XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri

Resoconto stenografico



Seduta n. 19 di Martedì 28 giugno 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Amoddio Sofia , Presidente ... 2 

Audizione di un ex militare commilitone di Emanuele Scieri:
Amoddio Sofia , Presidente ... 2 
Fontani Lorenzo  ... 2 
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 
Fontani Lorenzo  ... 3 
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 
Fontani Lorenzo  ... 3 
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 
Fontani Lorenzo  ... 3 
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 
Fontani Lorenzo  ... 3 
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 
Fontani Lorenzo  ... 3 
Amoddio Sofia , Presidente ... 4 
Fontani Lorenzo  ... 4 
Amoddio Sofia , Presidente ... 4 
Fontani Lorenzo  ... 4 
Amoddio Sofia , Presidente ... 4 
Fontani Lorenzo  ... 4 
Amoddio Sofia , Presidente ... 4 
Fontani Lorenzo  ... 4 
Amoddio Sofia , Presidente ... 4 
Fontani Lorenzo  ... 4 
Amoddio Sofia , Presidente ... 4 
Fontani Lorenzo  ... 4 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 5 
Fontani Lorenzo  ... 5 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 5 
Fontani Lorenzo  ... 5 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 5 
Fontani Lorenzo  ... 5 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 5 
Fontani Lorenzo  ... 5 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 5 
Fontani Lorenzo  ... 5 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 5 
Fontani Lorenzo  ... 5 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 5 
Fontani Lorenzo  ... 5 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 5 
Fontani Lorenzo  ... 5 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 6 
Fontani Lorenzo  ... 6 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 7 
Fontani Lorenzo  ... 7 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 7 
Fontani Lorenzo  ... 7 
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 7 
Fontani Lorenzo  ... 7 
Zappulla Giuseppe (PD)  ... 7 
Fontani Lorenzo  ... 7 
Zappulla Giuseppe (PD)  ... 7 
Fontani Lorenzo  ... 7 
Zappulla Giuseppe (PD)  ... 7 
Fontani Lorenzo  ... 7 
Zappulla Giuseppe (PD)  ... 7 
Fontani Lorenzo  ... 7 
Zappulla Giuseppe (PD)  ... 7 
Fontani Lorenzo  ... 8 
Zappulla Giuseppe (PD)  ... 8 
Fontani Lorenzo  ... 8 
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 8 
Fontani Lorenzo  ... 8 
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 8 
Fontani Lorenzo  ... 8 
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 8 
Fontani Lorenzo  ... 8 
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 8 
Fontani Lorenzo  ... 8 
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 9 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 9 
Fontani Lorenzo  ... 10 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 10 
Fontani Lorenzo  ... 10 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 10 
Fontani Lorenzo  ... 10 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 10 
Fontani Lorenzo  ... 10 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 10 
Fontani Lorenzo  ... 10 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 10 
Fontani Lorenzo  ... 10 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Fontani Lorenzo  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11  ... 12 

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2  

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
SOFIA AMODDIO

  La seduta comincia alle 21.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE . Se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
  Apprezzate le circostanze, propongo di procedere all'audizione odierna in seduta segreta.

La Commissione delibera all'unanimità di procedere in seduta segreta.

Audizione di un ex militare commilitone di Emanuele Scieri.

  PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca l'audizione di un ex militare commilitone di Emanuele Scieri.
  
  Do quindi la parola al signor Lorenzo Fontani che ringrazio per aver accettato il nostro invito.
  Sappiamo che lei ha fatto il servizio militare presso la caserma Gamerra di Pisa. Vorremmo sapere se ha conosciuto Emanuele Scieri e se ha fatto il servizio nel ’99. Noi siamo una Commissione d'inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri perché riteniamo che ci siano state delle falle in questa ricerca della verità che speriamo possano essere colmate anche con la sua audizione. Pertanto, abbiamo bisogno di dettagli su quel periodo, su cosa avveniva in caserma. So, dalle dichiarazioni che ha fatto, che lei non ha conosciuto Emanuele Scieri. Ci racconti che clima si respirava in caserma quando è arrivato e quanto altro lei ritenga utile che noi sappiamo.

