo ragionamento, Scieri sarebbe stato punito...

PAOLO VENUTI . No, no, non mi sono spiegato. Scieri e il suo gruppetto di persone sono solo stati il tramite.

PRESIDENTE . Vuole ripetere i nomi?

PAOLO VENUTI . Sì, Scieri, Viberti e Valentini. Sono solo stati un tramite, qualcuno da dentro ha chiesto loro di andare in un posto dove era aspettato chi non poteva uscire. Loro sono andati, sono tornati, queste persone li hanno seguiti fino dentro, poi dopo c'è stata la colluttazione e l'incidente.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E perché la colluttazione se loro addirittura stavano facendo una cortesia?

PAOLO VENUTI . Sì, ma si saranno trovati in mezzo. Siccome lì c'è spirito di gruppo, credo che abbiano almeno partecipato per difendere chi era in mezzo.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E quindi lei dice che, arrivati ad un certo punto Viberti...

PAOLO VENUTI . È scappato.

GIUSEPPE ZAPPULLA ....con Scieri si sono «allontanati», sono andati in quella zona non casualmente...

PAOLO VENUTI . Dove è successo l'incidente?

GIUSEPPE ZAPPULLA . Sì.

PAOLO VENUTI . No, era proprio lì l'incontro.

Pag. 15

GIUSEPPE ZAPPULLA . Quindi, non era casualmente lì ma perché la zona è isolata e quindi si incontravano lì.

PAOLO VENUTI . Quello era il posto dove incontrarsi per avere e pagare quello che si era chiesto.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Droga, no?

GIUSEPPE ZAPPULLA . Questo lo avevamo capito tutti che lei parlava di sostanze stupefacenti, no?

PAOLO VENUTI . Questa è una mia idea.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Sempre nell'ambito della ricostruzione che lei sta facendo.

PAOLO VENUTI . Sì.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Quindi lei dice che, arrivati ad un certo punto, succede qualcosa non tanto fra Scieri, Viberti e questi tre, ma quanto tra questi tre e chi aveva ordinato. Un'incomprensione, una litigata...

PAOLO VENUTI . Sì.

GIUSEPPE ZAPPULLA . ... e a questo punto i tre scaricano la litigata nei confronti dei due che erano presenti, cioè Scieri e Viberti.

PAOLO VENUTI . E Valentini. Non l'hanno scaricata, secondo me loro si trovavano lì e hanno...

GIUSEPPE ZAPPULLA . Facevano le parti.

PAOLO VENUTI . Hanno aiutato chi era rimasto lì da solo contro questi due, tre.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E poi sono andati tutti via e hanno lasciato Scieri da solo?

PAOLO VENUTI . E poi no, quelli che venivano da fuori, che sono quelli che le hanno prese all'inizio, sono andati via ma sono tornati poi con i rinforzi. Allora lì c'è stato scappa, scappa. Secondo me.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Quindi, lei dice che c'è stato un passaggio ulteriore.

PAOLO VENUTI . Sì, i primi tre, secondo me, se ne sono andati storti e poi sono tornati con i rinforzi.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Quindi c'è stata una prima colluttazione fra Valentini, Viberti e Scieri, come dice lei...

PAOLO VENUTI . E il terzo che non sappiamo chi è. L'ordinante.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E questi tre soggetti esterni che sono entrati dal varco incustodito.

PAOLO VENUTI . Sì. Da dove entravano sistematicamente ogni giorno.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Questi tre esterni hanno avuto la peggio da questa prima colluttazione e sono rientrati portandosi i rinforzi. E a quel punto sono scappati tutti lasciando Scieri da solo.

PAOLO VENUTI . No, non ho detto così.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Sto facendo una ricostruzione.

PRESIDENTE . Allora, chiediamo a lui di fare la ricostruzione perché o lei è chiaro e ci dice se erano voci da caserma, se glielo ha detto qualcuno oppure noi interpretiamo e non va bene.

PAOLO VENUTI . Queste sono le mie conclusioni dopo dieci mesi di voci costanti e continue.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Questo passaggio qui io non ho capito: quindi secondo lei che cosa è successo?

PAOLO VENUTI . Secondo la mia ricostruzione è successo quello che le ho detto: Pag. 16 qualcuno ha chiesto qualcosa a chi usciva, poi si sono trovati in mezzo ed è finita in quel modo.

PRESIDENTE . Cioè, questo qualcuno perché non usciva lui se poteva entrare e uscire dal varco?

PAOLO VENUTI . Secondo me, non era solo in punizione ma era impossibilitato, controllato perché era ormai esagerata la mole delle cose che faceva.

PRESIDENTE . Ma se lei fa questa ipotesi vuol dire che sa qualcosa. Centinaia di migliaia di persone ci sono nella caserma Gamerra; lei fa l'ipotesi che qualcuno che non poteva uscire o che era in punizione, ha chiesto un favore a tre giovani reclute appena arrivate, perché Scieri, Viberti e Valentini erano arrivati il giorno 13 agosto: era usuale che gli anziani chiedessero alle reclute appena arrivate di entrare e uscire, di andare a prendere droga? Era usuale? Lei ha visto altre volte fare questo?

PAOLO VENUTI . No, non era usuale e non l'ho visto fare a terze persone. L'ho visto fare direttamente agli interessati: chi aveva da uscire, usciva e rientrava di là.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Siccome lei ha fatto una descrizione abbastanza dettagliata e in qualche modo ci ha fornito l'identikit, sempre in base a questa ipotesi, lei si è fatto un'idea di chi poteva essere il mandante? Cioè, chi aveva chiesto la cortesia ai tre commilitoni di rivolgersi all'esterno e di andare lì?

PAOLO VENUTI . Se dovessi fare uno più uno per me era Ioanna perché era l'unico posto dove lui poteva andare, l'unico posto dove gli altri potevano andare solo se lui diceva che si poteva. Dato che la riunione era lì, a esclusione, direi Ioanna.

GIANLUCA FUSILLI . Quando lei ha parlato in precedenza di persone controllate – una persona era controllata non solo perché era in punizione ma perché ne aveva fatte troppe – e poi ci fa il nome di Ioanna, le risulta che Ioanna fosse controllato?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Da chi?

PAOLO VENUTI . Dalla VAM, vigilanza armata.

PRESIDENTE . Cioè?

PAOLO VENUTI . La vigilanza armata sono quelli che facevano la ronda dentro la caserma dalla mattina alla sera, notte e giorno.

PRESIDENTE . Perché era controllato?

PAOLO VENUTI . Perché aveva esagerato.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Era riconosciuto come uno che...

PAOLO VENUTI . Sì, era uno di quelli che non ne voleva sapere niente del militare, era lì per sbaglio, non l'ho mai capito. Non si alzava la mattina, non si presentava all'alzabandiera, camminava con...

GIUSEPPE ZAPPULLA . E lei di questo ne è certo?

PAOLO VENUTI . Sì, sì.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Non è un'impressione.

PAOLO VENUTI . Non è...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei sa se Ioanna faceva consumo di droghe?

PAOLO VENUTI . Sì

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Perché l'ha visto?

PAOLO VENUTI . Sì, sì.

Pag. 17

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Fumava hashish?

PAOLO VENUTI . Sì, tranquillamente.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma dove?

PAOLO VENUTI . Dentro il casermaggio dove lui consegnava le coperte.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E come faceva con la ronda che...

PAOLO VENUTI . Ma le ronde erano a turno sempre le stesse ventuno persone, credo che ormai fossero diventati amici a favori. Bastava poco per diventare amici facendosi i favori.

GIOVANNA PALMA . Che favori si facevano?

PAOLO VENUTI . Magari lui sponsorizzava la droga anche per la vigilanza armata.

GIUSEPPE ZAPPULLA . L'ultima domanda. Lei ha parlato in questa ricostruzione, in cui ci sono alcune impressioni e alcune certezze, di omicidio di massa.

PAOLO VENUTI . Sì.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E nella massa lei ha inserito Viberti, Valentini e un gruppo di esterni. Quale sarebbe stato il ruolo di Viberti e Valentini in questa scena che poi porta Scieri a salire sulla torretta? Perché è chiaro dalla sua ricostruzione che Scieri non sale sulla torretta per una sua libera scelta, perché voleva prendere un po’ d'aria, ma perché evidentemente è stato costretto fisicamente a farlo.

PAOLO VENUTI . Forse era l'unico posto in cui poteva allontanarsi da questa rissa che si era creata.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E quindi quale sarebbe il ruolo di Viberti e Valentini in questa rissa, in questa vicenda?

PAOLO VENUTI . Non era un ruolo, credo che loro si trovassero tutti insieme in questa rissa, quando poi c'è stato da prenderle, perché secondo me poi le hanno anche prese, sono scappati via, uno a destra e uno a sinistra, Scieri è andato per dritto. Non hanno un ruolo nel caso, secondo me il ruolo di queste persone interviene nel momento in cui non si attivano per fare una telefonata anonima. Voglio dire, anche se hai paura non so di cosa...

GIUSEPPE ZAPPULLA . La loro responsabilità, quindi, sarebbe quella di averlo lasciato solo.

PAOLO VENUTI . Sì.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Poi di non aver denunziato il fatto per paura.

PAOLO VENUTI . Sì.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Pensando magari che la cosa finisse lì, in una scazzottatura.

PAOLO VENUTI . Sì, dopo la scazzottatura magari, visto che non è rientrato in compagnia, in branda, fattela una domanda. Sai dove l'hai lasciato. Se non vuoi esporti, fai una chiamata anonima, chiama qualcuno, esci tu stesso, vai a vedere. Penso. Il signor Viberti faceva tutti i giorni conversazione privata col signor Romondia e col signor Celentano. Tutti i giorni.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Perché lei ci sottolinea questa cosa?

PAOLO VENUTI . Perché nessuno lo ha mai visto, nessuno lo ha mai capito, nessuno lo ha mai voluto vedere.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Come mai parlava tutti i giorni con...

PAOLO VENUTI . Non lo so, lo vorrei sapere anch'io.

GIUSEPPE ZAPPULLA . La cosa l'ha sorpresa perché normalmente...

Pag. 18

PAOLO VENUTI . La cosa non mi ha sorpreso, la cosa è stata solo una conferma. Dopo tutte queste discussioni, Viberti è stato trasferito. Dopo tutte le volte che lo hanno trovato di sera con la saponetta, Viberti è stato trasferito.

GIUSEPPE ZAPPULLA . E quindi torniamo alla...

PAOLO VENUTI . Io credo che il sistema della caserma sia quello che ha fatto tutto.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Lui ha pagato il prezzo di non aver aiutato il commilitone.

PAOLO VENUTI . Secondo me, sì. Non c'era altra spiegazione per venire a trovarlo la sera così.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Ma questo oltre alla sua impressione non ha avuto elementi. Altri suoi colleghi, altri suoi commilitoni...

PAOLO VENUTI . No, no, di leva nessuno e quelli che avevano la firma erano inarrivabili, non erano persone che mangiavano con noi, non era gente che usciva con noi, avevano un gruppo a parte.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Il fatto che lei era nella stessa branda di Scieri come lo ha interpretato? Come una pura coincidenza oppure due siracusani...

PAOLO VENUTI . Sì, secondo me quella branda spettava a me. Questo è quello che penso.

GIUSEPPE ZAPPULLA . Non era un gioco a sorteggio?

PAOLO VENUTI . Non mi hanno obbligato.

GIUSEPPE ZAPPULLA . C'era una motivazione particolare oppure era una pura coincidenza?

PAOLO VENUTI . La coincidenza è stata che io ho girato dal lato dove c'era la branda ed era l'unica libera che nessuno voleva e me la sono presa io. Questa è stata l'unica coincidenza, che io ho girato da quel lato.

GIOVANNA PALMA . Salve, ma lei ha visto tutto le sere il Viberti che veniva picchiato?

PAOLO VENUTI . No.

GIOVANNA PALMA . Quante volte accadeva?

PAOLO VENUTI . Io credo che almeno quattro volte, se non cinque, lo hanno visitato in questo modo.

GIOVANNA PALMA . Quindi, così, da subito, i commilitoni hanno dato una risposta a quello che era accaduto?

PAOLO VENUTI . Sì, io mi sono accorto di questo col tempo, magari prima non so come, credo lo avessero già visitato il signor Viberti.

GIOVANNA PALMA . Ma insomma un commilitone per essere visitato che cosa doveva fare?

PAOLO VENUTI . Doveva fare un torto a qualcosa o a qualcuno.

GIOVANNA PALMA . Quindi, visto e considerato che di giorno Viberti si comportava bene, lei desume che queste visite erano dovute al fatto che c'era stata un'omissione da parte sua nei confronti del collega.

PAOLO VENUTI . Esatto. Lui non partecipava all'alzabandiera, non partecipava al corso palestra, non faceva la corsa la mattina, non l'ho mai visto in palestra, non l'ho mai visto fare niente. È strano che qualcuno mi viene a trovare se non mi conosce.

GIOVANNA PALMA . Questo lo desume lei o erano anche le voci di corridoio per il fatto di non aver aiutato il compagno?

Pag. 19

PAOLO VENUTI . Allora, il discorso che lui la mattina non si vedeva, è un fatto certo perché questo l'ho visto e l'ho vissuto; il discorso che lo venivano a trovare è una mia idea perché non aveva senso altrimenti venire in compagnia.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei l'ha visto? Ha detto che l'ha visto.

PAOLO VENUTI . Sì, sì. Venirlo a trovare in compagnia non aveva senso perché di mattina non lo vedevo ma venire poi la sera a trovarlo era...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Non aveva senso?

PAOLO VENUTI . No, perché se io frequento tutti i giorni il corso palestra e ho un problema con lui, la bibita mi cade e gliela tiro addosso o non gli prendo i cuscini o non gli tengo la corda. Qualcosa, adesso sto andando a ricordi: un problema ce l'ho con lui, uno ce l'ho con lui, uno ce l'ho con l'altro alla fine si mettono tutti insieme e dicono: «adesso vediamo se questo lo capisce che non si fa così.» Allora ha senso. Ma dopo che non si vedeva in giro per tutto il giorno, tutti i giorni, la sera venirlo a trovare così era strano.

GIOVANNA PALMA . E quella sera quando rientrarono erano Scieri, Viberti e quell'altro.

PAOLO VENUTI . Sì e alla porta carraia lo sapevano.

GIOVANNA PALMA . Lo sapevano?

PAOLO VENUTI . Sì, perché si entrava col documento.

GIOVANNA PALMA . E poi perché Viberti sarebbe scappato via lasciandolo? Non poteva scappare pure Scieri?

PAOLO VENUTI . Ma forse Scieri era più forte di carattere.

GIOVANNA PALMA . Quindi lei addirittura presuppone che Scieri stava lì, ha rischiato, ha visto il suo compagno andare via e lui continuava per prendere botte?

PAOLO VENUTI . Non per prenderle ma almeno per non prenderle.

GIOVANNA PALMA . Va be’, però numericamente non ce l'avrebbe fatta, era uno contro tanti, no?

PAOLO VENUTI . Ma uno forte...

GIOVANNA PALMA . Anzi una persona ragionevole pensa che sia meglio andare via che c'è poco da ragionare.

PAOLO VENUTI . No, non era questione di ragionare: una volta che era iniziato tutto come facevi ad andare via? Ti corrono dietro. Allora sarà rimasto fino a quando non ne ha potuto più e poi è scappato sulla scala.

GIOVANNA PALMA . E non avrebbero rincorso anche Viberti?

