XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito

Resoconto stenografico



Seduta n. 109 di Mercoledì 7 febbraio 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3 

Deliberazione sulla pubblicità degli atti e documenti formati o acquisiti dalla Commissione:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3 

Esame della proposta di relazione sull'attività svolta (Rel. Scanu):
Scanu Gian Piero , Presidente ... 4 
Amato Maria (PD)  ... 8 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 9 
Catalano Ivan (Misto-CI-EPI)  ... 10 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11 
Catalano Ivan (Misto-CI-EPI)  ... 11 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 12 
Duranti Donatella (MDP-LU)  ... 12 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 13 
Capelli Roberto (DeS-CD)  ... 13 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 13 
Capelli Roberto (DeS-CD)  ... 13 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 14 
Vito Elio (FI-PdL)  ... 14 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 14 
Vito Elio (FI-PdL)  ... 14 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 16 
Pili Mauro (Misto)  ... 16 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 19 
Pili Mauro (Misto)  ... 19 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 19 
Cova Paolo (PD)  ... 19 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 19 
Lacquaniti Luigi (MDP-LU)  ... 20 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 20 
Boldrini Paola (PD)  ... 20 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 21 
Grillo Giulia (M5S)  ... 21 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 21 
Grillo Giulia (M5S)  ... 21 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 22 
Pili Mauro (Misto)  ... 22 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 22 

ALLEGATO: Deliberazione sulla pubblicità degli atti e documenti formati o acquisiti dalla Commissione ... 25

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIAN PIERO SCANU

  La seduta comincia alle 11.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso della Camera dei deputati.
  Desidero informarvi a questo proposito di aver avanzato la richiesta di trasmissione di questa seduta sul canale satellitare della Camera dei deputati, ma che tale richiesta non è stata accolta, poiché il parere della Giunta del Regolamento della Camera del 14 luglio 2004 espressamente limita tale forma di pubblicità dei lavori per le Commissioni d'inchiesta monocamerali alla sola sede delle audizioni formali.

Deliberazione sulla pubblicità degli atti e documenti formati o acquisiti dalla Commissione .

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, nella riunione svoltasi poco fa ha convenuto sul testo della delibera relativa ai criteri di pubblicità degli atti, che definisce quali atti e documenti formati o acquisiti dalla Commissione nel corso dell'attività di inchiesta siano ostensibili e quali viceversa debbano conservare il regime di segretezza o riservatezza loro riconosciuto o apposto al momento dell'acquisizione o della formazione.
  Vorrei leggervi il testo come approvato, in maniera tale da darne conto anche ai colleghi che non erano presenti nell'Ufficio di Presidenza.
  «La Commissione stabilisce di rendere pubblici i resoconti stenografici delle audizioni svolte da delegazioni della Commissione nel corso di missioni esterne, ad eccezione di quelle o delle parti di quelle sottoposte a vincolo di segreto o di quelle recanti audizioni di soggetti che abbiano fatto espressa richiesta, accolta dalla Commissione, di uso riservato; i documenti formati o acquisiti dalla Commissione e comunque ad essa inviati fino alla data di cessazione dell'attività della medesima, ad eccezione di atti e documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini ancora in corso, qualora permangano le ragioni della segretezza in relazione allo stato del procedimento; atti formalmente classificati dall'autorità amministrativa o di Governo che li ha trasmessi, previa autorizzazione della medesima autorità che li ha originati; atti su cui la Commissione ha posto il segreto funzionale, documenti anonimi o apocrifi, atti provenienti da soggetti privati, persone fisiche, giuridiche ed enti di fatto che abbiano fatto richiesta di uso riservato, documenti inviati da soggetti privati, il cui contenuto non è direttamente connesso all'attività d'inchiesta condotta dalla Commissione.
  La pubblicità dei resoconti di cui alla lettera a), nonché degli atti formati dall'autorità giudiziaria, da organi di polizia giudiziaria, da autorità amministrative o di Governo, sarà preceduta in ogni caso da una verifica sull'esistenza o sul permanere di eventuali vincoli di segretezza o ragioni di riservatezza.
  La Commissione stabilisce che gli atti suddetti resteranno assoggettati al proprio regime di classificazione per anni 20, decorrenti dalla data di cessazione dell'attività Pag. 4 della Commissione, cioè dal giorno antecedente a quello della prima riunione delle Camere della XVIII legislatura, fatte salve le determinazioni adottate in ordine al regime di pubblicità degli atti da parte delle Commissioni parlamentari che saranno eventualmente istituite nelle prossime legislature, qualora decidano di acquisire gli atti della presente Commissione.
  Fermo restando il regime di pubblicità proprio di ciascun atto, la Commissione dispone l'informatizzazione anche degli atti e dei documenti segreti. Si dà mandato pertanto agli Uffici di Segreteria della Commissione di custodire gli atti e i documenti formati o acquisiti, compresi quelli che pervenissero a decorrere dalla data della presente delibera e fino alla data di cessazione dell'attività della Commissione, ossia il giorno antecedente a quello della prima riunione delle Camere della XVIII legislatura.
  La Commissione stabilisce inoltre che la documentazione pervenuta oltre tale data sia restituita al mittente. Gli Uffici sono altresì incaricati di provvedere al loro versamento all'Archivio storico della Camera dei deputati, previa informatizzazione di quelli depositati nell'archivio della Commissione. Tale attività dovrà essere svolta nel rispetto del regime di tali atti.
  Per l'attuazione di quanto stabilito nella presente delibera, l'attività della Segreteria della Commissione sarà svolta entro il 30 settembre 2018 con il supporto del luogotenente Francesco Guarino, dal maresciallo ordinario Samuel Limongelli, del vicebrigadiere Giuseppe Spadaro, militari della Guardia di Finanza addetti all'archivio della Commissione, nonché dell'ufficiale di collegamento dell'Arma dei Carabinieri, colonnello Luciano Benegiano.
  Collaboreranno inoltre a titolo gratuito con la Segreteria della Commissione i consulenti dottor Raffaele Guariniello, il dottor Valerio Strinati, l'avvocato Luigi Lapeccerella, il signor Riccardo Guido, che proseguono pertanto il loro incarico collaborando con la Commissione a titolo gratuito. Tutti gli altri incarichi di consulenza cessano a decorrere dalla data della presente delibera.».
  Questo è il testo, che, se non ci sono interventi, pongo in votazione.

  (È approvato all'unanimità).

  Vi ringrazio.