  LORENZO FONTANI . Allora, diciamo che la mia presenza all'interno della caserma di Pisa era una presenza un po’ diversa da quella degli altri perché io ho fatto il servizio militare in quanto ero uno studente universitario e un mio caro amico, che stava per finire il servizio, mi disse che lui stava facendo il militare assegnato a un servizio civile presso un invalido di guerra; se volevo, visto che mi conosceva, potevamo bypassare questa presenza. In questo modo io mi sarei tolto il pensiero del servizio militare ma, al tempo stesso, avrei potuto anche studiare perché questo grande invalido di guerra abitava nelle mie vicinanze quindi mi avrebbe permesso nel pomeriggio di dedicarmi allo studio visto che lui aveva delle necessità mattutine. Per cui io ho accettato volentieri questa opzione e sono partito come militare nell'esercito, facendo il CAR presso il reggimento dei «Lupi» a Firenze. Finito il periodo di addestramento io aspettavo per essere chiamato però, per questioni burocratiche, venni assegnato alla caserma dei paracadutisti. Io mi ricordo che il caporale che all'epoca ci addestrò mi disse: «guarda Lorenzo, vatti subito a comprare il basco scuro bordeaux – io avevo il basco nero – perché se tu arrivi in una caserma di paracadutisti e vedono che sei un fante vieni subito preso come uno che non appartiene al loro corpo per cui potresti poi essere preso di mira». Ed io tanto feci. Non sapevo ancora cosa mi avrebbe aspettato e mi ricordo benissimo la mattina che ci vennero a prendere i parà, i caporali da Pisa, che ci fecero salire su questi pullman. Noi eravamo già da un mese sotto le armi quindi eravamo già soggetti ad un ottimo addestramento, sia disciplinare sia comportamentale, però quando entrammo in quel pullman ricordo che il clima cambiò subito.

Pag. 3 

  PRESIDENTE . Mi scusi se la interrompo, ma che mese era?

  LORENZO FONTANI . Io sono entrato che era fine marzo.

  PRESIDENTE . Di che anno?

  LORENZO FONTANI . Del ’99, l'addestramento dura tre settimane, quindi sarà stato fine aprile.

  PRESIDENTE . E il pullman la portava dove?

  LORENZO FONTANI . Ci avrebbe portato da Firenze a Pisa. Entrato in questo pullman c'erano i commilitoni paracadutisti che subito si fecero avanti per farci capire che il clima sarebbe cambiato, eravamo ora paracadutisti. Per esempio, il comportamento da tenere poteva essere seduti in quei sedili con schiena eretta, mani sulle gambe, silenzio assoluto, guai a chi parlava. Ho un altro ricordo che nella dichiarazione non ho reso ma è ben chiaro nella mia mente: arrivammo a Pisa intorno alle dieci di mattina e rimanemmo su questo piazzale fino alla sera quando ci assegnarono alle varie camerate. Ed era impossibile muoversi, senza la possibilità di bere e di mangiare. Quando mi assegnarono il posto letto, la mensa era già chiusa e non mi rimase che lo spaccio.

  PRESIDENTE . Fino a che ora era aperto lo spaccio?

  LORENZO FONTANI . Adesso fa una domanda difficile, comunque intorno alle ore 20-21. Mi ricordo che andai allo spaccio affamatissimo perché stare dieci ore sull'attenti senza né bere né mangiare... insomma, anche se ero poco più che ventenne ero stanco. Mi ricordo che ero già frustrato, molto disorientato. Già io non mi sentivo parte di questo corpo, io ero un fante, e con la mente pensavo già a tornare a casa perché pensavo che fosse una questione burocratica. Ricordo che in questo spaccio arrivammo tutti affamati e, come si legge nella mia testimonianza, c'erano dei ragazzi che stavano giocando a biliardo. Ricordo che la maggior parte di noi erano ragazzi del sud e arrivarono questi nonni, questi commilitoni più anziani, e subito fecero degli apprezzamenti su questi ragazzi, le nuove reclute, per far valere la loro superiorità su di noi. E questi ragazzi, provenienti da ambienti molto più difficili, non si fecero mettere i piedi in testa e partirono subito delle parole forti fino a quando si arrivò quasi alla colluttazione. Ricordo che qualcuno prese in mano una stecca per il biliardo per spaccarla in testa a uno di noi.

  PRESIDENTE . Senta, chi prese in mano quest'asta era una recluta o un anziano?

  LORENZO FONTANI . Era un anziano. Si era offeso perché la recluta non aveva accettato in silenzio che gli dicesse sei un sudista di merda. Non so se fosse la frase esatta ma comunque era un'offesa sulla sua provenienza. Ci fu subito caos: arrivarono ufficiali, sottufficiali per dividere questa colluttazione. Io pensai: «ma dove sono capitato?». Poi la notte non fu molto tranquilla però niente di particolare. Il giorno dopo mi affrettai a chiedere udienza per manifestare che io ero lì di passaggio, che non ero né un paracadutista, né un militare che voleva fare il corso da paracadutista. I miei ufficiali mi dissero che a loro non era arrivata nessuna comunicazione quindi dovevo fare quello che facevano gli altri. La scelta era se sottoscrivere il corso da paracadutista che io non firmai non perché mi mancava il coraggio ma perché pensavo che se avessi firmato non mi avrebbero più assegnato alla mansione che volevo svolgere. Pertanto, non avendo firmato l'adesione al corso, questo mi portò poi ad essere una delle pecore nere. Venivo assegnato ai servizi più umili, un giorno stetti dalla mattina fino alla chiusura dei servizi alle diciassette a pulire i bagni. Ricordo che c'era un fortissimo odore di ammoniaca, io non potevo uscire, la sera avevo gli occhi gonfi e andai in medicheria. Un altro giorno, per esempio – ormai avevo sempre la scopa e la paletta in mano perché qualunque cosa dovessi fare, dovevo pulire –, mi dissero Pag. 4 che dovevo andare in un posto, mi fecero salire in cima ad una camionetta, probabilmente non sapevano dove mandarmi e alla fine mi mandarono nella zona di lancio. Io, con la scopa e la paletta in mano, chiesi che cosa dovevo fare lì e mi dissero che dovevo pulire. Chiesi cosa dovessi pulire, non c'era nulla là, poi per fortuna c'era un caporale medico, lì c'era anche il servizio medico, che mi disse di non preoccuparmi, che sarei stato lì con lui e se fosse successo qualcosa avrei dato una mano. Fu una delle poche persone che si rese conto che forse io lì dentro non c'entravo niente.