PAOLO VENUTI . Secondo me no. Quando c'è una rissa tra tre, cinque persone, uno scappa e si continua, ne manca un altro, si continua, poi...

GIOVANNA PALMA . Ma questo è quello che pensa lei, quello che le hanno raccontato, quello che desume dai vari racconti che le hanno fatto?

PAOLO VENUTI . Questo è quello che ho ricostruito io in dieci mesi e secondo me non è lontano dalla verità.

GIOVANNA PALMA . Ma sono semplicemente dei ricordi di persone che comunque non hanno assistito. È solo un presumere generale.

PAOLO VENUTI . Più o meno. Basterebbe andare a riprendere quelle tre persone che erano entrate in caserma.

Pag. 20

GIOVANNA PALMA . Quali nello specifico?

PAOLO VENUTI . Questi che erano venuti dall'esterno.

GIOVANNA PALMA . Lei se li ricorda i cognomi?

PAOLO VENUTI . No. Neanche i nomi ma se li dovessi vedere, sicuramente li riconoscerei.

GIANLUCA FUSILLI . Lei ci ha dato – e di questo la ringrazio –, al di là della cautela con cui ha tenuto a precisare che è una sua idea, una sua opinione, ma mi sembra che sia un'idea, un'opinione della quale è particolarmente convinto, nel senso che se l'è costruita anche dal punto di vista «scenografico» in maniera puntuale e precisa. Mi ha colpito anche il condimento delle sue dichiarazioni perché lei ha detto, in una serie di passaggi rispondendo soprattutto alla presidente e ai colleghi Prestigiacomo e Zappulla, che erano persone che entravano tutti i giorni dentro la caserma Gamerra. Questi esterni venivano a visitare determinate persone tutti i giorni. È ipotizzabile che lei durante la sua quotidianità all'interno della caserma li abbia incontrati?

PAOLO VENUTI . Più di una volta.

GIANLUCA FUSILLI . Il che significa che, qualora lei se li trovasse di fronte probabilmente li riconoscerebbe.

PAOLO VENUTI . Senza dubbio.

GIANLUCA FUSILLI . E lei ritiene, immagina o sa che sono persone di Pisa.

PAOLO VENUTI . Sì, pisani.

GIANLUCA FUSILLI . Queste persone probabilmente curavano lo spaccio di sostanze stupefacenti tra l'esterno e l'interno. Mi sembra di aver capito questo oppure ho interpretato male?

PAOLO VENUTI . No, no ha capito bene e curavano non solo quello.

GIANLUCA FUSILLI . Che cosa altro?

PAOLO VENUTI . Curavano tutto quello che doveva entrare dentro la caserma da fuori per chiunque.

GIANLUCA FUSILLI . Posso chiederle se erano.... Lei quanti anni aveva quando ha svolto il servizio militare? Perché Scieri era abbastanza più grande, aveva ventisei anni.

PAOLO VENUTI . Io ne avevo diciannove.

GIANLUCA FUSILLI . Dal suo ricordo, erano suoi coetanei o erano persone più strutturate?

PAOLO VENUTI . Un po’ più grandi.

GIANLUCA FUSILLI . Lei li avrebbe valutati come persone raccomandabili o soggetti dai quali era meglio tenersi alla larga e con cui era meglio evitare di litigare?

PAOLO VENUTI . Tre civili dentro la caserma Gamerra sicuramente non erano...

GIANLUCA FUSILLI . Lei sa se qualche ufficiale era a conoscenza del varco dal quale si poteva uscire? Ad esempio, Romondia poteva conoscerlo?

PAOLO VENUTI . Secondo me sì.

GIANLUCA FUSILLI . Simula, Infantino?

PAOLO VENUTI . No, Simula era più.... No, Simula no.

GIANLUCA FUSILLI . Panella e Ioanna credo di sì.

PAOLO VENUTI . Panella e Ioanna sono stati i più grandi fautori del varco. Ci sono tante persone lì in quel foglio che non avete citato.

Pag. 21

GIANLUCA FUSILLI . No, le volevo fare una domanda. Lei ricorda il nome Moltoni?

PAOLO VENUTI . Certo.

GIANLUCA FUSILLI . E Antico?

PAOLO VENUTI . Certo.

GIANLUCA FUSILLI . E ricorda in che circostanza Moltoni e Antico intercettarono la sua curiosità? Ricevette un racconto? In che modo erano coinvolti nella vicenda Scieri?

PAOLO VENUTI . Antico era un UFB e camminava con un altro signore UFB che poi abbiamo scoperto essere un infiltrato della polizia, quindi forse anche Antico ne faceva parte. Non lo so ma l'altro di sicuro era un infiltrato. Il signor Moltoni era solo un gran «cretino». Si può dire, sì? Era solo un gran «cretino» che godeva nel mettersi la divisa la mattina per fare il «cretino». Non aveva niente da dare come persona al livello di spirito, di umanità, di educazione, niente.

GIANLUCA FUSILLI . Le risulta che qualcuno le raccontò che Moltoni e Antico la sera, nei minuti immediatamente precedenti il fatto che ha causato la morte di Scieri, stavano fumando una sigaretta insieme a Scieri e a Viberti fuori della camerata?

PAOLO VENUTI . Questo....

GIANLUCA FUSILLI . Perché lei lo ha dichiarato nel verbale del 2000: «mi era stato riferito da un ragazzo che prestava servizio al magazzino della compagnia di cui non ricordo il nome, che la sera del 13 agosto ’99 il Viberti e lo Scieri non si trovassero da soli ma fossero in compagnia di altri due militari, e in particolare del militare Moltoni, caporale istruttore di leva, e di un altro militare che dovrebbe essere lo stesso Antico». Ricorda queste circostanze?

PAOLO VENUTI . Sì, sì.

GIANLUCA FUSILLI . E quindi nella sua ricostruzione scenografica – scenografica non perché non potrebbe essere vera – potrebbe anche essere che Moltoni e Antico abbiano potuto vedere qualcosa in più di altri stando lì sul posto?

PAOLO VENUTI . È probabile che sappiamo molto più di me, sicuramente.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Queste persone che venivano dall'esterno venivano solo la sera o entravano anche di giorno?

PAOLO VENUTI . No, no, solo la sera e i giorni festivi. Quando la caserma era più vuota.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E loro provvedevano a rifornire solo droga o anche altro? Provvedevano ai fabbisogni...

PAOLO VENUTI . Sì. Io ho visto entrare anche delle ragazze. Si sapeva che entravano, io le ho anche viste.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi delle ragazze, la droga e poi?

PAOLO VENUTI . Le sigarette per chi fumava, la ricarica del cellulare, non per forza erano cose fuori legge. Ho visto le sigarette, le schede telefoniche, un paio di scarpe, tutto quello che poteva servire a chi non poteva uscire per servizi o per punizione.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei durante tutti i dieci mesi trascorsi lì li ha visti costantemente la sera?

PAOLO VENUTI . Li ho visti spesso, soprattutto di sera.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E secondo lei i superiori erano a conoscenza di questa consuetudine, di questa organizzazione?

Pag. 22

PAOLO VENUTI . Sì, secondo me qualcuno lì dall'alto sapeva come girava lì dentro la ruota. E lo sapeva perché...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Dall'alto intende il generale Celentano?

PAOLO VENUTI . Secondo me, sì, proprio lui.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Perché? Sulla base di cosa lo afferma?

PAOLO VENUTI . Sulla base della vigilanza armata che portava le ragazze al suo dormitorio. E questo è certo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . La vigilanza armata...

PAOLO VENUTI . ....scortava le ragazze fino alla camera.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi, queste persone dall'esterno procuravano le ragazze e poi la vigilanza armata...

PAOLO VENUTI . Le portava fino dentro...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi, nella caserma era consuetudine che si svolgessero festini con...

PAOLO VENUTI . No, consuetudine no, solo per chi poteva.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Chi poteva?

PAOLO VENUTI . Poteva chi aveva le stelle sulle spalle. Solo chi era ufficiale.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Si trattava quindi di un giro di prostituzione?

PAOLO VENUTI . Si incontravano per stare assieme poi non so se fossero prostitute però, secondo me.... Non lo so magari giocavano a carte. Entrare, entravano.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi le stesse persone procuravano la droga e le ragazze.

PAOLO VENUTI . Sì.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quando lei parla di sistema intende dire che si svolgevano all'interno della caserma dei fatti non legali...

PAOLO VENUTI . Sì.

STEFANIA PRESTIGIACOMO .... Che venivano incontro alle esigenze di alcune figure: alcuni la droga, alcuni le ragazze, addirittura il generale lei l'ha visto, ha visto che...

PAOLO VENUTI . Io non ho visto il generale con le ragazze, io ho parlato...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ha visto le guardie che accompagnavano...

PAOLO VENUTI . Io ho parlato con chi faceva la vigilanza armata e dicevano che avevano scortato diverse volte delle ragazze fino all'alloggio.

GIANLUCA FUSILLI . Lei ha una memoria puntuale.

PAOLO VENUTI . Sì, ho avuto un incidente.

GIANLUCA FUSILLI . Adesso però ci deve aiutare: ce lo fa il nome di una di queste guardie della vigilanza armata che le ha raccontato di queste ragazze così lo sentiamo?

PAOLO VENUTI . Glielo faccio. Mi ci faccia un attimo pensare, non era difficile.

PRESIDENTE . Nel frattempo le faccio altre domande. Lei ha riferito questa sera elementi importanti che, come ha detto lei più volte, aveva già riferito nel 2000. Uno di questi è stato già abbastanza approfondito, il varco, lo dico per il verbale, che tutte le cose che ha detto stasera le aveva già dette Pag. 23 nel 2000. Lei ha affermato anche stasera e, lo ripeto, lo aveva detto nel 2000, in particolare davanti al tribunale militare di La Spezia, l'8 gennaio 2000 alle 8.30 del mattino, che l'aveva incuriosito l'aver visto Viberti più volte parlare col maggiore Romondia.

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Vorrei che fosse messo a verbale: «la mia curiosità è stata accresciuta dal fatto che in più occasioni ho visto Viberti intento a parlare col maggiore Romondia e dal fatto che mi era stato riferito da un ragazzo che prestava...».

PAOLO VENUTI . Mi perdoni, Taverna.

PRESIDENTE . Taverna chi è?

PAOLO VENUTI . Taverna faceva parte della vigilanza armata.

PRESIDENTE . Taverna come?

PAOLO VENUTI . Il nome non me lo ricordo.

PRESIDENTE . Lo mettiamo a verbale su domanda dell'onorevole Fusilli che aveva chiesto chi gli aveva raccontato che si portavano dentro ragazze era il Taverna.

PAOLO VENUTI . Sì, Taverna. Aveva un'Alfa Romeo 164 verde.

PRESIDENTE . Militare di leva oppure...?

PAOLO VENUTI . Firmatario. Era in ferma breve. Mi ricordo la macchina perché era l'unico che l'aveva...

PRESIDENTE . Aspetti, per verbalizzare: era un volontario di leva a firma breve?

PAOLO VENUTI . Firma triennale. Aveva già fatto due anni e mezzo e stava per completare.

PRESIDENTE . Quindi aveva messo la firma per tre anni.

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Che autovettura ha detto che aveva?

PAOLO VENUTI . Una Alfa Romeo 164 e la metteva dentro nel posto dei signori con le stelle, era l'unico che posteggiava la macchina lì.

PRESIDENTE . Dentro la caserma?

PAOLO VENUTI . Sì, nessun altro metteva la macchina dove la metteva lui.

PRESIDENTE . Ricorda anche il nome?

PAOLO VENUTI . No, il nome no, Taverna è sicuro.

PRESIDENTE . Allora continuo. Lei ha visto il maggior Romondia parlare più volte con Viberti. Aveva dichiarato a verbale: «la mia curiosità è stata accresciuta dal fatto che in più occasioni ho visto Viberti parlare con Romondia e dal fatto che mi era stato riferito da un ragazzo che prestava servizio al magazzino della compagnia insieme al militare Antico, di cui non ricordo il nome, che la sera del 13 agosto ’99 – la sera in cui muore Scieri – il Viberti e lo Scieri non si trovassero da soli ma si trovassero in compagnia di altri due militari e in particolare di Moltoni, caporale di leva, e di un altro militare che dovrebbe essere lo stesso Antico.» Cioè, lei in questo verbale dice che Scieri e Viberti il 13 agosto si trovavano in compagnia di Moltoni, caporale istruttore di leva, e di Antico. Ricorda questo? Noi sapevamo da altri atti che si trovavano in compagnia di Valentini, nel senso che Viberti, Valentini e Scieri rientravano dalla libera uscita. Magari quando lei fa questo passaggio può darsi che si trovassero insieme in un altro momento. Vuole specificarlo?

PAOLO VENUTI . Esatto. Questo è un fatto che forse è accaduto poco prima che Pag. 24 loro uscissero perché mi ricordo che erano assieme e...

PRESIDENTE . Si ricorda che glielo ha raccontato qualcuno?

PAOLO VENUTI . Sì, mi raccontarono che erano tutti insieme lì al gruppetto ma poco prima che uscissero fuori dalla caserma.

PRESIDENTE . Quindi, riepilogando, la sera del 13 agosto, poco prima che Scieri, Viberti e Valentini uscissero dalla caserma li avevano visti parlare? Cosa li avevano visti fare Moltoni e Antico?

PAOLO VENUTI . Li avevano visti assieme, questo me lo ricordo, ma poco prima che uscissero.

PRESIDENTE . Moltoni chi era?

PAOLO VENUTI . Moltoni era un caporale AIP, allievo istruttore di paracadutismo che era da poco diventato aiuto istruttore.

PRESIDENTE . Un allievo istruttore di paracadutismo.

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . E Antico invece?

PAOLO VENUTI . Antico era un volontario in ferma breve. Uno di quelli che non faceva niente dalla mattina alla sera.

PRESIDENTE . Cioè?

PAOLO VENUTI . Non svolgeva servizi, non faceva niente. Io con la mia mente l'ho attribuito all'altro ragazzo che era infiltrato però di Antico non sono sicuro.

PRESIDENTE . Che vuol dire che lo attribuiva all'altro ragazzo?

PAOLO VENUTI . Abbiamo avuto un'assegnazione alla compagnia di un ragazzo volontario in ferma breve che non faceva altro che starci dietro e controllare senza lavorare, senza fare niente. Poi abbiamo scoperto che era un infiltrato, cioè uno messo lì a controllare quello che si faceva. Antico era sempre insieme a questo ragazzo dalla mattina alla sera quindi abbiamo pensato che anche Antico fosse ... ma non ne eravamo certi perché Antico era un po’ più grezzo.

PRESIDENTE . Risulta dagli atti che due carabinieri s'infiltrarono nella caserma Gamerra, lo dico sempre per il verbale. Risulta dagli atti della procura della repubblica di Pisa.

PAOLO VENUTI . Io non ero della procura ma lo avevo capito.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Si ricorda solo il nome di Taverna della vigilanza armata o si riesce a ricordare altri nomi?

PAOLO VENUTI . Ci provo, ma questo mi è venuto quasi subito. Ma se continuo a spremere magari mi escono gli altri. Erano ventuno i ragazzi della vigilanza armata ma non è facile ricordarli tutti. Taverna lo ricordo perché l'ho subito collegato col discorso dell'auto: lui metteva l'auto dentro la caserma, non lo faceva nessuno, solo lui.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Secondo lei chi avrebbe occultato il corpo di Emanuele Scieri sotto i tavoli? Fino al giorno 15 non sono state effettuate ricerche; lei sul dopo che opinione si è fatta?