Esame della proposta di relazione sull'attività svolta (Rel. Scanu).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione sull'attività svolta dalla Commissione.
  Avverto che sono pervenute alcune proposte di modifica e di integrazione alla proposta di relazione in esame. Avverto anche che è pervenuta da parte del collega Mauro Pili una proposta di relazione alternativa, che sarà sottoposta ai voti solo qualora la relazione della maggioranza venisse respinta. In caso di approvazione della relazione di maggioranza, infatti, le votazioni sulle proposte alternative si intendono precluse.
  La Presidenza si riserva di valutare i contenuti di tale proposta di relazione alternativa prima della pubblicazione in allegato alla seduta odierna, per verificare se non faccia riferimento ad atti o a documenti formati o acquisiti dalla Commissione e coperti da segreto, o contenenti dati sensibili o sanitari riconducibili a soggetti identificabili e pertanto protetti dalla normativa in materia di riservatezza dei dati personali.
  Conformemente al modus procedendi stabilito dall'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi (mi riferisco all'Ufficio di Presidenza che abbiamo tenuto lo scorso 17 gennaio), in qualità di relatore ho provveduto ad elaborare un testo, che tiene conto (almeno mi auguro di esserci riuscito) della maggior parte delle proposte di modifica e di integrazione pervenute.
  Naturalmente non sono stato nella condizione di accogliere tutte le richieste. Ho usato questo avverbio per far precedere questa affermazione, perché la complessità dell'argomento ha richiesto uno sforzo notevole, che non poteva estendersi fino a correre il rischio di condurre le valutazioni Pag. 5della relazione su un terreno che non fosse adeguatamente chiaro.
  Ritengo tuttavia di poter affermare che tutti i contributi pervenuti in termini di suggerimenti, di richieste di integrazione e, anche se in questo caso andrebbero chiamati diversamente, di emendamenti alla proposta di relazione siano stati esaminati con la dovuta attenzione, valutati con la necessaria sensibilità e il dovuto rispetto. Sono convinto che questo sforzo di consentita omogeneizzazione dei punti di vista possa essere considerato riuscito.
  In particolare, con riferimento all'integrazione proposta dai deputati colleghi Gianluca Rizzo e Giulia Grillo, che inserisce al capitolo 1 un paragrafo, quello 9.2, contenente l'elenco delle richieste di audizione presentate dai singoli Gruppi e respinte o non deliberate dall'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi, segnalo che tale proposta di integrazione è a mio giudizio da considerare irricevibile.
  La mia è stata – con il conforto degli uffici – una valutazione di carattere tecnico, anche perché fra qualche istante avrete modo di verificare che nel merito non sarà assolutamente negato alcun tipo di informazione, in quanto la proposta integrativa dei colleghi fa riferimento ad una forma di pubblicità, i verbali, delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi, che il Regolamento della Commissione non prevede. Non è infatti previsto che le riunioni dell'Ufficio di Presidenza dispongano di una memoria che si sostanzi in un verbale, come credo sia noto a tutti.
  Per questa ragione ho pensato di far valere una ordinaria irricevibilità, per motivi di carattere concreto, pratico, che si commentano da soli. Tuttavia, in particolare (spero nel merito di fornire ai colleghi Rizzo e Grillo le informazioni che erano alla base della loro richiesta) con riferimento agli esami testimoniali del Capo di Stato Maggiore della Difesa e di quelli di Forza armata, originariamente inseriti nel calendario dei lavori della Commissione, a seguito di esplicita deliberazione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi, anche su richiesta del gruppo Movimento 5 Stelle, preciso che il mancato svolgimento di tali esami testimoniali è stato determinato esclusivamente dallo scioglimento anticipato della legislatura, ossia non c'era più tempo.
  Per essere ancora più preciso, per le vie più brevi e comunque dirette nel momento in cui la Camera si accingeva ad esaminare (alcuni di voi erano fisicamente presenti) la legge di stabilità, abbiamo ritenuto (io per primo ho coltivato questa speranza, che generosamente avete condiviso) che un approccio costruttivo, aperto alla ricerca di una mediazione con il Governo potesse soddisfare – almeno relativamente ad una sorta di offensiva della persuasione che noi stavamo conducendo – il palato del Parlamento, della Camera, principalmente degli assaggiatori del Governo, per rendere accoglibile la nostra proposta di legge, quindi il tutto è stato immesso in un contesto, in un passaggio particolare, che purtroppo non ha dato i frutti sperati.
  Se si deve parlare di responsabilità, mi assumo per primo la responsabilità di aver avuto fiducia nell'atteggiamento dei Gruppi di maggioranza del Governo e di essermi sbagliato, però stavo cercando di rispondere al collega Rizzo, quindi ritengo che le cose siano effettivamente andate così (poi immagino che il collega Rizzo vorrà intervenire).
  Per quanto riguarda la proposta integrativa avanzata dal Vicepresidente Catalano, in Ufficio di Presidenza ho affermato (non per uno sterile irenismo politico di facciata) la volontà di considerare superate le contrapposizioni, le diatribe anche aspre che hanno caratterizzato gli scorsi giorni fra il Vicepresidente Catalano e il sottoscritto.
  Questa non è la sede per riproporre valutazioni differenti anche spigolose, per me è stata ed è la sede per esortare il collega Catalano (ritengo che in questo possa trovare la sua disponibilità) a condurre, con la responsabilità che l'ha sempre contraddistinto, il proprio ragionamento verso un atteggiamento finale costruttivo, che gli consenta di arrivare anche in questo caso ad esprimere un voto favorevole. Pag. 6
  Al di là di questo aspetto, più legato al versante personale che istituzionale, la proposta integrativa del vicepresidente Catalano consiste in un autonomo capitolo, il capitolo 5, sugli effetti delle modalità di somministrazione dei vaccini sui militari, ed è il frutto del lavoro svolto dal vicepresidente, coadiuvato da alcuni dei consulenti del gruppo di lavoro denominato «Gruppo vaccini».
  Informo la Commissione di aver provveduto ad incorporare la maggior parte di tale relazione all'interno dell'attuale capitolo 5 della proposta in esame.
  Per ciò che rimane di quella relazione (questa differenza discende da un rigoroso riscontro, che attiene ai limiti di competenza materiale di questa Commissione e naturalmente alla delibera istitutiva della medesima) non mi è stato possibile inserire nel testo in esame tutte le proposte.
  Tuttavia, al fine di non lasciare nulla di intentato (questa dichiarazione di volontà si deve manifestare con atti concreti, non soltanto con l'affermazione di concetti) e di gestire con la massima trasparenza questo passaggio così delicato, nel testo della relazione che ho proposto, al capitolo 5, paragrafo 9, ultimo capoverso, ho ritenuto di dover aggiungere un inciso, in cui la Commissione dispone «la trasmissione all'Istituto Superiore di sanità delle risultanze del lavoro svolto dal vicepresidente Catalano».
  In accoglimento della richiesta specifica del vicepresidente, inoltre, il documento contenente le predette osservazioni è integralmente allegato alla presente proposta di relazione e come tale contestualmente pubblicato.
  Alla luce di quanto ho ritenuto di dover puntualizzare, vorrei sviluppare alcune considerazioni in maniera molto veloce sulla relazione, anche perché sono perfettamente a conoscenza del fatto che voi avete avuto modo non solo di leggerla, ma anche di approfondirne i contenuti.
  Questa è stata a mio giudizio una Commissione d'inchiesta che ha praticato la propria specialità. Voi sapete bene che c'è una differenza di fondo sostanziale fra l'attività di indagine e l'attività d'inchiesta, e questa è stata una vera Commissione di inchiesta. Quando dico vera Commissione d'inchiesta affermo che almeno nella proposta (speriamo di poter dire altrettanto nella relazione conclusiva) è stata esercitata la laicità o la terzietà dovuta, i commissari non sono mai stati considerati (tantomeno io in quanto Presidente ho avuto questo atteggiamento) espressione di una maggioranza o di una minoranza, perché la ricerca della verità non ha un approccio di maggioranza e uno di minoranza, per fare le inchieste ci vuole onestà intellettuale, e sono convinto che questa sia sempre stata esercitata e che possiate trovarne ulteriore conferma anche all'interno della relazione.
  Questa relazione affronta il problema legato al rapporto fra la politica e le Forze armate, intese, così come la Costituzione definisce la pubblica amministrazione, come apparato servente dello Stato, e lo affronta dicendo la verità, dicendo che, come altri ambiti della pubblica amministrazione (chissà che un giorno in Italia se ne parli di più, ad esempio il mondo dei vertici ministeriali), vive un'autoreferenzialità inversamente proporzionale alla debolezza della politica.
  Se la politica fosse in buona salute e non soffrisse del rachitismo o dell'anemia che purtroppo ne caratterizza la grama esistenza, questi eccessi, queste patologie che esistono nel rapporto fisiologico degli apparati serventi dello Stato non esisterebbero.
  Chi di voi non ha talvolta sperimentato anche in sede di audizione, non – ritengo – di questa Commissione, ma di altre Commissioni, la supponenza se non il fastidio e l'irritazione degli auditi, che malvolentieri, ostentando anche insofferenza, si sottopongono alle domande e alle esortazioni di chiarimento da parte dei parlamentari? Io l'ho sperimentato un'infinità di volte, non in questa Commissione, e sono convinto che altrettanto sia accaduto anche a voi.
  Diciamo che il mondo militare si è ritagliato una sorta di autodichia con le stellette, quell'autodichia che è ontologicamente contenuta nell'ordinamento giudiziario e che ha una precisa funzione che ne Pag. 7determina la specificità di fatto esiste anche nel mondo militare.
  Quando noi abbiamo parlato di giurisdizione domestica, abbiamo definito le caratteristiche di un mondo che si sviluppa, che vive, che esercita la propria funzione all'insegna dell'autoreferenzialità, tant'è che, quando abbiamo provato a recidere il cordone ombelicale che alimenta questa autoreferenzialità (mi riferisco alla proposta di legge 3925 che abbiamo presentato dopo appena sei mesi di lavoro), purtroppo le nostre speranze si sono infrante su un muro di veti, di resistenze, declinate con abilità, ma tutte funzionali a far fallire l'uscita da questa dimensione domestica.
  Continueremo quindi ad avere gli ispettori che si occupano della sicurezza che sono ispettori militari, continueremo ad avere un CVCS che esercita le proprie funzioni all'interno di questo mondo dell'autoreferenzialità, che per definizione non può essere considerato un mondo malato.
  Nessuno di noi ha mai detto questo, abbiamo sempre respinto (questa è un'occasione per poterlo fare) l'affermazione secondo cui possa esserci mai stata da parte nostra un'impostazione o un atteggiamento antimilitaristico, chi usa queste espressioni mente sapendo di mentire, anche perché la mission principale della nostra azione risiede nel lavorare per garantire la sicurezza e la tutela della salute, il riconoscimento dei diritti e la nascita di nuovi diritti a favore dei militari che si sono ammalati e delle famiglie di coloro che sono morti, per fare in modo che anche i lavoratori in divisa possano godere degli stessi diritti di cui godono tutti gli altri lavoratori.
  Ci hanno impedito l'approvazione della nostra proposta di legge, e, così facendo, ci hanno negato la possibilità di chiudere la nostra attività dando al Paese una norma che facesse giustizia in un ambito, quello militare, che ritiene di vivere una specificità, intesa come un plus rispetto agli altri, e che viceversa beffardamente vive una condizione di minorità rispetto al resto del mondo del lavoro.
  Ritengo che noi abbiamo affrontato questo aspetto con assoluto rigore, non abbiamo ignorato i suggerimenti che ci venivano anche da quel mondo, ma non abbiamo neanche accettato che potessero esserci degli ambiti imperscrutabili, dove non fosse consentito esercitare la nostra funzione.
  Il Parlamento onestamente mi è parso debole, anche perché io attribuisco alla debolezza del Parlamento (poi ciascuno di noi potrà utilizzare i termini che vorrà) il fatto che una proposta di legge nostra, presentata nel luglio del 2016 sia stata portata in discussione dopo un anno abbondante, e io che non sono abituato per conformazione mentale ad abbandonarmi alle dietrologie ho il dovere di dirvi ciò che penso, cioè che il ritardo di un anno sia il frutto di un blocco politico che è stato imposto alle Commissioni che dovevano esaminare per competenza la nostra proposta di legge.
  Ecco perché dico che esiste una disfunzione fisiologica fra il Parlamento, il Governo e la pubblica amministrazione. Con una politica debole, con un Governo anemico (posto che possa essere questa la definizione, certamente la politica è debole), è chiaro che gli apparati dello Stato che hanno esercitato ed esercitano una funzione esorbitante si rafforzano sempre di più in questa condizione.
  Noi abbiamo cercato di abbattere queste resistenze e anche di dire la verità a proposito dei vaccini (poi ci dirà tutto quello che vorrà il vicepresidente Catalano). Vorrei spiegare il significato di questa integrazione fra la mia proposta e ciò che è contenuto nella relazione. Il vicepresidente Catalano e gli esperti consulenti che hanno collaborato con lui hanno fatto un lavoro egregio e hanno presentato una proposta, che vanta la stessa dignità della proposta presentata dalla vicepresidente Duranti relativamente agli arsenali, relativamente all'amianto, la stessa dignità delle proposte emerse da un lavoro individuale e pervenute da molti colleghi, proposte che sono l'espressione di una valutazione che comunque va consegnata alla Commissione.
  Io ho ritenuto che quel lavoro molto ben fatto potesse costituire dentro la relazione un contributo esplicito e che il resto, quello che in coscienza ho ritenuto dovesse essere Pag. 8sottoposto ad un maggiore approfondimento, dovesse essere inviato all'autorità sanitaria per eccellenza, l'Istituto Superiore di sanità, e chissà che dal lavoro dell'Istituto Superiore di sanità al Paese non possano arrivare, grazie al lavoro fatto da quel gruppo, approfondimenti e conoscenze finora sfuggiti.
  Badate, faccio questo discorso perché sono assolutamente convinto che abbiamo bisogno dell'apporto di tutti, anche la relazione cosiddetta «alternativa» del collega Pili di sicuro conterrà molte cose che magari non sono inserite nella mia relazione o perché mi sono sfuggite o perché il collega Pili ha avuto altre fonti informative, di cui noi non abbiamo potuto disporre nel corso di questi due anni, quindi non c'è per definizione un lavoro buono e un lavoro cattivo. Io leggerò con grande attenzione la relazione del collega Pili, la leggeranno tutti coloro che vorranno e comunque, rispettando le procedure, anche quella relazione sarà messa a disposizione del Parlamento.
  Vorrei concludere con un passaggio su quello che erroneamente è stato sempre considerato l'aspetto più delicato dell'attività svolta dalla Commissione, che è arrivata alla quarta realtà parlamentare. Nella nostra relazione noi parliamo apertamente di superamento del limite posto relativamente al cosiddetto «nesso causale» e affermiamo che la giurisprudenza, le sentenze inequivocabilmente riconoscono sul piano giuridico l'esistenza del nesso di causalità.
  Era un passo dovuto, un passo che non presuppone nessun tipo di azzardo, perché, posto che ve ne fosse bisogno, quelle sentenze parlano chiaro, e purtroppo parla chiaro anche il numero di morti che continua a crescere in maniera impressionante.
  A questo proposito desidero ricordare il caporalmaggiore Giovanni Cosca, 28 anni, di Gela, il maresciallo Antonio Cancedda, che noi abbiamo conosciuto perché è stato audito da questa Commissione alla stregua del carissimo Antonio Attianese. Antonio Cancedda è di Capo Teulada, è morto qualche giorno fa, a circa sessant'anni, il brigadiere Leonardo Buccoliero di 42 anni, carabiniere.
  Vorrei che ricordassimo in chiusura dei nostri lavori anche queste persone morte qualche giorno fa, insieme a tutte le altre che in questi due anni ci hanno lasciato, perché è soprattutto per loro, per i loro colleghi e per le loro famiglie che abbiamo trovato la forza di non arrenderci di fronte a nessun ostacolo.
  Questo è lo spirito contenuto nella relazione, mi auguro che la lettera e il merito della medesima siano tali da meritare il vostro consenso e la vostra approvazione, ed apro il dibattito dando la parola a chi la richiede, sottolineando che quando lo vorrà il collega Pili potrà illustrare la propria relazione definita di minoranza o comunque alternativa.
  Apriamo il dibattito.