  PRESIDENTE . Senta, signor Fontani lei ha conosciuto Emanuele Scieri? Fino a quando è rimasto? Lei ha detto che è arrivato a marzo del ’99: ad agosto del ’99 era ancora alla caserma Gamerra?

  LORENZO FONTANI . No.

  PRESIDENTE . Perché non era alla caserma Gamerra?

  LORENZO FONTANI . Perché dopo finalmente arrivò... c'era questo invalido che stava aspettando il suo militare e c'era questo intoppo burocratico. Io lì ho dichiarato dieci giorni ma sinceramente mi ricordavo molto di più, per me quei dieci giorni sono stati molti di più, pensavo di essere stato lì almeno venti giorni, in realtà, se ho dichiarato dieci sono stati dieci. Quindi, penso di essere stato finalmente assegnato a questo servizio i primi giorni del maggio ’99.

  PRESIDENTE . Senta, ci descrive il rapporto tra reclute e superiori in base a quanto ricorda?

  LORENZO FONTANI . Ripeto, ho l'immagine...

  PRESIDENTE . In generale.

  LORENZO FONTANI . In generale c'era questa paura, questo forte timore di sbagliare. Qualsiasi cosa tu facessi c'era sempre la paura di essere rimproverato o comunque punito per un qualsiasi comportamento che magari non era neanche un comportamento volto a mancare di rispetto ai tuoi superiori o comunque un comportamento che non si addicesse a un paracadutista. Ho delle immagini forti nella memoria per cui tutte le mattine noi eravamo sottoposti all'alzabandiera così come nel periodo di addestramento però all'interno della caserma di Pisa l'alzabandiera era un momento importantissimo, come il giorno del giuramento, con tanto di prepassaggio dei colonnelli. Era una cosa sentita fortissimo e durava tantissimo. Considerate che, durante il periodo di addestramento, l'alzabandiera poteva durare venti minuti: lì durava almeno il doppio.

  PRESIDENTE . Quindi? Cosa succedeva?

  LORENZO FONTANI . Tutti i giorni era come se fosse il giorno del giuramento, quindi c'era una solennità fortissima nell'alzabandiera. Loro volevano, comunque, infonderti in maniera profonda che la patria era al primo posto e il tuo essere veniva solo per la patria.

  PRESIDENTE . Senta, lei è venuto a conoscenza di sfide militari che consistevano nell'arrampicarsi sulle scale?

  LORENZO FONTANI . No, questo no, però mi sento di dire, ed è rimasto nella mia mente storica, che lì l'essere umano viene portato ai confini delle sue potenzialità fisiche perché diventi una persona invincibile. Anche tra ragazzi poi si entra in questo circolo vizioso per cui alla fine conta essere sempre più forte. Forse è un caso, non so, ma un paio di settimane fa mi sono trovato a cena con un ragazzo che non conoscevo e così parlando mi diceva che è stato anche lui nei paracadutisti ma in anni successivi, 2000-2001, e lui mi diceva che se non si è una persona forte è difficile rimanere e lui fece il corso da paracadutista. Oggi è una persona normale ma ricorda anche lui nella storia militare di questo addestramento la pressione psicologica Pag. 5  dei suoi addestratori ad essere invincibile.

  MARIA GAETANA GRECO . Una semplice domanda. Lei ha detto di non avere conosciuto Emanuele Scieri.

  LORENZO FONTANI . No.

  MARIA GAETANA GRECO . Ma ha appreso poi successivamente del decesso del giovane?

  LORENZO FONTANI . Sì, tramite i mass media, la televisione. Mi ricordo che non rimasi sorpreso di questa cosa.

  MARIA GAETANA GRECO . Secondo lei cosa può essere successo?

  LORENZO FONTANI . Cosa può essere successo, sinceramente, non lo so. Le posso dire che io chiamavo casa e piangevo chiedendo di venirmi a prendere perché non sapevo quanto avrei potuto resistere. Ripeto, ci sono caratteri più forti e caratteri più sensibili, dipende poi da quello che può scaturire nella mente di ognuno di noi. Rileggendo la deposizione che ho reso nel 2000 ho dichiarato che, tornato a casa, mia mamma non mi riconosceva perché ero fortemente stressato. Tornato a casa ho dovuto scaricare tutta la tensione che ho accumulato in quei dieci giorni.