PAOLO VENUTI . La mia opinione è che non sia stato occultato, la mia opinione è che da lì non è passato più nessuno perché era festa, perché in quel posto si andava solo per prendere le coperte, non si passava assolutamente da lì. Il discorso che era pieno di tavoli e sedie abbandonate messe lì a deposito...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma era ben occultato sotto...

PAOLO VENUTI . Questo non lo so.

Pag. 25

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma secondo lei qual è lo scenario del dopo? C'è stata questa colluttazione, Viberti e Valentini vigliaccamente sono scappati e poi Emanuele sarebbe stato...

PAOLO VENUTI . Uno degli ultimi ad andare via.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . ...finito o sarebbe rimasto gravemente ferito. Dopo, secondo lei, cosa è accaduto? Ioanna che aveva...

PAOLO VENUTI . Ioanna...

STEFANIA PRESTIGIACOMO .... Che aveva ordinato, secondo lei, a Scieri e agli altri due ragazzi di ritirare questa droga cosa avrebbe fatto?

PAOLO VENUTI . Non lo so. Io Ioanna l'ho conosciuto solitario e solitario l'ho visto congedare.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma cosa sarebbe accaduto, secondo lei, dopo? Come è possibile che nessuno poi si sia posto il problema di cercare Emanuele?

PAOLO VENUTI . Qualcuno è riuscito a convincere tutti quelli coinvolti nella situazione a evitare di raccontare qualcosa. Questa è la mia idea perché è impossibile che nessuno abbia detto niente o si sia messo davanti. Io mi sto mettendo davanti e non ho problemi a confrontarmi con nessuno, chiunque. Da Celentano a Viberti io non temo il confronto. Anzi, se riusciamo, io avrei delle domande da fare a questi signori.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Che domande vorrebbe fare a questi signori?

PAOLO VENUTI . Vorrei sapere come era possibile fare quello che facevano in quel modo, facendo finta di niente. Io vorrei sapere da tutti qua voi se era possibile che nessuno si accorgesse, abitando lì vicino a quella caserma, vicino a quel varco, che entravano e uscivano costantemente civili e nessuno ha mai detto alla polizia o ai carabinieri fuori che da lì c'era gente che entrava e usciva. E nessuno è mai arrivato in caserma con una denuncia e se mai è arrivata, non è mai arrivata da qualche parte. Questa domanda mi fa compagnia da diciassette anni: come è possibile che nessuno abbia mai visto gente entrare e uscire da là. Io abito vicino al mare all'isola e vicino a me una signora si è affittata la casa; hanno cominciato a fare avanti e indietro nell'arco di una settimana in maniera proprio .... tipo supermercato. Dopo cinque giorni è venuta la padrona di casa e ha fatto andare via l'affittante. Non so se ci siano state denunce ma si sono accorti tutti che c'era un via vai e la signora ha preso provvedimenti. Questo è un esempio. Io vorrei sapere come è possibile che nessuno ha mai visto gente entrare e uscire da là. Ci abitavano di fronte al varco, c'era un condominio.

GIOVANNA PALMA . Tornando allo spaccio e alle ragazze, anche dopo queste cose sono accadute? Si continuava a spacciare...

PAOLO VENUTI . C'è stato un periodo che era tabù assoluto poi verso la fine, verso aprile, maggio, hanno piano piano ricominciato a... ma non quelle tre persone, altre.

PRESIDENTE . Cerchiamo di contestualizzare. Parliamo di dopo la morte di Scieri?

PAOLO VENUTI . Sì.

GIOVANNA PALMA . Lei è entrato in caserma ad ottobre.

PAOLO VENUTI . Settembre.

GIOVANNA PALMA . A settembre, quindi dopo un mese da...

PAOLO VENUTI . Meno di un mese.

GIOVANNA PALMA . Però lei fa una ricostruzione dei fatti così dettagliata, così articolata quasi come se fosse un teste oculare. Quando la sento parlare io mi Pag. 26 rappresento la scena e poi ha una memoria così chiara. Io avrei difficoltà in questo momento a ricordare tutti i cognomi dei miei compagni di liceo. Come mai lei riesce così e poi alla domanda del collega Fusilli si è ricordato dopo un po’ anche di uno...

PAOLO VENUTI . Ho questa memoria. Purtroppo ho subìto un incidente che mi ha fatto tanto male, ho perso quasi sei anni di vita di ricordi, ma mi sono usciti tanti altri ricordi che neanche sapevo. Anch'io sono vittima del sistema sbagliato: mi hanno investito e lasciato a terra senza dire niente. Mi sono fatto quasi otto mesi di coma, mi manca un pezzo di polmone, non ho la milza, ho un ginocchio ricostruito.

GIOVANNA PALMA . No, io sono contenta...

PAOLO VENUTI . Ho dei ricordi proprio dettagliati, vivi, come se fossero ieri.

GIOVANNA PALMA . Questa, infatti, è stata l'impressione perché lei ha dei veri e propri flash quasi se fosse stato lì e come se fosse, le ripeto, un teste oculare. Magari immagini che a furia di ascoltare determinate storie in un modo o nell'altro uno poi prova a ricostruire e pensa di dire... a volte la memoria ci fa questi scherzi, no? Ci creiamo delle realtà che poi magari non sono vere, immaginiamo...

PAOLO VENUTI . Io mi sono ricostruito l'incidente sulla base di quello che ho sentito per dieci mesi e qualcosa l'ho anche vista.

GIOVANNA PALMA . A questo poi aggiunge che c'era questa consuetudine di spaccio di droga, donne e veniva tutto da questo varco che era un via vai, no? Come mai all'epoca dei fatti quando c'è stato anche il processo nessuno ha approfondito questo aspetto?

PAOLO VENUTI . Non lo so.

PRESIDENTE . Onorevole Palma, non c'è stato il processo, poi questo non lo può sapere l'audito.

GIOVANNA PALMA . Lui non è stato all'epoca...

PAOLO VENUTI . No, no io fui sentito quella volta e poi si sono dimenticati di me. Quello che sto dicendo oggi lo avrei detto diciassette anni fa. Se me lo avessero chiesto glielo avrei detto.

PRESIDENTE . Infatti, in quell'occasione l'audito ha reso un interrogatorio molto fitto di quattro pagine in cui ha detto le stesse cose che sta dicendo adesso aggiungendo alcuni particolari perché noi stiamo approfondendo. Lo specifico anche questo: stiamo approfondendo, stiamo chiedendo di capire bene. Io ero rimasta alla domanda in cui lei dice che ha visto proprio lei Viberti parlare spesso con Romondia e con Antico.

PAOLO VENUTI . Confermo.

PRESIDENTE . La mia domanda è: avevano motivi di servizio, secondo lei, per parlare insieme? Lei ha detto che Viberti era addetto ad un ufficio.

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Avevano motivi di servizio Romondia e Antico per parlare insieme?

PAOLO VENUTI . Romondia e Viberti, Antico era...

PRESIDENTE . Romondia e Viberti parlavano insieme.

PAOLO VENUTI . Sì, sì.

PRESIDENTE . Antico quindi no?

PAOLO VENUTI . No, Antico casualmente si trovava lì, ma Antico era casualmente ovunque.

Pag. 27

PRESIDENTE . Romondia era il maggiore?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . E Viberti era un soldato semplice?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Che motivi avevano di parlare insieme?

PAOLO VENUTI . Non lo so. Non ho mai capito le riunioni tra Romondia e Viberti e tra Celentano e Viberti.

PRESIDENTE . Senta, lei ha detto anche che Viberti non partecipava in palestra, non partecipava alle esercitazioni...

PAOLO VENUTI . No, non ricordo neanche se fosse paracadutista a tutti gli effetti, se avesse completato il corso.

PRESIDENTE . Ma Viberti lavorava in ufficio: è possibile che quelli che lavoravano in ufficio non dovevano fare esercitazioni o è impossibile nel senso che tutti devono fare esercitazioni?

PAOLO VENUTI . C'era chi poteva saltare il solo alzabandiera. Solo l'alzabandiera poteva essere saltato poi il resto andava fatto da tutti.

PRESIDENTE . Quindi anche da quelli che lavoravano in ufficio?

PAOLO VENUTI . Chiunque doveva fare tutti i servizi. Chiunque.

PRESIDENTE . Quindi non poteva essere questo il motivo.

PAOLO VENUTI . No. No. Lui non compariva nella...

PRESIDENTE . Senta, lei ha detto anche che, secondo le voci assunte in caserma per la sua curiosità, lo ha detto all'inizio, Scieri era un siracusano, lei è un siracusano quindi questa sua curiosità sicuramente è stata aumentata anche da questo fatto suppongo.

PAOLO VENUTI . Senza dubbio.

PRESIDENTE . Lei ha detto che, secondo le voci ascoltate in caserma e secondo la sua ricostruzione, c'è stata una colluttazione.

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Ma Viberti dormiva con lei in stanza nei mesi in cui lei è stato in caserma?

PAOLO VENUTI . No, perché i primi ventotto giorni io li ho fatti alla prima compagnia e Viberti non era nella prima compagnia.

PRESIDENTE . Dov'era Viberti?

PAOLO VENUTI . Viberti era inizialmente nella seconda compagnia.

PRESIDENTE . E poi dopo i ventotto giorni?

PAOLO VENUTI . Non lo so, non l'ho più visto. Credo sia passato alla CCS, Compagnia Comandi e Servizi però non ne sono sicuro. Comunque non era nella compagnia Corsi Speciali.

PRESIDENTE . Senta, lei dice che ci dovrebbe essere stata una colluttazione: ha visto mai dei segni sul corpo di Viberti?

PAOLO VENUTI . Sì, a causa della saponetta. Quelli sì, li ho visti. Io sono arrivato dopo la colluttazione ma ho visto nella doccia il signor Viberti a pois.

PRESIDENTE . Capitava che facevate la doccia insieme?

PAOLO VENUTI . Sì, purtroppo sì.

PRESIDENTE . E cosa ha visto?

Pag. 28

PAOLO VENUTI . Ho visto il signor Viberti pieno di ematomi.

PRESIDENTE . Lei li ha ricondotti alla saponetta perché aveva già visto il discorso della saponetta?

PAOLO VENUTI . Visto sì. Dopo ho fatto uno più uno e anche lì la mia immaginazione mi ha portato a credere che fossero ematomi causati dal sapone.

PRESIDENTE . Ma prima ha detto che non erano così forti i colpi e c'era la coperta che proteggeva il corpo.

PAOLO VENUTI . Uno, due no, ma tutti i giorni magari qualcosa esce. Ora io non so se fosse tutti i giorni però, per essere in quel modo magari....

PRESIDENTE . Lei ha detto nel verbale che quella zona dopo le quattro del pomeriggio rimane completamente isolata.

PAOLO VENUTI . Sì. Fine servizio.

PRESIDENTE . Fino alle quattro è frequentata?

PAOLO VENUTI . Sì, sedici e venticinque, sedici e trenta.

PRESIDENTE . E non era nemmeno un luogo di transito, di passaggio?

PAOLO VENUTI . No.

PRESIDENTE . La guardia notturna, secondo lei, passava da quella zona? Lei sa che giro faceva la guardia?

PAOLO VENUTI . La vigilanza armata avrebbe dovuto passare anche da lì ma non ci sono passati mai. Non ci passavano mai.

PRESIDENTE . Lei per vigilanza armata intende le guardie?

PAOLO VENUTI . VAM, sì. La guardia della caserma.

PRESIDENTE . Lei ha detto nel suo interrogatorio che quella zona era presidiata da Ioanna Gabriele.

PAOLO VENUTI . Sì, forse Gabriele, adesso il nome non lo ricordo, il cognome sicuramente.

PRESIDENTE . Lei dice di Ioanna: «si trattava di un militare tranquillo....»

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . «... sicuramente non violento. Per quel che mi è dato sapere, aveva compiuto atti di nonnismo nei confronti di militari più giovani di scaglione.» Lei lo definisce non violento, tranquillo mentre poi dice che era..... vuole spiegarci meglio?

PAOLO VENUTI . Sì. Non era il tipo che veniva dentro la compagnia a fare lo stupido, a fare l'anziano ma c'era chi diceva che nel tempo avesse fatto qualcosa con gli allievi. Ora non so in che modo e in che tempi, ma dicevano che inizialmente Ioanna era un tipo duro.

PRESIDENTE . Panella se lo ricorda quando si è congedato?

PAOLO VENUTI . No, Panella era un VFA un volontario in ferma breve, aveva firmato un anno in più, quindi io mi sono congedato e lui era ancora lì.

PRESIDENTE . Infatti lei nel verbale dice: «il Panella si è congedato nel mese di marzo 2000.» Quindi, Panella era di servizio quando è morto Scieri nell'agosto ’99?

PAOLO VENUTI . Sì, Panella era già lì.

PRESIDENTE . Ioanna quando si è congedato, lei lo sa?

PAOLO VENUTI . Ioanna si è congedato...

PRESIDENTE . Faccio queste domande anche per ricostruire e trovare Ioanna.

Pag. 29

PAOLO VENUTI .... A giugno o a luglio, non ne sono certo.

PRESIDENTE . Sì, nel verbale lei dice: «mentre Ioanna si è congedato a causa del ritardo derivante dalle numerose punizioni disciplinari successivamente al Panella ovvero a maggio 2000.»

PAOLO VENUTI . Sì, ecco.

PRESIDENTE . E Panella si era reso responsabile di atti di nonnismo: lei lo ha detto.

PAOLO VENUTI . Sì, sì, Panella l'ho visto, ho visto il mio compagno.

PRESIDENTE . Questo Buttazzoni Jonny.

PAOLO VENUTI . Esatto.

GIOVANNA PALMA . Quando lei dice che il signor Ioanna era il padrone incontrastato di quella zona, da agosto per cinque mesi è stato proprio il padrone incontrastato, cosa intende? Che era fisso lì? Normalmente suppongo che i militari facciano dei turni, no?

PAOLO VENUTI . No, lui era stato destinato al casermaggio.

GIOVANNA PALMA . Scusi, ma destinato al casermaggio che significa? Stava lì tutto il giorno e pure di notte dormiva lì?

PAOLO VENUTI . No, lui...

GIOVANNA PALMA . Allora non era il padrone incontrastato, divideva quel luogo con un collega commilitone, suppongo.

PAOLO VENUTI . No, è sempre stato da solo.

GIOVANNA PALMA . Quindi quando lui va via chiude la porta...

PAOLO VENUTI . Nessuno più poteva prendere le lenzuola, le coperte, niente.

GIOVANNA PALMA . Quindi, c'era un orario in cui lui era lì, otto, nove ore di lavoro...

PAOLO VENUTI . Previa domanda con almeno due giorni di anticipo prima di poter prendere le coperte.

GIOVANNA PALMA . Ma lui aveva un orario per stare lì?

PAOLO VENUTI . L'orario c'era sulla porta ma non era l'orario che faceva lui. Lui riceveva solo a mezzogiorno o nel pomeriggio verso le tre.

GIOVANNA PALMA . Mi dica qual era l'orario ufficiale, per intenderci, e poi mi dica qual era quello che lui ufficialmente faceva.

PAOLO VENUTI . 8.30-16.45, credo.

GIOVANNA PALMA . Questo è l'orario di apertura di un ufficio.

PAOLO VENUTI . Sì, di tutti gli uffici del casermaggio.

GIOVANNA PALMA . Questo era l'orario ufficiale mentre lui apriva come gli garbava?