  MARIA AMATO. Grazie, presidente. Condivido pienamente le sue parole e ne riprendo due in particolare, «rigore» e «secondo coscienza», che sono quelle che caratterizzano questa relazione, che ripercorre puntualmente tutti i passaggi più forti della Commissione.
  Un'altra è il lavorare insieme, che si legge laddove nella relazione vengono riportati gli interventi dei diversi commissari, in cui emerge il medesimo obiettivo, quello della Commissione, la salute dell'individuo e del sistema. Sicuramente è un dato di fatto che la giurisdizione domestica non è un elemento di forza per le Forze armate in salute.
  È vero, non è un mondo malato, ma è vero anche che molti malati avevano necessità di non essere soli e soprattutto di avere la certezza del perché si è malati, perché si muore e uno degli elementi di consolazione è sapere perché si muore, è la consolazione per chi resta e anche la giustificazione di tutto un sistema, di uno Stato moderno che rispetti le Forze armate.
  Un altro elemento ci conferma tutto lo studio, tutta la portata delle audizioni, tutta la riflessione fatta con i consulenti, che ringrazio: il fatto che controllore e controllato coincidano non può essere una garanzia per la sicurezza sul lavoro, a prescindere Pag. 9 da giudizi o pregiudizi sul mondo militare.
  La salute è al centro, per me e per la mia professione è un passaggio naturale, sicuramente è più complesso per una Commissione d'inchiesta, eppure la salute al centro è stato l'elemento portante della Commissione e si ritrova pienamente nella relazione, la salute come prevenzione del rischio e come necessità di maggiori risorse alla prevenzione del rischio, la salute come rischio ambientale, da conoscere per evitare di trovarsi nella condizione di non tutelare i militari, la salute come necessità di trasparenza, e la persona è al centro dunque nel grande rispetto e considerazione dell'importanza delle Forze armate per il nostro Paese.
  Prevenzione e sicurezza sul lavoro è il settore per cui sono state rilevate le maggiori criticità normative, quelle sulle quali la Commissione ha lavorato e per le quali è stata elaborata una proposta di legge che mi rammarico abbia trovato dei freni così forti da non aver avuto modo di arrivare a cambiare lo stato delle cose, per favorire una maggiore sicurezza, una maggiore prevenzione e conseguentemente una minore incidenza di rischio di malattia.
  L'altro capitolo critico, ben messo in evidenza dalla relazione, quindi senza nessun infingimento e senza nessuna malafede perché è stato rilevato dalle audizioni che è un dato di fatto, è che il settore epidemiologico militare necessita di guadagnare una maggiore credibilità, perché la epidemiologia nella prevenzione è un elemento nevralgico ed è apparso fortemente carente, fino all'imbarazzo.
  Penso sia stato un passo avanti (è ben detto nella relazione) ed è forse il legame, però anche il passaggio in avanti rispetto alla relazione della precedente Commissione sull'uranio impoverito: l'uranio impoverito non è il solo mostro, perché l'uranio impoverito così come le radiazioni ionizzanti, così come tutto quello che è legato alla radioattività è il rischio dell'imponderabile, ed è imponderabile come effetto quando è concausa, concausa di deficit immunologici legati a stress o a patologie misconosciute, deficit immunologici legati a errori o sottostime di valutazione (ricordo il caso del militare con rene trapiantato, che è stato giudicato idoneo a una missione) che diventano estremamente importanti in situazioni di concausa, la valenza delle polveri sottili, l'amianto.
  Dico una parola sui vaccini. Ritengo che la scelta di affidare una relazione così puntuale, così ricca di spunti alla valutazione dell'Istituto Superiore di sanità, cioè quello che ha per lo Stato il ruolo di scienza e ricerca, sia sicuramente la scelta migliore, perché su alcune parti di quella relazione non bastava l'esperienza politica o la conoscenza di ognuno di noi, ma ci voleva una esperienza di settore vera per accoglierla e per comprenderla, e non necessariamente i commissari sono nella condizione di avere un background di immunologia.
  È apprezzabile che nella relazione ci siano i punti di forza, cioè le conquiste già avvenute, conquiste che sono in una maggiore sicurezza, nel ruolo del consenso informato, dell'anamnesi vaccinale, della prudenza della somministrazione, dell'aver messo il dito nella piaga della conservazione non proprio rigorosa dei farmaci, nella necessità di una maggiore coerenza e una maggiore presenza ispettiva per la sicurezza sul lavoro.
  Per questi motivi, per la coerenza e l'aderenza della relazione al questo lungo e articolato lavoro della Commissione dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, presidente. Mi permetta in primis di ringraziare tutti i colleghi della Commissione, chi ha lavorato per la Commissione d'inchiesta uranio impoverito, tutti i funzionari perché ci hanno dato modo di seguire un percorso in maniera ottimale e di raggiungere dei risultati importanti, che credo siano veramente differenti rispetto a quanto si è fatto in passato con le precedenti Commissioni, quindi si è avuto davvero quel senso di novità rispetto al passato.
  Facendo seguito a quanto da lei premesso sul fatto che non sia stato recepita una nostra richiesta di modifica, in realtà per noi sarebbe stato importante avere Pag. 10inserite nella relazione tutte quelle richieste di audizioni o di missioni che abbiamo fatto, ma poi non hanno avuto seguito.
  Come Movimento 5 Stelle, ad esempio, abbiamo chiesto l'audizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa dal 1999 al 2001, generale Mario Arpino, abbiamo chiesto l'audizione del generale Mosca Moschini, Capo di Stato Maggiore della Difesa dal 2001 al 2004, per noi sarebbe stato importante dare seguito a quella missione in Kosovo, nei Balcani, per la quale abbiamo lottato, perché i Balcani sono stati il Ground Zero della questione uranio impoverito e sarebbe stato giusto e doveroso da parte della Commissione dare una presenza.
  Purtroppo l'anticipazione della chiusura della legislatura non ci ha dato modo di farlo, però sto approfittando per dire in questa sede e lasciare agli atti che sarebbe stato importante dare seguito a quelle audizioni per avere un riscontro della memoria storica, ascoltare possibilmente una riflessione personale di chi ha fatto e di chi non ha fatto, e sarebbe stato fondamentale per noi inserirlo nella relazione che ha nella sua forma una completezza di tutto quello che la Commissione ha fatto, di come ha lavorato.
  Credo che questa Commissione abbia lavorato veramente bene, non tralasciando i dettagli, è stato fatto un lavoro certosino, lei prima ha citato dei nomi che sono rimasti nel cuore di ognuno di noi, personalmente non riesco a dimenticare il sorriso di Antonio Attianese in Commissione, quando l'abbiamo audito in questa sede, sicuramente sarà una di quelle immagini che conserverò con grande cura nella mia memoria, e credo che in ognuno di noi questa Commissione d'inchiesta abbia lasciato delle cicatrici importanti, che ci hanno fatto crescere umanamente e ci abbiano dato anche la possibilità di andare oltre i confini prettamente politici.
  Abbiamo firmato quasi all'unanimità una proposta di legge, che avrebbe visto veramente andare oltre certi confini, ma che purtroppo, come lei ha detto, ha avuto un blocco politico, che sinceramente non ci saremmo aspettati, ma la maggioranza non ha dato seguito a quella proposta di legge che poteva essere rivoluzionaria e che a chi verrà nella XVIII legislatura sarà possibile portare avanti. Questo è un impegno che il Movimento 5 Stelle si assume.
  Rimane quindi l'amarezza di alcune cose che non si sono potute, rimane l'amarezza di audizioni come quelle del Ministro Pinotti e dell'Avvocatura dello Stato, in cui c'era un rimpallo delle responsabilità, e queste sicuramente lasciano un'amarezza non solo a me come commissario di questa Commissione e come Movimento 5 Stelle, e a noi come commissari di questa Commissione, ma lascerà una cicatrice perché abbiamo assistito a un vero e proprio rimpallo delle responsabilità, non c'è stata data la possibilità di una chiarezza, di una determinazione in tal senso, e questo ha fatto sì che non si sia dato seguito a ciò che era nel diritto di chi soffre e di chi non c'è più.
  Noi ricordiamo gli oltre 6000 o 7000 malati (ormai abbiamo quasi perso il conto), leggevo in una delle parti della relazione il racconto di un'audizione in cui si parlava di 6000, 7000, 8000 malati, sappiamo che sono oltre 350 i morti, quindi qualche amarezza sicuramente rimane per non aver dato questa visione della trasparenza totale e non aver avuto la possibilità di attribuire responsabilità a chi le aveva.
  Prendo atto del fatto che è stata recepita la quasi totalità delle nostre modifiche alla relazione, modifiche e integrazioni che hanno enfatizzato quel superamento del limite, cui lei accennava, del riconoscimento del nesso causale e delle cause di servizio. Non sto facendo una dichiarazione di voto perché attendo la collega Giulia Grillo che ha avuto problemi con l'aereo, ma sta per arrivare, lascerò a lei la possibilità di dare un ulteriore contributo, rinnovo il mio ringraziamento a tutti i commissari e a lei, presidente.

  IVAN CATALANO. Grazie, presidente. Vorrei iniziare spezzando una lancia a suo favore, perché quando mi sono trovato insieme a lei nella Commissione bilancio (vorrei ricordare ai colleghi che quella sessione è durata 8 giorni, notte e giorno), mi sono trovato ad assistere a delle cose veramente Pag. 11 spiacevoli e non è stata assolutamente colpa sua, presidente, se non siamo riusciti a far passare quella proposta di legge di buonsenso nella legge di stabilità.
  Sappiamo tutti che la scusa sono state le risorse che in realtà come sappiamo non erano assolutamente necessarie, ma la sua stessa sorte l'ha condivisa il collega Coppola, presidente di un'altra Commissione d'inchiesta, che ha provato a fare nell'ultima speranza un passaggio del genere, ma anche a lui è stata negata questa possibilità con le stesse motivazioni.
  Non è quindi assolutamente colpa sua, presidente, ma di chi ha gestito quella Commissione in quelle notti, che non ha voluto prendere in esame le nostre proposte. La ringrazio, quindi, per essere giunto alla fine alla soluzione che ha spiegato prima, quindi a inserire il contributo nella relazione come allegato.
  Io ho ritenuto di dovermi battere fino alla fine perché questo avvenisse e quindi il mio lavoro fosse pubblicato all'interno della relazione della Commissione, perché reputo questo mio lavoro un servizio al Paese e alla verità, qualsiasi sia, e mi auguro che successivamente qualcuno riesca a portare avanti il lavoro che questa Commissione lascia.
  A pagina 142, oltre alla conclusione che lei aggiungeva prima, quella di dare alla all'Istituto Superiore di sanità questo allegato per una sua valutazione, ho chiesto (la ringrazio per aver accolto questa proposta) che l'intera comunità scientifica, di cui l'Istituto Superiore di sanità fa parte come ente dello Stato, prendesse in esame questo lavoro, perché la direzione è quella di doverci migliorare sempre e non quella di avere un Parlamento che si chiude in se stesso con solo le verità ufficiali e quello che è politicamente accettabile.
  Noi dobbiamo aprirci, far sì che l'intera comunità scientifica e le intere competenze che la nostra società può esprimere possano aiutarci ad arrivare a delle conclusioni che possono essere divergenti o convergenti, ma che hanno tutte la stessa dignità e possono contribuire al dibattito sia politico che scientifico, perché la comunità scientifica su alcuni temi tra cui i vaccini dibatte molto aspramente. A volte, si vede molta più democrazia lì che all'interno del nostro Parlamento, al contrario di quanto affermano alcuni personaggi.
  Il lavoro che io ho fatto, presidente, posso affermare essere obiettivo, perché parte da documenti che ha stupito anche me come potessero arrivare alla nostra attenzione da parte di AIFA e delle case farmaceutiche, ma sono arrivati, e come tali andavano analizzati, andavano studiati. Io ho fatto questo, e posso affermare, presidente, che la nostra Commissione ha i pieni poteri per dire che il suo lavoro nella sua complessità non deve essere revisionato da nessuno.
  Quello che abbiamo scritto nella relazione, tutta compresa, non può essere soggetto a revisioni da nessuno. Deve necessariamente fornire la base affinché gli altri possano arrivare a delle conclusioni, modificare i propri comportamenti, fare proprie le nostre considerazioni.
  Detto questo, presidente, nel contenuto delle mie osservazioni che lei ha allegato alla relazione c'è un passaggio fondamentale, ovvero che questo lavoro di analisi dei dati sui documenti di AIFA non si conclude con la mera analisi documentale. Serve un riscontro sperimentale, quel riscontro sperimentale che ho tentato di valutare all'interno della nostra Commissione, ma che purtroppo per le nostre limitazioni non è potuto avvenire. Sicuramente, però, un'eventuale prossima Commissione, che io affido ai colleghi, che potranno tornare qui...