  MARIA GAETANA GRECO . Un'idea lei non se l'è fatta di cosa possa essere successo?

  LORENZO FONTANI . Ripeto, io, personalmente...

  MARIA GAETANA GRECO . Avendo assistito a quegli episodi di violenza...

  LORENZO FONTANI . Io me lo sono chiesto tante volte se si tratta di suicidio o di omicidio ma penso che sia al cinquanta per cento. Ripeto, difficile però che un ragazzo arrivi alla torretta senza essere visto e che si lanci senza che nessuno lo veda, almeno in base al mio ricordo perché le torrette erano comunque lontane dalla zona affollata e quindi non era così facile far finta di niente. Lì tu eri sorvegliato a vista, non era facile arrivare in quella zona lì senza che nessuno ti chiedesse chi sei.

  MARIA GAETANA GRECO . Chi effettuava la sorveglianza? Lei ha detto che si era sorvegliati a vista.

  LORENZO FONTANI . Sorvegliati a vista nel senso che i superiori o quelli più anziani non ti permettevano... ripeto, io non potevo uscire dai bagni perché fuori c'erano quelli che mi dicevano che dovevo stare lì dentro. In certe zone non potevi andare senza...

  MARIA GAETANA GRECO . In particolare, la zona della torretta da chi era presidiata?

  LORENZO FONTANI . Non era presidiata ma era comunque una zona fuori dai dormitori, se non ricordo male. Io sono stato lì veramente pochi giorni, però secondo me non era così facile arrivare lì, salire e lanciarsi di sotto da solo. La mia opinione è che ci può essere stata una scommessa tra commilitoni che poi è finita in tragedia. Ripeto, era tutta una scommessa per dimostrare chi era il più forte, comandava chi era più forte e se tu non volevi giocare a questo gioco venivi escluso. Ora, io non se Emanuele Scieri faceva parte di coloro che volontariamente facevano il corso per l'addestramento o meno, però, molto probabilmente, se lui era un volontario paracadutista, sicuramente si sarà trovato ad essere messo alla prova.

  MARIA GAETANA GRECO . E lei quindi ritiene che qualcuno comunque lo abbia visto dirigersi verso quella zona?

  LORENZO FONTANI . Io penso sicuramente di sì.

Pag. 6 

  MARIA GAETANA GRECO . Senta lei è stato oggetto di atti di nonnismo, di violenza?

  LORENZO FONTANI . No, no.

  MARIA GAETANA GRECO . Lei ha detto che piangeva, che era sovraccaricato a livello emotivo.

  LORENZO FONTANI . Lo sconforto c'era, il carico emotivo era forte, ogni giorno che passava sembrava una vita nel senso che questa comunicazione non arrivava e io lottavo perché non volevo piegarmi a quel tipo di pensiero, io devo stare qua.

  MARIA GAETANA GRECO . Questa forma di violenza...

  LORENZO FONTANI . Psicologica.

  MARIA GAETANA GRECO . Psicologica o fisica veniva esercitata dai superiori?

  LORENZO FONTANI . Non in maniera esplicita, era una maniera subdola nel senso che tu non eri uno di loro e quindi non contavi. Tu non avevi, scusate il termine, le palle per poter essere un paracadutista e quindi non meritavi nessun apprezzamento. Io, per fortuna, avevo già all'epoca una forte consapevolezza di me stesso, forse la mia forza più grande non era quella mia fisica ma quella interiore che comunque ha vacillato ed io sono stato lì dieci giorni. Ed io non avrei mai scelto di fare il paracadutista.

  MARIA GAETANA GRECO . Ma questi atteggiamenti così «prevaricatori» chi li esercitava in particolare? I caporali...

  LORENZO FONTANI . Ma no, i caporali si attenevano a quelle che erano...

  MARIA GAETANA GRECO . Le regole non scritte.

  LORENZO FONTANI . Le regole. Il nonnismo lì era molto forte, sì.

  MARIA GAETANA GRECO . Il nonnismo da parte dei militari più anziani?

  LORENZO FONTANI . Più anziani, sì.

  MARIA GAETANA GRECO . Ma anche da parte dei caporali, dei soggetti sovraordinati?

  LORENZO FONTANI . No, quello no, diciamo che quelli che ti trattavano peggio erano i commilitoni più anziani. I caporali non facevano altro che mantenere il massimo della severità.

  MARIA GAETANA GRECO . Ma i caporali tolleravano questo stato di cose?

  LORENZO FONTANI . Sì, faceva parte dell'addestramento.

  MARIA GAETANA GRECO . La violenza...

  LORENZO FONTANI . Non violenza, l'addestramento fisico doveva essere correlato a un addestramento psicologico. Non bisognava perdere le staffe quindi si era sottoposti anche a delle pressioni psicologiche.