PAOLO VENUTI . Le coperte si davano o a mezzogiorno o verso le tre, tre e mezza.

GIOVANNA PALMA . Quindi se uno si recava alle dieci, magari senza averglielo detto...

PAOLO VENUTI . Chiuso.

GIOVANNA PALMA . Le risulta che all'interno di questo magazzino vi fosse un televisore?

PAOLO VENUTI . Sì.

GIOVANNA PALMA . Ed era possibile tenere un televisore?

Pag. 30

PAOLO VENUTI . No, non ce l'aveva nessuno il televisore.

GIOVANNA PALMA . Però tutti sapevano?

PAOLO VENUTI . Tutti sapevano tutto.

GIOVANNA PALMA . Perché quando si va a prendere la coperta si da un'occhiata e si vede che c'è la televisione. Lei sa che era proibito avere la televisione?

PAOLO VENUTI . Certo.

GIOVANNA PALMA . Però era consentito.

PAOLO VENUTI . Sì, inizialmente anche i telefoni...

GIOVANNA PALMA . Alla fine questa grande caserma dove c'era tutta questa disciplina, il rigore...

PAOLO VENUTI . È un'idea che vi siete fatti sbagliata.

GIOVANNA PALMA . Quindi questo signore la sera faceva come se fosse a casa sua: ospitava gli amici, mi verrebbe da dire il suo giro magico, il suo gruppo.

PAOLO VENUTI . Probabile che avessero fatto delle riunioni tra commilitoni dello stesso scaglione.

GIOVANNA PALMA . Ma lei l'ha visto.

PAOLO VENUTI . No, a me non risulta, io non ne sono mai stato parte.

GIOVANNA PALMA . Lei di sera non ha mai trascorso..?

PAOLO VENUTI . No.

GIOVANNA PALMA . Neanche una persona che conosceva direttamente?

PAOLO VENUTI . No, non aveva senso andare lì di sera.

GIOVANNA PALMA . Però da quello che racconta lei, molti andavano.

PAOLO VENUTI . Andavano molti chi? Solo lui o solo chi aveva da fumare con lui.

GIOVANNA PALMA . Lei si ricorda anche gli amici di questo Ioanna?

PAOLO VENUTI . Il suo scaglione, sì.

GIOVANNA PALMA . Di quanti commilitoni è composto uno scaglione normalmente?

PAOLO VENUTI . Quelli che andavano a Pisa non erano mai tutti completi, non restavano tutti, noi eravamo ventiquattro, venticinque credo. Loro erano ancora meno.

GIOVANNA PALMA . Quindi, lui frequentava di solito una quindicina di commilitoni?

PAOLO VENUTI . Sì, non tutti e non tutti assieme, a giornate. Comunque sì, stava solo col suo scaglione.

GIOVANNA PALMA . E anche la sera guardavano la televisione lì all'interno del magazzino dopo il contrappello?

PAOLO VENUTI . Credo di sì. Lui sicuramente, gli altri non lo so.

GIOVANNA PALMA . Lei come fa a dire lui sicuramente?

PAOLO VENUTI . Perché non c'era mai in compagnia.

GIOVANNA PALMA . In che senso? Non dormiva nella sua branda?

PAOLO VENUTI . No, faceva il contrappello e andava via.

GIOVANNA PALMA . Ma lei lo ha visto? Si è svegliato qualche notte e ha visto che il suo letto era vuoto?

Pag. 31

PAOLO VENUTI . Sì, lui faceva il contrappello e usciva. Non dalla caserma, usciva dalla compagnia.

GIOVANNA PALMA . E non lo poteva fare questo.

PAOLO VENUTI . No, il contrappello è passato.

GIOVANNA PALMA . E quanti facevano questo?

PAOLO VENUTI . Solo lui.

GIOVANNA PALMA . Solo lui faceva questo? Per andare lì e guardare la televisione?

PAOLO VENUTI . Non lo so. Credo che andasse a guardarsi la televisione.

GIOVANNA PALMA . Ritornando all'entrata delle donne in caserma: io non sono mai stata in una caserma, immagino che ci siano queste grandi camerate, giusto?

PAOLO VENUTI . Per le persone normali, sì.

GIOVANNA PALMA . E i superiori avevano le camere singole?

PAOLO VENUTI . Sì.

GIOVANNA PALMA . Quindi, lì andavano le donne suppongo.

PAOLO VENUTI . Sì.

GIOVANNA PALMA . Quindi, un commilitone normale non poteva entrare in una camera singola?

PAOLO VENUTI . Le camere singole le avevano solo quelli che avevano messo firma da tre anni in poi, gli spettava per legge, e ai superiori.

GIOVANNA PALMA . E le donne entravano solo lì?

PAOLO VENUTI . Sì.

GIOVANNA PALMA . Quindi, solo loro potevano usufruire di questo servizio?

PAOLO VENUTI . Nella mia camerata non sono mai passate.

GIOVANNA PALMA . A meno che qualcuno dei commilitoni, col bene placido dei superiori, utilizzava una camera.

PAOLO VENUTI . No, no.

GIOVANNA PALMA . Perché dice no? Lei che ne sa, mica c'era.

PRESIDENTE . Onorevole dobbiamo fare domande. Poi, tra l'altro, l'audito risponde abbastanza...

GIOVANNA PALMA . Però anche questa non è una cosa da sottovalutare, no?

PRESIDENTE . Sì, però dobbiamo fare la domanda non possiamo fare considerazioni.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei ha detto che per prendere le coperte si poteva andare solo alle tre e a mezzogiorno.

PAOLO VENUTI . Sì, dalle 12 alle tre lui dava le coperte.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Chi andava prima trovava la porta chiusa: dove era Ioanna?

PAOLO VENUTI . Dentro, a trovare i suoi commilitoni, da qualche altra parte. Comunque la porta era chiusa.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lui non si sa dov'era?

PAOLO VENUTI . Credo che fosse lì dentro, a volte dormiva, a volte non c'era che andava a trovare i suoi amici di scaglione dentro la caserma, in palestra, alla radio.

Pag. 32

PRESIDENTE . Senta, lei dice che Ioanna aveva assunto il controllo di questa zona; per essere precisi a verbale, questa zona era quella del casermaggio?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Il casermaggio era vicino alla torretta dove è morto Scieri?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Quanto vicino?

PAOLO VENUTI . Nello stesso androne, era una specie di U.

PRESIDENTE . Senta, lei ha parlato di cinque chilometri; cinque chilometri sono veramente tanti.

PAOLO VENUTI . Sì, lo so, li facevo tutte le mattine di corsa.

PRESIDENTE . Mi faccia finire la domanda. Si è sbagliato? Cinque chilometri sono veramente tanti. Lei dice che dalla porta carraia al varco dove si entrava e usciva dall'esterno all'interno e dall'interno all'esterno ci sono cinque chilometri. È proprio sicuro? Le mostro la piantina della caserma.

PAOLO VENUTI . Ce l'ho in mente.

PRESIDENTE . Cinque chilometri?

PAOLO VENUTI . Sì. Tutta l'altra parte manca qui.

PRESIDENTE . Quest'altra cartina è arrivata dal Ministero della difesa: anche qui manca? Aspetti che le faccio vedere la porta carraia.

PAOLO VENUTI . Questa è più chiara. Sì, adesso ci siamo.

PRESIDENTE . Ci può indicare dov'era il varco?

PAOLO VENUTI . Qui.

PRESIDENTE . Va bene. Io lo segno con una X. Lei dice che rispetto alla porta carraia era a cinque chilometri?

PAOLO VENUTI . Almeno. Questa è tutta campagna e qui si andava a correre.

PRESIDENTE . L'onorevole Prestigiacomo chiede quanto tempo impiegava a fare il percorso di corsa.

PAOLO VENUTI . Io facevo quindici chilometri al giorno tutti i giorni.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . No, quanti minuti impiegava per percorrere questa distanza.

PAOLO VENUTI . Impiegavo circa 35 minuti per percorrere solo quella parte.

PRESIDENTE . Senta, lei dice che Ioanna aveva assunto il controllo della zona. Aveva assunto questo controllo da tempo anche prima del mese di agosto del ’99 secondo quello che lei sa?

PAOLO VENUTI . Allora, dopo il corso palestra, chi lo supera va avanti, chi non lo supera va indietro, nel senso che chi supera il corso palestra va ai servizi più belli: la palestra, la piscina, qualsiasi cosa. Ioanna, invece, non aveva superato non so cosa ed era «tornato indietro» prendendo il comando del casermaggio. Ma era qualcosa che gli avevano dato da fare perché non lo voleva fare nessuno.

PRESIDENTE . Quindi Ioanna non aveva superato il corso palestra ed era andato al casermaggio.

PAOLO VENUTI . Mi sembra che avesse qualche problema di salute, forse respiratorio, adesso non ricordo bene.

PRESIDENTE . Ma la mia domanda è: lei sa se già ad agosto ’99 Ioanna si trovava al casermaggio?

Pag. 33

PAOLO VENUTI . Sì, per forza. Essendo sesto scaglione, un mese dopo, giù sicuramente era al reparto.

PRESIDENTE . Ioanna era del sesto ’99?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Quindi, era arrivato almeno un mese prima di Scieri, voleva dire questo?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Infatti lei lo dice nel verbale: «aveva il controllo di tutta l'area sin dal mese di agosto ’99.» Lei però dice che era del quarto scaglione.

PAOLO VENUTI . Quarto?

PRESIDENTE . Sì.

PAOLO VENUTI . Mi sembra sesto, perché lo associo a Moltoni però, magari, nel 2000 ero più fresco.

PRESIDENTE . Nel 2000 lei dice quarto.

PAOLO VENUTI . È probabile.

PRESIDENTE . Verificheremo.

PAOLO VENUTI . Io adesso lo associo a Moltoni ma quarto, così anziano...

PRESIDENTE . Lei dice nel verbale di interrogatorio: «tale dominio è durato all'incirca quattro, cinque mesi, da agosto a gennaio 2000.»

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Questo come lo sa?

PAOLO VENUTI . Perché poi lì andò a lavorare un ragazzo che si chiamava.... Non ricordo come, ma fu come se avessero dato a Ioanna la punizione di togliergli la giostra.

PRESIDENTE . Gli altri deputati le hanno fatto una precisa domanda se la sera lì, in questo posto, il casermaggio controllato da Ioanna, avveniva qualcosa; lei ha detto che non lo ricorda. Io le leggo una parte del suo verbale: «la sera, ad esempio, accadeva che dopo il contrappello Ioanna e gli altri militari suoi amici lasciassero le camerate per recarsi nel magazzino di casermaggio a fumare o a vedere la televisione presente nel citato magazzino.»

PAOLO VENUTI . Così ho detto nel 2000?

PRESIDENTE . Sì.

PAOLO VENUTI . Questo non me lo ricordavo.

PRESIDENTE . Sì, infatti, lei stasera diceva che non ricordava, glielo ha chiesto anche l'onorevole Palma, se la sera si riunivano lì. Lei, evidentemente, lo aveva visto nel 2000.

PAOLO VENUTI . Sì, nel 2000 ero più fresco.

PRESIDENTE . Ma io per questo le faccio queste domande.

GIANLUCA FUSILLI . Da quello che le risulta, Valentini e Viberti erano a conoscenza di questo varco per entrare e uscire dalla caserma?

PAOLO VENUTI . Subito no.

GIANLUCA FUSILLI . Non subito, nel corso della loro...

PAOLO VENUTI . Ah sì, sicuramente, le hanno prese da chi entrava da fuori.

GIANLUCA FUSILLI . Ma Viberti ne ha mai parlato con Valentini? Si parlava di queste cose in caserma?

PAOLO VENUTI . Io ho avuto modo di parlare con chi faceva uso di sostanze stupefacenti, andava da questi ragazzi i Pag. 34 quali avevano raccontato a questo ragazzo che sapevano.

GIOVANNA PALMA . Mi scusi se glielo chiedo, ma dopo un anno, quando lei ha lasciato il servizio militare, lei ha mai pensato di presentarsi in caserma liberamente e fare delle dichiarazioni spontanee?

PAOLO VENUTI . Io le ho fatte dopo quattro mesi le mie dichiarazioni.

GIOVANNA PALMA . No, io dico in caserma.

PAOLO VENUTI . Ah no, no.

GIOVANNA PALMA . Avendo raccolto tutto, essendosi fatto una sua idea fin da subito...

PRESIDENTE . Onorevole Palma, è stato sentito nel 2000, a gennaio, dopo sei mesi.

GIOVANNA PALMA . Sì, però lui man mano, nel corso dei mesi, si è fatto sempre più un'idea di quello che era accaduto. Giusto?

PAOLO VENUTI . Certo.

GIOVANNA PALMA . Non possiamo dire che dopo tre mesi lei aveva già risolto tutto.

PAOLO VENUTI . No, ma dopo cinque mesi il quadro era già chiaro. E nessuno lo ha mai letto.

PRESIDENTE . Senta, lei ha detto che è disponibile a recarsi alla caserma Gamerra e ha detto anche che è disponibile ad un confronto con Viberti.

PAOLO VENUTI . Sì. Mi piacerebbe avere un confronto con lui.

PRESIDENTE . Cosa gli chiederebbe?

PAOLO VENUTI . Gli chiederei cosa è successo fuori, gli chiederei cosa è successo dentro.

PRESIDENTE . Lei ha mai scritto una lettera anonima?

PAOLO VENUTI . No. Non mi sono mai permesso.

PRESIDENTE . Perché tutto quello che ricordava lo ha detto nel 2000?

PAOLO VENUTI . Sì. La maggior parte di tutto quello che vi ho detto stasera era già nel 2000. Anzi anche cose che non mi ricordavo e mi avete ricordato voi.

PRESIDENTE . Quando ha detto che il magazzino era chiuso e Ioanna non c'era, abbiamo capito male che ha detto che poteva anche essere alla radio?

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Che cos'era la radio?

PAOLO VENUTI . Non mi sono spiegato bene, c'era il reparto trasmissioni, la chiamavamo la radio.

PRESIDENTE . Perché andava alla radio?

PAOLO VENUTI . Perché aveva dei fratelli di scaglione lì alla trasmissione.

PRESIDENTE . Quindi andava a trovarli.

PAOLO VENUTI . Sì, lui andava in giro facendosi i fatti suoi dalla mattina alla sera senza pensare a niente.

PRESIDENTE . Conosceva lei Cesare Tardelli?

PAOLO VENUTI . L'ho conosciuto lì.

PRESIDENTE . Cosa ci dice del maresciallo Tardelli?

PAOLO VENUTI . Il maresciallo era diventato silenzioso con questo incidente.

Pag. 35

PRESIDENTE . Era diventato silenzioso dopo la morte di Scieri?

PAOLO VENUTI . Subito dopo l'incidente, sì, ma lo hanno descritto sempre come uno partecipante al servizio di leva, uno di quelli tosti.

PRESIDENTE . Che vuol dire partecipante al servizio di leva?

PAOLO VENUTI . Faceva correre la gente abbastanza, li faceva correre con gli anfibi, li faceva correre con l'elmetto in testa. Insomma, uno di quelli che ci credeva.

PRESIDENTE . Era diventato silenzioso?

PAOLO VENUTI . Molto silenzioso, non ha più parlato o partecipato come prima ai corsi palestra. Il corso palestra è quello che si tiene per ventotto giorni per il brevetto di lancio.

PRESIDENTE . Non la seguo. Lei arriva a settembre, venti giorni dopo la morte di Scieri.