  PRESIDENTE. Che non siamo noi.

  IVAN CATALANO. Purtroppo, non saremo noi, ma potranno prendere il lavoro come base e prodigarsi a fare un controllo a campione su questi farmaci per consentire di verificare se le informazioni che sono state fornite corrispondono a verità.
  Presidente, io darò voto favorevole. Auguro un buon lavoro a tutti, a chi tornerà qui, a chi invece tornerà alla propria vita. È stata una bellissima esperienza, presidente. Io sono cresciuto moltissimo con questa Commissione, ho potuto imparare cose che prima ignoravo. Le audizioni, sia Pag. 12in esterna – chiamiamole così – sia qui dentro, sono state un bagno di umiltà e anche un bagno di conoscenza e di informazioni. Non posso che essere una persona diversa, essere una persona più matura. Nonostante ci sia stato in questa settimana tra me e lei un dibattito acceso, alla fine siamo arrivati a una conclusione che soddisfa entrambi.
  Mi reputo soddisfatto del mio lavoro, mi reputo soddisfatto di quest'esperienza parlamentare. Mi auguro di poter tornare in queste aule in qualsiasi veste in futuro, perché credo che questa sia un'esperienza di vita che tutti i cittadini dovrebbero fare almeno una volta, limiti di tempo permettendo.
  Rinnovo il mio voto favorevole, e la ringrazio.

  PRESIDENTE. Anche da parte mia, caro collega vicepresidente.
  Adesso passiamo all'altra vicepresidente, la collega Donatella Duranti.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, presidente. Anch'io comincio subito con i ringraziamenti, intanto a tutti coloro che hanno collaborato con noi perché questa Commissione d'inchiesta svolgesse al meglio i suoi lavori.
  Un ringraziamento particolare va a lei, signor presidente, perché ho condiviso completamente dall'inizio dei nostri lavori la sua impostazione. La ringrazio perché ci ha dato la possibilità di svolgere un lavoro effettivamente collettivo. Abbiamo potuto condividere tutti i passaggi.
  La ringrazio anche per la generosità che ha avuto in questi ultimi giorni. Si è assunto l'importante responsabilità di proporci una relazione che è frutto di un lavoro lungo, anche di diverse sensibilità all'interno di questa Commissione, che però lei ha saputo, così come ha fatto nella relazione conclusiva, in questi due anni portare a sintesi.
  Ha ragione, abbiamo lavorato senza gli steccati classici, tradizionali, tra maggioranza e minoranza. A un certo punto, ha detto che probabilmente non è una relazione perfetta. È ovvio, tutto può essere migliorato. Credo, appunto, che la perfezione non esista, ma penso davvero che questa relazione renda merito al lavoro che abbiamo svolto. Mi permetto di dire che l'obiettivo che ci eravamo posti sin dall'inizio tutti insieme che questa fosse l'ultima Commissione, per quello che ci riguarda, lo abbiamo raggiunto.
  È evidente che resta il rammarico forte, l'amarezza forte, per non essere riusciti a far approvare una proposta di legge, l'atto 3925, che è stata frutto di un lavoro collettivo, come ricordava prima il collega Rizzo, una proposta di legge sottoscritta quasi all'unanimità dei componenti della Commissione, su cui abbiamo raccolto anche firme di altri colleghi deputati. L'auspicio è che il prossimo Parlamento faccia tesoro di questo nostro lavoro, e che quindi approvi la nostra proposta di legge.
  Lo dico così, signor presidente: è una nota di merito il fatto che lei si sia fidato. Noi insieme a lei ci siamo fidati, forse perché utilizziamo il nostro metro di misura per cui siamo persone perbene. Dopodiché, appunto, non siamo riusciti ad arrivare all'obiettivo di far approvare questa legge. Voglio, però, ricordare che abbiamo inserito nella legge di bilancio delle normative importanti che riguardano i poligoni di tiro. In parte, un risultato, lo abbiamo ottenuto.
  Voglio oltretutto esprimere la mia soddisfazione, perché il lavoro di questa Commissione ha tenuto conto – penso di poter dire per la prima volta – delle condizioni non solo dei militari, ma anche dei civili della Difesa. Insieme ad alcuni colleghi abbiamo svolto missioni all'esterno, e abbiamo dato voce, abbiamo ascoltato, abbiamo dato attenzione anche ai rappresentanti dei lavoratori civili della Difesa.
  Infine, la ringrazio per aver ricordato che non abbiamo mai avuto un'impostazione antimilitarista. Come diceva molto bene la collega Amato nell'intervento che ha svolto poco fa, abbiamo messo al centro la salute degli individui, e quindi di ogni militare, e la salute del sistema, ritenendo appunto che l'articolo 32 della Costituzione italiana si «fermasse» davanti ai cancelli delle caserme, per semplificare. Abbiamo Pag. 13tutti con grande onestà intellettuale cercato di portare alla luce una realtà, di verificarne puntualmente le criticità e di fare anche delle proposte. Credo, quindi, che possiamo ritenerci soddisfatti.
  Infine, annuncio il voto favorevole del Gruppo Articolo 1 Movimento Democratico.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, collega. Grazie di tutto.
  Devo leggere un appunto. Terremo la conferenza stampa quando avremo finito.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, cercherò di essere molto breve.
  Mi associo ai ringraziamenti a lei, ai consulenti, ai funzionari, a quanti hanno collaborato per mandare in porto questo transatlantico, questo grandissimo lavoro. Vorrei ringraziare in particolare anche i colleghi che più di me, assiduamente, hanno seguìto i lavori della Commissione.
  Io ho avuto un approccio molto laico con questa Commissione, e devo dire che riconosco e ho apprezzato l'equilibrio con cui lei ha gestito anche le diversità all'interno di questa Commissione, portandole a una sintesi che non può che essere – spero – unanimemente condivisa. E, anzi, quest'esperienza mi ha aiutato anche a pensare una cosa: se i parlamentari, noi, ci confrontassimo sempre come è avvenuto in questa Commissione, a volte sarebbe molto difficile distinguere le parti di maggioranza e di opposizione. In modo particolare ho apprezzato – non me ne vogliano gli altri – la grande sensibilità nel lavoro mostrata dai colleghi del Movimento 5 Stelle Grillo e Rizzo. Le parole di Rizzo hanno fatto sintesi di questo confronto.
  Io mi sono bloccato, quasi arrivando a delle conclusioni, non affrettate a quanto vedo, quando sentii in audizione le parole del generale Graziano, che con un filo di commozione, che io lessi come colpevole commozione, disse: «Quando un soldato, un cittadino, si affida a noi, all'Esercito, noi stringiamo un patto: loro mettono nelle nostre mani la loro vita, e noi dobbiamo...»

  PRESIDENTE. Era Magrassi.

  ROBERTO CAPELLI. Magrassi, ho sbagliato, comunque quello. Abbiamo sbagliato.
  Comunque, ricordo molto bene il suo viso. Non ricordavo il suo nome. Disse: «Noi prendiamo in carico la loro vita, la loro famiglia e il loro futuro», quasi a dire «Non abbiamo seguìto questa regola».
  Quello mi aprì un mondo, al quale mi ero affacciato in maniera laica, e nel prosieguo ho capito anche che quel tipo di concezione dell'Esercito e delle Forze armate italiane comunque stava cambiando. Ho colto un cambiamento rispetto al passato con l'impostazione del presente, ma purtroppo con una volontà di negare il passato e non di leggerlo nella maniera opportuna anche individuando le responsabilità, che non sempre siamo riusciti a individuare, perché il futuro fosse più sereno e tranquillo. Quella dichiarazione mi ha aperto un mondo, così come i visi già ricordati di alcuni che non ci sono più, e ho sentito forte la responsabilità, che lei ha tradotto in maniera perfetta, dell'importanza dei lavori di questa Commissione.
  Mi permetto anche di dire un'altra cosa. Sulla legge che abbiamo approvato ho avuto anche un'altra amarezza, che traduco nei fatti: quella di aver rappresentato l'esigenza di porre all'ordine del giorno del Parlamento la legge allorquando ho avuto l'opportunità di rappresentare il mio Gruppo nella Conferenza dei Capigruppo, ma leggendo l'indisponibilità di alcuni altri Capigruppo in nome e per conto del loro gruppo nell'andare troppo avanti nella definizione dei lavori di questa Commissione. Badate bene, non era una presa di posizione di maggioranza o di opposizione. Era una volontà espressa di non andare avanti. Questa è l'amarezza.
  È anche il messaggio sbagliato che il Parlamento dà nei confronti dei cittadini, che invece richiedono sempre maggiore trasparenza e chiarezza, qualunque sia il costo, che poi è il costo della democrazia, che è un gran bel costo quando lo si vuole pagare in maniera trasparente.
  I miei ringraziamenti sono alla crescita che ho potuto constatare in me stesso nel confronto con voi e alla consapevolezza che Pag. 14qualcosa di buono si può fare, non rinnegando necessariamente il passato, ma esaminandolo in maniera laica, serena, tranquilla, e cercando di individuare le responsabilità legate ai ruoli delle persone, ai vincoli di mandato che ognuno ha, sia quello politico sia quello militare.
  Sicuramente, però, una responsabilità c'è, quella anche da parte delle Forze armate italiane di riavvicinare la gente allo Stato se si persegue la via della chiarezza e non della sperimentazione sulla pelle degli altri, negando anche l'evidenza.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Capelli.