  MARIA GAETANA GRECO . Diciamo che era la norma questo regime di pressione anche psicologica.

  LORENZO FONTANI . Sì, ti mettevano alla prova. Quindi io credo che poi, in ognuno di noi, gli effetti possano essere diversi. C'è chi lo accetta come parte del percorso formativo e chi non si aspetta una cosa del genere perché vuole fare il paracadutista servendo la patria ma questo tipo di pressioni psicologiche non è disposto a subirle. In ogni caso, sei dentro a un percorso da cui non puoi uscire. Ripeto, io l'ho visto da esterno vivendo lì.

  MARIA GAETANA GRECO . Comunque era normale la coesistenza dei cosiddetti nonni con i nuovi arrivati?

  LORENZO FONTANI . Sì, sì.

Pag. 7 

  MARIA GAETANA GRECO . Per qualche giorno? Lei quando è arrivato in caserma ha trovato anche nonni in caserma?

  LORENZO FONTANI . C'erano ma il nostro dormitorio era fatto solamente per le reclute. So che i nonni erano in altre stanze.

  MARIA GAETANA GRECO . Sì, ma eravate tutti nella stessa caserma?

  LORENZO FONTANI . Sì, sì. Poi io non so come avvenissero i corsi, so che c'era una fase preparatoria fisica...

  MARIA GAETANA GRECO . A me interessa sapere se c'era, in determinati momenti, coesistenza tra nonni e reclute.

  LORENZO FONTANI . Sì, quello faceva parte della normalità.

  GIUSEPPE ZAPPULLA . Le faccio solo due domande anche perché ciò che ha dichiarato è abbastanza chiaro. Intanto non ha conosciuto personalmente Scieri però ci ha fatto stasera una rappresentazione di come lei ha vissuto quei dieci giorni molto efficace. È sufficiente il solo fatto che il primo giorno, in cui lei e i suoi commilitoni siete arrivati in questa caserma, siete rimasti, se ho capito bene, dalle undici di mattina fino a sera, siamo a marzo, fermi in questo piazzale senza poter né bere né mangiare né muoversi. Quindi, lei ci ha rappresentato la situazione in modo abbastanza efficace e fedele alla realtà.
  La prima domanda è questa: lei, quando era nei dormitori insieme alle altre reclute, ricorda se in uno di questi dieci giorni c'è stata una «incursione» da parte dei caporali che entravano di corsa tipo esercitazione e attraversavano l'intero dormitorio dall'una all'altra parte di corsa o comunque in modo frenetico?

  LORENZO FONTANI . Io ricordo notti tumultuose. Io ero molto stanco e la sera arrivavo che a volte non andavo neanche a cena, finivo i miei servizi umili e non avevo neanche voglia di andare a mangiare e andavo a letto. Ricordo dei movimenti notturni ma personalmente non sono mai stato svegliato. Ho sentito dire, non ricordo da chi, che comunque nei periodi precedenti il mio arrivo in quella caserma potevi essere svegliato di notte. Nei miei dieci giorni no.

  GIUSEPPE ZAPPULLA . No, ma in ogni caso la mia domanda era ancora più precisa. Non movimenti singoli ma mentre eravate tutti svegli, quindi non durante la notte, magari prima del contrappello, se avvenivano incursioni di questo genere e poi magari venivano in qualche modo giustificate come piccole esercitazioni.

  LORENZO FONTANI . No, no, no.

  GIUSEPPE ZAPPULLA . Lei non ricorda in quei dieci giorni che sia avvenuto?

  LORENZO FONTANI . No.

  GIUSEPPE ZAPPULLA . L'altra domanda riguarda la rissa che lei ha detto c'è stata la prima sera. È chiaro che lì c'erano delle gerarchie molto rigide che andavano ben oltre quelle che erano formali e istituzionali. Ricorda se in quei dieci giorni direttamente lei o ha sentito dire se dentro il perimetro di questa caserma c'erano delle zone che, in qualche modo, erano distribuite agli anziani? Cioè, che ne avevano una sorta di titolarità ed altri, le reclute, dovevano chiedere il permesso? Ripeto, non perché questo fosse nelle regole formali, sempre come un atto di nonnismo, di arroganza di quella gerarchia eccessiva.

  LORENZO FONTANI . Non mi ricordo nulla di questo tipo. Ripeto, sono passati diciassette anni, comunque non mi ricordo di ambienti che fossero esclusivi per i nonni e che noi dovevamo chiedere il permesso.

  GIUSEPPE ZAPPULLA . Non nel senso che ci fossero ostacoli fisici ad andare, ad esempio, alla torretta, non c'erano ordini specifici, però poteva esserci, ad esempio, una zona di competenza dell'anziano X e Pag. 8 se ci si voleva passare bisognava ottenere il suo permesso.

  LORENZO FONTANI . No, no questo no.

  GIUSEPPE ZAPPULLA . No, che non se lo ricorda o no che lo esclude?