PAOLO VENUTI . Sì.

PRESIDENTE . Conosce Tardelli e lei dice che è diventato silenzioso dopo la morte di Scieri?

PAOLO VENUTI . Sì, dicono che sia diventato silenzioso.

PRESIDENTE . Ah, dicono.

PAOLO VENUTI . Sì, sì, attenzione, dicono che sia diventato molto più silenzioso anche perché non partecipava più ai corsi palestra.

PRESIDENTE . E perché doveva partecipare se era già un istruito?

PAOLO VENUTI . Il corso palestra era sempre un bell'avvenimento in caserma, nel senso che c'erano sempre nuovi paracadutisti da formare.

PRESIDENTE . Quindi, lui prima li formava i paracadutisti?

PAOLO VENUTI . Sì, sì. Praticava molto la palestra, questo è sicuro.

PRESIDENTE . Lei sa che il maresciallo Tardelli si è suicidato qualche settimana fa?

PAOLO VENUTI . No, mi dispiace.

PRESIDENTE . Non lo sapeva?

PAOLO VENUTI . No. Questa è una novità.

PRESIDENTE . Sì, si è suicidato.

PAOLO VENUTI . Non ne sapevo niente, mi dispiace. Quanti anni aveva?

PRESIDENTE . Questo non è nelle mie conoscenze.

PAOLO VENUTI . Mi dispiace.

PRESIDENTE . Quanti anni aveva quando lei era in caserma?

PAOLO VENUTI . Era più grande di me di almeno dieci, dodici anni, credo che ne avesse già trentaquattro, trentacinque quando sono arrivato io. Ora vado a ricordi ma un maresciallo...

PRESIDENTE . Ultima domanda. Scieri è stato trovato con le scarpe slacciate; dopo tutto quello che lei ci ha raccontato di aver sentito, secondo lei, c'è una motivazione per le scarpe slacciate?

PAOLO VENUTI . Questo non lo so, non ho idea del perché avesse le scarpe sciolte.

PRESIDENTE . Va bene. Lei è disponibile a ritornare per un confronto con Viberti?

PAOLO VENUTI . Sì.

(I lavori riprendono in seduta pubblica).

Pag. 36

PRESIDENTE . La ringrazio, nessun altra domanda. Grazie anche per l'ora tarda.

La seduta, sospesa alle 0.20 è ripresa alle 0.25.

PRESIDENTE . Apprezzate le circostanze propongo di procedere in seduta segreta.

(La Commissione delibera di procedere in seduta segreta).

PRESIDENTE . Proseguiamo la seduta col signor De Silvestris Gianluca che ringraziamo di essere qui in Commissione. Siamo in seduta segreta quindi la invito a non riferire ad estranei al di fuori di questa Commissione tutto quanto verrà detto in questa sede.
Sin dall'inizio sono presenti i consulenti, polizia di Stato e Guardia di finanza.
Signor De Silvestris scusi anzitutto l'ora tarda ma questi sono purtroppo i nostri ritmi. Ci risulta che lei era nella caserma Gamerra nel ’99; volevamo apprendere da lei alcune circostanze, alcuni dettagli che lei ricorda in ordine al mancato rientro di Emanuele Scieri. Lei ha conosciuto Emanuele Scieri, se lo ricorda?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

PRESIDENTE . Come se lo ricorda?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Il giorno che sono arrivati alla caserma Gamerra. È arrivato tutto il suo scaglione che era...

PRESIDENTE . Lei ricorda quando è arrivato il settimo scaglione?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . È arrivato verso l'ora di pranzo. Dopo aver mangiato i ragazzi sono stati accompagnati da noi caporali nelle camerate per prendere posto nei vari alloggi e nell'attesa che successivamente ci fosse l'adunata col comandante di compagnia ogni caporale aveva la sua squadra da gestire, non tanto per la finalità del corso di paracadutismo che si teneva in caserma ma soprattutto come gestione del personale, visto che parliamo di ragazzi che avevano solo un mese di esperienza di militare.

PRESIDENTE . Quindi, ogni caporale gestiva una squadra.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Gestiva una squadra di persone...

PRESIDENTE . E la squadra di Emanuele Scieri da chi era gestita?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Da me.

PRESIDENTE . Ah, da lei.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì. Me lo ricordo perché quando sono stati fatti accomodare noi avevamo di ogni militare della nostra squadra il foglio notizie che veniva fatto compilare dai ragazzi non appena arrivati. Mi ricordo che leggendo vidi nel titolo di studio che era laureato in giurisprudenza. Non sapendo chi fosse perché non conoscevo i ragazzi di faccia, solo per nome, ho chiamato Scieri lui ha risposto comandi, ho letto: «laureato in giurisprudenza: quanto hai preso?» gli chiesi e mi disse 107 e io gli ho detto «bravo». Questa è stata l'unica volta che...

PRESIDENTE . Che l'ha visto.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che gli ho parlato.

PRESIDENTE . Poi cosa è successo? Ci dica tutto quello che sa.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Poi fu chiamata l'adunata col comandante di compagnia e siamo scesi tutti quanti nel piazzale che si trova dietro la compagnia, si chiama la U compagnia perché è fatta tutta a U quindi nel piazzale della compagnia, e lì c'è stata l'adunata col comandante di compagnia che ha spiegato....

PRESIDENTE . Si ricorda come si chiamava il comandante?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Di Tecco?

Pag. 37

PRESIDENTE . Di Tecco? C'era anche Romondia?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Romondia mi sembra che fosse l'aiutante maggiore o il comandante di battaglione al reparto corsi. Praticamente la caserma aveva questo reparto corsi che è un battaglione a tutti gli effetti con tre compagnie: prima, seconda e compagnia corsi speciali.

PRESIDENTE . No, io le ho chiesto se c'era Romondia.....

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Romondia, se mi ricordo bene.....

PRESIDENTE . ...quel giorno nel piazzale a U.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Ah, questo non glielo so dire.

PRESIDENTE . Quindi, non si ricorda se Romondia ha fatto un discorso sulla denuncia di atti di nonnismo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non me lo ricordo.

PRESIDENTE . Va bene. Ci dica di Scieri in particolare. Cosa sa di quella sera, il contrappello.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Per quanto riguarda il contrappello, io ero caporale di giornata, cioè personale di servizio che fisicamente e direttamente assiste al contrappello, ossia al controllo del rientro di ogni militare nel proprio alloggio o camerata, quello che sia. Essendo militari che nessuno conosceva perché arrivati da mezzogiorno, il contrappello era alle 23.45, quindi poche ore di cui una parte passata in libera uscita, nemmeno il tempo di conoscersi, verso le 23.45 siamo passati per il contrappello con sotto ufficiale di servizio, che normalmente non passa al contrappello, ma essendo quella la prima sera di un nuovo scaglione...

PRESIDENTE . Come si chiamava?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Pugliese, credo fosse sergente maggiore allora.

PRESIDENTE . Sì. E poi c'era anche il furiere?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . C'era il sotto ufficiale di servizio che come servizio era responsabile di tutte e tre le compagnie; poi c'ero io come caporale di giornata, c'era il furiere che, come l'altro, normalmente non passa al contrappello ma quella sera è passato perché parliamo sempre di ragazzi nuovi.

PRESIDENTE . Come si chiamava il furiere? Se lo ricorda?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Martin o De Martin.

PRESIDENTE . De Martin, sì.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che mi ricordi, eravamo solamente noi tre come servizio.

PRESIDENTE . Cosa è successo in questo contrappello? Avete chiamato a voce alta, come...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Il furiere era presente perché sapeva dove alloggiavano i ragazzi. Il piano dove erano situati gli alloggi era un lunghissimo corridoio e a destra e a sinistra del corridoio c'erano tutte campate dove c'erano poi posti branda. Il furiere aveva assegnato i posti appena arrivati ai ragazzi, si facevano, penso, delle piantine per sapere chi dormiva dove. Quindi, è passato con noi al contrappello proprio perché erano ragazzi nuovi e sapeva lui chi chiamare. In realtà, era lui che fisicamente controllava il personale, noi assistevamo.

PRESIDENTE . E Scieri?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . E Scieri non era presente al contrappello quindi alle 23.45 non era in camerata.

Pag. 38

PRESIDENTE . Perché non ha risposto.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, perché non c'era nessuno al suo posto branda.

PRESIDENTE . Gli altri del vicino posto branda vi hanno detto dov'era, perché non era rientrato?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Allora, appena il furiere, che fisicamente passava e controllava che ognuno fosse fisicamente al suo posto, ci ha informati, sia me sia Pugliese, che c'era questo mancato rientro da libera uscita, io e il sotto ufficiale di servizio, quindi Pugliese – non ricordo se eravamo tutti e tre nella stanza nel momento in cui ci si è accorti del mancato rientro –, .... sicuramente non era sul posto ma poteva essere al bagno, di sotto, il controllo del contrappello si fa seguendo il corridoio per evitare che chi non è stato nominato o comunque non è stato controllato se è rientrato, magari esca. Si partiva in fondo dai bagni, controllavamo che non ci fosse nessuno nei bagni, perché chi stava in bagno non lo potevamo trovare negli alloggi. Quindi, non eravamo fisicamente tutti e tre nella stessa stanza.

PRESIDENTE . Sì, ma forse la mia domanda non era chiara.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, ci arrivo adesso. Il furiere è venuto da me o dal sotto ufficiale Pugliese, non ricordo esattamente, per informarci che c'era questo mancato rientro da libera uscita. A quel punto io e Pugliese, il sergente maggiore, siamo andati nella stanza in cui sarebbe dovuto stare Scieri a chiedere se qualcuno sapeva dov'era.

PRESIDENTE . Che cosa vi hanno detto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non ricordo chi, disse che era uscito insieme ad un gruppo di otto, nove ragazzi, perché allora da soli non si usciva per la città di Pisa, ed erano rientrati dalla libera uscita verso le 22.15, 22.30. Al rientro dalla libera uscita non si rientrava direttamente dal portone principale della compagnia, si faceva il giro dietro, dal piazzale di cui parlava lei prima dove è stata fatta l'adunata perché il portone principale era riservato solamente al personale di servizio. Quindi, quando un ragazzo rientrava dalla libera uscita passava dietro.

PRESIDENTE . Cioè, passava lungo il muro di cinta?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, una parte sì. Perché la compagnia in questione...

PRESIDENTE . Era la prima compagnia, no?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, era la prima compagnia.

PRESIDENTE . Quindi era vicinissima all'entrata.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Dall'ingresso saranno stati trenta metri.

PRESIDENTE . Appunto, era vicinissimo, quindi perché non andare direttamente in compagnia?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Perché si passava dietro.

PRESIDENTE . Sì, si passava dietro e subito c'era la prima compagnia.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, si faceva il giro della palazzina e si passava dalla porta interna sul piazzale. Quindi, ci dissero che era rientrato questo gruppo di otto, nove ragazzi tra cui lo Scieri verso le 22.15, 22.20 e, non sono sicuro della cronologia dei fatti, ci dissero che lo Scieri si era allontanato per fare una telefonata. Quindi, non aveva mai varcato la porta posteriore della palazzina della compagnia e l'ultimo ragazzo che era stato con lui, Viberti si chiamava, lo ricordo perché poi rimase a fare il servizio di leva con noi, non tutti rimanevano, mi disse che si allontanava per fare una telefonata e poi sarebbe Pag. 39 rientrato in compagnia per il contrappello. Quindi, si tratta di un'ora e venti circa prima del contrappello: dalle 22.20 alle 23.45. L'ultima volta che ci dissero di averlo visto era verso le 22.20.

PRESIDENTE . E voi questo lo avete scritto nel rapportino della sera?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Io fisicamente l'ho scritto nel rapportino del contrappello, quello che si consegna all'ingresso della caserma. Perché funziona così: noi facciamo...

PRESIDENTE . Cosa ha scritto in questo rapportino della sera?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Il rapportino è un modello precompilato che comprende delle voci già scritte, più delle novità se ci sono cose che non sono già stampate. Ho inserito...

PRESIDENTE . Ci sono delle note?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Ci sono delle note. Per note s'intende cose diverse da quelle scritte già sopra.

PRESIDENTE . E non ci sono delle note nel rapportino della sera? Non c'è la possibilità, lo spazio per scrivere note?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, c'è lo spazio per le note però si chiama «altre novità».

PRESIDENTE . Va bene, è uguale note o altre novità; c'è uno spazio in cui poter scrivere quello che viene detto, no?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, assolutamente.

PRESIDENTE . E voi lo avete scritto quello che è stato detto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, io ho riportato nella voce «mancato rientro da libera uscita» il cognome del militare e lo scaglione.

PRESIDENTE . Quindi lei ha riportato solo «mancato rientro».

GIANLUCA DE SILVESTRIS . «Mancato rientro da libera uscita», perché c'era anche da licenza, diverse voci insomma. In caso di mancato rientro bisognava compilare nome e cognome del militare, il mancato rientro e lo scaglione.

PRESIDENTE . Sì, ma qui non si trattava di un mancato rientro, qui diversi militari, ci consta, le dico anche i nomi, Marras, Viberti, Valentini, avevano detto che Scieri era rientrato alle 22.15 e che si trovava dentro la caserma Gamerra. Un luogo super sorvegliato come tutte le caserme d'Italia.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

PRESIDENTE . Quindi, la mia domanda è: perché non avete scritto nel rapportino della sera dove c'è la possibilità di inserire tra le note quello che vi viene riferito, ovviamente, ossia che «Tizio, Caio e Sempronio» hanno riferito che Scieri è rientrato ma non si è presentato al contrappello? Perché? È una domanda che ci poniamo costantemente.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non vorrei dire una sciocchezza, ma non è stato scritto sul rapportino perché non era un'informazione da riportare sulla carta. Nel senso che il rapportino, ossia le novità della sera del contrappello, venivano segnalate all'ufficiale di picchetto, ossia all'ufficiale addetto alla sicurezza della caserma che si trova all'ingresso della caserma. Ogni controllo fatto nella compagnia tirava fuori un rapportino della sera, questo veniva consegnato all'ingresso, tutte le novità venivano poi comunicate, penso, al comando di brigata che sta a Livorno.

PRESIDENTE . Noi lo sappiamo che voi dovevate comunicare il rapporto della sera all'ufficiale di picchetto e sappiamo anche che l'ufficiale di picchetto quella sera era Messina e Messina ha deposto innanzi a questa Commissione. Quindi, se Messina Pag. 40 non ha un rapportino della sera dove si specifica che Scieri è rientrato e che si trova in caserma o che si trovava in caserma alle 22.15, che cosa dovrebbe fare l'ufficiale di picchetto se vede semplicemente mancato rientro? Poi un'altra domanda: quella sera c'erano altri mancati rientri?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Nella mia compagnia, che mi ricordi, no. Non da libera uscita sicuramente.

PRESIDENTE . Voi avete comunicato a Messina, che era l'ufficiale di picchetto, mancato rientro, avete dato questo rapportino. Quali novità avrebbe dovuto rilevare se c'era semplicemente scritto «mancato rientro»?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che un militare non era rientrato, non era presente al contrappello. Non so come altro rispondere.