  ELIO VITO. A me spiace rompere il clima di unanimismo che c'è oggi nell'esaminare la sua relazione.
  Mi unisco, naturalmente, ai ringraziamenti ai funzionari, a tutti coloro che hanno collaborato ai lavori della Commissione, ma per motivare la mia contrarietà alla sua proposta di relazione vorrei partire un po’ dall'origine di questa Commissione, che come presidente della commissione Difesa – lo ricorderà l'onorevole Duranti – ho vissuto appunto sin dalla sua fase iniziale.
  In Commissione difesa – ricordo le richieste dell'onorevole Duranti di mettere all'ordine del giorno l'esame di questa proposta di legge come quota di minoranza – facemmo il nostro dovere, il nostro lavoro, per fare in modo che la Commissione fosse di nuovo istituita.
  La collega Duranti ricorderà anche che, sempre come presidente della Commissione difesa, nella Commissione stessa demmo luogo a un'indagine conoscitiva anche su un aspetto connesso, a lei particolarmente a cuore ma a tutta la Commissione, che riguardava le cosiddette servitù militari. Lo facemmo sempre su richiesta, insistita per la verità, del Gruppo di opposizione. Lei era Capogruppo di maggioranza allora, e ricorderà che facemmo prima l'indagine conoscitiva perché si concludeva il vertice europeo sulla Difesa europea, un lavoro che è stato già fatto in Commissione difesa e che in qualche modo voglio rivendicare.
  Credo infatti che sia un lavoro positivo, del quale deve essere dato atto, senza il quale oggi non sarebbe stata possibile la costituzione di questa Commissione. Forse un cenno poteva essere fatto. Lei ricorderà anche la fase istitutiva, nella quale svolgevo un altro ruolo.
  Poi con grande rammarico devo ricordare un'altra cosa che non è qui ricordata: i mesi che abbiamo dovuto attendere, dopo varie insistenze e sollecitazioni da parte mia presso la Presidente della Camera affinché si costituisse questa Commissione, che il Partito Democratico e la maggioranza consentissero l'istituzione della Commissione stessa affinché designasse lei o ci fosse il consenso su di lei, presidente.
  Io ho svolto il compito di commissario anziano – lo ricorderà – e scrissi più volte alla Presidente della Camera per stigmatizzare questa gravissima situazione. Non si possono avere due facce. Ognuno di noi ha una storia, e la storia è una continuità. Non si possono vestire due ruoli nella stessa storia. E nella storia, nella nostra attività politica, parlamentare si ha quell'immagine. Abbiamo perso, quindi, un sacco di tempo, perché la maggioranza e il Partito Democratico ce l'hanno fatto perdere.

  PRESIDENTE. Forse lei era distratto.

  ELIO VITO. No, non ero distratto, presidente. Sto ricordando tutte le cose che ho vissuto.
  Mi spiace anche che ogni volta, con chi non è d'accordo con lei, lei debba chiosare l'intervento. Io da presidente della Commissione difesa non ho mai chiosato i suoi interventi, quindi la inviterei alla fine a ringraziarmi, come ha ringraziato tutti i colleghi, e la chiudiamo lì, giusto? Questo quando finirò. Lei ha l'abitudine di chiosare gli interventi. Lo ha fatto con i testimoni. Non lo faccia con i colleghi commissari, che hanno diritto tutti allo stesso rispetto delle opinioni che esprimono.
  Nella prima seduta, se non ricordo male, lei manifestò l'intenzione, la proclamazione, credo l'auspicio, che questa fosse l'ultima Commissione a occuparsi del tema, che quindi in qualche misura giungesse a delle condizioni risolutive.
  Io non so – ho sentito prima il collega Rizzo del Movimento 5 Stelle che invece Pag. 15promette di farne altre – se oggi, che siamo alla conclusione, lei si può ritenere soddisfatto o meno, se è possibile ritenere che questo lavoro che è stato svolto possa far giungere a delle condizioni definitive, se abbia prodotto chiarezza o se non abbia prodotto chiarezza, se abbia ingenerato elementi di certezza definitiva o elementi di incertezza.
  Fatto sta che io credo che non sia stato raggiunto questo risultato, e credo che anche da un punto di vista formativo, quando non si raggiungono dei risultati, sia un esercizio abbastanza inutile, se non sbagliato, quello di dare la responsabilità solo agli altri e non anche a se stessi.
  Prendo ad esempio la mancata approvazione della proposta di legge, che come sa io non ho sottoscritto. Io ho presentato con il collega Cirielli altre proposte di legge anche da solo, che prevedevano l'obbligatorietà delle assicurazioni, una serie di misure per le malattie dei militari, che naturalmente stanno a cuore a tutti, ho rivendicato come presidente della Commissione difesa il mio ruolo nella nascita e nella costituzione di questa Commissione, nell'aver voluto che i lavori partissero subito, anche se dissento dalle conclusioni.
  Dissento nel merito dalla procedura per la quale una proposta di legge debba diventare un emendamento della legge di stabilità, naturalmente non solo con riferimento a questo, ma per tante cose che nell'ultima legge di stabilità sono diventate... Quando ero ministro, avevamo fatto un lavoro per fare in modo, e lo spirito stesso della modifica che era stata fatta con la legge di bilancio era quello, che la legge di bilancio dovesse essere essenziale, contenere le cifre.
  In quest'ultima legislatura, in quest'ultimo anno, grazie [incomprensibile] di sinistra, alle Presidenze della Camera e del Senato si è dato luogo invece a un precedente che ha stravolto completamente la legge di bilancio, in cui appunto è entrato di tutto, il contrario di tutto, e si voleva fare entrare anche questa cosa. Io credo che questo sia sicuramente criticabile.
  Personalmente ho anche criticato, presidente – ha un nesso con la vicenda – che sia stata stravolta con il decreto fiscale la legge quadro sulle missioni internazionali, che era invece un punto di certezza e tutela dei nostri militari.
  Tutto questo è per dire che tutte queste denunce, le ho fatte un po’ in maniera solitaria. Non parlerei del tentativo di introdurre un'ennesima legge nella legge di bilancio, che mi pare un tentativo risibile, ma piuttosto del fatto che, se la Conferenza dei Capigruppo, se le Commissioni non hanno trovato il consenso per approvare definitivamente in un solo ramo del Parlamento questa proposta di legge, è perché è mancato il consenso. Il consenso si costruisce, si crea. Non si può dire che c'è stato il blocco. Non c'è stato il consenso, ma il Parlamento vive di consenso, di maggioranza. Lei fa parte della maggioranza. Lei è sostenuto dal suo Governo, lei sostiene il Governo, non certo io.
  Ci si deve interrogare sulle ragioni. Credo che, quando si non si raggiunge un risultato – lo dico sempre ai miei figli – non si possa semplicemente dire che l'insegnante è stato cattivo, che l'insegnante ci vuole male. Penso che sia poco formativo, quest'atteggiamento. Se non si raggiunge un risultato, ci sono delle ragioni dovute al fatto che magari ci si deve impegnare di più, studiare di più, cercare di costruire il consenso, soprattutto se si ha a disposizione la possibilità di avere questo consenso avuta la responsabilità e la fiducia della guida della Commissione.
  Davvero concludo, presidente. Credo che il ringraziamento sia dovuto alle persone che hanno collaborato e a tutti coloro che hanno partecipato ai lavori di questa Commissione. Credo che il sentimento di vicinanza a tutti i nostri militari e a tutte le nostre Forze armate sia, questo sì, unanime, e credo che questo sentimento debba uscire rafforzato dai lavori della Commissione, oltre che un sentimento di ringraziamento per l'operato che fanno a tutela della nostra sicurezza, della difesa del nostro Paese, con sacrificio, spirito di abnegazione, con professionalità. Naturalmente, c'è ancora di più un sentimento forte di vicinanza a tutti i nostri militari che sono incappati in gravi malattie. Con questo spirito Pag. 16 avevamo dato luogo alla costituzione della Commissione.
  Questo non ci separa. Il ringraziamento è per chi ha svolto il lavoro della Commissione, per chi ha collaborato, il sentimento di vicinanza è a tutte le Forze armate per lo spirito con cui svolgono il loro lavoro e, in particolare, ai militari che sono stati vittime di gravi malattie.
  Le conclusioni politiche alle quali giunge la sua relazione, invece, ci separano, e mi costringono per questo a esprimere la mia contrarietà, d'altra parte anche coerente con il ruolo di opposizione che rivesto in questa legislatura anche rispetto al Governo che lei sostiene.

  PRESIDENTE. Grazie anche a lei, collega Vito. In fase di chiusura avrò modo di darle le risposte che lei certamente merita.
  Collega Pili, le do la parola sull'argomento e la invito anche, se lei ne avesse piacere, a tratteggiare per quanto possibile in maniera sintetica il contenuto della sua relazione alternativa. Prego, a lei la parola.