  LORENZO FONTANI . Lo escludo, non ne ho mai sentito parlare.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Grazie per la sua esposizione, sarò brevissimo. So che non può aiutarci parlandoci di Emanuele perché non è stato con lui, però è molto interessante la descrizione che lei fa dell'ambiente. Chiaramente, dovendo giudicare un episodio tragico è molto importante capire il contesto in cui questo è avvenuto. Lei ad un certo punto ha parlato dell'alzabandiera, cioè di un bisogno di trasferire in voi giovani da parte delle gerarchie il senso della patria, del dovere, il senso di appartenenza, il senso di identità. Princìpi che possono essere condivisi, specialmente se stiamo parlando di un corpo speciale quale quello dei paracadutisti. Quello che mi interessa sapere è se il modo in cui questo senso di patria, questo senso del dovere veniva trasferito era lesivo della dignità della persona. Mi spiego. Pretendere che si stia retti, seduti in un certo modo può servire e può essere accettato perché può formare il carattere, ma obbligare, per esempio, a servizi umilianti solo perché non si è portato il basco in un certo modo, andiamo a ledere la dignità della persona.

  LORENZO FONTANI . Assolutamente sì.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Questo era costume abituale ed era consentito da parte dei superiori? Perché un atteggiamento così forte, tale da far piangere un giovane di diciannove, vent'anni e desiderare di scappar via e come lei magari ce ne erano altri in questa situazione, può sfuggire all'osservazione dei superiori? Era qualcosa che veniva permesso volutamente, l'offesa alla dignità era consentita?

  LORENZO FONTANI . Mi fa una domanda difficile perché le sfumature possono essere diverse.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Perché mi perdoni, mi ha colpito che da un lato abbia parlato di senso del dovere mentre dall'altro ha parlato di un nonnismo molto forte. Certamente il nonnismo non ha nulla di positivo.

  LORENZO FONTANI . No, no. Apro ora una parentesi. Quella sera in cui ci fu la colluttazione i superiori furono severi con il nonno perché ebbe comportamenti fuori luogo con la recluta. Non disse, «va bè, lo hai fatto», no. Ci fu un processo per direttissima, se non ricordo male, all'interno della caserma e gli furono assegnati dei giorni di rigore.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Al nonno?

  LORENZO FONTANI . Al nonno. Quindi non c'era un occhio di riguardo, non chiudevano un occhio. Lì c'era, da parte dei ragazzi, un'omertà, nel senso che nessuno si sarebbe mai permesso di andare da un ufficiale a dire che il tizio, appartenente al tale scaglione e quindi più anziano di me mi ha fatto fare, ad esempio, le flessioni o mi ha imposto di immobilizzarmi. Questo per sentito dire, non mi è successo personalmente però so che dicevano fermati e tu ti dovevi bloccare. Ne ho sentito parlare ma non ne ho mai visti. Però nessuno si sarebbe mai permesso di andare da un superiore a riferire di essere stato oggetto del tale comportamento che forse va a ledere la persona. Era come dire che l'aver scelto di far parte dei paracadutisti comportasse anche l'assunzione degli oneri che ne sarebbero derivati. Non soltanto la formazione, diventare paracadutista, ma anche quello che si deve passare per arrivare a diventare tale. Ho un ricordo. La tuta da paracadutista, che era blu con le strisce bianche con dietro lo stemma del paracadute bianco, ricordo che mi dissero che la si poteva comprare solo se si riusciva Pag. 9 a fare consecutivamente cento flessioni. Se tu ti fossi comprato una tuta e non avevi fatto quella cosa non te la potevi...

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Questo da parte dei nonni.

  LORENZO FONTANI . Sì, sì, assolutamente sì. Queste però, ripeto, sono storie che ho sentito non che ho vissuto.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Le è stato mai chiesto da parte dei superiori, degli ufficiali di denunciare episodi di nonnismo?

  LORENZO FONTANI . No, io ricordo che in quei dieci giorni non vedevo l'ora di andare via. Pensavo che fosse una pena che mi toccava subire ma poi me ne sarei andato.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Un'ultima domanda: ha mai sentito parlare dello «Zibaldone»?

  LORENZO FONTANI . No.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Nemmeno dopo essere andato via dopo i dieci giorni?

  LORENZO FONTANI . No.

  GIANLUCA FUSILLI . Grazie signora presidente e grazie a lei per aver accettato il nostro invito. Come ha già precisato, lei non era presente all'epoca di Emanuele Scieri quindi la sua utilità è soprattutto nel fatto che può aiutarci a comprendere il clima «ordinario» che si respirava in caserma. Dalle audizioni precedenti abbiamo colto che dopo la morte di Emanuele il clima cambiò all'interno della caserma anche rispetto alle regole non scritte. Ce lo hanno confermato molti suoi commilitoni non di scaglione ma comunque appartenenti alla sua arma. Io le chiedo un approfondimento e uno sforzo di memoria su due questioni. La prima è il suo arrivo in caserma, in particolare la vicenda dello spaccio: anzitutto lei nei suoi dieci giorni di servizio frequentava abitualmente lo spaccio? Nel poco tempo libero che si aveva, vi si poteva accedere normalmente anche come reclute?