GIANLUCA FUSILLI . Buonasera, grazie per l'ora tarda e capisco anche che il tema deve essere psicologicamente pesante per lei. Rimaniamo alla vicenda del contrappello. Lei rileva l'assenza di Scieri.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

GIANLUCA FUSILLI . Acquisisce l'informazione che Scieri è comunque rientrato in caserma.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

GIANLUCA FUSILLI . Trasmette il rapportino, seppur parziale dal punto di vista dell'informazione, all'ufficiale di picchetto; ma trasferisce all'ufficiale di picchetto, o chi per lui, che Scieri comunque era rientrato o questa informazione la tiene per lei pur non scrivendola sul rapportino?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Vede, al contrappello era presente anche un mio superiore nel servizio, Pugliese, lì funzionava così, penso anche adesso, quindi si avvisa l'autorità superiore, che in quel caso era presente e aveva assistito come me, anzi probabilmente le avrà fatte lui le domande perché io comunque avevo un anno di caserma, e sapeva anche lui quello che era stato detto dai ragazzi. Quindi, il rientro un'ora e mezza prima e quello che sia. A quel punto, se c'è da prendere iniziative, le prende chi ha più esperienza che in quel caso è il superiore in grado.

GIANLUCA FUSILLI . Ma al di là del rapporto gerarchico, lei era il caporale di giornata, tra di voi parlavate?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Certo.

GIANLUCA FUSILLI . Nel tragitto tra la fine del contrappello in cui emerge il mancato rientro di Scieri, l'acquisizione dell'informazione che stava in caserma, tra di voi non vi siete chiesti dove fosse andato a finire visto che era rientrato?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Penso di sì.

GIANLUCA FUSILLI . Allora le faccio un'altra domanda propedeutica: lei sapeva andando verso la porta carraia per consegnare il rapportino, che Scieri era con certezza dentro la caserma?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non è proprio esatto.

PRESIDENTE . Perché c'è la possibilità di uscire da quella caserma senza passare per la porta carraia? Magari lei sa di qualche varco?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, il discorso è...

GIANLUCA FUSILLI . Risponda anche sul varco.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Certo. Il rientro di cui ci hanno informato i commilitoni è delle 22.20, ossia più di un'ora prima del contrappello e fino alle 23.30 il militare può uscire dalla caserma, è in libera uscita. Quindi anche se uno si avvicina Pag. 41 alla caserma, il rientro si chiude alle 23.30, quello senza autorizzazioni extra. Faccio un esempio. Se un ragazzo si avvicina alle 23.25 alla porta carraia sicuramente all'ingresso gli diranno: «dove vai? Tra cinque minuti non si può rientrare più.» Ma dalle 22.15 un'altra ora di libera uscita c'era e non era la prima volta che c'erano mancati rientri da libera uscita che spesso finivano con ritardi nel rientro, durante la notte, la mattina dopo. Non dico che era la prassi, ma stiamo parlando comunque di ragazzi di leva dove c'era chi seguiva gli orari e chi meno, non parlo nello specifico di questo scaglione ovviamente. C'era chi, anche a costo di prendere punizioni scritte, giorni di rigore, giorni di consegna, s'interessava a rientrare in orario fino a un certo punto. Quindi, non era una novità mai successa prima il mancato rientro da libera uscita. Poi, l'informazione che era rientrato l'abbiamo appresa, probabilmente non è stato scritto sul rapportino, magari sarà stato detto a voce, magari si è dimenticato. Fino ad allora era segnalato con nome, scaglione all'ufficiale di picchetto e al comando brigata che poi è quello che prende le decisioni.
Riguardo al varco, io adesso non mi ricordo se lo avevo visto prima di quella sera o successivamente, però sì, effettivamente, sul lato opposto all'ingresso principale c'era un punto del muro da dove all'interno, all'esterno non lo so perché non lo l'ho mai visto da fuori, c'era la possibilità, non tipo passerella rossa ma con un po’ di energia, di scavalcare il muro. Dall'interno all'esterno, di fuori non glielo so dire perché non l'ho mai visto. Era un punto, se non ricordo male, o vicino alle docce campali o comunque dietro alla palazzina del cinema, c'era anche una sala cinema, in cui un po’ di detriti o scatolame, non so bene, aiutava ad arrivare al limite del muro che era due metri e mezzo, tre metri.

GIANLUCA FUSILLI . Grazie per la risposta. Poi magari se la presidente le fa vedere una piantina della caserma ci indica su per giù dove si trova questo varco. Lei terminò il suo servizio con la consegna del rapportino oppure ha continuato durante la notte a svolgere servizio di guardia?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, io non svolgevo allora servizio di guardia, io....

GIANLUCA FUSILLI . Subito dopo il contrappello.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Dopo il contrappello io consegnavo il rapportino...

GIANLUCA FUSILLI . Ha smontato?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, io smontai il lunedì mattina, quella sera era venerdì perché durante la settimana il servizio durava ventiquattro ore, quindi dalla mattina alle 8 fino alla mattina alle 8 del giorno dopo, ma essendo il venerdì, quindi col fine settimana davanti, il servizio cominciava il venerdì mattina alle 8 e terminava il lunedì mattina alle 8. A parte il controllo fisico nella compagnia, era diviso in appelli del mattino, controappello della sera, afflussi in mensa.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi lei subito dopo il contrappello che fa, va a dormire?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, perché poi, la mattina dopo, avrei dovuto passare la sveglia.

GIANLUCA FUSILLI . La mattina dopo quando si sveglia chiederà notizie sul mancato rientro di Scieri.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non glielo so dire.

GIANLUCA FUSILLI . Si chiederà cosa sarà successo a questo ragazzo, anche per curiosità.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sicuramente sarò andato a vedere se era rientrato, questo certo, e mi ricordo che non era rientrato, però non mi ricordo di aver fatto altre domande.

Pag. 42

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda se i suoi superiori, quelli che avevano la responsabilità, hanno attivato ricerche più specifiche? Richieste di informazioni, telefonate sul cellulare? O era una semplice attesa che si materializzasse....

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Io mi ricordo – penso il giorno dopo ma non sono sicuro, quindi il sabato – che Romondia, di cui parlava prima la presidente, che probabilmente era il vice comandante di battaglione e che quindi in assenza del comandante era quello responsabile, fece un'ulteriore adunata con il personale presente il fine settimana, quindi non tutti, per sapere se qualcuno sapeva qualcosa.

GIANLUCA FUSILLI . E qualcuno lo disse a Romondia che era rientrato in caserma?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, non ricordo ma penso che glielo abbiano ripetuto che lo avevano visto rientrare alle 22.15 e che era andato a fare una telefonata e poi non lo avevano più visto.

GIANLUCA FUSILLI . Comunque, lei staccò il lunedì, il 16 di agosto, quindi il 15 di agosto era in servizio.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda un'ispezione del generale Celentano alle cinque e mezza in caserma il 15 di agosto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Le cinque e mezza di..?

GIANLUCA FUSILLI . Mattina.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, io dormivo.

GIANLUCA FUSILLI . Se ci fosse stata un'ispezione del generale Celentano immagino che se ne sarebbe accorto, perché non è che il generale arrivasse di soppiatto. Faceva un'adunata, no?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, non tanto.

GIANLUCA FUSILLI . Arrivava anche di soppiatto.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, anche.

GIANLUCA FUSILLI . Comunque, lei non se la ricorda questa ispezione.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No.

GIANLUCA FUSILLI . E la sera alle nove e mezza era in servizio?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Di che giorno?

GIANLUCA FUSILLI . Sempre del 15 di agosto, domenica.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . La domenica ero in servizio.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda, invece, un'ispezione del comandante di battaglione, di cui non ricordo il nome, straordinaria rispetto alla normale vita di caserma? Erano le 21.30, presidente, o le 18.30? Ricordo male?

PRESIDENTE . Erano le 21.30.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda questa ispezione?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non me la ricordo. Nella caserma? Non nella compagnia?

GIANLUCA FUSILLI . Sì, nella caserma.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda un suo commilitone di nome Ioanna?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, il nome non mi è nuovo ma....

Pag. 43

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda chi era l'addetto al casermaggio, quello che consegnava le coperte?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Era un maresciallo, aiutante, credo.

GIANLUCA FUSILLI . Poteva chiamarsi Ioanna?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Il maresciallo? No.

GIANLUCA FUSILLI . Era un maresciallo l'addetto alla consegna delle coperte?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Alla consegna delle coperte?

GIANLUCA FUSILLI . Sì.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, non lo so dire.

GIANLUCA FUSILLI . Un tale Panella, se lo ricorda?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No.

GIANLUCA FUSILLI . Chi ricorda dei suoi commilitoni se ci dovesse fare qualche nome?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Dei miei commilitoni?

GIANLUCA FUSILLI . Sì. Lei che scaglione era intanto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Io sono terzo ’98.

GIANLUCA FUSILLI . Qualche commilitone magari con cui è rimasto in contatto.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi, io sono militare da diciotto anni.

GIANLUCA FUSILLI . Ah, lei è ancora in servizio effettivo?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

GIANLUCA FUSILLI . In che corpo, sempre paracadutisti?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, sto qui vicino Roma, cavalleria.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi, di quei tempi non ricorda...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi, una volta al mese venivano dai sessanta ai cento ragazzi, di questi ragazzi una parte restava a Pisa, una parte veniva trasferita nelle varie caserme della brigata. Poi io sono negato con i cognomi, se mi ricordo le facce è già tanto.

GIANLUCA FUSILLI . Ma secondo lei era ipotizzabile che qualcuno dall'esterno entrasse dentro una caserma militare? Poteva accadere? Sarebbe potuto teoricamente accadere? O le risulta che sia accaduto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi, fisicamente è possibile perché comunque è un muro, ci sarà stato pure il filo spinato ma è un muro.

GIANLUCA FUSILLI . Magari dal varco.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Dal varco, anche dove non c'era il varco. Un muro, basta una scala e sei dall'altra parte.

GIANLUCA FUSILLI . Ha mai sentito che qualcuno favoleggiava su persone esterne che entravano qualche volta in caserma?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No.

GIANLUCA FUSILLI . Tra i commilitoni...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che so io, questo varco serviva ai più anziani ad uscire per andare a ballare senza... magari chi era stato punito e gli era stato ritirato il tesserino e quindi non poteva uscire dall'ingresso, magari doveva vedere la ragazza, Pag. 44 aveva da fare qualcosa, ma sempre personale che aveva un po’ di esperienza della caserma. Io personalmente, ho visto il varco quando ci sono passato davanti ma non ne conoscevo nemmeno l'esistenza.

GIANLUCA FUSILLI . Quando è venuto a conoscenza del ritrovamento del corpo di Emanuele Scieri?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Appena ritrovato. Successe così: c'erano due ragazzi di leva che erano piantoni al magazzino di casermaggio; andarono verso le due a questo magazzino che era una palazzina a un piano, ci dissero che era chiuso, il maresciallo doveva ancora arrivare per aprire il magazzino. Di fronte a questo magazzino c'era un piazzale di una ventina di metri e dalla parte opposta un'altra palazzina che era un deposito di paracadute ripiegati o a riparare. Mentre aspettavano che arrivasse il maresciallo per aprire il magazzino videro questa scarpa, questo piede che stava sopra a un tavolo perché di fronte all'ingresso di questo magazzino, quindi proprio dove è stato ritrovato Scieri, era praticamente un deposito di sedie, tavoli, armadietti rotti tenuti là in attesa che qualcuno li portasse via.

GIANLUCA FUSILLI . Lei che idea s'è fatto della morte di Scieri?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Bella domanda.

GIANLUCA FUSILLI . Un'opinione. Se ha qualche circostanza da riferire a noi non nota, anche fatti, ma le chiedo un'opinione.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi, a me è arrivato un avviso di garanzia per omicidio colposo per il contrappello dal pubblico ministero a Pisa. Non c'è mai stato un processo, l’iter si è fermato davanti al giudice per le indagini preliminari essendo stato archiviato perché il fatto non sussiste. Questo per il fatto specifico del contrappello. In questa occasione io ho avuto anche il fascicolo, ovviamente, dove c'erano l'autopsia e le deposizioni, che non mi sono messo a leggere perché era un volume notevole di roba, però le cose principali le ho lette, tra cui l'autopsia. Il giorno dopo che è stato ritrovato lo Scieri, quindi martedì, io accompagnai i carabinieri della caserma ad aprire l'armadietto di Scieri – non ricordo se il lunedì stesso o il giorno dopo, ma penso il giorno dopo perché era la mattina – per prendere gli effetti personali. Nel primo cassetto trovarono, non ricordo se una o due, scatole di medicinali, una ricetta per questi medicinali rilasciata, stampato, da un ospedale psichiatrico. Nell'autopsia c'era scritto, se ricordo bene, che dalle analisi risultava che da almeno una settimana non prendeva queste pillole che erano un normale antidepressivo per chi studia. Ho sentito dire che era una cosa per chi studia, per il troppo stress, si stava per laureare, penso che sarà stato giorni e notti a studiare. Quindi non la mia opinione, ma quello che penso per quello che ho visto.

GIANLUCA FUSILLI . Da quello che ha letto sull'autopsia?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non dall'autopsia, diciamo il film che ho tratto da quello che ho raccolto visto che sono stato coinvolto direttamente anche nei tribunali è che...

GIANLUCA FUSILLI . Sarebbe potuta essere una...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sarebbe potuta essere...

PRESIDENTE . Cosa? Finiamo la frase.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Un suicidio.

GIANLUCA FUSILLI . No, mi permetto, la cosa è esclusa dalle carte processuali, non fosse altro, se avesse letto bene l'autopsia, perché il modo in cui è caduto Scieri era incompatibile con l'ipotesi del suicidio. È vero che avevano ritrovato, grazie anche alla sua presenza, le pillole di blandi antidepressivi che peraltro non prendeva, Pag. 45 ma le modalità di caduta del corpo non erano assolutamente compatibili. Quando uno si butta non si butta all'indietro, si butta in avanti normalmente. Questo per precisarcelo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Lei mi ha chiesto un'opinione.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi l'opinione che si è fatto lei è che sia un suicidio.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non è che io penso al cento per cento che sia un suicidio ma io ricordo il posto, perché l'ho visto quando Scieri stava ancora là prima che fosse portato via, ero presente in compagnia quando quei due ragazzi del magazzino casermaggio ci sono venuti di corsa a chiamare per dirci che avevano trovato un morto. Siamo corsi là, siamo andati a vedere chi era e subito sono scattate le telefonate per avvisare fino al comando della brigata. Lì era un posto di difficile accesso perché c'era questo deposito di ferraglie, tavoli, sedie. Il punto da cui è caduto, dicono un'altezza di cinque o sei metri, era una scala di manutenzione. Come ho detto prima, in base all'unica occasione in cui ho parlato con Scieri, me lo ricordo più alto di me – magari ricordo male – però grosso, io sono alto un metro e settantacinque...

GIANLUCA FUSILLI . Non era esile.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non era esile. È una scala di manutenzione. Abbiamo una scala con pioli orizzontali, con anelli di metallo a protezione di ogni caduta quindi per chi passa all'interno se scivola viene fermato dagli anelli o comunque cade dritto per dritto e giù per le scale: ciò non è compatibile con la posizione in cui è stato ritrovato. Allora è caduto dall'esterno. Io peso settanta chili, portare una persona di almeno ottanta, io sono magro, reggendosi sugli anelli di protezione che non hanno la stessa consistenza dei pioli della scala che è molto più robusta ... io non sono un tecnico ma la mia opinione è che portare fisicamente una persona su una scala come quella... io non ne sarei capace. Vedo proprio una difficoltà materiale nel fare una cosa del genere. Quindi quella parola per finire la frase per me poteva essere anche incidente, scivolata, caduta, giramento di testa, svenimento, qualunque cosa. Le pasticche c'entrano fino a un certo punto, io so solo che c'era scritto che non le prendeva più.