  MAURO PILI. Mi sia consentito di esprimere qui anche la sofferenza per una decisione che ho dovuto assumere, considerato che con gran parte dei colleghi e anche con il presidente sono stati tre anni di collaborazione chiara, evidente, leale su tutte le questioni affrontate dalla Commissione. Mi permetterei di dire che, se anche la presentazione della relazione alternativa può apparire come qualcosa che guasta una festa, lo faccio con rispetto verso il lavoro che la Commissione ha svolto e che resterà agli atti come un impegno comune per tentare di raggiungere quella che io mi permetto di definire verità, ma anche giustizia, per quelle tante vittime che sono ancora oggi nascoste nel silenzio di Stato.
  Ho scelto doverosamente di presentare una relazione alternativa per questioni sostanziali, che hanno visto una profonda differenza nell'approccio politico finale, sostanziale su alcune questioni dirimenti, come quella del nesso di causalità, che io ritengo debba essere assolutamente automatico. Non ci può essere una reiterazione di procedure che hanno sfinito e che stanno sfinendo migliaia di famiglie e di vittime di quello che abbiamo definito il caso dell'uranio, ma che poi abbiamo visto essere ben altro rispetto all'impatto sui teatri di guerra e nei luoghi delle esercitazioni.
  E vi è una profonda differenza nell'approccio politico, non di questa Commissione, ma della maggioranza che questa Commissione politicamente rappresenta nel Parlamento, sul tema ambientale.
  Io giudico le modifiche introdotte con provvedimenti legislativi che hanno teso a elevare le soglie di inquinamento non soltanto un fatto di una gravità inaudita. Significa aver sostanzialmente acclarato che l'inquinamento poteva essere procurato, e anzi veniva avallato. Nella relazione che è stata presentata ci sono passaggi eloquenti in cui si dice: «Il recente intervento del legislatore ha dunque voluto rimediare esclusivamente a una carenza di sistema».
  No, la Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito non può dire che questo è un intervento del legislatore che ha chiarito. No, è un intervento, quello del legislatore, che va a salvaguardare gli interessi di chi ha inquinato, a renderli assolutamente incapaci di rispondere di quello che è stato, trasformando gran parte delle aree militari, anzi tutte le aree militari, e la Sardegna da questo punto di vista ne è vorace, in aree industriali, dimenticandoci che molte di queste aree militari sono siti di importanza comunitaria, quindi sottoposti alla massima tutela ambientale. Come Commissione d'inchiesta con questa frase abbiamo avallato una scelta politica errata, dannosa, del Parlamento.
  E ci sono elementi politici. Cito per tutti l'introduzione nella relazione del presidente, e io faccio altrettanto, ma lo metto compiutamente tutto, dell'esame testimoniale di Carmelo Covato, il generale. Lo metto tutto, anche nelle parti in cui il sottoscritto chiede a quel generale dove si è svolta l'intervista in cui ha sconfessato totalmente il lavoro di questa Commissione! E risponde, il generale: «Si è svolta nell'ufficio del Ministro della difesa».
  Quella parte in questa relazione manca, perché forse si vuole politicamente coprire un ministro, che invece è responsabile di Pag. 17quegli atteggiamenti che abbiamo subìto quotidianamente di vessazione, di interferenza, di omissione nei lavori della Commissione! Va detto con chiarezza. Io non posso prendermela con i generali, che nella scala gerarchica di uno Stato sono sottoposti all'ordine politico. La responsabilità politica è tutta in capo al ministro, anzi, aggiungo ai ministri.
  Mi permetto, non soltanto ai fini della memoria storica, ma soprattutto per quello che può essere utile sul piano processuale per quelle tante famiglie che ancora devono subire la vessazione processuale per il riconoscimento delle malattie e degli indennizzi, di ricostruire dal 1999 in poi la responsabilità politica dello Stato, richiamando – so che può essere doloroso per qualcuno – le dichiarazioni del Capo dello Stato, allora Ministro della difesa, il quale in maniera evidente dichiarava sin dall'inizio: «In Bosnia non c'è stato l'utilizzo di uranio impoverito».
  Si riferiva a due casi, ma un nome voglio farlo, Salvatore Vacca, che ha un filo rosso col Ministro della difesa attuale. Dal 1999 a oggi, la figura di quel militare è ancora all'ordine del giorno della Commissione d'inchiesta. Perché è ancora all'ordine del giorno?
  Questo povero militare è caduto nelle insidie di un teatro di guerra che era perfettamente noto. Io riproduco nella mia relazione i documenti integrali della NATO. Non so quanto possano essere segretati, ma io li divulgherò comunque, perché non credo che si possano tenere sotto segreto di Stato o di qualsiasi altro segreto norme che sono state dettate, rese note ai vertici militari nel 1995.
  Riproduco la fotografia del generale Smith, che al comando NATO a Napoli spiega con la fotografia affianco il numero dei colpi, i luoghi dei colpi e le aree che sono state colpite dall'uranio impoverito. È il 1995. Lo Stato, ancora, reiteratamente ha detto con chiarezza in questo excursus temporale che non c'è la certezza del riconoscimento del nesso causale con quei territori, con quello che è successo.
  E il Ministro Pinotti in questa Commissione è venuta e ha sostenuto che non ci sarebbe stato il terzo grado di giudizio per Salvatore Vacca. Lo ha detto in questa Commissione su esplicita domanda di qualche collega, della collega Grillo!
  Allora, mi domando come sia possibile che poi l'altro braccio dello Stato porti al terzo grado di giudizio Salvatore Vacca, morto nel 2000, colpito in Bosnia dell'uranio impoverito. Questo lo hanno sentenziato due gradi di giudizio, che hanno detto con chiarezza che c'è il nesso causale: dov'era Salvatore Vacca, da che cosa è stato colpito e tutto ciò che lo Stato non ha fatto per proteggere quel militare, insieme agli altri 400, insieme agli altri 4.000 ammalatisi in quei territori.
  Ecco, presidente, c'è una continuità politica dello Stato, che parte da Mattarella e arriva a Pinotti, con molte altre compromissioni.
  Cito un aspetto processuale, che è quello del cosiddetto professor Riccobono, emerso in questa Commissione. Non cito, quindi, gli atti di indagine, che pure sono riportati nel dettaglio, integralmente, con tutte le intercettazioni telefoniche, ambientali, a cui questo professore è stato sottoposto.
  Si dice in questa Commissione che Riccobono è stato prelevato da un aereo di Stato, portato in Sardegna, atteso da uno stuolo di giornalisti, accompagnato da parti politiche, per fare un campionamento di numero tre campioni per dimostrare che lì non c'era l'uranio impoverito. Dice Riccobono in questa Commissione: «Sono arrivato lì, c'erano i vertici ministeriali e i vertici della Difesa. Mi hanno detto: prendi tre campioni». Dopo tre giorni in conferenza stampa a Roma si è detto che era chiuso il caso uranio impoverito, e Riccobono dice, su sollecitazione del presidente, in questa Commissione: «Era una messa in scena».
  Ebbene, quella messa in scena è reiterata nelle dichiarazioni rese dal comandante del Salto di Quirra, dal comandante di Teulada, dal comandante di Capo Frasca, ed è reiterato dal sistema ai più alti livelli auditi in questa Commissione! Il tentativo è di nascondere ciò che realmente è successo nei poligoni militari e in quelle aree. Pag. 18
  Tutto questo, presidente e colleghi, porta a dire che noi avevamo il dovere di imporre in maniera netta alle procure il compimento del proprio dovere di fronte a una comunicazione formale! Ancora oggi su Teulada non c'è la dichiarazione di disastro ambientale! Su Quirra c'è stato un attentato al processo messo in atto da un giudice con la complicità di Mario Mariani, professore! Io cito tutta la falsità, nel dettaglio riconosciuta da anche elementi probatori, che metto agli atti, di quello che è successo a Quirra, e poi quel passaggio lo vorrò brevemente riproporre, in cui è stato svilito un processo con 168 vittime! Metto nome e cognome, e poi valuterete!
  Queste 168 vittime hanno un nome e un cognome, che io riproduco tutti, uno per uno. Dovrete mettere cifrato il nome o il cognome, non lo so, ma ci sono 168 persone che sono morte, la cui morte è attribuita dal capo della squadra mobile, che attraverso i suoi uffici scientifici ha detto c'è la diretta connessione con quello che c'era a Quirra in quel poligono: militari, operatori della Vitrociset e civili, ognuno di questi con il riconoscimento di quella malattia legata alle nanoparticelle e a ciò che in quel poligono è stato fatto.
  Si è detto in maniera molto netta e molto chiara che questa Commissione doveva essere anche propositiva. Io ho colto questo spirito che lei e tutta la Commissione avete voluto proporre, e ho cercato di alzare l'asticella, comprendendo che la mia posizione politica era scevra da qualsiasi tipo di condizionamento, e che quindi potevo osare alzare l'asticella per consentire a tutti di poterla sollevare di un gradino superiore.
  Oggi, però, siccome molti di noi non torneranno in Parlamento, occorre un atto morale e di responsabilità dello Stato, ed è questo l'auspicio conclusivo della mia relazione, che ovviamente non posso sintetizzare in questi pochi minuti.
  E la via maestra è che sia il Capo dello Stato, a cui deve essere trasmessa la comunicazione di questa Commissione, perché serve un atto superiore dello Stato, con una comunicazione, un invito formale del Capo dello Stato alle prossime Camere perché il lavoro di questa Commissione sia per sua stessa azione di dignità e di moralità politica istituzionale riconosciuto, e riconosciuto il nesso causale automatico su quelle tante vittime che sono state colpite. Le Camere devono accogliere quest'esigenza sacrosanta, che non può essere in alcun modo ulteriormente derogata.
  Non mi si dica che ci sono problemi di costi, perché c'è un incremento dei costi della Difesa per l'acquisto di armamenti. C'è un passaggio, un capitolo legato al fatto che per esempio i missili Milan sono stati acquistati da un generale che si è dimesso qualche mese dopo l'acquisto dei missili, e poi è andato a fare il presidente della fabbrica che produceva i missili Milan!
  Il capo di Stato maggiore della Difesa, Mario Arpino, dopo aver guidato il sistema della Difesa in Italia, è stato nominato presidente operativo della Vitrociset, cioè la società che a Quirra punta i missili, costruisce i missili, ma abbiamo visto in Commissione si occupa anche del movimento terra a Capo Frasca, una società guidata dall'ex capo supremo delle Forze armate in Italia che diventa presidente della società, che mette un miliardo di euro ai Caraibi per quanto riguarda i paradisi fiscali, ma che soprattutto è stata artefice di un inquinamento campale nel sito di Quirra e nella sua gestione.
  Bisogna ripristinare tutti i parametri ambientali delle zone militari. Bisogna avviare le bonifiche con stanziamenti concreti dello Stato e provvedere a una riconversione economica produttiva per tutti quei siti, che non possono tollerare la presenza di basi militari. Se sono beni e patrimonio ambientale e naturalistico del Paese, dell'Europa, del Mediterraneo, non possono ospitare devastazione ambientale.
  In quarto luogo, dovremmo chiedere l'apertura, la riapertura dei processi per disastro ambientale e per omicidio plurimo.
  Quando ci sono 168 morti, non si può derubricare un processo. C'è da porsi il problema di come 168 persone avessero nel fegato, nel pancreas, nei reni, nel sangue le contaminazioni da torio, da metalli pesanti, da nanoparticelle. È acclarato ed è scritto Pag. 19nelle relazioni scientifiche, che io allego alla mia relazione. Le procure non possono far finta di niente e derubricare ciò a una multa per divieto di sosta nei poligoni militari.
  Vanno trasmessi tutti gli atti alle procure per quanto riguarda quei generali, quei vertici militari, che hanno qui dichiarato palesemente il falso. Io li ho individuati e indicati uno per uno.
  Va trasmesso al tribunale dei ministri la posizione del Ministro della difesa attuale, che si è resa artefice di un'azione vigliacca nei confronti di questa Commissione quando ha deciso di convocare una troupe del TG2 nel suo ufficio per dire al mondo intero, all'Italia, che la Commissione d'inchiesta stava perdendo tempo. Questo è un fatto di una gravità inaudita, che si manifesta come interferenza con un organo costituzionale come la nostra Commissione, come il Parlamento, ma si manifesta come una responsabilità tesa anche a precostituire tesi processuali che vanno contro le vittime dell'uranio e di tutto ciò che è successo nei poligoni militari in Italia, e non solo.
  So che per me è stata una scelta difficile. Spero che non me ne vogliate per la mancanza di unanimità in questo lavoro, che abbiamo svolto tutti con la stessa serietà e con lo stesso rigore. La mia posizione oggi mi imponeva di lasciare per iscritto ciò che ho acquisito nella mia attività parlamentare, di metterla senza condizionamenti di parte o di sorta, perché credo e spero possa essere utile nel prosieguo aver acquisito documenti e atti, credo fondamentali per sconfiggere questa resistenza di Stato e dare giustizia a chi non l'ha avuta.

  PRESIDENTE. Naturalmente grazie anche a lei, collega Pili. Come si dice in gergo, gli uffici mi suggeriscono di leggere una formula.
  In obbligo all'ottemperanza del segreto disposto dall'articolo 3 della delibera istitutiva della Commissione, ope legis, le chiedo, collega Pili, di confermare che tutto il materiale incluso nella sua proposta di relazione alternativa, incluse le fotografie allegate, sia libero e disponibile. In caso contrario o in caso di dubbio, come ho già preannunciato, la presidenza si riserva di operare il necessario vaglio di ammissibilità prima della pubblicazione del testo.

  MAURO PILI. Presidente, per quanto mi riguarda, non sono a conoscenza ed escludo qualsiasi tipo di segreto di Stato su questi provvedimenti.