  LORENZO FONTANI . Sì, allo spaccio si poteva accedere liberamente nel momento in cui si finiva il servizio assegnato, mi pare dopo le ore diciassette. Però, ecco, io allo spaccio ci andai proprio la prima sera quando ci fu l'episodio, poi penso di non esserci più rientrato.

  GIANLUCA FUSILLI . È rimasto un po’ scioccato.

  LORENZO FONTANI . Sì.

  GIANLUCA FUSILLI . E lei quando entrò la prima sera lì trovò gli anziani che si intrattenevano?

  LORENZO FONTANI . Noi eravamo lì per rifocillarci e poi qualcuno di noi si mise a giocare a biliardo. Poi arrivarono i cosiddetti nonni e dettero il «benvenuto» alle nuove reclute.

  GIANLUCA FUSILLI . E lei ha parlato di insulti razzisti.

  LORENZO FONTANI . Razzisti sì, così ho dichiarato anche se ora non ricordo.

  GIANLUCA FUSILLI . E nel successivo periodo, pur breve, in cui ha svolto il suo servizio presso la caserma in camerata, ha verificato in altre circostanze personalmente o per sentito dire attraverso i commilitoni che svolgevano il corso, che dormivano con lei, con i quali vi scambiavate chiacchiere, che questo tema della provenienza meridionale era uno di quegli elementi che più di altri erano considerati come oggetto di questa violenza psicologica fatta alle nuove reclute?

  LORENZO FONTANI . No, no.

  GIANLUCA FUSILLI . Non ha più percepito questa...

Pag. 10 

  LORENZO FONTANI . Assolutamente no.

  GIANLUCA FUSILLI . Un'ultima cosa. Lei ha detto di aver appreso della morte di Emanuele Scieri...

  LORENZO FONTANI . Alla televisione.

  GIANLUCA FUSILLI . Alla televisione. Ha detto anche – facendo memoria della sua esperienza, della difficoltà psicologica dell'impatto con una realtà così dura – di aver preso in considerazione l'ipotesi che, oltre che ad un atto di nonnismo o una prova di forza finita male, ci potesse essere la possibilità di un gesto disperato del singolo crollato psicologicamente a causa della durezza dell'impatto con una nuova realtà come quella che lei ha sperimentato e che ha probabilmente sperimentato anche Emanuele al suo arrivo. Fatto sta che Emanuele era alla caserma Gamerra solo da quella sera quindi credo non abbia avuto la possibilità di percepire il peso psicologico che lei immagino abbia in qualche modo verificato nei giorni successivi, anche se il primo impatto non fu certamente piacevole. Ma questo ci interessa perché potrebbe essere accaduto che Emanuele Scieri abbia avuto un'esperienza simile alla sua: lei l'ha avuta dentro lo spaccio ed Emanuele, magari per inesperienza, ha incontrato gli anziani in un luogo della caserma mentre fumava una sigaretta e ha avuto un'esperienza dello stesso tipo. Anche Emanuele era meridionale, anche Emanuele aveva un'età più elevata rispetto a quella dei normali paracadutisti, anche Emanuele aveva un livello culturale superiore perché era un laureato praticante avvocato. Era sostanzialmente un «diverso» come lo era lei rispetto all'ambiente ordinario dei paracadutisti. Lei in funzione del fatto che non aveva accettato di fare il corso e che aspettava di andare via, Emanuele per età, magari anche per livello culturale. Dal suo ricordo dei dieci giorni, immagino che lei frequentasse la caserma anche obbligatoriamente nel tempo ordinario...

  LORENZO FONTANI . Sì.

  GIANLUCA FUSILLI . La zona dello spaccio e le zone limitrofe a questo, nei minuti precedenti il contrappello erano normalmente utilizzate come luogo per trascorrere gli ultimi minuti, magari per fumare una sigaretta?

  LORENZO FONTANI . Sì.

  GIANLUCA FUSILLI . Quindi, teoricamente poteva essere accaduto che lei con i suoi commilitoni appena arrivati vi recaste per ragioni di necessità fisiologica, per mangiare, allo spaccio, e magari Emanuele e i suoi commilitoni, che invece avevano avuto la possibilità, a differenza vostra, di andare in libera uscita per Pisa appena arrivati perché si era vicini a Ferragosto, magari si siano fermati lì, proprio in quella zona – che poi lei ora non lo ricorda ma la torretta dove è stato trovato Emanuele non è molto distante dallo spaccio – a fumare una sigaretta. Quello era, in base alla sua esperienza, un luogo dove la sera si passava qualche istante?

  LORENZO FONTANI . Assolutamente sì. Lo spaccio si può dire che è l'unico punto di svago che c'è all'interno della caserma.