GIANLUCA FUSILLI . Ho capito. Le risulta, dalla sua esperienza diretta o dalle notizie che ha avuto, che nella caserma Gamerra, per quanto tempo lei vi abbia prestato servizio....

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Nove anni.

GIANLUCA FUSILLI . ... ci fossero, al di là di una gerarchia rigida essendo un corpo speciale, quello dei parà, tra commilitoni più anziani e meno anziani dei comportamenti non scritti, non veri e propri atti di nonnismo...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Un'istruzione diciamo.

GIANLUCA FUSILLI . Esatto... che qualche volta scadeva anche in atteggiamenti non esattamente consoni alla disciplina militare? È a sua conoscenza il verificarsi di queste circostanze?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Disciplina militare è una cosa, ben diverso è insegnare ad un ragazzo a volte diciottenne, altre volte ventiseienne come Scieri, che viene dalla vita civile, quindi dalla vita normale, ed entra in una caserma – in quel caso un mese a Firenze per fare il giuramento – come quella di Pisa che è una scuola di paracadutismo, ossia una scuola che non è nella natura dell'uomo. Non so quanti di voi abbiano fatto un lancio da un aereo. Adesso la leva non c'è più ma prima i ragazzi di diciotto anni venivano al distretto militare e dicevano che volevano fare il paracadutista come militare di leva, pensando di essere più bravi degli altri perché volevano fare il paracadutista ma, al contrario di quello che pensavano, quando Pag. 46 poi fisicamente venivano lì molti rinunciavano. O perché erano cresciuti e pensavano chi me lo fa fare, o non sono in grado o non mi interessa più perché magari arrivavano dopo tanti anni. Quindi succede che un ragazzo da una vita normale, facile o difficile che sia, dovrà poi diventare militare e non militare normale ma paracadutista. Scopo del paracadutista è usare il lancio per raggiungere zone non accessibili via terra, via mare o in altri modi, quindi è una cosa un po’ particolare. Fare un lancio per un ragazzo che magari fino a un mese prima lavava le macchine o studiava giurisprudenza o faceva una vita normale non è semplice. Non è semplice imparare in tre settimane di corso a salire su un aereo e fare automaticamente i movimenti giusti per fare il lancio evitando di farsi male. Tu esci da un aereo che, bene che vada, va a duecento chilometri orari, stai a cinquecento metri di altezza, hai un fucile, il paracadute, hai quaranta chili di materiale addosso, stai facendo una cosa che fisicamente non è normale, come muoversi con un aereo in piedi con questa zavorra. Quindi, tu devi preparare la mente a fare una cosa dove la paura o qualunque altra cosa può bloccarti. Bloccarti a volte non comporta niente ma a volte può tirare giù un aereo. Quindi, chi fisicamente firma che il ragazzo può andare al lancio deve essere sicuro che questo ragazzo, una volta salito sull'aereo, sia in grado di uscire dall'aereo, uscire bene, fare quello che gli è stato insegnato. Nella preparazione di questo alla base ci deve essere il rispetto tra militare e militare perché prima di salire su un aereo io aiuto te a indossare il materiale e tu aiuti me. Quindi io mi fido di te, del mio coppio, quello che sta di fronte a me nell'aereo, che abbia controllato se ho indossato bene il materiale per fare il lancio, mi devo fidare di lui, lo devo conoscere. Noi, nelle sole tre settimane che ci portano al lancio, ci dobbiamo conoscere e fidare e in questa fiducia c'è il rispetto l'uno dell'altro, rispetto delle gerarchie perché siamo in uno schema piramidale militare. In quel caso io mi fido di te e vado al lancio e mi fido di te che mi dici che sto a posto. Gli occhi dietro non ce li ho per controllare il materiale. S'instaura quindi un rapporto di fiducia tra ragazzi che fino a un mese prima nemmeno si conoscevano. Io ho quarant'anni e, tolta la mia famiglia, non mi fido di nessuno, ma proprio di nessuno, perché sono fatto così. Imparare a fidarsi in un mese di una persona mai vista non è facile. C'erano ragazzi che vivevano insieme, qualunque cosa la facevano insieme: quello era fare il militare allora.

GIANLUCA FUSILLI . Al di là di questo suo quadro, che comprendo, ma dentro questa caserma, considerato anche il ruolo che lei aveva, ha notizie che gli anziani avevano nei confronti delle reclute più giovani dei comportamenti di sopruso? Ad esempio: stavano o no sette, otto ore in piedi appena arrivavano dalla caserma «Lupi di Toscana» prima di essere inquadrati dentro le caserme? È vero o no che durante il viaggio dovevano tenere la posizione della sfinge? È vero o no che invece di accendergli l'aria fredda gli chiudevano i finestrini e accendevano l'aria calda? È vero o no che c'era il battesimo, cioè c'era gente che prendeva a cazzotti il suo riferimento di fronte? Se no lei ci ha fatto un quadro da paese delle meraviglie dove sono tutti amici invece noi abbiamo audito persone che ci hanno raccontato queste cose. Se lei stava lì, immagino che di queste cose fosse a conoscenza. Se le tollerava o non le tollerava sta alla sua coscienza e responsabilità ma io le ho fatto una domanda precisa, per cortesia mi risponda nel dettaglio, considerato anche che è l'una di notte, cerchiamo di dirci nel breve le cose come stanno e anche con trasparenza, altrimenti è un offendere anche la sua intelligenza. Se vuole gliene descrivo ancora di circostanze: qualcuno che spegneva le candele sul corpo degli altri, la «sporca» prima di andarsene nella quale il congedante veniva ripagato da quelli ai quali aveva fatto determinate cose, nel momento in cui andava via gliele facevano ripagare tutte, quindi cazzotti sui dorsali, flessioni e via discorrendo, ipotesi, ma quello non succede solo tra i paracadutisti, come la coperta sopra la testa di uno si colpisce con la saponetta dentro la calza. Se vuole gliene descrivo ancora un altro po’.

Pag. 47

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Ma ce ne saranno tantissimi, sicuramente.

GIANLUCA FUSILLI . Le risulta o non le risulta?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi, io non lo escludo ma le posso dire quello che ho fatto io, queste cose no. Quello che hanno fatto gli altri non glielo posso dire, nel senso che non c'ero.

GIANLUCA FUSILLI . Ma ne ha sentito parlare?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sicuramente, era una caserma di più di mille militari. Vi posso solo assicurare che i ragazzi nuovi arrivati finché non erano brevettati erano protetti da noi caporali della prima compagnia.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi, c'era un senso di responsabilità da parte vostra.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non ho capito.

PRESIDENTE . Lei dice: «finché non erano brevettati i ragazzi erano coperti da noi caporali». Finché non erano brevettati vuol dire...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Dopo i lanci.

PRESIDENTE . Dopo il brevetto corsi?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, dopo il brevetto venivano poi smistati.

PRESIDENTE . Benissimo, la domanda è precisa: intanto, per quanto tempo è stato nella caserma Gamerra, da quando a quando?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Da agosto ’98 a settembre 2007.

PRESIDENTE . Benissimo, da agosto ’98 e settembre 2007, sono nove anni. In questi nove anni lei ha visto atti di nonnismo? Vogliamo sapere la verità, perché la verità ci è stata detta da altri. Ha mai visto atti di nonnismo e quali? Ce li elenchi. L'onorevole Fusilli le ha elencato degli atti ben precisi. Anche perché, glielo dico subito, c'è stata un'indagine parlamentare su questo, quindi c'è nero su bianco. Non ce li siamo inventati noi non se li sono inventati neanche i commilitoni che sono già venuti in audizione alla Commissione Scieri. Guardi, la verità non può essere coperta nemmeno dalla sua funzione militare. Scusi la durezza ma siamo qui all'una di notte con tanta voglia di trovare la verità.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi io di quello che ha detto l'onorevole...

PRESIDENTE . Lasciamo perdere quello che ha detto l'onorevole Fusilli ci dica la verità, che cosa sa e che cosa ha visto lei.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sugli atti di nonnismo... cosa ho visto io come episodio singolo...

PRESIDENTE . Sì, cosa ha visto e cosa sa. Guardi, possiamo stare qui fino a domattina.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, sì, sto pensando perché..... per sentito dire, praticamente quasi tutto quello che ha detto.....

PRESIDENTE . Quindi, per sentito dire tutto quello che ha detto l'onorevole Fusilli.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Quasi tutto, della saponetta no. Però di visto, che posso dire di aver partecipato... episodi sì, ci sono stati. Ho partecipato a una «sporca».

PRESIDENTE . Che cos'è?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . La «sporca» è il saluto a un militare che va via, che si congeda.

GIOVANNA PALMA . Come avviene?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Avviene in posizione di pompata, ossia punte dei piedi Pag. 48 e mani a terra, la posizione per fare le flessioni.

GIOVANNA PALMA . Solo questo avviene?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, si sta in quella posizione e poi si fanno schiumate con la schiuma da barba, qualunque cosa.

GIOVANNA PALMA . Scherzi di carnevale.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, scherzi di carnevale no. Un saluto.

GIOVANNA PALMA . Con la schiuma da barba? Solo?

PRESIDENTE . Lasciamolo parlare. Ci dica che cosa avviene. Abbiamo fatto una domanda molto ampia quindi presuppone una risposta molto ampia.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che mi ricordi, ho partecipato a una «sporca». Credo si congedassero almeno due o tre militari VFA, ossia militari che hanno svolto due anni di militare. Erano istruttori di paracadutismo come ero io, io avevo meno mesi di servizio di loro. Praticamente, nella mansarda della palazzina, eravamo tutti militari del quadro permanente, ossia quelli che lavoravano in quella compagnia per tutto il servizio, non ricordo se c'erano militari di leva, io sono partito direttamente come volontario. In quel caso si salutava chi si congedava, per volontà anche di chi si congedava, che probabilmente a suo tempo lo aveva fatto a chi si era congedato prima di lui, con pugni sui dorsali nella posizione di pompata. Schiumate, pugni sui dorsali, qualunque cosa.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Calci...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che mi ricordi io, calci no.

PRESIDENTE . A parte questo atto di nonnismo che era un saluto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Ho visto il famoso jukebox, cioè chiudere una persona in un mobiletto. L'ho visto, io non le so dire se ne ho partecipato direttamente o indirettamente.

GIOVANNA PALMA . Che cos'è il jukebox?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Veniva chiusa una persona dentro un armadietto di metallo mono anta, si inseriva una monetina nella fessura dell'armadietto, si diceva il titolo di una canzone e chi stava dentro la doveva cantare.

GIOVANNA PALMA . E se non la cantava?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Se non la cantava....

GIOVANNA PALMA . Lei ha detto che ha assistito.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, però che mi ricordi io, la cantavano. Io queste cose le ho sempre volute evitare perché finché si scherza che rido io e ridi tu va bene, ma se c'è una persona che non partecipa o che non è presente, che non vuole fare questi scherzi né subirli, perché non è solo un discorso che io di prepotenza prendo te che magari sei più grosso di me e ti faccio fare delle cose perché se no chissà che cosa ti succede; c'è sempre una partecipazione di chi subisce l'atto, per quelli che ho visto io. Non c'è mai una costrizione fisica altrimenti ti viene fatto questo: no. Per quelli che ho visto io c'è stata sempre partecipazione.

GIOVANNA PALMA . Quindi, lei pensa che i commilitoni fossero felici quando hanno fatto il trasferimento da Firenze per venire a Pisa in caserma d'estate e anziché avere l'aria condizionata avevano l'aria calda e dovevano stare con la schiena dritta.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi, io nel trasporto da Firenze...

Pag. 49

GIOVANNA PALMA . Pensa che ci stavano volentieri?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Assolutamente no. Io nel trasporto da Firenze a Pisa non ero presente nei pullman perché ero in compagnia in quanto di servizio.

GIOVANNA PALMA . Ma non è riferito a lei, mi scusi, è in generale.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, sì, cerco di risponderle. Che mi ricordi io erano tre pullman, comunque almeno due, e non in tutti e tre o tutti e due è stata fatta la stessa cosa.

PRESIDENTE . Questa ormai è poca cosa rispetto a quello che abbiamo sentito.

GIOVANNA PALMA . Io contestavo il fatto che solo se c'era la volontà dall'altra parte allora ci si divertiva, ma non è così.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi, riferito alla posizione della sfinge nel pullman, ne sono a conoscenza perché so che poi ci sono stati anche dei processi militari e ci sono stati dei patteggiamenti per tre ragazzi se non ricordo male.

PRESIDENTE . Come si chiamano questi ragazzi?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Questo non glielo so proprio dire.

PRESIDENTE . Glielo dico io? Tatasciore, Cinelli, Mesiti?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Tatasciore lo ricordo il cognome.

PRESIDENTE . Mesiti e Cinelli le dicono qualcosa?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non.....

PRESIDENTE . Non si ricorda. Senta, Taverna le dice qualcosa?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Certo.

PRESIDENTE . Chi era Taverna?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Taverna era un militare VFB, ossia volontario in ferma breve triennale.

PRESIDENTE . E poi, cos'altro ci dice di Taverna?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Niente, l'ultima volta che l'ho visto, era carabiniere, andava in Sicilia a far parte del nucleo anti sommossa.

PRESIDENTE . Si ricorda se Taverna aveva un'Alfa Romeo?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, non me lo ricordo. Mi ricordo che era di Terni e basta, la macchina che aveva non la ricordo.

PRESIDENTE . Aveva firmato per tre anni, si può dire così?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

PRESIDENTE . Non si ricorda se questa macchina la posteggiava dentro la caserma? Un'Alfa Romeo 164?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non glielo so dire.

PRESIDENTE . Trainini Stefano se lo ricorda?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Trainini certo, me lo ricordo.

PRESIDENTE . Chi era?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Trainini era un altro VFB, volontario in ferma breve, che stava alla compagnia corsi speciali, se non ricordo male. So che faceva atletica prima di partire militare e che poi anni dopo è finito a fare il centro sportivo esercito di paracadutismo, ossia i lanci di precisione, quelli che fanno gare a livello internazionale.

Pag. 50

PRESIDENTE . È andato anche in missione?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non glielo so dire.

PRESIDENTE . Lei sapeva di persone che entravano e uscivano dalla caserma? Dall'esterno, non militari, civili.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No.

PRESIDENTE . Non lo sapeva?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No.

PRESIDENTE . Nove anni di caserma Gamerra non lo ha mia visto, mai saputo di queste lamentele, mai?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Di civili che entravano di nascosto in caserma?

PRESIDENTE . Sì, di nascosto o con la compiacenza di altri.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sicuramente da soli non è che...

PRESIDENTE . Allora con la compiacenza di altri.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sicuramente qualcuno doveva aiutarli perché entrare in una caserma ... anche se fosse solo scavalcare un muro, ma non sai chi c'è di là. Quindi, se qualcuno doveva entrare, secondo me..

PRESIDENTE . Quanti soggetti c'erano che facevano la guardia? Si può dire che ci fossero ventuno persone che facevano la guardia o di più?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sicuramente no.

PRESIDENTE . Di più?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Di meno.

PRESIDENTE . Di meno? Ventuno intendo a rotazione, non la stessa sera.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che mi ricordo io la guardia, a termine attività lavorativa, era di sette persone, ossia un comandante della guardia e tre mute da due persone.

PRESIDENTE . Quindi sette più tre.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, un comandante e tre mute, cioè tre coppie di militari e nel fine settimana veniva aumentato...

PRESIDENTE . A undici.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Può darsi, sì.