  PRESIDENTE. Grazie. Collega Pili, nelle riflessioni brevi finali che farò prima di passare al voto vorrò esplicitare alcune cose che sono convinto ristoreranno anche la sua sete di curiosità, il suo interesse di conoscenza.
  Collega Grillo, innanzitutto grazie per essere venuta nonostante le difficoltà dei trasporti. Mi sono permesso di chiamarla perché il collega Rizzo aveva annunciato il suo intervento per dichiarazione di voto, ma non c'è l'obbligo, naturalmente... È assorbito.
  C'è un intervento del collega Cova, che mi fa cenno sarà breve, altrettanto quello di Lacquaniti. Poi concludiamo.

  PAOLO COVA. Grazie, presidente. Ringrazio lei, i consulenti e tutti i colleghi.
  Mi preme fare un'osservazione/integrazione a quello che aveva detto già la collega Amato per il nostro Gruppo, e riguarda il tema ambientale.
  Io credo che comunque questa Commissione in questi anni abbia aperto anche il tema del risanamento e delle bonifiche ambientali, un tema che può essere di prospettiva per il futuro e che deve essere affrontato. Abbiamo visto l'ambiente di lavoro dei dipendenti delle Forze armate e dei civili riferito solo alle caserme. Bisogna, invece, forse ampliarlo anche a tutto il territorio dei poligoni e, accanto alle persone che lavorano per le Forze armate, anche alle persone che hanno modo di essere vicine a questi luoghi.
  Credo che il tema ambientale non sia chiuso, che sia ancora aperto, e che tutto il tema delle bonifiche sia da prendere in considerazione anche nei prossimi anni.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, collega Cova. Pag. 20
  Collega Lacquaniti, il suo sarà l'ultimo intervento per adesso.

  LUIGI LACQUANITI. Farò un brevissimo intervento, presidente. Non l'avevo neanche previsto. Poco fa, molto cortesemente la mia Capogruppo, siccome non ci eravamo confrontati prima sulla relazione, è venuta qui per chiedere conforto. Sottoscrivo tutto, collega Duranti, ma in qualche modo sono stato sollecitato a fare un brevissimo intervento, più che altro di ringraziamento, soprattutto dopo aver sentito le parole del collega Vito.
  Dicevo che il mio sarà un intervento di ringraziamento, ringraziamento per come lei, presidente, ha diretto questi lavori. Non vuole essere un ringraziamento rituale. Avremmo potuto utilizzare l'arma dell'ideologia per condurre i lavori di questa Commissione, in questi anni. Più volte è stato detto che non è prevalsa in noi alcuna forma di antimilitarismo. Io vorrei dire una cosa in più, però.
  In un momento in cui in politica sempre meno ha appeal la parola «ideologia», e anche l'espressione «partiti politici» – possiamo dirlo – e sempre più invece dovrebbe prevalere la parola «persona», credo che nei lavori di questi mesi, di questi anni, abbiamo fatto prevalere qui dentro la parola «persona», prima di tutto perché abbiamo messo da parte qualsiasi contrapposizione ideologica e qualsiasi contrapposizione tra maggioranza e opposizione. Oggi, posso dire di riconoscermi per esempio nelle parole dei colleghi del Movimento 5 Stelle.
  Per le mie vicissitudini, ho cominciato a lavorare qui dentro in maggioranza. Mi trovo adesso in opposizione, ma tutto questo non è prevalso. È prevalsa la parola «persona». Persone erano quei militari, innanzitutto, per cui in questi mesi abbiamo lavorato, persone gli auditi, persone quelle che abbiamo incontrato nelle missioni. Porre la parola «persona» al centro vuol dire mettere da parte qualsiasi altro interesse.
  Ecco perché, come dicevo poco fa, sollecitato dall'intervento del collega Vito, in cui naturalmente non mi riconosco, vorrei ringraziarla. Lei ci ha permesso di svolgere questi lavori in piena libertà e con quest'unico interesse: l'interesse dei nostri militari.
  Sì, è vero, a volte, quando dicevamo al liceo «ho preso un brutto voto, è colpa della professoressa», sbagliavamo, ma ogni tanto è così, ogni tanto è davvero colpa della professoressa. In questo caso, questo è successo. Se non siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo finale – ci riusciranno i deputati che verranno dopo di noi, io me lo auguro – non è da imputare, credo, al lavoro di questa Commissione, men che meno al suo lavoro e alla sua presidenza.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, collega Lacquaniti.
  Collega Paola Boldrini, prego.

  PAOLA BOLDRINI. Presidente, sarò molto breve, anche perché sono state già dette tantissime cose. Vorrei, però, aggiungere anch'io che il lavoro di questa Commissione è stato tantissimo, incessante, immane, e che questa relazione sembra quasi essere un diario del percorso che abbiamo fatto dall'inizio alla fine, raccogliendo tutto quello che è stato fatto, tutto quello che abbiamo messo in atto con esami testimoniali e altro.
  Davvero emerge – mi ha anticipato, il collega Lacquaniti – che c'è un rendere alle persone che si sono ammalate una sorta di riscatto. Le abbiamo considerate davvero dalla parte umana. Sono persone. Si erano ammalate e noi abbiamo dato loro, ascoltandole, anche maggiore umanità.
  Il tutto è per dire che abbiamo sempre posto attenzione, io per prima – credo che lo spirito di questa Commissione sia stato simile – ad ascoltare e recepire quello che hanno detto i colleghi. Abbiamo soprattutto lavorato anche per lo spirito di un diritto importante, un diritto costituzionale, il diritto alla salute.
  Io credo che questo ci abbia spinto, abbia condotto tutti, almeno me personalmente, occupandomene anch'io nell'altra Commissione, sanità, a porre come obiettivo primario quello alla salute. Questo è importante, perché le persone che sono Pag. 21state qui ovviamente ci hanno dimostrato le fragilità che hanno riscontrato e noi le abbiamo ascoltate.
  Anch'io ho un rammarico, ma anch'io mi auguro che comunque chi verrà dopo di noi – noi lo abbiamo approvato in Commissione sanità dopo altre Commissioni – sia un dopo di noi importante e che possa portare a termine e chiudere finalmente questo capitolo. Credo che sia importante che chi ci sarà lo raccolga, come noi abbiamo raccolto il lavoro che avevano fatto le precedenti Commissioni.
  Mi viene da dire che anche i sistemi pubblici – l'abbiamo detto prima – la pubblica amministrazione possano essere e si possano mettere in comunicazione. Purtroppo, abbiamo visto che non è così. Rendono le cose un po’ più complicate di quanto potrebbero essere. Auspico che davvero arriviamo al termine oggi di un lavoro importante, ma che possa essere l'inizio per altre persone, per chi verrà appunto dopo di noi.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, collega Boldrini.
  Collega Grillo, prego. Siamo contenti di ascoltarla.

  GIULIA GRILLO. Noi donne cambiamo idea velocemente.

  PRESIDENTE. Meno male.

  GIULIA GRILLO. Vorrei anch'io confermare quanto già il collega Rizzo ha detto prima, che ci sarà il voto favorevole della forza politica della quale faccio parte.
  Mi faccia dire che sono contenta dei risultati che sono stati raggiunti, a differenza del collega Vito, che è intervenuto dicendo che non siamo riusciti a ottenere niente. Secondo me, con questa relazione, se passerà, saremo riusciti a dare in eredità al futuro Parlamento un documento importantissimo. È una proposta di legge fatta benissimo, secondo me, che in realtà non è una proposta di legge, ma una vera e propria riforma. Si deve anche capire la portata di una riforma di questo tipo, una riforma che coinvolgeva due Commissioni, lavoro e sanità.
  Sono concorde sul fatto che non possa essere pensata semplicemente come un emendamento di una legge di bilancio. Sicuramente, una riforma come questa ha bisogno di una gestazione importante all'interno delle Commissioni competenti, ma mette a fuoco due dei problemi principali che comunque stiamo evidenziando anche in questa relazione.
  Una è la fase del riconoscimento del nesso di causalità per la causa di servizio, che abbiamo sottolineato usando anche il lavoro svolto da uno dei cardini della democrazia di questo Paese, la giustizia, usando le sentenze scritte in altri casi di riconoscimento di nesso causale di causa di servizio. Nell'attesa che il nuovo Parlamento approvi definitivamente una riforma del procedimento del riconoscimento di causa di servizio per i militari, ci auguriamo che il [incomprensibile] usi il criterio probabilistico, come indicato non da noi, che siamo prestati alla politica pro tempore, ma da giudici della Corte di cassazione. Spero che potremo mettere su questo un punto fermo.
  L'altro grande punto fermo è quello della responsabilità del datore di lavoro senza potere di spesa, che abbiamo cercato di risolvere grazie all'ausilio di consulenti di altissimo livello che hanno collaborato con questa Commissione. Secondo me, deve essere un punto fondamentale, da risolvere nella successiva legislatura, sicuramente non più rinviabile. Anche questo mi sembra un risultato di nessun'altra Commissione.
  Qui è stato toccato il vero snodo della sicurezza sui luoghi di lavoro per il personale militare, da cui purtroppo discende a catena tutta l'altra serie di circostanze che abbiamo rilevato qui, importanti: alcuni deficit di informazione e formazione dei lavoratori che andavano nelle missioni, ma non solo nelle missioni; la carenza di adeguati dispositivi di protezione individuale in determinate situazioni, perché mancavano le informazioni dell'esposizione al fattore di rischio; l'incompletezza dei DUVRI, tutte cose che rilevano ai fini di una corretta gestione della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Questi punti Pag. 22non sono stati mai sviscerati dalle altre Commissioni, e io credo che questa Commissione abbia fatto un lavoro eccezionale da questo punto di vista.
  Allo stesso modo, relativamente a Cisam e Cetli, è stato chiaramente evidenziato che questi due organi di consulenza devono essere necessariamente potenziati.
  Ci sono tante altre cose che si devono fare. Naturalmente, noi non siamo la Difesa, quindi cerchiamo di dire quello che correttamente è stato individuato nella relazione, di cui sto sottolineando gli aspetti a mio avviso importanti.
  Sono tante altre le cose che vorrei dire. Ringrazio comunque per il lavoro serio svolto da tutti i componenti di questa Commissione, che a vario titolo abbiamo messo a disposizione il nostro impegno e le nostre singole competenze, e il lavoro dei consulenti.
  Un ringraziamento particolare va al presidente, che è stato molto capace di essere caparbio in tante circostanze in cui non era semplice esserlo. La mia forza politica ci teneva a esprimere la considerazione per il grande lavoro svolto, oltre che per gli uffici.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, collega Grillo.
  Do la parola al collega Pili per una precisazione. Prego.

  MAURO PILI. Grazie, presidente. Per maggiore chiarezza, confermo che la mia relazione non contiene materiale coperto da segreto.