  GIANLUCA FUSILLI . Le faccio un'ultima domanda sempre per capire e interpretare quello che può essere accaduto. Le reclute appena arrivate avevano la medesima libertà di movimento anche nei momenti precedenti il contrappello rispetto agli anziani? Nel senso, se lei avesse voluto andare a fumare una sigaretta avrebbe potuto farlo tranquillamente come gli altri, mischiandosi agli altri commilitoni, oppure gli anziani avevano una maggiore libertà di movimento?

  LORENZO FONTANI . Io mi ricordo che prima del contrappello si poteva stare nelle zone limitrofe ma per essere a tempo perché il contrappello era un momento ufficiale, mai mancare al contrappello. Quindi, potevi stare lì nella zona, nessuno ti avrebbe detto nulla.

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  GIANLUCA FUSILLI . Lei che lavoro fa oggi?

  LORENZO FONTANI . Bancario.

  GIANLUCA FUSILLI . Non ha avuto più nessun contatto con i suoi commilitoni?

  LORENZO FONTANI . No, perché io poi non ho svolto il servizio.

  GIANLUCA FUSILLI . La domanda è di rito. In questi diciassette anni, dal tempo in cui ha svolto il servizio militare, nei quindici successivi non le è mai capitato di avere contatti o informazioni specifiche o anche opinioni da parte di persone a lei vicine che abbiano riguardato il caso di Emanuele Scieri?

  LORENZO FONTANI . No.

  PRESIDENTE . Lei, alla mia domanda specifica se c'erano delle scale che venivano utilizzate come prove di forza, ha risposto «non utilizzate come prove di forza». Ma c'erano delle scale in ferro in caserma simili alla scala dove è morto Emanuele Scieri? Lei se la ricorda quella scala?

  LORENZO FONTANI . Mi ricordo che erano delle torrette esterne ma le ho sempre viste un po’ da lontano.

  PRESIDENTE . Ma altre scale, oltre a quella dove è morto Emanuele Scieri, ce ne erano?

  LORENZO FONTANI . No, almeno io non le ho mai viste.

  PRESIDENTE . Guardi, io le indico a suo ricordo il verbale del 23 marzo 2000, a specifica domanda lei ha risposto: «non ho mai visto alcuno cimentarsi in pratiche del genere – cioè arrampicarsi sulle scale – ma ricordo l'esistenza di tali scale e mi sono chiesto a cosa servissero». Senta, lei ha assistito a un fenomeno di puro nonnismo praticato con un accendino?

  LORENZO FONTANI . Io non me lo ricordo però l'ho dichiarato, quindi sicuramente sì.

  PRESIDENTE . Infatti lei ha dichiarato il 23 marzo 2000: «posso però dire che era consuetudine tra i parà dimostrare la loro forza con prove di resistenza al dolore tenendo la fiamma di un accendino il più possibile diretta sul palmo della mano rivolta verso il basso. Usavano, inoltre, sfidarsi sul numero di flessioni sulle braccia».

  LORENZO FONTANI . Sì, quello lo ricordo.

  PRESIDENTE . Ma lei tutte le sere andava a dormire in caserma?

  LORENZO FONTANI . Purtroppo sì.

  PRESIDENTE . Per dieci mesi?

  LORENZO FONTANI . Dopo il trasferimento da Pisa andai all'eliporto di Luni.

  PRESIDENTE . Quanti mesi è stato alla Gamerra?

  LORENZO FONTANI . Dieci giorni.

  PRESIDENTE . Se la ricorda la zona della torretta?

  LORENZO FONTANI . Mi ricordo la torretta ma non saprei darle una descrizione del luogo.

  PRESIDENTE . Senta, lei ha mai conosciuto Valentini?

  LORENZO FONTANI . No.

  PRESIDENTE . Ha mai conosciuto il caporale Panella? Tatasciore? Mesiti? Cinelli? Le dicono qualcosa questi nomi?

  LORENZO FONTANI . No.

  PRESIDENTE . Nessun altra domanda, abbiamo poi il verbale che è agli atti. Grazie Pag. 12  signor Fontani di aver dato la sua disponibilità alla Commissione. Diamo atto della presenza dei consulenti, la polizia e la Guardia di finanza che sono rimasti per tutto il tempo dell'audizione.

(I lavori riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE . La seduta è conclusa.

  La seduta termina alle 21.50.

* L'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 28 novembre 2017 ha deliberato la classificazione di atto libero del resoconto stenografico della presente audizione. La Commissione ha preso atto di tale decisione nella seduta dello stesso giorno. A decorrere da tale data, il resoconto stenografico della presente seduta viene pertanto pubblicato quale atto libero, ai sensi dell'articolo 1 della delibera della Commissione del 3 maggio 2016, recante i criteri generali per la classificazione degli atti e dei documenti ai sensi dell'articolo 19 del regolamento interno, pubblicata nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 3 maggio 2016, pag. 185