PRESIDENTE . Glielo dico io, ci siamo visti tutti i regolamenti.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . A undici perché c'erano più...

PRESIDENTE . Sì, ma non erano undici o sette persone ogni settimana, cambiavano no? Non penso che le stesse persone venissero impiegate sempre.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, no. Mi sembra che era un servizio settimanale.

PRESIDENTE . Va bene. Il servizio di guardia passava lungo il muro di cinta? Passava vicino alla torretta dove è morto Scieri?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Doveva passare. Ossia quando io montavo di guardia noi giravamo lungo il perimetro.

PRESIDENTE . Benissimo. Questo perimetro passa vicino alla torretta dove è stato trovato il cadavere di Scieri?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, passa vicino alla torretta.

Pag. 51

PRESIDENTE . Le è stato già chiesto dall'onorevole Fusilli: lei non sa di un'ispezione speciale di Celentano e del colonnello Fantini alle 5.30 del mattino del giorno 15? E poi un'altra ispezione straordinaria alle 21.30 di Ferragosto sempre del generale Celentano e di Pierangelo Corradi? Lei l'ha saputo di questa ispezione, se c'è stata?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Alle 21.30 di Ferragosto?

PRESIDENTE . Sì, sì. Se c'è stata, non lo sappiamo, lo stiamo chiedendo a lei.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non glielo so dire. Sicuramente quella del mattino no perché dormivo.

PRESIDENTE . Mattina alle 5.30 no; e alle 21.30 della sera del 15 agosto lei era di servizio?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, però non me la ricordo, le direi una bugia.

PRESIDENTE . Ma se la ricorderebbe, mi pare una cosa abbastanza particolare.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Me la ricorderei, un comandante di brigata in caserma, insomma, uno se ne accorge. Però non glielo so dire.

PRESIDENTE . Pierangelo Corradi chi era?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Il cognome non mi è nuovo.... Corradi...

PRESIDENTE . Va bene vado avanti. Lei ha detto che la sera avete fatto il contrappello e vi è stato detto che Scieri era rientrato un'ora prima. È stato detto a lei, a Pugliese e a De Martin che si era allontanato verso lo spaccio?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

PRESIDENTE . Voi a voce, forse glielo hanno già chiesto, glielo avete detto all'ufficiale di picchetto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non ricordo se fisicamente l'ho portato io, dovrei averlo portato io...

PRESIDENTE . No, non se ha portato, se a voce avete detto che sapevate che Scieri era rientrato in caserma sebbene un'ora prima.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . All'ufficiale di picchetto?

PRESIDENTE . Sì.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Penso di sì perché comunque non è che gli si dà il foglio secco e via.

PRESIDENTE . Allora, per stimolare il suo ricordo, io le leggo una parte del verbale del 26 agosto ’99, solo dieci giorni dopo la scoperta del cadavere: «mi dissero che Scieri era rientrato in caserma alle 22.15, che aveva detto che si sarebbe allontanato verso lo spaccio per fare una telefonata – lei qui è molto preciso – gli stessi, cioè i compagni di Scieri, hanno anche aggiunto che lo stesso poteva essere uscito dalla caserma. Era presente insieme a me il sergente maggiore Pugliese. A quel punto ho provveduto a stilare il rapportino della sera dove si annotava il numero complessivo dei militari di truppa, sottufficiali presenti e coloro che sono in mancato rientro dalla libera uscita. Ho indicato il nominativo dello Scieri come mancato rientro dalla libera uscita, ho provveduto a consegnare all'ufficiale di picchetto il rapportino. Preciso che nell'occasione non ho riferito a voce all'ufficiale di picchetto il fatto che alcuni commilitoni avevano visto rientrare Scieri in caserma. Non ho ritenuto di dover segnalare ai superiori che alcuni commilitoni avevano visto rientrare Scieri.» Ci vuole dire perché non ha ritenuto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Glielo ho detto: al contrappello il mio superiore era presente sul posto quindi non gliel'ho riferito perché era presente insieme a me...

Pag. 52

PRESIDENTE . Guardi, secondo i regolamenti militari, che lei conosce molto, molto meglio di me che non ho fatto mai il militare per ovvie ragioni, gli ufficiali che procedono al contrappello riferiscono ogni dettaglio all'ufficiale di picchetto. È scritto nei regolamenti, non le elenco la molteplicità delle cose che voi dovete riferire perché lei lo sa già e perché sono anche agli atti. Quindi, perché né lei né Pugliese né De Martin avete riferito che Scieri era rientrato in caserma? Tre persone.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Guardi, io non l'ho riferito perché sapevo per certo che era informato il mio superiore diretto.

PRESIDENTE . Allora io le contesto che lei ha detto il 26 agosto del ’99: «non ho riferito all'ufficiale di picchetto che alcuni commilitoni avevano visto rientrare lo Scieri in quanto mi era passato di mente.» Lei ha detto stasera che era l'unico militare della compagnia che non era rientrato o comunque che mancava al contrappello. Era l'unico militare arrivato il 13 agosto ’99, era l'unico militare poco conosciuto, era l'unico militare che in quel momento – lei ce lo ha detto stasera con le sue parole – doveva proteggere in quanto nuova recluta appena arrivata. Ha da aggiungere qualcosa rispetto a quello che ha già detto nel ’99?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sicuramente nel ’99 la memoria era più fresca.

PRESIDENTE . L'indomani lei ha chiesto ai militari se Scieri era rientrato?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . La mattina penso.

PRESIDENTE . L'indomani mattina.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Penso di sì, anche perché so che era comandato di servizio non ricordo se per lavorare in mensa o ....

PRESIDENTE . Bravissimo, Scieri l'indomani doveva lavorare in mensa. Quindi qualcuno doveva cercarlo per sapere che fine aveva fatto.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Certo o almeno mandare qualcun altro...

PRESIDENTE . L'indomani Scieri era addetto al servizio mensa. L'indomani qualcuno in caserma sa se lo ha cercato?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Dentro la caserma, fuori della compagnia?

PRESIDENTE . Dentro la caserma, fuori della compagnia: dentro la compagnia non c'era.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che io sappia, no.

PRESIDENTE . Lei sa se a Romondia, quando ha fatto l'adunata l'indomani mattina, è stato detto che Scieri era rientrato?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, l'ho detto prima, penso il sabato, non mi ricordo se era mattina, c'era stata questa adunata con Romondia con i militari che non erano andati in licenza, quindi un terzo dei militari di leva arrivati venerdì.

PRESIDENTE . Secondo lei, nessuno ha cercato Scieri dentro la caserma?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . A me, per quanto mi ricordi, non è stato chiesto di fare una ricerca all'interno della caserma.

PRESIDENTE . Ma, lei è stato nove anni in caserma, era mai accaduto che un militare fosse rientrato in caserma, no mancato rientro, e che non si fosse presentato al contrappello? Se uno non si presenta al contrappello, solitamente, non rientra in caserma. In base alla sua esperienza di nove anni, è mai capitato che un militare rientrato in caserma poi non si sia presentato al contrappello e se sì chi?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Per giorni no.

Pag. 53

PRESIDENTE . Nei nove anni della sua carriera alla Gamerra.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Nei nove anni di Pisa, prima di quella sera, nei servizi svolti da me mancati rientri da libera uscita ci sono stati ma non simili, nel senso che non erano rientrati in caserma, anche se un'ora prima. Quindi, come caso è stato il primo.

PRESIDENTE . È stato il primo e l'ultimo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

GIOVANNA PALMA . Non le è sembrata strana questa cosa? Lo Scieri era rientrato ma non aveva risposto al contrappello: è così chiara la domanda della presidente. Prima lei parlava della vostra protezione nei loro confronti.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Ma non c'entra niente.

GIOVANNA PALMA . Però uno comunque dovrebbe preoccuparsi: è rientrato, è qui in caserma però non risponde all'appello. Magari si aspetta un'oretta e poi si va a verificare.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non era presente proprio fisicamente in compagnia.

GIOVANNA PALMA . Però in caserma c'era, era rientrato, glielo avevano detto i suoi colleghi commilitoni. Lo avevano riferito a lei, quindi la responsabilità era la sua, quantomeno di preoccuparsi per sapere che fine avesse fatto questo ragazzo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . La responsabilità era mia e della compagnia.

GIOVANNA PALMA . Della compagnia...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Del nostro palazzo.

GIOVANNA PALMA . Del vostro palazzo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Come ho detto prima, all'interno del palazzo non c'era. Il contrappello veniva fatto a giro in modo tale che si passasse in tutti i locali per trovare eventualmente qualcosa; quindi, passavi e controllavi tutti i locali della compagnia e, come servizio a cui ero stato comandato in qualità di caporale di giornata, io ho controllato i locali della compagnia che non sono lo stesso posto dove è stato trovato Scieri né dove è stato visto l'ultima volta per andare a fare la telefonata.

GIOVANNA PALMA . E lì non doveva controllare?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Fuori dalla compagnia no se non comandato da qualcuno sopra di me. I miei controlli erano all'interno dell'edificio.

PRESIDENTE . Senta, Viberti è l'ultimo che ha visto Scieri; lei sa se Viberti poi è andato via dalla caserma Gamerra? È stato trasferito altrove?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Che ricordi io, ha fatto non so se tutti i mesi di leva o solo qualche mese, comunque è rimasto come magazziniere in prima compagnia.

PRESIDENTE . No, la mia domanda è se non ha ultimato il servizio militare lì alla Gamerra, se è andato via. Non subito dopo la morte di Scieri, qualche mese dopo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, sì, assolutamente sì, perché io sono rimasto in prima compagnia...

PRESIDENTE . Assolutamente sì significa che Viberti non ha terminato il servizio militare alla Gamerra?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Se ha terminato il suo servizio militare, non lo so, so che è rimasto diversi mesi nella prima compagnia, quella dove lavoravo io. Poi se è andato via perché lo hanno congedato o è stato trasferito, questo non lo so.

Pag. 54

PRESIDENTE . Ioanna lo conosce? Sa se era addetto al casermaggio?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non mi dice niente.

PRESIDENTE . Non le dice niente Ioanna Stefano?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No, non me lo ricordo. Addetto al..?

PRESIDENTE . Al casermaggio. A consegnare coperte, vettovaglie...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Nella compagnia però.

PRESIDENTE . Sì.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No perché il casermaggio per me è il magazzino casermaggio e consegna a tutta la caserma.

PRESIDENTE . Sì, proprio così.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Il Viberti...

PRESIDENTE . No, Ioanna Stefano era addetto a consegnare coperte a tutta la caserma?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Io mi ricordo che responsabile del magazzino casermaggio era un sottoufficiale che era un maresciallo e non era Ioanna, mi sembra si chiamasse Curreri.

PRESIDENTE . Ioanna non se lo ricorda.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Ioanna non me lo ricordo.

PRESIDENTE . Lei sa se all'interno della caserma Gamerra entrava della droga o se qualcuno ne faceva uso?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non glielo posso escludere, che ho visto io no.

PRESIDENTE . Non può escluderlo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non lo posso escludere.

PRESIDENTE . Lei ha rapporti con altri commilitoni di quell'epoca, del ’99 e con chi?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Attualmente, no.

PRESIDENTE . Recentemente ha sentito qualcuno?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Ho telefonato a Pugliese l'altro giorno per sapere se aveva ricevuto anche lui questo invito all'audizione.

PRESIDENTE . Che cosa le ha detto Pugliese?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Mi ha detto che almeno sei o sette mesi fa, non so se direttamente a lui o al suo avvocato, è arrivata una richiesta simile a cui hanno risposto con una lettera in cui era scritto che qualunque cosa volessero sapere era agli atti. Però non so né chi gliel'ha mandata né se direttamente a lui. Non ricordo.

PRESIDENTE . Lei è iscritto in qualche «mailing list» su Facebook, su gruppi...

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì.

PRESIDENTE . In quale gruppo è iscritto?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Gruppi di Facebook?

PRESIDENTE . Sì, di militari intendo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Di militari no.

PRESIDENTE . Il gruppo Giamaica ’99?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Mai sentito.

Pag. 55

PRESIDENTE . Non è iscritto a gruppi militari su Facebook.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No.

GIOVANNA PALMA . Pugliese è rimasto sorpreso dalla sua telefonata? Lei da quando non lo sentiva?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Da quando sono andato via da Pisa, dal 2007.

GIOVANNA PALMA . Perché lo ha chiamato?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Perché era uno di quelli che hanno avuto lo stesso mio avviso di garanzia su a Pisa per la causa penale. Come il mio lo hanno avuto lui, De Martin e Viberti. Invece, nella causa civile giù a Catania c'eravamo sia io sia Pugliese, mentre Viberti non me lo ricordo. Quindi era l'unico ancora in servizio e pertanto ricercabile da caserma a caserma per sapere se anche lui aveva ricevuto qualcosa.

PRESIDENTE . Senta, Cesare Tardelli le dice qualcosa?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . No.

PRESIDENTE . È stato lì alla Gamerra nel ’99, non le dice nulla?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Venivano almeno cento ragazzi al mese.

PRESIDENTE . Del suo scaglione chi è ancora militare di servizio? Pugliese è un militare di servizio ancora oggi?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, sì, assolutamente. È in servizio ancora a Pisa.

PRESIDENTE . A Pisa? Sempre alla Gamerra?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, l'ho saputo l'altro giorno telefonando.

PRESIDENTE . E altri del suo scaglione che sono militari di servizio? Del suo periodo.

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, del mio periodo ce ne sono ancora in servizio.

PRESIDENTE . Chi sono?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Adesso non so che grado hanno ma c'è Infantino Francesco che era presente in quel periodo.

PRESIDENTE . Ed è militare di carriera?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, era...

PRESIDENTE . Adesso intendo: è militare di carriera?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . L'ultima volta che l'ho sentito era sergente, sì è di carriera.

PRESIDENTE . Messina Stefano è militare di carriera?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Non me lo ricordo. Io mi ricordo bene i ragazzi che hanno fatto il corso IP come me che erano Infantino Francesco, Simula Francesco, Costantino Massimo...

PRESIDENTE . Simula Francesco è militare di carriera?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Sì, dovrebbe stare a Cuneo. Poi alcuni sono passati in altre forze armate.

PRESIDENTE . Invece, Infantino dove svolge la sua carriera militare?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . L'ultima volta che ho avuto notizie stava a Pisa, ha avuto un incidente di «infrastrutture»...

PRESIDENTE . Lei svolge il servizio a Roma?

Pag. 56

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Io sto a Monte Libretti.

PRESIDENTE . E invece Pugliese?

GIANLUCA DE SILVESTRIS . Ancora alla Gamerra, penso.

PRESIDENTE . La ringrazio, anche dello sforzo data l'ora tarda, e la prego di non parlare con nessuno di quanto detto stasera in Commissione in quanto la seduta è segreta.

(I lavori riprendono in seduta pubblica).

PRESIDENTE . La seduta è conclusa.

La seduta termina alle 1.45.

(*) L'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 5 dicembre 2017 ha deliberato la classificazione di atto libero del resoconto stenografico della presente audizione. La Commissione ha preso atto di tale decisione nella seduta dello stesso giorno. A decorrere da tale data, il resoconto stenografico della presente seduta viene pertanto pubblicato, quale atto libero, ai sensi dell'articolo 1 della delibera della Commissione del 3 maggio 2016, recante i criteri generali per la classificazione degli atti e dei documenti ai sensi dell'articolo 19 del regolamento interno, pubblicata nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 3 maggio 2016, pag. 185