  PRESIDENTE. Grazie molte. Come ha visto, era necessario che si rendesse questa dichiarazione.
  Colleghi cari, colleghe e colleghi, farò una conclusione brevissima, anche per rispettare il vostro tempo e la vostra stanchezza. Mi auguro che la mia sintesi, la mia brevità, non possa essere considerata come una manifestazione di scarsa attenzione nei confronti dei colleghi ai quali mi rivolgerò per una breve replica.
  Il collega Elio Vito, utilizzando le sue stesse parole, ha dichiarato che il suo voto contrario, il suo giudizio politico sono strettamente connessi al suo ruolo di oppositore, quindi non ho altro da aggiungere, altri commenti da fare. Evidentemente, egli legittimamente interpreta la propria posizione politica in chiave automatica, così come ha appena fatto.
  Al collega Pili ricordo che il meglio è nemico del bene. Lo richiamava poco fa anche la collega Donatella Duranti, questa non è una relazione perfetta, ma quello che non c'è, non manca per pavidità, bensì perché le condizioni generali, non certamente l'onestà intellettuale dei commissari, non l'hanno permesso, non l'hanno consentito.
  A ogni buon conto, nel ribadire quello che ritengo sia la cifra etica, prima ancora che politica, di questa relazione, una volta acquisita da parte degli uffici la potabilità in termini di pubblicazione della sua relazione, che mi pare sia stata esplicitata compiutamente dalla sua ultima dichiarazione, io credo che la sua relazione cosiddetta alternativa insieme alla nostra – è una proposta quella che vi sto facendo – debba essere per opportuna conoscenza recapitata anche alla procura della Repubblica.
  Noi non abbiamo poteri sovraordinati. Agiamo come possiamo agire sulla base dei poteri che abbiamo. Nella relazione, collega Pili, con rispetto ma in maniera esplicita abbiamo lamentato la mancata attenzione da parte della magistratura riguardo anche alle cose che lei richiamava. Non è vero che c'è un atteggiamento omertoso o di complicità. C'è un atteggiamento dialettico, come è giusto che sia, ma non è che si possa andare oltre precettando le procure. Questo, lo può fare la politica nelle sedi giuste, e questa non è una sede giusta.
  Lei ha citato il Presidente della Repubblica. Non entro per ragioni ovvie nell'ambito dello specifico. Dico soltanto che sono fermamente convinto che il nostro Presidente della Repubblica fosse e sia assolutamente un galantuomo, e che andrebbe trattato e rispettato sempre come tale.
  Un'ultima chicca. Se va a pagina 63 della relazione, caro collega Pili, trova il riferimento al generale Covato, quello che lei ha citato ritenendo che fosse stato Pag. 23omesso. Noi abbiamo fatto buon uso di quella domanda che lei pose in quella circostanza, e ne troverà traccia direttamente in quella pagina.
  Veniamo ai colleghi del Movimento 5 Stelle.
  È vero, collega Rizzo, voi, il vostro Gruppo, in occasione di alcuni Uffici di presidenza avete chiesto di poter audire il generale Arpino e il generale Mosca Moschini, com'è altrettanto vero che insieme alla collega Duranti avete fortemente caldeggiato l'opportunità di una missione nei Balcani.
  Riguardo ai primi due, affermato che ciò che ha detto il collega Rizzo è vero, e conoscendolo non poteva che essere vero, è altrettanto vero però che non abbiamo mai deciso, e non abbiamo mai deciso perché io in coscienza ritenevo che l'apertura verso quel fronte potesse distrarci da realtà cogenti all'interno delle quali saremmo dovuti andare a scavare. È per questo – voi lo ricorderete – che insieme abbiamo deciso senza indugio di chiamare per esami testimoniali il capo di Stato maggiore della difesa e i capi di Stato maggiore di Forza armata.
  Riguardo al discorso Balcani, oltre alla questione tempo, purtroppo abbiamo dovuto indugiare perché a un certo punto abbiamo avuto anche una questione soldi. Alla scadenza dei due anni, ci siamo un po’ doverosamente fatti i conti in tasca, ed è saltato fuori che c'erano delle enormi difficoltà. È tutto vero, quindi. Permettetemi una considerazione.
  Voi vedete che anche stamattina mancano diversi colleghi della maggioranza. Non è una novità. Questo è accaduto anche nel corso del biennio. Anche di questo io desidero ringraziare i colleghi della presunta opposizione.
  Dico «presunta» perché, quando penso ai colleghi del Movimento 5 Stelle, quando penso alla collega Duranti, non posso usare questa categoria della politica, perché l'onestà intellettuale che ci hanno trasmesso è stata esemplare. Tu non eri di opposizione, vero? Sennò faccio una gaffe. È diventata esemplare e mi piacerebbe che venisse percepita anche all'esterno per quello che è stata in quanto onestà intellettuale.
  Questa Commissione vi deve molto, perché praticamente sempre, se ha potuto agire, vivere come un organismo sano, avere a disposizione cromosomicamente o biologicamente le difese per poter affrontare determinate circostanze, è perché non avete mai opposto un ragionamento di opposizione.
  Anche il collega Pili, al di là della posizione assunta in questa circostanza, che è legittima, anche se naturalmente noi non la condividiamo, ma è legittima, ha sempre agito, per quello che io ho potuto verificare, che tutti abbiamo potuto verificare, all'insegna della buona politica. Grazie di cuore.
  Io mi permetto di augurarvi e di augurarmi come italiano che coloro di voi che sono candidati possano tornare in Parlamento e possano continuare a operare all'insegna anche delle cose buone che siamo stati in grado di fare.
  Infine, Luigi Lacquaniti parlava delle persone. Mi piace, questo riferimento, perché in fondo credo che molti di noi abbiano scelto la politica non perché abbiano letto le Idee ricostruttive di De Gasperi, le Lettere dal carcere di Gramsci o Il Capitale di Marx. Molti di noi, forse tutti, abbiamo scelto di fare politica per servire l'uomo, e per servire quindi le persone.
  Per me è stato davvero, prima di tutto sul piano umano, un percorso straordinario, del quale vi sono e vi sarò sempre riconoscente. Credo in coscienza che i risultati di questo nostro lavoro, con la speranza che voi possiate continuarlo a vario titolo nel Parlamento che verrà, potranno fare del bene ad altre donne e ad altri uomini. Non è stata una passeggiata vana, non è stato tempo perso. Permettetemi di dire con convinzione che è stata buona politica.
  Tutto questo, onestamente, non sarebbe stato possibile se non avessimo avuto i consulenti straordinari che abbiamo avuto, e ve lo dico non per regalare niente a qualcuno. Ve lo dico proprio con assoluta certezza, almeno per quanto mi riguarda. Sono convinto che abbiamo potuto raggiungere questo risultato per la fortuna che Pag. 24abbiamo avuto di godere di consulenti strepitosi. Non li voglio citare, perché sarebbe antipatico fare nomi e rischierei, probabilmente, di dimenticarne qualcuno. Anche a vostro nome, ma voi lo avete già fatto, quindi a nome della Commissione, intendo ringraziarli per la straordinaria dedizione, competenza, affidabilità e anche umanità che hanno posto nel lavoro offerto alla nostra Commissione.
  Vorrei ringraziare tutti i collaboratori, gli amici, gli ufficiali di collegamento, Finanza, Carabinieri, Polizia, i collaboratori e gli uffici della Camera dei deputati.
  Infine, dulcis in fundo, voglio ringraziare la nostra segretaria Lai, con la quale inizialmente «non ci siamo presi», ma poi da buoni sardi siamo riusciti ad andare in sintonia. Se abbiamo ottenuto questi risultati, è anche per l'enorme lavoro che hanno fatto. Grazie di cuore.
  Pongo in votazione la proposta di relazione di fine attività della nostra Commissione.

  (È approvata).

  La relazione è approvata a larga maggioranza, con due voti contrari, quello del collega Vito e del collega Pili. Sono dieci favorevoli e due contrari.
  Ringrazio tutti. «A chent'annos», come diciamo in sardo. Arrivederci.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 13.55.

Pag. 25

ALLEGATO

Deliberazione sulla pubblicità degli atti e documenti formati o acquisiti dalla Commissione.

  La Commissione stabilisce di rendere pubblici:

   a) i resoconti stenografici delle audizioni svolte da delegazioni della Commissione nel corso di missioni esterne, ad eccezione di quelle (o delle parti di quelle) sottoposte a vincolo di segreto o di quelle recanti audizioni di soggetti che abbiano fatto espressa richiesta, accolta dalla Commissione, di uso riservato;

   b) i documenti formati o acquisiti dalla Commissione e comunque ad essa inviati fino alla data di cessazione dell'attività della Commissione, ad eccezione di:

    1) atti e documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini ancora in corso, qualora permangano le ragioni della segretezza, in relazione allo stato del procedimento;

    2) atti formalmente classificati dall'autorità amministrativa o di Governo che li ha trasmessi, previa autorizzazione della medesima autorità che li ha originati;

    3) atti su cui la Commissione ha posto il segreto funzionale;

    4) documenti anonimi o apocrifi;

    5) atti provenienti da soggetti privati (persone fisiche, persone giuridiche ed enti di fatto) che abbiano fatto richiesta di uso riservato;

    6) documenti inviati da soggetti privati (persone fisiche, persone giuridiche ed enti di fatto) il cui contenuto non è direttamente connesso all'attività d'inchiesta condotta dalla Commissione.

  La pubblicità dei resoconti di cui alla lettera a), nonché degli atti formati dall'autorità giudiziaria, da organi di polizia giudiziaria, da autorità amministrative o di Governo, sarà preceduta in ogni caso da una verifica sull'esistenza o sul permanere di eventuali vincoli di segretezza o ragioni di riservatezza.
  La Commissione stabilisce che gli atti suddetti resteranno assoggettati al proprio regime di classificazione per anni venti, decorrenti dalla data di cessazione dell'attività della Commissione (cioè dal giorno antecedente a quello della prima riunione delle Camere della XVIII legislatura), fatte salve le determinazioni adottate, in ordine al regime di pubblicità degli atti, da parte delle Commissioni parlamentari che saranno eventualmente istituite nelle prossime legislature qualora decidano di acquisire gli atti della presente Commissione.
  Fermo restando il regime di pubblicità proprio di ciascun atto, la Commissione dispone l'informatizzazione anche degli atti e dei documenti segreti.
  Si dà mandato agli uffici di segreteria della Commissione di custodire gli atti e i documenti formati o acquisiti, compresi quelli che pervenissero a decorrere dalla data della presente delibera e fino alla Pag. 26data di cessazione dell'attività della Commissione (ossia il giorno antecedente a quello della prima riunione delle Camere della XVIII legislatura). La Commissione stabilisce inoltre che la documentazione pervenuta oltre tale data sia restituita al mittente. Gli uffici sono altresì incaricati di provvedere al loro versamento all'Archivio storico della Camera dei deputati, previa informatizzazione di quelli depositati nell'archivio della Commissione. Tale attività dovrà essere svolta nel rispetto del regime di tali atti.
  Per l'attuazione di quanto stabilito nella presente delibera, l'attività della segreteria della Commissione sarà svolta – entro il 30 settembre 2018 – con il supporto del luogotenente c.s. Francesco Guarino, del maresciallo ordinario Samuel Limongelli, del vicebrigadiere Giuseppe Spadaro, militari della Guardia di finanza addetti all'Archivio della Commissione, nonché dell'ufficiale di collegamento dell'Arma dei carabinieri con la Commissione, colonnello Luciano Benegiamo.
  Collaboreranno inoltre con la segreteria della Commissione i consulenti dottor Raffaele Guariniello, dottor Valerio Strinati, avvocato Luigi La Peccerella e signor Riccardo Guido, che proseguono pertanto il proprio incarico di collaborazione con la Commissione a tempo pieno e a titolo gratuito.
  Tutti gli altri incarichi di consulenza cessano a decorrere dalla data della presente delibera.